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    La lettera di Ons Jabeur scuote il tennis: la CEO della WTA Portia Archer prende posizione

    Ons Jabeur nella foto – Foto Getty Images

    La lettera aperta di Ons Jabeur in difesa e valorizzazione del tennis femminile continua a far discutere e raccogliere consensi nel circuito internazionale. L’ultima a sostenere apertamente il messaggio della campionessa tunisina è stata Portia Archer, CEO della WTA, che ha voluto sottolineare l’importanza dell’iniziativa e ribadire l’impegno dell’organizzazione a favore dell’equità e della crescita del movimento femminile.
    “Ons ha condiviso un messaggio davvero eloquente. Credo che sarà fondamentale aprire tavoli di confronto con gli organizzatori degli Slam e con quei tornei che, secondo noi, non stanno ancora rispondendo alle reali richieste dei fan e del pubblico,” ha dichiarato Archer in un’intervista rilasciata alla BBC. “Incoraggio anche i tifosi a far sentire la propria voce. Questo è un tema su cui continueremo a insistere e per cui continueremo a lottare,” ha concluso la CEO della WTA.
    Ons Jabeur, nella sua lettera aperta, aveva sollevato con forza questioni cruciali per il tennis femminile, rilanciando un dialogo che chiede attenzione su più fronti:Maggiore riconoscimento e visibilità: ha sottolineato la necessità di garantire alle giocatrici spazi adeguati sui grandi palcoscenici, con orari e court allocation equi per valorizzare il loro talento.Investimenti coerenti: ha puntato il dito contro disparità ancora presenti in premi, sponsor e diritti mediatici, invitando organizzatori e media a rivedere il loro impegno verso il torneo femminile.Pressione dal basso: Jabeur ha incoraggiato i fan a far sentire la loro voce, perché una mobilitazione dal pubblico possa tradursi in cambiamenti concreti.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Perché Alcaraz guarda (quando può) le partite della Lazio

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Boren

    Un duello infinito che ha stravolto anche i ragionamenti dei siti scommesse nella ricerca del favorito prima ma, soprattutto, durante l’incontro. Un duello avvincente, infinito, durato 5 ore e 29 minuti, celebrato in tutto il mondo. Stiamo parlando della finale del Roland Garros con protagonisti i giovanissimi Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, il futuro (ma intanto già il presente) del tennis internazionale che sono stati gli attori di una sfida che ha appassionato milioni di spettatori in tutto il mondo. Alla fine a spuntarla al quinto set è stato lo spagnolo, anni 22, bravo a reagire colpo su colpo rispondendo al talento dell’italiano che alla fine non ha potuto far altro che congratularsi con il collega. Ma c’è stato un altro sportivo, non appartenente al mondo del tennis, che sui social ha celebrato il trionfo di Alcaraz: Patricio Gabarron Gil, per tutti Patric, difensore e vice capitano della Lazio di Sarri. Ma come mai?
    Alcaraz, la Lazio e l’amicizia con PatricI due sono molto amici e hanno trascorso diversi giorni insieme a maggio durante gli Internazionali di Roma. Entrambi spagnoli, tra di loro c’è il legame dello sport. Due atleti che si seguono e si sostengono a vicenda. Dell’amicizia con Patric, anni 32, parlò proprio Alcaraz quando era nella Capitale qualche settimana fa: “Ho un amico che vive qui e gioca nella Lazio. Guarderemo la partita, visto che possiamo vedere una gara di Serie A, e ci divertiremo. Ovviamente avremo tempo per visitare Roma, mi piacerebbe anche passeggiare per la città e visitarla, vedere le sue bellezze”. Il suo riferimento era proprio a Patric. Alcaraz per questo motivo, quando può, segue il campionato italiano e le partite della Lazio. Lo stesso fa il centrale biancoceleste che domenica ha seguito con trasporto e interesse l’atto ultimo del Roland Garros – mentre i tifosi, curiosi e appassionati erano indecisi sul come utilizzare i propri bonus scommesse per l’equilibrio della sfida – prima di complimentarsi poi con Alcaraz sui social. “A modo tuo, che orgoglio!” ha scritto su Instagram con la foto finale, quella della vittoria celebrata con un forte sorriso dallo spagnolo dopo ore di stress e carica agonistica tipica dei grandi eventi contro un gigante.
    Tennis e calcio, binomio vincenteAnche Patric non vede l’ora di tornare a correre. Ha concluso la stagione in anticipo quest’anno dopo l’operazione. A marzo, infatti, si è sottoposto in Spagna ad un intervento chirurgico alla caviglia destra a causa di instabilità dei tendini peronieri della stessa. Ora con il ritorno di Sarri c’è curiosità per capire come giocherà la nuova Lazio e quale sarà il suo ruolo. La società biancoceleste ha richiamato l’allenatore toscano dopo la fine dell’avventura con Baroni. Un ritorno al passato per inseguire di nuovo il bel gioco ma anche i risultati che sono mancati nell’ultima stagione. Quella dell’inizio show e poi del crollo improvviso e verticale. Il calcio, come il tennis, sa essere imprevedibile ma nel lungo periodo. Quello che in una partita di tennis succede in 3-4-5 ore, come successo domenica, nel calcio accade in 3-4-5 mesi. La finale del Roland Garros è stata di grande insegnamento in tal senso, con Sinner avanti, poi rimontato fino al definitivo sorpasso. Anche la Lazio ha sognato ad un certo punto anche di conquistare grandi traguardi quando si è ritrovata prima in classifica. Poi però una serie di risultati negativi hanno portato anche alla rinuncia dell’Europa che conta fino alla scelta di Lotito di salutare Baroni per richiamare Sarri. Quanto al rapporto tra Patric e Alcaraz, non è la prima volta che due atleti di sport diversi leghino. Succede spesso. Non ha confini lo sport e l’agonismo. E’ anche un modo per confrontarsi su successi, delusioni, crescite collettive.
    Sinner e il Milan: altro legame vincenteAlcaraz tifa Lazio, dunque, mentre Sinner è un noto tifoso del Milan. Non lo ha mai nascosto in tutte le sue interviste. L’ultima recente: “Il mio compagno di stanza a Bordighera era un milanista sfegatato, così mi sono appassionato anch’io” aveva detto Sinner. E poi ancora: “Mi piace Ibra perché è capace di andare oltre lo sport”. Pochi mesi fa il tennista numero uno al mondo incontrò anche Allegri a Torino. Proprio Allegri, oggi, è tornato allenatore del Milan. Un altro ritorno al passato per un altro club, quello rossonero. LEGGI TUTTO

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    Adriano Panatta: “Solo Musetti può avvicinarsi a Sinner e Alcaraz, oggi non hanno rivali”

    Adriano Panatta ultimo italiano vincitore a Parigi e Roma (1976)

    Fino all’arrivo fulminante di Jannik Sinner, Adriano Panatta era considerato, insieme a Nicola Pietrangeli, la massima leggenda del tennis italiano maschile. Ex numero quattro del mondo e campione a Roland Garros nel 1976, Panatta osserva oggi da spettatore privilegiato la nuova era del tennis azzurro, pronto a dire la sua sulle imprese del numero uno del mondo e su quello che il futuro potrebbe riservare.In questi giorni, Sinner è andato a un solo punto dal rompere un digiuno di 49 anni dal trionfo italiano a Parigi, ma sulla sua strada si è frapposto Carlos Alcaraz, capace di rimontare e conquistare una finale storica. Panatta, sempre voce autorevole del tennis italiano, non ha perso occasione per commentare quanto accaduto in una intervista rilasciata a Tuttosport.
    Sinner e Alcaraz due passi avanti, solo Musetti può avvicinarsi”“Alcaraz e Sinner sono due passi avanti a tutti. Bisognerà abituarsi a vederli spesso in finale, non vedo chi possa batterli,” ha affermato il romano, riflettendo un’opinione ormai diffusa in tutto il circuito. Panatta, però, individua in Lorenzo Musetti l’unico giocatore in grado di avvicinarsi ai due dominatori del momento: “Forse l’unico con delle possibilità è Musetti, perché è il più talentuoso tra gli altri e potrebbe essere lui ad avere la chance di minacciarli. Naturalmente, dovrà migliorare ancora alcuni aspetti del suo gioco,” ha sottolineato.Parlando degli altri protagonisti del circuito, Panatta ha aggiunto: “Djokovic sta invecchiando, anche se ha mostrato un livello altissimo fino alla fine della semifinale con Sinner. Non credo che Zverev possa metterli in difficoltà, mentre Jack Draper è un buon giocatore ma non mi ha ancora convinto fino in fondo. Per questo penso che solo Lorenzo possa davvero impensierirli.”
    L’analisi della finale di Parigi e il pubblico francesePanatta ha anche commentato la finale tra Sinner e Alcaraz, minimizzando il peso delle tre palle match non sfruttate dall’altoatesino: “Mi dispiace per Jannik, ma questo succede quando giochi una finale così tirata contro un avversario forte. Ha perso alcuni giochi che avrebbe potuto portare a casa per una o due palle. Prima della partita avevo dubbi sulla sua tenuta fisica, ma ha dimostrato di saper resistere, e dopo cinque ore di gioco qualche problema è normale.”Infine, Panatta si è soffermato sull’atmosfera dello Chatrier, dove il pubblico francese ha sostenuto apertamente Alcaraz: “Se avesse vinto Jannik, i francesi si sarebbero buttati dalla Torre Eiffel! Sinner ha gestito tutto alla perfezione, senza mai battere ciglio e senza aver bisogno del sostegno del pubblico. Alcaraz è più istintivo, più esuberante, e questo gli ha fatto guadagnare la simpatia dei tifosi, ma non credo sia un problema.”
    Oggi, secondo Panatta, non esistono veri rivali per Sinner e Alcaraz, ma l’ex campione azzurro lancia la sua scommessa: se qualcuno può inserirsi tra i grandi del futuro, quel qualcuno potrebbe essere proprio Lorenzo Musetti.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    John McEnroe: “Alcaraz e Sinner sono i Beatles e i Rolling Stones del tennis, la nuova rivalità che può cambiare la storia”

    John McEnroe nella foto – foto getty images

    Poche persone nella storia del tennis possono vantare la stessa autorevolezza di John McEnroe. L’ex campione statunitense, che ha rivoluzionato il gioco con il suo stile e la sua personalità, resta ancora oggi una delle voci più ascoltate e rispettate del panorama tennistico. E le sue parole su Carlos Alcaraz, Jannik Sinner e il futuro di Novak Djokovic non sono passate inosservate, soprattutto dopo la straordinaria finale del Roland Garros 2025, definita da molti come un vero e proprio terremoto per il tennis mondiale.
    McEnroe non ha dubbi: il duello tra Alcaraz e Sinner ha già tutte le carte in regola per entrare tra le più grandi rivalità della storia dello sport. “Se qualcuno aveva ancora dubbi sulla grandezza di Carlos e Jannik, ora sono completamente dissipati”, ha dichiarato l’americano in un’intervista al Corriere della Sera, sottolineando come i due giovani siano destinati a segnare un’epoca.
    “Il carisma è qualcosa con cui si nasce, non si costruisce. Alcaraz trabocca di personalità e rende ogni suo match uno spettacolo elettrizzante. Devo dire che Carlos è il giovane più talentuoso che abbia mai visto, semplicemente brillante, ma anche Sinner ha delle qualità uniche. Jannik è più costante, quello che mi impressiona di più è la pulizia dei suoi colpi e il suono che produce la pallina quando la colpisce. Non avevo mai sentito nulla di simile”, ha spiegato McEnroe.
    L’americano ha poi confessato che pagherebbe volentieri il biglietto solo per vedere Alcaraz dal vivo: “È il miglior regalo che il tennis potesse ricevere dopo l’epoca dei Big 3. Se dovessi paragonarli a gruppi musicali, direi che Jannik e Carlos sono come i Beatles e i Rolling Stones”.Quando gli si chiede se questa nuova generazione possa superare in titoli i mostri sacri Federer, Nadal e Djokovic, McEnroe resta cauto: “Mai avrei immaginato che Roger, Rafa e Novak avrebbero raggiunto i 20 Slam. Ora mi chiedete se Alcaraz e Sinner possano arrivare a 25… Sembra una follia, ma nel tennis moderno tutto è possibile. Se qualcuno può farlo, sono proprio loro”.
    Spazio anche a un commento su Novak Djokovic, il cui futuro è inevitabilmente uno degli argomenti più caldi del momento: “È impossibile non ammirarlo. Lo considero il LeBron James del tennis. L’età inizia a farsi sentire e fa sempre più fatica a reggere il ritmo di Carlos e Jannik, ma rimane un prodigio, qualcuno che la scienza dovrebbe studiare. Ha ancora due armi fondamentali: esperienza e capacità di rialzarsi nei momenti difficili. Perché dovrebbe ritirarsi se è ancora così competitivo?”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    La superstizione di papà Corey: da due anni i genitori di Coco Gauff non guardano le sue partite insieme nel box

    Coco Gauff nella foto – Foto Patrick Boren

    Sono ormai quasi due anni che i genitori di Coco Gauff non assistono insieme, fianco a fianco, alle partite della figlia nel box. Nessun litigio o questione personale tra Corey e Candi Gauff: tutto nasce da una pura superstizione. Nel tempo, infatti, papà Corey ha sviluppato un vero e proprio rituale, convinto che la posizione dalla quale segue la partita possa influenzare il risultato.
    La sua scaramanzia è arrivata a livelli tali che, da mesi, preferisce seguire i match in punti diversi dello stadio, spesso lontano dal resto della famiglia e del team. Che si tratti di sedersi cinque file più indietro o di infiltrarsi dall’altra parte dell’impianto, poco importa, purché non sia nel solito posto. L’episodio più curioso è arrivato proprio durante l’ultimo Roland Garros, in occasione del match point più importante della carriera di Coco.
    “Durante quel momento avevo bisogno di stare tranquillo – ha raccontato Corey con un sorriso – così mi sono spostato nella zona dei trasporti, sono rimasto in macchina a seguire la partita sull’iPad, con il volume al minimo. Ho persino messo un po’ di musica per non sentire i commenti. Al primo match point sono corso verso il box, ma lo ha perso. Quando è arrivato il secondo, ho preferito non muovermi da dove ero, sono rimasto lì fino alla fine”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Sinner, il Milan e quell’incontro spoiler: ricordate chi salutò un anno fa?

    Jannik Sinner – Foto Patrick Boren

    Chi lo avrebbe mai detto? Jannik Sinner, il tennista numero uno al mondo, vanto italiano, uno dei più forti atleti del nostro paese e del nostro tempo, è anche un grande tifoso del Milan e quasi un anno fa incontrò Massimiliano Allegri. Oggi Allegri è proprio il nuovo allenatore dei rossoneri. Per lui si tratta di un ritorno romantico. La società lo ha scelto per ripartire e ricostruire tornando a vincere. Se lo augura anche Sinner, abituato ai trionfi. Da tifoso, per lui è una sofferenza vedere il Milan degli ultimi mesi.
    Sinner, il Milan e la nascita di una fedeSinner ha sempre ammesso la sua fede rossonera. L’aveva spiegata un po’ di tempo fa: “Il mio compagno di stanza a Bordighera era un milanista sfegatato, così mi sono appassionato anch’io”. Non solo. Sinner aveva anche elogiato il dirigente rossonero, Ibrahimovic, per cui era un idolo, un riferimento sportivo. “Mi piace Ibra perché è capace di andare oltre lo sport” un’altra frase di Sinner legata al mondo del calcio. Sinner è stato anche a Milanello e non perde occasione per sostenere la sua squadra e seguirla quando ha tempo e ne ha la possibilità. Ora, come tutti i tifosi, è molto curioso di sapere come andrà a finire con Allegri. Cosa riuscirà a fare l’allenatore toscano. I due si incontrarono a ottobre a Torino in occasione delle Atp Finals dopo il duello contro Fritz. Dopo la sfida l’incontro tra i due con abbracci e strette di mano. “Ho visto un gran rovescio ieri” aveva esordito Sinner da lontano. Allegri ha sorriso e ha risposto: “Avevo previsto un 6-2, però bravo”. Sguardi, ironia, sorrisi. Tutto in pochi secondi, come fosse calcio live o uno scambio in diretta tra le risate dei presenti all’incontro. Pochi mesi dopo, ecco la svolta. Allegri, che allora era senza squadra, in attesa di ripartire, ricomincia proprio dal Milan, la squadra del cuore del numero uno del Ranking ATP.
    La domanda su Modric: Sinner e il calciomercatoLo stesso Sinner, nei giorni in cui è stato impegnato in Francia al Roland Garros, ha risposto anche ad alcune domande sul calcio, sul Milan e sul mercato. Non è entrato troppo nello specifico ma ha commentato la notizia dell’interesse del club rossonero per Luka Modric, play croato che ha vinto tutto con il Real Madrid e che arriverebbe da svincolato: “Luka al Milan? Perché no, sarebbe bello, è un giocatore molto esperto e ovviamente uno dei migliori giocatori al mondo, quindi sarebbe bello” le parole di Sinner a Eurosport. L’intervista è stata anche l’occasione per ribadire la nascita della sua fede rossonera le cui radici sono legate a quando “sono andato via di casa”. E qui ritorna la storia del compagno di stanza a Bordighera. Altri tempi. Ma a volte ritornano. Come l’allenatore che è una vecchia conoscenza. Sinner aveva nove anni quando Allegri per la prima volta si sedeva sulla panchina del Milan. Oggi ne ha 23 e ne ha fatta di strada. Vale lo stesso per il tecnico che ha conosciuto in rossonero ma soprattutto a Torino, alla Juve, i suoi anni d’oro.
    Allegri e la sua storia al MilanVale la pena un riepilogo, il passato che ritorna: Allegri aveva già allenato il Milan dal 2010 al 2014 conquistando uno scudetto nel 2011. Il primo dei suoi sei. Gli altri cinque li ha ottenuti alla guida della Juventus. In questi mesi era fermo in attesa di una chiamata. Era arrivata dal Napoli. Allegri era la prima scelta di De Laurentiis in caso di addio di Conte. Poi la conferma in panchina e così Allegri è tornato al Milan che, dopo Fonseca e Conceicao, ha scelto di puntare su uno dei tecnici più vincenti della storia recente per tornare, appunto, al trionfo, al successo. Allegri sarà chiamato a risollevare le sorti e il morale di una squadra che intanto si prepara a perdere alcuni dei suoi pezzi pregiati. Ma nello sport nulla è impossibile, lo sa bene Allegri e lo sa bene anche Sinner, numero uno al mondo. LEGGI TUTTO

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    Zverev respinge le critiche: “Ho perso contro Novak Djokovic, non contro un giocatore qualunque.”

    Alexander Zverev nella foto – Foto Patrick Boren

    Nel circuito maschile è ormai evidente che Carlos Alcaraz e Jannik Sinner stanno vivendo un momento di forma e superiorità assoluti: la distanza che li separa dal resto del circuito sembra aumentare torneo dopo torneo. Ma chi esce davvero sconfitto da questo scenario? Probabilmente Alexander Zverev , il grande incompiuto dei tornei dello Slam, che ancora una volta ha visto svanire il sogno di trionfare a Parigi. Sconfitto ai quarti di finale da Novak Djokovic , il tedesco ha vissuto una giornata molto difficile, ma il circuito ATP offre sempre una seconda possibilità.
    Per Zverev, questa nuova chance si chiama ATP 250 di Stoccarda , uno degli appuntamenti di apertura della tanto attesa stagione sull’erba. Proprio lunedì, durante il Media Day del torneo, il numero 3 del mondo ha avuto modo di incontrare la stampa, rispondendo anche alle recenti critiche ricevute, tra cui quelle di Boris Becker. Nonostante le parole dure arrivate dopo la sconfitta di Parigi, Zverev non si è tirato indietro e ha espresso il suo punto di vista con lucidità e maturità.
    Il tedesco ha dichiarato di essere felice di tornare a Stoccarda, un torneo che gli ha sempre dato l’opportunità di giocare e dove, negli ultimi anni, era mancato proprio per gli impegni prolungati a Parigi. “Sono davvero contento di essere di nuovo qui, questo torneo mi piace molto e cercherò di prepararmi al meglio in questo breve tempo a disposizione,” ha detto Zverev.
    Sull’erba, Zverev è convinto di poter mostrare il suo miglior tennis, come aveva già fatto nella scorsa stagione, e punta a lasciare subito il segno. “Voglio partire subito forte, anche se magari avrò bisogno di qualche giorno per adattarmi. Le strutture sono sempre bellissime e il pubblico qui si fa sentire: sono sicuro che sarà una grande settimana.”
    Inevitabili le domande sulle critiche ricevute dopo la delusione parigina, in particolare quelle di Boris Becker. Zverev ha risposto senza giri di parole: “Quando le cose non vanno bene, tutti sembrano diventare improvvisamente esperti, purtroppo anche Boris. Sono tornato da un infortunio gravissimo fino a raggiungere di nuovo la posizione numero 2 del mondo, e mi considero ancora un serio rivale per i due che dominano in questo momento. Ho perso contro Novak Djokovic, non contro un giocatore qualunque.”Nonostante tutto, il rapporto con Becker resta improntato al rispetto: “Sono sempre disposto a parlare con lui se vuole dirmi qualcosa, non ho problemi. Certamente non saremo sempre d’accordo, ma gli porto grande rispetto e sono sempre pronto ad ascoltarlo. Questo però non vuol dire che io debba essere sempre d’accordo con le sue opinioni.”
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    Roland Garros 2025: una finale indimenticabile che ci ha lasciato con la voglia di ancora. Boris Becker “Perdere una finale di uno Slam con match point a favore, servendo addirittura per il titolo, è una delle esperienze più dure che un tennista possa vivere”

    Boris Becker nella foto – foto getty images

    Per quanto la finale del Roland Garros 2025 sia durata 5 ore e 29 minuti, la sensazione che ha pervaso tifosi e appassionati è stata unanime: non ne avevamo abbastanza. Un incontro così intenso, combattuto e carico di emozioni ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Le ore successive sono scivolate via in una sorta di trance collettiva, mentre il lunedì ha portato con sé quella malinconia dolceamara che solo il grande sport sa regalare.
    A cercare di dare voce a ciò che è accaduto in campo sono arrivati gli esperti, quelli che certi palcoscenici li conoscono bene, li hanno vissuti da protagonisti. Tra loro, Boris Becker, intervenuto ai microfoni di TNT Sports, ha offerto una riflessione profonda e sentita, soffermandosi in particolare sulla delusione di Jannik Sinner, grande protagonista e, al tempo stesso, grande sconfitto di questa finale epica.
    “Per Sinner questa partita è stata qualcosa di brutale,” ha detto il sei volte campione Slam. “Perdere una finale di uno Slam con match point a favore, servendo addirittura per il titolo, è una delle esperienze più dure che un tennista possa vivere. Non credo ci sia nulla di peggio, ma può essere fiero di quello che ha mostrato. Ha lottato come un vero campione e ha giocato il miglior tennis della sua carriera su terra battuta. Sono certo che un’occasione così tornerà, magari la prossima volta con un epilogo diverso.”
    Becker ha poi voluto sottolineare come una partita di questo livello possa nascere solo dall’eccellenza assoluta di entrambi i contendenti. “Dobbiamo dire grazie a tutti e due. È stato quasi un miracolo che Carlos sia riuscito a vincere, perché Jannik aveva il match nelle sue mani e stava giocando un tennis quasi perfetto. Credo sia stato il miglior incontro che abbia mai visto dal vivo. Il livello espresso è stato irreale, da manuale del tennis. È una lezione per tutti i bambini che lo hanno guardato: l’atteggiamento, la correttezza, l’assenza totale di scuse, la capacità di trovare soluzioni per oltre cinque ore. Hanno colpito la palla in modo incredibile, si sono spinti oltre ogni limite. Per la prima volta nella mia vita, ho desiderato che finisse in pareggio.”
    Parole importanti, che assumono ancora più valore se pensiamo alla carriera di Becker, uno dei grandi del tennis mondiale, pur mai vincitore di uno Slam sulla terra. Oggi, a 57 anni, il tedesco guarda con ammirazione a una nuova generazione che sta raccogliendo l’eredità dei giganti del passato. Con sei Slam all’attivo, Becker è il primo a riconoscere che sia Carlos Alcaraz che Jannik Sinner sono destinati a superarlo, sia per titoli che per settimane da numero 1 del mondo. Una consapevolezza che non lo rattrista, anzi, lo entusiasma.
    “Abbiamo già vissuto match così con Federer, Nadal e Djokovic, quei duelli epici che ci hanno accompagnato per più di quindici anni,” ha concluso Becker. “E domenica ho visto esattamente quel livello in Carlos e Jannik. È stato un incontro straordinario, e mi dispiace profondamente che uno dei due abbia dovuto perdere. Ma questo è il tipo di partite per cui ci si allena tutta la vita. Le partite che ti fanno innamorare di questo sport.”
    Una finale da leggenda, un racconto che andrà oltre il punteggio. Perché ci sono incontri che non si dimenticano. Si custodiscono, si rivivono e, soprattutto, ci fanno capire perché amiamo così tanto il tennis.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO