Darren Cahill nel corso dell’intervista rilasciata al seguitissimo (e molto interessante) podcast “Served with Andy Roddick” è tornato sui momenti successivi alla finale di Roland Garros, persa al foto finish da Jannik dopo non aver sfruttato tre match point contro Alcaraz. Il coach australiano afferma che la sua stima per l’italiano è ancora maggiore per quello che è riuscito a dare in campo e per come ha gestito l’amarezza di una sconfitta così cocente.
“Sono state cinque ore e mezza di tennis eccezionale tra due grandi giocatori che si rispettano molto” racconta Cahill. “Io come coach non posso chiedere di più al mio giocatore. Dopo la partita abbiamo parlato pochissimo. c’era delusione ovviamente. Jannik è rimasto seduto nello spogliatoio per quindici, venti minuti. Ognuno del team si è avvicinato a lui e gli ha dato un grande abbraccio, dicendo quanto siamo orgogliosi di lui per l’impegno e prestazione, ma quello non era il momento giusto per tornare sulla partita e vedere che lezione prendere da quel che è accaduto. Per farlo il tempo ci sarà più avanti. In quel momento è necessario mostrare empatia per quello che sta vivendo C’era tristezza, qualche lacrima da parte di tutti, non è stata una partita qualunque. Qualche ora dopo non se n’era ancora fatto una ragione e non riuscirà mai a farlo. Credo che una partita come quella non ti abbandonerà mai, ma cercherai di sfruttare l’esperienza per diventare ancora migliore. Jannik ha una capacità eccezionale di mettere le cose in prospettiva. Dopo la finale del Roland Garros ho ancora più rispetto di lui di quanto ne avessi prima“.
Il coach australiano è sicuro che la cocente sconfitta di Parigi aiuterà Sinner a crescere ulteriormente. “Jannik ha una grande consapevolezza di se stesso, in qualsiasi sport per arrivare ad essere un grande campione devi averla. È necessario sapere come comportarti, inclusa l’importanza di saper affrontare le delusioni, devi riuscire a non esaltarti in modo eccessivo dopo una bella vittoria e allo stesso tempo non abbatterti troppo quando perdi. Un campione sa affrontare il fallimento e il successo con le stessa consapevolezza cercando di imparare da quello che succede, andando sempre avanti per migliorare. Jannik fa bene tutte queste cose e ha un’etica del lavoro fuori dal comune. La sua resilienza è straordinaria e questa capacità sarà messa alla prova dopo quella partita a Parigi, nel vedere quanto in fretta riuscirà a voltare pagina. Non importa se vincerà o perderà le partite nelle prossime settimane, è più importante come saprà gestire quei momenti, continuando a spingere e lottare. Jannik è disposto a farlo”.
Darren è tornato anche sui difficili tre mesi della sospensione, raccontando la gestione di quel periodo con nuovi dettagli. “In quel periodo trovare compagni di allenamento e organizzare delle sessioni di lavoro, in particolare nei primi due mesi, è stato piuttosto complicato. Tutto doveva essere approvato dall’ITIA e siamo riusciti ad allenarci su di un campo in terra battuta predisposto da uno degli sponsor di Jannik nei pressi di Monte Carlo, solo lì potevamo allenarci. Ma in quella fase devo dire che il tennis è passato in secondo piano, il focus era l’allenamento fisico. Terminati i primi due mesi e tornati agli allenamenti consueti, devo dire che dopo qualche set di allenamento non eravamo così fiduciosi in vista di Roma. Vincere qualche partita al Foro Italico è stato oro colato. Jannik ci sorprende un giorno dopo l’altro: non parlo del suo livello di gioco, mi riferisco alla sua maturità, il modo in cui affronta le cose. E proprio per il fatto che ci sorprende così spesso, tutto questo per noi è diventata la normalità”.
Marco Mazzoni