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    Djokovic si arrende a Sinner e al fisico: “Sto dando tutto, ma il corpo non mi segue più”

    Novak Djokovic classe 1987, n.6 del mondo – Foto Getty Images

    Novak Djokovic lascia Wimbledon 2025 senza trofei e con l’amaro in bocca, piegato in semifinale da un Jannik Sinner travolgente, ma anche – e soprattutto – dai limiti di un fisico che non gli permette più di spingersi dove la mente vorrebbe arrivare. Un’immagine inedita e quasi malinconica per il pubblico, che ha visto Nole cedere nettamente non solo nel punteggio, ma anche nel linguaggio del corpo, quasi rassegnato già a metà incontro.In conferenza stampa il serbo, pur senza entrare nei dettagli delle sue condizioni, ha ammesso senza filtri: “Non ho avuto buone sensazioni in campo, sinceramente. Non voglio dare dettagli sulla mia lesione, né lamentarmi. Voglio solo fare i complimenti a Jannik per la sua grande partita: è stato troppo forte. Sono deluso di non essermi mosso come avrei voluto, ma è così”.
    “Non è sfortuna, è la realtà dell’età”Djokovic non si nasconde dietro la sfortuna: “Non credo si tratti di mala sorte. È l’età, è l’usura del mio corpo. Anche se mi prendo cura di me come nessun altro, la realtà mi sta colpendo duramente, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, come mai prima nella mia carriera. È difficile accettarlo perché sento che, quando sono fresco e in forma, posso ancora giocare un grande tennis. L’ho dimostrato quest’anno. Ma il problema è il formato Slam: più il torneo avanza, peggio sto fisicamente. Arrivo alle fasi finali con metà serbatoio e contro Sinner e Alcaraz non puoi permettertelo. Loro sono giovani, forti, sono diversi passi avanti rispetto al resto.”
    Il futuro: “Non voglio dire addio qui”Novak esclude che questa sia stata la sua ultima partita a Wimbledon: “Sarebbe triste chiudere così, non è nei miei piani. Voglio tornare sul Centrale, almeno un’altra volta. Non so cosa farò nei prossimi mesi, parlerò con il mio team e la mia famiglia per capire come procedere e dove puntare, anche in termini di preparazione. Ho dedicato tutto me stesso a giocare al meglio negli Slam e ancora oggi sono questi i tornei che più mi motivano.”
    “Massimizzerò tutto quello che mi resta”Djokovic si mostra realista e quasi filosofico: “Non so cos’altro potrei fare. Non penso ci sia nessuno che si prenda cura del proprio corpo più di quanto faccia io, ma ormai non basta più. Ho avuto tanto dalla vita, dal tennis, sono stato sano e competitivo per anni, non voglio lamentarmi. Sto solo cercando di sfruttare al massimo ciò che mi rimane, ma adesso sono triste e deluso. Non tanto per la sconfitta: anche se fossi stato in forma, non sarei stato il favorito oggi contro Sinner. Forse avrei avuto più chance, ma la realtà è che quando il fisico non ti segue, non puoi fare nulla”.
    “Sinner e Alcaraz sono su un altro livello”Il serbo non ha dubbi su chi sia il riferimento oggi: “Sinner e Alcaraz sono le forze dominanti. Per vincere altri Slam devo battere il numero uno e poi, magari, Alcaraz in finale. Il mio problema ormai è fisico, non tecnico: quando mi sento bene, posso ancora competere con loro”.
    Chi è il favorito per la finale?“Sulla carta darei un leggero vantaggio a Carlos, per i due titoli già vinti qui e la fiducia che sta mostrando, ma la differenza è minima. Jannik sta colpendo la palla benissimo, sarà una finale molto combattuta. Dopo Parigi, l’aspettativa è altissima”.Infine, sull’abbraccio con Sinner: “Si è scusato perché non stavo bene oggi. Non aveva nulla di cui scusarsi: ha giocato una partita fantastica e merita tutto quello che sta ottenendo. Gli auguro buona fortuna per la finale, sono sicuro che sarà supermotivato”.
    Djokovic, l’uomo che ha cambiato la storia del tennis, non smette di provarci. Ma adesso – e lo ammette lui stesso – la sfida più dura non è più contro gli avversari, ma contro il tempo.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic non si sente all’ultimo ballo: “Voglio giocare ancora per anni, Wimbledon è la mia chance migliore”

    Novak Djokovic classe 1987, foto getty images

    Novak Djokovic si presenta al via di Wimbledon 2025 con il solito carisma e con la consapevolezza di non essere più, almeno sulla carta, il favorito principale per il titolo. Ma nessuno, tra avversari e addetti ai lavori, si azzarda davvero a escludere il serbo dalla corsa al trofeo. Le sue parole nel Media Day del torneo londinese hanno confermato il suo spirito competitivo e la determinazione a restare protagonista.
    “Non so se sarà il mio ultimo ballo, il mio desiderio è giocare ancora per anni”Djokovic, numero 5 del mondo, ha risposto alle domande su un possibile ritiro con la sincerità che lo contraddistingue: “Non sono sicuro che sia il mio ‘ultimo ballo’. Il mio desiderio è giocare ancora diversi anni. Mi piacerebbe essere in salute fisicamente e restare mentalmente motivato per continuare a giocare ad alto livello. Questo è l’obiettivo, ma a questo punto della carriera non si può mai sapere davvero cosa accadrà. Devo ammettere che Wimbledon potrebbe essere la mia migliore occasione, per i risultati che ho avuto qui e per come mi sento in campo.”
    Wimbledon, il giardino di Nole“Negli ultimi sei anni sono sempre arrivato in finale qui,” ha ricordato Djokovic. “Forse Wimbledon è stato lo Slam più costante per me nell’ultimo decennio. Quando vengo qui, mi sento sempre ispirato a giocare il mio miglior tennis. C’è un’atmosfera speciale, fatta di tradizione e di storia, che ogni volta mi colpisce. Entrare nel club è impressionante, si percepisce tutto il fascino di questa manifestazione.”
    Motivazione e obiettivi: meno ranking, più SlamIl serbo ha ammesso che oggi il ranking conta meno: “Ora è leggermente diverso per me: non inseguo più la classifica, ma punto a esprimere il miglior tennis nei tornei dello Slam e a vincerli. Questo non è cambiato. Certo, il mio livello negli ultimi mesi è stato più altalenante rispetto al passato, ma nei tornei più importanti resto competitivo. La costanza che ho avuto negli Slam rimane una delle mie forze.”
    Sul momento attuale“Fisicamente sto bene e anche il tennis c’è, per quanto visto in allenamento. Ho giocato alcune delle ultime partite a livelli molto alti, e questo mi dà ulteriore motivazione. Sulla terra battuta, forse, oggi ho meno possibilità; sull’erba, invece, credo di potermi ancora esprimere ai massimi livelli.”Djokovic non vuole sentir parlare di “ultimo ballo” e guarda con fiducia al futuro: a Wimbledon ancora una volta sarà uno dei più attesi, pronto a dimostrare – se mai ce ne fosse bisogno – che la leggenda continua.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Djokovic si inchina ad Alcaraz e Sinner: “La finale del Roland Garros è stata storica”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Getty Images

    Alla vigilia del suo debutto a Wimbledon 2025, Novak Djokovic ha voluto rendere omaggio a Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, protagonisti di una delle finali più memorabili degli ultimi anni sul rosso di Parigi. Il serbo, che nei giorni scorsi ha già assaggiato l’erba della Central Court allenandosi proprio con Alcaraz, ha raccontato alcune curiosità sul dietro le quinte di quella domenica di Roland Garros e ha sottolineato la portata storica della battaglia tra i due nuovi grandi rivali.
    “È stata una finale su una superficie diversa rispetto a questa, con uno stile di gioco differente, ma quello che hanno fatto in quella finale a Parigi è stato incredibile,” ha dichiarato Djokovic in un’intervista raccolta da Express. “Sinceramente, ero nel mio paese. Mia moglie voleva vedere la finale, io in realtà non avevo voglia di guardarla. Durante la prima parte del match siamo usciti a pranzo. Poi siamo tornati a casa… e alla fine l’abbiamo guardata. È stata una partita impressionante. Devo fare i complimenti a entrambi: è stato uno degli incontri più storici che il tennis abbia mai visto.”
    Parole forti e cariche di rispetto, specialmente perché pronunciate da chi negli ultimi vent’anni ha segnato la storia di questo sport. Djokovic, grande rivale e ancora punto di riferimento assoluto per tutti, non ha nascosto l’ammirazione per il livello raggiunto da Alcaraz e Sinner, veri e propri ambasciatori di una nuova era.
    Nonostante il rispetto, il serbo non ha perso tempo: nei giorni scorsi ha testato il campo centrale di Wimbledon proprio insieme a Carlos Alcaraz, ammettendo con autoironia che l’onore di aprire la Central spetta di diritto al campione in carica. “Carlos, come campione uscente, aveva il diritto di inaugurare la Centrale. Io sono stato solo il suo compagno di allenamento e sono felice che abbia scelto me,” ha scherzato Nole.Infine, una riflessione tecnica sull’evoluzione del gioco: “Le palline di Wimbledon sono più lente rispetto a un tempo. Diventa davvero complicato superare giocatori come Alcaraz quando scendono a rete.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic atterra a Londra e prepara Wimbledon: in campo all’esibizione di Hurlingham

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto getty images

    Novak Djokovic è sbarcato da pochi giorni a Londra con un unico grande obiettivo: andare a caccia dell’ottava corona sui campi di Wimbledon. Il fuoriclasse serbo, che ha scelto di non disputare tornei ATP in preparazione al terzo Slam della stagione, non resterà però del tutto lontano dal campo: Djokovic sarà infatti protagonista della tradizionale esibizione di Hurlingham, il Giorgio Armani Tennis Classic.
    L’evento ha confermato la presenza di Nole per la giornata di venerdì prossimo, in attesa di conoscere il nome del suo avversario. Sarà un’occasione utile per testare la condizione fisica e affinare gli ultimi dettagli in vista del debutto a Wimbledon, seguendo una tabella di marcia che gli ha già portato fortuna in passato. Occhi puntati, dunque, su Djokovic che vuole arrivare nella miglior forma possibile per provare a riscrivere ancora una volta la storia sull’erba londinese.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Djokovic, leggenda senza fine: “Ho ancora fame di tennis, il mio obiettivo sono le Olimpiadi di Los Angeles 2028”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    Novak Djokovic è già nella storia. A 38 anni, il fuoriclasse serbo vanta un palmarès da capogiro: 24 titoli del Grande Slam, 100 trofei ATP, un oro e un bronzo olimpico, oltre a una Coppa Davis con la sua Serbia. Eppure, nonostante abbia riscritto ogni record possibile, Djokovic sorprende ancora per la sua voglia di lottare e per l’ambizione che lo spinge a guardare sempre avanti.Negli ultimi mesi, però, Novak ha confessato come la scomparsa dai riflettori dei suoi grandi rivali, Roger Federer e Rafael Nadal, abbia rappresentato uno spartiacque emotivo nella sua carriera. “Una parte di me se n’è andata con Federer e Nadal”, aveva ammesso qualche settimana fa. Un’affermazione forte, che riflette il vuoto lasciato da chi ha condiviso con lui una delle epoche più leggendarie del tennis mondiale. “Senza di loro, mi manca un po’ di motivazione. È difficile trovare nuovi stimoli quando hai già raggiunto tutto ciò che si poteva raggiungere,” ha spiegato in una recente intervista su YouTube a Slaven Bilic.
    Un sogno olimpico che non vuole tramontareNonostante tutto, Djokovic ha ben chiaro il suo nuovo, grande obiettivo: i Giochi Olimpici di Los Angeles 2028. “In questo momento, la mia unica motivazione sono le Olimpiadi di Los Angeles. Voglio esserci, è l’unica cosa che ho in mente. Avrò 41 anni, ma sia il fisico che la mente sono ancora forti. Credo di potercela fare.” Un traguardo che sembra quasi impossibile nel tennis moderno, ma che con Djokovic non può mai essere escluso.
    Passione e fuoco interioreMa cosa lo spinge ancora ad allenarsi, a competere, a superare i limiti dell’età? “È l’amore per il tennis, la passione per questo sport. Il bambino che si è innamorato di una racchetta è ancora dentro di me. Se non avessi più questo fuoco, smetterei subito. Ma amo ancora l’adrenalina di andare in campo, la voglia di vincere non mi ha mai abbandonato.”
    La crisi del 2016: “Ho provato il vuoto dopo aver vinto tutto”Djokovic non ha nascosto i momenti difficili. Il 2016, quando finalmente vinse il Roland Garros e completò il Career Grand Slam, segnò una svolta interiore. “Avevo vinto tutto e ho sentito un vuoto. Dopo Parigi, mi sentivo obbligato ad andare a Wimbledon, ma non ne avevo davvero voglia. Persi con Querrey dopo tre interruzioni per pioggia. Durante la pausa, ho provato una sensazione di ‘nulla’ totale, come se per la prima volta tutto fosse fermo. Quella crisi è durata fino al 2018: ho dovuto ritrovare la fame.”
    Un’infanzia tra sacrifici e pericoliLa sua è una storia di sacrifici e coraggio, come ha ricordato lui stesso. “Quando ero giovane, viaggiare per giocare negli Stati Uniti era impossibile per la mia famiglia. Mio padre dovette rivolgersi agli usurai, alla mafia, con tassi del 30%. Abbiamo rischiato molto, persino un incidente d’auto provocato dai creditori. Ma ce l’abbiamo fatta.”
    Verso Wimbledon 2025, senza tornei di preparazioneDjokovic ha già annunciato che non disputerà nessun torneo prima di Wimbledon 2025, lo Slam che ha vinto sette volte. Tutto è possibile per chi ha saputo riscrivere la storia: il serbo va ancora a caccia di un venticinquesimo Major, ma la sua leggenda, comunque vada, è già assicurata.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic si confessa: “Non sono mai stato amato come Federer e Nadal, ma li ho sempre rispettati. Ora il tennis è pronto per una nuova era”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    Con l’addio di Roger Federer e Rafael Nadal dalle scene, dei leggendari “Big Three” resta solo Novak Djokovic, che con i suoi 38 anni vede ormai avvicinarsi il momento del ritiro. Dopo la recente eliminazione in semifinale al Roland Garros, lo stesso campione serbo ha lasciato intendere che potrebbe essere stata la sua ultima apparizione sulla terra rossa di Parigi.
    Djokovic, Federer e Nadal hanno dominato il tennis per due decenni, spartendosi un totale impressionante di 66 titoli del Grande Slam (24 per Djokovic, 22 per Nadal, 20 per Federer) e segnando in modo indelebile la storia di questo sport. Ma mentre Federer e Nadal hanno conquistato il cuore della maggior parte dei tifosi, Djokovic ha spesso faticato a ottenere lo stesso affetto, complici anche alcune vicende fuori dal campo, come la famosa squalifica agli US Open 2020 o l’intervista concessa quando era positivo al Covid nel 2021.
    In una lunga intervista concessa al podcast “Failures of Champions”, Djokovic ha riflettuto con onestà sul suo ruolo e sulla sua percezione pubblica: “Sono un uomo con molti difetti, questo è certo. Ma ho sempre cercato di vivere con il cuore e buone intenzioni, rimanendo fedele a me stesso. All’inizio della mia carriera, però, non ero davvero me stesso: ero il terzo incomodo tra i Big Three e volevo piacere ai tifosi. Cercavo di comportarmi diversamente, ma non bastava mai. Mi sentivo come un bambino indesiderato, mi faceva soffrire.”
    Djokovic ha ammesso che non è mai stato amato come Federer e Nadal: “Non dovevo essere lì, ero il piccolo che si è inserito tra loro e ha detto: ‘Voglio essere il numero uno’. Questo a molti non è piaciuto. Ma il fatto che fossero miei rivali non significa che gli volessi male o li odiassi: semplicemente, ci siamo sempre battuti per gli stessi obiettivi, e alla fine vinceva il migliore.”
    Sul rapporto personale con i suoi grandi rivali, il 24 volte campione Slam ha spiegato: “Ho sempre rispettato Federer e Nadal, non ho mai detto una parola negativa su di loro e non lo farò mai. Li ho sempre ammirati, e continuo a farlo. Negli anni mi sono trovato meglio con Nadal rispetto a Federer, e oggi c’è un rapporto di amicizia soprattutto con Rafa.”
    Il 24 volte vincitore Slam si sofferma anche sul passaggio generazionale e sul nuovo scenario che si sta delineando: “Il tennis non finirà con noi. Alcaraz, Sinner e altri giovani stanno scrivendo pagine importanti. Vedo in loro la stessa fame e determinazione che ci ha spinti avanti per anni.”
    Djokovic, quindi, si mostra maturo e riflessivo mentre la sua carriera volge al tramonto e una nuova era si apre per il tennis. Ma nessuno dimenticherà mai il ruolo fondamentale che ha avuto, non solo per i suoi record, ma anche per la profondità e l’intensità delle sue rivalità con Federer e Nadal, che hanno segnato un’epoca irripetibile.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic inquieta: “Se non vinco uno Slam in due anni, mi chiederò se vale la pena continuare”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    Continuano a emergere dichiarazioni inquietanti da parte di Novak Djokovic dopo la sua sconfitta contro Sinner al Roland Garros 2025. In dichiarazioni riportate dal media serbo Sportklub, la leggenda del tennis ha risposto alle insistenti domande dei giornalisti su un possibile ritiro a breve termine con parole di un certo peso.
    “Se non vinco un titolo di Grand Slam in un anno e mezzo o due, mi chiederò se vale la pena continuare a competere”, ha dichiarato il serbo, lasciando trasparire per la prima volta dubbi concreti sul suo futuro nel circuito. Queste parole rappresentano un segnale d’allarme per tutti gli appassionati di tennis, che potrebbero dover fare i conti con l’addio di uno dei più grandi campioni della storia.
    Le dichiarazioni assumono un peso ancora maggiore considerando che Djokovic non vince un Grande Slam dall’US Open 2023, un digiuno che per i suoi standard rappresenta un’eternità. Il serbo, abituato a dominare sui palcoscenici più prestigiosi del tennis mondiale, sembra aver posto un ultimatum a sé stesso che potrebbe determinare il suo futuro nello sport.Tuttavia, c’è un elemento che potrebbe attenuare questa sete di vittorie: il titolo olimpico conquistato lo scorso anno. L’oro di Parigi 2024 rappresentava l’ultimo tassello mancante nella straordinaria carriera di Djokovic, un obiettivo che aveva inseguito per tutta la vita e che potrebbe concedergli qualche respiro in più prima di prendere una decisione drastica sul suo futuro.
    Il digiuno di Slam che sta attraversando Djokovic non è solo una questione statistica, ma tocca l’essenza stessa di ciò che lo ha sempre motivato. Il serbo ha costruito la sua leggenda proprio sulla capacità di vincere i tornei più importanti, e trovarsi in questa situazione di “astinenza” da vittorie nei Major rappresenta una sfida psicologica enorme per un campione del suo calibro.Le parole del serbo arrivano in un momento in cui il tennis sta vivendo un evidente cambio generazionale. L’ascesa di Sinner e Alcaraz, la crescita di altri giovani talenti e il naturale scorrere del tempo stanno ridisegnando gli equilibri del circuito. Djokovic, a 38 anni, si trova a dover fare i conti con una realtà che sta cambiando rapidamente.
    La scadenza di “un anno e mezzo o due” fissata da Djokovic porta direttamente verso le Olimpiadi di Los Angeles 2028, un orizzonte temporale che potrebbe rappresentare il suo ultimo grande obiettivo. Tuttavia, le sue dichiarazioni sembrano indicare che la priorità rimane sui Grand Slam, i tornei che hanno sempre rappresentato il metro di giudizio della sua grandezza.Il fatto che queste dichiarazioni siano arrivate subito dopo la sconfitta contro Sinner non è casuale. Il confronto diretto con il numero uno del mondo ha probabilmente fatto riflettere Djokovic sulla distanza che si sta creando tra lui e i nuovi dominatori del circuito. La sensazione di non essere più competitivo ai massimi livelli potrebbe aver accelerato questi pensieri.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    La conferenza stampa di Novak Djokovic dopo la sconfitta contro Jannik Sinner “potrebbe essere il mio ultimo Roland Garros”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    D: Grande sforzo stasera. Uscendo dal campo ti sei fermato un momento. Che emozioni hai provato in quel momento, fermandoti sulla terra rossa che ha significato tanto per te nella tua carriera?
    DJOKOVIC: Sì, ho provato una profonda gratitudine per il tipo di supporto ricevuto stasera. È stato incredibile. Non credo di aver mai ricevuto così tanto sostegno in questo stadio, in match importanti contro i migliori del mondo. È stato davvero un onore vivere questa esperienza. Non sono felice per la sconfitta, ovviamente, ma ho cercato di mostrare la mia gratitudine al pubblico, perché è stato fantastico, soprattutto nei momenti in cui sembrava che tutto stesse andando nella sua direzione. Mi hanno sostenuto, dato forza per continuare a lottare fino all’ultimo punto, e così ho fatto. Complimenti a Jannik per un’altra prestazione solida. Mentalmente ha meritato tanto per essere rimasto in partita nei momenti difficili, con tutto lo stadio che tifava e con set point contro, trovando colpi davvero buoni. Ha dimostrato perché è il numero 1 del mondo. È stato semplicemente troppo solido stasera.
    D: Quella gratitudine che hai mostrato a fine match sembrava un addio. Se l’anno prossimo starai bene fisicamente, pensi di tornare?
    DJOKOVIC: Potrebbe essere stata la mia ultima partita qui. Non lo so. Ecco perché ero un po’ più emotivo alla fine. Ma se davvero è stato il mio addio al Roland Garros, è stato bellissimo per l’atmosfera e l’affetto ricevuto dal pubblico.
    D: Da quanto tempo senti che potrebbe essere l’ultima volta qui?
    DJOKOVIC: Non da molto. Onestamente non so cosa mi riserva il domani a questo punto della mia carriera. Continuerò ad andare avanti, sì (sorride). Ovviamente Wimbledon è il prossimo torneo, il mio preferito fin da bambino. Farò di tutto per prepararmi al meglio. Forse è la mia miglior chance per vincere un altro Slam, magari anche sul cemento veloce in Australia. Però devo dire che sono orgoglioso del mio impegno stasera e in questo torneo, considerando che non ero in grande forma entrando al Roland Garros. Ma lui è stato troppo forte. Ho avuto qualche chance nel terzo set, anche un set point, con il dritto, l’ho cercato ma l’ho sbagliato. Questi ragazzi come Sinner e Alcaraz mettono sempre pressione. Sono costantemente addosso, e la pressione aumenta col passare del match. Le occasioni sono rare, e questo ti rende più ansioso. E allora provi a forzare il colpo. È quello che ho fatto. E ho sbagliato. Comunque meglio evitare uno “zero” o un “bagel” stasera (ride). Jannik ne ha rifilati parecchi in questo torneo. In termini di livello, credo siano stati tre set tirati. Il secondo e soprattutto il terzo potevano girare in un paio di punti. Ma è stato un vincitore meritato. Mi ha messo costantemente sotto pressione, non mi ha mai dato tempo di spingere davvero la palla. Sempre sulla riga, sempre costringendomi a difendere. Ecco perché è il numero 1. Gli auguro il meglio per la finale. Sarà una sfida incredibile con Carlos, sono i due migliori al momento.
    D: Quando dici che potrebbe essere stata la tua ultima partita qui, intendi che stai prendendo in considerazione tutte le opzioni? O è un pensiero che stai realmente valutando?
    DJOKOVIC: Ho detto che potrebbe essere stata l’ultima. Non che lo sia. Non lo so in questo momento. Dodici mesi, a questo punto della mia carriera, sono un tempo molto lungo. Voglio continuare? Sì. Ma potrò farlo fra dodici mesi? Non lo so. Questo è tutto quello che posso dire al momento.
    D: Hai detto che proverai a essere pronto per Wimbledon. Come gestisci ora i tuoi obiettivi e il calendario? Dobbiamo aspettarci che dopo Wimbledon deciderai se giocare lo US Open?
    DJOKOVIC: Al momento cerco di attenermi al piano: giocare gli Slam. Sono la priorità assoluta del mio calendario. Wimbledon e US Open, sì, sono nei miei piani. Questo è tutto quello che posso dire ora. A meno che non succeda qualcosa di imprevisto, ma voglio giocare entrambi. Il resto del calendario è incerto.
    D: Hai sempre scavato dentro di te per trovare forza nei momenti difficili, anche stasera. Ma nel terzo set ti è sembrato, in un certo senso, di aver esaurito le energie? Di non riuscire più ad attingere da quel “pozzo”?
    DJOKOVIC: Come ho detto, Jannik è uno che gioca sempre ad altissimo ritmo. È molto fisico, atletico, colpisce benissimo la palla. È sempre in equilibrio, gioca il miglior tennis della sua carriera. Ovunque lo affronti, su qualsiasi superficie, sai che dovrai reggere una velocità altissima dall’inizio alla fine. Non è un problema in sé, anzi ti costringe ad essere concentrato fin dal primo punto. Nel primo set è stato migliore, ma il punteggio è stato comunque vicino. Nel secondo ho avuto delle palle break. C’è stato il break e il contro-break. Lui ha servito per il set, sono rientrato, ho avuto 40-15, ma ho perso. Ha meritato di vincere anche quel set. Nel terzo ho giocato il mio miglior tennis. Penso di esserci andato vicino. Ma nei momenti importanti ha sempre trovato la giocata giusta. È stata una sconfitta in tre set, ma credo di averlo messo alla prova fino alla fine. Non volevo mollare, non in una semifinale Slam. Ho fatto quello che potevo. Questo è lo sport. Devi solo stringere la mano al migliore e andare avanti.
    D: Grande partita, grande atmosfera, grande Djokovic. Qualcuno potrebbe dire che hai giocato meglio di quanto fatto contro Zverev. Sei d’accordo? E anni fa dicesti che Sinner ti ricordava te stesso: è ancora così?
    DJOKOVIC: Che mi ricordava?
    D: Che giocava un po’ come te, qualche anno fa.
    DJOKOVIC: Non so. Forse sì, forse no. Siamo tutti diversi. Quando ero al mio meglio anch’io giocavo a ritmo altissimo. Ma lui è un giocatore diverso, non voglio fare paragoni. Ha un suo stile. Ho giocato meglio? Direi di no, perché ho perso. Se avessi vinto, magari sì. Ma è un matchup diverso. Contro Zverev avevo più tempo da fondo per impostare il gioco, per provare più soluzioni. Contro Jannik no. Nessun tempo. Devi essere sempre al massimo. Ho giocato comunque a un buon livello, e a tratti molto bene. Ma anche lui. È stato semplicemente superiore.
    D: Scusa se torno sul tema, ma ci spieghi cosa aveva la tua gamba? Sembrava che già prima del match la stessi allungando spesso.
    DJOKOVIC: Mi ha dato un po’ fastidio durante il torneo, nei match lunghi. È un problema muscolare che doveva essere controllato e trattato. Ma più vai avanti nei tornei, più i match si allungano e più il problema può peggiorare. Non mi ha dato troppo fastidio, comunque. Non credo abbia limitato il mio gioco. Ho potuto muovermi quasi al 100%. Quindi è ok, non ci darei troppo peso onestamente.
    D: Carlos contro Jannik in finale. Pensi che un giorno la loro rivalità possa essere paragonata a quella tra te, Federer e Nadal?
    DJOKOVIC: Per ora è difficile dirlo. Devono affrontarsi per almeno dieci anni di fila per entrare in quella discussione (ride). Ma sono entrambi fantastici per il tennis. La loro rivalità è qualcosa di cui il nostro sport ha bisogno. Per come giocano e affrontano la vita da tennisti, credo che avranno carriere molto brillanti nei prossimi anni. Sono sicuro che li vedremo spesso sollevare i grandi trofei.Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO