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    Pozzecco sembra Al Pacino: discorso da brividi dopo la sconfitta con Bologna

    Non è iniziata nel migliore dei modi la nuova avventura di Gianmarco Pozzecco alla guida del Asvel Villeurbanne. Il tecnico italiano, che resterà ct part-time della Nazionale, ha avuto un duro debutto contro la Virtus Bologna nel Round 5 di EuroLeague, chiudendo con una sconfitta di misura (87-84). Nonostante il ko, Pozzecco ha motivato e ringraziato i suoi ragazzi con un discorso da brividi.
    Pozzecco, discorso da brividi dopo il ko
    Pozzecco, che ha avuto poco più di un allenamento per preparare questa dura sfida, ha parlato così alla sua squadra nel post-partita: “Cosa vi avevo detto? Avete lottato. Non voglio vedere nessuno con la testa bassa. Avete fatto un grande lavoro. Meritavate di vincere al 100%. Al 100%. Perché avete lottato dalla palla a due fino alla fine. Abbiamo fatto un grosso passo in avanti. Avete fatto un grande lavoro, tutti. Dopo questa partita sono ancora più contento di essere qui”. LEGGI TUTTO

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    Pozzecco nuovo coach dell’Asvel: è ufficiale. Resterà anche ct dell’Italia

    Ora è ufficiale: Gianmarco Pozzecco è il nuovo allenatore dell’Asvel Lyon-Villeurbanne. Il 51enne tecnico goriziano rimarrà comunque alla guida della Nazionale e nella sua nuova avventura in Francia sarà seguita dallo storico assistente Edoardo Casalone. L’Italia nel destino per il Poz, che farà il proprio esordio sulla sua nuova panchina in Eurolega contro la Virtus Bologna venerdì alle 20 a L’Astroballe di Lione. Nelle prime otto partite di campionato, l’Asvel ha totalizzato cinque vittorie e tre sconfitte e attualmente occupa il settimo posto. Domenica alle 19 il debutto in campionato contro lo Strasburgo.  LEGGI TUTTO

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    Pozzecco e la multa in autobus presa dalla mamma per colpa sua

    Un vulcano, grintoso, emotivo, diretto. Gianmarco Pozzecco è una personalità dalle mille sfaccettature che abbiamo imparato a conoscere, osservandolo come ct e condottiero della nazionale italiana di basket.
    Pozzecco, la mamma e la multa sull’autobus
    Gli aneddoti interessanti sulla sua vita sono molteplici e lo stesso Pozzecco, opsite di RaiSport, ne ha raccontato uno risalente alla sua infanzia che ha fatto sorridere molti. Una multa presa su un autobus con la mamma che compra il suo regolare biglietto, ma non quello di Gianmarco che, essendo alto meno di un metro, poteva viaggiare gratis. Il controllore non si fida e misura Pozzecco: 1,01 metri di altezza. Multa inevitabile. Una volta tornati a casa l’aneddoto diventa esilarante. La mamma non si dà pace e misura di nuovo il figlio: 98 cm di altezza. Quindi com’è possibile che sull’autobus l’altezza fosse diversa? “Per fare il figo mi ero messo in punta dei piedi”, le parole dell’allora bambino Pozzecco, ricordate ancora oggi dal protagonista con un sorriso divertito. LEGGI TUTTO

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    Ricci mette la tripla: il festeggiamento a distanza con Pozzecco

    Un momento particolarmente significativo, per lo sviluppo della partita, è stato il canestro da tre punti di Pippo Ricci al minuto 4′ dell’ultima frazione. Una tripla che ha regalato il +12 (62-50) e ha dato sicurezza ai ragazzi di Pozzecco. Il festeggiamento dell’ala dell’Olimpia Milano rivela anche lo splendido clima e il grande rapporto dei giocatori con il commissario tecnico.

    Ricci-Pozzecco, la dedica e la risposta

    Ricci festeggia mimando il gesto del fucile. Sono punti pesanti e la dedica è a Pozzecco che ha speso in questi giorni (complessi, soprattutto dopo la sconfitta contro la Repubblica Dominicana) solo parole di stima e affetto per i suoi ragazzi. La risposta a distanza è un cuore, che il coach azzurro dedica al suo giocatore. LEGGI TUTTO

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    Italia, scatta il ritiro Mondiale senza Mannion. Pozzecco: “Decisione sofferta“

    L’Italia del basket corre verso Manila, più precisamente verso il Il 25 agosto che coincide con l’esordio al Mondiale contro Angola nella spettacolare Philippine Arena, impianto da 55.000 posti. Oggi la Nazionale si trova sull’Alpe Cimbra, a Folgaria per il ritiro che poi andrà avanti attraverso sette amichevoli di preparazione. All’appello manca Nico Mannion, autorizzato a non aggregarsi alla squadra.
    Mannion forfait Italia, le parole di Pozzecco 
    Così il ct Gianmarco Pozzecco: “Questa estate Nico Mannion non farà parte della squadra. E’ stata una decisione sofferta ma condivisa da entrambe le parti. Negli ultimi due anni, Nico è stato protagonista assoluto con la Nazionale dimostrando un forte attaccamento all’Azzurro e una grande professionalità. Per far questo, però, ha messo a dura prova il suo fisico e abbiamo ritenuto, di comune accordo, che fosse il caso di non includerlo nel roster dei giocatori che da oggi prepareranno il Mondiale. Inizia un lungo percorso che non vediamo l’ora di intraprendere. L’entusiasmo con cui i ragazzi si sono presentati in raduno è il filo conduttore che ci riconnetterà a quanto di buono fatto nelle precedenti uscite”.
    Italia, la lista dei convocati 
    #0 Marco Spissu (1995, 185, Playmaker, Umana Reyer Venezia)#7 Stefano Tonut (1993, 194, Guardia, EA7 Emporio Armani Milano)#9 Nicolò Melli (1991, 205, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)#13 Simone Fontecchio (1995, 203, Ala, Utah Jazz – NBA) dal 28 luglio#17 Giampaolo Ricci (1991, 202, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)#18 Matteo Spagnolo (2003, 194, Playmaker, Real Madrid – Spagna)#30 Guglielmo Caruso (1999, 208, Ala/Centro, EA7 Emporio Armani Milano)#33 Achille Polonara (1991, 205, Ala, Virtus Segafredo Bologna)#35 Mouhamet Diouf (2001, 206, Ala/Centro, Río Breogán – Spagna)#36 Riccardo Visconti (1998, 198, Guardia, Carpegna Prosciutto Pesaro)#40 Luca Severini (1996, 204, Ala/Centro, Bertram Yacht Tortona)#50 Gabriele Procida (2002, 200, Guardia/Ala, Alba Berlino – Germania)#53 Tomas Woldetensae (1998, 196, Guardia/Ala, Openjobmetis Varese)#54 Alessandro Pajola (1999, 194, Playmaker, Virtus Segafredo Bologna)#70 Luigi Datome (1987, 203, Ala, EA7 Emporio Armani Milano) LEGGI TUTTO

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    Pozzecco esclusivo: l’Italia ambiziosa, i Mondiali, i giovani e Banchero

    Pozzecco, com’è cambiata la sia vita da papà?
    «Sono estremamente felice, Un mio amico mi prendeva in giro quando dicevo  un anno che i miei azzurri erano come figli perché non ero ancora papà. Lo so che sono emozioni diverse, io prendo Gala dalla culla, la porto con me a letto e me la metto sul petto, la sento respirare, non potrei farlo con Melli o Polonara. Con un figlio hai la necessità che stia bene, quando piange vorresti piangere tu, così come quando ha la febbre o male al pancino. Ma intendevo dire che a me interessa soprattutto che i miei giocatori stiano bene e possano esprimere in campo il loro talento e fuori la loro personalità».
    Essere stato un grande giocatore la ispira, dunque. Diverso dai coach non giocatori?«La prima impressione che si ha di un coach ex giocatore è sbagliata. Si pensa sia favorito dal sapere cosa farà un atleta. Invece è penalizzante perché uno potrebbe aspettarsi l’identico modo di reagire dal punto di vista emotivo e tecnico alle situazioni e non succede. Generalizzando può aiutare l’empatia. Ma anche in questo ci sono casi diversi. Io uso l’empatia per aiutarli, è il mio unico obiettivo. Se un giocatore sbaglia so che è il più dispiaciuto, certo, in casi di menefreghismo mi arrabbio e correggo, ma tra i giocatori di oggi i menefreghisti non esistono. Soffrono per i loro errori».
    Lei però è uno che vive di emozioni e le mostra. Come fa invece con i giocatori?«Vivo le partite in modo animato, acceso, è vero. Ma nella quotidianità, pur incazzandomi quando è necessario, sono sereno e voglio trasmettere questo. Come coach sono cambiato dopo Varese. Arrivato a Sassari ho capito che i giocatori vedevano il peggio di me in partita, che perdevo il controllo, ma in settimana ero diverso. Allora ho cercato di mediar e mi sono spiegato. E quello mi ha aiutato. Io posso allenare solo così. Per me allenare è coerenza, anche se il compianto Maurizio Costanzo diceva che ogni tanto la coerenza è stupidità. Alla fine sa qual è la chiave? Io mi fido di loro, perciò mi spendo per loro. E questo crea consapevolezza, in me e in loro. Poi arriva il momento delle decisioni e soffro se devo escludere qualcuno, anche perché a volte un giocatore non capisce. A me è successo, ai tempi. Ora dico una cosa che penso e non ho mai detto. Io non sono peggio di come appaio, perché non sono preoccupato di come appaio. Però vivo in un mondo in cui tutti cercano di mostrarsi meglio di quanto siano, preoccupati. Dunque sembrano meglio di me. Ma i giocatori capiscono, prima o poi».
    Ha parlato delle decisioni, quest’anno lei potrebbe avere problemi di abbondanza.«Io ne porterei 35, ma poi forse il 36° si arrabbierebbe comunque. Farò scelte tecniche, ma dando opportunità a tutti. Abbiamo giovani emergenti, i reduci dall’Europeo che hanno meritato. Ma sono orgoglioso di loro e degli altrui progressi. Io vedo che almeno 16-18 giocatori potrebbero entrare nei 12. Ma forse l’unico aspetto negativo di un lavoro meraviglioso».
    Lei è stato ed è tuttora personaggio. Il Basket ha bisogno di giocatori che siano personaggi e riferimenti. Come fare?«Credo sia una questione generale, anche nel calcio per esempio. Forse è il talento più diffuso, la possibilità di allenarsi in modo più sofistico. Ma anche io credo sia necessario, soprattutto che nelle squadre ci siano giocatori di riferimento per gli appassionati, che si creino rivalità. In modo che il pubblico e i bambini, i ragazzini, si possano identificare. Occorre che le società in tal senso cambino e si aprano, aiutino i ragazzi a esprimersi. Io vivo un momento di grande entusiasmo perché girando per i campi e i raduni, vedo tanti giovani di grande talento. Noi avevamo un vantaggio, potevamo identificarci già nei ragazzi che crescevano nelle giovanili e si preparavano a sostituire i grandi. Ricordo che andai a vedere una finale giovanile perché c’erano Morandotti e Fumagalli. Tre settimane fa ai raduni Under 15 e 16 ho visto ragazzi che possono diventare fenomenali. Ma dobbiamo ritrovare il romanticismo e il coraggio di quei tempi, puntare su almeno un giocatore rappresentativo per ogni squadra».
    Sgomberiamo il campo dal “caso” Banchero, su cui c’è stata un po’ di confusione. Tanto una risposta Paolo la darà.«Dobbiamo riconoscere che sia cambiato lo scenario. Con lungimiranza la Fip, Trainotti, Fois avevano individuato un grande talento dotato anche di grande etica. A causa del covid non è potuto venire prima. Poi è cresciuto al di là delle più rosee previsioni. Siamo contenti che se lo sia meritato, ora la sua scelta è più difficile. Banchero è un ragazzo estremamente serio, non focalizzato soltanto su se stesso, con idee chiare. Ha un modo di giocare e una comprensione del basket di livello tale che si può adeguare ovunque. Abbiamo sognato, teniamo la speranza accesa, ma tutto è cambiato. Ci darà una risposta, sono sicuro, per tempo. Nel frattempo io vado avanti».
    Parlava dei giovani, pensa a un sistema unico che coinvolga nel gioco azzurro fin dalle giovanili? Quanto tempo serve?«Il percorso è lungo, ma bisogna cominciare. Lo voglio lanciare a prescindere che poi abbia il tempo per finirlo. Dobbiamo rilanciare i settori giovanili, la Nazionale A deve aiutare chi lavoro con i ragazzi nelle selezioni giovanili e dare indirizzo al movimento. Ripeto, ho visto generazioni molto interessanti. L’aspetto più importante è avere voglia di fare. E l’entusiasmo è la molla per trasmettere entusiasmo e valori».
    Come ha vissuto il sorteggio Mondiale?«Il mio staff si è radunato online e l’ha vissuto assieme. Io anche con moglie e figlia, perché mi stressa seguire una vicenda sulla quale non posso incidere. La prima considerazione riguarda la questione logistica, il sorteggio ci ha favoriti, non avremo viaggi pesanti, non cambieremo Paesi e abitudini. Mi sarebbe piaciuto affrontare gli Usa, però ho una certezza: sarà un bel Mondiale, l’Italia giocherà un bel Mondiale, oserei dire grande».
    Però li può trovare nei quarti. E nella seconda fase magari Portorico con Alvarado.«Vero, speriamo».
    Ha visto parecchie partite, un giudizio sulla Serie A.«Campionato di grande equilibrio in cui a due turni dalla fine con 22 punti rischi la A2 e con 26 speri nei playoff.  Ho visto che i giocatori italiani hanno avuto più spazio e responsabilità. Alcuni come Flaccadori e Spagnolo sono giocatori-franchigia. Mi auguro che ogni club possa mantenere il più possibile la struttura tecnica. Peccato che in Europa non sia andata bene».
    Come dare ancora più spazio agli italiani?«Io punterei sulle regole spagnole, dove gli americani e la loro idea di gioco lasciano spazio al basket europeo. Se metti tre italiani con 6 americani, giocheranno all’americana. Ecco suggerirei di costruire le squadre in modo diverso». LEGGI TUTTO

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    Basket: l'addio di Belinelli e Hackett all'azzurro, il ritorno di Datome

    TORINO – Adesso la festa è passata. Il debutto dolce, nella casa di famiglia traboccante di gente e passione, contro la Slovenia di Luka Doncic, seppure con una sconfitta pesante (71-90) quanto prevedibile anche nelle dimensioni, è alle spalle. La luna di miele con il nuovo ct Gianmarco Pozzecco proseguirà, ci mancherebbe. Ma la prossima partita contro l’Olanda del ct Buscaglia il 4 luglio assegnerà già due punti importanti. Non per la prima fase ormai scontata di qualificazione mondiale, ma per la seconda al via a fine agosto e in preparazione agli Europei che inizieranno a Milano il 2 settembre prossimo.
    L’ADDIO DI BELI E HACKETT Intanto il ct ha fatto chiarezza su un tema che avrebbe potuto continuare a suscitare equivoci. Era arcinoto a tutti che Marco Belinelli e Daniel Hackett non sarebbero tornati in Nazionale, DH23 dopo un ritiro annunciato con correttezza e ufficialmente nel 2019. Pozzecco ha siglato la fine della vicenda con parole misurate, illustrando i colloqui avuti. Il prossimo passo della federazione, auspichiamo, dovrebbe essere l’organizzazione di una partita d’addio alla Nazionale per i due campioni che tanto hanno dato all’azzurro (e chi dice non sia stato così è in malafede, oppure non capisce). A suo tempo, ovvio, ma la memoria va mantenuta e nutrita. Anche da eventi appositi.
    GIGI C’È SEMPRE Altrettanto sicuro era il ritorno di Gigi Datome. Il capitano per la Nazionale c’è sempre stato, se in salute. A volte anche malconcio, tanto da mettere a repentaglio pezzi di carriera. Ha per esempio, compromesso il suo percorso Nba, per l’azzurro. Gigi darà un esempio fondamentale nel raduno a Brescia da martedì 28. Anche se per questa settimana mancherà Nicolò Melli, uscito acciaccato dalla finale scudetto e bisognoso di riposo per arrivare carico a un’estate importante.
    CHI VIENE E CHI RESTA Rientrano sette finalisti scudetto: i milanesi Biligha, Alviti, Baldasso, Datome, i virtussini Tessitori, Ricci, Pajola, poi Simone Fontecchio reduce dai playoff nella Liga. Otto sono i confermati da questo primo raduno di un azzurro molto sperimentale. E se appariva scontato tenere il difensore esimio John Petrucelli dopo il debutto, la novità a sorpresa e però avvalorata dalla prestazione in campo è Tomas Woldetensae, il ragazzo emiliano di origine eritrea rientrato la scorsa stagione dagli anni di studio (in ogni senso) negli States. Il disegnatore che ha tiro e fisico e perfetta coscienza dei propri limiti e pregi, saprà rendersi utile come contro la Slovenia. Il bello di Tomas è che correndo per il campo sembra danzare leggero con movenze che parevano dimenticate. Intanto potrà raccontare ai nipotini di aver rubato palla a Doncic nella prima azione in Nazionale. Come avranno notato tutti, manca un protagonista della qualificazione olimpica: Nico Mannion. Ha altro a cui pensare il playmaker reduce da stagione impervia fin dall’inizio tormentato da un virus gastrointestinale. Nico deve decidere del suo futuro. Chi guida una Nazionale deve cogliere anche gli umori di un giocatore. A volte si fa bene a non chiamarlo. A volte basta parlarci. E Poz sa parlare. Meglio, molto meglio utilizzare l’irrefrenabile grinta ed etica lavorativa di Tommy Baldasso. Del resto, mai sottovalutare il play-guardia torinese.
    OKEKE Il Poz ha ricevuto altre buone notizie dal debutto. Ha scoperto che Luca Severini, uno degli 8 confermati, è un lottatore intelligente, cresciuto alla corte di coach Ramondino. E perciò è un soldato che non spreca in campo, né si perde in banalità. Poi c’è Leo Okeke e qui si apre una parentesi importante: perché un 2,10 così mobile e atletico, con braccia smisurate e però anche tocco, Italia nostra non lo ha mai avuto. È molto da costruire, ma è sfrontato. Deve studiare il gioco e tanto, ma ha mezzi abbacinanti su cui un allenatore vero non può non essere stimolato e trascinato a lavorare. Il resto verrà, ma il futuro è appena cominciato. E paradossalmente per questo progetto studiato e preparato nei dettagli da Salvatore Trainotti, manager delle nazionali, l’Europeo prossimo è solo una tappa. L’approdo è Parigi 2024 e ancor più Los Angeles 2028. Con Banchero, Procida e Spagnolo, ovviamente LEGGI TUTTO

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    Italia, Doncic rovina il debutto di Pozzecco

    TRIESTE – La Slovenia di Luka Doncic (12 punti, 7 rimbalzi e 5 assist in 23′) batte l’Italia a Trieste nella prima uscita degli azzurri sotto la guida di Gianmarco Pozzecco. All’Allianz Dome finisce 90-71 in favore degli sloveni trascinati da un ottimo Goran Dragic (11 punti), per Doncic partita in gestione più dedicata a servire i compagni che a mettersi in proprio. La partita dura giusto il 1° quarto (23-27) prima che gli sloveni prendano il largo con un parziale di 10-2 nei primi 3′ del 2° periodo per scappare sul 37-25 fino a toccare anche il +16 del riposo lungo (53-37). Amichevole molto importante per la Slovenia in vista dei delicati match di settimana prossima (contro Croazia ed in Svezia) per accedere alla seconda fase delle qualificazioni ai Mondiali 2023. L’Italia invece “rompe il ghiaccio” con Pozzecco che, in attesa di avere la squadra al completo, ha potuto testare nuovi giocatori come Woldetensae (13 punti ), Okeke e Severini oltre a rodare i veterani con Polonara, Tonut e Spissu. LEGGI TUTTO