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    La conferenza stampa di Aryna Sabalenka: “Si, fa male. Fa davvero male”

    Aryna Sabalenka nella foto – Foto Patrick Boren

    D: Aryna, ovviamente non è il risultato che chiunque avrebbe voluto oggi, ma guardando alle ultime due settimane, quanto sei orgogliosa di te stessa per aver raggiunto la finale?
    ARYNA SABALENKA: Sì, devo dire che in queste due settimane ho giocato partite davvero dure, contro avversarie incredibili. Ho sicuramente giocato a un livello migliore rispetto a quello espresso in finale. Onestamente, è stato il peggior tennis che io abbia giocato negli ultimi… non so neanche da quanti mesi.Le condizioni erano terribili, e lei è semplicemente stata più brava di me in queste condizioni. Credo sia stata la peggior finale che io abbia mai giocato.
    D: Mi chiedevo come mai, secondo te, non sei riuscita a gestire le condizioni mentre lei ci è riuscita meglio?
    SABALENKA: A volte succede, sai? Ti svegli e non ti senti al meglio, e l’altra va per tutto e le riesce, mentre a te non riesce nulla.Ho fatto davvero tanta fatica, ho provato in tutti i modi a trovare una soluzione per giocare in queste condizioni, ma oggi, evidentemente, non era giornata.
    D: Secondo te quanto di questa sconfitta dipende solo da te, da come hai giocato? Oppure è stata lei a metterti in difficoltà? E in che modo lo ha fatto?
    SABALENKA: Correndo e giocando palle altissime col telaio (ride, ndr). Si muoveva molto bene.In queste condizioni difficili, non sono riuscita a variare come avrei voluto. Era complicato, in queste condizioni, fare le cose che so di dover fare contro di lei per vincere – come a Madrid, ad esempio.Oggi, a tratti, sembrava che colpisse col telaio e la palla, per magia, finiva dentro. E ti trovavi subito sulla difensiva.Sembrava uno scherzo, onestamente. Come se qualcuno dall’alto si stesse divertendo a guardare se ce l’avrei fatta.E oggi non ce l’ho fatta. Spero davvero che la prossima volta che giochiamo – se ci saranno le stesse condizioni – io riesca a giocare con più intelligenza, senza forzare troppo e restando più lì, a lottare.
    D: Sei molto severa con te stessa, ma pensi che ci sia stato un momento chiave nel primo set? Perché eri partita benissimo, conducevi 4-1. Cosa è successo da lì in poi? È migliorata Coco o sono peggiorate le condizioni?
    SABALENKA: Sì, credo che il vento sia aumentato. E anche io sono diventata troppo emotiva.Penso che oggi non mi sia gestita bene mentalmente, onestamente.Tutto lì. Ho iniziato a commettere errori gratuiti. Dovrei controllare le statistiche, ma penso che abbia vinto non perché abbia giocato in modo incredibile, ma perché io ho fatto un sacco di errori – da palle che da fuori sembravano facili.
    D: Nella tua carriera hai già affrontato momenti difficili e sconfitte dure, che poi ti hanno portato al successo. Cosa porterai via da questa sconfitta per migliorare?
    SABALENKA: È un’altra finale Slam persa contro Coco.Un’altra prestazione terribile da parte mia in una finale contro di lei.Devo fare un passo indietro, guardare la situazione con lucidità e cercare di imparare la lezione, finalmente.Perché non posso continuare ad affrontarla nelle finali Slam e giocare un tennis così brutto, regalando – non dico facilmente – ma sì, emotivamente parlando, quasi…
    D: Ovviamente tra poco ci sarà un altro Slam. Questo forse aiuta un po’ a dimenticare. Ma quando hai una delusione così, ti riguardi il match o preferisci dimenticarlo del tutto?
    SABALENKA: No, no. Ho già prenotato un volo per Mykonos.Alcol, zuccheri.Ho bisogno di qualche giorno per dimenticare completamente questo mondo folle e questa follia – se potessi dire una parolaccia, lo farei – che è successa oggi.Penso che tutti capiscano. Sto solo cercando di essere educata in questo momento, ma non ci sono altre parole per descrivere ciò che è successo oggi in campo.Quindi sì: tequila, orsetti gommosi e, non so, qualche nuotata, fare la turista per qualche giorno (sorride).
    D: Quanto paragoni questa sconfitta a quella subita agli Australian Open a gennaio? Pensi siano confrontabili o due partite del tutto diverse?
    SABALENKA: Per certi versi, vedo delle somiglianze.Lì il livello è stato molto più alto nel terzo set contro Keys, lei ha semplicemente tirato dei colpi pazzi e le sono entrati. Mi ha sovrastato negli ultimi giochi.Oggi invece lei ha solo messo una palla in più dall’altra parte.Sì, devo davvero fare un passo indietro e imparare qualcosa, perché non posso continuare a commettere sempre lo stesso errore.
    D: Ci spieghi meglio cosa rendevano queste condizioni così difficili? Il vento? Il freddo? O un mix?
    SABALENKA: Era quasi divertente, perché il vento andava fortissimo, come dire… dritto, diretto.A volte sembrava calmarsi, ma durante lo scambio partiva all’improvviso e la palla volava via all’improvviso. E io arrivavo sempre in ritardo.Più la terra battuta, più qualche rimbalzo strano…Forse avrei dovuto arretrare tantissimo e iniziare a palleggiare più in sicurezza, magari quello mi avrebbe aiutata.Ma non ero nelle condizioni mentali giuste per pensare in modo intelligente.
    D: Il tennis è uno sport durissimo. Anche quando vinci, perdi quasi metà dei punti. Vorresti migliorare nell’essere più gentile con te stessa o nell’accettare l’imperfezione? È qualcosa su cui stai lavorando?
    SABALENKA: Negli ultimi anni ci sono riuscita abbastanza bene.Solo che a volte, sai, torni in quelle vecchie abitudini.E succede. Penso che ancora una volta bisogna fare un passo indietro, imparare, e tornare là fuori a fare meglio.Ma adesso, onestamente, non riesco a essere indulgente con me stessa, perché davvero, ragazzi, è stata la peggior partita che ho giocato negli ultimi mesi.È una barzelletta. Non posso più permettermelo in finale.Se fosse stato un ottavo o un quarto, non mi sarebbe importato tanto.Ma una finale Slam… è diverso. Non va bene.
    D: È più dura perché era la finale di uno Slam? Perché questi eventi sono più grandi di tutti gli altri?
    SABALENKA: Sì, fa male.Soprattutto perché ho giocato un gran tennis tutta la settimana. Ho battuto avversarie toste, anche una campionessa olimpica, Iga…E poi esci e giochi malissimo.Cioè, penso che se l’altro giorno avesse vinto Iga contro di me, oggi sarebbe andata in campo e avrebbe vinto lei.Sì, fa male. Fa davvero male.Ho giocato davvero bene, e poi nell’ultima partita scendo in campo e gioco così…Fa male.Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Eurosport: Gli ascolti di Sinner-Djokovic e Musetti-Alcaraz

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Patrick Boren

    RECORD per la semifinale del ROLAND GARROS “SINNER vs DJOKOVIC”:Amr: 1.317.000 , miglior risultato di sempre per un match Roland Garros e per una semifinale Grand Slam su EurosportShr sul pubblico totale : 7,9%, #3 canale nazionale durante la messa in onda (dopo Rai 1 e Canale 5)Retribuzione Shr: 33,7 % #1 canale pay durante la messa in ondaPicco d’ascolto : 1.723.000 amr
    La semifinale “MUSETTI vs ALCARAZ” raggiunge :Amr: 839.000Shr sul pubblico totale : 9,9%, #3 canale nazionale durante la messa in onda (dopo Rai 1 e Canale 5)Retribuzione Shr: 42,1 % #1 canale retribuzione durante la messa in ondaPicco d’ascolto : 995.000 amr
    Eurosport 1 segna la miglior giornata di sempre con: 4,2% di share sul pubblico totale ( #7 canale nazionale nelle 24 ore ) e 19,9% di share pay tv ( #1 canale pay nelle 24 ore ). LEGGI TUTTO

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    Roland Garros 2025 : finali tra i primi due del seeding dopo 12 anni

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Boren

    Memorabile e storico. Solo così può definirsi quello che sta accadendo al Roland Garros 2025, confermato da due dati statistici che rendono questo Grand Slam davvero speciale. Questo Major è il primo dallo US Open 2013 in cui i primi due seeding sia del tabellone maschile che di quello femminile si affronteranno in finale.
    Ma c’è di più: sarà la prima volta nella storia che due tennisti nati nel XXI secolo si scontreranno in una finale di Grand Slam, segnando simbolicamente il passaggio di consegne generazionale nel tennis mondiale.
    Il dato sui primi due del seeding in finale testimonia quanto sia difficile per i favoriti del torneo arrivare entrambi all’atto conclusivo. Dodici anni di attesa dimostrano che il tennis moderno è imprevedibile e che spesso le sorprese e gli upset caratterizzano il percorso nei Grand Slam. Vedere nuovamente questa situazione sia nel maschile che nel femminile rende il Roland Garros 2025 un’edizione davvero eccezionale.
    Ancora più significativo è il secondo dato: due giocatori nati dopo il 2000 che si contendono per la prima volta un titolo del Grande Slam. Questo traguardo rappresenta ufficialmente l’ingresso della nuova generazione nell’élite del tennis mondiale, confermando che il futuro di questo sport è già presente.
    Il Roland Garros 2025 passerà quindi alla storia non solo per la qualità del tennis espresso, ma anche per aver segnato questi due importanti traguardi statistici che sottolineano l’eccezionalità di questa edizione parigina.Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Sinner e la striscia da record: 29 set consecutivi nei Grand Slam come Nadal e Djokovic

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Patrick Boren

    Jannik Sinner continua a infrangere record e a scrivere pagine di storia del tennis. Dopo la sua vittoria contro Novak Djokovic nelle semifinali del Roland Garros, l’azzurro arriverà alla finale di Parigi senza aver perso un solo set in tutto il torneo, ma la sua striscia vincente va ben oltre il torneo francese e assume dimensioni storiche.
    La straordinaria sequenza di Sinner ha radici profonde: all’Open d’Australia aveva concesso soltanto un set contro Schoolkate e uno contro Holger Rune. Da quando ha ceduto quel set al danese, Sinner ha collezionato un totale di 29 set consecutivi nei Grand Slam, una striscia che lo porta in compagnia di leggende assolute del tennis mondiale.
    Questo straordinario traguardo permette all’altoatesino di eguagliare due strisce leggendarie: quella di Rafael Nadal nel 2017 e quella di Novak Djokovic nel 2023. Tre giocatori, due epoche diverse, ma la stessa capacità di dominare sui palcoscenici più importanti del tennis mondiale senza concedere nulla agli avversari.
    La classifica dei set consecutivi vinti nei Grand Slam nell’Era Open vede al primo posto Roger Federer con 36 set tra il 2006 e il 2007, in quello che fu probabilmente il periodo più dominante della carriera dello svizzero. Al secondo posto, a pari merito con 35 set, troviamo Rafael Nadal tra il 2020 e il 2021 e John McEnroe nel 1984, due epoche completamente diverse del tennis ma accomunate dalla stessa eccellenza.
    Al quarto posto, con 29 set consecutivi, si trovano ora ben tre giocatori: Jannik Sinner nel 2025, Novak Djokovic nel 2023 e Rafael Nadal nel 2017. Un club esclusivo che testimonia la grandezza di questi campioni e la loro capacità di mantenere un livello altissimo per periodi prolungati nei tornei più prestigiosi.
    Per Sinner, che domani affronterà la finale del Roland Garros, c’è ancora margine per scalare questa speciale classifica. Vincere la finale senza perdere set gli permetterebbe di arrivare a 32 set consecutivi, avvicinandosi ulteriormente ai record assoluti di McEnroe, Nadal e Federer.
    La striscia dell’azzurro assume un significato ancora più importante se si considera il contesto: Sinner sta dominando in un’era del tennis particolarmente competitiva, dove la profondità del circuito è maggiore che mai e dove ogni partita può nascondere insidie. Riuscire a mantenere questo livello di costanza e dominio per così tanti set consecutivi dimostra una maturità tennistica e mentale straordinaria.
    Il percorso di Sinner in questi Grand Slam è stato caratterizzato non solo dalla continuità nei risultati, ma anche dalla qualità delle prestazioni. L’azzurro ha saputo adattarsi a superfici diverse, dall’hard court australiano alla terra battuta parigina, mantenendo sempre lo stesso livello di eccellenza e la stessa determinazione.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Alcaraz verso la finale: “Domenica si gioca una partita di tennis, semplice”

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Boren

    Carlos Alcaraz ha superato un complicato test in semifinale al Roland Garros 2025 per trovarsi a solo un grande passo dal ripetere l’impresa della scorsa stagione, quando conquistò il secondo Grand Slam dell’anno. Il giocatore spagnolo, numero due del mondo, aspetta l’avversario in finale dallo scontro tra Novak Djokovic e Jannik Sinner dopo aver superato in semifinale Lorenzo Musetti, ritiratosi nel quarto set a causa di un infortunio.
    Carlitos ha alzato il livello man mano che avanzava nei turni a Parigi. Il murciano ha parlato in conferenza stampa di come ha vissuto la sua semifinale nonostante l’infortunio del rivale, di come vede la seconda semifinale e del suo livello in vista di domenica per quella battaglia finale.
    Quando gli è stato chiesto cosa si gioca nella finale, Alcaraz ha risposto con la sua caratteristica naturalezza: “Cosa mi gioco domenica? Una partita di tennis, semplice.”
    Nonostante la giovane età, Alcaraz dimostra una maturità sorprendente nel gestire le aspettative per quella che sarà la sua quinta finale di Grand Slam a soli 22 anni. “Noi lottiamo per essere in questo tipo di situazioni, in questo tipo di turni, lottando per giocare finali di Grand Slam. Cerchiamo di non darlo per scontato. Non perché siamo arrivati a cinque finali in poco tempo, a 22 anni, diamo per scontato che nei prossimi anni sarà uguale o meglio.”
    “Noi vogliamo darle il credito che merita, cerchiamo di darle il valore che merita essere in una finale di Grand Slam come se fosse la prima. Questo è il bello, non pensare al passato, ma vivere il momento, dare l’apprezzamento che ha l’essere in una finale di Grand Slam. Non bisogna dare nulla per scontato.”L’entusiasmo di Alcaraz per il tennis emerge chiaramente quando parla della semifinale tra i due contendenti: “Appena finirà la conferenza stampa, mi metterò a guardarla, in tv o al telefono. Farò qualsiasi cosa per vederla, e non solo per il fatto che mi dovrò scontrare con chi vince, ma come grande appassionato di tennis, è una partita degna di essere vista. Ogni volta che si affrontano, il livello è molto alto. La guarderò chiaramente.”
    Sulla sua evoluzione come giocatore, Alcaraz ha spiegato: “Fisicamente, non c’è molto cambiamento. Siamo andati migliorando, ci stiamo conoscendo man mano che passano gli anni, quello di cui abbiamo bisogno e quello che ci fa bene, quello che no. Da lì, stiamo costruendo un percorso adeguato per la mia carriera.”
    “Mentalmente siamo andati imparando dalle situazioni che abbiamo vissuto, dalle finali di Grand Slam, dai momenti brutti, dai momenti buoni, e siamo andati forgiando un livello mentale forte e capace di risolvere grandi problemi. Ho già 22 anni, è già momento di maturare un pochino. È momento di crescere e di imparare da quelle situazioni.”
    Con grande onestà, Alcaraz ha affrontato il tema della gestione emotiva in campo, mostrando una consapevolezza rara per la sua età: “Acquisire esperienza non significa che sarò sereno, che non mi lamenterò mai o che la mia faccia non cambierà. È semplicemente imparare che non ti deve condizionare troppo a lungo. Oggi ci sono stati momenti in cui mi sono arrabbiato, in cui le cose non andavano bene, mi sono lamentato alcune volte, ho dato un calcio alla sedia. Abbiamo chiaro che questo è momentaneo. Sfoghi la rabbia che hai dentro e cerchiamo che nel punto successivo tu sia nella miglior forma possibile e che non ci condizioni per più di due game. Magari non sono come un altro, ma sono cose di un punto o due e poi ce ne dimentichiamo.”
    Guardando alla finale, Alcaraz si aspetta una battaglia indipendentemente dall’avversario che uscirà vincitore dalla semifinale Sinner-Djokovic. “Uno o l’altro, mi aspetto una finale molto complicata, dove ci saranno momenti buoni e momenti cattivi, dove bisognerà saper gestire tutti i tipi di situazioni.”
    Lo spagnolo ha poi analizzato entrambe le possibilità con la lucidità di un veterano: “Se vince Jannik, lo sguardo può andare alla finale di Roma, ma io credo che il bello che ha il tennis è che una settimana può essere in un modo e un’altra totalmente diversa. Dobbiamo imparare a non pensare molto alla finale di Roma se è contro Jannik e cercare di arrivare nel miglior modo perché le condizioni sono totalmente diverse.”
    “Se è contro Djokovic, cercheremo di dare il meglio. Magari lo sguardo può andare alla finale di Parigi (Giochi Olimpici) e in un anno possono cambiare molte cose, per cui saremo preparati per chiunque sia l’avversario domenica, dare il meglio e soprattutto non aver paura, andare all’attacco.”Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Organizzazione tornei tennis: come evitare il caos (e godersi lo sport)

    Organizzazione tornei tennis: come evitare il caos (e godersi lo sport)

    Quando organizzare un torneo ti ruba tutta la voglia di giocarloMettere in piedi un torneo di tennis non è (solo) questione di tabelloni e classifiche.Chi ci è passato lo sa: c’è chi si iscrive tardi, chi dimentica il certificato, chi paga in contanti all’ultimo minuto con banconote umide tirate fuori da una borsa da padel. E poi ci sono gli orari da incastrare, i campi da prenotare, i tabelloni da aggiornare — magari ancora scritti a mano su un cartellone sgangherato appeso al muro della segreteria.In mezzo a tutto questo? Tu, o chi come te cerca di fare sport, ma finisce per stare ore su Excel.La verità è che l’organizzazione dei tornei di tennis è una sfida vera, soprattutto per i club e le associazioni sportive dilettantistiche. E no, non è colpa tua se ogni edizione ti sembra un campo minato. È il metodo che è vecchio.
    I 3 problemi che rendono ogni torneo più complicato di quanto dovrebbe essere
    1. Iscrizioni e pagamenti: la giunglaSe per iscriversi serve stampare un modulo, firmarlo, scannerizzarlo e poi pagare con un bonifico (che va allegato via mail), allora stiamo già perdendo tempo. E anche pazienza.Senza un sistema digitale:Non sai mai chi si è iscritto davveroNon sai chi ha pagato cosaNon sai dove hai salvato il moduloIl risultato? Confusione, errori e rincorse all’ultimo secondo.
    2. Comunicazioni? Disorganizzate e inefficaci“Scusate, ma a che ora gioca mio figlio domani?” è la frase che ogni organizzatore riceve almeno 20 volte in settimana.Se comunichi gli orari via locandina cartacea, gruppo WhatsApp, email e magari anche a voce… è il modo perfetto per far perdere l’informazione a tutti.
    3. Tabelloni e partite: tutto troppo manualeAggiornare i tabelloni a mano, stampare risultati, dover spiegare ogni cambiamento a ogni partecipante… è roba che nel 2025 dovrebbe essere superata. Ma non lo è.La gestione del torneo dovrebbe essere la parte più divertente, quella in cui vivi la competizione, non in cui ti preoccupi di chi ha vinto il primo turno.
    Digitalizzare l’organizzazione dei tornei è più facile di quanto pensiPer fortuna, c’è una buona notizia: organizzare un torneo oggi può essere molto meno stressante. Basta cambiare approccio.Non serve rivoluzionare tutto, non serve un gestionale complicato o mille ore di formazione. Basta digitalizzare le parti che ti fanno perdere più tempo. E la differenza si sente, eccome.
    Iscrizioni che non fanno perdere la testa (né a te, né ai tesserati)Immagina questo:* Un link unico per iscriversi, condiviso via WhatsApp o social.* Ogni partecipante inserisce i propri dati in autonomia, allega certificato e paga online.* La segreteria riceve tutto già ordinato, senza dover rincorrere nessuno.Esattamente come fanno già tantissimi club che usano strumenti come le iscrizioni online di Golee: semplici, veloci, automatiche.
    Comunicazioni che funzionano davvero
    Niente più catene di messaggi, risposte perse o orari scritti su carta sparita.Con i sistemi digitali giusti, puoi:Inviare notifiche automatiche per ogni aggiornamentoCondividere i calendari in tempo realeGestire le variazioni senza dover chiamare 20 persone
I genitori ricevono tutto in tempo. I giocatori non hanno scuse. E tu dormi sonni tranquilli.È un sistema che non elimina l’organizzazione, ma ti libera dal micromanagement. E ti permette di concentrarti su ciò che conta: fare sport bene.Un esempio di questo famoso sistema? Il calendario di Golee. Una funzionalità che ti permette di gestire inviti, notifiche, presenze e assenze, tutto dall’app e dal gestionale.
    Conclusione: organizzare un torneo non deve essere una battaglia
    Ogni torneo è un’occasione per far crescere il club, coinvolgere la comunità e trasmettere passione. Ma se ogni edizione ti lascia esausto, allora non stai sbagliando tu: è lo strumento che non funziona più.Digitalizzare l’organizzazione dei tornei di tennis non è un lusso. È una scelta concreta per:* risparmiare tempo* ridurre gli errori* far vivere meglio lo sport a chi lo organizza e a chi lo gioca

    E la cosa bella? È già possibile. Lo stanno facendo centinaia di club in tutta Italia, anche i più piccoli, anche quelli che fino a ieri gestivano tutto su carta.Se vuoi vedere come stanno facendo, dai un’occhiata a come funziona la gestione semplificata di pagamenti e ricevute con Golee. LEGGI TUTTO

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    Cahill svela i segreti di Sinner: “Le piccole cose fanno la differenza, è la sua maturità che mi sorprende”. Il coach australiano: “Non si allena per battere Djokovic, vuole essere Jannik Sinner”

    Darren Cahill nella foto – Foto Getty Images

    Se Jannik Sinner è il giocatore che è oggi, lo deve anche e soprattutto a sé stesso e alla scelta di un team la cui alchimia ha reso possibile l’ascesa al trono della classifica mondiale. L’altoatesino è diventato un giocatore completo che, dopo aver vinto gli ultimi tre Grand Slam giocati sul cemento, giocherà la semifinale al Roland Garros, a riprova dei suoi miglioramenti grazie al lavoro con i coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill.
    Proprio quest’ultimo ha rilasciato un’intervista approfondita in cui analizza tutti gli aspetti della crescita di Sinner, dalla tecnica alla mentalità, dalla gestione della pressione alle sfide future. Le parole del coach australiano offrono uno spaccato illuminante sul lavoro dietro le quinte che ha trasformato un giovane talento in un campione globale.
    “Quando Simone ha cominciato a lavorarci, era già tra i migliori, perché Riccardo Piatti aveva fatto un ottimo lavoro” ha esordito Cahill, riconoscendo il merito della base tecnica costruita dal precedente allenatore. “In ogni caso, quando si lavora con uno così giovane, c’è del lavoro specifico da fare in diverse aree del gioco. Simone lo ha aiutato a rafforzare il rovescio, il servizio, a migliorare le transizioni a rete. Credo che insieme, tutto il team, abbia reso Sinner un giocatore più completo.”
    Riguardo ai margini di miglioramento sulla terra battuta, Cahill è stato molto specifico: “Le piccole cose ti mancano un po’. Le reazioni istintive, la lettura del gioco, l’intuizione, un po’ di anticipo, il primo passo, la prima reazione, l’essere più rapido nell’entrare e uscire dagli angoli. Quindi tutte queste cose sono aree in cui possiamo vedere margini di miglioramento per il gioco di Jannik, e normalmente, quando inizi a giocare tante partite, entri in un ritmo e diventa tutto più automatico, più da robot.”
    “In questo momento invece deve pensare un po’ di più in quei momenti per spingersi oltre. Quindi, man mano che ogni partita passa, possiamo vederlo migliorare sempre di più. Se questo sarà sufficiente per vincere qui, non lo sappiamo, ma quello che abbiamo fatto è assicurarci che ogni giorno affrontiamo l’avversario che ha davanti, teniamo tutto molto semplice per lui.”Sul confronto con Djokovic in semifinale, Cahill ha mostrato grande fiducia: “Non c’è sfida più grande e dura che giocare contro Novak in semifinale in uno Slam. Ma è pronto, si è allenato per questo. In questo momento ha molta fiducia, e non vediamo l’ora. Quando si arriva al quinto set, ha comunque un buon record nei tornei dello Slam al momento. Quante partite di fila ha vinto negli Slam? Ne ha vinte 19 consecutivamente.”
    L’australiano ha poi analizzato lo stile di gioco fisico di Sinner: “Jannik gioca un tipo di tennis molto fisico. Il suo stile di gioco per tre ore equivale a quello di molti altri che giocano per cinque ore. Quindi ci aspettiamo che Jannik entri in campo e giochi il suo stile, rendendo la partita fisica sin dall’inizio.”
    Su Djokovic e l’età, Cahill è stato netto: “Ha appena battuto uno dei giocatori più forti del circuito ieri sera, ed è sembrato dannatamente in forma. Quindi non stiamo nemmeno prendendo in considerazione che l’età possa essere un fattore, dall’altra parte del campo.”
    Riguardo al dibattito sui “Big Two” con Alcaraz, Cahill ha mantenuto i piedi per terra: “La mia opinione è che, come allenatori, prima di tutto dobbiamo fare in modo che lui resti con i piedi per terra, che mantenga una buona prospettiva su ciò che sta cercando di ottenere ogni giorno. Le cose possono cambiare davvero molto in fretta nel tennis. Non si allena per competere contro Novak, o Alexander, o Carlos, o Medvedev, o altri. Vuole essere Jannik Sinner. Questo è il modo in cui vuole allenarsi, questo è il modo in cui vuole giocare.”Sull’aspetto mentale, fondamentale ai massimi livelli, Cahill ha spiegato: “La parte mentale gioca sicuramente un ruolo enorme a livello d’élite. Tutti sanno giocare bene, tutti colpiscono benissimo la palla. Ma i giocatori mentalmente più forti, quelli duri mentalmente, che riescono a scrollarsi di dosso un po’ di avversità, qualche problema durante il match, un fastidio fisico, magari un piccolo infortunio, oppure un momento di scarsa fiducia in una parte del loro gioco… quelli sono i campioni.”
    “E penso che Jannik lo abbia capito negli ultimi due anni: non tutte le giornate saranno perfette, ma devi trovare comunque il modo di vincere, anche quando non ti senti al meglio. E negli ultimi due anni lui ha fatto davvero un ottimo lavoro in questo senso.”
    Cahill ha poi rivelato la filosofia di allenamento del team: “Parliamo spesso della ‘regola dell’80/20′: lavori sull’80% dei tuoi punti di forza e sul 20% delle tue debolezze. Perché sono i punti forti che ti fanno vincere le partite, e vuoi che il tennis resti divertente. Questo cambia un po’ quando arrivi all’élite, nella top 10. Perché i migliori giocatori del mondo ti trovano le debolezze. I migliori lo sfrutteranno. Quindi, in realtà, abbiamo lavorato parecchio sulle aree più deboli del gioco di Jannik per rafforzarle.”
    La parte più toccante dell’intervista riguarda la personalità di Sinner: “Mi ha sorpreso molto il suo carattere fuori dal campo. Ha un senso dell’umorismo incredibile, è davvero una persona molto divertente, molto generosa, molto umile, come i suoi genitori. Prende il tennis molto seriamente, ma quando esce dal campo vuole divertirsi e godersi la vita. Sa che questo è uno sport, non la vita intera.”
    “Penso che sia anche per questo che ha gestito molto bene tutto quello che è successo negli ultimi 12 mesi, perché mette tutto nella giusta prospettiva, in modo incredibile. Quindi direi che la cosa che mi ha sorpreso di più è la sua maturità. Ha la testa sulle spalle, è stato cresciuto benissimo dai genitori, ha i piedi per terra e, pur godendosi la vita, sa dare il giusto peso alle cose.”Su Musetti e il tennis italiano, Cahill ha ammesso: “Se cinque anni fa mi avessero chiesto, forse avrei detto che Musetti avrebbe avuto un futuro migliore di Jannik, ma penso che entrambi abbiano un enorme potenziale, e stiamo iniziando a vedere un Lorenzo più maturo, più completo. Può vincere uno slam, può vincere un torneo importante? Assolutamente sì, assolutamente.”
    Infine, sulla rivalità con Alcaraz: “Li amo entrambi. Aspetto con curiosità la loro rivalità nei prossimi dieci anni. Il nostro lavoro come coach di Jannik è di continuare a farlo migliorare, così che quando scende in campo contro chiunque, non importa se sia Carlos o chiunque altro, possa avere la migliore chance di vincere.”
    Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Berrettini si separa da Ferrara: finisce dopo sei mesi la collaborazione

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – (foto Brigitte Grassotti)

    È durata poco la collaborazione tra Matteo Berrettini e Umberto Ferrara. Sei mesi fa il tennista italiano aveva unito le forze con l’ex fisioterapista di Jannik Sinner, lo stesso che faceva parte dello staff che avevo contaminato involontariamente il numero uno del mondo. Come era prevedibile, Sinner lo aveva licenziato e Berrettini gli aveva dato un’opportunità, ma dopo il nuovo infortunio agli Internazionali di Roma, hanno deciso di porre fine a questa avventura, secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport.La notizia della separazione è stata confermata dalla testata italiana, che ha specificato: “Ferrara e Berrettini hanno deciso di comune accordo di interrompere il rapporto di lavoro dopo gli Internazionali a Roma, quando il giocatore ex numero 6 al mondo ha dovuto ritirarsi per infortunio.”
    La storia di Umberto Ferrara è indissolubilmente legata al caso che ha coinvolto Jannik Sinner nella primavera del 2024. Questo episodio aveva portato alla positività di Sinner in due controlli antidoping, causando un terremoto mediatico che si era concluso con l’assoluzione del tennista ma anche con l’allontanamento di Ferrara dal team.L’ingaggio di Ferrara da parte di Berrettini era stato visto come un gesto di fiducia nei confronti del professionista, che aveva sempre goduto di ottima reputazione nel mondo del tennis prima dell’incidente con Sinner. Il romano aveva deciso di dare una seconda possibilità al fisioterapista, credendo nelle sue competenze tecniche e nella natura involontaria dell’errore commesso.
    Tuttavia, la collaborazione non ha portato i frutti sperati. Berrettini ha continuato a essere tormentato dai problemi fisici che hanno caratterizzato gli ultimi anni della sua carriera, culminati con il ritiro forzato durante gli Internazionali d’Italia a Roma. Questo episodio ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando alla decisione consensuale di interrompere il rapporto professionale.Per Berrettini, questa separazione rappresenta l’ennesimo cambiamento nel suo staff tecnico e medico, in una ricerca costante di soluzioni per i suoi persistenti problemi fisici. L’ex numero 6 del mondo sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua carriera, con infortuni ricorrenti che gli stanno impedendo di esprimere il suo miglior tennis e di competere costantemente ai massimi livelli.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO