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    Gli Australian Open e le difficoltà per i tennisti in caso di test positivo

    Gli Australian Open e le difficoltà per i tennisti in caso di test positivo

    Con l’approssimarsi degli Australian Open, uno dei punti che merita maggiore attenzione da parte dei giocatori è il protocollo sanitario imposto da Tennis Australia. Test costanti al Covid-19, due settimane di quarantena e un team ristretto sono solo alcune delle misure, ma la verità è che i tennisti dovranno davvero fare molta attenzione.
    C’è, naturalmente, un’indicazione che non lascia spazio a dubbi. “Ogni violazione del protocollo fatto dal vostro team sarà considerata una vostra violazione “, questo il concetto di base nel documento inviato ai tennisti con tutte le regole.

    E le conseguenze del mancato rispetto delle regole?“Squalifica nei nostri tornei, perdita dei premi in denaro, quarantena prolungata, isolamento in una stanza d’albergo su mandato del Governo”.
    Inoltre, va detto che un test positivo di qualsiasi membro dell’”entourage” di un giocatore, in cui si considera la squadra tecnica, i partner di allenamento e le rispettive squadre, significa che tutti gli elementi sono considerati contatti stretti. Quindi, se ci sarà un test positivo durante la quarantena, la conseguenza è quella di aumentare tale periodo di altri 14 giorni. Durante un torneo, significa squalifica immediata e isolamento per 14 giorni. LEGGI TUTTO

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    Lemon Bowl 2021: Tutti i vincitori del torneo

    Andrea De Marchi – Foto Adelchi Fioriti

    Cala il sipario sulla 37esima edizione del Lemon Bowl. Match palpitanti, dal primo all’ultimo ‘15’, hanno consacrato i vincitori di uno tra i più prestigiosi tornei giovanili del mondo, soddisfatti e sorridenti per aver scritto il proprio nome nell’albo d’oro della manifestazione. Tante le ‘prime volte’ sui campi in terra rossa del New Penta 2000, a partire dai piccoli Edoardo Ghiselli (under 10m) e Victoria Lanteri Monaco (under 10f). Titoli anche a Micol Salvadori (under 12f) e Mattia Baroni (under 12m). Nell’under 14 tris del laziale Andrea De Marchi e vittoria della corregionale Fabiola Marino. “Essere riusciti a chiudere questo appuntamento il 6 gennaio, disputando le finali all’aperto dopo difficili giorni di pioggia, è stata una grande vittoria” – ha dichiarato soddisfatto Paolo Verna, direttore del torneo. Lo staff è stato eccezionale. Siamo riusciti a far rispettare fino all’ultimo i protocolli di sicurezza, per il bene di tutti. Vedere tanti ragazzi desiderosi di giocare e di stare insieme è il nostro risultato più grande”.
    Under 10: Lanteri Monaco al cardiopalma, splendido Griselli – Finale per cuori forti, quella della categoria under 10 femminile, disputata tra Victoria Lanteri Monaco e Rachele Saleppico. La giovanissima del TC Finale è stata protagonista di una strepitosa rimonta, capitalizzata dopo aver vanificato quattro match point consecutivi nel long tie-break decisivo. “Vincere questo torneo è un sogno – le parole della giocatrice ligure – ora sono davvero felice. Vedere il mio nome accanto a quello di grandi campioni del presente e del passato è fantastico. Voglio tornare qui il prossimo anno e conoscere tanti nuovi bambini”. A farle da eco il bolognese Edoardo Ghiselli, anche lui protagonista di una settimana da ricordare. “Partire forte è stata la chiave del mio successo. Il titolo mi riempie il cuore di gioia, ma ancor più importante è l’essere migliorato sotto tanti punti di vista. Dedico il titolo ai miei genitori”.

    Under 12, la prima volta di Baroni e Salvadori – Giornata indelebile anche per Mattia Baroni e Micol Salvadori. Il tennista romano, dopo la vittoria in rimonta nella semifinale contro il romeno Neacsa, è stato costretto al terzo set anche dal generoso campano Federico De Matteo. “Faccio i complimenti al mio avversario – ha ammesso sportivamente Baroni – giocatore corretto e autore davvero di una grande partita. Questa prima volta al Lemon Bowl non la dimenticherò mai, è stata una settimana eccezionale. Il livello del torneo è stato altissimo, ho visto tanti ragazzi giocare molto bene”. Senza storia la finalissima femminile, dominata da una inarrestabile Micol Salvadori (CT Bologna). “Oggi ho giocato particolarmente bene contro un’ottima avversaria come Martina (Cerbo, ndr.). Ringrazio Dio per essermi stato vicino ed avermi protetta. Ragiono sempre punto dopo punto, game dopo game. Allenandosi duramente, prima o poi i risultati arrivano”.
    Under 14, trionfo per i campioni d’Italia De Marchi e Marino – Nell’under 14 sorride la regione Lazio grazie ai successi di Andrea De Marchi (per lui è la terza ‘Coppa dei Limoni’ dopo quelle conquistate nell’under 8 e nell’under 12) e Fabiola Marino, campioni d’Italia in carica. “Ho sensazioni bellissime in questo momento – ha dichiarato a caldo il tennista capitolino – non potrei essere più felice. Gioco ogni anno questo splendido torneo e vincerlo per la terza volta mi dà ancora maggior consapevolezza nei miei mezzi. Ho scoperto l’importanza del mental coach. Senza testa, in questo sport, non si va da nessuna parte”. Emozioni forti anche per Fabiola Marino. “Prima di scendere in campo ero carica al punto giusto. Ho messo in campo tanto coraggio, dopo aver perso già una finale questa volta volevo vincere a tutti i costi. Ora devo continuare a studiare e ad allenarmi. Sogni? Wimbledon, senza ombra di dubbio”.
    I RISULTATI DELLE FINALI
    Victoria Lanteri Monaco b. Rachele Saleppico 3-6 6-4 10/8 (under 10f)Edoardo Ghiselli b. Valentino Grasselli 6-2 6-4 (under 10m)
    Micol Salvadori b. Martina Cerbo 6-2 6-0 (under 12f)Mattia Baroni b. Federico De Matteo 6-4 5-7 6-1 (under 12m)
    Fabiola Marino b. Sveva Pieroni 7-5 6-4 (under 14f)Andrea De Marchi b. Alessandro Mondazzi 6-4 6-2 (under 14m)
    Appuntamento alla prossima edizione! LEGGI TUTTO

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    ATP Antalya: l’intervento di Salvatore Caruso a poche ore dal debutto in campo “Noi tennisti professionisti siamo fortunati e privilegiati nel riuscire a svolgere il nostro lavoro. Io e i miei colleghi non vediamo l’ora di vaccinarci per tornare quanto prima alla normalità “

    Salvatore Caruso ITA, 1992.12.15

    A poche ore dall’esordio nel torneo ATP 250 di Antalya contro il kazako Alexander Bublik, Salvatore Caruso ha parlato ai microfoni di Radio Sportiva nel corso del programma ‘Passione Sportiva’. Ecco l’intervento integrale del tennista siciliano n.76 al mondo: “Sono molto contento di rientrare nel circuito per fare ciò che amo dopo un periodo complicato. La preparazione alla stagione in procinto di avvio è stata particolare come l’intero anno vissuto da tutti noi a causa dei motivi che conosciamo. Non sapevamo da dove avremmo iniziato il 2021: eravamo in attesa del calendario che alla fine è venuto fuori nei giorni scorsi. Io partirò dall’Open di Antalya, dove oggi si sarebbero dovuti disputare i primi turni di qualificazione rimandati alle giornate di domani e dopodomani a causa della pioggia. Venerdì inizierà il tabellone principale che terminerà il 13. Successivamente, il 14 o il 15 voleremo in Australia per giocare gli Australian Open. Lì il protocollo è molto rigido e non è un caso che il tennis abbia organizzato dei voli charter solo per i giocatori: entrare in quel continente in questo momento è alquanto complicato. Fino a pochi giorni fa, infatti, l’Australia era una zona senza virus, ma nelle ultime ore sono venuti fuori otto casi e gli australiani sono molto preoccupati. Per questo motivo, tutti noi faremo due settimane di quarantena prima di poter girare liberamente a Melbourne.

    Personalmente ho due obiettivi da perseguire nel 2021: il primo step sarà entrare tra i primi 50 al mondo in classifica; il secondo è essere protagonista nel centrale di Wimbledon, un torneo con un fascino particolare. Giocare nel tempio del tennis sarebbe il coronamento di una carriera importante.
    Se ripenso al 2020, posso essere soddisfatto dei risultati ottenuti. La partita dello scorso anno che più mi porto nel cuore è quella vinta a Roma contro l’americano Sandgren. Roma è un torneo a cui noi italiani siamo molto affezionati. E’ stato difficile non avere il sostegno del pubblico, tuttavia l’emozione che ho provato dopo quel match è stata grande, come anche la mia soddisfazione. Nell’anno appena trascorso sono migliorato sia dal punto di vista tennistico, sia anche sotto l’aspetto della gestione delle energie dentro e fuori dal campo. Giocare 3 set su 5 in uno Slam è molto duro e saper gestire i momenti è stato fondamentale per la mia maturazione e per il mio salto di qualità.
    Per quanto riguarda il tennis maschile italiano, penso che questo sia uno dei migliori momenti di sempre: siamo in 8 giocatori tra i top 100 al mondo. Tra di noi c’è tanta consapevolezza di poter far bene e crediamo fortemente che anche molti altri giocatori attualmente più giù nel ranking possano approdare tra i primi 100. Stiamo facendo molto bene e ognuno di noi fa da traino all’altro. I risultati non arrivano per caso. L’obiettivo del tennis italiano è quello di portare altri colleghi a questo livello. Al Western & Southern Open ho battuto Sinner in un derby, che non è mai la partita più semplice da disputare. Jannik è un bravissimo ragazzo e ricordo che quello contro di lui era il primo match dell’anno. Sono stato bravo e fortunato a spuntarla io, ma poi lui ha fatto un ulteriore salto di qualità e credo che abbia ancora tanto da regalare al tennis italiano e mondiale.
    La situazione creata dal Covid ormai sta andando avanti da molto tempo e sta facendo soffrire tantissime persone. Noi tennisti professionisti siamo fortunati e privilegiati nel riuscire a svolgere il nostro lavoro. Io e i miei colleghi non vediamo l’ora di vaccinarci per tornare quanto prima alla normalità e riabbracciare i nostri tifosi”. LEGGI TUTTO

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    Feliciano Lopez è diventato papà: nato Dario

    Dario Lopez, da Instagram di papà Feliciano

    Fiocco azzurro in casa Lopez: il bel Feliciano è diventato papà lo scorso 4 dicembre, quando sua moglie Sandra Gago ha dato alla luce il piccolo Dario. Il bebè è nato a Madrid. Da qualche settimana i due stavano aspettando l’arrivo del piccolo, tra passeggiate nel verde e qualche buca a golf per il tennista e direttore del torneo Masters 1000 di Madrid.
    L’annuncio è venuto dallo stesso Feliciano con una tenera foto pubblicata sul proprio profilo Instagram, con il seguente messaggio:
    Bienvenido a nuestras vidas Darío 💚Gracias a todo el equipo de @bmummadrid y especialmente a Abi y Jackie por habernos acompañado durante todo el proceso como sólo vosotros sabéis hacerlo.Quiero jugar más partidos difíciles a vuestro lado!

    Congratulazioni alla coppia! LEGGI TUTTO

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    Lemon Bowl 2021: Ecco tutti i finalisti

    Sveva Pieroni – Foto Adelchi Fioriti

    Delineate le finali della 37esima edizione del Lemon Bowl. Dodici gli incontri disputati: dieci sui campi coperti del New Penta 2000, storica sede centrale della manifestazione, e due sul veloce indoor del Centro Sportivo Eschilo2. Spettacolo e colpi di scena hanno caratterizzato il penultimo atto del torneo, confermando le aspettative di uno tra i più attesi appuntamenti tennistici della stagione. Vittorie in rimonta per il laziale Andrea De Marchi (under 14) e per il campano Federico De Matteo (under 12). Nel femminile Fabiola Marino (under 14) e Martina Cerbo (under 12) vincono e convincono ancora.
    Under 10, Grasselli vola in finale: “Mi ispiro a Sinner” – Sorridente e concentrato, conscio di un cammino fino a qui impeccabile: Valentino Grasselli, giovanissimo atleta dello Junior Tennis Perugia, è uno dei finalisti del Lemon Bowl 2021. Nell’ultimo atto del torneo affronterà il felsineo Edoardo Ghiselli, vincente in due set su Giulio Bozzanga. “Prima del match ero abbastanza agitato – ha dichiarato sorridente Grasselli – piano piano sono riuscito a gestire bene l’ansia e le cose sono andate nel verso giusto. Ho iniziato a giocare grazie a mio padre (Andrea Grasselli è il primo coach di Matilde Paoletti, vincitrice del torneo in ben quattro edizioni. La mamma, Valeria Mancini, vinse la ‘Coppa dei Limoni’ nel 1990, ndr.), che mi ha seguito qui sin dal primo giorno. Ora voglio vincere il torneo. Idoli? Mi ispiro molto a Jannik Sinner, mi piace molto il suo gioco. Nel femminile continua a brillare la stella della ligure Victoria Lanteri Monaco (TC Finale), già nel giro dell’accademia di Riccardo Piatti. Tra lei ed il titolo la toscana Rachele Saleppico, brava a lasciare appena due game alla piemontese Nicole Maccario.

    Under 12: Cerbo mette il turbo, De Matteo il cuore – Piccola ma con una gran voglia di vincere, Martina Cerbo ha dominato la sfida che la vedeva opposta alla toscana Anna Sofia Mancuso e approda in finale al Lemon Bowl per la prima volta. “Ho il tennis nel sangue – le parole di Martina – non avrei potuto praticare nessun altro sport. Torno sempre con piacere a disputare questo torneo, notando ogni volta miglioramenti importanti. La testa in questo sport è tutto. Sto crescendo mentalmente e ho una voglia matta di imparare. Adoro l’erba come la mia giocatrice preferita, Ashleigh Barty, e sogno Wimbledon con tutta me stessa. Categoria maschile caratterizzata da due strepitose rimonte. Protagonisti il laziale Mattia Baroni ed il campano Federico De Matteo. “Ero sotto 6-2 5-2 – racconta De Matteo – ho trovato la carica nel momento giusto. Il segreto è non mollare mai, ne sono sempre più convinto. Oggi ho affrontato un avversario molto leale come Lorenzo Rocco, al quale faccio i miei complimenti. Un problema fisico mi ha impedito di essere qui lo scorso anno e ho voglia di rifarmi con gli interessi”.
    Under 14, sugli scudi i laziali De Marchi e Marino – Fabiola Marino ed Andrea De Marchi, campioni d’Italia in carica, confermano i pronostici e centrano la finale. La tennista romana, al primo anno da under 14, contenderà lo scettro alla toscana Sveva Pieroni. “La mia casa è il CT Pistoia – sorride Sveva – è lì che gioco da quando avevo quattro anni. Mi alleno da sempre con il maestro Giovanni Bianchi, una vera e propria istituzione del Lemon Bowl. Seguo molto il tennis femminile, mi piace lo stile di Coco Gauff”. In campo maschile nessun problema per l’abruzzese Alessandro Mondazzi, pronto alla sfida con il padrone di casa Andrea De Marchi. “Il trasferimento al CT Pescara è stato uno snodo importante verso obiettivi come il Lemon Bowl. Alla mia età ho il dovere di conciliare al meglio sport e studio. Devo farlo per i miei genitori che mi supportano in tutte le occasioni”.
    Domani, mercoledì 6 gennaio, sono in programma le 6 finali con inizio a partire dalle ore 10.00.
    I RISULTATI DELLE SEMIFINALI
    Victoria Lanteri Monaco b. Benedetta Terzoli 7-5 6-0 (under 10f)Rachele Saleppico b. Nicole Maccario 6-2 6-0 (under 10f)
    Edoardo Ghiselli b. Giulio Bozzanga 6-3 6-2 (under 10m)Valentino Grasselli b. Mattia Viaggi 6-3 6-0 (under 10m)
    Martina Cerbo b. Anna Sofia Mancuso 6-4 6-0 (under 12f)Micol Salvadori b. Vittoria Vignolini 4-6 6-2 7-5 (under 12f)
    Mattia Baroni b. Erik Adrian Neacsa 3-6 6-4 6-4 (under 12m)Federico De Matteo b. Lorenzo Rocco 3-6 7-5 6-2 (under 12m)
    Sveva Pieroni b. Claudia Galietta 5-7 6-3 6-4 (under 14f)Fabiola Marino b. Cecilia Stella Ferrazzoli 7-5 6-3 (under 14f)
    Andrea De Marchi b. Michele Mecarelli 4-6 6-1 6-4 (under 14m)Alessandro Mondazzi b. Antonio Marigliano 6-4 7-5 (under 14m) LEGGI TUTTO

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    La bolla di Melbourne: Tiley c’è qualche ritardo ma sono pronti 18 voli per i tennisti

    Craig Tiley nella foto

    In un momento in cui la sistemazione dei giocatori a Melbourne sta generando qualche dubbio, Craig Tiley, direttore di Tennis Australia, si è fatto avanti per chiarire su come i giocatori arriveranno in Australia.
    Il responsabile dell’organizzazione degli Australian Open ha ammesso, tramite Twitter, che ci sono ritardi in questa fase, ma che il piano è pensato per far arrivare i giocatori a Melbourne tra il 15 e il 17 gennaio.

    “Ci sono stati alcuni inevitabili ritardi nel completare i dettagli dei voli per i giocatori. Ci sono molti pezzi di questo puzzle logistico e questi ultimi sono in fase di completamento. Avremo 18 aerei e ciascuno sarà limitato al 20% della capacità per garantire che i voli siano sicuri per tutti. Vi ringraziamo per la vostra pazienza e siamo consapevoli che le finestre temporali sono molto strette”. LEGGI TUTTO

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    Bob Brett, storico coach di Becker e Ivanisevic, ci lascia a 67 anni

    Bob Brett con Boris Becker

    Il mondo della racchetta oggi piange Bob Brett, scomparso a 67 anni. Da tempo lottava contro un tumore. Nel corso di una longeva e fortunata carriera lunga 46 anni, l’australiano ha lavorato con campioni come Johan Kriek, Boris Becker, Goran Ivanisevic e Marin Cilic, oltre a molte federazioni nazionali. La sua serietà e metodologia l’hanno elevato a vero mentore per centinaia di allenatori a livello internazonale. Ha lavorato per molti anni in liguria, fondando a Sanremo la Bob Brett Tennis Academy nel 2002.
    Nel novembre 2020, è stato premiato all’unanimità dai suoi colleghi del “Tim Gullikson Career Coach Award”.
    Brett spiccava tra i colleghi per la sua notevole devozione al lavoro e attenzione per i suoi assistiti, che guidava con grande maestria e pazienza. Si è dedicato alla professione entrando nel mondo del tennis di alto livello sin da giovane età, da devoto allievo del leggendario allenatore australiano Hopman, suo mentore fino alla sua morte nel 1985. Di Hompan disse: “Ho tratto enorme beneficio dalla mia collaborazione con Harry Hopman. Non l’ho copiato, ma molto mi ha ispirato. Il lavoro e la ripetizione sono la chiave di una partnership giocatore-allenatore. Un giocatore deve essere mentalmente duro, con la capacità di eseguire i suoi migliori colpi sotto pressione. È sempre una battaglia tra la testa del tuo giocatore contro la personalità dell’altro. Puoi quindi guidare, fornire loro esempi e parlare di storia, ma alla fine devi tirare fuori le qualità di un giocatore, non solo tecniche ma soprattutto morali. Inoltre, devi avere un occhio che attento ai dettagli, al massimo livello sono le piccole cose a fare la differenza”.

    Brett era una persona premurosa, se ne stava sempre composto in panchina durante i match dei propri giocatori, guidandoli con fair play e classe, tanto da mantenere relazioni positive con ciascuno dei suoi assistiti anche al termine delle loro collaborazioni.
    Moltissime sono state le partnerships di Brett: ha condotto Andrei Medvedev alla finale del Roland Garros del 1999, ha portato Nicolas Kiefer al numero 4 del mondo partendo dalle retrovie, ha formato Mario Ancic, ospitandolo nella sua accademia, quindi Marin Cilic. Ha lavorato in precedenza con Harold Solomon, John Lloyd, Peter McNamara e Paul McNamee.
    Di lui Boris Becker ha scritto nella propria autobiografia: “Quando Bosch ha lasciato il mio angolo, ho dovuto trovare un nuovo allenatore, ma Tiriac era contro la mia scelta, l’australiano Bob Brett. ‘Lui? Cosa ha di cui potresti aver bisogno? Non è mai stato in una finale di Wimbledon! Come potresti avere rispetto per lui?’ Ma invece Brett era un duro, esattamente quello di cui avevo bisogno. Mi ha fatto capire molto chiaramente cosa si aspettava da me: disponibilità, disciplina, forza di volontà, puntualità. Tre ore di allenamento al mattino, tre ore al pomeriggio. ‘Quello che fai dopo non mi interessa.’ Era un puro rapporto tra professionisti. Brett mi ha trattato come un adulto, anche se ero molto giovane, mi ha dato rispetto e responsabilizzato. Fu importantissimo per me”.
    Moltissimi i messaggi di cordoglio dal mondo del tennis. Scegliamo quello di Riccardo Piatti, che lo ricorda con affetto: “Really saddened to hear about the passing of a great tennis coach but mostly of a mentor and friend. It’s been an honor and a pleasure to meet you. You’ll be missed. Rest in peace Bob. All my condolences to Caroline and Katarina”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Caccia agli Slam 2021: cosa manca agli “inseguitori”? (di Marco Mazzoni)

    Stefanos Tsitsipas, semifinalista a Roland Garros 2020

    Il 2021 tennistico maschile scatta oggi tra Antalya e Delray Beach, tra le mille incertezze dovute alla pandemia, possibili nuovi spostamenti e cancellazioni. Ci apprestiamo a seguire una stagione che, come mai prima, saremo costretti a vivere giorno per giorno, sperando che le vaccinazioni di massa in corso in molti paesi possano rappresentare la fine del tunnel verso quella “normalità” perduta che oggi ci manca terribilmente.
    In questo scenario di totale incertezza, lanciarsi in previsioni sugli Slam 2021 sarebbe a dir poco ardito. La sensazione è che Novak Djokovic e Rafa Nadal saranno – tanto per cambiare – ancora gli uomini da battere. Nonostante i loro (prossimi) 34 e 35 anni, con mille battaglie nelle gambe e nella testa, la fortissima motivazione di segnare record storici (numero di Slam, settimane al n.1) li farà scattare in pole position, a meno di infortuni o situazioni imprevedibili.
    Altra certezza, la posizione di Dominic Thiem, ormai al pari dei due super campioni. L’austriaco è stato il primo nato nei ’90s a vincere un Major a New York, dopo aver perso finali a Parigi e Melbourne. Ormai Dominic è a tutti gli effetti il terzo incomodo, pronto a vincere a Melbourne, Parigi e New York. E gli altri?
    Nel primo approfondimento del 2021 parliamo degli inseguitori, quella pattuglia variopinta, interessante e ricca di talento quasi pronta a spiccare il volo verso la prima vittoria in uno Slam. Accadrà nel 2021? Non v’è certezza, ma è assai probabile che almeno uno di loro possa finalmente imporsi in uno dei quattro tornei principali della stagione. Ci sono molti segnali concordanti in tal senso. Il disgraziato 2020 ha mostrato per alcuni di loro importanti segnali di crescita, come la finale a US Open di Zverev, la vittoria alle ATP Finals di Medvedev spazzando via i primi tre al mondo, la semifinale di Tsitsipas a Roland Garros (dopo quella a Melbourne del 2019). Andiamo a vederli uno per uno, focalizzando l’attenzione su quel che (a fine 2020) mancava per compiere l’impresa e sedersi al banchetto dei veri Campioni. Per tutti loro sarà fondamentale elevare la “continuità di prestazione”, ossia la capacità di giocare il proprio miglior tennis più a lungo possibile, ma non solo.

    Daniil Medvedev (24 anni) – Continuità con la prima di servizio. È già andato molto vicino a vincere uno Slam, a New York 2019, quando solo l’enorme cuore e classe di Nadal hanno impedito al russo l’impresa, a coronare la sua estate magica. Medvedev ha il tennis più “rognoso” tra gli emergenti: tattico, di difficile lettura, molto personale. Ti porta a giocare male, con quella ragnatela di palle lente, “storte”, senza peso, e poi un improvviso strappo a spezzarti il ritmo e le gambe. Ti manda “in bestia”, ti toglie ritmo e fiducia. Quando Medvedev è davvero centrato, è un bruttissimo cliente per tutti. Però il suo tennis così complesso e personale richiede una perfetta condizione atletica, è assai dispendioso in energie fisiche e psicologiche, perché lui non spazza via il rivale, lo lavora ai fianchi, spesso in match lunghi e faticosi. Per questo il rendimento della prima di servizio diventa fondamentale: ricavare molti punti diretti per non spremersi in ogni scambio, ed allo stesso tempo elevare la frustrazione dell’avversario, è conditio sine qua non per vincere contro i big. Lo si è visto alle Finals, e praticamente in ogni suo grande successo. Ancora la prima di Daniil non è sempre al top. A volte stenta a prendere ritmo, oppure scompare per alcuni games. In uno Slam, con Rafa, Novak o Dominic al di là della rete, non te lo puoi permettere. Se nel 2021 Daniil troverà un servizio ancor più pungente e costante, potrà vincere il suo primo Slam.

    Stefanos Tsitsipas (22 anni) – Intensità e propensione offensiva. Il giovane “Dio greco” del tennis affascina per la sua eleganza nel gesto, completezza tecnica e versatilità. Dalla sua racchetta possono uscire traiettorie splendide da ogni posizione di campo, anche dal diritto, assai migliorato e reso più stabile nell’ultimo periodo. Tuttavia Stefanos ancora difetta in intensità. Nelle grandi e lunghe sfide, ha ancora la tendenza a prendersi delle pause in cui aspetta troppo l’avversario, si mette a scambiare come per rifiatare, ritrovare energie fisiche e mentali. Puntualmente in quei frangenti un rivale top ne approfitta, mette le marce alte e scappa via. Tsitsipas spesso riesce a rientrare, ma compie un grande sforzo che poi finisce per pagare nella fasi decisive (tiebreak, quarto e quinto set). È diventato un discreto lottatore, ma deve riuscire a concentrare gli sforzi in un rendimento medio più alto, cancellando quei momenti un po’ abulici in cui sembra tirare i remi in barca. Allo stesso tempo, deve trovare la fiducia per produrre un tennis più incisivo perché ha tutti i mezzi e colpi per riuscirci. Quando il greco tiene l’iniziativa, affonda i colpi, viene avanti giocando molto aggressivo, produce un tennis non solo bellissimo ma anche vincente ed efficace. Resterà sempre un creativo, soggetto a sbagliare e prendere decisioni tattiche pericolose, ma deve incanalare il suo gioco verso il rischio, con una posizione più avanzata e cercando di tenere in mano l’iniziativa il più possibile, visto che in modalità “creative” è assai più forte rispetto a quando è costretto a rincorrere. E magari usare maggiormente il rovescio slice per togliere ritmo ai molti picchiatori del tour e quindi entrare con i suoi colpi in anticipo.

    Alexander Zverev (23 anni) – Posizione di campo e attitudine. Sono passati diversi mesi, ma ancora resta incredibile la rimonta subita a NY da Thiem nella finale di US Open 2020. Sasha aveva dominato i primi due set, mostrando finalmente un tennis facile, sicuro, offensivo. Thiem fu forse fin troppo dimesso, e la sua scossa nel terzo finì per far ripiombare il tedesco nella propria palude, quella in cui si arrocca con un tennis consistente ma poco incisivo, tanto da annegare. Qua passa tutta la differenza tra un Campione ed un ottimo giocatore. Zverev in carriera ha vinto Masters 1000, le ATP Finals, ha battuto tutti i migliori perché possiede la qualità per farlo. Tuttavia continua non convincere perché riesce in queste imprese solo quando libera testa a braccio, producendo un gioco geometrico e veloce, aggressivo. In questi match, gioca con i piedi più vicini alla riga di fondo, con la prima apre il campo e quindi entra col rovescio poderoso, o lavora lo scambio col diritto cross, lungo e preciso. Quando tiene questa attitudine offensiva insieme ad una posizione avanzata, è un Top player, pronto a vincere uno Slam. Purtroppo ancora gli accade di rado, in modo completamente imprevedibile. È quindi una questione mentale, di fiducia, di presenza in campo. Nella sua giovane carriera, Alexander ha macinato tanti avversari quanti coach… vediamo se David Ferrer sarà quello “buono”. L’iberico fu un esempio di applicazione ed attitudine, proprio quella che manca al suo assistito.

    Andrey Rublev (23 anni) – Piano B. Rublev è stato uno dei giocatori migliori nel 2020. 5 tornei vinti, una crescita importante che l’ha giustamente portato a vincere anche l’ATP Award (insieme al suo coach, Fernando Vicente). Tuttavia i numeri vanno saputi leggere, e questi parlano chiaro: contro i migliori e negli Slam, Rublev ancora fa fatica. Non ha ancora superato la barriera dei quarti in uno Slam, ha battuto pochi Top, tenendo invece un livello medio molto alto contro gli altri. Il motivo di quest’andamento è squisitamente tecnico: il tennis di Rublev è formidabile ma ancora mono dimensionale. Il suo pressing ad altissimo ritmo e grande rischio è il suo marchio di fabbrica, con cui macina moltissimi avversari; ma potrebbe diventare anche la sua maledizione se non riuscirà a costruirsi un piano B per le situazioni in cui non riesce a sfondare l’avversario. Con i piedi vicini alla riga di fondo, Andrey spinge come un forsennato, palla dopo palla, costringendo l’avversario ad accorciare e aprendosi uno spiraglio per l’affondo, o portandolo all’errore. Ma… se questo non avviene? Se l’avversario si appoggia e non sbaglia? O se l’avversario risponde con palle lavorate e lo manda fuori ritmo? Sconfitta, perché Rublev ancora non è riuscito a trovare una via di fuga, una soluzione. Questa potrebbe essere un’incursione a rete (ma la tecnica di volo e posizione sono ancora rivedibili), oppure lavorare per stringere gli angoli con meno velocità e più rotazione, visto che il vero cambio di ritmo non è nelle sue corde. Rublev sembra un tennista già piuttosto formato sul piano tecnico, e con precise qualità ma anche limiti. Magari potrebbe trovare due settimane in cui, sostenuto da una condizione fisica eccezionale e grande sicurezza, riuscirà a travolgere ogni avversario, ma per trovare uno Slam del genere sembrano molti i pianeti che dovrebbero allinearsi alla perfezione…

    Matteo Berrettini (24 anni) – Salute e forma fisica. Di fatto il 2020 dell’azzurro non è valutabile. Ha giocato pochissimo, forte del ranking protetto sui risultati 2019, e quando l’ha fatto non stava quasi mai bene. Lo si sapeva, fin dall’inizio. Nel 2019 il tennis fantastico di Matteo è stato sostenuto da un’annata fortunatamente senza grandi intoppi sul lato fisico. Quando ti porti dietro un corpo così importante, il problema è dietro l’angolo. Con questo dovrà convivere l’azzurro, per tutta la carriera, l’augurio e speranza è che grazie ad un eccellente lavoro si possa preservarne il più possibile la salute, in modo da esplodere in campo quella potenza e qualità che l’hanno portato alla SF a US Open e giocare il Masters di fine anno, chiudendo tra i primi 8 al mondo la stagione 2019. Matteo come tennis può crescere ancora in molte cose: più qualità in risposta, qualche accelerazione di rovescio improvvisa, qualche miglioria nella volée e nell’approccio, una seconda di servizio sempre più incisiva. Ma il miglior Berrettini, seppur incompleto, è già un tennista fortissimo, che se la gioca con i migliori, perché ha un tennis “moderno”, efficace su ogni superficie, a patto di stare bene. L’augurio è di ritrovarlo nel 2021 al 100% sul lato atletico, perché solo con la miglior condizione gioca libero di testa e con fiducia.

    Denis Shapovalov (anni 21) – Ordine e prima di servizio. “Showtime Shapo” ha infiammato il Foro Italico nel 2020, mostrando anche sul rosso quel tennis irresistibile, una macchina da tennis infernale, imprevedibile, bellissima. Capace di creare meraviglie tecniche che ti lasciano a bocca aperta, ma allo stesso tempo distruggere tutto con la stessa velocità. Tra i giocatori di cui ho parlato è il più giovane, in tutti sensi. Quando si è così creativi, quando il padreterno ti regala così tanto talento e possibilità, incastrare il tutto in un piano razionale ed efficace è sempre più complesso. Ancor più se hai una personalità spiccata, vuoi imporre il suo gioco senza compromessi. Per questo solo trovando ancor più ordine e logica, Denis potrà salire di livello trovando quella continuità di rendimento all’interno dello stesso torneo che ancora gli manca. Non ha superato lo scoglio dei quarti in uno Slam, segnale di come faccia ancora fatica a trovare stabilità. Per farlo, oltre ad un lavoro importante sul piano mentale e tattico – auguri Youzhny – sarà necessaria anche una crescita nel rendimento con la prima di servizio. È la storia del gioco che lo dice: tutti i tennisti altamente creativi e con un tennis molto rischioso hanno iniziato a vincere solo quando sono riusciti a ricavare molti punti diretti con la prima. Perché metti sotto pressione il rivale, perché prendi fiducia nel tuo gioco, perché rischiando tanto, qualcosa concedi. Uno Shapo che si gioca uno Slam sarebbe il miglior biglietto da visita per il nostro sport.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO