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    Berrettini: “L’ ATP deve introdurre regole contro il caldo, la salute dei giocatori deve venire prima di tutto”

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – Foto Getty Images

    Matteo Berrettini si unisce al coro di voci critiche che nelle ultime settimane hanno denunciato le condizioni climatiche estreme vissute durante la tournée asiatica. Il tennista romano, reduce dal successo al primo turno dell’ATP 250 di Stoccolma contro Giulio Zeppieri, ha chiesto alla ATP di intervenire con misure concrete per proteggere la salute dei giocatori.
    Berrettini ha raccontato di aver vissuto momenti difficili in particolare all’ATP di Hangzhou, torneo in cui era stato eliminato all’esordio da Dalibor Svrcina. “Durante la tournée asiatica ho affrontato condizioni che non avevo mai sperimentato prima. A Hangzhou faceva più caldo che a Shanghai, ma essendo un torneo minore nessuno ne ha parlato. Nei primi giorni l’umidità era insopportabile, non riuscivamo a crederci. Fortunatamente c’era il tetto, e ha piovuto molto”, ha spiegato l’azzurro.Da qui la richiesta di introdurre una regola sul caldo, simile a quella già adottata nei tornei dello Slam: “Quando le condizioni diventano così estreme, la ATP dovrebbe fare come i Major: stabilire una regola per proteggere i giocatori. Non vogliamo vedere colleghi che si fanno male o che si ritirano per sfinimento. La salute viene prima di tutto, ma anche lo spettacolo: se un tennista non sta bene, non può offrire un bel tennis. Molte persone non capiscono quanto possa cambiare tutto con una differenza di soli cinque gradi”.
    Archiviata la parentesi asiatica, Berrettini guarda con fiducia al prosieguo del torneo svedese. “Ho lottato bene, era il primo incontro con Zeppieri ma sapevo che stava giocando bene. Sono partito con la giusta mentalità, che è fondamentale per entrare nel ritmo del torneo. Mi sentivo solido e sempre più a mio agio man mano che la partita andava avanti”, ha detto il romano, soddisfatto della sua prestazione.Sull’obiettivo a Stoccolma, dove lo scorso anno si era fermato agli ottavi, Berrettini ha aggiunto: “Spero di fare meglio, è l’obiettivo. Amo giocare qui, la città è bellissima e il pubblico mi sostiene sempre. Mi sento bene fisicamente: finché corro, lotto e urlo in campo, vuol dire che sto bene. Certo, dopo tanti anni il corpo comincia a farsi sentire, ma cerco di gestirmi al meglio”.
    L’azzurro ha poi chiuso con una nota più leggera, rivelando di aver trovato a Stoccolma un po’ di “Italia”: “Mi trovo bene qui, ho trovato anche un ottimo ristorante italiano con i miei amici. Se volete una buona pasta, vi consiglio di provarlo! Ora mi riposo e mi preparo per la prossima partita”.In attesa della sfida contro Ugo Humbert, Matteo Berrettini non nasconde il suo messaggio principale: è tempo che la ATP introduca regole chiare contro il caldo estremo, per il bene dei giocatori e del tennis stesso.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Il cuore oltre la rete: Mager si racconta tra sacrifici, sogni e rinascita “Mi ricordo tornei in Israele in cui dormivamo in una casa con la cucina sopra il letto, solo per risparmiare. Dovevi vincere per pagarti l’hotel. Non è il tennis che la gente immagina: è una vita di sacrifici.”

    Gianluca Mager nella foto

    Come già anticipato alcune settimane fa, Gianluca Mager ha deciso di ritirarsi dal tennis professionistico a soli 30 anni. Una scelta ponderata, maturata nel tempo, che segna la fine di una carriera intensa, fatta di sacrifici, battaglie, momenti di gloria e anche di difficoltà. Il tennista ligure, originario di Sanremo, lascia il circuito dopo aver raggiunto il suo best ranking di numero 62 al mondo e aver avuto l’onore di indossare la maglia azzurra in Coppa Davis.Una carriera costruita passo dopo passo, tra gavetta nei Futures, anni difficili nei Challenger, e un 2020 da incorniciare, culminato con la finale ATP di Rio de Janeiro contro Cristian Garin. Un traguardo che lo aveva consacrato tra i migliori, ma che, col passare del tempo, ha lasciato spazio a un’altra consapevolezza: quella di un uomo che ha dato tutto, e ora vuole semplicemente ritrovare la serenità.
    “Ho detto basta: non avevo più il fuoco dentro”Intervistato da Fanpage.it, Mager ha raccontato con sincerità il percorso che lo ha portato alla decisione di smettere:“Quel fuoco che mi ha sempre spinto a lottare ogni giorno si è affievolito. Quando è nata mia figlia, ho capito che era finita. Partire per un torneo era diventato pesante, un disastro. Già nel 2023 mi ero fermato per sei mesi, poi ho provato a riprendere, ho vinto un Challenger in Uruguay, ma non era più lo stesso. Ho scelto la serenità, la famiglia, la salute mentale.”Oggi, lontano dai riflettori del circuito ATP, Gianluca si divide tra la famiglia e il suo nuovo ruolo di maestro e coach nel circolo dove è cresciuto, accanto al suo storico allenatore Matteo Civarolo.“Lavoro in campo ogni giorno, mattina e pomeriggio. Mi piace tantissimo trasmettere ai ragazzi quello che ho imparato, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto umano. Ora sto bene, mi sento felice. Non mi manca nulla.”
    Dalla ribellione giovanile alla maturitàMager non nasconde di aver attraversato un’adolescenza difficile, in cui rischiò di perdersi:“Ero ribelle, non mi piacevano le regole. Ma quella fase mi ha formato. Senza di essa non sarei la persona che sono oggi. Mi ha limitato sotto certi aspetti, ma mi ha insegnato molto. Oggi direi a un ragazzo giovane di guardare alla crescita personale, non solo al risultato. Troppi ragazzi pensano solo a vincere, ma la cosa più importante è imparare, costruirsi come persona.”Fondamentale, in quel percorso, il ruolo della famiglia:“I miei genitori mi sono sempre stati accanto, ma senza pressioni. Mio padre è appassionato, mia madre non sa neanche cosa voglia dire 15-0. Eppure mi hanno sostenuto nel modo giusto, lasciandomi libero di sbagliare e crescere. Oggi è raro. Non è un caso che i primi due giocatori del mondo vengano da famiglie così: presenti ma non invadenti.”
    “Il tennis è uno sport durissimo, non è tutto glamour”Il sanremese racconta senza filtri la durezza del tennis, specialmente per chi non naviga ai vertici della classifica:“Quando non sei tra i primi cento, è una lotta continua. Viaggi infiniti, spese enormi, nessuna sicurezza economica. Mi ricordo tornei in Israele in cui dormivamo in una casa con la cucina sopra il letto, solo per risparmiare. Dovevi vincere per pagarti l’hotel. Non è il tennis che la gente immagina: è una vita di sacrifici.”
    Negli ultimi anni, ammette, qualcosa è cambiato in meglio:“Ora l’ATP garantisce un minimo ai primi 250, offre ospitalità anche nelle qualificazioni. Quando ho iniziato io, nulla di tutto questo esisteva. Dovevi arrangiarti. Ma resta uno sport spietato, dove chi non ce la fa rischia di bruciarsi.”E anche il tema economico rimane cruciale:“Una volta le qualificazioni di uno Slam pagavano 7-8 mila euro, ora sono 15-16. È un passo avanti, ma se non hai classifica e devi viaggiare lontano, le spese sono altissime. Un coach, un preparatore, un fisioterapista: sono costi che tanti non possono sostenere. Io spesso andavo da solo ai tornei, perché portare un allenatore significava andare in perdita.”
    “Oggi i giovani sono più professionali”Secondo Mager, il tennis moderno è cambiato radicalmente rispetto a quando lui muoveva i primi passi:“Oggi i giovani sono molto più professionali. Curano tutto: preparazione, alimentazione, attivazione. Quando avevo vent’anni, era diverso, si lavorava meno su certi dettagli. È una generazione diversa, e per fortuna. Ma è anche una generazione sotto molta più pressione, spesso spinta troppo presto da famiglie e sponsor.”
    Il rapporto con Sinner e MusettiNel corso degli anni, Mager ha avuto modo di condividere il campo e momenti di vita con i protagonisti del tennis italiano di oggi.“Conosco bene Lorenzo Musetti: mia moglie è sorella della sua compagna, lo seguo da quando era ragazzino. È un ragazzo con una famiglia che lo lascia lavorare, si fida del maestro, e questo è fondamentale.”E su Jannik Sinner, le parole sono di profonda stima:“Ci siamo allenati diverse volte insieme, e ogni volta mi ha colpito la sua umiltà. È un ragazzo con veri valori, lo si percepisce subito. Che sia numero uno o numero cento, resta sempre se stesso. È la dimostrazione che si può arrivare in alto restando persone perbene. E questo, nel tennis e nella vita, conta più di tutto.”
    Ricordi e bilanci di una carrieraDue momenti restano indelebili nel cuore di Mager:“Il mio debutto in Coppa Davis a Cagliari è stata l’emozione più grande, anche se il Covid costrinse a giocare senza pubblico. Conservo ancora quella maglia, sporca, dentro un quadro. L’altro ricordo è la finale di Rio de Janeiro: lì ho sentito di aver preso il mio posto nel tennis, di aver raccolto i frutti di anni di sacrifici.”Oggi, però, è tempo di guardare avanti, con una nuova prospettiva e una rinnovata pace interiore:“Mi piace la mia vita così. Mi sveglio la mattina, lavoro con i ragazzi, torno a casa e sto con la mia famiglia. Dopo tanti anni di corse, aerei, hotel e solitudine, sto riscoprendo la quotidianità. È una sensazione meravigliosa.” LEGGI TUTTO

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    Musetti: “Torino è il mio obiettivo e il mio sogno. La Cina sarà un test importante”

    Lorenzo Musetti nella foto – Foto Getty Images

    L’Italia del tennis continua a vivere un momento d’oro e tra i protagonisti c’è senza dubbio Lorenzo Musetti, che dopo un 2025 di grandi progressi si trova ora in piena corsa per la qualificazione alle ATP Finals di Torino.L’azzuurro, attualmente ottavo nella Race, è consapevole di quanto sia importante la tournée asiatica per accumulare punti decisivi in vista del Masters di fine stagione:
    “L’Italia sta vivendo un periodo fantastico: Jannik è una conferma, io quest’anno ho fatto molti passi in avanti. Per raggiungere Torino manca tanto, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma sto cercando di prenderla come motivazione per migliorare. La Cina sarà un bell’esame per me per capire a che punto siamo. Spero e mi auguro di poter regalare questa soddisfazione ai nostri tifosi. Torino è il mio obiettivo, l’ho già detto e confermato, ma oltre un obiettivo sarebbe anche un sogno poter giocare di fronte a un pubblico di casa”.
    Musetti arriva in Asia con la necessità di riscattarsi dopo una fase complicata. La stagione su terra battuta lo aveva visto protagonista assoluto, con le semifinali raggiunte a Montecarlo, Madrid, Roma e Roland Garros, risultati che lo avevano proiettato tra i primi candidati per un posto alle Finals. Tuttavia, la successiva tournée sull’erba e quella sul cemento nordamericano hanno frenato la sua corsa, rendendo indispensabile un buon finale di stagione.
    L’azzurro sa che iniziare con il piede giusto è fondamentale:“Sarà importante iniziare bene in Cina, è una trasferta con tanti punti in palio e qua a Chengdu può essere importante iniziare col piede giusto. Non vedo l’ora di scendere in campo”. LEGGI TUTTO

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    Fognini si racconta: “Sinner è più quadrato, Alcaraz gioca divertendosi”

    Fabio Fognini nella foto – Foto Getty Images

    Fabio Fognini è stato per oltre un decennio il leader indiscusso del tennis italiano. Vittorie prestigiose contro le leggende del circuito, momenti di tennis indimenticabili e un carisma unico lo hanno reso il punto di riferimento di un movimento che oggi vive la sua età dell’oro grazie a Jannik Sinner e agli altri azzurri della nuova generazione. Dopo il ritiro ufficializzato a Wimbledon 2025, proprio al termine di una sfida emozionante contro Carlos Alcaraz, il ligure si guarda indietro con serenità e, allo stesso tempo, analizza il presente del tennis mondiale.
    L’analisi su Sinner e AlcarazIn un’intervista al podcast Supernova, Fognini ha raccontato il suo punto di vista sulla rivalità tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, due protagonisti che stanno riscrivendo la storia recente del tennis:“Per essere uno di 24 anni, Jannik vede le cose con molta chiarezza. Sa che è stato colpito e che ora deve uscire dalla sua zona di comfort, provare qualcosa di diverso la prossima volta per battere Carlos. Sono due giocatori differenti. In Italia conosciamo meglio Jannik: se vinci sei un fenomeno, se perdi – come è successo in finale – si comincia a dubitare di te”.
    Poi la curiosa comparazione:“I due mi ricordano Federer e Nadal. Jannik è più ‘quadrato’. Ho giocato tanti anni con Andreas Seppi, lo chiamavo kraut perché veniva dalle montagne ed era metà tedesco e metà italiano. Ecco, Jannik mi ricorda un po’ quella mentalità, più rigida, più metodica. Carlos invece sembra divertirsi giocando a tennis. Ho visto il suo documentario: dopo le partite va a Ibiza a divertirsi, ed è quello che trasmette anche in campo. Io ero più simile a lui: avevo bisogno di quella leggerezza e di quel divertimento anche fuori dal campo”.
    Il ritiro a Wimbledon: “Perdente ma vincitore”L’ultimo match della carriera, contro Alcaraz a Wimbledon, è stato per Fognini un momento speciale:“Ora che tutto è finito, credo di aver preso la decisione migliore. Se avessi battuto Carlos mi sarei trovato a giocare al secondo turno contro il numero 700 del mondo, dopo aver iniziato Wimbledon con una vittoria sul numero 2 in Centrale. Sarebbe stato un paradosso e un problema mentale enorme. Sono uscito da sconfitto, ma mi sono sentito un vincitore. Non ho ancora rivisto quella partita, neanche gli highlights, ma so che ha colpito molto i tifosi e un giorno mi piacerà rivederla”.Il 2025 era cominciato nel peggiore dei modi, con una lesione alla caviglia che avrebbe richiesto una lunga riabilitazione e tanti tornei minori per poter rientrare nei primi 100 del mondo. Una prospettiva che ha spinto Fognini a prendere la decisione di chiudere la carriera:“Non c’era un momento migliore per smettere che una partita contro un amico come Carlos, sul Campo Centrale di Wimbledon. È stato il modo più onesto e bello per salutare il tennis”.
    Un’eredità specialeOggi Fognini osserva da spettatore privilegiato la nuova era del tennis italiano. La sua carriera, fatta di alti e bassi ma anche di picchi straordinari, ha aperto la strada ai successi attuali. Non è escluso che il ligure possa presto diventare una presenza fissa nei media, raccontando il tennis con la stessa verve e leggerezza che lo hanno reso unico in campo. LEGGI TUTTO

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    Berrettini annuncia il ritorno: rientro previsto a Hangzhou

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – Foto Getty Images

    Il 2025 non è stato fin qui un anno semplice per Matteo Berrettini. Dopo i problemi fisici che lo hanno costretto a saltare Roland Garros e l’intera stagione sull’erba, il romano aveva tentato un rientro a Wimbledon, dove però si era arreso al primo turno contro il polacco Kamil Majchrzak in una dura battaglia di cinque set. Una sconfitta che aveva evidenziato come i problemi non fossero ancora del tutto risolti, tanto da obbligarlo a un nuovo stop.
    Oggi, però, arriva finalmente una notizia positiva per i tifosi italiani: Berrettini ha scelto i social per annunciare il suo ritorno in campo. Con un messaggio breve ma eloquente – “Ultimi preparativi… ci vediamo a Hangzhou” – ha rivelato che tornerà a competere la prossima settimana, in occasione di uno dei due tornei ATP 250 in programma in Cina.
    Il rientro a Hangzhou rappresenta una nuova occasione per rimettere in moto la sua stagione e provare a lasciarsi alle spalle i guai fisici che, ormai da troppo tempo, ne condizionano la continuità. L’auspicio, naturalmente, è che questa volta possa trattarsi di un rientro definitivo, senza nuove interruzioni fino alla fine del 2025.Il talento e la potenza di Berrettini non sono mai stati messi in discussione: ora la speranza è che anche il fisico gli consenta di esprimere il suo miglior tennis con continuità. LEGGI TUTTO

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    Sinner eguaglia Pietrangeli: 86 vittorie Slam a soli 24 anni. Record su record per il numero 1

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    Da mesi la stampa italiana prova a dribblare la domanda più scomoda di tutte: è Jannik Sinner il miglior tennista italiano della storia? La risposta non può che essere una: sì. E lo è già da tempo. I record di Nicola Pietrangeli, colonna portante del tennis azzurro del dopoguerra, stanno cadendo uno dopo l’altro, ma il “sorpasso” ormai è innegabile.La conferma più recente è arrivata nella notte di New York: grazie alla vittoria contro Lorenzo Musetti ai quarti di finale dello US Open 2025, Sinner ha raggiunto quota 86 successi nei tornei dello Slam, eguagliando lo storico primato di Pietrangeli. La differenza è che il campione altoatesino ha appena 24 anni: impossibile immaginare fino a quale cifra potrà spingersi entro la fine della carriera.
    Il nuovo record: 25 vittorie Slam in una sola stagioneUn altro dato impressionante riguarda le 25 partite vinte da Sinner negli Slam del 2025. Non è la prima volta che un grande campione riesce a toccare questo traguardo, ma qui conta soprattutto l’età. Fino a ieri, il più giovane di sempre era Mats Wilander, capace di conquistare 25 successi nel 1988 a 24 anni e 20 giorni. Quel primato resisteva da quasi quarant’anni, ma è appena caduto: Sinner lo ha strappato con 20 anni e 18 giorni, stabilendo un nuovo standard generazionale.E non è finita, perché il torneo è ancora in corso: l’altoatesino potrebbe allungare ulteriormente questo record già storico.
    Semifinale in tutti e quattro gli SlamCon il successo contro Musetti, Sinner ha centrato per la prima volta in carriera le semifinali in tutti e quattro i tornei del Grande Slam nella stessa stagione. Un traguardo che lo colloca in una lista d’élite che comprende nomi come Jack Crawford, Don Budge, Frank Sedgman, Lew Hoad, Rod Laver, Roger Federer e Novak Djokovic.E proprio Djokovic è l’altro protagonista di questa impresa: come Sinner, anche il fuoriclasse serbo ha raggiunto le semifinali in tutti i major del 2025. L’ultima volta che due giocatori hanno compiuto un percorso simile nello stesso anno risale al 2011 (Djokovic e Murray). Prima ancora era successo nel 2008 (Nadal e Federer) e nel 1969 (Laver e Roche).
    La consacrazione definitivaNumeri, primati, continuità. Jannik Sinner non è soltanto il presente del tennis italiano, ma anche il futuro prossimo del circuito mondiale. E se qualcuno nutriva ancora dubbi sul suo posto nella storia, questi US Open stanno confermando che il numero uno del mondo è già, senza alcuna esitazione, il miglior tennista italiano di sempre. LEGGI TUTTO

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    Us Open: Parlano Bronzetti, Cocciaretto, Sonego e Cobolli. Cobolli “Sono pronto, anche dopo il problema ai denti”

    Flavio Cobolli ITA, 2002.05.06 – Foto Getty Images

    Flavio Cobolli si prepara al via dello US Open 2025 con la consapevolezza di chi ha fatto grandi passi avanti in questa stagione. Il romano, al suo secondo main draw a New York, si presenta da testa di serie, forte di due titoli vinti in stagione e con fiducia crescente. “Sto semplicemente giocando il mio tennis e ora ho più fiducia in me stesso – ha spiegato –. Entro in campo con un atteggiamento diverso, voglio sempre vincere anche contro i grandi giocatori. Sono felice e orgoglioso di essere testa di serie qui, ma ora sono concentrato sul debutto contro un altro italiano: sarà un derby speciale”.
    Il problema ai denti risolto in extremisLa vigilia dello Slam non è stata semplice, a causa di un fastidioso problema dentale. “Da dieci giorni soffrivo di mal di denti – ha raccontato –. Per fortuna ieri ho fatto l’operazione di devitalizzazione, ora non ho più dolore e sono tranquillo. È stato difficile incastrare i tempi con i nostri impegni, ma un’amica qui a New York mi ha aiutato a trovare un dentista e ho risolto tutto in fretta. Ora sono al 100%”.
    Fiducia e obiettiviSul piano tecnico Cobolli sente che il cemento esalta le sue qualità:“Questa è la superficie dove metto insieme meglio le mie qualità. Sono positivo, anche se sono un po’ dispiaciuto per le ultime due partite perse: potevo finire meglio e avere quello slancio di fiducia che serve negli Slam. Ma sono convinto di poter fare bene. L’importante è gestire le energie, perché stare fuori casa per un mese e mezzo non è semplice”.
    Una squadra al suo fiancoPer restare sereno, Cobolli ha portato con sé le persone a lui più care: “Ho con me mio fratello, la mia fidanzata, e più avanti ci raggiungerà Matteo Santopadre. Mi conoscono bene e sanno che se ho i miei cari vicino rendo al massimo. Siamo cinque o sei, non pochi, e questo per me è fondamentale”.
    Uno sguardo al tabelloneCobolli non nasconde di guardare sempre al futuro del torneo:“Per me è uno stimolo. Conosco perfettamente tutto il tabellone fino alla finale. Certo, penso una partita alla volta, ma sapere chi potrei affrontare mi motiva. L’obiettivo è vincere partita dopo partita, provando sempre a infastidire i più forti”.

    Gli occhi lucidi e tristi visti a Parigi sembrano ormai un lontano ricordo. Dopo i pensieri cupi di inizio estate, la gioia ritrovata a Wimbledon, la parentesi positiva in Hopman Cup e i buoni risultati nella tournée nordamericana, Lucia Bronzetti si presenta agli US Open 2025 con un sorriso sereno e tanta fiducia. “Adesso va molto meglio – ha raccontato in conferenza stampa – le vittorie aiutano a ritrovare il morale. Diciamo che siamo in risalita. C’è ancora tanto da lavorare, però va decisamente meglio”.
    “Il cemento è la superficie che mi piace di più”Sul piano tecnico, la romagnola si sente a suo agio sul veloce:“A me il cemento piace, penso sia la superficie che preferisco. Alla fine, ci si gioca il 70% dell’anno su questa superficie e mi sento sempre più a mio agio. Forse dovrei dare un po’ più di top spin al rovescio, sul veloce può dare fastidio”.
    Il debutto a Flushing Meadows sarà contro la giovane Valentova, proveniente dalle qualificazioni. Un sorteggio tutt’altro che semplice, come ha sottolineato la stessa Bronzetti:“Non è un bel sorteggio, è un’avversaria complessa. Non la conosco personalmente, ma ho visto che ha fatto ottimi risultati ultimamente. Studieremo le sue partite con Francesco (il coach, ndr), ma l’80% dipenderà da me: se gioco il mio tennis posso dire la mia”.
    Il primo Slam e la magia di New YorkPer Bronzetti, lo US Open ha sempre un sapore speciale:“È stato il mio primo Slam, partivo dalle qualificazioni ed è stato molto emozionante. Qui è tutto diverso, sembra di stare in un altro universo: c’è sempre gente, uno spettacolo. Anche stamattina alle 9 del mattino c’era musica a palla. Amo New York, è una città viva e quest’anno è ancora più bello perché ho qui la mia famiglia”.
    Vita a stelle e strisceSorridendo, Bronzetti ha raccontato qualche dettaglio fuori dal campo:“Hamburger e bistecche sono buonissimi, ma noi cerchiamo sempre ristoranti italiani: ci piace sentire un po’ casa anche all’estero”.
    E sui programmi turistici:“Ogni anno mi dico che voglio visitare qualche museo o luogo famoso… ma spero di andare avanti nel torneo e di non avere tempo per farlo. Spero di non riuscire a vedere niente neanche quest’anno!”, ha detto ridendo.

    Elisabetta Cocciaretto si presenta a New York con il sorriso e la voglia di misurarsi ancora una volta sul cemento americano. «Sto bene, qualche piccolo acciacco ma niente di preoccupante. È normale, li abbiamo tutti», racconta l’azzurra alla vigilia dell’esordio all’US Open.
    I primi allenamenti sono stati incoraggianti: «Ho giocato ieri con Leylah Fernandez, i campi sono abbastanza veloci. Qui la situazione è molto rapida, ma va bene: ho ancora due giorni per adattarmi prima della partita».
    Arriva a New York dopo una settimana positiva a Bastad, dove ha conquistato il titolo. «Sono andata lì soprattutto per assicurarmi un posto nel tabellone dello Slam. Le prime partite sono state difficili perché venivo dall’erba, e per di più stavano sperimentando delle palline nuove, molto pesanti e dure. Ho fatto appena venti minuti di allenamento prima di scendere in campo, mi sono detta di lottare con quello che avevo… ed è andata bene».
    Sul cemento Cocciaretto sa di dover ancora crescere, ma le sensazioni sono migliori rispetto al passato: «È la superficie su cui faccio più fatica, perché bisogna sempre spingere e andare avanti. Però sto migliorando: a Monterrey quest’anno ho giocato meglio rispetto al 2024, quindi arrivo qui con fiducia. L’obiettivo? Ho sempre fatto secondo turno a New York, mi piacerebbe riuscire a spingermi al terzo».
    Anche il rapporto con l’ambiente caotico dell’US Open è cambiato: «All’inizio facevo fatica, adesso invece lo vivo in modo più sereno. Cerco di isolarmi un po’, sia al venue sia in hotel. Sto a Midtown Manhattan ma non nell’albergo ufficiale, così riesco a rilassarmi di più».
    Al debutto troverà la kazaka Yulia Putintseva, un’avversaria che conosce bene. «Con me è sempre stata gentilissima, persino affettuosa. Una volta ci invitò a casa sua a Delray Beach e cucinò lei per noi. In campo però è diversa: non ti manda mai una palla uguale all’altra. Devo accettare che non mi farà giocare bene, restare solida e provare a farla sbagliare».
    Cocciaretto non guarda il tabellone: «Non so nemmeno in che parte sono, vedo solo chi affronto al primo turno. Fausto (Scolari, il coach) mi dice sempre che bisogna entrare in campo per vincere i tornei, ma in uno Slam è dura per tutti. Io penso partita per partita, è l’approccio che mi aiuta di più».
    Chiude con un pensiero sul lavoro costante che sta facendo: «Fausto mi ripete che è inutile andare sul lato mentale se non hai continuità di gioco. Quest’anno sto riuscendo a giocare più tornei senza interruzioni e questo mi dà fiducia: magari i risultati non arriveranno subito, ma prima o poi si vedranno».

    Lorenzo Sonego arriva a New York con fiducia e serenità, forte anche del lavoro svolto in doppio con il connazionale Lorenzo Musetti. «Giocare insieme, con un amico con cui si va d’accordo anche fuori dal campo, è uno stimolo enorme», racconta il torinese nel media day dell’US Open. «Abbiamo fatto finale in un Mille, ci siamo divertiti e abbiamo trascorso del tempo insieme. Vincere partite in doppio dà carica e fiducia, soprattutto quando magari si attraversano momenti complicati in singolare. Arriviamo entrambi motivati e carichi».
    Il ricordo va anche alla sfida recente contro Taylor Fritz, poi finalista a New York: «Speriamo sia un segnale positivo», dice con un sorriso. Sonego è consapevole dei progressi compiuti negli ultimi mesi: «Sto cercando di migliorare quei dettagli che mi mancavano in allenamento, crescere il più possibile. Ma la cosa fondamentale resta l’atteggiamento: devo divertirmi e godermi i tornei. Quando mi godo l’atmosfera e riesco a sorridere, riesco a rendere meglio: questa è la chiave del mio gioco».
    Insieme al suo team, guidato da Fabio Colangelo e Vincenzo Santopadre, sta curando aspetti specifici: «Lavoriamo sul trovare più equilibrio in campo. Ci concentriamo molto sulla risposta e sul servizio, per renderli più incisivi. Anche il doppio ci aiuta a migliorare queste situazioni di gioco».
    Infine, un commento sulle condizioni dell’US Open 2025: «Le palline qui sono quelle con cui mi trovo peggio. Sono particolari, volano molto e prendono poca rotazione. Non si gonfiano, anzi, si rimpiccioliscono un po’. Secondo me, le condizioni di New York sono le più difficili fra tutti gli Slam: negli altri si gioca meglio».
    Sonego però non perde l’ottimismo: il sorriso resta la sua arma migliore per affrontare le sfide del cemento americano.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    «Non ho mai venduto una partita»: la confessione amara di Stefano Reitano dopo la squalifica

    Stefano Reitano nella foto

    Sette mesi di squalifica e una multa di 7.500 dollari. Stefano Reitano, 28 anni appena compiuti, ex numero 854 ATP in singolare e 484 in doppio, vive uno dei momenti più difficili della sua carriera e della sua vita. «Non ho mai venduto una partita, mai», ci tiene a ribadirlo nell’intervista concessa al Corriere della Sera. Eppure la sua fedina sportiva ora porta un marchio che pesa come un macigno: tra il maggio 2018 e l’aprile 2022 ha scommesso su 32 partite, tutte NON sue, per un guadagno totale di 886,92 euro. «Ho fatto una sciocchezza», ammette senza girarci intorno.
    Dal tennis alla battuta d’arrestoLa storia di Reitano è quella di tanti ragazzi che hanno provato a inseguire un sogno sul circuito: «Ho iniziato a sei anni, vedendo giocare papà – racconta – Prima al Monviso, poi allo Sporting. Finite le superiori, ho iniziato a girare per tornei, prima in Italia, poi negli ultimi anni anche in Europa e Africa». La passione era diventata un lavoro, ma non senza difficoltà economiche: «Fino a un certo livello, lo dovresti fare molto di più per il piacere di giocare che per i guadagni. Nei tornei ITF, se non arrivi almeno in semifinale, vai sotto».
    L’incubo comincia a PulaIl punto di svolta arriva ad aprile 2024, durante un torneo a Santa Margherita di Pula: «Avevo appena finito il turno di qualificazione, mi ferma uno dell’ITIA, l’agenzia che vigila sull’integrità del tennis. Mi chiede il telefono e mi fa firmare un foglio». Dopo tre ore di attesa, il cellulare viene restituito, ma non solo: «Il giorno dopo mi fanno un’intervista registrata, mi contestano flussi anomali di giocate su alcune partite. Avevano trovato le foto delle schedine».Non erano scommesse online, ma nella ricevitoria dietro casa, a Grugliasco. «Non furbissimo, da uno che si vende gli incontri», ammette Reitano, sottolineando però come non ci sia mai stata alcuna manipolazione: «Guardavo tante partite, era solo per dare un po’ di brio, 5 o 20 euro per volta. Una volta ho puntato 10 euro su Sonego che batteva Djokovic, se ci fosse stato qualcosa sotto avrei puntato solo 10 euro?».
    «Non sopporto che pensino che mi vendevo»Il peso della squalifica va oltre la sospensione: «Quello che non sopporto è che la gente pensi che mi vendevo le partite. E poi la sproporzione delle sanzioni: per dire, puoi squalificare Battaglino per quattro anni? Nel tennis, purtroppo, conta chi sei». Un’amarezza che Reitano non nasconde, così come il suo pentimento: «Col senno di poi, cancellerei le foto delle schedine».
    Ora cerca di ricostruire la sua vita, sperando di tornare in campo e, soprattutto, di ricostruire la fiducia, dentro e fuori dal mondo del tennis.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO