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    Novak Djokovic riconosce il talento di Lorenzo Musetti: “È molto talentuoso sia dal lato del diritto che del rovescio”

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    Novak Djokovic ha ottenuto una buona vittoria su Lorenzo Musetti negli ottavi di finale del Masters 1000 di Monte Carlo, con il punteggio di 7-5, 6-3. Il serbo ha dimostrato un gioco aggressivo, andando a rete ben 30 volte durante l’incontro, una tattica necessaria contro un giocatore come Musetti, molto abile in difesa.
    Riguardo a Musetti, Djokovic ha riconosciuto le qualità del giovane italiano, descrivendolo come un giocatore molto talentuoso e abile in difesa.“È molto veloce. È molto talentuoso sia dal lato del diritto che del rovescio. Può farti male dall’interno del campo, ma anche, come abbiamo visto in alcuni punti incredibili e passanti che ha realizzato, anche da lontano”.Djokovic ha sottolineato la necessità di essere aggressivo e solido contro un giocatore come Musetti, cercando di togliergli il tempo e di approfittare di ogni palla corta per andare a rete.Il serbo ha anche ammesso che Musetti è stato migliore per gran parte del primo set, dominando il gioco fino al momento in cui Djokovic è riuscito a cambiare l’inerzia dell’incontro. “Musetti fino al controbreak del primo set stava giocando meglio. Non mi sentivo così a mio agio nel giocare, perché ero dominato da Musetti fino a quel punto dell’incontro”, ha detto Djokovic.
    Nonostante la vittoria, Djokovic ha ammesso di aver affrontato alcune difficoltà fisiche durante la partita. “Devo dire che in alcuni momenti del gioco oggi non mi sentivo davvero bene fisicamente”, ha rivelato il campione serbo. “Ma questo fa anche parte delle prime partite sulla terra battuta. Quando giochi contro qualcuno di forte come Musetti, dove devi guadagnarti la vittoria e lavorare duramente fisicamente, è possibile che tu possa in qualche modo avere meno energie per superare quel muro”.
    Djokovic ha parlato del suo rapporto con il pubblico durante la conferenza stampa, sottolineando come cerca di trasformare le reazioni negative in qualcosa di costruttivo per lui.“Provo sempre a trasformare l’energia del pubblico, anche se negativa, in qualcosa di positivo per me. Ma non cerco problemi con nessuno, non è questo il punto. Solo quando la gente reagisce in un modo che penso di non meritare, non mi piace stare zitto. Sono cresciuto con questa mentalità: se qualcuno fa qualcosa di male contro di te, stai lì e rispondi. Parlando della partita, fino a quel punto Musetti stava dominando, dunque l’intermezzo col pubblico è arrivato al momento giusto. In qualche modo mi rilasso, ogni volta che cerco di mettermi un sorriso sul volto”.Queste dichiarazioni mostrano come Djokovic sia in grado di gestire le reazioni del pubblico, a volte ostili, e di utilizzarle a suo vantaggio, trasformandole in una fonte di motivazione e concentrazione.
    Alla domanda sul suo regime di allenamento e recupero, Djokovic ha risposto di aver dedicato più di 20 anni a prendersi cura del suo corpo e della sua mente, e che questo sta dando i suoi frutti. A quasi 37 anni, è ancora in grado di essere il numero 1 al mondo e giocare al massimo livello.“Sono 20 anni ormai che lavoro duramente sul mio fisico, su come mi nutro, su come conduco la mia vita. Non voglio rivelare dei segreti. Ma sono molto orgoglioso di quello che sono riuscito a fare della mia carriera, sempre tenendo in mente che volevo durasse il più a lungo possibile. Ho quasi 37 anni e sono numero 1 del mondo, gioco al livello più alto. È il premio per questa cura su me stesso nelle ultime due decadi. Ho sempre avuto l’idea di giocare più a lungo possibile, e non è un caso che abbia ottenuto i miei migliori risultati dopo i 30 anni”.
    Guardando al futuro, Djokovic ha dichiarato che Parigi è dove vuole raggiungere l’apice in termini di gioco e sensazioni. Per ora si sta godendo il suo tennis, con l’obiettivo di continuare a vincere giorno dopo giorno sulla terra rossa.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Novak Djokovic: ‘Non miro al numero 1, grande interesse per Wimbledon e Olimpiadi”

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    Novak Djokovic ha affermato in varie occasioni di non essere più troppo interessato a rimanere il numero 1 della classifica ATP e che le sue decisioni in termini di calendario non saranno condizionate da questo. Lo ha ribadito in modo evidente in alcune dichiarazioni a Sky Sports, dove parla di Jannik Sinner. “È solo questione di tempo che diventi il numero 1 del mondo. Quest’anno il ranking non è il mio obiettivo. La mia priorità è dare il meglio di me stesso tra Roland Garros e gli US Open, con un grande interesse per Wimbledon e i Giochi Olimpici.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Novak Djokovic a Monte-Carlo: “Sinner il migliore, Nadal nella storia, Olimpiadi un obiettivo. Collaborazione con il coach Nenad Zimonjic”

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    Novak Djokovic, apparentemente tranquillo e con voce calma, si presenta a Monte-Carlo con l’obiettivo di ritrovare la luce in un percorso che negli ultimi mesi è sembrato più oscuro e tortuoso che mai, anche a causa delle sconfitte inflitte dagli italiani Luca Nardi e Jannik Sinner.
    Parlando proprio di Sinner, Djokovic non ha dubbi: “In questo momento è il migliore giocatore al mondo per distacco, senza alcun dubbio. Nel 2024 ha perso un solo match e ha mostrato miglioramenti straordinari in ogni settore”. Il serbo riconosce i progressi dell’altoatesino, sottolineando come negli ultimi 6 mesi sia diventato più concreto, commettendo meno errori.Djokovic si sofferma anche sulla separazione dal coach Goran Ivanisevic, confermando che il rapporto professionale aveva raggiunto il limite: “Abbiamo dato il massimo insieme, lui è diventato uno dei coach più vincenti della storia del tennis, siamo rimasti amici e abbiamo una grande stima l’uno dell’altro, ma il rapporto di lavoro doveva terminare qui”.
    Un pensiero va anche a Rafael Nadal, assente per infortunio in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione nel circuito: “Dispiace vedere che non riesca a rientrare […] Dispiace perché Rafa ha fatto la storia del tennis. […] Come fan del tennis, mi auguro che possa a tornare a giocare almeno al Roland Garros”.
    Djokovic guarda anche alle Olimpiadi, definendole un obiettivo importante: “In passato non sono mai riuscito ad arrivare al risultato che avrei voluto, anche perché le mie condizioni generali non me lo hanno permesso”. Il serbo identifica il periodo dal Roland Garros agli US Open come fondamentale, con Parigi che potrà aiutare a trovare fiducia in vista del torneo olimpico.Riguardo al torneo di Monte-Carlo, Djokovic ammette una certa pressione nel giocare in quella che considera quasi una “gara di casa”, vivendo gran parte dell’anno nel Principato. Tuttavia, nelle sue attuali condizioni, vede questo evento come un test per ricostruire il suo tennis, senza grandi aspettative.Infine, sulla collaborazione con il nuovo coach Nenad Zimonjic, Djokovic si esprime positivamente, sottolineando la lunga conoscenza e il feeling in campo e fuori, pur non essendoci al momento un impegno a lungo termine.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic parla della rottura con Djokovic: “Eravamo entrambi saturi, ma sarei morto per lui”

    Goran Ivanisevic

    Goran Ivanisevic è tornato a parlare dopo la clamorosa separazione dal n.1 Novak Djokovic. Il loro sodalizio pareva assai solido, nonostante qualche tensione nel corso delle partite, forte di una montagna di tornei e Slam vinti e un tennis assai migliorato nel servizio e attitudine offensiva grazie ai consigli del croato. Invece dopo Indian Wells le strade dei due slavi si sono separate, interrompendo cinque anni di grandi successi. Goran ha parlato a Tennis Majors, riportiamo alcuni estratti dell’intervista nella quale spiega i motivi che hanno portato alla rottura e come ha vissuto un lustro di tennis e di vita assai intenso.
    “È stato emozionante, un grande onore, una grande responsabilità, ne sono molto orgoglioso” afferma Ivanisevic. “È stato turbolento, non per quanto riguarda la nostra collaborazione, ma turbolento a causa di tutto quello che è successo. Scherzavamo su questo in squadra, ma ovunque siamo andati arrivava sempre qualche pasticcio e purtroppo è iniziato proprio così dal 2019: l’infortunio alla spalla agli US Open, poi tutto quello che è seguito con il coronavirus… Ma lui è un’istituzione, Novak Djokovic è il più grande tennista di tutti i tempi, anzi uno dei più grandi atleti di tutti i tempi”.
    Ecco il passaggio sui motivi della separazione tra i due: “Le persone devono semplicemente scrivere qualcosa, sfortunatamente nessuno è arrivato nemmeno vicino alla verità. Voglio dire, non c’è davvero una ragione “reale”. Uno dei motivi è proprio un senso di saturazione e fatica, sono stati davvero cinque anni difficili e intensi. Le persone dimenticano quel periodo durante il coronavirus, dimenticano che per un certo momento è stato etichettato come il più grande cattivo del pianeta a causa della vaccinazione. Non ci era permesso di entrare in questo paese, poi in quell’altro, poi viaggiamo qui… Eravamo sempre in una sorta di limbo – giocando, non giocando, di nuovo pronti, poi cambiando le restrizioni e di nuovo ci proibivano di giocare. Per non parlare dell’Australia e di tutto quel caos. Quindi sì, siamo arrivati ad un certo livello di saturazione, come mi piace dire: stanchezza materiale, così come una macchina ha bisogno di una regolare manutenzione e messa a punto, in fondo mi sono stancato di lui, lui si è stancato di me; in ogni caso non mi sentivo più di poterlo aiutare. Anche così, sommando tutto, abbiamo ottenuto grandi cose per noi stessi e per il tennis”.
    La fine del rapporto era solo una questione di tempo per Ivanisevic, i tempi erano maturi da un bel po’: “Non è accaduto davvero dopo Indian Wells, direi piuttosto dalla trasferta in USA della scorsa estate, è stato allora che ho cominciato davvero a sentire che la fine era vicina. Era solo una questione se ciò sarebbe avvenuto alla fine dell’anno, o ad un certo punto di quest’anno, e proprio ora in America è successo. Non c’è un momento giusto o sbagliato, c’è solo quel momento in cui accade, quando due persone concordano che è giunto il momento. Forse col senno di poi si potrebbe dire che sarebbe dovuto succedere alla fine dell’anno scorso, ma dopo gli US Open ho subito l’operazione al ginocchio, non sono stato lì per sei o sette settimane, non ero lì per Paris Bercy, Poi è arrivata Torino…  Tutto sommato, c’era quella stanchezza graduale che cresceva in me, in lui, ma le persone sottolineavano che la nostra relazione e la nostra comunicazione fossero particolarmente turbolente, il che semplicemente non è vero. Novak è proprio così, è stato lo stesso con Becker, e con Marian, è semplicemente così che funziona. La sua comunicazione, di cui abbiamo già parlato cento volte, in campo durante una partita è quella, tutto era permesso. La cosa non mi ha nemmeno disturbato, metà delle sue urla non riuscivo nemmeno a sentirle”.
    Goran torna sulla sconfitta contro Sinner a Melbourne, una delle più pesanti rimediate dal serbo vista la sua forza nel torneo: “Non so cosa sia successo contro Jannik in quella semifinale in Australia. Non era se stesso e quando non dai il 100% contro un giocatore come Sinner, non hai chance. Poteva finire in una batosta, ma è riuscito a vincere il terzo set. Non si è sentito del tutto bene durante il torneo, ma è così bravo che potrebbe battere giocatori importanti con una gamba sola. Tuttavia, contro Carlos, Jannik o Daniil devi essere perfetto. Poi negli Stati Uniti non è stato bravo. Anzi, contro Nardi credo che il primo set che ha giocato sia stato il peggiore che gli abbia visto in questi cinque anni insieme. Non era pronto per quella battaglia. Se arriva il Novak A è una cosa, se arriva Novak B allora abbiamo un problema”.
    Così il croato chiude l’intervista e tira un bilancio dei cinque anni insieme a Novak: “Ci siamo comunque divertiti molto in America, indipendentemente dal risultato, eravamo davvero rilassati. Alla fine, chi può biasimarlo? Novak ha vinto tutto quello che c’era da vincere nel tennis. Sono con lui negli allenamenti, trovare la motivazione ogni giorno… non è facile. Venire tutti i giorni ad allenarsi e motivarsi, è più facile per gli Slam, ma per questi Masters è difficile allenarsi con intensità ogni volta, anche per un perfezionista come lui. Richiede forza, passione, forza di volontà… Voleva qualcosa di diverso, stare di più con la famiglia. Ci siamo seduti insieme il giorno dopo per parlare e sono davvero felice di averlo fatto, dopo questi cinque anni in cui abbiamo affrontato di tutto insieme, era l’unico modo corretto per farlo. Non mandando SMS o chiamando. Ci siamo seduti bene, rilassati, abbiamo riso e parlato, e per me era importante dirgli certe cose su come mi sentivo, lui mi ha detto come si sentiva, e tutto questo è stato davvero bello. Per cinque anni sono stato accanto a lui nel bene, nel male, nel caos, in tutto. Novak, quando le telecamere sono spente, è una brava persona, ha un grande cuore. Sono sempre stato pronto a morire per lui se fosse stato necessario, combatteva contro il mondo intero. Non era facile essere il suo allenatore in quel momento, ovunque andassimo la gente ci guardava male, lo vedeva come il cattivo. Naturalmente c’erano anche persone che ci hanno dato il loro sostegno, che si sono avvicinate a noi dicendoci di tenere duro. Ma ce n’erano molti che erano molto scortesi e aggressivi”.
    Un’intervista profonda, che racconta un rapporto vissuto intensamente nel bene (le grandi vittorie) e nel male (tensioni e mille problemi). Goran ha certamente contribuito in modo decisivo agli ultimi anni di carriera di Djokovic, sul piano tecnico ma anche umano. La prossima settimana il serbo torna in campo a Monte Carlo, con Jannik Sinner già bello visibile “negli specchietti”, pronto al sorpasso. Solo il campo ci dirà come risponderà Novak.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nuovo coach di Djokovic: dalla Serbia ipotizzano che possa essere una ex campionessa

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    Il tema del prossimo coach di Novak Djokovic continua a tenere banco. Nonostante il n.1 del mondo abbia affermato di non aver alcuna fretta nel prendere questa decisione, valutando seriamente anche l’ipotesi di continuare da solo vista la sua grande esperienza, nel suo paese impazza una sorta di “toto-allenatore”, con nomi di vario tipo tirati in ballo all’interno di un lotto ristretto, al vaglio di Novak.
    Al primo posto di questa lista ristretta ci sarebbe Marian Vajda, al fianco del campione per moltissimi anni, tutta la prima fase della sua lunga carriera. Nessuno lo conosce come lui, sarebbe una sorta di sicurezza, un “usato sicuro” per non sbagliare. Altro nome sarebbe quello di John McEnroe, che farebbe da super coach in pochi tornei all’anno, una scelta questa che sarebbe più da motivatore che da vero allenatore. Tuttavia il nome del talento newyorkese è spesso tirato in ballo quando c’è un big a caccia di un allenatore, ma poi restano solo voci.
    Assai particolare quel che riporta il media serbo Kurir, secondo il qualche Djokovic starebbe seriamente pensando di inserire nel suo team come allenatore una donna, un’ex campionessa. I due nomi sarebbero quelli di Amelie Mauresmo e Conchita Martinez. La motivazione sarebbe non solo l’esperienza di gioco maturata in lunghe carriere Pro e poi anche da coach, ma soprattutto quella di costruire una collaborazione basata su meno stress a livello di rapporto personale. Infatti sono girate voci di discussioni piuttosto accese dopo Indian Wells tra Ivanisevic e Djokovic per quanto riguarda la programmazione dei prossimi mesi, dissidi che sarebbero stati le classiche gocce a far traboccare un vaso già bello colpo di incomprensioni, come ben si è evidenziato dalle reazioni scomposte di Novak in più partite. “Vi licenzio tutti” è arrivato a urlare Djokovic rivolto al suo team in un momento di rabbia in partita.
    Avere nel proprio team Amelie o Conchita creerebbe un rapporto completamente diverso tra allenatore e giocatore, e in questa fase della propria carriera Nole starebbe valutando una soluzione con stress minore. Sarebbe indubbiamente una scelta singolare. Mauresmo ha collaborato in passato per un breve periodo con Andy Murray, e attualmente dirige il Roland Garros, un ruolo di grande prestigio, mentre Martinez è stata a lungo a fianco di Garbine Muguruza, fino alla decisione della spagnola di diradare prima e interrompere poi la sua presenza sul tour (pur essendo ancora non ufficialmente ritirata).
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Cerco di sentire da solo ciò di cui ho bisogno. Sarete informati nel caso in cui qualcuno si unisca alla squadra”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    La separazione tra Novak Djokovic e Goran Ivanisevic ha colto in contropiede il mondo della racchetta. Non c’erano avvisaglie di problemi e il duo slavo nonostante più di un battibecco pubblico nel corso dei tornei funzionava a meraviglia. Due caratteri forti, un vero testa a testa di talento e visione di gioco ideale a stimolare la classe di Novak. Il lavoro svolto dal croato sul serbo è stato fenomenale: ha dato al n.1 l’unico colpo che un po’ mancava nel suo repertorio, un servizio top, grazie al quale è diventato quasi imbattibile a Wimbledon e non solo. Per questo la decisione di interrompere la collaborazione ha suscitato stupore e aperto ampie riflessioni sul futuro del campione, sulla soglia dei 37 anni.
    Dalla Serbia arrivano le parole che confermano l’incertezza del momento. Djokovic dopo la sorprendente sconfitta contro Luca Nardi ad Indian Wells ha deciso di saltare Miami ed allenarsi con calma, insieme alla famiglia, per preparare la stagione su terra battuta, in vista di Roland Garros, torneo nel quale Novak è campione in carica. Presenziando ad alcuni eventi privati, Djokovic ha affermato di non aver idea di chi ingaggiare come nuovo coach, non ha fretta particolare nel prendere questa decisione e addirittura sta valutando se proseguire la sua strada da solo, assistito solo dallo staff che segue la parte atletica (preparatore fisico e fisioterapista). Così ha dichiarato il n.1: “Ho avuto allenatori fin da quando ero ragazzino, ora cerco di sentire da solo ciò di cui ho bisogno, ciò con cui mi sento più a mio agio. Sarete informati nel caso in cui qualcuno si unisca alla squadra”. Nei mesi scorsi tra l’altro Djokovic ha anche interrotto il suo storico rapporto con Edoardo Artaldi, manager di lungo corso che lo seguiva da oltre 10 anni.
    In questi giorni Djokovic si sta allenando con l’amico Nenad Zimonjic, ex doppista di grande valore, ma sembra difficile che questa scelta possa diventare duratura, anche perché lo stesso Zimonjic (47enne) aveva affermato nel recente passato di non essere interessato ai continui viaggi della vita Pro. Sui media serbi impazza un dibattito ancor più profondo: che le scarse prestazioni di quest’inizio di stagione sia il segnale di un primo calo evidente di motivazione, e quindi il suo ritiro sia più vicino di quel che si poteva ipotizzare?
    La risposta la conosce solo Novak. In più interviste ha affermato di voler continuare a vincere e segnare record storici, anche se di fatto… li possiede già quasi tutti! In altri momenti aveva affermato che “le cose possono cambiare anche molto velocemente”, a maggior ragione se il suo corpo iniziasse a dare segnali chiari di scricchiolii o cedimento. Alcaraz e Sinner sono già il presente, giovane e vincente dello sport. Conoscendo il carattere di Djokovic, sembra difficile che possa restare nel tour alla sua “veneranda” età dietro all’azzurro e allo spagnolo, sistematicamente battuto dai due o pure altri. Forse Djokovic ha solo bisogno di tempo, non ha da dimostrare niente a nessuno e se volesse continuare facendo da solo non gli manca certo esperienza e professionalità per farlo.
    Il tempo è probabilmente quel che scandirà le sue decisioni. La prossima primavera – estate, con Roland Garros, Wimbledon e le Olimpiadi, ci dirà il livello atletico, tecnico e di motivazione di Novak. Qualora non dovesse vincere nessuno di questi tre grandi obiettivi, surclassato dalla prepotenza di Sinner e colpi di Alcaraz, forse appendere la racchetta al chiodo potrebbe diventare più di una probabilità…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ljubicic: “Guidano Sinner e Alcaraz. Djokovic? Problema psicologico, ha bisogno del fuoco dentro”

    Ivan Ljubicic

    Secondo Ivan Ljubicic il tennis è guidato dalla coppia Alcaraz – Sinner, tutti gli altri sono dietro, e Djokovic ritroverà per gli Slam e Olimpiadi il suo miglior tennis, che necessita del massimo fuoco interiore per esprimersi al meglio. Questi i concetti espressi dal croato, ex n.3 del mondo e oggi collaboratore della FFT per lo sviluppo dei giovani più talentosi, alla Gazzetta dello Sport. Riportiamo i passaggi più salienti del suo pensiero.
    “In questo momento in attesa di capire come sta Djokovic, Alcaraz e Sinner sono davanti a tutti gli altri e lì resteranno anche nei prossimi anni. Saranno i punti di riferimento” afferma Ivan. “Sinner a Miami? Tornare in campo dopo una sconfitta, che non sperimentava da mesi, non stato un problema. Si trattava solo di resettare e ripartire, aveva già dimostrato di saperlo fare: dopo aver perso la finale delle ATP Finals a Torino lo scorso novembre ha vinto 19 partite di fila e il primo Slam della carriera. Lui impara dalla sconfitte, non si deprime perché ha perso”.
    Così sulla battuta d’arresto contro Alcaraz a Indian Wells, prima e unica del 2024: “Dall’altra parte della rete c’è sempre un avversario, non dimentichiamolo. E nel caso di Alcaraz, si tratta di un avversario che ha già vinto due Slam a vent’anni. Sono pochissimi i giocatori che possono mettere in difficoltà Sinner, e non è detto che la tattica vincente di Indian Wells dello spagnolo porterà gli stessi frutti in futuro, perché Jannik avrà trovato gli adattamenti”.
    Djokovic è partito male nel 2024, e la sconfitta contro Nardi ad Indian Wells è stata assai sorprendente. Per Ljubicic il vero Novak tornerà a Parigi: “Il suo problema è psicologico, non ha certo dimenticato come si gioca a tennis. Senza dubbio ‘Nole’ deve avere fuoco dentro, altrimenti gli manca qualcosa. È abituato a lottare su ogni punto, a conquistare il campo centimetro dopo centimetro, e se non sente quegli stimoli può finire in difficoltà. Ma sono convinto che con l’avvicinarsi dei suoi veri obiettivi stagionali, Roland Garros, Wimbledon e le Olimpiadi, riuscirà a recuperare”.
    Ultima battuta per Nadal, ancora a caccia della miglior condizione per il rientro, obiettivo Monte Carlo e la terra battuta: “Per Rafa è solo una questione di condizione fisica da ritrovare. Se ci riuscirà? È chiaro che se rientra non è per giocare qualche partita ed uscire al secondo turno, ma per provare ad arrivare in fondo con un livello di preparazione adeguato alla sua grandezza” conclude Ljubicic.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Djokovic si separa da Ivanisevic

    Goran e Novak

    Le strade di Novak Djokovic e del suo coach Goran Ivanisevic si separano. L’ha annunciato il serbo con l’ormai classico messaggio social, condito da due belle foto insieme all’ex campione di Wimbledon croato, un momento di celebrazione dopo una vittoria e un altro di relax, insieme al suo team con un gioco da tavolo da loro molto amato, il Parchis.

    “Ricordo chiaramente il momento in cui ho invitato Goran a far parte della mia squadra. Era il 2018 e Marian e io stavamo cercando di innovare e portare un po’ di magia nel servizio al nostro duo” scrive Novak nel messaggio. “In effetti, non solo abbiamo portato il servizio, ma anche tante risate, divertimento, numero 1 nella classifica di fine anno, risultati da record e altri 12 tornei del Grande Slam (e alcune finali) da lì in avanti. E che ne dite di un po’ di drammaticità? #Nolefam lo saprebbe… Goran e io abbiamo deciso di smettere di lavorare insieme qualche giorno fa. La nostra chimica in campo ha avuto i suoi alti e bassi, ma la nostra amicizia è sempre stata solida. In effetti, sono orgoglioso di dire (non sono sicuro che lui lo sia) che oltre a vincere tornei insieme, a Parchis abbiamo anche una grade battaglia… per molti anni. E per noi la competizione non si ferma mai. Šefinjo, grazie di tutto amico mio. Ti voglio bene”.
    Una notizia che giunge inattesa, aspettiamo le parole di Ivanisevic in merito, ma molto probabilmente saranno dello stesso tenore. Djokovic sottolinea le diverse tensioni e alti e bassi vissute con Goran, ma dal messaggio non sembra che sia stato un litigio a provocare la rottura. In passato Ivanisevic aveva più volte affermato come non fosse affatto facile tener testa a una persona così carismatica e determinata come Nole, ma anche che fosse l’unico modo per essere ascoltato, prenderlo di petto e stimolarlo. Due caratteri molto forti, che tra alti e bassi hanno ottenuto risultati enormi. Evidente come il lavoro con Ivanisevic abbia fruttato al n.1 del mondo un miglioramento clamoroso dal servizio e anche nell’attitudine offensiva in campo, con più discese a rete e un tennis più verticale. Visto che questa era la richiesta iniziale al momento dell’ingresso nel team, si può affermare che il loro rapporto è stato assolutamente positivo e vincente, nonostante le molte tensioni tra i due.
    A questo punto resta da vedere se un quasi 37enne Djokovic avrà voglia di cercarsi un nuovo allenatore per provare ad alzare di nuovo l’asticella in vista delle sfide sul rosso con Alcaraz e Sinner, oppure se deciderà di continuare l’ultima fase della sua carriera da solo, con l’ausilio di preparatore fisico e fisioterapista. La notizia è stata accolta in Serbia con stupore, e molti fan del campione temono che questa decisione possa significare una fine della sua carriera più vicina. Uno scenario questo forse un po’ troppo “catastrofico”. Dalla Serbia riportano che in settimana negli allenamenti a Košutnjak con Novak c’era l’ex Pro e amico Nenad Zimonjic, ed è possibile a questo punto che lo possa seguire per qualche torneo, “ma non è realistico che sia una soluzione a lungo termine. Anche Carlos Gomez Herrera – sparring partner dello scorso anno e ora suo agente – sarà con Novak nel prossimo periodo”, afferma il collega Ozmo, sempre ben informato sulle faccende del n.1.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO