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    Sinner ufficialmente qualificato per le ATP Finals 2025

    La infografica dell’ATP

    Mancava solo l’ufficialità, ora è arrivata: Jannik Sinner è il secondo qualificato per le ATP Finals 2025, di scena per la quinta volta a Torino dal 9 al 16 novembre. È il secondo tennista in stagione a staccare il pass per la kermesse ATP di fine anno, che ricordiamo vede in gara i primi 8 nella Race stagionale, dopo Carlos Alcaraz. Sinner sarà in gara al “Master” per il terzo anno di fila e quarto in carriera (subentrò all’infortunato Berrettini nel 2021, alla prima edizione torinese). Alle Finals Jannik vanta un bilancio di 10 partite vinte e 2 sconfitte, con il titolo conquistato lo scorso anno, quando fu letteralmente ingiocabile per tutti gli avversari, e la splendida corsa nel 2023, con quattro vittorie tra girone e semifinale, stoppato nel match per il titolo da un sublime Novak Djokovic.
    Sinner si è guadagnato l’accesso al torneo di fine anno grazie ai successi agli Australian Open e Wimbledon, oltre alle finali raggiunte agli Internazionali d’Italia (battuto in finale da Alcaraz) e Roland Garros, dove purtroppo non ha sfruttato tre match point subendo la rimonta da Alcaraz, in una finale già entrata nei libri d’oro dello sport per spettacolo, durata e tensione agonistica.

    See you in Turin, defending champ
    Jannik Sinner has qualified for the #NittoATPFinals once again pic.twitter.com/txJ6AC8I1O
    — ATP Tour (@atptour) August 8, 2025

    Sinner compierà 24 anni il prossimo 16 agosto. È n.1 del mondo dal 10 giugno 2024, quindi da 61 settimane consecutive. Vanta in carriera 20 titoli sul tour maggiore e 2 successi in Davis Cup (2023 e 2024) insieme alla squadra italiana, da lui trainata nei due titoli conquistati a Malaga. In carriera a livello ATP ha un bilancio di 289 partite vinte a fronte di 83 sconfitte; ma dall’autunno del 2023 il suo record è clamoroso: dopo la sconfitta subita a US Open da Zverev, Jannik concluse quella stagione con 20 vittorie e solo 2 sconfitte (vincendo due tornei, la Davis e giocando la finale Torino), e nel 2024 ha dominato con 73 vittorie e 6 sconfitte, vincendo 8 tornei (più la Davis), inclusi due Slam e le ATP Finals. Nel 2025 ha un bilancio di 26 vittorie e 3 sconfitte, quindi dall’ottobre 2023 (gli ultimi 22 mesi) il suo record sul tour maggiore è di 119 vittorie e solo 11 sconfitte. Un dato che sottolinea la costanza di rendimento e qualità eccezionale del suo gioco, una forza che lo legittima sul trono del tennis maschile.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Connors su Djokovic: “Mi preoccupa che non giochi da Wimbledon e abbia saltato Cincinnati. Non so cosa aspettarmi da lui a New York”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    L’assenza di Novak Djokovic al Masters 1000 di Cincinnati continua a far parlare il mondo del tennis. Il campionissimo serbo non è ancora tornato in attività dopo la sconfitta subita in semifinale a Wimbledon da Jannik Sinner, una battuta d’arresto piuttosto netta, la seconda consecutiva inflitta dall’italiano al 24 volte campione Slam dopo quella di Parigi. Secondo la leggenda del tennis americano Jimmy Connors, il fatto che Djokovic abbia allungato le sue vacanze e non sia tornato ancora in competizione è pessimo segnale a livello di motivazione, quella indomabile voglia di vincere che ha portato il nativo di Belgrado a migliorarsi continuamente e sorpassare i suoi due grandi rivali, Federer e Nadal. “Jimbo” ha parlato di Djokovic nel suo podcast “Advantage Connors”, con parole chiare che non lasciano alcun spazio all’immaginazione…
    “C’è una cosa che mi preoccupa di Novak Djokovic” esordisce Connors, “Per anni, il torneo di Cincinnati è stato l’ultimo test per il serbo in vista degli US Open. Tuttavia, questa volta Djokovic non disputerà partite ufficiali sul cemento prima del quarto Slam della stagione. È fermo da settimane, da Wimbledon. Non ha ancora giocato partite sul cemento. Mi aspettavo che potesse saltare il torneo canadese ma non che non venisse a Cincinnati. Qua avrebbe giocato almeno qualche partita, delle sfide da affrontare per rimettersi in moto. Adesso non sappiamo cosa aspettarci da lui in vista di New York“.
    Il campione americano afferma di trovare strano il ragionamento di Djokovic, tennista 38enne che di sicuro ha bisogno di giocare per non accumulare “ruggine” e rischiare a US Open già nei primi turni. “Ha giocato un grande Wimbledon” continua Connors, “ha raggiunto la semifinale, ma è stato sconfitto in tre set, piuttosto nettamente da Sinner. Dopodiché è andato in vacanza con la famiglia, per quasi un mese e mezzo. Vedremo come andrà. Non è certo il modo in cui era solito preparare US Open in passato. Tutto quello che so è che non si può mai ignorare il migliore della storia quando c’è uno Slam, ma chissà come ci arriverà e con quale motivazione”.
    Djokovic a US Open ha trionfato quattro volte: 2011, 2015, 2018 e 2023, e proprio sull’Arthur Ashe ha vissuto la più grande delusione in carriera, la sconfitta in finale nel 2021 contro Daniil Medvedev ad un passo dal completare uno storico Grande Slam annuale. Già dallo scorso anno, persa la leadership nel ranking ATP per mano di Jannik Sinner (il sorpasso avvenne il 10 giugno 2024), il serbo ha affermato che i tornei dello Slam rappresentavano la sua ultima grande motivazione a continuare. Tuttavia da allora “Nole” non è riuscito a vincere il tanto agognato 25esimo Major, che gli consentirebbe di diventare l’unico tennista nella storia (uomo o donna) a raggiungere questa cifra. A Wimbledon 2024 infatti fu sconfitto molto seccamente da Carlos Alcaraz in finale, mentre a US Open fu estromesso da Popyrin al terzo turno. Quest’anno Novak si è arreso agli Australian Open ad un infortunio sofferto nei quarti e che l’ha costretto al ritiro in semifinale contro Zverev, mentre a Parigi e Wimbledon è stato Sinner a sbarrargli la strada senza concedergli nemmeno un set. US Open si avvicina a grandi falcate: questo Djokovic a corto di match dall’11 luglio, sarà competitivo?
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Masters 1000 Cincinnati: Arnaldi si ferma all’esordio, battuto da Bonzi al termine di una dura battaglia

    Matteo Arnaldi a Cincinnati

    La dura legge del tennis: chance non sfruttate, chance concessa e… addio. È forse riduttivo concentrare la sconfitta di Matteo Arnaldi all’esordio al Masters 1000 di Cincinnati sofferta contro Benjamin Bonzi a questo, ma il crocevia decisivo del match arriva proprio all’avvio del terzo set, quando il sanremese non sfrutta ben 5 palle break in un infinito secondo game (a dire il vero, tutte giocate piuttosto bene col servizio dal francese) e crolla malamente nel turno di servizio successivo, subendo il break che manda avanti il nativo di Nimes verso il successo finale. Bonzi vince in rimonta 6-7(1) 6-3 6-4, e c’è del rammarico per Arnaldi, per l’ottimo tiebreak giocato e vinto nel primo set, e soprattutto per le troppe occasioni non sfruttate, con la netta sensazione che con più calma e ordine l’azzurro avrebbe potuto scappare avanti battere il francese, positivo al servizio ma non sempre preciso e continuo. C’è un rilievo statistico assai significativo: Arnaldi ha ottenuto ben 10 palle break nell’incontro, non ne ha sfruttata nessuna. Nel tennis trovare la zampata o giocare al top nei passaggi cruciali è quasi sempre decisivo per il successo finale e Bonzi è stato in questo superiore, anche grazie a una cattiva gestione di Matteo nei due game che gli sono costati i break nel secondo e terzo set, due turni di battuta giocati davvero male dall’azzurro. “Arna” non sta attraversando un periodo eccellente, è a 17 vittorie e altrettante sconfitte nel 2025, molte arrivate al termine di dure battaglie – come quella odierna a Cincinnati – e perse per dettagli, pochi punti scappati via, o in diverse occasioni per quella fretta che lo assale in passaggi cruciali, dove vuol andare a prendersi il punto ma finisce per esagerare e perdere focus.
    Bonzi ha disputato una partita molto aggressiva, ha servito bene nei momenti importanti del secondo e terzo set, pronto a prendersi i due break che hanno segnato gli allunghi decisivi. In particolare Benjamin ha servito con qualità nelle palle break e ai vantaggi, ma è piaciuta tatticamente la sua condotta di gara. Visto che Arnaldi l’ha spesso messo in difficoltà con dei cambi di ritmo, bene ha fatto il francese ad attaccare il prima possibile sfruttando un campo piuttosto rapido per la media del tour. Bonzi ha aggredito col rovescio, attaccando dritto per dritto, e solleticando il passante di Arnaldi, non sempre preciso perché giocato quasi sempre in corsa e poco equilibrio. Eppure proprio con una giocata eccezionale di passante Matteo ha spaccato il tiebreak del primo set, dominato con il piglio del grande giocatore. Soprattutto “Arna” ha vinto quel decider con ordine, giocando pulito e razionale, senza esagerare. Purtroppo invece in alcune chance in risposta o passaggi importanti della partita, si è fatto prendere dalla frenesia di fare il punto di forza o troppo in fretta, quando il contrattaccare e lavorare bene la palla restano forse i suoi punti di maggior forza e sicurezza. Errori (alla fine sono stati 48, contro i 59 del francese che però ha mosso di più il gioco) pagati con una sconfitta evitabile.
    C’è stato un passaggio molto importante nel match, all’avvio del secondo set. Arnaldi dopo l’ottimo tiebreak vinto, si è ritrovato sul 15-30 in risposta, e Bonzi era evidentemente nervoso. Non è riuscito a rispondere bene in quel game, c’era lo spazio per arrivare a palla break e magari scappare via, un allungo che visto il momento della partita sarebbe stato forse decisivo. Inoltre Matteo ha da rammaricarsi per una palla break non sfruttata in un altro momento decisivo, sul 5-3 del secondo set, quando correndo in avanti non è riuscito a giocare un passante di tocco non impossibile che avrebbe rimesso “on serve” il parziale. Piccole grandi cose, i momenti che decidono una partita e che sono andati alla parte di Bonzi, complessivamente più positivo e aiutato dal servizio. Basso il 51% di prime palle in gioco per il ligure, altro aspetto della sua prestazione su cui deve assolutamente lavorare.
    Ora gambe e testa a New York. È lo Slam che preferisce, dove vorrebbe giocare il match della vita (l’ha raccontato ad un’intervista gentilmente concessa la scorsa primavera). Questa prematura sconfitta a Cincinnati gli regala il tempo per arrivare a Flushing Meadows e preparare un gran torneo.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Arnaldi entra bene nel match con solido turno di servizio. Anche Bonzi serve bene, a 30 vince il suo primo turno. Già dai primi colpi si capisce che il campo è bello rapido, la palla schizza via dopo il servizio, come ha confermato anche Jannik, il campione in carica (atteso all’esordio sabato). Tennis rarefatto, domina la prima di servizio o qualche errore diretto, quasi non si scambia. Il primo vero palleggio arriva nel quinto game, sul 40-30, lo vince Bonzi appoggiandosi bene ai colpi di Arnaldi. Benjamin aggredisce una seconda di servizio un po’ troppo centrale e si procura una palla break. Matteo la cancella con un bel diritto cross, giocato con ottimo anticipo. A fatica (e con un regalo di Bonzi sul net a campo aperto) 3-2 Arnaldi. Il sanremese tiene una posizione piuttosto aggressiva in risposta, ma al momento non funziona granché, né a livello di esecuzioni che per mettere pressione a Bonzi, che comodamente impatta 3 pari. Settimo “fatidico” game e “Arna” sembra infastidito dal discreto baccano intorno al campo 3. Commette due doppi falli e si ritrova sotto 15-30. Rimedia con un gran diritto su palla assai bassa e poi buttandosi a rete. (4-3). Si torna a seguire i turni di servizio, senza scossoni, con percentuali di prime in gioco calanti ma ottima la trasformazione per entrambi. Sul 5 pari, Arnaldi ha vinto solo sei punti in risposta, pochi. Bonzi è pronto ad aggredire ogni palla più lenta o corta di Arnaldi, che infatti paga dazio quando taglia col rovescio senza trovare adeguata profondità. Molto meglio quando l’azzurro spinge in anticipo. Scontato l’approdo al tiebreak, visto l’equilibrio. Arnaldi trova un big-point nel secondo punto, passante di diritto in corsa quasi sdraiato per terra, trovando una coordinazione impossibile. 2-0. Fantastico Matteo anche sul 3-1, quando da difesa è passato al contrattacco sotto rete, con un tocco stretto che manda a gambe all’aria l’assalto del francese. 4-1, grande qualità. Ancora un con un ben recupero col diritto, bello profondo, Arnaldi provoca l’errore di Bonzi, si gira 5-1. Ha perso pazienza Benjamin, sparacchia con fretta e trova solo la rete. 6-1 e una valanga di set point per Matteo. Basta il primo, bel dritto vincente dal centro. 7-6, 7 punti a 1, tiebreak dominato senza alcuna sbavatura.
    Bonzi sembra aver accusato il brutto finale del primo set. Riparte al servizio nel secondo ma la prima palla poco lo assiste e un diritto centrato male gli costa un “interessante” 15-30. Arnaldi lo spreca rispondendo male sulla seconda, pure da dietro. Una nuova scossa arriva sul 2-1, e stavolta è l’azzurro in difficoltà. Inizia col doppio fallo, quindi attacca la rete con poco angolo e viene passato da Bonzi. Matteo scarica quindi in rete un diritto con troppa fretta, lo score è impietoso: 0-40, tre palle break. Basta la prima: altro pessimo diritto, giocato con i piedi mal messi dopo il servizio. Un BREAK improvviso, con un turno di battuta pessimo, che manda Bonzi avanti 3-1. Il nativo di Nimes restituisce il favore con due erroracci ad avvio del quinto game, poi si riscatta e vince il game ai vantaggi (4-1), qua c’era spazio per una reazione dell’azzurro. Bonzi è rapido nell’entrare in campo dopo il servizio, non è facile per Arnaldi contrattaccare, ci prova in risposta ma senza grandi risultati. Il ligure sembra aver staccato la spina: doppio fallo in apertura sul 5-2 e poi un altro, 0-30. Sparacchia col diritto e crolla 0-40, tre set point per Bonzi. Rischia di nuovo il doppio fallo sul 15-40, ma trova un bell’attacco con il classico slice di rovescio, 30-40. Bonzi affossa la risposta in allungo, parità. Salva un game quasi disperato Arnaldi, 5-3, ora il francese serve per il set, ma è incerto mentre Matteo torna a pungere dalla risposta. 30 pari. Benjamin sbaglia malamente un diritto su di un colpo molto carico e non così rapido di Matteo, chance del contro break! Risale il campo su di una volée non definitiva Arnaldi ma il tocco passante di rovescio non passa la rete, si poteva far meglio in questo colpo. Bonzi attacca bene e si procura il quarto set point, il primo al servizio. È quello buono, comanda il francese ed è l’azzurro a sbagliare per primo. 6-3 Bonzi.
    Terzo set, Arnaldi serve per primo. Vince il game, nonostante un doppio fallo, può fare corsa di testa. Matteo apre il secondo game con un altro super punto difensivo, passante robusto e poi rincorsa vincente. Come nel primo set, Bonzi accusa mentalmente il gran punto dell’avversario e sparacchia via, 0-30. Il francese attacca a testa bassa, forse anche per scappare dallo scambio, e gli va bene, ma ai vantaggi sbaglia ancora in scambio e concede una palla break. Bonzi spinge col diritto e si salva. Con un altro errore, stavolta col rovescio, Benjamin concede un’altra chance all’azzurro, ma la cancella col servizio. Bagarre totale… Si superano i 16 minuti nel game quando, al 26esimo punto, Bonzi impatta 1 pari, dopo aver salvato altre tre PB (5 in totale!). Non facile ripartire mentalmente dopo tante chance non sfruttate (ma ben giocate dal francese a dire il vero) per Arnaldi, che inizia servendo male e subendo una gran risposta di Bonzi, gli vale lo 0-30. Come nel secondo set, Matteo sente la pressione dello score negativo e torna al suo peccato originale: la fretta. Sparacchia un rovescio cross dopo il servizio, è 0-40, e completa la “frittata” con un altro errore in spinta dopo la battuta, un’irruenza che paga con il BREAK. Bonzi vince il decimo punto di fila e vola avanti 3-1. Arnaldi torna in carreggiata, vince un buon turno di battuta e prova a rientrare in risposta nel sesto game. Benjamin non è solido, si ritrova 0-30, ma Matteo ancora sbaglia in risposta, forse incerto tra lo spingere e il contenere bloccando. Bonzi regala col rovescio, 15-40, ecco le due opportunità per riaprire la partita. Il francese usa benissimo – come in tutto il match – lo slice da destra, precisissimo e molto angolato (30-40); troppo difensivo il ligure alla seconda chance, rincorre da 4 metri dietro e c’è troppo campo da difendere. 0 su 8 nelle palle break per “Arna”. Con una difesa di pura tigna ecco la nona palla break per Matteo. Niente, altro attacco del rivale e il passante non c’è. 4-2 Bonzi. Sul 4-3 di nuovo il francese regala qualcosa e lo score segna 0-30; come in precedenza affronta le difficoltà attaccando con qualità, rapido e offensivo. Vince un punto rocambolesco sul 15-30, con un riflesso clamoroso di volo, una vera e propria “parata” con racchetta. Sul 30 pari gli va meno bene, arriva la decima palla break per Arnaldi. Ancora out la risposta dell’azzurro. 5-3 Bonzi. L’italiano resta aggrappato alla partita, ma il transalpino sul 5-4 chiude l’incontro al secondo match point dopo quasi tre ore di battaglia. Un successo complessivamente meritato.

    Benjamin Bonzi vs Matteo Arnaldi ATP Cincinnati Benjamin Bonzi666 Matteo Arnaldi734 Vincitore: Bonzi ServizioSvolgimentoSet 3B. Bonzi 15-0 30-0 30-15 30-30 df 40-30 40-40 A-405-4 → 6-4M. Arnaldi 0-15 15-15 30-15 40-155-3 → 5-4B. Bonzi 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-404-3 → 5-3M. Arnaldi 0-15 15-15 ace 15-30 30-30 40-30 40-40 A-404-2 → 4-3B. Bonzi 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 ace3-2 → 4-2M. Arnaldi 15-0 30-0 40-03-1 → 3-2B. Bonzi 15-0 30-0 40-02-1 → 3-1M. Arnaldi 0-15 0-30 0-401-1 → 2-1B. Bonzi 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-400-1 → 1-1M. Arnaldi 15-0 30-0 40-0 40-15 df 40-300-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 2B. Bonzi 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-405-3 → 6-3M. Arnaldi 0-15 df 0-30 df 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-405-2 → 5-3B. Bonzi 0-15 15-15 30-15 40-15 40-304-2 → 5-2M. Arnaldi 15-0 30-0 ace 30-15 40-154-1 → 4-2B. Bonzi 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 ace 40-40 A-403-1 → 4-1M. Arnaldi 0-15 df 0-30 0-402-1 → 3-1B. Bonzi 15-0 30-0 40-01-1 → 2-1M. Arnaldi 0-15 15-15 30-15 40-151-0 → 1-1B. Bonzi 15-0 15-15 15-30 30-30 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0-0* 0*-1 0*-2 1-2* 1-3* 1*-4 1*-5 1-6*6-6 → 6-7B. Bonzi 15-0 30-0 40-05-6 → 6-6M. Arnaldi 15-0 30-0 40-0 40-15 40-305-5 → 5-6B. Bonzi 15-0 ace 30-0 40-04-5 → 5-5M. Arnaldi 0-15 15-15 ace 15-30 30-30 40-304-4 → 4-5B. Bonzi 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 ace3-4 → 4-4M. Arnaldi 0-15 df 15-15 15-30 df 30-30 40-303-3 → 3-4B. Bonzi 15-0 30-0 ace 40-02-3 → 3-3M. Arnaldi 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-402-2 → 2-3B. Bonzi 15-0 30-0 40-0 40-15 40-301-2 → 2-2M. Arnaldi 15-0 30-0 40-0 ace1-1 → 1-2B. Bonzi 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 df0-1 → 1-1M. Arnaldi 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Khachanov, “attesa” record tra due finali Masters 1000

    Karen Khachanov (foto NBO)

    Non è mai troppo tardi, anzi, chi sa attendere spesso è premiato nella sua perseveranza. Tutto questo si addice a Karen Khachanov, tennista russo oggi 29enne con un passato da top 10 (n.8 nel 2019). Dotato di colpi potentissimi e un fisico imponente, in molti pronosticavano una carriera ancor più vincente per il nativo di Mosca, che comunque si è tolto buone soddisfazioni con due semifinali Slam (Australian Open 2023 e US Open 2022) e 7 titoli vinti, tra cui il Masters 1000 di Parigi – Bercy nel 2018, quando visse una settimana incredibile regolando uno dopo l’altro Zverev, Thiem e Djokovic in finale. È passato un bel po’ di tempo da quel successo, il più importante nella sua carriera, ma l’impegno e costanza di rendimento di Karen è stato premiato. Stanotte a Toronto Khachanov ha la chance di tornare a vincere un Masters 1000, sfidando Ben Shelton per il National Bank Open 2025. Partirà sfavorito, vista la crescita importante dello statunitense, in particolare nella pazienza e lucidità delle scelte di gioco, ma dall’altro lato il russo avrà poca pressione e potrà giocare con massima libertà e magari sorprendere anche il 22enne di Atlanta.
    C’è un dato statistico curioso sul ritorno di Khachanov in finale in un Masters 1000, proprio relativo al lungo lasso di tempo intercorso tra la sua prima finale (e poi vittoria) in un torneo di categoria e la seconda apparizione. Sono passati infatti ben 6 anni e 9 mesi tra la finale di Parigi Bercy 2018 e quella di Toronto 2025: mai un tennista aveva aspettato così tanto tempo per tornare in finale in un M1000 da quando esiste questa categoria di tornei.
    Ecco la lista degli intervalli più lunghi per un giocatore tra due finali Masters 1000:
    6 anni e 9 mesi – Karen Khachanov (2018 Parigi Bercy – 2025 Toronto)6 anni e 6 mesi – Dominik Hrbaty (2000 Monte Carlo – 2006 Parigi Bercy)6 anni e 2 mesi – Grigor Dimitrov (2017 Cincinnati – 2023 Parigi Bercy)6 anni – Felix Mantilla (1997 Amburgo – 2003 Roma)6 anni – Richard Gasquet (2006 Canada – 2012 Canada)
    Vedremo se nella finale canadese la spunterà il “momento” ed esuberanza di Shelton, che in caso di vittoria alzerà al cielo il primo 1000 e scalzerà Djokovic al sesto posto del ranking ATP, o la potenza ed esperienza di Khachanov. Certamente è una finale a sorpresa di un torneo molto chiacchierato per le tante assenze ma che, in realtà, ha regalato agli appassionati molte buone partite e spunti di riflessione. A volte, anche non trovare sempre i “soliti” a giocarsi il titolo non è poi tanto male…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    US Open 2025 da record: 5 milioni di dollari ai campioni in singolare

    Arthur Ashe Stadium, il centrale di US Open

    “Gli US Open riscrivono la storia emettendo gli assegni più consistenti di sempre per i giocatori che parteciperanno al torneo del 2025”. Così inizia il comunicato ufficiale dello Slam di New York annunciando il sontuoso Prize money dell’edizione al via il prossimo 24 agosto sui campi in “duro” di Flushing Meadows. Il dato che più balza all’occhio è il clamoroso, pesantissimo assegno destinato ai campioni in singolare (ovviamente uomini e donne, la parità salariale è nata proprio a US Open): ben 5 milioni di dollari, contro i 3,6 assegnati a Sinner e Sabalenka, i campioni nell’edizione 2024, per un eccezionale aumento del 39%.
    Il Prize money complessivo è di 90 milioni di dollari, il più alto mai raggiunto da un torneo, che supera nettamente i 75 milioni di “verdoni” dell’anno scorso, già record all’epoca, per un incremento del 20% rispetto al 2024.
    “Gli US Open hanno compiuto uno sforzo per garantire incrementi percentuali a due cifre a partire dal 2024 in tutti i turni di tutti gli eventi per tutti i giocatori, aumentando allo stesso tempo in modo significativo la percentuale di montepremi per gli atleti che giocano in posizioni avanzate nei tabelloni di singolare” si legge ancora nel comunicato della USTA.
    Gli incrementi sono davvero impressionanti per ogni stadio dei vari tabelloni, in particolare in quelli di singolare. Il finalista in singolare si “consolerà”  con ben 2,5 milioni, per un aumento del 39% rispetto all’anno scorso (stesso aumento dei campioni), mentre i semifinalisti vedranno un balzo del 26%, con un eccellente assegno da 1,26 milioni di dollari. Più 25% per chi si fermerà nei quarti di finale (660.000 mln), e più 23% per chi sbarca nella seconda settimana (400 milioni tondi tondi). Anche nel doppio l’incremento complessivo dei premi in denaro è del 23%, passato da 3,89 milioni di dollari a 4,78. Il tabellone di qualificazione assegnerà 8 milioni di dollari, più 10% rispetto dal 2024. Aumentati anche i rimborsi spese per i giocatori, in modo da migliorare l’esperienza complessiva, con il torneo che si farà carico dei costi dell’incordatura di 5 racchette per ogni round in tabellone. Chi sbarcherà a New York e perderà nel primo turno di qualificazione di singolare, tornerà comunque a casa con 27.500 dollari, ossia ben più di quanto per esempio hanno ottenuto i giocatori sconfitti nei quarti di finale del Boss Open di Stoccarda (ATP 250), che assegnava quest’anno 22mila dollari. Niente male…
    Per curiosità statistica, questi (convertiti in dollari statunitensi) gli assegni per i vincitori dei quattro Slam nel 2025: Australian Open 2.150.400; Roland Garros 2.897.565; Wimbledon: 4.115.100; US Open 5.000.000. In pratica a New York il vincitore prenderà più del doppio rispetto a Melbourne e poco meno del doppio rispetto a Parigi.
    Questo il riassunto del ricchissimo US Open 2025:
    Singolare, maschile e femminile:
    Vincitore: $5,000,000Finalista: $2,500,000Semifinalisti: $1,260,000Quarti di finale: $660,000Ottavi di finale: $400,000Terzo turno: $237,000Secondo turno: $154,000Primo turno: $110,000

    Doppio (per coppia)
    Vincitori: $1,000,000Finalisti: $500,000Semifinalisti: $250,000Quarti di finale: $125,000Terzo turno: $75,000Secondo turno: $45,000Primo turno: $30,000

    Doppio misto (per coppia):
    Vincitori: $1,000,000Finalisti: $400,000Semifinalisti: $200,000Quarti di finale: $100,000Primo turno: $20,000

    Qualificazioni in singolare:
    Terzo turno: $57,200Secondo turno: $41,800Primo turno: $27,500

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    “Niente panico nei lunghi scambi. Non sono più solo quello col servizio super”. L’evoluzione di Shelton: come sta cambiando il suo tennis

    Ben Shelton (foto Getty Images)

    “Essere in grado di vincere gli scambi più lunghi e sentirmi a mio agio con me stesso in quei momenti, senza la fretta di far accadere qualcosa per uscire da quelle situazioni è una parte enorme della mia evoluzione”. Così Ben Shelton ha fotografato a caldo in campo il netto successo contro Alex De Minaur nei quarti di finale al Masters 1000 di Toronto, una vittoria che lo issa in semifinale contro l’amico e connazionale Taylor Fritz. In palio l’accesso al match per il titolo in Canada, forse contro Zverev (discretamente favorito vs. Khachanov nell’altra semifinale). Il prossimo derby USA è una rarità a questo livello: dal 2000 quella in Canada tra Taylor e Ben sarà solo la quarta semifinale tutta statunitense nei Masters 1000. Shelton ha disputato una partita particolarmente solida contro De Minaur, spiccando più per il suo gioco da fondo campo che per i punti ricavati col suo servizio “bomba”. Il figlio d’arte nativo di Atlanta ha giocato una partita diversa, assai paziente e tatticamente ineccepibile: Alex è un tennista che ricava tanti punti entrando in contrattacco sulla potenza dei colpi degli avversari; bene ha fatto Shelton a lavorare tanto la palla, con tagli e spin, senza tirare sempre a tutta. Così facendo, e reggendo mentalmente in tanti lunghi scambi, ha finito per togliere peso all’avversario che così è incappato in un numero per lui insolito di errori, 28, mentre Ben ha vinto 32 punti in palleggio, dato altissimo per i suoi standard, e più dell’australiano (29). Ancor più sorprendente questo dato: Shelton ha vinto 12 dei 19 scambi che sono andati oltre i 9 colpi, esattamente la specialità di casa ADM. Probabilmente una prestazione non eccelsa di “Demon”, ma molto viene dalla tattica, forza fisica e mentale di Shelton.
    “Molti avversari mi vedono solo come un battitore e non come un giocatore da fond ocampo”, riflette Shelton nella press conference post partita. “Psicologicamente, quando entro in partita, ora entro in una sorta di modalità ‘lockdown’, metto un milione di palle in campo. La mia palla da scambio ha un bel po’ di peso e a volte mi sembra di sorprendere gli avversari, soprattutto quando tengo bene nel palleggio e cambio velocità da più lenta a veloce e profonda”.
    “Ritengo di aver giocato davvero un’ottima partita” continua Ben. “Sono rimasto calmo, molto lucido. Sono stato bravo a non farmi prendere dal panico negli scambi lunghi, cosa che è davvero importante contro un giocatore come De Minaur. Ho giocato senza forzare e questo è importante perché Alex trae enorme vantaggio dal fatto che non sbaglia mai e provoca errori non forzati. Lui punta a tirare su il muro e sfruttare gli errori dell’avversario; porta l’altro ad esagerare visto che è velocissimo, si muove bene e riesce a colpire i suoi migliori colpi quando contrattacca in corsa. Per me era decisivo restare solido. Ho giocato un ottimo tennis, soprattutto nella parte finale dei punti più combattuti”.
    Poco da dire, un’analisi lucida quella di Shelton, che presenta una sua versione ben poco istintiva e irruenta, quella faccia negativa che spesso lo porta a smarrirsi e perdere contro i migliori, e non solo. È ovvio che questa deve essere l’evoluzione nel tennis dell’americano se vuol sedersi al banchetto dei tennisti vincitori dei grandi tornei, M1000 e perché no Slam. Di solo servizio, prepotenza fisica e colpi a tutto braccio non vinci contro un buon Sinner, che risponde troppo bene e ti porta nei territori dove crolli, in particolare sul lato del rovescio. Anche contro Alcaraz, o Zverev, tutti i migliori, Shelton deve ancora dimostrare di essere capace di reggere sulla lunga distanza prendendosi punti “sporchi”, faticando di gambe e testa senza sparare via. Sul rosso contro Alcaraz ha sorpreso quest’anno per tenuta, riuscendo a portare Carlos quasi al limite per buona parte della partita; invece la dura sconfitta rimediata contro Sinner a Wimbledon è stata per Ben un vero schiaffo: Jannik con la sua forza in risposta e intensità nello scambio è riuscito a mettere a nudo uno dopo l’altro, a tratti in modo brutale, tutti i limiti del tennis dell’americano.
    A Toronto Shelton sta migliorando esattamente su questi aspetti, tecnici e ancor più mentali. Nel corso dello scorso inverno, Ben ha lavorato moltissimo con papà Bryan per cambiare lo swing del rovescio, passando da un movimento cortissimo di totale timing ad un’apertura più ampia, una maggior ovalizzazione generale e una racchetta più inclinata nell’aggredire la palla. Se hai un timing assoluto come un Kyrgios (per dire uno con uno movimento non tanto diverso) o Bublik, puoi permetterti anche di giocare il rovescio così, impatto secco e via; ma visto che Shelton non ha la stessa mano e percezione dello spazio in velocità, cambiare quel tipo di rovescio e passare ad un colpo meno rapido e più di manovra è una scelta ottima, direi obbligata. Tuttavia ritengo che il miglior rovescio dell’americano resti il back, un taglio sotto che gli permetta di rallentare e quindi girarsi sul diritto al colpo successivo. Per farlo, però, è necessario toccare un back che galleggi nell’aria e atterri bello lungo; al momento Ben ci riesce solo a tratti. Qua dovrà continuare a lavorare, tanto. Pure col diritto, per alternare palle cariche di spin e discretamente lunghe ad accelerazioni a tutto braccio vincenti senza commettere troppi errori. Un lavoro tecnico e parimenti mentale, perché ogni colpo non è mai fine a se stesso e va sempre inquadrato nello sviluppo del gioco, con quel che ti propone il rivale. Sinner docet: ok tirare fortissimo, ma è ancor più efficace saper alternare rotazione e velocità ad angolo e intensità, in modo da costruirti l’alternativa qualsiasi sia la mossa dell’avversario. Una flessibilità tecnica e di pensiero che Shelton ancora deve costruire e portare in campo.
    Da questo passerà la vera evoluzione di Shelton, lavorare sulla mentalità, sulla pazienza, sulla lettura del gioco suo e del rivale, in modo da poter gestire non solo turni di battuta a mille all’ora ma anche la complessità del palleggio e di chi risponde molto bene. Intanto stasera proverà a battere l’amico Fritz e giocarsi la finale di un 1000. Sarà un match molto aperto, dove Taylor parte un po’ favorito anche solo per maggior esperienza a questo livello. Se Ben vuol arrivare davvero in alto, sarà una partita da vincere, con il servizio ma anche la pazienza di giocarsi gli scambi senza esagerare.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Svitolina risponde con amarezza alle offese e minacce ricevute via social a Montreal

    Elina Svitolina

    Il triste e preoccupante fenomeno degli abusi e minacce ricevute dai tennisti via social, perlopiù da scommettitori frustrati, continua tenere banco nel mondo del tennis. Stavolta è Elina Svitolina a denunciare una serie lunghissima di messaggi che hanno invaso il suo account dopo la sconfitta patita a Montreal da Naomi Osaka. La giocatrice ucraina ha composto con il proprio smartphone un collage di alcune delle offese e minacce inaccettabili che le sono arrivate sul social Instagram in Canada, dopo il suo impegno di quarti di finale perso con un secco 6-2 6-2 da Osaka.
    “Spero che tu muoia stanotte, tutto il denaro che ha fatto vendendo le tue partite…”
    “Spero che la Russia ucciderà tutti gli ucraini di merda, hai perso da quella giapponese, vai a…”
    Queste parti di due messaggi ricevuti da Elina, nelle parti “pubblicabili”. Il resto è una sequela di parolacce.

    Elina Svitolina showed the abusive & horrific messages she received from bettors after her loss to Naomi Osaka in Montreal.
    Her response to them:
    “To all the bettors: I’m a mom before I’m an athlete. The way you talk to women – to mothers – is SHAMEFUL. If your moms saw your… pic.twitter.com/nG7jA87Bw3
    — The Tennis Letter (@TheTennisLetter) August 6, 2025

    Secca la risposta di Svitolina nel post con gli screenshot allegati: “A tutti gli scommettitori: sono una mamma prima di un’atleta. Il modo in cui vi rivolgete a una donna – mamma – è vergognoso. Se le vostre madri vedessero i vostri messaggi, sarebbero disgustate”.
    Ricordiamo che la ITF insieme alla WTA (e non l’ATP) ha avviato un programma di monitoraggio dell’attività social dei tennisti professionisti, a loro tutela contro questi abusi, un’azione che ha provocato l’intervento delle autorità in diversi casi con il blocco degli account di questi soggetti e anche denunce penali nei casi più gravi. Tuttavia al momento sembra solo una goccia nel mare della cattiveria, dell’ignoranza e della malattia che diventa lo scommettere in modo compulsivo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Raducanu ingaggia Roig come coach

    Emma Raducanu

    Emma Raducanu ha scelto Francisco Roig come nuovo coach. Lo riporta il quotidiano di Londra The Guardian, le cui fonti affermano che lo spagnolo è in partenza per Cincinnati, dove debutterà al fianco della stellina del tennis britannico, in un’ottimo momento di forma dopo la semifinale a Washington. Roig, 57 anni, vanta una discreto passato da giocatore e soprattutto un lunghissimo periodo a fianco di Nadal, nel suo team per ben 18 anni e dopo il ritiro di zio Toni spesso primo accompagnatore di Rafa nei tornei. Roig ha trascorso il 2024 con Matteo Berrettini, fino all’addio tra i due maturato alla fine della scorsa stagione. Carattere schietto e gran lavoratore, Emma con Francisco proverà a spingere sull’acceleratore per continuare la scalata nel ranking delle ultime settimane.
    Raducanu infatti sta vivendo un 2025 più che discreto, finalmente recuperata nel fisico dai mille problemi che l’hanno penalizzata nelle ultime stagioni, e anche più serena mentalmente dopo le brutte vicende dello stalker che la perseguitava pure nei tornei. Ha impressionato la partita giocata da Emma a Wimbledon contro la potenza di Aryna Sabalenka: sfidò la n.1 WTA a viso aperto, riuscendo ad imporre per larghi tratti del match quelle accelerazioni fulminanti che le permisero di stupire il mondo della racchetta e vincere l’edizione 2021 di US Open, diventando a soli 19 più giovane campionessa dello Slam della “grande mela”.
    Da quella incredibile affermazione Raducunu trasse gloria (e molti denari…) ma forse quel titolo enorme arrivò fin troppo presto, senza un fisico ancora ben strutturato e un tennis con più di una lacuna. La troppa attenzione mediatica e qualche scelta sbagliata a livello di direzione tecnica hanno interrotto il suo percorso, e gli infortuni (incluse tre operazioni tra polso e caviglie) hanno fatto il resto. Quando sembrava quasi persa per il tennis di vertice, Emma è stata brava a resistere e affidarsi prima allo staff della LTA (la Federtennis britannica) e quindi al connazionale Mark Petchey, che dallo scorso torneo di Miami l’ha seguita in prima persona aiutandola moltissimo a “spogliare” il suo gioco da incertezze e tensioni, tornando a liberare quel braccio di grande qualità che resta il punto forte del suo repertorio.
    Pare che Petchey resterà nel suo team come consulente, ma viaggerà poco. È l’ennesimo cambio di coach per la britannica, aspetto questo tutt’atro che positivo, ma vedremo se con il duo Roig-Petchey arriverà anche quella stabilità sempre mancata. Attualmente Raducanu è salita al n.33 in classifica, la sua migliore da moltissimo tempo. Con la forma e determinazione mostrata nelle ultime settimane e magari l’aiuto di Roig, chissà che l’aria per lei magica di New York non la faccia tornare protagonista anche a US Open.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO