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Smontate l’Halo, il meglio della Formula Uno… in vacanza!

Che sarà un’estate caldissima per la Formula Uno l’ha già detto qualcuno? Temi, interrogativi, esclamativi e, ovviamente, virgole che il Campionato 2018 ci ha lasciato prima della pausa estiva.

Pensavo fosse un Gran Premio, invece era un autoscontro, ovvero: che cosa mi hai portato a fare in Ungheria se sono solo un wingman?

Il Gran Premio di Ungheria ha visto l’estro, il talento, la capacità di catalizzare l’attenzione e l’innata telegenia trionfare sulla noia dei tatticismi e dei capricci del meteo. Robin Raikkonen, infatti, ha stracciato tutti, prendendosi meritatamente la scena nell’arroventato catino ungherese, ribadendo di essere lui e noi i Verstappen o i Leclerc il rappresentante del nuovo corso della Formula Uno: bambini, famiglia, tricicli e ghiaccioli, altro che donne e motori! E forse non è un male…

La tappa ungherese del campionato, che si è chiusa con Lewis Hamilton e la Mercedes al comando e la Ferrari a far la conta delle occasioni perse, oltre che con la pesante eredità lasciata da Sergio Marchionne, ha aggiunto un nuovo capitolo all’appassionante reality sulle presunte seconde guide dei due Team che si contendono gli allori del Mondiale, Il Tappo e il Bollito Show: altra prestazione consistente di Kimi Raikkonen, dai più dato per pensionato a giorni alterni, ancora a podio e ancora in grado di portare punti alla squadra; altra prestazione da montagna russa per Valtteri Bottas, che ha iniziato il weekend con una bella qualifica, lo ha continuato con una strategia chiaramente finalizzata a tenere dietro le due Ferrari, lo ha terminato con due manovre, su Vettel e Ricciardo, che riscrivono la definizione di assurdità e se n’è tornato a casa offeso perché il Lupo Toto gli ha dato del bravo gregario –wingman – quando lui chiedeva – o credeva? – di essere un pilota. Una puntata ricchissima, non c’è che dire!

Nel frattempo, a Beirut…

Sono stati due anni e mezzo a Beirut. Questa la definizione che Gabriele Romagnoli, direttore di Rai Sport, ha dato del periodo trascorso presso la redazione sportiva della Tv di Stato, annunciando le sue dimissioni dall’incarico. Ci chiedevamo tutti, in primis chi scrive, cosa covasse nei corridoi di viale Mazzini, soprattutto dopo l’annuncio che la Rai rinunciava sia ai Mondiali di Calcio che al Campionato di Formula Uno, due eventi che hanno fatto – e stanno facendo, perfino in replica – la fortuna dei concorrenti. Questa è la risposta: una guerra fratricida, con la redazione tutta che accusa il direttore di aver avallato decisioni scellerate e di aver distrutto una struttura, di fatto sfiduciandolo, e il direttore che rispondeva denunciando immobilismo e stratificazioni di interessi. In mezzo a questo tiro incrociato di granate noi spettatori, disarcionati dal cavallo della Rai e lasciati a godere del fucsia in 4K o delle mirabolanti prospettive dello streaming. Uno spreco di competenze, di valore creato negli anni, di passione e di audience.

C’eravamo tanto…

…Amati? Reciprocamente sfruttati? Presi a randellate? Cosa dire, amici, della fine della travagliata relazione fra Bibitari e Losanghe, tra RedBull e Renault? Simbolo dell’idillio costruttore- motorista quando tutto andava bene e si vincevano Mondiali sverniciando gli avversari, poi diventati campioni del mondo del lancio delle ripicche quando il vento dell’era turboibrida ha cambiato direzione, da Milton Keynes a Stoccarda, quindi emuli delle peggiori macchiette da cortile, che si danno addosso come due condomini che litigano per l’occupazione dei posti auto. Da un lato un team spesso ingrato, facile a dare giudizi ingenerosi e a dimenticarsi dell’apporto dato dal partner nel costruire i successi di tutti, dall’altro un motorista che, nonostante il blasone e le ingenti risorse, ancora non colma il gap con i concorrenti tedeschi e, anzi, si è lasciato surclassare da Ferrari. Dal 2019 RedBull avrà fornitura esclusiva di power units Honda, non dovendo più competere una lotta con la squadra ufficiale Renault, che l’avrebbe, alla lunga, vista perdente; Renault, dal canto suo, senza l’ingombrante presenza di Milton Keynes, sarà libera di concentrarsi sul proprio rilancio, potendo contare anche su… ehm, riformulo: sperando di poter contare sugli sviluppi e sull’apporto di McLaren.

Daniel Ricciardo è uscito dal gruppo

E lo ha fatto suonando la grancassa direttamente nelle orecchie di Horner, Marko e company. Me ne vado e firmo con Renault, ha annunciato il pilota australiano, il quale sposa un progetto ancora acerbo ma promettente, dove potrà fornire il suo apporto in termini di esperienza e di talento, piuttosto che restare dov’era a fare da cavia per i pezzi difettosi di Verstappen, snobbato dagli altri top team. Una sorpresa dolorosa per i Lord Bibitari e il fatto che l’odiato Abiteboul abbia messo a segno il colpo di mercato dell’anno, ha gettato altro sale sulle ferite: prima il mezzo salto mortale con Honda, ora l’abbandono di Ricciardo… Roba che Marko girerà coi Lederhosen punitivi per tutto agosto, facendosi chiamare Helmut Smorto dai villeggianti della ridente località alpina nella quale è andato a smaltire lo scorno. Pensavo che scherzasse, è stato, invece, il commento disarmante di Chris Horner in merito all’annuncio di Ricciardo. Beh, caro Chris, diciamo che Daniel ti ha tirato il classico scherzone, anzi: lo scherzHorner!

Nel frattempo, a Beirut – 2

Infinite confessioni religiose, fazioni l’un contro l’altra armate, giardini trasformati in macerie: è la descrizione metaforica di quel che è successo, da un punto di vista societario e tecnico, nelle due grandi decadute Williams e McLaren. Perfino la bistrattata Sauber e l’assemblata Haas riescono, fra errori macroscopici ed evidenti gap tecnologici, a star davanti stabilmente a due scuderie che hanno scritto la storia della Formula Uno, precipitate in un circolo vizioso involutivo dal quale non pare che gli attuali management siano in grado di tirarle fuori. Fra sponsor in fuga e manager dimissionari, ogni tre per due arrivano indiscrezioni che il web rifrange con effetto moltiplicatore, dicendo tutto e il contrario di tutto: non è ancora ben chiaro cos’abbia deciso di fare Mansour Ojjeh, storico socio del brand McLaren, del suo pacchetto di quote della scuderia – vende, ha venduto, non vende, non venderà mai, venderà ma non adesso, come fate a dire che venderà/non venderà, noi siamo Capiscioners e vi assicuriamo che ha venduto/non ha venduto… – né è chiaro cosa farà Fernando Alonso, sempre più attratto dalle sirene del Wec e di Oltreoceano. E no, la voce secondo la quale starebbe trattando un suo clamoroso ritorno il Ferrari con i successori di Marchionne non la commento nemmeno. Bellissima suggestione, per carità, ma è inutile indulgere su qualcosa che è privo di ogni fondamento.

Force India va a passeggio

Una buona notizia dell’ultima ora sul fronte delle scuderia minori è che Force India è finalmente uscita dall’amministrazione controllata, quindi non rischia più il fallimento e la chiusura, perché ha trovato un investitore che l’ha rilevata e ha reso possibile il pagamento dei debiti, salvando più di 400 posti di lavoro e rendendo giustizia alla breve ma significativa storia di un’outsider che ha sempre espresso risultati lodevoli. E così la scuderia indiana con sede a Silverstone può salutare positivamente l’estate e andarsene a passeggio, o, come si dice dalle loro parti, take a stroll. Anche se, nel loro caso, si dovrebbe dire che Stroll take Force India, considerato di chi fosse il generoso portafoglio che si è aperto per saldare i conti delle Pantere Rosa…

Forza Niki!

È bastato un attimo e non ci sono stati più team rivali, accuse reciproche, comportamenti al limite, insinuazioni offensive o battutacce irriverenti, ma solo un unico grande popolo unito nell’affetto. È bastato che venisse diramata la notizia di un Niki Lauda in gravissime condizioni, sottoposto a un trapianto di polmone d’urgenza, per unire nella partecipazione tutte le anime del motorsport. Ma Niki ancora una volta ha sorpreso i medici e, proprio nei giorni in cui cadeva l’anniversario di quell’orribile rogo del Nürburgring, ha compiuto l’ennesima impresa. Migliora, continuamente e costantemente, alimentando le speranze di rivederlo in autodromo, anche se non presto. Forza Niki! La Formula Uno ha bisogno di un eroe dei tempi andati, che ha saputo ritagliarsi un ruolo preminente anche nei tempi attuali, attraversando indenne i decenni. E ne abbiamo bisogno anche noi.


Fonte: http://www.circusf1.com/2018/feed


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