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    Raducanu si ritrova a Miami: “La mia vittoria più grande è avere di nuovo fame mentre gioco, sentire lo spirito combattivo”

    Emma Raducanu a Miami

    Era da molto tempo che Emma Raducanu non giocava quel tennis rapido e con angoli improvvisi che la portò a stupire il mondo della racchetta e vincere US Open nel 2021, diventando la più giovane campionessa dello Slam di New York. La britannica si è ritrovata a Miami, con l’ottima vittoria su Anisimova che l’ha portata nei quarti di finale del WTA 1000 della Florida, suo miglior risultato da mesi e mesi, passati tra mille problemi e incertezze. Troppi i suoi errori di gestione con un vortice perverso fatto di cambi di coach, la difficoltà conseguente nel dare struttura al suo tennis ancora acerbo e infortuni gravi, comprese tre operazioni tra polso e caviglie. Un quadro a tinte fosche che l’ha lasciata ai margini del grande tennis, deludendo le (troppe) aspettative dei suoi tantissimi tifosi, ammalati da un gioco interessante e anche dalla sua indubbia bellezza. A Miami afferma che è scattato qualcosa dentro, ha sentito come un “clic” che ha acceso la luce sul suo tennis, tornato a tratti travolgente. Emma parlando alla stampa ha confessato di essere felice per i risultati, ma che la sua vera vittoria è tornare a sentirsi competitiva e affamata di nuovi successi.
    “Sono molto felice di aver vinto questo match contro Amanda, lei è in ottima forma e ha vinto tante partite quest’anno, è tra le prime 20. Sono molto orgogliosa di come sono stata attiva su ogni palla fin dal primo punto, lavorando molto duro in ogni scambio. racconta Raducanu. “Mi sento a mio agio. Sento che adesso nel mio ambiente, con le persone con cui sto, posso essere me stessa, mi posso esprimere apertamente ed essere fedele a quella che sento di essere. Questo è molto importante per me, sentire come stanno le cose fuori dal campo mi aiuta a rendere anche durante la partita. Ho una serenità che riesco a trasferire nel mio tennis.”
    La chiave di questa svolta in positivo parte da sensazioni interne, che hanno dato a Raducanu grande voglia di competere, e vincere. Cosa che i tanti problemi affrontati nel recente passato avevano un po’ sopito. “La cosa di cui sono più orgogliosa è aver ritrovato lo spirito competitivo, essere presente su ogni palla in ogni scambio. Questo è quello che mi è mancato negli ultimi mesi, dire anche negli ultimi anni. La mia vittoria più grande è avere fame, sentirmi competitiva in campo, aver voglia di correre su tutte le palle“.
    “Adesso entro in campo sapendo che sarò lì a lottare su singolo ogni punto, che non lascerò correre via nessuna palla. Finora ha funzionato. Sono molto felice di questa situazione. Penso anche di meno, il che probabilmente è un bene, e cerco di far emergere la mia creatività perché penso che così riesco ad esprimere il mio miglior tennis. Non penso a troppe cose… mi concentro solo sulla palla, sul lottare in ogni scambio e mi lascio trasportare dal mio istinto” conclude Emma. Effettivamente negli ultimi mesi le sue prestazioni denotavano un certo caos tattico, il non saper gestire il momento e lo stesso scambio. Forse il ritrovare un gioco più istintivo e naturale è forse quel che era mancato. Del resto, quando vinse a New York, giocava su di una nuvola, leggera e spensierata. Non può sempre stare così bene, ma forse nella sua dimensione è quello che fa rendere al massimo, di puro istinto e sensazione.
    Una bella dichiarazione quella di Raducanu, di ritrovata serenità dopo i tanti problemi (ultima la brutta vicenda con lo stalker a Dubai) e il suo tennis in partita ne ha subito beneficiato. Tornata anche in buona forma fisica – aveva affermato di aver svolto la miglior preparazione invernale della sua vita – questo WTA 1000 di Miami le ha reso il sorriso. Nei quarti Emma affronterà Pegula, tennista consistente ma non sempre stabile. Se Raducanu confermerà quanto di buono visto in questo torneo, il tennis femminile potrebbe aver ritrovato una grande protagonista e sarebbe davvero una bella notizia per tutti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sunshine Double, la “doppietta” manca dal 2017. Le difficoltà dell’impresa

    Roger Federer a Miami 2017

    “È brutale. Passi in una manciata di giorni dal caldo secco della California all’umidità della Florida, e anche i campi sono sostanzialmente diversi. Poi nei Masters 1000 anche i primi turni sono difficili: magari ti trovi a esordire contro un qualificato indietro in classifica ma che è molto più rodato di te perché ha già giocato in questo contesto e sulla partita singola, al meglio dei tre set, può essere pericoloso, mentre tu ci arrivi con la fatica nelle gambe della vittoria a Indian Wells”. Così Roger Federer in un’intervista del passato spiegava le difficoltà nell’affrontare e completare con due successi il “Sunshine Double”, i due Masters 1000 statunitensi di primavera. Roger è stato ultimo a vincere nella stessa stagione sia a Indian Wells che a Miami, nel 2017, suo anno di grazia dopo aver risolto i problemi al ginocchio e aver “sistemato” il rovescio nella seconda parte del 2016 insieme a Ivan Ljubicic. Roger quell’anno volava sul campo: dopo aver trionfato a Melbourne, si presentò a Indian Wells tirato a lucido e in fiducia, tanto da sbaragliare tutta la concorrenza, lasciando cinque game a Nadal negli ottavi e battendo poi Wawrinka in finale. Sull’onda del grande momento, lo svizzero a Miami fu ancor più impressionante, superando un eccellente Kyrgios in una semifinale diventata un “classico” del torneo e non solo, e quindi battendo di nuovo nettamente Nadal in finale in due set. Dall’impresa di Federer, nessuno è più riuscito a fare la doppietta Indian Wells – Miami.
    Nella storia sono stati solo 7 i tennisti capaci di realizzare il “Sunshine Double”. Federer è stato l’ultimo, nel 2017, e in precedenza c’era riuscito altre due volte, nel 2005 e 2006. Il più tosto resta Novak Djokovic, che ha fatto la doppietta per ben 4 volte: 2011, 2014, 2015, 2016. Riuscirci per tre anni di fila è un’altra perla della sua carriera mostruosa a livello di continuità. Il primissimo a vincere sia in California che in Florida è stato “Big” Jim Courier, nel 1991. L’anno seguente l’impresa è stata realizzata da Michael Chang, poi è toccato a Pete Sampras nel 1994. Marcelo Rios brillò tra California e Florida nel 1998, diventando anche n.1 del mondo proprio dopo aver battuto Andre Agassi in tre set nella finale di Key Biscayne. Il Kid di Las Vegas riuscì a fare doppietta nel 2001, a completare un inizio di stagione clamoroso dopo la vittoria agli Australian Open. Nessun altro al maschile c’è riuscito.
    Perché realizzare il “double” è così difficile? Molti sono i fattori in gioco e nel tempo, con il cambio generale delle condizioni, il tutto è diventato sempre più difficile. La competitività media sul tour è alzata, anche i primi turni possono essere assai insidiosi, e per vincere due tornei così impegnativi uno dopo l’altro è necessario tenere al massimo la prestazione per quattro settimane. Questo infatti sottolinea Kim Clijsters, che al femminile ha vinto Indian Wells e Miami nel 2005: “Nemmeno negli Slam devi giocare al top per quattro settimane di fila, e poi passare dal deserto al clima tropicale della Florida è difficile per tutti”. Questo è un buon metro che spiega la difficoltà dell’impresa.
    Nel tour attuale è infuocato il dibattito sulle palle, che dopo il Covid-19 scontentano quasi tutti i giocatori, e parzialmente anche sui campi. Molti spingono affinché ci sia la massima possibile uniformità, in modo che passare da un evento all’altro sia “indolore” e i tennisti possano adattarsi molto rapidamente ai vari contesti quando si resta sulla stessa superficie e, magari, nello stesso paese. Quest’anno in particolare c’è stata una polemica piuttosto accesa sui nuovi campi di Indian Wells: una resina diversa a formare la superficie ha reso il rimbalzo più alto rispetto alla media del torneo e probabilmente di qualsiasi altro campo in “duro” nella stagione. Con il caldo secco del giorno e poi improvviso freddo della sera i vari tennisti si sono ritrovati a giocare quasi “due tornei diversi” nello stesso evento… Dopo un paio di giorni via tutti in Florida, e qua le cose sono del tutto diverse: umidità, caldo più afoso e quindi uno stress del tutto diverso per il fisico, il tutto con l’enorme differenza di queste palle che si gonfiano ancor di più visto il clima caraibico.
    Stress fisico, condizioni molto diverse, tabelloni impegnativi, match due su tre che rendono più facile “l’upset” e tornei lunghi. Il Sunshine Double è diventata impresa difficilissima, che né Alcaraz né Sinner sono ancora riusciti a completare, o nemmeno il Medvedev “doc”, che ama davvero questi campi. Si discute tantissimo anche della collocazione di questi due Masters 1000, il vero nodo del calendario ATP ma allo stesso tempo eventi assai importanti (anche economicamente) e seguiti. Il fatto che vincerli uno dopo l’altro sia diventato davvero difficile in fondo è tutt’altro che un problema, anzi, rende la sfida ancor più affascinante. Del resto, come affermava ai suoi tempi Jimmy “Jimbo” Connors “nel tennis mica sempre vince il più forte, spesso vince chi è più bravo ad adattarsi ed è più rapido e furbo a capire il contesto, sfruttando il momento”. Una frase che in poche parole racchiude le difficoltà e fascino del nostro sport. E poi, se vogliamo dirla tutta, sai che barba se ogni torneo fosse identico all’altro…
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    Coleman Wong, tennista “per caso”

    Coleman Wong

    Si può diventare tennista per caso? Sembra un azzardo, eppure nel caso di Coleman Wong è andata proprio così. Il 20enne di Hong Kong ha stupito tutti al Miami Open con una gran bella vittoria contro il quotato Ben Shelton. Lo statunitense ha giocato una partita con troppi alti e bassi, ma Wong ha assolutamente meritato il successo, ripagando gli organizzatori del torneo della Florida che hanno speso due wild card per due giovani di talento, lui e Cinà, venendo ampiamente ripagati dalle prestazioni in campo di queste new entry. Coleman tra l’altro avrà un match di terzo turno non impossibile contro il lucky loser australiano Walton, con la prospettiva di giocare un gran match negli ottavi di finale contro il vincente di Fritz – Shapovalov. Un passo alla volta tuttavia, la filosofia che ha permesso al giovane asiatico di formarsi con qualità presso l’Academy di Rafa Nadal, che in persona si è complimentato con lui dopo la più importante vittoria in carriera su Shelton. “C’è tanto lavoro dietro questi successi, siamo davvero orgogliosi di te!” scrive Rafa su X.

    There is a lot of effort behind these victories. We are very proud of you, Coleman! ☺️ A historic win for Hong Kong 👏🏻 https://t.co/3XtlJkiy0P
    — Rafa Nadal (@RafaelNadal) March 22, 2025

    Il passo di Wong di volare dalla sua Hong Kong a Maiorica è stato bello lungo, anche azzardato, ma è stato ripagato dalla conferma che il talento c’è e il suo futuro può essere molto interessante con quel servizio e la facilità di accelerare la palla mostrata a Miami. Eppure… mai il giovane mai Coleman avrebbe immaginato di diventare tennista. A 5 anni era un classico bambino che cresceva con altri passatempi, e del tennis non gliene interessava granché. Il destino lo portò a prendere alcune lezioni di tennis spinto dai genitori (Bruce e Dora) che avevano pagato a caro prezzo un corso alla sorella maggiore (di due anni) ma che, malata, non poteva parteciparvi. Per non gettare al vento i soldi già spesi, Coleman così si ritrovò sui campi da tennis al Victoria Park, sede del Bank of China Hong Kong Tennis Open, e la scintilla si accese immediatamente. “Mi è piaciuto molto”, ricorda Wong. “Ero un po’ fuori forma, diciamo un po’ cicciottello, così all’inizio la cosa era partita solo per mantenermi un po’ in forma. Poi, lentamente, sono cresciuto”.
    La sua corsa a Miami è iniziata con una vittoria contro Altmaier, e già questa per Wong è stata un sogno: “Sembra tutto come… irreale. Quest’anno ho avuto qualche difficoltà, giocando tornei più difficili. Ecco perché non ho vinto molto. A volte passo un turno, poi perdo il secondo, giocando contro giocatori davvero bravi. Ma sono davvero felice di aver ottenuto una delle mie più grandi vittorie in carriera. Per me, significa molto e spero davvero che sia la prima di molte”.
    La famiglia Wong non ha un passato sportivo. Suo padre è preside di una scuola, mentre sua madre è insegnante e sua sorella lavora nel settore bancario. Coleman a 17 anni ha parlato con i suoi genitori in modo franco: ha spiegato loro il suo desiderio di provarci seriamente col tennis ma farlo restando ad Hong Kong sarebbe stato impossibile. Per questo ha deciso di trasferirsi in Spagna per allenarsi alla Rafa Nadal Academy. Wong ringrazia i suoi genitori per aver creduto in lui. “Non avevano nemmeno una foto di quel posto ma mi hanno lasciato andare. Devo davvero, davvero ringraziarli. È stato un grande sacrificio, anche perché non li vedo mai, un paio di volte all’anno”.
    Wong è ambizioso, pensa di aver risorse sufficienti a poter dire la sua anche nei grandi tornei. “Mi piace vincere. Voglio essere ogni giorno migliore e vedere qual è il mio limite. Lo sto ancora cercando”, continua Coleman. “La cosa migliore di questo viaggio è che posso sempre sfidare me stesso ogni volta che scendo in campo. Ogni giorno, voglio migliorare. Penso che questo sia l’aspetto principale che i miei allenatori apprezzano di me, mi piace molto lavorare. Ma dico sempre che non è abbastanza, non è abbastanza. Ecco perché penso che se non ti piace davvero il tennis non puoi fare di sicuro questa vita”.
    La vittoria contro Shelton ha confermato che l’impegno messo in campo ogni giorno sta dando i frutti sperati. “Ho sempre avuto grande fiducia in me stesso per arrivare a giocare su questi grandi palcoscenici. Ho avuto un periodo difficile durante il periodo del Covid, non ho giocato per un anno e mezzo e sono davvero fortunato che la mia squadra continui a supportarmi. I miei genitori, i miei allenatori, la mia squadra, tutti… mi hanno davvero aiutato molto negli alti e bassi. Sanno che sto lottando e sono arrivato qui, non è stato per niente facile. Giocare contro un ragazzo come Ben, è un sogno. Giocare grandi tornei contro giocatori di alto livello, è incredibile e sono davvero felice”.
    Coleman ha preso in mano la racchetta davvero per caso, ma al terzo turno del Masters 1000 di Miami non c’è arrivato affatto per caso. Un ragazzo da seguire con curiosità.
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    WTA 1000 Miami: Paolini avanza, Jabeur costretta al ritiro dopo solo sette game

    Jasmine Paolini (foto Getty Images)

    Dura solo sette game l’incontro tra Jasmine Paolini e Ons Jabeur. La tunisina, già entrata in campo con una vistosa fasciatura al polpaccio sinistro, è costretta a gettare la spugna sul 4-3 Paolini, dopo esser crollata a terra su di un contro piede, una palla out dell’azzurra che era costata a Jasmine il contro break. Conclusione amara di una partita che prometteva spettacolo, anche se nella parte di match disputata erano stati più gli errori dei colpi vincenti.
    Paolini era entrata bene nel match, annullando una palla break nel primo turno di servizio e quindi brava a scappare avanti 3-0. Sembrava molto attiva con le gambe e ben centrata col diritto, tornato piuttosto pesante e pressante, non lontano dal quello che nel 2024 l’aveva issata nell’Olimpo della disciplina, anche se ancora con qualche errore di troppo. Vivace con i piedi e pronta ad entrare nel campo, Jasmine aveva ben preparato la partita cercando di mettere grande pressione all’avversaria per non consentirle di scatenare la qualità della sua mano e varietà di colpi. Davvero un peccato per la tunisina, già molto penalizzata nel recente passato da vari problemi fisici. Un problema sofferto nel riscaldamento si è riacutizzato in campo, con quella scivolata (un contro piede) che deve aver tirato troppo il muscolo già sofferente.
    Paolini avanza quindi, ottenendo il miglior piazzamento in carriera a Miami. Al prossimo turno aspetta la vincitrice tra Osaka e Baptiste.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Paolini scatta alla battuta ma va sotto alla maggior aggressività di Jabeur, e sul 30 pari commette doppio fallo. Jasmine annulla la palla break con uno scatto in avanti clamoroso e tocco stretto altrettanto bello a rivolvere una smorzata ottima della tunisina. Solo una manciata di punti, ma la magia della mano di Jabeur fa scattare i primi applausi. Con servizi solidi, Paolini muove lo score (1-0). Trova sicurezza in spinta nel secondo game Jasmine, è brava ad arrivare a palla break e prendersela con una risposta profonda e affondo col diritto, BREAK e 2-0. Paolini si è sciolta: col diritto dal centro del campo comanda e avanza seguendo la sua spinta. Bella la chiusura acrobatica sul 15 pari, tanta sostanza e 3-0. Jabeur trova un bel turno di servizio e con un Ace vince il suo primo game, 3-1. Il diritto della toscana scoppia la palla, sembra tornato eficcante come nel 2024, ma ancora con qualche errore di troppo; come quello sul 30 pari che le costa palla break. Una prima solida la aiuta, Ons non risponde in campo. Servizio e diritto viaggiano, 4-1 Paolini. Ons è in difficoltà a contenere la spinta di Jasmine quando l’azzurra gioca centrale e profondo, tanto che la tunisina è costretta a prendersi il rischio per prima, pena finire nella pressione e quindi costretta a correre. Ottimo un rovescio lungo linea, Jabeur 4-2. Nel settimo game Paolini gioca male, poche prime in campo e si fa prendere dalla velocità della rivale, tanto che subisce il contro break, 4-3, ma proprio mentre Jasmine tira fuori il rovescio che le costa il game, Jabeur crolla a terra presa in contro piede. Forse si è riacutizzato un problema al polpaccio sinistro, già bello fasciato fin dall’avvio dell’incontro. Zoppica vistosamente Ons, pure Jas la aiuta a tornare sulla sedia e arriva uno scontato Medical time out. Il trainer stringe ancor più la fascia ma Ons sembra far fatica anche solo a camminare. Niente, si ritira. Finisce dopo solo 7 game, con Paolini che vince 4-3, ritiro.
    Davvero sfortunata la tunisina, si è aggravato un infortunio che proprio non ci voleva, visto il suo tentativo di recuperare posizioni dopo un periodo complicato per lei. Continua il torneo di Paolini, che al terzo turno aspetta la vincente di Osaka – Baptiste.

    Ons Jabeur vs Jasmine Paolini WTA Miami Ons Jabeur [31]03 Jasmine Paolini [6]• 04 Vincitore: Paolini ServizioSvolgimentoSet 1Jasmine PaoliniJasmine Paolini 0-15 15-15 15-30 15-402-4 → 3-4Ons Jabeur 15-0 30-0 30-15 30-30 40-301-4 → 2-4Jasmine Paolini 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-3 → 1-4Ons Jabeur 15-0 30-0 40-00-3 → 1-3Jasmine Paolini 0-15 15-15 30-15 40-150-2 → 0-3Ons Jabeur 15-0 15-15 30-15 30-30 30-400-1 → 0-2Jasmine Paolini 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-400-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    ATP e WTA avrebbero presentato agli Slam un nuovo piano di riforma del tennis Pro

    Gaudenzi premia Sinner e Fritz a Torino 2024 (foto Brigitte Grassotti)

    Dopo la clamorosa azione legale lanciata dalla PTPA contro il “Cartello” che governa il mondo del tennis professionistico, sono arrivate le parole del direttore esecutivo del sindacato Nassar e quindi di Novak Djokovic da Miami a rendere l’intera faccenda ancor più ingarbugliata. I due principali soggetti del sindacato infatti se non hanno compiuto una vera marcia indietro (Nassar assolutamente su Sinner) hanno perlomeno cercato di correggere il tiro e il tenore di parole messe nero su bianco che lo stesso “Nole” ha definito esagerate. La sensazione è che quel documento sia stata la classica sparata per muovere le acque ma che in realtà i veri obiettivi dell’azione legale promossa siano differenti, a caccia di più soldi per i giocatori e avviare un processo per migliorare alcune storture e difficoltà reali, problematiche note da sempre. Le 163 pagine dello “statement”, scritte in modo convulso, con un inglese a tratti zoppicante e con riferimenti presi addirittura da post social e tra loro contraddittori, hanno sollevato moltissime perplessità sia nei commentatori internazionali che in legali in ambito sportivo interpellati sul caso. Oltretutto, si fa notare che a questo punto ATP e WTA dovranno necessariamente difendersi da queste cause, effettivamente presentate; pertanto, essendo le due organizzazioni che gestiscono il tour maschile e femminile soggetti senza fine di lucro, per pagare le pesantissime parcelle di team leali sicuramente molto costosi ATP e WTA dovranno sottrarre ingenti risorse che sarebbero state destinati …ai tornei come Prize money o come bonus ai giocatori, quindi ottenendo l’esatto effetto contrario a quanto voluto dalla PTPA.
    Oltre a questa situazione assai ingarbugliata, arriva da New York una rivelazione interessante. Secondo quanto riporta il ben informato media The Athletic, da tempo ATP e WTA stanno lavorando ad un progetto di rinnovamento della stagione professionistica e avrebbero presentato pochi giorni fa un piano ai quattro tornei dello Slam, entità indipendenti e le più “pesanti” nella nostra disciplina. Il concetto che anima questo progetto di riforma si baserebbe sull’idea più volte comunicata da Andrea Gaudenzi (Presidente dell’ATP): la divisione non crea valore, anzi, è un punto di debolezza. Per far diventare il tennis ancor più forte e più ricco, per tutti, è necessaria la massima unità per aver una maggiore forza contrattuale e non disperdere risorse in inefficienze e cattiva gestione. Su questo quasi tutte le parti sembrano essere d’accordo: la struttura frammentata del tennis indebolisce la sua capacità di vendere diritti media e raccogliere il massimo dalle sponsorizzazioni; la stagione è troppo lunga e troppo eterogenea; l’infrastruttura dello sport non supporta finanziariamente giocatori in modo adeguato rispetto anche ad altre discipline Pro. Per questo il nuovo progetto si baserebbe sui seguenti capisaldi: una stagione con quattro tornei dello Slam; dieci eventi combined di alto livello, appena sotto agli Slam per valore; un’unione completa dei diritti media e ricavi da sponsorizzazioni per finanziare l’intera stagione e remunerare i giocatori in modo più adeguato. Il tutto da governare con un’unica struttura di comando, un nuovo consiglio che supervisionerebbe le questioni sportive ed economiche formato da rappresentanti per i Grandi Slam, i tornei e i giocatori ATP e WTA. Quest’ultimo punto sembra – per quanto riporta The Athletic – aver trovato una risposta fredda da parte di Tennis Australia, FFT, Wimbledon e USTA, ossia i 4 Major.

    La struttura “ideale” dell’annata tennistica
    Secondo le indiscrezioni del media newyorkese, in questo piano di rinnovamento – e non rivoluzione, è importante sottolinearlo – così sarebbe strutturata la nuova stagione tennistica, quasi del tutto uniformata tra uomini e donne. “Tutto inizia con i giocatori migliori che disputano gli eventi Premium, alimentando rivalità e innalzando il livello e lo spettacolo dei più grandi palcoscenici dello sport”, si legge nell’articolo. Il calendario prevederebbe:
    – Quattro Grandi Slam
    – 10 eventi ATP Masters 1.000 combinati con 10 eventi WTA 1.000; il nuovo, decimo evento ATP si terrebbe a febbraio, con sede quasi sicuramente in Arabia Saudita
    – 16 eventi ATP 500 e 17 eventi WTA 500, che si terranno in settimane concomitanti
    -Un piano per ridurre il numero di tornei ATP e WTA 250 di terzo livello attraverso un “buyback”: in pratica il tour avrebbe facoltà di riacquistare la licenza della maggior parte dei tornei ATP e WTA. Il rinnovato calendario porterebbe anche “un flusso regionale migliorato”, in modo concentrare gli eventi nella stessa area e così ridurre l’impatto di viaggi intercontinentali, e anche una off-season più lunga, non specificata tuttavia nella sua durata
    – A governare questa nuova realtà un consiglio che include Slam, tornei e giocatori, ma non l’ITF, che resterebbe esclusa dalla gestione.
    Una proposta che diventa una sorta di aggiustamento verso l’alto dell’annata attuale, senza grandi sconvolgimenti. Meno tornei di fascia bassa, un 1000 in più, una diversa governance. Secondo quanto riporta The Athletic, proprio quest’aspetto avrebbe lasciato freddi i 4 Slam. Così recita l’articolo, riportando anche le indiscrezioni di alcuni soggetti coinvolti nella vicenda ma dei quali viene tutelata l’identità.
    “Le organizzazioni che gestiscono i quattro major sono state contattate per un commento prima della pubblicazione di questo articolo. Nessuna di loro ha risposto. Gaudenzi e Simon, (WTA) e i tornei dello Slam sono frustrati e delusi dalla mancanza di progressi verso la riforma secondo quanto ci ha rivelato una persona coinvolta in una delle quattro organizzazioni che ha parlato a condizione di anonimato perché non era autorizzata a parlare pubblicamente. Questa persona ha affermato che la proposta di ATP e WTA era stata ricevuta ma che, a loro avviso, non era abbastanza. Le priorità di cambiamento degli Slam, hanno affermato, si concentrerebbero su un prodotto Premium con ancora meno tornei e una off season ancora più lunga. Un’altra persona che è stata in contatto con gli Slam, non autorizzata a rivelare discussioni riservate, ha affermato che l’idea che i quattro Grand Slam potessero ricevere solo tre seggi nel consiglio non è stata ben accolta”. Pertanto il nodo per arrivare ad una fumata bianca e riforma sarebbe soprattutto quello della rappresentanza, poiché gli Slam vorrebbero contare di più rispetto ad ATP e WTA.
    Vedremo se le rivelazioni di questo contributo – molto interessante – avranno un seguito. Al momento possiamo rilevare che nella politica tennistica c’è molto movimento e che a breve la stagione del nostro sport, tornei e compensi, potrebbero essere molto diversi da quelli attuali.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Cinà, testa e talento. Entra nel “club” degli under 18 vittoriosi in un Masters 1000

    Federico Cinà a Miami

    La vittoria di Federico Cinà al Masters 1000 di Miami è stata una bella e graditissima sorpresa, e allo stesso tempo la conferma di quanto talento e potenziale abbia il giovane siciliano. È piaciuto il suo gioco, come ha condotto la partita dal punto di vista tecnico ed agonistico, sempre lucido e pronto a fare la scelta giusta. Ha convinto ancor più per come, di fronte ad una importante difficoltà fisica al momento di chiudere il match (crampi) abbia trovato la forza per resistere, non farsi prendere dal panico sportivo e così gettare alle ortiche una partita che davvero non meritava di chiudere con una sconfitta. Si è issato al tiebreak aggrappato al match con le unghie e lì ha giocato da giocatore vero, scegliendo bene i colpi e andando così a regalarsi la più importante vittoria della sua nascente carriera.
    Il tennis azzurro in Federico ha trovato un bravissimo ragazzo, cresciuto a “pane e tennis” in una famiglia che la disciplina la conosce in profondità. Forte di questa esperienza fondamentale per scegliere bene cosa fare ed evitare cosa NON fare, Cinà è stato accompagnato con mano salda nei suoi passi verso il tour Pro, e così il suo talento è stato assecondato in modo impeccabile. Davvero bravi, tutti.
    Adesso andiamoci piano con i titoloni “Abbiamo il nuovo Sinner”, “Nemmeno Jannik come lui alla sua età” et similia, perché… sarebbe esagerato. Un ragazzo di talento che vuole arrivare in alto deve essere ambizioso, non deve aver paura di volare e deve esser capace di reggere la pressione perché al salire del livello solo con questa durezza di carattere si può nuotare in un oceano infestato da veri predatori… ma ogni giovane ha i suoi tempi e modi per crescere. Non facciamo l’errore di riversare su di lui aspettative esagerate e diamogli il tempo di diventare grande, sbagliare e imparare. Il potenziale è ottimo, l’attitudine è eccellente, di spazio per potenziare il fisico – indispensabile, a suo tempo – e i colpi ce n’è in abbondanza. Gli ingredienti per fare bene ci sono eccome.
    Grande soddisfazione e anche un piccolo record di precocità per “Pallino”: è il primo classe 2007 a vincere un match in un Masters 1000. Ma c’è anche un altro club assai intrigante nel quale Cinà è entrato: quello degli under 18 capaci di vincere una partita in un torneo di questa categoria (da quando è nato l’ATPtour nel 1990). Sono in quindici ad esserci riusciti, tra questi anche Jannik Sinner e moltissimi talenti precoci poi diventati campioni. Ecco la lista (stilata dall’ottimo Luca Brancher)
    Fabrice Santoro – Toronto 1990
    Marcos Ondruska – Cincinnati 1990
    David Witt – Miami 1991
    Dinu Pescariu – Monte Carlo 1991
    Andy Roddick – Miami 2000
    Richard Gasquet – Monte Carlo 2002 (il francese non aveva ancora compiuto 16 anni!)
    Rafael Nadal – Monte Carlo 2003 (lo spagnolo non aveva ancora compiuto 17 anni)
    Ryan Harrison – Indian Wells 2010
    Andrey Rublev – Miami 2015
    Alexander Zverev – Miami 2015
    Denis Shapovalov – Toronto 2016
    Felix Auger-Aliassime – Indian Wells 2018
    Jannik Sinner – Roma 2019
    Carlos Alcaraz – Madrid 2021
    Joao Fonseca – Madrid 2024
    Federico Cinà – Miami 2025

    Oltre a questo club esclusivo, Cinà è anche il secondo italiano più giovane e vincere una partita in un Masters 1000. Davanti a lui c’è Jannik Sinner: il nostro n.1 c’è riuscito a 17 anni e 8 mesi a Roma 2019. Federico Cinà lo segue con i suoi 17 anni e 11 mesi a Miami 2025. Il terzo più precoce è stato Lorenzo Musetti (18 anni e 6 mesi), quindi Luca Nardi (19 anni e 8 mesi) e poi Andrea Gaudenzi, attuale Presidente dell’ATP, a 19 anni e 9 mesi. Sotto i venti anni troviamo anche Stefano Pescosolido (19 anni e 11 mesi) fino ai 20 precisi di Renzo Furlan. “Pallino” è in ottima compagnia, Bravo!
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    ITIA risponde alle accuse di PTPA: “Uno sport credibile richiede solidi programmi antidoping e anti-corruzione”

    L’azione legale promossa dalla PTPA di Djokovic e Pospisil ha provocato un terremoto di reazioni nel mondo del tennis, scosso da un documento enorme come quantità di pagine e accuse ad un sistema che, per il sindacato dei giocatori, non funziona. Anche la ITIA (International Tennis Integrity Agency) ha risposto attraverso uno stringato comunicato che ribadisce quanto l’azione anti doping e anti corruzione sia necessaria per uno sport forte e credibile a livello internazionale.
    “Prendiamo atto dell’azione proposta dal PTPA contro gli organi di governo del tennis, tra cui l’ITIA. Uno sport internazionale credibile richiede solidi programmi antidoping e anti-corruzione e siamo orgogliosi del nostro ruolo nel contribuire a uno sport pulito e leale”.

    ITIA statement:
    We note the PTPA’s proposed action against tennis’ governing bodies, including the ITIA.
    Credible international sport requires robust anti-doping and anti-corruption programmes, and we are proud of our role in contributing to a clean and fair sport.
    — International Tennis Integrity Agency (@itia_tennis) March 18, 2025

    Anche ITF ha risposto alle accuse con una nota: “Ci prenderemo il tempo necessario per valutare la nostra risposta. In quanto organizzazione no profit e guardiani globali del gioco, lo scopo dell’ITF è di garantire la crescita e la sostenibilità del tennis come sport. Reinvestiamo il 90% delle nostre entrate per lo sviluppo globale della disciplina attraverso le 213 Federazioni nazionali che fanno parte dell’ITF”.
    La questione sollevata da PTPA continuerà a far parlare anche nei prossimi giorni. Sarà interessante vedere le risposte dei giocatori impegnati al Masters e WTA 1000 di Miami, sicuramente interpellati sul tema.
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    ATP risponde all’azione legale: “PTPA ha costantemente scelto la via della divisione e della distrazione attraverso la disinformazione rispetto al progresso”

    PTPA attacca, ATP risponde. Nel giro di poche ore l’ATP ha pubblicato una ferma dichiarazione in risposta al durissimo attacco del sindacato giocatori promosso da Djokovic, Pospisil ed altri tennisti contro lo status quo che scontenta molti tennisti su più livelli. L’ATP richiama all’unità di intenti e sottolinea i tantissimi passi in avanti fatti per accontentare le richieste dei giocatori, affermando che PTPA ha solo scelto la via dello scontro sostenendo cose non vere. Ha anche dichiarato che si aspettava un’azione del genere. Questo il comunicato dell’ATP, pubblicato sul sito ufficiale.
    “Sin dall’inizio dell’ATP Tour nel 1990, l’ATP ha svolto un ruolo di primo piano nella crescita globale del tennis professionistico maschile. Per oltre tre decenni, la struttura di governance 50-50 dell’ATP ha garantito che giocatori e tornei avessero pari voce nel plasmare la direzione dello sport al massimo livello.
    Gli ultimi anni hanno portato cambiamenti e trasformazioni per i giocatori. L’introduzione di una formula di montepremi, prize money da record e nuovi Bonus Pool hanno contribuito a un notevole aumento della retribuzione dei giocatori (fino a 70 milioni di $ negli ultimi cinque anni). L’introduzione di audit annuali indipendenti ha dato ai giocatori piena trasparenza sulle finanze dei tornei negli eventi ATP. Il programma Baseline dell’ATP ha introdotto un reddito minimo garantito per i primi 250 giocatori nella classifica di singolare, fornendo una sicurezza finanziaria senza precedenti nel tennis professionistico.

    ATP statement on PTPA lawsuit. https://t.co/zPMMPVn1D6
    — ATP Tour (@atptour) March 18, 2025
     
    I contributi al fondo pensione dei giocatori sono aumentati, mentre i prize money agli eventi dell’ATP Challenger Tour sono più che raddoppiati, rafforzando l’impegno dell’ATP nel rafforzare il percorso dei giocatori. Questi progressi sono stati ottenuti attraverso la struttura di governance dell’ATP, con ogni decisione chiave presa con il contributo dei giocatori e dai loro rappresentanti eletti. Nel frattempo, i giocatori, in quanto professionisti indipendenti, hanno mantenuto un ampio controllo sui loro programmi, consentendo loro la flessibilità di competere, allenarsi e monetizzare le loro carriere come meglio credono.
    Mentre l’ATP è rimasta concentrata sulla realizzazione di riforme che avvantaggiano i giocatori a più livelli, la PTPA ha costantemente scelto la via della divisione e la distrazione attraverso la disinformazione rispetto al progresso. A cinque anni dalla sua nascita nel 2020, la PTPA ha lottato per stabilire un ruolo significativo nel tennis, rendendo la sua decisione di intraprendere un’azione legale in questo frangente non sorprendente.
    Rifiutiamo fermamente la premessa delle affermazioni della PTPA, riteniamo che il caso sia del tutto privo di fondamento e difenderemo vigorosamente la nostra posizione. L’ATP rimane impegnata a lavorare nel migliore interesse del gioco, verso una crescita continua, stabilità finanziaria e il miglior futuro possibile per i nostri giocatori, tornei e fan”.
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