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    Wilander incorona Alcaraz-Sinner: “Hanno superato Federer e Nadal”

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz – Foto Patrick Boren

    Ci vorranno giorni, settimane, mesi e anni prima che il ricordo della finale di Roland Garros 2025 possa sbiadire dalla memoria degli appassionati di tennis. Il duello epico tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner è entrato di diritto nell’olimpo delle più grandi finali della storia, per il livello tecnico straordinario mostrato dall’azzurro, per la capacità di rimonta e la resistenza mentale dello spagnolo, e per lo spettacolo tennistico puro offerto da entrambi. Una battaglia che ha visto trionfare il campione murciano, capace di conquistare il suo secondo titolo parigino e il quinto Slam in carriera.
    Al termine di questa finale storica, perfino i più esperti commentatori hanno faticato a trovare le parole appropriate. Lo shock emotivo prodotto da questo scontro titanico ha lasciato tutti senza fiato, e molti analisti ed ex tennisti hanno avuto bisogno di tempo per metabolizzare quanto vissuto sul centrale Philippe Chatrier. Tra questi c’è stato anche Mats Wilander, leggenda svedese del tennis con sette titoli del Grande Slam all’attivo e da anni una delle voci più autorevoli di Eurosport.
    Nelle dichiarazioni rilasciate a TNT Sports e riportate da Tennis365, Wilander ha iniziato il suo commento richiamando alla memoria due delle più grandi icone di questo sport, Roger Federer e Rafael Nadal, e i loro indimenticabili confronti. Ma l’ex numero uno del mondo è andato ben oltre, collocando la finale tra Alcaraz e Sinner in una dimensione superiore: “Ho assistito a finali straordinarie di Federer e Nadal, ma niente si avvicina neanche lontanamente a quello che abbiamo visto. Continuavo a pensare ‘questo non è possibile’, stanno giocando a un ritmo che va oltre le capacità umane”.
    Dopo questa dichiarazione, il campione scandinavo ha voluto approfondire il suo pensiero, mostrandosi completamente conquistato da questi due fenomeni destinati a ridefinire il tennis moderno: “Siamo di fronte a due dei migliori atleti che il mondo possa esprimere, e per nostra fortuna sono tennisti. Provo un orgoglio e un onore immensi per aver praticato questo sport e, spero, per aver contribuito a ispirare le generazioni successive fino ad arrivare a questo punto straordinario con questi due guerrieri assoluti. Raramente rimango senza parole, ma questa è stata davvero una giornata memorabile”.
    La rivalità tra lo spagnolo e l’italiano aveva già mostrato i suoi contorni epici durante gli indimenticabili quarti di finale degli US Open 2022, quando Alcaraz riuscì a rimontare una palla match conquistando la vittoria in cinque set. Molti esperti ritenevano però che sarebbe stato difficile assistere nuovamente a un confronto di tale perfezione tecnica ed emotiva. La finale parigina ha invece superato ogni aspettativa, almeno secondo il giudizio di Wilander: “È stato qualcosa di assolutamente incredibile. Le aspettative sono sempre altissime quando questi campioni si fronteggiano, perché fin dagli US Open 2022 ci hanno abituato a partite straordinarie. Ogni loro scontro è fisicamente devastante, emotivamente coinvolgente e il livello tennistico che esprimono è semplicemente incredibile”.
    L’ex campione svedese ha poi ripreso il confronto con l’eredità del Big Three, azzardando nuovamente una valutazione che fa discutere: “Il livello raggiunto nella fase finale del match è stato assolutamente surreale. Faccio fatica a credere che potremo assistere a questa rivalità per gli anni a venire. Questi ragazzi hanno elevato il nostro sport verso una dimensione completamente nuova. Non avrei mai immaginato di pronunciare queste parole dopo aver vissuto l’era dei tre giganti – Roger, Rafa e Novak – ma in realtà il tennis che stiamo vedendo ora è più veloce che mai e raggiunge vette di eccellenza quasi impossibili da credere”.
    Wilander ha anche espresso la sua comprensione per il dolore di Sinner, che ha sfiorato il suo primo trionfo al Roland Garros: “Provo sincera tristezza per Jannik, che ha avuto i match point tra le mani e meritava davvero di vincere questo titolo, ma avrà sicuramente altre occasioni. Tuttavia nel tennis, come nella vita, non è finita finché non è davvero finita, e alla fine devi essere tu a conquistare l’ultimo punto decisivo”.Le parole dell’ex numero uno mondiale rappresentano una consacrazione definitiva di questa nuova rivalità, che secondo il suo autorevole giudizio ha già superato i leggendari scontri che hanno caratterizzato l’epoca d’oro di Federer, Nadal e Djokovic. Una dichiarazione coraggiosa e quasi provocatoria, che fotografa perfettamente l’impatto straordinario di una finale destinata a rimanere per sempre nella storia del tennis.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Alcaraz e la finale a Parigi: prima volta in 77 anni che si vince una finale Slam salvando tre match point. L’ultimo precedente risale a Wimbledon 1948 con Bob Falkenburg contro John Bromwich

    Jannik Sinner con Carlos Alcaraz – Foto Patrick Boren

    Non è la prima volta che si vince una finale di Grand Slam salvando qualche palla match nell’era Open come abbiamo visto ieri, ma quello che ha fatto Carlos Alcaraz contro Jannik Sinner nella finale del Roland Garros 2025 è qualcosa che era successo soltanto una volta nella storia e ben 77 anni fa. Sì, avete letto bene. Bisogna tornare indietro fino a Wimbledon 1948 per vedere come Bob Falkenburg salvò tre palle match contro John Bromwich e si laureò campione all’All England Lawn Tennis Club.
    La statistica è semplicemente straordinaria e colloca l’impresa di Alcaraz in una dimensione storica unica. Per la prima volta in quasi 77 anni, un giocatore ha vinto una finale di Grand Slam dopo aver salvato tre palle match: Wimbledon 1948 con Bob Falkenburg che batté John Bromwich, e Roland Garros 2025 con Carlos Alcaraz che ha superato Jannik Sinner.
    Questo dato rende l’impresa dello spagnolo ancora più eccezionale di quanto già non fosse. Settantasette anni di tennis ai massimi livelli, migliaia di partite, centinaia di finali di Grand Slam, e solo due giocatori nella storia sono riusciti a compiere questo miracolo sportivo. Il fatto che Alcaraz sia riuscito nell’impresa proprio sulla terra battuta del Roland Garros, in una finale durata oltre cinque ore contro il numero uno del mondo, aggiunge ulteriore valore a questa prestazione leggendaria.
    Bob Falkenburg era un tennista americano che nel 1948 riuscì a scrivere una pagina indimenticabile della storia di Wimbledon. La sua vittoria contro Bromwich rimase impressa nella memoria degli appassionati dell’epoca, ma probabilmente nemmeno lui avrebbe immaginato che ci sarebbero voluti 77 anni per rivedere qualcosa di simile in una finale di Grand Slam.Falkenburg vinse il torneo di singolare maschile a Wimbledon nel 1948, superando John Bromwich in finale con un punteggio di 7-5, 0-6, 6-2, 3-6, 7-5. Durante la finale, Falkenburg riuscì a salvare tre match point consecutivi. Questa vittoria è stata particolarmente importante perché è stata la prima volta dal 1927 che un giocatore riusciva a vincere una finale di Wimbledon dopo aver salvato un match point.
    Il parallelo tra le due imprese è affascinante: due epoche completamente diverse del tennis, due superfici opposte (l’erba di Wimbledon e la terra battuta di Parigi), ma la stessa capacità straordinaria di trasformare una sconfitta certa in un trionfo memorabile. Entrambi i giocatori hanno dimostrato che nel tennis, come nella vita, nulla è mai veramente finito fino all’ultimo punto.
    Il dato assume ancora più valore considerando l’evoluzione del tennis moderno. Nel 1948 il gioco era completamente diverso da quello attuale: racchette di legno, superfici in quel caso più veloce, preparazione atletica molto diversa. Eppure, la sostanza rimane la stessa: la capacità di non mollare mai e di trovare dentro di sé le risorse per ribaltare situazioni apparentemente impossibili.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    La conferenza stampa del campione del Roland Garros 2025, Carlos Alcaraz: “Una partita non è finita finché l’altro non vince l’ultimo punto”

