Coach Tartarini, o Maestro Tartarini? Ai meno avvezzi alle dinamiche del tennis questa può sembrare una domanda priva di senso, invece la differenza è tutt’altro che sottile. Simone Tartarini, mentore, guida sicura, amico e “secondo padre” di Lorenzo Musetti, si considera un maestro che è diventato coach facendo esperienze passo dopo passo con quel ragazzino sbarcato a 8 anni nel suo tennis club e portato sino al n.6 del ranking mondiale, forte di un talento cristallino e di un percorso di crescita molto importante, tecnico agonistico e soprattutto umano. Tra i due c’è un legame fortissimo, di stima e amicizia. Hanno attraversato anche mari agitati, sono cresciuti insieme facendo grandi esperienze ed imparando l’uno dall’altro. Tartarini è stato intervistato da ATP.com e ha parlato a 360° della sua vita e di come abbia scelto di dedicarsi totalmente al progetto di questo ragazzo che aveva qualcosa di speciale. Simone è partito dalla provincia e si è “fatto da solo”, imparando con tanti viaggi e osservando metodi e consigli, fino a tracciare con il suo giovane talento un percorso che li ha portati a due semifinali Slam, al bronzo Olimpico, a vincere tornei e diventare uno dei migliori tennisti al mondo. Sicuramente uno dei più apprezzati per quel tennis classico, fatto di sostanza e colpi spettacolari che elettrizza il pubblico di tutto il mondo.
“Una svolta davvero importante è arrivata quando Lorenzo aveva 14 anni”, racconta Tartarini. “È stato allora che ho deciso di investire su di lui professionalmente e finanziariamente. Ho lasciato il mio circolo tennistico e ho iniziato a viaggiare per il mondo con lui per aiutarlo a crescere. Avevo un circolo dove lavoravo e mi guadagnavo da vivere, ma l’ho lasciato per viaggiare con questo ragazzino, andando spesso in Francia a cercare compagni di allenamento, preparatori atletici, persone che potessero aiutarci… Quello è stato il primo passo di questo grande progetto che è cresciuto sempre di più nel tempo.”
Sebbene venga definito “allenatore”, Tartarini preferisce definirsi come “maestro”, un ruolo che ricopre con orgoglio. “Non sono nato allenatore, ma maestro di tennis. Lorenzo è venuto da me a otto anni nella mia scuola di tennis e da lì ho iniziato un percorso di insegnamento. Partendo da maestro di tennis, ho preso un bambino di otto anni e mezzo e l’ho portato al numero 6 del mondo. Abbiamo viaggiato in tutto il mondo insieme. Lorenzo è passato da ragazzino ad adolescente, e ora ad adulto e padre. È un percorso che abbiamo percorso insieme: siamo cresciuti insieme in ogni senso della parola negli ultimi 15 anni.”
“Ho affinato le mie competenze nel corso degli anni” continua Tartarini. “Ho avuto la fortuna di lavorare in ambienti importanti, con allenatori importanti, e questo mi ha permesso di crescere professionalmente. Penso di aver avuto l’umiltà e la fortuna di essere stato al fianco di persone competenti lungo il mio percorso, che mi hanno formato come allenatore, ma rimango dell’idea di essere un maestro di tennis”.
Nonostante la sua umiltà, Tartarini ha dovuto affrontare pesanti critiche nel corso degli anni, periodi nei quali Musetti stentava a fare importanti passi di crescita e da più parti si invocava una svolta tecnica. Musetti e Tartarini si sono supportati l’un con l’altro, sicuri di potercela fare anche se Simone non rientrava nei canoni dell’allenatore tradizionale, non essendo un ex giocatore e non avendo avuto precedenti esperienze tra i vertici della disciplina. “C’è stato un altro ostacolo importante, forse il più importante da quando è diventato un giocatore professionista”, riflette Tartarini. “È legato allo stigma di essere l’allenatore che ha portato via il ragazzo da scuola. Secondo una certa parte dei media e del mondo del tennis, aleggiava un senso di… inadeguatezza. Dopo le prime sconfitte, la gente diceva ‘Non è un vero allenatore’, oppure ‘Non ha esperienza’. Abbiamo dovuto combattere contro queste critiche. Ovviamente la forza è stata il forte rapporto che io e Lorenzo abbiamo, costruito su valori solidi. Quindi abbiamo dovuto chiudere il cerchio e concentrarci su ciò che è importante.”
La crescita di Musetti è arrivata con un percorso fatto di momenti eccellenti e poi frenate, come è normale che sia, anche se per troppo tempo l’ambiente del tennis ha messo “fretta” a Lorenzo, che invece ha avuto bisogno del suo tempo per imparare e crescere, anche come persona. Dopo aver vinto due titoli ATP nel 2022 ed essere entrato nella Top 3o, è stato necessario compiere un passo ulteriore, la sfida di mantenere la costanza di rendimento. “Ora, come giocatore, è uno che accetta di più le cose”, afferma Tartarini sulla crescita del suo pupillo. “In passato, quando le cose non andavano bene, faceva fatica ad adattarsi. Faceva fatica ad accettare di giocare male o di colpire male la palla. È molto legato all’aspetto tecnico del gioco, ed essendo un giocatore basato sulle sensazioni, quando non sentiva bene la palla, perdeva completamente la partita. Quest’anno, a poco a poco, quella maturità fuori dal campo ha iniziato a mostrarsi in campo. Ha iniziato ad accettarsi di più – come dice lui, sta imparando a sporcarsi le mani un po’ di più. Quindi, partite che prima perdeva, ora riesce a vincere. Ma è ancora un percorso tutt’altro che finito. Forse ci vorrà un altro anno o due, ma credo davvero che il suo successo sia legato soprattutto a ciò che accade fuori dal campo, più di ogni altra cosa”.
Musetti è alle prese con il recupero dal problema muscolare che l’ha costretto a saltare i primi tornei su erba, proprio quelli che l’anno scorso l’avevano portato ad un importantissimo salto di qualità, “costringendolo” a velocizzare i tempi di gioco e delle sue esecuzioni per affrontare meglio le prerogative e unicità della superficie. Fu una sorta di palestra “brutale ma necessaria”, che lo convinse su quanto potesse giocare bene restando aggressivo. Input poi stabilizzati nel suo gioco e che l’hanno portato quest’anno ad essere il miglior tennista su terra battuta dopo Alcaraz. Speriamo che possa presentarsi a Wimbledon in perfette condizioni fisiche anche se il non aver giocato nemmeno una partita competitiva sui prati sarà un handicap molto importante. Tartarini sarà lì a suo fianco, come sempre.
Marco Mazzoni