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    Piatti parla di Sinner: “La rottura con Jannik? Ero rigoroso, a volte rigido, e a un certo punto è stato troppo da reggere. Per il dopo Cahill vedo bene Moya”

    Riccardo Piatti con Jannik Sinner

    Il nome di Riccardo Piatti resterà per sempre legato a quello di Jannik Sinner. L’attuale n.1 del mondo nel febbraio del 2022 scelse – con una decisione allora sorprendente – di interrompere la collaborazione con il coach che l’aveva raccolto bambino a soli 13 anni e portato a diventare prima uomo e poi grande tennista, lavorando in modo eccezionale su fisico e tecnica di gioco. Il dibattito su quel che ne sarebbe stato del tennis e successi di Sinner restando a fianco del suo mentore non avrà mai fine, ma è indubbio che la mano, cultura del lavoro, tecnica di gioco e mentalità del nostro campione è stata forgiata in modo indelebile dagli insegnamenti e anni trascorsi insieme a Riccardo, cosa questa che lo stesso Jannik riconosce. Chi vi scrive restò sorpreso e dubbioso da quella scelta, affermai che si assumeva un enorme rischio; ma allo stesso tempo il volersi costruire un team su misura decidendo in prima persona il proprio futuro era un segnale clamorosamente importante. Il tennista è un atleta solo in campo: la forza di assumersi la totale responsabilità della direzione da prendere e l’impegno per risolvere problemi in campo e fuori, prendendo le redini dalla propria carriera, indicava una voglia totale di autodeterminazione, quella ti porta sicurezza nel gioco e forza mentale. Si chiama maturità, autostima, coscienza di se stessi. Oggi, dopo tre anni, possiamo dire che la scelta di Sinner è stata assolutamente vincente: sulla base solidissima costruita con Piatti, ha costruito un grattacielo ardito e bellissimo, arrivando a toccare il cielo con un dito. Piatti resterà un passaggio decisivo nella costruzione del nostro n.1, e per questo un parere di Riccardo è sempre importante e gradito. Il Corriere della Sera ha intervistato il coach lombardo nella sua Bordighera, dove sta continuando ad insegnare tennis a molti giovani promettenti. Riportiamo i passaggi più significativi dell’intervista, nella quale si ripercorre anche il momento della rottura nel 2022 e si guarda al prossimo futuro tra il rientro in campo a Roma e la scelta del dopo Cahill, per la quale Riccardo ha un nome ben preciso.

    “Ho smesso di vivere la vita degli altri” racconta Riccardo al Corriere. “52 settimane all’anno in trasferta, la famiglia che ruota intorno alle esigenze del giocatore: Gasquet, Ljubicic, Raonic, Djokovic, Sinner. Quando ho finito con Jannik ammetto di aver avuto qualche mese di stordimento, poi sono andato verso quello che piace a me: insegnare tennis. Il Piatti Center non è un supermarket: qui si fa un processo di crescita. L’ho fatto anch’io. È stato un clic mentale, sono cambiate le priorità ma il tennis rimane in cima ai miei pensieri. Ora inseguo i sogni dei ragazzini”.
    Le settimane di tennis senza Jannik hanno visto i suoi principali rivali deludere invece di approfittare della chance per avvicinarlo nel ranking, e nuovi talenti – molto giovani – hanno spiccato il volo, come Mensik e Draper. Così la vede Piatti: “Vedo un momento di passaggio. In vetta c’è un Sinner molto cresciuto. Alcaraz insegue, ma non crocifiggetelo: ha già quattro Slam, è solo del 2003, si sta costruendo vita e carriera. Arriverà anche la maturità. C’è un cambio generazionale in atto. Joao Fonseca, a 18 anni, ha giocato solo 33 match ATP. Io a Jannik dicevo che ne doveva fare 150 prima di poter aspirare al salto di qualità. Lui aveva fretta: al 139° è diventato n.9 del mondo. Diamo tempo a Fonseca, riparliamone quando arriva a quota 80 partite. Mensik ne ha giocate 69, e ha già vinto a Miami. Lo trovo interessante però anche nel suo caso risentiamoci tra 60/70 match. Non conosco la motivazione di questi talenti, conoscevo bene quella di Jannik: mi ricordava molto Novak Djokovic. Un’arroganza agonistica rasente alla cattiveria“.
    Non sono molti i contatti di Riccardo e Jannik: “Lo sento di rado. Però l’8 novembre mi ha mandato gli auguri di compleanno. Eravamo alla vigilia delle ATP Finals. Divertiti e facci divertire, gli ho scritto. Andrà bene, ha risposto. Sapeva già tutto. Sapeva che avrebbe vinto”.
    Ecco il passaggio forse più interessante dell’intervista. Piatti ripercorre quei giorni del gennaio 2022, quando si è consumata la rottura clamorosa con Jannik dopo il ritorno dall’Australia. “Tutti ricordano il match con Daniel, a Melbourne, nel gennaio 2022, quando ha detto: stai calmo, cazzo. Ce l’aveva con me per cose di campo, era già successo altre volte: è normale dinamica tra coach e giocatore. Non è quello il problema. Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato. Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Ljubicic mi rimprovera che gli dicevo: decidi pure tu, Ivan, ma poi fai come dico io. Per Jannik questo rigore, a un certo punto, è stato troppo da reggere. Se rifarei tutto? Sì. Era l’unico modo per arrivare in alto. Dovevo dire di no, dare regole. L’ho preso a 13 anni, se n’è andato a 20. In quel momento, sentivo di dover fare così. Come oggi con Dhamne: un giorno mi manderà anche lui a quel paese. Ci sta. Ivan invece era differente: all’inizio gli vietai di portare la moglie agli Slam, lui non batté ciglio. Ognuno è diverso. Certo il rigore può diventare un difetto, a volte esagero. So essere duro“.
    Se fosse rimasto a guidare Sinner, molto probabilmente Piatti avrebbe vinto quel titolo Slam che gli è sempre mancato… “È un’idea che avevo in testa, ma non credo di valere meno come coach perché non l’ho ancora vinto. E comunque in Jannik e nei suoi tre titoli Slam, senza nulla togliere al suo team, rivedo molto del lavoro che abbiamo fatto insieme a Dalibor Sirola, Andrea Volpini e Claudio Zimaglia. Fondamentale, per me, fu allenare Djokovic ma non ebbi il coraggio di abbandonare Ljubicic per andare a tempo pieno dietro a Novak”.
    Chiedono a Riccardo chi vedrebbe bene al posto di Cahill: “Carlos Moya, che avevo già preso in considerazione. È stato numero 1, conosce il circuito. Umanamente è un’ottima persona, come Darren. Renzo Furlan, ora che ha smesso con Paolini, è libero. Ljubicic è molto valido. Oppure Becker, che avevamo contattato; però lavorare con Boris è più complicato. I nomi sono questi”.
    Secondo Piatti lo stop di tre mesi non avrà un forte impatto sul gioco del n.1, che vede pronto a vincere appena rientrerà: “Sarà subito forte. Io credo davvero che quest’anno possa fare il Grande Slam. La sospensione gli ha allungato la vita: arriverà a fine stagione fresco. Si gioca troppo, mentalmente non ci si ferma mai. Lui tornerà carico e motivato. Lo è sempre stato. In pandemia molti ne approfittavano per non allenarsi, Gasquet nello stop per doping ha preso otto chili, Jannik non ha perso un giorno. Sa perfettamente dove vuole andare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    I top player si ribellano: lettera congiunta agli Slam per chiedere un aumento dei montepremi

    I top player si ribellano: lettera congiunta agli Slam per chiedere un aumento dei montepremi

    La tensione tra i giocatori di tennis e le istituzioni che governano questo sport continua a salire. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese L’Équipe, i rappresentanti delle top 20 mondiali ATP e WTA hanno firmato e inviato una lettera congiunta ai quattro tornei del Grande Slam, chiedendo un aumento sostanziale dei montepremi.Questa iniziativa arriva a meno di due settimane dalle azioni legali intraprese dalla PTPA (Professional Tennis Players Association) contro ATP, WTA, ITF e ITIA, segnando un’ulteriore escalation nella battaglia tra giocatori e vertici del tennis mondiale.
    I giocatori chiedono una maggiore equitàLa lettera, firmata dai migliori venti tennisti e tenniste del mondo, richiede essenzialmente una più equa ripartizione dei profitti generati dai quattro pilastri del circuito a beneficio degli attori principali: i giocatori, senza i quali lo spettacolo non avrebbe luogo.I firmatari motivano la loro richiesta anche facendo un confronto con altri sport di alto livello, come la NBA, dove i giocatori hanno la garanzia di ricevere il 50% dei ricavi generati dalla lega durante una stagione. A titolo di esempio, il montepremi complessivo del Roland Garros lo scorso anno era di 53,478 milioni di euro, ovvero poco meno del 16% dei ricavi del torneo, stimati in 338 milioni di euro al termine dell’edizione 2024.
    Un aumento già significativo, ma non abbastanzaSotto la pressione dei giocatori, la griglia dei montepremi aveva già conosciuto un’inflazione significativa nel 2022. L’assegno assegnato ai vincitori dei singolari maschili e femminili era aumentato del 54%, quello dei semifinalisti del 60%, mentre i vincitori del primo turno avevano ricevuto il 40% in più rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno, il montepremi del Roland Garros era ancora in aumento (+7,82%), con 2,4 milioni di euro versati ai vincitori dei singolari, quasi quattro volte di più rispetto al 2000.Complessivamente, i montepremi versati ai giocatori e alle giocatrici nei quattro tornei del Grande Slam hanno raggiunto 254 milioni di dollari lo scorso anno, contro i 231 del 2023. Va ricordato che durante le tre settimane di un Grande Slam, non meno di 700 giocatori scendono in campo.
    Una crescita dei ricavi non proporzionalmente condivisaNonostante questa crescita incessante, i giocatori ritengono che la loro parte della torta non sia sufficientemente indicizzata sui profitti realizzati dai Grandi Slam, che hanno accumulato un’audience di oltre 2 miliardi di persone in più di 200 paesi nel 2024, con un pubblico presente negli stadi che ha raggiunto un totale di 3.360.000 spettatori, in aumento del 10% rispetto al 2023.
    Non c’è dubbio che la lettera di rivendicazioni, firmata dai migliori giocatori del mondo e dai loro rappresentanti, poiché il board dell’ATP si è associato a questa iniziativa, rischia di far storcere il naso agli organizzatori dei quattro Major. La pubblicazione del montepremi del prossimo torneo di Roland Garros, generalmente programmata un mese prima del primo colpo di racchetta del torneo, sarà sicuramente attesa con impazienza dai firmatari della lettera.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Panatta e un curioso elogio a Sinner: “Forse è troppo perfetto”

    Adriano Panatta ultimo italiano vincitore a Parigi (1976)

    La leggenda del tennis italiano Adriano Panatta ha analizzato la situazione attuale di Jannik Sinner, che si appresta a tornare in campo dopo tre mesi di pausa forzata. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Panatta non ha risparmiato elogi per il giovane talento di San Candido, sottolineando come questo periodo di stop, dovuto alla sanzione della WADA per un controverso caso di doping, potrebbe essere stato un’opportunità preziosa per migliorare ulteriormente il suo gioco, specialmente sulla terra rossa.
    “Jannik è pronto per Roma, un po’ di riposo fa sempre bene. Sono convinto che abbia sfruttato questi mesi per lavorare moltissimo, migliorando soprattutto il suo gioco sulla terra battuta. Mi riferiscono che non abbia mai perso la condizione fisica, anzi, la sua preparazione atletica è migliore di prima”, ha dichiarato Panatta, dimostrando grande fiducia nelle possibilità di Sinner di brillare già al Masters 1000 di Roma 2025.
    L’ex campione italiano ha voluto sottolineare quanto sia ottimista riguardo al futuro del suo connazionale, definendolo maturo e pronto a conquistare i grandi tornei del circuito: “Prima o poi vincerà anche questi tornei importanti su terra come Roma o Roland Garros. Se non dovesse accadere quest’anno, succederà sicuramente il prossimo. Ha tutte le qualità e la maturità necessarie per farlo”.
    Panatta si è inoltre soffermato sul controverso accordo di Sinner con la WADA, definendolo “molto intelligente e maturo”: “Jannik non ha niente a che vedere con la sanzione, ha fatto bene a firmare quel tipo di accordo. Non ci si può mai fidare completamente della WADA, meglio proteggersi. È un esempio per tutti gli sportivi per il suo comportamento esemplare. Anzi, forse è addirittura troppo perfetto”.
    Un commento ironico e pungente, che conferma la grande stima della leggenda del tennis azzurro verso Jannik Sinner. Il ritorno in campo del giovane altoatesino, previsto per l’ATP di Roma tra un mese, è atteso con grande entusiasmo dai tifosi italiani, desiderosi di rivedere il loro numero uno in azione e, chissà, di festeggiare insieme a lui nuovi prestigiosi traguardi.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Bernet sulle orme di Federer: un altro svizzero al vertice del tennis junior

    Henry Bernet classe 2007 nella foto – Foto Getty Images

    I parallelismi tra Henry Bernet, una delle grandi promesse del tennis mondiale, e la leggenda Roger Federer sono davvero impressionanti. Il giovane svizzero, fresco campione junior degli Australian Open 2025, sta vivendo una stagione straordinaria coronata da un nuovo importante traguardo nella sua carriera: è diventato il numero 1 del mondo nella categoria junior.
    Questa impresa assume contorni ancora più suggestivi se si considera che anche il suo illustre connazionale occupò la stessa posizione esattamente 27 anni fa. Una coincidenza che fa sognare gli appassionati svizzeri e che alimenta le speranze di vedere nascere un degno erede del maestro di Basilea.Bernet sta mostrando un talento cristallino che gli ha permesso di dominare la categoria giovanile, proprio come fece Federer prima di spiccare il volo nel tennis professionistico. Il successo a Melbourne è stato solo la conferma più evidente di un percorso che lo sta portando a imporsi come uno dei prospetti più interessanti del panorama tennistico mondiale.
    La Svizzera, paese che ha già dato al tennis campioni del calibro di Federer e Stan Wawrinka, guarda con grande interesse alla crescita di questo giovane talento, nella speranza che possa raccogliere l’eredità dei suoi predecessori e riportare il tennis elvetico ai vertici del ranking mondiale nei prossimi anni.
    Naturalmente, la strada per emulare i successi di Federer è ancora lunga e irta di ostacoli. La storia del tennis ci insegna che non sempre chi raggiunge il numero 1 del mondo junior riesce poi a trasferire quel dominio nel circuito professionistico. Numerosi sono i casi di giovani promesse che, nonostante l’eccellenza mostrata nelle categorie giovanili, hanno faticato a imporsi tra i “grandi” per vari motivi, dalle pressioni mentali ai limiti tecnici emersi ad alti livelli, fino ai problemi fisici.Detto questo, la base di partenza di Bernet appare solida e il percorso tracciato sembra seguire coordinate sorprendentemente simili a quelle del 20 volte campione Slam. Sarà fondamentale per lui la gestione della transizione dal tennis junior a quello professionistico, fase delicata che ha segnato la carriera di molti talenti.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Marin Cilic trionfa a Girona e stabilisce un record storico nei Challenger

    Marin Cilic nella foto – Foto Getty Images

    A 36 anni, Marin Cilic dimostra che la classe non ha età. Il tennista croato si è laureato ieri campione dell’ATP Challenger Girona 2025, confermando che il suo tennis è ancora all’altezza delle sfide agonistiche nonostante non sia più nel fiore degli anni.
    L’ex campione Slam sta cercando sensazioni positive, vittorie e punti preziosi per migliorare la propria posizione nel ranking prima dell’inizio del cuore della stagione sulla terra battuta. La sua settimana in Catalogna ha dimostrato che il suo tennis risponde ancora bene alle esigenze della competizione.Ma il significato di questo successo va ben oltre la semplice conquista di un trofeo. Con questa vittoria, Cilic è entrato nella storia diventando il giocatore con il maggior intervallo di tempo tra il primo e l’ultimo titolo Challenger vinto, frantumando il precedente record e portandolo all’incredibile cifra di 17 anni e 10 mesi.
    La sua prima corona in questa categoria risale infatti al lontano 2007, quando trionfò a Rijeka, nella sua Croazia. Ora, già veterano del circuito, è tornato a vincere in questa categoria di tornei, completando un cerchio perfetto nella sua carriera.Il successo a Girona potrebbe rappresentare un importante trampolino di lancio per Cilic in vista dei prossimi impegni sulla terra rossa, superficie su cui in passato ha saputo esprimere un ottimo tennis.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner si dedica al ciclismo durante la sua pausa dal tennis

    Jannik Sinner nella foto

    Durante la sua assenza di tre mesi dal circuito tennistico, Jannik Sinner sta alternando gli allenamenti su terra battuta con attività di svago per ricaricare le energie fisiche e mentali.
    Il campione italiano e mondiale, dopo aver trascorso alcuni giorni sugli sci – una delle sue passioni di sempre – ha deciso di provare un nuovo sport: il ciclismo. Sinner si è unito a un gruppo di amici per alcune uscite in bicicletta e, secondo quanto riportato, sembra essere entusiasta di questa nuova attività.Questa combinazione di allenamenti specifici su terra battuta e momenti di svago rappresenta la strategia scelta dal team di Sinner per ottimizzare il suo recupero durante questo periodo lontano dalle competizioni ufficiali.Nonostante l’assenza dai tornei, il tennista altoatesino non sta certamente rimanendo con le mani in mano. Gli allenamenti su terra battuta continuano a ritmo serrato, in vista del suo ritorno in campo previsto tra 40 giorni.La scelta di alternare la preparazione tennistica con attività diverse come lo sci e ora il ciclismo sembra essere parte di un piano ben preciso per mantenere la forma fisica generale senza sovraccaricare le articolazioni con il solo tennis.

    New activity unlocked ‍♂️✅️
    Forza
    Via Giulio Ciccione IG https://t.co/z1znyeDBaH pic.twitter.com/BEsnvZd9lX
    — Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) March 29, 2025

    Queste attività alternative non solo contribuiscono al benessere fisico di Sinner, ma rappresentano anche un’importante valvola di sfogo mentale, permettendogli di staccare la mente dalla pressione del tennis professionistico e tornare in campo con rinnovata energia e motivazione.Il ciclismo, in particolare, è uno sport che molti tennisti scelgono come complementare, grazie ai benefici che offre in termini di resistenza cardiovascolare senza l’impatto traumatico tipico della corsa.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic e Dimitrov fanno la cronaca: la semifinale più “esperta” di un Masters 1000

    Novak Djokovic classe 1987 e Grigor Dimitrov clase 1991 – Foto getty

    Quando Novak Djokovic (37 anni) e Grigor Dimitrov (33 anni) scenderanno in campo questo pomeriggio all’Hard Rock Stadium per la prima semifinale maschile del Miami Open 2025, entreranno negli annali del tennis.Sommando l’età dei due contendenti, assisteremo alla semifinale di Masters 1000 più “anziana” da quando questa categoria di tornei è stata istituita nel 1990. Una semifinale che segna un primato indipendentemente da chi avanzerà alla finale di domenica.
    Il serbo, detentore di numerosi record nel circuito ATP, domina nettamente il confronto diretto con 12 vittorie a 1 nei precedenti incontri con il bulgaro. Nonostante questo dato possa suggerire un esito scontato, la partita si preannuncia comunque come un capitolo significativo nei registri dei tornei Masters 1000.
    Solo uno dei due veterani avrà l’opportunità di giocarsi il titolo nella finale di domenica, ma entrambi possono già celebrare questo traguardo importante che dimostra come l’esperienza e la longevità stiano diventando fattori sempre più rilevanti nel tennis contemporaneo.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Moutet si cancella da Bucarest, “Non mi sento mentalmente pronto dopo l’incidente di Miami”

    Corentin Moutet discute nel corso del match vs. Tabilo

    Corentin Moutet ha deciso di cancellarsi dal torneo ATP 250 di Bucarest, previsto per la prossima settimana, poiché ancora afflitto da quanto accaduto a Miami. Il francese è stato protagonista di uno scontro con il pubblico e quindi con il supervisor del torneo della Florida poiché si riteneva danneggiato da continui insulti e provocazioni ricevuti da una fetta di spettatori, tutto questo nel corso del match contro il cileno Tabilo.
    “Sfortunatamente ho deciso di cancellarmi dal torneo di Bucarest. Non mi sento mentalmente pronto dopo l’incidente di Miami. Grazie per la vostra comprensione, e non vedo l’ora di tornare ancora più forte”, si legge nel messaggio diffuso dal francese via social.

    Unfortunately, I have decided to withdraw from the Bucharest tournamentI don’t feel ready mentally yet after Miami incident.Thank you for your understanding, and I look forward to coming back stronger
    — Corentin Moutet (@moutet99) March 27, 2025

    Questo l’episodio di Miami che Corentin chiama “incidente”: sul punteggio di 5-3 40-30 nel secondo set, Moutet ha avuto un acceso scambio con alcuni spettatori, uno in particolare, rifiutandosi di continuare il gioco. Nonostante l’invito del giudice di sedia a riprendere, Moutet ha risposto con una parolaccia subendo un punto di penalità. La discussione è andata avanti e Moutet è stato quindi sanzionato con un un game di penalità.
    “Ho avuto contro il pubblico fin dai primi punti. Hanno fatto di proposito rumore quando ero al servizio tra la prima e la seconda palla, ho sentito fischi e insulti, mi hanno provocato di continuo. Chi ha visto la partita può confermare che non ho mai reagito per un’ora e mezza, ma più il match andava avanti più l’atmosfera diventava aggressiva” ha poi raccontato sui social Moutet.

    Drama in Miami #MiamiOpen pic.twitter.com/AhXu2E3kGY
    — Tennis TV (@TennisTV) March 21, 2025
    “Dopo due ore di gioco, senza alcun intervento dell’arbitro per placare il pubblico, ho reagito alzando le braccia tre volte per incitare gli spettatori a fare ancora più baccano. Allora uno spettatore mi ha fatto il dito medio e ho ritenuto che ciò superasse i limiti di quello che un atleta deve accettare durante una partita. Per questo ho chiesto all’arbitro di far uscire quella persona prima di riprendere a giocare. L’arbitro invece mi ha ordinato di riprendere il gioco rifiutandosi di intervenire. Ho allora chiesto di parlare con il supervisor e ho detto al giudice di sedia che non avrei ripreso finché quella persona fosse rimasta tra i pubblico. Il risultato? Ha deciso di penalizzarmi e di farmi perdere il set”.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO