in

Rune: “Tanto di cappello a Struff, ho avuto sfortuna”. Ma è davvero solo malasorte?

“La prestazione del mio avversario è stata incredibile. Mi tolgo il cappello davanti a lui. Ha corso rischi enormi, è stato migliore nei momenti chiave, e io sono stato sfortunato.” Così un Holger Rune a dir poco frustrato ha commentato alla stampa danese la bruciante sconfitta sofferta da Jan Struff nel secondo turno degli US Open 2025. Una battaglia di rara intensità terminata per 7-6 2-6 6-3 4-6 7-5 a favore del potente tedesco, che ha giocato un gran match scatenando la potenza del suo braccio senza mai tremare, andando a prendersi di forza punti importanti ed estromettendo così Rune dal torneo. Il metro di una partita di alto livello si misura anche dal rapporto vincenti – errori: Struff ha chiuso con un notevole 66-44, e pure Rune ha un saldo assai positivo (53-36) ma non è bastato a superare il rivale. L’appuntamento al grande risultato in uno Slam per danese è ancora rimandato. In carriera vanta i quarti di finale come miglior risultato, raggiunto tre volte (Roland Garros 2022 e 2023, Wimbledon 2023), mentre quest’anno si fermato agli ottavi in Australia (battuto da Sinner) e a Parigi (stoppato da Musetti) e a Wimbledon si è arreso all’esordio a Jarry. Tutte partite molto lottate, anche quella durissima contro Jannik a Melbourne, ma alla fine manca sempre qualcosa.

Rune a caldo mastica amaro e parla di “sfortuna”. In realtà ancora una volta il danese esce sconfitto da una maratona punto su punto, e questo deve far riflettere non poco sul suo gioco e ancor più sulla sua gestione del gioco e della partita. Dopo una primavera più che discreta, impreziosita dal titolo al 500 di Barcellona (battendo Alcaraz in finale) e la finale a Indian Wells (stoppato da Draper), si intravedeva un Holger più lucido e razionale. Nel suo incedere un po’ altezzoso, a tratti al limite dello strafottente, sembrava esser riuscito a mettere da parte quelle fasi rissose e autodistruttive che troppe volte l’hanno portato ad uscire dal match per quei 10 minuti che mandavano l’avversario avanti, o che gli costavano una rimonta quando era in vantaggio. Il tennis di vertice si basa su equilibri instabili, “le cose possono cambiare molto velocemente…” ammonisce spesso Jannik Sinner quando parla delle difficoltà del nostro sport. Rune in questo è ancora chilometri dietro a Jannik e non solo. La straordinaria potenza fisica, veemenza in campo e aggressività di Holger diventano inutili ed effimere se continua a disperderle con fiammate troppo intense, spesso non nei momenti appropriati, finendo per consumare tutto e subito e così arrivare con le pile scariche e la testa in tilt nei momenti decisivi. Un film già visto più e più volte, e non si può invocare la malasorte quando ripetutamente perdi così, perché l’altro è più bravo a tirare la mazzata al momento giusto.

Un tennista con le gambe, qualità tecniche e colpi “pesanti” di Rune deve esser in grado di gestire in altro modo la partita e le energie fisiche e mentali. È un tennista intenso, gioca di forza e ama imporre il suo tennis. Ha un potenziale sterminato e tecnicamente non gli manca quasi niente per eccellere; lo dimostra quanto gioca bene contro Jannik, Carlos, li ha pure battuti. Li ha battuti praticamene tutti fin dai primi anni del tour, ma… non c’è ordine, non c’è visione lucida. Soprattutto non c’è gestione del momento. Il tennis è uno sport di situazione: i punti non contano mai tutti uno come l’altro, e ci sono dei passaggi chiave che devi cogliere e farti trovare pronto per mettere in quel preciso istante la tua differenza, e così staccare l’avversario e vincere.

Non ha senso spendersi in mezz’ora di gioco a mille all’ora e consumare tutto in quel momento per poi esser prosciugato in altri più importanti. Se l’avversario nella stretta finale tira una manciata di vincenti e si prende la vittoria, bravo lui; ma un giocatore forte come Rune deve: 1) esser altrettanto capace di tirare la zampata in quel momento, e gli capita di rado; 2) non deve arrivare così spesso alle strette finali, dove tutto può accadere, deve allungare prima e far valere la sua qualità. La sua evidente furia agonistica tende a prosciugarlo di energie mentali e non lo rende quasi mai abbastanza lucido per fare la scelta corretta. Rune è un classe 2003, molto giovane, ma a livello di gestione della partita è ancora assai indietro e di esperienza sul tour non ne ha poca. Gioca troppo d’istinto, sull’impeto del momento, e questo non è sufficiente in tante occasioni. Ormai anche gli avversari lo conoscono e sanno che se riescono a tenerlo lì a lungo, a portalo nella lotta gomito a gomito, qualcosa ti concede.

Un peccato perché Rune è un fior di giocatore, è quello che potrebbe sedersi appena dietro il duo Jannik – Carlos e fare davvero da terzo incomodo, un ruolo che gli calza a pennello anche per carattere. Ne avrebbe tutto il potenziale. Invece continua a perdersi e perdere occasioni, restando in un limbo assai scomodo, situazione che lo blocca con memorie negative tutt’altro che facili da cancellare, accumulandone in quantità…

Sempre alla stampa danese, dopo la sconfitta bruciante vs. Struff, Holger ha detto “È molto difficile inserirsi per vincere uno Slam in questo momento, si va verso un’altra finale Sinner – Alcaraz”. Possibile, ma per scardinare questo sublime duopolio al vertice servirebbe proprio… il sig. Rune, una sua versione assai più razionale, lucida e positiva. Sta solo a lui provarci, cambiando rotta una volta per tutte.

Marco Mazzoni 


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


Tagcloud:

Fusaro: Mercato chiuso, squadra ambiziosa. Oggi compleanno importante

Nazionale maschile, FIPAV Cup Men Elite al via: calendario, avversarie e dove vederla