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    Rublev riapre il dibattito: “Mi annoio a guardare il tennis sulle superfici veloci, manca tattica e spettacolo”

    Andrey Rublev nella foto – Foto Getty Images

    L’eterno dibattito sulle superfici del tennis è sempre attuale e, chi meglio dei protagonisti stessi, può affrontarlo con cognizione di causa? Andrey Rublev, finalista lo scorso anno in Canada e giocatore spesso favorito dalle superfici rapide, ha espresso un’opinione netta e per nulla banale nel corso del Masters 1000 di Toronto 2025.
    Il concetto è semplice e schietto, quasi onomatopeico: “pimpampum”. È così che Rublev sintetizza cosa accade in tornei disputati su campi estremamente veloci. Un tennis fatto di battute e un colpo, game rapidissimi, pochi scambi prolungati e tattica ridotta al minimo. Nonostante le lamentele di molti tifosi sulla presunta omologazione e rallentamento delle superfici, secondo il russo è proprio la velocità eccessiva ad appiattire lo spettacolo, rendendo i match meno interessanti da seguire.“L’avanzamento della tecnologia delle racchette e la condizione atletica dei giocatori spinge sempre più verso la potenza, ed è per questo che si cercano palle più lente e superfici più neutre. L’obiettivo è chiaro: regalare al pubblico punti più lunghi e più spettacolo”, sottolinea Rublev in un’intervista a TennisChannel.
    Rublev va oltre e fa un esempio concreto: “Come spettatore, mi diverto molto di più a guardare il tennis sulle superfici lente. Prendiamo Wimbledon: molti pensano sia un torneo veloce, ma in realtà consente grandi scambi, si può passare dalla difesa all’attacco, costruire il punto e scegliere quando prendere l’iniziativa. Ci vuole molta più intelligenza tattica e migliore preparazione atletica, perché bisogna essere rapidi e reattivi”.Il russo cita anche una partita recente come manifesto della sua tesi: “Ho guardato Medvedev contro Popyrin a Toronto, ed era un susseguirsi di servizi e un solo colpo, tanti errori non forzati, impossibile vedere un vero scambio da fondo campo. Eppure Daniil è uno a cui piace giocare da fondo, ma su questi campi è impossibile. Mancano varietà e tattica”.
    Rublev, che si prepara ora ad affrontare Alejandro Davidovich negli ottavi di finale in quella che si preannuncia una battaglia vera, lancia così un messaggio forte: la bellezza del tennis sta nei duelli, nella strategia e nelle variazioni. E il pubblico, forse, si diverte di più quando può vedere tutto questo.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Toronto 2025, il direttore Karl Hale: “Sull’estensione del torneo ascolteremo i giocatori. Peccato per le assenze, ma il pubblico c’è e il torneo è un successo”

    Parla il Direttore del torneo di Toronto – Foto getty images

    A metà strada dell’edizione 2025 del Masters 1000 di Toronto, il direttore del torneo Karl Hale ha fatto il punto in una lunga conferenza stampa, toccando tutti i temi caldi dell’evento: dall’estensione a 12 giorni, alle lamentele dei giocatori per il calendario, passando per l’assenza di alcune grandi stelle, il rapporto con le tv e il boom di pubblico.
    “La prima settimana è stata semplicemente straordinaria. Abbiamo avuto partite entusiasmanti, nottate tiratissime fino alle due del mattino, e un’atmosfera elettrica in ogni angolo del club. Le attività fuori dal campo sono state tutte molto partecipate, così come i concerti e i momenti di relax per i giocatori. L’esperienza per i fan è stata di prim’ordine: sono stato sui campi tutti i giorni e posso dire che questa edizione sta andando molto bene”, ha esordito Hale davanti ai media.
    Riguardo all’assenza di Sinner, Alcaraz e Djokovic, il direttore ha spiegato: “Eravamo ovviamente dispiaciuti per i forfait, ma la domenica era già sold out prima ancora di conoscere gli accoppiamenti. Questo testimonia quanto il tennis stia crescendo in questo mercato. Ci confrontiamo costantemente con la ATP e i giocatori: il CEO Andrea Gaudenzi sarà qui questa settimana e parleremo di come migliorare ulteriormente la situazione e il nuovo modello a 12 giorni. Per ora siamo molto soddisfatti, ma il confronto continua”.
    Non sono mancate domande sulle trasmissioni tv, dopo che il broadcaster domestico ha garantito la copertura onsite solo per sei giorni: “Non era quello che volevamo, avremmo preferito dare maggiore visibilità soprattutto ai canadesi, come Felix. Da oggi però la programmazione domestica è partita e daremo spazio anche a Gabriel (Diallo, ndr). Sono stati fatti degli aggiustamenti, e nei prossimi anni miglioreremo ancora”, ha assicurato Hale.
    Quanto all’impatto pratico del nuovo formato allungato: “Abbiamo appena superato metà evento, a fine torneo tireremo le somme. Posso dire che la presenza di pubblico sta crescendo rispetto agli ultimi anni e stiamo andando verso un nuovo record di affluenza. È importante anche per la crescita dei giovani, ci sono più wild card e opportunità, e questo è un valore per tutto il tennis canadese”.
    Sulla “famosa” questione del calendario e delle richieste dei giocatori: “È una loro opinione, ma il livello che si vede qui è altissimo. Parleremo con la ATP e i giocatori per trovare soluzioni che migliorino ancora l’esperienza per tutti. Il nostro obiettivo è offrire sempre il meglio a chi viene qui, sia in campo che sugli spalti”.
    Infine, su Gabriel Diallo, il giovane canadese ormai protagonista del circuito: “Abbiamo iniziato a seguirlo già dai tempi della Kentucky University, anche grazie al lavoro di Marty Laurendeau, uno dei migliori coach canadesi. Il suo potenziale è altissimo, può aiutare anche Denis e Felix a crescere ancora. La concorrenza interna è sempre positiva”.Il messaggio finale di Hale è chiaro: “Vogliamo lavorare insieme alla ATP, ai giocatori e agli sponsor per continuare a crescere. Il pubblico qui è incredibile e merita il massimo. I prossimi anni saranno sempre più importanti per il torneo di Toronto”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas: “Sinner e Alcaraz fortissimi, ma Federer e Nadal restano un’altra cosa”

    Roger Federer nella foto

    Stefanos Tsitsipas ha le idee chiare quando si tratta di mettere a confronto le nuove stelle del tennis mondiale, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, con due leggende assolute come Roger Federer e Rafael Nadal. Intervistato da tennis365, il tennista greco ha sottolineato la grandezza degli attuali dominatori del circuito, ma senza lasciarsi andare a paragoni affrettati con chi ha fatto la storia dello sport.
    “Fino a quando non vinceranno lo stesso numero di tornei, non possiamo affermare che Jannik e Carlos siano migliori di Roger e Rafa”, ha detto Tsitsipas, riconoscendo comunque il livello altissimo espresso dagli italiani e dagli spagnoli di nuova generazione. “Il loro tennis è straordinario e la nascita di nuove stelle è qualcosa che continuerà a succedere. Nei prossimi cinque anni sono convinto che emergeranno altri giocatori impressionanti”.
    Per Tsitsipas, però, ciò che hanno fatto i Big 3 è un capitolo a parte. “Federer, Nadal e Djokovic hanno portato il tennis a uno status superiore e la quantità di titoli che hanno vinto non sarà facile da superare”, ha concluso il greco. Un’opinione lucida che conferma come, almeno per ora, il mito dei “Fab 3” resti ancora inarrivabile.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Ben Shelton piega Nakashima al fotofinish: trionfo di carattere e accesso agli ottavi a Toronto

    Ben Shelton USA, 2002.10.09 – Foto Getty Images

    Ben Shelton, protagonista di una splendida battaglia contro Nakashima e approdato agli ottavi del Masters 1000 di Toronto dove sfiderà il nostro Flavio Cobolli, si è presentato in conferenza stampa rilassato e soddisfatto. Di seguito, i temi principali affrontati dal giovane americano davanti ai giornalisti:
    Sui tie-break e i miglioramenti necessariShelton ha ammesso di aver avuto qualche difficoltà soprattutto sull’erba nei tie-break, dove la percentuale di prime era spesso troppo bassa e la seconda, di conseguenza, sotto pressione:“Ho fatto fatica soprattutto con la percentuale di prime. Quando poi non riesci a rispondere bene, tutto diventa più difficile. Però mi sto abituando sempre di più a rubare punti anche sulle prime e sulle seconde degli altri, così riesco spesso a mettermi in controllo nei tie-break, che è fondamentale a questi livelli.”
    Sui due match point annullati da NakashimaShelton ha descritto la tensione e la difficoltà del momento, sottolineando quanto fosse importante restare lucido anche dopo aver sprecato due match point sul servizio dell’avversario:“Quando hai la palla sulle corde, specie con la seconda di servizio, ti gira tutto in testa. Un po’ di nervosismo, qualche errore di troppo con il dritto… Non è mai facile in una serata ventosa e contro un rivale che serve così bene. Però sono stato bravo a restare calmo, a tenere il servizio e a darmi la chance di giocarmela nel tie-break.”
    Sulla fiducia per il proseguo del torneoIl match contro Nakashima, così combattuto e deciso all’ultimo respiro, rappresenta per Shelton una spinta enorme:“Sono felice del livello espresso, il match è stato di altissima qualità da entrambe le parti. Quando superi una partita così tirata, esci dal campo con tantissima fiducia, senti di poter affrontare chiunque.”
    Sulla crescita al servizioShelton ha spiegato che il suo servizio è cresciuto molto durante l’anno:“Ho cercato di essere più sciolto, di permettermi anche qualche errore in più per trovare la giusta aggressività. Ho provato a sorprendere gli avversari già dai primi punti, mettendo pressione e rendendo difficile il loro timing in risposta.”
    Sull’atmosfera dello stadioInfine, un pensiero speciale al pubblico di Toronto:“Qui si respira un’energia fantastica. Ho giocato una partita la mattina e l’ultima alle 23:30: in entrambe c’era un’atmosfera incredibile. Vedere il pubblico così coinvolto, anche in tarda serata, è qualcosa di cui sono davvero grato.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Joao Fonseca, altra sconfitta e nuove polemiche: il talento brasiliano diviso tra critiche e difese

    Joao Fonseca BRA, 21.08.2006 – Foto ATP

    Un’altra sconfitta al primo turno per Joao Fonseca, un altro giro di critiche e difese per il giovane talento brasiliano. A Toronto, dove il Masters 1000 offriva uno scenario teoricamente favorevole – vista l’assenza di mostri sacri come Sinner, Alcaraz, Djokovic o Draper – il diciottenne non è riuscito a superare il blocco della terza ronda, fermandosi subito contro Tristan Schoolkate (7-6(5), 6-4), numero 103 del mondo.
    Fonseca, che in questa stagione è entrato per la prima volta stabilmente nell’élite del tennis mondiale, vanta già un titolo ATP conquistato a Buenos Aires e l’ingresso nei Top 50, primo classe 2006 a riuscirci. Eppure, secondo molti, questi progressi non bastano ancora a sedersi stabilmente al tavolo dei grandi. La partita di Toronto ha mostrato un Fonseca bloccato, incapace di prendere in mano lo scambio in risposta e mai davvero in partita, soprattutto al servizio dell’avversario.
    Le parole di Lindsay DavenportSulla situazione del giovane brasiliano è intervenuta Lindsay Davenport, ex numero 1 del mondo e vincitrice di tre Slam, durante il podcast di Tennis Channel: “Ha faticato tantissimo in risposta per tutto il match. Schoolkate ha servito bene, è vero, ma Fonseca non ha avuto particolari problemi tecnici: il problema è che non è mai riuscito a dominare il punto in risposta.”Secondo la statunitense, il vero nodo sarebbe mentale: “A 18 anni, quasi 19, è normale dover imparare a gestire anche la pressione e il logorio mentale. Per Fonseca è stato un anno straordinario, ma le sue aspettative ormai sono più alte che uscire al primo turno di un Masters 1000.”
    Futuro da costruire, talento da affinarePer il carioca, insomma, la strada è ancora lunga. L’impatto nel circuito è stato devastante, ma la continuità e la tenuta mentale restano i due ostacoli principali da superare. Fonseca cerca ancora la sua dimensione tra i grandi, e il tempo è dalla sua parte. Ma per salire davvero di livello servirà trovare quella costanza che oggi sembra sfuggirgli, proprio come i turni in risposta contro Schoolkate.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Popyrin sogna il bis a Toronto: “Sento la pressione, ma il mio tennis qui può fare la differenza”

    Alexei Popyrin AUS, 05.08.1999 – Foto Getty Images

    La vittoria di Alexei Popyrin lo scorso anno in Canada fu una delle sorprese più clamorose del circuito, un trionfo che lo catapultò tra i protagonisti inattesi della stagione. L’australiano, classe 1999, si ripresenta ora all’ATP Masters 1000 di Toronto 2025 con il difficile compito di difendere il titolo, ma anche con rinnovate ambizioni, grazie a un tennis che sembra tornato a brillare nei momenti decisivi.Battere Medvedev oggi, in una fase complicata della carriera del russo, non ha più lo stesso valore assoluto di qualche tempo fa, ma resta comunque un risultato di peso. Proprio questo successo ha dato a Popyrin una dose di fiducia importante, in vista delle prossime sfide e di una possibile, clamorosa, riconferma.
    Pressione da campione in carica“Mentirei se dicessi che non sento la pressione”, ha ammesso Popyrin ad atptour.com. “So perfettamente che posso perdere tantissimi punti se non faccio un grande risultato qui, ma comunque vada, sarà un peso che mi toglierò dalle spalle a fine settimana”.L’australiano ricorda anche il magico exploit della scorsa stagione, culminato non solo con il titolo canadese, ma anche con la vittoria su Novak Djokovic a New York. “Quello è stato memorabile, ma per me ha contato di più trionfare in Canada, perché lì sono riuscito a vincere sei partite di fila contro giocatori top-20. La costanza contro i migliori è sempre stato il mio obiettivo”.
    Un tennis esplosivo e coraggiosoPopyrin sa che il suo gioco si adatta perfettamente alle veloci superfici nordamericane: servizio potente, aggressività e voglia di chiudere rapidamente gli scambi. “Non voglio togliere neanche un pizzico di esplosività al mio tennis. A volte penso che dovrei essere un po’ più paziente, restare a fondo campo prima di cercare il colpo vincente, ma la mia essenza è l’aggressività. Molti credono che mi muova male, ma, per la mia struttura fisica, credo di essere molto agile”, sottolinea con orgoglio.
    Sguardo verso RuneOra lo attende un’altra prova ad alta intensità: l’ostacolo si chiama Holger Rune, avversario temibile ma che potrebbe rappresentare il trampolino di lancio per un’altra settimana da sogno. Popyrin, comunque vada, ha già dimostrato di poter essere uno dei grandi protagonisti dell’estate nordamericana.
    Il bis sarebbe clamoroso, ma mai come quest’anno l’australiano sembra avere le carte in regola per tentare l’impresa.
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    Matteo Berrettini, segnali positivi dal Country Club di Montecarlo: allenamento con Sinner e obiettivo rientro

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12

    Non arrivano buone notizie dal fronte tornei, ma qualche spiraglio di speranza per i tifosi di Matteo Berrettini finalmente c’è. L’azzurro, infatti, ha dovuto rinunciare sia al Masters 1000 di Toronto che a quello di Cincinnati, prolungando così il suo stop dopo l’uscita di scena prematura a Wimbledon contro Majchrzak. Da allora, Berrettini non è più sceso in campo nel circuito maggiore, alimentando i dubbi sul suo stato di forma e sulle tempistiche del rientro.
    A rassicurare, almeno parzialmente, ci ha pensato proprio il tennista romano, che sui social ha pubblicato un post incoraggiante: “Step by step with the best”, ha scritto Matteo, allegando una foto in cui si allena con Jannik Sinner al prestigioso Country Club di Montecarlo. Un segnale importante, perché oltre a testimoniare la ripresa della preparazione, fa capire che Berrettini sta lavorando con grande attenzione in vista dei prossimi appuntamenti sul cemento americano.L’obiettivo ora è chiaro: ritrovare la miglior condizione fisica possibile per poter tornare competitivo già nelle prossime settimane, magari proprio in occasione dello US Open, ultimo Slam della stagione. Intanto, la collaborazione con Sinner – fresco vincitore a Wimbledon e attuale numero uno del mondo – non potrà che essere di stimolo ulteriore per Berrettini, desideroso di lasciarsi alle spalle il periodo più complicato della sua carriera.I tifosi possono dunque tornare a sperare: Berrettini sta tornando, “step by step”, e questa volta lo fa davvero… con i migliori.

    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Zverev, la sfida con Toni Nadal secondo Dinara Safina: “Sarà fondamentale la sua capacità di ascoltare e cambiare”

    Alexander Zverev nella foto – Foto Getty Images

    Alexander Zverev si trova davanti a una nuova e delicata sfida nella sua carriera: l’inizio della collaborazione – almeno occasionale – con Toni Nadal, uno dei coach più stimati e “diretti” nel circuito, noto soprattutto per aver guidato Rafa Nadal nei suoi anni d’oro. L’iniziativa del tedesco di affidarsi alla guida di zio Toni ha suscitato entusiasmo e curiosità nel mondo del tennis, ma non sono mancati anche alcuni scetticismi legati alle forti differenze di carattere e approccio tra i due.
    Una voce autorevole a riguardo è quella di Dinara Safina, ex numero 1 del mondo, allenatrice fino a poco tempo fa di Diana Shnaider e sorella di Marat Safin. Intervistata da tennis365.com, la russa ha voluto evidenziare proprio il nodo principale di questa nuova avventura: “Toni Nadal è una persona molto diretta, dice le cose come stanno. Non so quanto Zverev sarà disposto ad adattarsi al suo modo di lavorare. Tutto dipenderà da questo: dalla sua capacità di ascoltare, di voler cambiare i propri schemi dentro e fuori dal campo, e di provare cose nuove”.
    La Safina ha sottolineato come il vero banco di prova sarà proprio l’apertura mentale di Sascha, che negli ultimi anni ha faticato a compiere quello step definitivo, soprattutto nei grandi appuntamenti. “Se riuscirà davvero a uscire dalla sua zona di comfort e ad accettare i consigli e i metodi di Toni, allora questa collaborazione potrà portare grandi benefici. Ma se dovesse chiudersi nelle sue abitudini, rischia di essere un’occasione persa”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO