D: Complimenti, Coco. Il tuo primo titolo al Roland Garros, che battaglia oggi in campo. Come sei riuscita a superare sia l’avversaria che le condizioni per conquistare il trofeo?
COCO GAUFF: Sì, è stata davvero dura. Quando sono entrata in campo e ho sentito il vento, sapevo che sarebbe stata una giornata complicata, anche perché ci eravamo riscaldate con il tetto chiuso. Sapevo che sarebbe stata una questione di forza di volontà e tenuta mentale. Alla fine si è decisa tutto negli ultimi punti. Non è stato un match bellissimo da vedere, ma ho fatto il lavoro che serviva, ed è ciò che conta.
D: Quanto erano brutte le condizioni in campo? Perché noi dalla tribuna non percepiamo il vento. Puoi descriverle? Era un vento costante o più che altro turbolento? Aryna ha detto che erano condizioni terribili.
GAUFF: Sì, era davvero difficile, specialmente su un lato del campo: era dura colpire e far passare la palla. Dall’altro lato, se non acceleravi, la palla volava via. Mi ha ricordato molto il mio match del primo turno, quindi sapevo cosa aspettarmi. Non sapevo se il tetto sarebbe stato aperto o chiuso fino a circa mezz’ora prima. Dopo due match indoor, è stato un cambio netto. Sapevo che non sarebbe stato facile per nessuna delle due.
D: Come si differenzia questa vittoria dalla prima a livello emotivo? Cosa hai provato a fine match e nell’ultima ora?
GAUFF: Penso che la prima vittoria sia stata più emotiva, ma questa è stata più dura. Dopo che vinci uno Slam, non vuoi accontentarti, vuoi dimostrare di poterne vincere altri. Questo torneo, poi, è sempre stato uno di quelli che sentivo più alla mia portata fin da piccola. Se non fossi mai riuscita a vincerlo, avrei avuto dei rimpianti. Oggi contro Aryna mi sono detta: devo solo provarci fino in fondo. E così ho fatto.
D: Hai parlato di pensieri oscuri dopo la finale del 2022 qui a Parigi. Oggi sembrava tutto perfetto, ma ci sono stati momenti duri. Ti sono tornati alla mente mentre sollevavi il trofeo?
GAUFF: Sì, durante la premiazione ho ricordato quella volta che vinse Iga. Ricordo che mi sforzavo di assorbire ogni dettaglio, pensando: “Voglio provare anch’io tutto questo”. Quando hanno suonato l’inno oggi, ho ripensato a quel momento. Nel 2022 ero a pezzi: piangevo prima della finale, avevo il fiato corto per i nervi. Mi chiedevo se sarei mai stata in grado di gestire situazioni simili. Poi c’è stato lo US Open, che ha cambiato tanto. Oggi invece mi sentivo pronta: ho dato tutto, qualunque fosse stato il risultato.
D: Nel primo set, quando hai perso il servizio e ti sei ritrovata sotto, come ti sei sentita emotivamente e tecnicamente? Cosa hai cambiato?
GAUFF: Onestamente all’inizio il mio timing era completamente sballato a causa del vento. Pensavo a quando ero sotto due break contro Madison Keys e quell’esperienza mi ha aiutata. Anche lì avevo perso il primo set 7-6, con una dinamica simile. Mi sono aggrappata a quel ricordo per risalire.
D: Anni fa parlasti di imparare il francese. Hai pensato di usarlo durante la premiazione?
GAUFF: Sì, ci ho pensato! Ma ho proprio abbandonato il mio francese (ride). Avevo sempre sognato di fare un discorso in francese, ma ho lasciato perdere. Forse se mi capita un’altra occasione ci riproverò. Leggere qualcosa preparato mi riesce meglio, ma a braccio non ce l’avrei fatta. E poi non volevo scrivere niente prima per non “portarmi sfortuna”.
D: Spesso dopo aver perso un primo set lottato, riesci a ribaltare il match. Come reagisci a una frazione persa così?
GAUFF: Sì, prima c’è ovviamente delusione. Ho avuto tante chance nel tiebreak, ma lei ha giocato meglio nei momenti chiave. Mi sono detta: “Proviamoci di nuovo, ma cambiando approccio”. Ho cercato di essere più aggressiva nel secondo set, e ha funzionato. Nel terzo, sapevo che lei avrebbe alzato il livello, e così è stato. Io ho cercato di correre, restare solida, metterla in difficoltà. Con quel vento, l’importante era mandare la palla in campo.
D: Aryna ha detto chiaramente quanto la frustrazione per il vento l’abbia condizionata. Tu ne eri consapevole? Fa parte della tua strategia cercare di esasperare l’avversaria in quei momenti?
GAUFF: Sì, ne ero consapevole, ma non ci ho fatto troppo caso, soprattutto con Aryna, perché l’ho vista tante volte arrabbiarsi e poi giocare alla grande subito dopo. Sapevo che io stessa ero frustrata, quindi immaginavo lo fosse anche lei. Ma non era una giornata per il bel tennis, e bisogna accettarlo. Fa parte del gioco, soprattutto qui a Parigi.
D: Quando vedi che l’avversaria è frustrata, ti dà una spinta? Ti carica?
GAUFF: In parte sì. Ovviamente quando vedi il tuo avversario innervosirsi, ti incoraggia. Ma oggi non mi ha influenzato troppo, perché so che Aryna può sfogarsi e poi tornare a dominare. Ho cercato di concentrarmi più su di me.
D: Com’è stato sollevare quel trofeo? È pesante? Hai un posto speciale dove metterlo?
GAUFF: Quello grande è pesante, sì! Stavo cercando di capire se fosse più pesante di quello dello US Open. Sembrano uguali a guardarlo da vicino. Ma è una sensazione fantastica. Stare su quel podio, sentirsi “sopra il mondo”, è stato indimenticabile.
D: Hai detto che l’inno americano ti ha emozionata. Viaggi molto come americana. Che significato ha per te rappresentare gli Stati Uniti in giro per il mondo?
GAUFF: Significa tanto. In questo momento, con tutto quello che succede nel nostro Paese, è ancora più importante. So che per alcune persone può essere difficile sentirsi rappresentate. Io voglio essere quella luce, quella speranza. Ricordo che dopo le elezioni, mia madre mi disse: “Cerca di vincere questo torneo per regalare un sorriso alle persone”. Oggi, con tutte le bandiere in tribuna, ho pensato a questo. Sono patriottica e orgogliosa di rappresentare gli americani che assomigliano a me e condividono i miei valori.
D: La tua prima dedica è andata a Spike Lee. Raccontaci il tuo rapporto con lui.
GAUFF: In realtà era la prima volta che lo incontravo davvero da vicino! L’avevo già visto allo US Open. Oggi l’ho intravisto mentre mi riscaldavo: hanno inquadrato lui in palestra. Di solito metto l’asciugamano nella zona dove poi si è seduto, ma oggi era dall’altra parte. Quando l’ho visto lì, ho pensato: “Se vinco, il primo a cui vado a dare il cinque sarà Spike Lee”. Così è stato. Volevo anche dirgli che, anche se i Knicks non hanno vinto, gli ho dato qualcosa per cui esultare!
D: Hai parlato di forza mentale. Oggi sei sembrata davvero solida, senza cedimenti nervosi. È stata la chiave?
GAUFF: Sì, soprattutto nell’ultimo game ero in panico, ma ho cercato di restare calma. Anche se dentro ero agitata, cercavo di respirare e concentrarmi sui fondamentali.
D: Hai giocato molto su terra in questo periodo, finale a Madrid e Roma. Qual è il tuo programma prima di Wimbledon? Ti prenderai una pausa?
GAUFF: Onestamente non ho ancora deciso. Sicuramente mi prenderò dei giorni di riposo. Sono iscritta a Berlino, ma vedremo se giocherò. La stagione sull’erba è così breve, quindi devo parlarne col mio team e vedere cosa è meglio. Voglio anche godermi il momento, non tornare subito ad allenarmi.
D: Parli spesso di prospettiva e della voglia di essere una persona migliore. Ti aiuta nei grandi momenti?
GAUFF: Sì, molto. Dopo il primo set mi sono detta: “Dai tutto, e se perdi almeno saprai di averci provato”. Ho anche pensato: “Torno a casa, vedo il mio ragazzo, si riparte”. È un pensiero che mi accompagna spesso. Certo, odio perdere, ma se succede si ricomincia. Così ho tolto un po’ di pressione e ho giocato più libera.
D: Aryna ha detto che se Iga avesse vinto la semifinale, avrebbe vinto anche la finale. Cosa ne pensi?
GAUFF: Davvero ha detto così? (ride) Non sono d’accordo, visto che sono io qui seduta! Nessuna frecciatina a Iga, ma l’ultima volta che l’ho affrontata l’ho battuta in due set. Aryna, per come ha giocato nelle ultime settimane, era la favorita. E per me era il test più duro. Ma penso che avrei avuto una buona chance con chiunque. Se devo essere sincera, forse avrei preferito affrontare Iga, perché Aryna era davvero in forma. Ma entrambe sarebbero state avversarie difficili.
D: I tuoi genitori erano sugli spalti. Cosa significa per te il loro supporto?
GAUFF: Significa tutto. Sono le persone che ascoltano di più le mie opinioni. A volte si sentono storie assurde di genitori nel tennis, ma io non mi ci rivedo. Ho chiesto a mio padre di fare un passo indietro, e l’ha fatto. A mia madre ho chiesto di viaggiare di più con me, perché anche se ho il fisioterapista, avevo bisogno di un’energia femminile nel team (sorride). Le donne notano più cose! Oggi abbracciarli è stato speciale. Mia madre era molto emozionata, mio padre felicissimo.
Da Parigi il nostro inviato Enrico Milani