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Marzo 2018, Djokovic: “Jelena, mi ritiro, dillo agli sponsor”

Marzo 2018, Masters 10000 di Miami. L’ex n.1 del mondo e dominatore del tennis mondiale Novak Djokovic sta attraversando un periodo nerissimo. E’ in tabellone come nona testa di serie, accede al 2°turno con un bye e affronta Benoit Paire. Il francese è un talento vero, ma il serbo gioca un match insulso, inconsistente, impalpabile. Un fantasma rispetto a quell’agonista feroce capace di dominare il tour in più stagioni. Perde 6-3 6-4 una partita in cui non è mai entrato, esce a testa bassa dal Centre court, e lasciando gli spogliatoi riunisce il suo team, inclusa la moglie Jelena. Il suo sguardo è perso nel vuoto, triste, e dice alla moglie: “Ho finito qua”. Lei incredula “Che???”, Novak continua “Voglio che tu parli con gli sponsor, con grande chiarezza. Non so se mi fermerò per sei mesi, un anno o per sempre. Digli da parte mia che se loro intendono stare con me, benissimo, altrimenti se preferiscono abbandonarmi, va bene così, sono felice lo stesso, e voglio esser chiaro con tutto il mondo del tennis”.

Questo racconto sportivamente e umanamente drammatico nella carriera e vita di Novak viene direttamente da Jelena Djokovic, raccontato al giornalista statunitense Graham Bensinger nel corso di una puntata del suo seguito talk show americano. Jelena ha raccontato i dettagli di uno dei momenti più neri nella carriera del marito, quel dopo partita di Miami in cui Novak è arrivato ad un passo dal ritiro, forse definitivo, incapace di ritrovare il suo miglior gioco dopo aver toccato l’apice  completando il career Grand Slam e quindi “imploso”, complice anche un problema serio al braccio. Djokovic ha patito oltre due anni, passati tra pochi successi e cocenti delusioni.

Jelena racconta: “Dopo quelle parole mi sono messa a piangere, insieme a lui. Gli ho detto che non era il momento di gettare la spugna, e non così. Che era necessario prendersi del tempo, magari andare in vacanza per pensare e capire a freddo cosa volesse davvero. Mi ha ascoltato, e siamo andati una settimana lontani da tutti, tennis incluso”. Qua però qualcosa è successo, secondo il racconto di Jelena, abile a lasciargli spazio ma, al momento giusto, pungolarlo…

“Andammo in vacanza, e lui non voleva sapere assolutamente niente di tennis, ne guardarlo, ne parlarne, niente di niente. Giornate serene, in famiglia. Però alla fine anche a me il tennis piace molto… Lo amo, indipendentemente da Novak, così che al quarto giorno decisi di giocare da sola con la macchina spara palle, perché non avevo nessuno con cui giocare e non avevo alcuna intenzione di chiedere a mio marito di farlo. Lui mi osservava da lontano, e vedeva che mi stavo divertendo. Non era un allenamento, era solo il modo di passare del tempo con lo sport che amo. Probabilmente questo lo ha fatto riflettere sul fatto che il tennis è prima di tutto uno sport e un divertimento, ha visto le cose in modo diverso dopo tanto tempo. Novak ormai vedeva il suo tennis come qualcosa di molto, troppo serio, è un tipo assai competitivo, in tutto. All’improvviso si avvicinò a me, era scalzo e senza maglietta, e mi disse “posso prendere quella racchetta?”. Gli risposi “No, se ti vuoi ritirare lascia fare il tennis, e lasciami giocare in pace”. Quindi si avvicinò Stefan (il figlio) chiedendo al papà di giocare con lui. Allora Novak prese finalmente la racchetta e iniziò a tirare due palle col piccolo e quindi provò alcuni servizi. Era diverso, sembrava ritrovato, tanto che l’ultimo giorno di vacanza, la mattina presto, si vestì con la maglietta e scarpe da gioco e mi disse “Ho deciso di chiamare Marian (Vajda, il suo storico coach, con il quale aveva interrotto il rapporto di lavoro nel sua periodo di crisi, ndr) e gli chiederò di tornare ad essere il mio allenatore”. 

Il racconto di Jelena continua, con le settimane seguenti al “nuovo” Djokovic: “Così ha ricominciato, ma il periodo da cui veniva era molto difficile e mettersi tutto alle spalle fu dura. Si era operato, desiderava tornare al suo livello ma non ci riusciva, perse più volte, alcune in modo pessimo, e divenne molto frustrato. Novak è un pessimo “perdente”, non gli piace perdere mai in quel che fa. Però quando tocca il fondo ritrova sempre la forza per rialzarsi. Quando tocca il fondo del pozzo, riparte e costruisce una nuova torre, ed è sempre un torre ancor più grande e bella”.

Così si conclude il racconto della moglie di Novak, parole accorate ma oggi rivissute col sorriso, visto che il marito ha avuto la forza di riprendere la sua straordinaria carriera vincendo (a sorpresa) Wimbledon 2018 e quindi continuando a trionfare, fino allo scorso Australian Open 2020, ultimo grande torneo disputato. Oggi Novak è impegnato in molte chat quasi filosofiche, sulle proprie convinzioni “no vax”, su di uno stile di vita più sano e naturale. Ha addirittura dichiarato che se la salute lo sorreggerà, potrebbe arrivare a giocare fino a 40 anni… Di sicuro, quando il tennis potrà finalmente ripartire, l’uomo da battere sarà ancora lui.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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