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Boren

    IL MODERATORE: Congratulazioni, Carlitos, per un’altra vittoria in uno Slam. È stata la partita più emozionante della tua carriera?CARLOS ALCARAZ: Beh, sì, questa è stata senza dubbio la partita più emozionante che abbia mai giocato finora. Credo che oggi il match abbia avuto davvero tutto: momenti bellissimi, momenti molto difficili. Sono semplicemente molto felice. E orgoglioso di come ho gestito tutto oggi.Non è stato facile. È la prima volta che rimonto da due set a zero. E credo che non potesse esserci occasione migliore per farlo che nella finale di uno Slam.
    DOMANDA: Questa partita verrà probabilmente ricordata come Borg-McEnroe a Wimbledon nel 1980 o Federer-Nadal nel 2008. Cosa provi sapendo di essere entrato nella storia del tennis?ALCARAZ: Onestamente, se le persone mettono questa partita sullo stesso piano di quelle, è un enorme onore per me. Non so se sia davvero allo stesso livello, perché quei match fanno parte della storia del tennis, della storia dello sport.Lascio che siano gli altri a parlarne. Ma per me, anche solo vedere il nostro nome legato alla storia del Roland Garros e degli Slam è qualcosa di incredibile. Mi fa felice, ma la discussione la lascio agli altri.
    DOMANDA: La prima parte della partita non sembrava all’altezza della leggenda che poi è diventata. Eri sotto due set e un break. Cos’hai fatto per ritrovare energia e cambiare l’inerzia? Il pubblico ti ha aiutato?ALCARAZ: Beh, dovevo solo lottare. Dovevo crederci fino alla fine.Quando ha brekkato a inizio terzo set, ho pensato che fosse tutto nelle sue mani. Sentivo che ogni cosa che faceva andava bene: colpi vincenti, niente errori, persino le stecche andavano sulla riga…Quella era la sensazione. Ma ho provato a cancellare quei pensieri e continuare a combattere.Ovviamente il pubblico è stato fondamentale per me oggi. Tutto lo stadio era fantastico, ma c’erano alcuni angoli in particolare che mi hanno davvero spinto. Li ringrazio tanto.Senza di loro, probabilmente, non sarei riuscito a rimontare.
    DOMANDA: Non è la prima volta che trovi il tuo miglior tennis nel quarto o quinto set. È successo anche l’anno scorso. Come hai costruito questa capacità di alzare il livello nei momenti decisivi?ALCARAZ: Ripeto sempre a me stesso che in certi momenti bisogna rischiare, a prescindere da tutto. Che sia il super tiebreak del quinto set o un game cruciale, bisogna andare, senza paura degli errori.Oggi era tutto una questione di crederci. Non ho mai dubitato di me stesso.E credo sia per questo che riesco a esprimere il mio miglior tennis nei momenti più difficili.
    DOMANDA: Alcuni scambi sembravano irreali. Hai avuto anche tu questa sensazione?ALCARAZ: Sì, assolutamente. Ci sono stati momenti in cui il livello era folle. Jannik ha giocato ad altissimo livello. In certi frangenti mi chiedevo: “Cosa posso fare?”Colpiva in modo incredibile, si muoveva benissimo, non sbagliava nulla.Alcuni punti sembravano davvero irreali, e mi sono anche goduto giocare a quel livello. Penso che anche il pubblico abbia apprezzato. Sì, l’ho pensato: era irreale.
    DOMANDA: Uno dei punti chiave è stato sul 6-5 per lui, 15-30 nel quinto, quando hai tirato un dritto incrociato incredibile. E poi ci sono i tre match point salvati. Cosa ricordi meglio?ALCARAZ: È difficile sceglierne uno. Quei tre match point sono stati qualcosa di incredibile. Ma se parliamo di qualità, forse i punti sul 6-5, 15-30 o 30 pari, vantaggi, 40 pari… quelli li ricordo molto bene.Ancora oggi non so come ho fatto. Lui dominava quel game, tirava sulle righe. Ma sono riuscito a salvarlo. Forse sceglierei proprio quel game.
    DOMANDA: Hai appena vinto il tuo quinto Slam a 22 anni e un mese, esattamente come Nadal. Che effetto ti fa?ALCARAZ: Devo ancora rendermene conto. È il primo passo, credo.Vincere il quinto Slam alla stessa età di Rafa… lo prendo come un segno del destino.È una statistica che porterò sempre con me. Rafa è il mio idolo, la mia ispirazione.È un enorme onore. E spero che non finisca qui.
    DOMANDA: È stata la tua dodicesima sfida contro Jannik. La prima in una finale Slam. Quanto sarà importante per la vostra rivalità?ALCARAZ: Ogni match contro di lui è importante. Questa è stata la prima finale Slam tra noi, e spero non l’ultima.Ogni volta che giochiamo, alziamo entrambi il livello. E credo che per i tifosi sia altrettanto speciale.Se vuoi vincere gli Slam, devi battere i migliori. E farlo in finale è ancora più bello.Non credo sia un punto di svolta definitivo. So che Jannik imparerà da questo match e tornerà più forte. E anch’io cercherò di migliorare, capire come fargli più male tatticamente.Non lo batterò per sempre, questo è sicuro. Ma continuerò a imparare e spero di giocare ancora tante finali Slam contro di lui.
    DOMANDA: Hai vinto tre finali Slam in rimonta. Ti piace la pressione di dover rincorrere?ALCARAZ: Preferisco vincere in tre set, sinceramente! (ride)Ma quando la situazione è difficile, bisogna lottare. È una finale Slam. Non è il momento di essere stanchi o di mollare. È il momento di resistere, di trovare il proprio momento e andare avanti.Credo che i veri campioni si formino proprio in queste situazioni. È ciò che i grandi hanno fatto per tutta la carriera.Cerco di sentirmi a mio agio nella pressione. E non ne ho paura.
    DOMANDA: Hai detto che non hai mai dubitato di te stesso. Ma quando eri sotto di tre match point, ci credevi davvero?ALCARAZ: Assolutamente sì. Una partita non è finita finché l’altro non vince l’ultimo punto.È vero, ero a un punto dalla sconfitta. Ma tanti giocatori sono tornati da match point sotto, anche in finali Slam.Volevo essere uno di loro.Ci ho creduto sempre, anche sotto di tre match point. Ho pensato: “Un punto alla volta”. Uno, poi un altro. Provi a salvare quel game e continui a crederci. Questo è ciò che ho fatto.
    Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Sinner: “Fa male, ma sono orgoglioso di aver fatto parte di un match così”

    Jannik Sinner – Foto Patrick Boren

    Dopo cinque ore e 26 minuti, la finale più lunga nella storia del Roland Garros ha incoronato Carlos Alcaraz, ma non ha tolto nulla alla grandezza di Jannik Sinner. L’azzurro, uscito sconfitto 4-6 6-7(5) 6-4 7-6(6) 7-6(5), si è presentato con grande dignità in conferenza stampa. A caldo, tra emozioni contrastanti e la consapevolezza di aver dato tutto, il numero 1 del mondo ha provato a fare ordine tra pensieri e delusione.“È difficile da accettare ora,” ha ammesso Sinner. “Sono comunque felice di aver espresso un grande livello. In generale sono contento del torneo, ma ovviamente questa sconfitta fa male. Ho cercato ogni giorno di migliorare, di mettermi in condizione di giocare partite così importanti. E oggi è stato un match davvero di altissimo livello.”
    Ripensando ai momenti chiave, Sinner ha raccontato il passaggio tra il quarto e il quinto set, quando era stato a un punto dal titolo. “Ero deluso, certo. Avevo match point, stavo servendo per il match. Ma sono rimasto lì, mentalmente solido Oggi le occasioni le ho avute. Ero avanti di un break nel terzo. Avanti di un break nel quarto. Ho avuto tre match point. Ho servito per il match. Sono tornato sotto. Sul 6-5 nel quinto ho avuto altre chance.Insomma, tante opportunità che non sono riuscito a sfruttare.A volte ci sono giornate così. E non puoi farci niente. Quindi sì, è stata una partita diversa.Non gli ho regalato nulla. Quando entri nel quinto set in uno Slam, cerchi sempre di resettare. Quando poi la partita finisce, è tutto diverso. Arrivano emozioni che non puoi più controllare.”
    A chi gli faceva notare un passato poco favorevole nei match maratona, Jannik ha risposto con chiarezza: “Oggi non si può paragonare ad altri match. Fisicamente stavo bene, anche se ovviamente ero stanco. Ma lo era anche Carlos. È stata una battaglia fisica e mentale. Ho avuto le mie occasioni, ma oggi è andata così. Fa parte del gioco. Ci sono sorprese in questo sport Secondo me era partito bene il terzo Poi ho preso subito questo break Ero più o anche 30-0 quel game lì Il terzo 1-0 E lì poteva già cambiare un po’ la partita Perché se va da 2-0 È forse un pochettino diverso Però sai Ora parlare con sé Se avessi tirato il dritto sul match point Non lo so quindi Boh Sai è il numero due al mondo lui È il giocatore migliore che c’è sulla terra In questo momento Ha vinto ora il quinto slam Cioè non ci sono sorprese Cioè questi giocatori ti fanno cambiare la partita Quindi non è Ha avuto tante chance quello sì Non sono riuscito a sfruttare E basta ”
    Sulle differenze con altre finali, Sinner è apparso lucido: “Oggi non pensavo nemmeno che fosse una finale. C’era solo Carlos da battere. Mi sentivo molto più pronto rispetto a Roma, il mio livello è cresciuto. Questo era il mio obiettivo principale. Peccato solo non aver sfruttato le tante occasioni avute. Ma se guardi solo la parte triste dello sport, non riesci più ad andare avanti. Io sono migliorato rispetto all’anno scorso e voglio continuare a spingere.”Il paragone con Wimbledon 2022, dove perse in rimonta da Djokovic dopo essere stato avanti due set, torna inevitabile: “È una partita diversa. Allora ero in un altro momento della mia carriera, e quando Novak alzò il livello, sentii che non avevo possibilità. Oggi invece le occasioni le ho avute: avanti di un break nel terzo, avanti di un break nel quarto, tre match point, servito per il match, e ancora chance nel quinto. A volte semplicemente non si riesce a chiudere. Succede.”Nonostante la delusione, Jannik trova forza nelle sue radici: “La mia famiglia e le persone vicine mi stanno aiutando. Mio padre oggi non era nemmeno a Parigi, stava lavorando. Non cambia nulla, siamo una famiglia semplice. Mia mamma era qui, e immagino che mio padre abbia guardato in TV, se ha finito di lavorare.”
    “Non avrei mai immaginato di arrivare fin qui. Non era nemmeno un sogno da bambino, perché sembrava troppo lontano. E oggi ho giocato la finale più lunga della storia del Roland Garros. Fa male, ma non puoi continuare a piangere. Si va avanti.”Infine, riflettendo sul valore storico della partita, Sinner non nasconde l’orgoglio: “Ogni rivalità è diversa. Ai tempi di Federer, Nadal, Djokovic, si giocava in modo diverso. Ma oggi anche noi stiamo producendo tennis spettacolare, e penso sia bello per il nostro sport. Sono felice di far parte di tutto questo. Ovviamente, sarei stato ancora più felice con il trofeo tra le mani. Ma oggi non si può cambiare nulla.”
    Da Parigi il nostro inviato Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Gaudio 2004, Djokovic 2019, Alcaraz 2025: il club dei miracoli

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz – Foto Patrick Boren

    Quello che ha fatto Carlos Alcaraz nella finale del Roland Garros 2025 è accaduto pochissime volte nella storia del tennis. Lo spagnolo ha salvato palle match (tre) nel quarto set contro Jannik Sinner, un’impresa che si è verificata soltanto in altre due occasioni nelle finali di Grand Slam, confermando la rarità assoluta di questa prestazione e inserendo il murciano in un club esclusivo di leggende del tennis.
    Il primo precedente storico risale al Roland Garros 2004, quando Gaston Gaudio salvò una palla match contro Guillermo Coria in una finale che rimase nella memoria di tutti gli appassionati di tennis. L’argentino riuscì in quell’occasione a ribaltare una situazione apparentemente disperata, conquistando il suo unico titolo del Grande Slam in una delle finali più drammatiche della storia sulla terra battuta parigina.
    Il secondo episodio è ancora più recente e altrettanto leggendario: Novak Djokovic nella storica finale di Wimbledon 2019, quando riuscì a cancellare due palle match a Roger Federer. Quella partita, durata quasi cinque ore, è considerata una delle più belle e drammatiche della storia del tennis, con il serbo che riuscì a spuntarla al super tiebreak del quinto set dopo aver evitato la sconfitta per un soffio.
    Ora Alcaraz si unisce a questo ristrettissimo gruppo di campioni capaci di compiere l’impossibile nei momenti più difficili. Salvare tre palle match in una finale di Grand Slam richiede non solo abilità tecniche straordinarie, ma anche una forza mentale fuori dal comune. La capacità di rimanere lucidi e giocare il proprio miglior tennis quando tutto sembra perduto è ciò che distingue i grandi campioni dai semplici giocatori di talento.La prestazione di Alcaraz assume un valore ancora maggiore considerando il contesto: trovarsi sotto 0-2 contro Sinner e poi nel quarto set 3-5, 0-40 e tre match point consecutivi da annullare con la battuta, con uno dei giocatori più solidi mentalmente del circuito, e riuscire comunque a ribaltare la situazione dimostra una maturità tennistica incredibile per un giocatore di 22 anni. Il fatto che sia riuscito non solo a salvare quelle palle match, ma anche a vincere l’intera partita, rende questa impresa ancora più straordinaria.
    Questa statistica colloca Alcaraz in una dimensione tennistica particolare, quella dei giocatori capaci di trasformare le sconfitte quasi certe in trionfi memorabili. La capacità di elevare il proprio livello di gioco proprio quando la pressione raggiunge il massimo è una caratteristica distintiva dei campioni destinati a lasciare un segno indelebile nella storia del tennis.Il parallelo con Gaudio e Djokovic non è casuale: entrambi questi giocatori sono riusciti a vincere finali che sembravano perse, dimostrando che nel tennis nulla è mai finito fino all’ultimo punto. Gaudio conquistò l’unico Slam della sua carriera proprio grazie a quella rimonta incredibile, mentre Djokovic aggiunse un altro capitolo leggendario alla sua già straordinaria carriera.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Rafael Pagonis e Elizaveta Anikina vincono il torneo Avvenire

    Rafael Pagonis vincitore Avvenire – Credit: Roberta Corradin

    Va in archivio l’edizione numero 58 del Trofeo Avvenire: i nuovi campioni del torneo Under 14 Super Category sono Rafael Pagonis e Elizaveta Anikina .Il viaggio, iniziato tre anni fa, partiva dallo storico torneo Under 16 Super Category, la cui tradizione era iniziata nel 1965, sempre sui campi di via Feltre, per arrivare al traguardo di oggi: Super Category Under 14 . Un salto in avanti a dispetto dell’età, verso un tennis più precoce, dove davvero, la vetrina per il tennis di domani è la categoria under 14. Anche perché ormai a 15-16 anni i tennisti iniziano a giocare i tornei professionistici. La conferma della scelta vincente è stata avere i numeri 1 del mondo under 14, proprio Rafael Pagonis e Darina Matvejeva . E guardando le teste di serie del maschile nei primi 10 c’erano i primi 12 del mondo, entrambi i draw chiudevano dentro i primi 50 del mondo. Una scelta del CEO & Founder del Gruppo Aspria Brian Morris, di Massimo Lacarbonara e della dirigenza del Club Ambrosiano in partnership con Sport Watchers. E una persona in particolare, Massimo Morelli , che è scomparso prematuramente lo scorso marzo e che era stato il direttore del torneo negli ultimi anni. Eredità portata avanti sempre da Sport Watchers e raccolta da Tommaso D’Onofrio , direttore di questa edizione.
    Femminile. La finale femminile è stata partita vera solo nel secondo set, quello vinto da Darina Matvejeva 7-5. Nel primo e nel terzo e decisivo set invece sul Centrale del Club Ambrosiano si è assistito al dominio della tennista estone, Elizaveta Anikina . Numero 4 del torneo e 11 del mondo, ha dominato il primo set 6-1, poi ha ceduto il secondo dopo essere stata in vantaggio 5-3, e infine ha di nuovo dominato il set decisivo per 6 giochi a 1: la lettone numero 1 del mondo è riuscita a rimanere aggrappata al match annullando 4 match point, ma al quinto match point è arrivato l’urlo liberatorio di Anikina. Che solleva al cielo l’iconico piatto che riporta tutti i nomi dei vincitori del singolo dal 1965.
    Maschile. Albo d’oro in cui verrà inciso anche il nome di Rafael Pagonis . Il tennista greco, favorito fin dalla vigilia visto che portava in dote il numero 1 del mondo e quindi anche del tabellone, ha sconfitto in finale l’olandese Laurens Drijver . Una sfida che è durata poco più di un’ora in cui Pagonis ha sfoderato una prestazione perfetta nel primo set lasciando a zero l’avversario. Nel secondo, sembrava potesse cambiare l’inerzia dopo il break e il vantaggio di Drijver per 2-0, ma poi il greco è tornato a dominare fino al 6-3 che ha concluso il match e l’edizione numero 58 del torneo Avvenire.Alle premiazioni era presente la Federazione Italiana Tennis e Padel, nella persona del consigliere del Comitato regionale della FITP Roberto Recalcati, il presidente del club Ambrosiano Thomas Escher, Massimo Lacarbonara per Gruppo Aspria e Tommaso D’Onofrio per la direzione torneo e Sport Watchers. Le finali (e le semifinali ieri) sono state trasmesse in diretta su SupertenniX e in Live streaming su Tennis Europe, sulla pagina Facebook del Club Ambrosiano e sul canale YouTube Sport Watchers
    Torneo del doppio. Sfuma in finale il sogno azzurro: la coppia formata da Tyson Grant e Bruno Condorelli è stata sconfitta dal duo tedesco formato da Luys Calin e Daniel Czarnecki con il punteggio di 6-1, 6-2. Nel doppio femminile trova consolazione Darina Matvejeva che conquista il titolo a coppie con l’israeliana Ofir Manhard battendo proprio Elizaveta Anikina con Sofia Tatu al termine di un testa a testa conclusa al tie break del secondo set: 7-5, 7-6 lo score finale.
    Tabelloni di consolazione . Visto l’altissimo livello dei tabelloni principali del torneo Avvenire, al primo turno il sorteggio ha messo contro dei giovani talenti e uno è stato eliminato. La formula Super Categoria ha previsto però dei Bonus draw, tradotto: tabelloni di consolazione. Dove però in parallelo è andato in scena un torneo di alto livello con i più interessanti talenti del tennis mondiale. E la finale maschile è stata un derby italiano, vinta da Giulio Bozzanga su Paolo Carroccio. Il titolo femminile è stato vinto dalla croata Korana Barisic che ha superato la ceca Beata Maresova.I numeri parlano da soli: 306 incontri disputati in una settimana, 11 campi utilizzati contemporaneamente, 19 arbitri sulla sedia, un Supervisor (dalla Lettonia Konstantin Zasjadko) e un referee italiano. Ben 212 racchette incordate in tutta la settimana, 344 tubi di palle utilizzate per un totale di 1376 palle usate . Non solo: ospitalità per tutti i giocatori ei coach delle nazionali nominati dalle Federazioni a Tennis Europe che va dagli hotel ai pasti. Una macchina organizzativa imponente al pari dei grandi tornei professionistici. Ecco perché l’Avvenire entra di diritto tra gli “Slam” del tennis giovanile mondiale, che sono solo 5, e diventano 3 se si comportano solo quelli sulla terra rossa (oltre Portogallo e Germania c’è Milano).
    RISULTATI FINALIR. Pagonis (GRE) b. L. Driver (NED) 6-0, 6-3E. Anikina (EST) b. D. Matvejeva (LAT) 6-1, 5-7, 6-1
    L. Calin/D. Czarnecki b. Condorelli/T. Concedere 6-1, 6-2D. Matvejeva/O. Manhard b. E. Anikina/S. Tatu 7-5, 7-6(6) LEGGI TUTTO

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    Potito Starace vince la prima edizione dell’ATV Legends Open; Averni pronto ad ospitare l’evento anche nel 2026

    I giocatori della prima edizione dell’ATV Legends Open

    Potito Starace è il vincitore della prima edizione dell’ATV Legends Open. L’ex numero 27 ATP ha sconfitto in finale Paolo Lorenzi per 6-4, divenendo il primo storico campione del torneo-esibizione organizzato da Sport Club, patrocinato dall’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, dalla Città Metropolitana di Roma Capitale e dalla Federazione Italiana Tennis e Padel. Nel corso della cerimonia di premiazione sul Campo Centrale del Circolo Antico Tiro a Volo, teatro di tutto l’evento, è stata annunciata la seconda edizione della kermesse che si terrà a giugno del 2026.
    La commozione di Starace – C’è stato un momento, durante la finale della prima edizione dell’ATV Legends Open, in cui il tempo sembrava essere fermato. Tutto identico a qualche anno fa, quando Potito Starace e Paolo Lorenzi combattevano tra circuito Challenger ed ATP. Vorrei ringraziare innanzitutto il Circolo Antico Tiro a Volo per l’ospitalità, il presidente Giorgio Averni, il Consigliere allo Sport Giuseppe Centro e tutti i soci che ci hanno fatto sentire a casa sin dal primo giorno, dalla Cena di Gala che ha dato il via a questo straordinario evento – ha detto un commosso Starace, ex numero 27 del mondo –. Siamo stati davvero bene, soprattutto è stato bello ritrovarci in campo dopo tanto tempo. È stato fantastico poter condividere questi giorni con quelli che sono prima di tutto degli amici, con cui abbiamo condiviso momenti indimenticabili”. Il vincitore di 11 trofei del circuito cadetto ha inoltre ricevuto un premio da Claudio Di Benedetto, responsabile delle flotte di Audi L’Automobile Roma, per il noleggio a lungo termine di una macchina: “Sono davvero emozionato, perché con Lorenzi ieri abbiamo giocato il doppio; l’ultima volta che era accaduto si trattava di una finale di un torneo ATP vinto insieme. Lui oggi è il direttore degli Internazionali BNL d’Italia, mentre io lavoro al Foro Italico. Con Giorgio Galimberti abbiamo giocato insieme in Coppa Davis, mentre con Daniele Bracciali abbiamo fatto semifinale al Roland Garros Voglio ringraziare tutti per questa iniziativa incredibile e speriamo di rivederci il prossimo anno”.
    Il supporto di Villa Claudia al torneo – Tra gli sponsor della manifestazione è stato fondamentale l’aiuto del partner medico Villa Claudia. “Il nostro gruppo è sempre al fianco dello sport perché è fondamentale per il benessere fisico e mentale – ha detto Laura Melis, direttrice generale dell’azienda –. Il nostro impegno è volto a incentivare uno stile di vita sano e attivo. Durante l’evento abbiamo messo a disposizione dei soci e di tutti i partecipanti i nostri professionisti, che prontamente sono intervenuti nel corso delle gare per risolvere qualche piccolo infortunio”.
    Luca D’Agostino guarda al futuro: “Il progetto crescerà” – Tra i principali organizzatori dell’ATV Legends Open c’è Luca D’Agostino, il quale ha creduto fortemente nel progetto insieme a Tommaso Poliandri e al direttore dello Sport Club, Luigi Capasso: “Questa è un’idea che nasce dalla grande passione nell’organizzare eventi e soprattutto dall’amore per il tennis. Con Tommaso e Luigi ci siamo confrontati e abbiamo detto ‘proviamoci’. La prima persona che abbiamo coinvolto nel progetto è stata Vincenzo Santopadre, il quale ha risposto con grandissimo entusiasmo e ha contagiato tutti noi. Man mano i giocatori si sono aggiunti al torneo, che è diventato realtà in poco tempo, e la risposta è stata assolutamente positiva. L’obiettivo è quello di far crescere il progetto, questo è solo l’inizio e siamo contenti per come è andato. LEGGI TUTTO

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    Djokovic inquieta: “Se non vinco uno Slam in due anni, mi chiederò se vale la pena continuare”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    Continuano a emergere dichiarazioni inquietanti da parte di Novak Djokovic dopo la sua sconfitta contro Sinner al Roland Garros 2025. In dichiarazioni riportate dal media serbo Sportklub, la leggenda del tennis ha risposto alle insistenti domande dei giornalisti su un possibile ritiro a breve termine con parole di un certo peso.
    “Se non vinco un titolo di Grand Slam in un anno e mezzo o due, mi chiederò se vale la pena continuare a competere”, ha dichiarato il serbo, lasciando trasparire per la prima volta dubbi concreti sul suo futuro nel circuito. Queste parole rappresentano un segnale d’allarme per tutti gli appassionati di tennis, che potrebbero dover fare i conti con l’addio di uno dei più grandi campioni della storia.
    Le dichiarazioni assumono un peso ancora maggiore considerando che Djokovic non vince un Grande Slam dall’US Open 2023, un digiuno che per i suoi standard rappresenta un’eternità. Il serbo, abituato a dominare sui palcoscenici più prestigiosi del tennis mondiale, sembra aver posto un ultimatum a sé stesso che potrebbe determinare il suo futuro nello sport.Tuttavia, c’è un elemento che potrebbe attenuare questa sete di vittorie: il titolo olimpico conquistato lo scorso anno. L’oro di Parigi 2024 rappresentava l’ultimo tassello mancante nella straordinaria carriera di Djokovic, un obiettivo che aveva inseguito per tutta la vita e che potrebbe concedergli qualche respiro in più prima di prendere una decisione drastica sul suo futuro.
    Il digiuno di Slam che sta attraversando Djokovic non è solo una questione statistica, ma tocca l’essenza stessa di ciò che lo ha sempre motivato. Il serbo ha costruito la sua leggenda proprio sulla capacità di vincere i tornei più importanti, e trovarsi in questa situazione di “astinenza” da vittorie nei Major rappresenta una sfida psicologica enorme per un campione del suo calibro.Le parole del serbo arrivano in un momento in cui il tennis sta vivendo un evidente cambio generazionale. L’ascesa di Sinner e Alcaraz, la crescita di altri giovani talenti e il naturale scorrere del tempo stanno ridisegnando gli equilibri del circuito. Djokovic, a 38 anni, si trova a dover fare i conti con una realtà che sta cambiando rapidamente.
    La scadenza di “un anno e mezzo o due” fissata da Djokovic porta direttamente verso le Olimpiadi di Los Angeles 2028, un orizzonte temporale che potrebbe rappresentare il suo ultimo grande obiettivo. Tuttavia, le sue dichiarazioni sembrano indicare che la priorità rimane sui Grand Slam, i tornei che hanno sempre rappresentato il metro di giudizio della sua grandezza.Il fatto che queste dichiarazioni siano arrivate subito dopo la sconfitta contro Sinner non è casuale. Il confronto diretto con il numero uno del mondo ha probabilmente fatto riflettere Djokovic sulla distanza che si sta creando tra lui e i nuovi dominatori del circuito. La sensazione di non essere più competitivo ai massimi livelli potrebbe aver accelerato questi pensieri.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO