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    Mouratoglou attacca Ivanisevic: “Non si allena così. Allenare non è giudicare, mai”

    Goran e Stefanos insieme sull’erba prima di Wimbledon

    Le durissime dichiarazioni di Goran Ivanisevic sulle condizioni del suo nuovo pupillo Stefanos Tsitsipas hanno suscitato enorme impressione nel mondo del tennis ed un eco che stenta a stemperarsi. “Mai visto un tennista così mal preparato” sentenziava il croato sul greco dopo la repentina uscita di scena a Wimbledon. A difendere Stefanos dalle dure accuse del suo nuovo coach arriva Patrick Mouratoglou, allenatore di grande esperienza che punta il dito contro i metodi spicci e poco ortodossi del collega a livello di comunicazione.
    “Allenare non è niente di tutto questo, non ha nulla a che fare con quello che Goran Ivanisevic ha suggerito, facendo e dicendo tutte queste cose in un’intervista sul suo nuovo giocatore, Stefanos Tsitsipas” afferma Mouratoglou su Tennis Major. “Non c’è bisogno di alimentare i troll con tutti questi commenti. Ha detto che Stefanos non ha fatto niente di giusto, che ha dovuto cambiare tutte le sue abitudini, ma se Goran accetta di lavorare con Stefanos, è probabilmente perché sa già che non fa le cose nel modo giusto, e che quindi devono cambiare”.
    “Tsitsipas sta attraversando un periodo difficile” continua Patrick,  “non ottiene gli stessi risultati di prima da un po’, ma questa è la realtà, e non c’è altra scelta che accettarla. Quando ho iniziato a lavorare con Serena Williams o Naomi Osaka, l’ho fatto in un momento per loro negativo. Anche Goran sapeva che Stefanos stava attraversando un brutto momento… Puntare il dito contro di lui non aiuta. E soprattutto: questo non è allenare“.
    “Allenare non è giocare, mai. Anzi, è proprio il contrario. Il coaching consiste nel comprendere i comportamenti della persona, cercare di aiutarla, esserci per lei, entrambi sulla stessa barca. Giudicare non è la stessa cosa che operare, ma farlo pubblicamente è ancora peggio. Quello che ha detto mi fa pensare che Goran si vergogni dei risultati e voglia prendere le distanze da Stefanos, tipo: ‘Non si tratta di me, è tutta colpa sua’. Onestamente, questo non è allenare. È l’esatto opposto di ciò che dovrebbe essere allenare. Puoi parlare pubblicamente del tuo giocatore, ma non gettandolo in pasto ai lupi. La maggior parte delle conversazioni del genere devono restare private. Non ho tutti i dettagli, ma da quello che ho visto, sarei sorpreso se potessero continuare a lavorare insieme come si deve. Devi costruire la fiducia fin dall’inizio e loro hanno appena iniziato… ma non è questo il modo per costruire la fiducia nel tuo giocatore”.
    “Stefanos non fa tutto bene? Probabilmente è così, ma di certo non sbaglia nemmeno tutto. Nessuno sbaglia tutto. Stef è un giocatore professionista da molti anni, sa esattamente cosa sia la professione. Sta solo attraversando un periodo difficile. Una fase negativa, un momento difficile che può portare a comportamenti scorretti. Come allenatore, quello che devi fare è riportarlo a comportamenti positivi, ma sempre pensando al giocatore. Non c’è altro modo” conclude Mouratoglou.
    Parole sagge che mettono Ivanisevic di fronte alle sue responsabilità, aver portato in piazza i problemi del suo assistito. Chissà se dopo Wimbledon, e dopo questa bufera, le strade di Tsitsipas e dell’ex coach di Djokovic si divideranno oppure cercheranno una nuova base per ripartire.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Mouratoglou sottolinea la “grande differenza” tra allenare un tennista o una tennista

    Patrick Mouratoglou

    Secondo il coach Patrick Mouratoglou esiste una grande differenza di fondo tra allenare un tennista uomo o una tennista donna: chi tiene in mano le redini della conduzione tecnica, e quindi di riflesso anche l’esternazione delle emozioni. Per il noto allenatore francese, per molti anni a fianco di Serena Williams e poi altri importanti tennisti come Rune e Tsitsipas solo per restare all’ultimo periodo, quando si allena un uomo è lui che vuole essere il capo del team, mentre quando si assiste una donna lei preferisce che sia il coach a guidare il lavoro e prendere importanti decisioni. Patrick ne ha parlato intervenendo in un programma condotto da Daniela Hantuchova a latere del Madrid Open.
    “C’è una grande differenza tra allenare un tennista uomo e donna, molte giocatrici me l’hanno confermato. I giocatori uomini vogliono sentirsi come i “boss”, quindi vogliono che tu stia dietro di loro, vogliono sentire che prendono decisioni, prendono il controllo, prendono tutto”, ha detto Mouratoglou. “Le donne vogliono che tu stia davanti, molte di loro si sentono più sicure. Sento che cercano sicurezza e il loro modo di sentirsi sicure è avere un allenatore accanto che prende decisioni per loro, non che non lo possano fare, ma le fa sentire sicure”.
    “Se provi ad allenare un uomo come faresti con una donna, lui lo detesterebbe e non funzionerebbe, e viceversa, penso che ci siano delle eccezioni, ovviamente, ma credo che alla maggior parte delle giocatrici piaccia quando l’allenatore prende molte decisioni”.
    Mouratoglou ha tuttavia sottolineato un’idea sbagliata ma assai comune sulle differenze tra le giocatrici del tour WTA e quelli del circuito ATP. “Ho sentito che si dicono un sacco di cose sbagliate, tipo ‘Le donne sono molto più emotive degli uomini’. Su questo non sono d’accordo, penso che gli uomini siano emotivi quanto le donne. La differenza è che gli uomini non lo mostrano perché vogliono sembrare forti, hanno un ego enorme e pensono che non sia da uomini mostrare le proprie emozioni, quindi le nascondono, ma posso dirvi che hanno paura allo stesso modo prima delle partite. Non piangono perché si vergognerebbero di piangere, ma hanno voglia di piangere, una donna non si vergognerebbe di piangere”.
    “Quindi le tenniste non sono più emotive, condividono molto di più le loro emozioni con te, il che in un certo senso semplifica la vita ai coach perché sai esattamente come si sentono. I ragazzi, molte volte, non vogliono mostrare le proprie emozioni perché si sentono deboli nel farlo.”
    Un pensiero interessante, che apre uno spaccato sulla vita del tour e le principali differenze caratteriali tra tennisti e tenniste.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Mouratoglou: “Musetti in finale di uno Slam? Dipende da solo lui, può farcela ma deve essere meno passivo”

    Lorenzo Musetti (foto Brigitte Grassotti)

    Il noto coach Patrick Mouratoglou ha dedicato una puntata della sua rubrica “Eye of the coach” all’analisi del gioco e potenzialità di Lorenzo Musetti che, dopo la grande settimana vissuta a Monte Carlo con l’accesso alla finale, è a un passo dallo sbarcare in top 10. Secondo l’allenatore francese Musetti ha un grande talento e il destino nelle proprie mani: può arrivare a giocarsi i titoli dello Slam a patto di tenere in campo un’attitudine meno passiva e di restare aggressivo per tutta la durata dell’incontro, altrimenti quel buon livello non sarà sufficiente.
    “Musetti è un grandissimo giocatore, ha tutto nel suo gioco” esordisce Mouratoglou nell’analisi dell’italiano. “Si muove molto bene sul campo, anche il diritto, il rovescio, il tocco sono ottimi, può giocare bene anche al volo. È un tennista completo con colpi di grande qualità. La sua palla è molto viva, quando colpisce può accelerare in ogni situazione, sia col diritto che col rovescio”.
    “Penso che la terra battuta sia la superficie migliore per lui perché è globalmente troppo passivo e questo è il motivo per cui a Monte Carlo i suoi incontri hanno avuto così tanti alti e bassi, perché è costantemente esitante sulla condotta da tenere. ‘Devo spingere, devo prendermi il rischio, devo comandare’ o ‘meglio attendere che sia l’avversario a sbagliare’. ‘Devo dare più rotazione alla palla, devo giocare slice, devo difendermi e così funzionerà’. Nel torneo ha perso diversi primi set e li ha persi male o è stato sotto di un break e quindi si è scosso e ha iniziato a giocare, ha iniziato a diventare aggressivo, ha iniziato a comandare. Così la partita è completamente cambiata“.
    “Spero per lui che questo torneo sia stata una grande lezione perché è davvero un grande tennista. Se riuscirà a cambiare mentalità, ad aver maggiore determinazione nell’essere quello che comanda e restare in difesa solo quando non ha nessun’altra opzione, il suo livello crescerà in modo esponenziale. In finale a Monte Carlo abbiamo visto un tennista che sta sempre all’attacco come Alcaraz contro uno che sta tanto in difesa come Musetti, e abbiamo visto come è finita. A livello di qualità tra i due non c’è una differenza enorme, entrambi in campo possono fare di tutto, entrambi riescono ad accelerare tantissimo sia col diritto che col rovescio, ma mentre uno ha una mentalità totalmente offensiva, l’altro è ancora a caccia di una costanza nel suo modo di stare in campo”.
    Mouratoglou fa un paragone tra Zverev e Musetti. “La differenza tra il tedesco e Lorenzo è che Sasha ha raggiunto un livello altissimo come contrattaccante, stazionando piuttosto dietro la riga di fondo campo ma non essendo difensivo, colpendo forte la palla senza creare, coprendo bene tutto il campo e tenendo una buona qualità e profondità di gioco per tutto lo scambio. E quando si pensava che avesse compiuto l’ultimo step ha visto che non poteva, perché mancava qualcosa di importante che non ha mai funzionato nel suo gioco. Sasha deve ancora imparare a fare uno o due passi avanti se la palla e più corta e colpire con più anticipo, andando più vicino al rimbalzo. Non ha mai imparato a farlo perché il suo tennis funzionava lo stesso. Non è per niente la stessa cosa per Musetti, sa che deve farlo, ma non lo fa abbastanza perché ancora si basa troppo sull’attesa che l’avversario possa sbagliare prima di lui. È la stessa cosa di gente come Gasquet o Monfils, ragazzi bravissimi a muoversi, rallentare e sperare che l’altro sbagliasse un colpo per primo. La qualità degli spostamenti di Gael è incredibile quindi è sempre riuscito a rimettere tantissime palle all’avversario, quindi questa tattica funziona alla grande fino a un certo livello. Ma quando la giochi contro i migliori, non funzionerà. Lorenzo comanda in alcune parti del match. Deve arrivare a farlo per tutta la durata di una partita, direi che a Monte Carlo lo ha fatto per un 40% del tempo, e per il 60% no. Se vuole arrivare al top del gioco, anche essere un numero uno, deve arrivare a farlo per il 100% dell’incontro. Se può arrivare in una finale Slam? Perché no, dipende da lui. Soltanto da lui“.
    Un’investitura importante quella di Mouratoglou che sottolinea potenziale ma anche difetti del nostro talento. Dall’estate 2024 Lorenzo ha fatto importanti passi in avanti, in tutti i sensi, anche a livello di aggressività e condotta di gioco. Dalla stagione su erba dell’anno scorso i risultati parlano chiaro: Musetti è tra i migliori, ma non sempre. Manca ancora la costanza e la capacità di tenere quest’attitudine positiva, anche nell’arco della stessa partita. Un salto di qualità da completare per affermarsi come vero top10 e diventare da corsa per altri Masters 1000, e non solo…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Tra dubbi e sospetti (di alcuni tennisti): la gestione del caso Sinner fa discutere il circuito. L’azzurro intanto si gode la “pausa” lontano dalle competizioni e va sulle Alpi per ricaricare le energie

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    La sospensione di tre mesi inflitta a Jannik Sinner a seguito di positività riscontrate in due controlli antidoping continua a suscitare forti perplessità tra colleghi e addetti ai lavori. Molti giocatori e figure di spicco del tennis professionistico – come Álex de Miñaur, David Goffin, Patrick Mouratoglou e, più di recente, Andrey Rublev – hanno espresso il proprio disaccordo con la decisione e, soprattutto, con le modalità di gestione dell’intero procedimento.Il caso Sinner è esploso quando è stato reso noto che il tennista altoatesino era risultato positivo a un controllo effettuato a Indian Wells. La notizia è stata resa pubblica poco prima degli US Open, ma ciò non ha impedito a Sinner di continuare a partecipare ai tornei, in attesa della sentenza definitiva. La successiva comunicazione di una squalifica di soli tre mesi, anziché di uno o due anni come spesso accade in casi analoghi, ha sollevato parecchi dubbi e sospetti circa l’equità dei criteri utilizzati dagli organi competenti.
    Andrey RublevL’ultimo, in ordine di tempo, a schierarsi contro la gestione del caso è stato Andrey Rublev, che su Twitter ha parlato di “decisione ingiusta” e di “doppio standard”, paragonando la vicenda di Sinner a quella di altre tenniste e tennisti:“Questa decisione è stata ingiusta e dimostra un doppio standard rispetto al caso di Simona Halep e ai provvedimenti presi per Brooksby e Ymer, sanzionati più severamente solo per aver mancato un test. Non capisco come Sinner sia stato autorizzato a giocare nel frattempo.”

    Andrey Rublev latest player speaking up against the Sinner settlement with BB Tennis.
    Said decision was unfair and notes double standards with @Simona_Halep and how Brooksby and Ymer got bigger sanction for just missing a test.
    Doesn’t understand how Sinner was allowed to play. pic.twitter.com/hQKTUkvaIm
    — Pavvy G (@pavyg) February 21, 2025

    Rublev ha poi aggiunto che il problema, più che Jannik Sinner in sé, riguarda l’intero sistema antidoping:“Non è un problema legato unicamente al caso concreto di Jannik, ma al sistema che gestisce e rileva le positività. È impossibile commettere il minimo errore o essere semplicemente distratti. Abbiamo visto giocatori squalificati per due anni solo per essersi sottratti a dei controlli, senza neanche risultare positivi, e invece vediamo come con Sinner tutto si sia risolto in fretta, permettendogli di continuare a giocare mentre si definiva la situazione…”
    Alex de Minaur Anche l’australiano Álex de Minaur ha manifestato la propria confusione:“È complicato dare un’opinione, perché è qualcosa che non si era mai visto prima. In casi passati di positività, le squalifiche erano di uno o due anni. Posso solo dire che spero che, qualora un altro giocatore si trovasse in una situazione simile, il trattamento sia lo stesso per tutti.”La riflessione di De Miñaur evidenzia la mancanza di precedenti assimilabili al caso di Sinner: normalmente, chi risulta positivo subisce punizioni ben più lunghe e restrittive.
    Juan Martín Del Potro L’argentino Juan Martín Del Potro ha espresso un parere cauto:“Non conosco i dettagli a fondo. Quello che posso dire è che trovo la situazione strana. Sinner risulta positivo a Indian Wells, la notizia diventa di dominio pubblico prima degli US Open, ma senza alcuna sanzione immediata. È tutto molto confuso”.La curiosità di Del Potro si concentra soprattutto sui tempi e sulle modalità con cui sono state rese note le informazioni relative alla positività di Sinner.

    Juan Martin Del Potro habló sobre el doping de Jannik Sinner:
    “No conozco tan en detalle. Lo que te puedo decir es que veo rara la situación. Él da positivo en Indian Wells, se da a conocer públicamente antes del Us Open pero sin ninguna sanción. Es muy dudoso” pic.twitter.com/ETBnBMQszZ
    — Tiempo De Tenis (@Tiempodetenis1) February 21, 2025

    David GoffinUno dei volti noti del circuito, il belga David Goffin, non ha usato giri di parole per esprimere il proprio scetticismo:“Nessuno nel circuito capisce cosa stia succedendo. È incomprensibile il patto raggiunto con l’AMA (Agenzia Mondiale Antidoping). In passato, le autorità erano molto rigide: se risultavi positivo, dovevi immediatamente smettere di giocare. Ora, invece, sembra che ci sia spazio per negoziazioni. Non so, è tutto davvero molto strano.”Le parole di Goffin sottolineano come le discrepanze tra casi passati e quello di Sinner alimentino dubbi sulla coerenza delle regole antidoping.
    L’accusa di Patrick Mouratoglou: “Un grande scandalo”Forse ancora più dirette sono le dichiarazioni del coach francese Patrick Mouratoglou, che ha parlato di “un grande scandalo”:«La vera questione non è se Sinner sia colpevole o innocente, ma piuttosto come sia stato gestito il caso dal sistema antidoping. Sembra ci sia un doppio standard generalizzato. Sono convinto che Jannik non volesse doparsi e, se nel suo organismo è stata trovata una quantità così piccola di una sostanza vietata, è plausibile pensare a un’intossicazione involontaria. Per me, è una vittima, ma non è accettabile che le autorità abbiano coperto il suo caso, senza che si sapesse della sua sospensione provvisoria, per poi toglierlo dalla competizione in tempi così rapidi”.Mouratoglou ha inoltre suggerito che l’intero procedimento fosse orchestrato per far sembrare che Sinner avesse ricevuto una punizione, ma abbastanza lieve da non compromettere la sua partecipazione ai tornei più importanti. Una situazione che, secondo il coach francese, puzza di “parodia della giustizia” e giustificherebbe l’indignazione espressa da molti giocatori.

    Sexten
    Some deserved relax ⛷️Mental batteries
    Forza pic.twitter.com/Uo1ezufHoX
    — Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) February 22, 2025

    Sinner si gode la pausa: sulle Alpi per ricaricare le energieCostretto a uno stop di tre mesi lontano dai campi da tennis, Jannik Sinner ha deciso di trasformare questo periodo di inattività in un’occasione per ricaricare corpo e mente. Il numero 1 del mondo non ha perso tempo e ha scelto di ritirarsi tra le sue amate montagne alpine, luogo in cui ha trascorso molti momenti felici fin dalla giovinezza.
    Tra gli sport preferiti di Sinner, infatti, spicca lo sci, passione che l’altoatesino coltiva con entusiasmo ogni volta che la stagione e i calendari tennistici glielo consentono. Nel corso del fine settimana, diversi tifosi hanno avuto l’opportunità di incontrarlo sulle piste e non si sono fatti sfuggire l’occasione di scattare qualche foto ricordo insieme a lui, documentando così la sua breve fuga dalla frenesia del circuito ATP.Questa pausa forzata potrebbe rivelarsi preziosa sia per la tenuta fisica sia per l’equilibrio emotivo di Jannik, che, in compagnia della propria famiglia, può finalmente dedicarsi alle attività che più ama al di fuori del tennis. Resta da vedere come l’azzurro sfrutterà questo periodo di tregua per tornare in campo ancora più motivato e in forma, pronto ad affrontare le prossime sfide del circuito.
    Federico Di Miele LEGGI TUTTO

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    De Minaur sulla partecipazione all’UTS Grand Final di Londra: “È divertente e quel grosso assegno fa gola a tutti”

    Alex de Minaur nell’infografica di UTS

    Educato, sincero e sempre onesto, questi sono alcuni degli aspetti che rendono Alex de Minaur uno dei giocatori più stimati nell’ambiente. Anche quando è pronto ad ammettere, senza ipocrisia, che un gran bell’assegno sia una grossa motivazione a giocare l’ennesima esibizione. Il miglior tennista australiano, reduce dalla prima apparizione in carriera alle ATP Finals di Torino, parteciperà al gran finale del tour UTS, una serie di esibizioni ideata dal coach Patrick Mouratoglou nel quale si gioca un tennis un po’ diverso, governato dal tempo e da un ritmo assai “televisivo”. Grazie a buoni sponsor e trainato dall’interesse delle tv, l’Ultimate Tennis Showdown ha destato un certo interesse e dal 6 all’8 dicembre a Londra (presso la Copper Box Arena) si disputerà una sorta di “Masters”, con un prize money davvero importante: ben 2.165.000 dollari, con il vincitore che potenzialmente potrà portarsi a casa un assegno di 921.800 dollari. In pratica duemila dollari in meno del premio ricevuto dal vincitore dell’ultimo Masters 1000 di Parigi Bercy (Zverev). Oltre all’australiano, il lotto dei partecipanti alle finali UTS sarà composto da Andrey Rublev, Holger Rune, Ugo Humbert, Alexander Bublik, Gael Monfils, Denis Shapovalov e Thanasi Kokkinakis.
    “È emozionante e diverso, ti dà una visione nuova di come giocare i punti”, afferma De Minaur al media britannico Tennis365 appena sbarcato a Londra per la manifestazione. “Ho giocato un paio di eventi UTS e mi sono davvero divertito. Iniziare il punto con un solo servizio è un interessante cambiamento di mentalità e mi piace cercare di adattarmi. Trovo che il rumore e il caos degli eventi UTS siano un po’ più facili da gestire quando penso al contesto dell’evento. Quando intorno tutto è in silenzio, senti ogni rumore, ma visto che durante le partite UTS non c’è mai tranquillità ti ci abitui, è la dimostrazione che posso giocare anche così. Ti abitui al fatto che la folla è partecipe, urla e la musica suona. Significa che devi trovare un modo diverso per concentrarti sul gioco“.
    “Anche i compensi sono ottimi agli eventi UTS e questo li rende super competitivi. Siamo tutti là fuori a cercare di vincere e quel grande assegno alla fine della settimana fa gola a tutti, tira fuori il meglio dai giocatori“.
    Non si spegne mai il tema del giocare troppo, calendario affollato, stagione esageratamente lunga ma… alla fine i giocatori prendono parte più che volentieri a varie esibizioni nel periodo che dovrebbe esser dedicato a riposo e preparazione. L’UTS Tour rientra pienamente in queste critiche, ma De Minaur insiste sul fatto che ai giocatori debba essere garantita la libertà di scegliere quando giocare.
    “Giocare un evento come questo è un buon modo per spezzare la stagione e divertirsi molto allo stesso tempo”, afferma De Minaur. “Quando sei là fuori, senti la pressione del momento e ti metti alla prova. È importante provare a migliorare alcuni aspetti del proprio gioco, e affrontare una competizione diversa come questa può aiutarti capire molte cose, per poterle poi applicare quando giochi altre partite nel tour regolare”.
    Mouratoglu continua a sostenere la bontà della sua creatura, un tennis diverso, un po’ più rock and roll, e per questo a suo dire più avvincente ed in grado di avvicinare i giovani. “Con il format UTS hai sia la parte competitiva, con i migliori in campo, che un’incredibile quantità di momenti di vera pressione in cui senti molta adrenalina come spettatore e naturalmente anche come giocatore. Allo stesso tempo, c’è vero intrattenimento. Quindi hai entrambe le cose, agonismo e intrattenimento, il che è fantastico perché è lo scopo del tour fin dal primo giorno. L’obiettivo di UTS è principalmente quello di portare nuovi fan al tennis e fan più giovani. Ma, ovviamente, qualsiasi appassionato è più che benvenuto e non mi sorprende che coloro che sono venuti e hanno vissuto l’esperienza di persona l’abbiano amata. Anche i giocatori continuano a tornare, ovviamente si divertono. Amano il DJ, la musica, l’atmosfera. Ciò che gli sportivi amano di più è sentire la folla con loro o contro di loro, e provare quell’emozione e condividerla”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Mouratoglou: “Ecco perché Alcaraz batte Sinner nonostante un 2024 dominato dall’italiano”

    Jannik Sinner nella foto – Foto Antonio Fraioli

    Patrick Mouratoglou ha analizzato il confronto tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, offrendo una prospettiva interessante sul perché lo spagnolo abbia un vantaggio nei testa a testa (6-4), nonostante il dominio dell’italiano nel 2024.
    I PRECEDENTI STAGIONALINel 2024 i due si sono affrontati quattro volte, con Alcaraz che ha vinto tre sfide e Sinner una, peraltro in un evento non ufficiale (la finale del Six Kings Slam).
    L’ANALISI DI MOURATOGLOU“Vedo Alcaraz vincere più spesso contro Sinner perché può creare di più”, ha spiegato il celebre coach a Eurosport. “Ha questo potere extra e può competere con lui anche in termini di mobilità. Il problema è che Alcaraz commette molti errori forzati dove Sinner non li fa. Nei loro scontri ci sono molti alti e bassi e cambi continui”.
    IL FATTORE SINNERMouratoglou ha anche evidenziato le qualità uniche di Sinner: “Può fare un vincente con qualsiasi colpo, è ciò che si percepisce ed è abbastanza inquietante per gli avversari. Non puoi rilassarti, senti che non puoi costruire perché sei sempre in pericolo, su ogni colpo. Credo che la cosa più importante non sia essere in pericolo su ogni colpo ma ciò che fa con la costanza. Ha tutto sotto controllo, ha questo livello di aggressività unito al controllo, questo è ciò che lo rende così speciale”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    “Così non funziona”. Mouratoglou propone due importanti cambiamenti nelle regole del tennis

    Patrick Mouratoglou

    Dal primo gennaio 2025 il tennis vedrà un cambio regolamentare definitivo, l’introduzione del coaching. Ma secondo il noto allenatore Patrick Mouratoglou non basta. “Così non funziona” afferma il 54enne francese, parlando ai margini della presentazione del prossimo evento UTS sullo status quo della disciplina, proponendo due cambi che davvero rappresenterebbero una rivoluzione. Per Mouratoglou il gioco attuale ha pause troppo lunghe tra un punto e l’altro, a maggior ragione visto che la maggior parte dei punti vengono decisi dal servizio. La soluzione?
    “Dovrebbe esserci solo un servizio“, afferma Patrick. “Perché altrimenti con la qualità al servizio dei giocatori attuali, ci sono troppi Ace, vincenti diretti con la battuta, ed è noioso per la gente. Quando si verifica una cosa del genere, e si verifica molto spesso, in pratica l’azione di gioco dura un secondo, e poi? 25 o 30 secondi di attesa per il prossimo punto, che magari è un altro Ace: non funziona”.
    “È necessario intervenire per rendere il gioco più continuo e quindi ridurre anche i tempi morti tra un punto e l’altro, anche per rendere le partite più brevi”. conclude Mouratoglou. È indubbio che servizio e risposta siano i colpi predominanti nel tennis maschile (meno in quello femminile, dove la risposta prevale sul servizio a livello di colpo decisivo), ma con un solo servizio non si rischia forse di ribaltare il problema e rendere ogni incontro una lunghissima schermaglia da fondo campo, e quindi ancora più lunga? Come sempre in questa ottica conta molto l’impatto del gioco in tv, e la durata degli incontri è uno dei temi più caldi.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Mouratoglou esalta Draper: “È un top10”. Come è cambiato il tennis del britannico

    Jack Draper (foto Patrick Boren)

    Jack Draper è uno dei tennisti più “caldi” dalla seconda parte del 2024 e secondo il noto coach Patrick Mouratoglou vale già la top 10. Il britannico in effetti se guardiamo il live ranking ATP del 31 ottobre è molto vicino ai migliori dieci al mondo: con i suoi 2825 punti vede all’orizzonte Grigor Dimitrov, decimo con 3240. Se il 22enne di Sutton riuscisse nell’impresa di vincere il Masters 1000 di Parigi Bercy arriverebbe a 3725 punti, con la top10 di fine anno assicurata e pure una chance (che se remota) di qualificarsi per le ATP Finals. Lasciando da parte le varie possibilità legate a come si concluderà il torneo parigino, è indubbio che Draper dalla scorsa estate abbia cambiato passo. Finalmente a posto fisicamente, ha potuto allenarsi con continuità ed affinare il suo tennis in partita, diventando un avversario potente, completo e terribilmente scomodo per ogni avversario. Dotato di colpi penetranti e aggressivi, col plus delle traiettorie mancine che sfrutta in modo sapiente, Jack lo scorso giugno ha vinto a Stoccarda (battendo in finale Berrettini), quindi negli USA ha fatto i quarti a Cincinnati e soprattutto è arrivato in semifinale a US Open, stoppato solo da un immenso Jannik Sinner. Costretto al ritiro a Tokyo nei quarti, si è rifatto a Vienna, dove ha vinto il primo torneo 500 (superando Musetti in semifinale). Un’impennata di qualità e di risultati che secondo Mouratoglou lo rendono già un tennista competitivo al massimo livello.
    “È un grande giocatore, ho potuto vederlo dal vivo in diverse occasioni e ho notato quanto sia migliorato negli ultimi mesi” commenta il coach francese, attualmente al fianco di Naomi Osaka dopo un travagliato periodo nel box di Holger Rune. “Ritengo che ora sia molto più maturo in termini di tennis, di strategia, per come riesce ad esaltare il suo stile di gioco. Tutto sembra molto più consistente. E quando lo vedi vincere a Vienna, non pensi che abbia fatto qualcosa di straordinario, c’è riuscito perché quello è il suo livello. È migliorato molto quest’anno”.
    Per Mouratoglou il punto di domanda non è relativo al suo tennis, ma al suo fisico, che in passato l’ha bloccato a più riprese: “Penso che la grande sfida per lui ora sia quella di non infortunarsi perché si è infortunato troppo per essere così giovane. Se riesce a non infortunarsi, allora credo che sia sicuramente un giocatore da top 10, ci arriverà molto presto. È un tennista con colpi spettacolari e potenzialmente non ha limiti”.
    Draper ha giocato più di 60 partite nel 2024, un numero ragguardevole per un giovane che nelle stagioni precedenti era solito fermarsi più di una volta per problemi fisici. Una continuità di gioco che gli ha permesso di migliorare ogni fase del suo tennis. Per Mouratoglou, dove il britannico è nettamente migliorato è sul lato del rovescio e nelle scelte di gioco.
    “Penso che il suo rovescio sia molto migliorato”, afferma Mouratoglou. “In passato il suo rovescio non faceva molto male all’avversario. L’ho visto giocare a Vienna e ho notato come ora riesca a prendere la palla con maggior anticipo, colpendola in pieno ed esce dalle corde molto veloce. Quindi può fare molto male agli avversari con il suo rovescio, un colpo piuttosto piatto. E penso che abbia un piano di gioco chiaro, cosa che prima non era così ovvia e lo portava a cattive scelte ed errori. È molto solido e disciplinato in quello che fa. Credo che questi siano i due miglioramenti principali fatti quest’anno”.
    Un’analisi pianamente condivisibile. Draper è sempre stato uno capace di “spaccare” la palla con potenza e aggredire il campo, ma commetteva molti errori e il suo tennis era spesso disordinato. Inoltre era vittima di troppi alti e bassi, sia per una scadente condizione fisica che per lacune di tenuta mentale. Dopo la semifinale e a US Open Jack ha parlato in modo franco, ammettendo che in passato non sempre si era allenato con la dovuta forza e perseveranza poiché il cadere continuamente in infortuni lo faceva dubitare della sua tenuta e questo non lo lasciava libero di spingere al massimo. L’aver sistemato – si spera per sempre – le questioni fisiche con un cambio a 360° della preparazione e dell’approccio alla professione gli ha permesso per la prima volta in carriera di allenarsi con la dovuta continuità. Questo è stato il punto di svolta, gli ha svelato nuovi orizzonti: finalmente ha capito come funziona il suo corpo, fino dove lo possa spingere, alzando così a dismisura la qualità e quantità del lavoro in campo.
    Un’intensità mai raggiunta prima che gli ha aperto nuove possibilità in partita. Non più pallate sparate a casaccio, ma un tennis aggressivo e consistente, ricco di variazioni e colpi vincenti, il tutto sostenuto da quella fiducia in se stesso che latitava. Quando prende ritmo con la prima palla e spinge con sicurezza sulla risposta dell’avversario diventa pericolosissimo perché può cercare ogni angolo, ed è un fulmine nel correre avanti dopo essersi aperto il campo. Ha buona mano, ha potenza, non ha una vera lacuna importante dal punto di vista tecnico. Draper ha scoperto di aver un enorme potenziale e i risultati parlano chiaro. Servizio super, risposta aggressiva, può prendersi il punto con una bordata da fondo campo come attaccare la rete con ottimo timing e chiudere la porta di volo con tocchi secchi e definitivi. Jack probabilmente non riuscirà a sbarcare a Torino alle ATP Finals, ma nel 2025 sarà certamente uno dei protagonisti nei grandi appuntamenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO