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Alcaraz deluso dopo il k.o. a Buenos Aires: “Una brutta sconfitta, mi fa male”. Il difficile momento dello spagnolo

Nemmeno l’amata e natia terra battuta ha risvegliato il miglior tennis di Carlos Alcaraz. All’ATP 250 di Buenos Aires non riesce la difesa del titolo 2023 al murciano, estromesso dalla potenza e grande aggressività di un ottimo Nico Jarry. È corretto sottolineare l’ottima prestazione del cileno, che in Sud America alcuni chiamano “piccolo DelPo” vista la discreta somiglianza nella struttura fisica e nella forza col diritto di Nicolas a Juan Martin; tuttavia il tiebreak del primo set e tutto il secondo parziale giocato da Alcaraz ieri a Baires sono stati troppo scadenti rispetto alla sua classe e qualità tecniche. Si è passati dal sintetico di Melbourne alla terra rosa di Baires, ma la sostanza tra la sconfitta vs. Zverev down under a quella patita da Jarry in Argentina non è molto diversa. Carlos in campo è stato nuovamente in balia dell’avversario, della potenza dei suoi colpi e di schemi molto offensivi, senza trovare una reazione tecnica per invertire la rotta. Incertezza e minor furore in campo, meno anticipo, minor profondità dei colpi, intensità più bassa e un tennis così complessivamente spuntato. L’Alcaraz che in campo anticipava tutto ed era una furia nell’aggredire la palla è rimasto alla scorsa estate.

Lui è un ragazzo candido, non si nasconde dietro a un dito, tanto che ai microfoni dei cronisti nel post partita ha parlato – come a Melbourne – in modo schietto: le cose non vanno, sono dispiaciuto e questa nuova sconfitta fa male.

“È stata una sconfitta difficile, mi ha fatto molto male” confessa Alcaraz. “Ci sono molte cose da migliorare. Il livello deve alzarsi, ho giocato un buon tennis ma lontano dal mio livello reale. Mi sono preparato bene, fisicamente mi sento bene. Ma queste sconfitte fanno male, bisogna saper leggere meglio le partite e da lì andare avanti, non c’è altra scelta”.

Tra le molte cose che non vanno, sembra che Carlos affronti con una certe tensione le aspettative su di lui: “Si generano grandi aspettative in me e nei tornei a cui vado, la gente pensa che io debba vincere ogni partita e alla fine questo è il tennis, ci sono tanti giocatori che hanno un livello alto. In questo momento vedo che chi sta lassù, nei momenti decisivi, fa la differenza ed è lì che devo migliorare. E’ un tema che ho in sospeso da tempo, nel cercare di sfruttare certi momenti, sulle palle break e sulle palle break da salvare, sono fasi che devo gestire al meglio. Provo a pensare al mio percorso e a cosa devo migliorare. Ma cerco sempre di pensare al positivo e di metterlo in pratica nei prossimi allenamenti in modo che non accada di nuovo. Oggi mi è mancato saper leggere i momenti come gli 0-30 e le palle break, devo giocare in modo diverso da quello che ho fatto. Queste sono cose che devo migliorare per i prossimi tornei”.

Devo continuare a migliorare la concentrazione, non è migliorata rispetto al 2023. È qualcosa che ho in sospeso e non c’è altra opzione. Per me è molto importante e il mio livello di gioco si basa sulla concentrazione e sul livello di attitudine ed energia che ho. E in queste partite ho avuto diversi alti e bassi che non posso permettere” conclude Carlos.

Queste ultime parole sono il vero nocciolo della questione. L’Alcaraz che ha vinto Wimbledon e molto altro era un tennista capace di sparare colpi al limite e difese clamorose forte di una grande fiducia e concentrazione, che gli consentiva di spingere tantissimo senza pause o incertezze. Carlos non vinceva, stra-vinceva. Un tennis fenomenale ma davvero vicino al limite per intensità abbinato a rischio, che lo rendeva molto complicato da affrontare ma che sta diventato molto complicato anche da replicare con continuità. Le sconfitte patite dopo Wimbledon e un sicuro calo fisico e di intensità l’hanno depresso a tal punto dall’averlo quasi normalizzato. Gli avversari hanno capito come metterlo in difficoltà e nemmeno col servizio riesce a vincere punti decisivi. Questo quadro aumenta in lui pressione e tensione, e con il braccio più rigido è difficile creare quelle traiettorie anticipate fantastiche con le quali ha raggiunto i migliori risultati. E necessario un cambio di passo, ritrovare buone sensazioni e forse anche cercare un nuovo step a livello tecnico tattico. Gli avversari ti studiano, mai restare fermi, evolvere e trovare via alternative è una necessità, ancor più quando le certezze del recente passato non funzionano.

È una spirale negativa non banale, il momento è negativo e uscirne non sarà una passeggiata. Ha tutti i mezzi per farcela, ma questo nuovo step di maturazione gli sta costando energie e fatica mentale.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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