IL MODERATORE: Congratulazioni, Carlitos, per un’altra vittoria in uno Slam. È stata la partita più emozionante della tua carriera?
CARLOS ALCARAZ: Beh, sì, questa è stata senza dubbio la partita più emozionante che abbia mai giocato finora. Credo che oggi il match abbia avuto davvero tutto: momenti bellissimi, momenti molto difficili. Sono semplicemente molto felice. E orgoglioso di come ho gestito tutto oggi.
Non è stato facile. È la prima volta che rimonto da due set a zero. E credo che non potesse esserci occasione migliore per farlo che nella finale di uno Slam.
DOMANDA: Questa partita verrà probabilmente ricordata come Borg-McEnroe a Wimbledon nel 1980 o Federer-Nadal nel 2008. Cosa provi sapendo di essere entrato nella storia del tennis?
ALCARAZ: Onestamente, se le persone mettono questa partita sullo stesso piano di quelle, è un enorme onore per me. Non so se sia davvero allo stesso livello, perché quei match fanno parte della storia del tennis, della storia dello sport.
Lascio che siano gli altri a parlarne. Ma per me, anche solo vedere il nostro nome legato alla storia del Roland Garros e degli Slam è qualcosa di incredibile. Mi fa felice, ma la discussione la lascio agli altri.
DOMANDA: La prima parte della partita non sembrava all’altezza della leggenda che poi è diventata. Eri sotto due set e un break. Cos’hai fatto per ritrovare energia e cambiare l’inerzia? Il pubblico ti ha aiutato?
ALCARAZ: Beh, dovevo solo lottare. Dovevo crederci fino alla fine.
Quando ha brekkato a inizio terzo set, ho pensato che fosse tutto nelle sue mani. Sentivo che ogni cosa che faceva andava bene: colpi vincenti, niente errori, persino le stecche andavano sulla riga…
Quella era la sensazione. Ma ho provato a cancellare quei pensieri e continuare a combattere.
Ovviamente il pubblico è stato fondamentale per me oggi. Tutto lo stadio era fantastico, ma c’erano alcuni angoli in particolare che mi hanno davvero spinto. Li ringrazio tanto.
Senza di loro, probabilmente, non sarei riuscito a rimontare.
DOMANDA: Non è la prima volta che trovi il tuo miglior tennis nel quarto o quinto set. È successo anche l’anno scorso. Come hai costruito questa capacità di alzare il livello nei momenti decisivi?
ALCARAZ: Ripeto sempre a me stesso che in certi momenti bisogna rischiare, a prescindere da tutto. Che sia il super tiebreak del quinto set o un game cruciale, bisogna andare, senza paura degli errori.
Oggi era tutto una questione di crederci. Non ho mai dubitato di me stesso.
E credo sia per questo che riesco a esprimere il mio miglior tennis nei momenti più difficili.
DOMANDA: Alcuni scambi sembravano irreali. Hai avuto anche tu questa sensazione?
ALCARAZ: Sì, assolutamente. Ci sono stati momenti in cui il livello era folle. Jannik ha giocato ad altissimo livello. In certi frangenti mi chiedevo: “Cosa posso fare?”
Colpiva in modo incredibile, si muoveva benissimo, non sbagliava nulla.
Alcuni punti sembravano davvero irreali, e mi sono anche goduto giocare a quel livello. Penso che anche il pubblico abbia apprezzato. Sì, l’ho pensato: era irreale.
DOMANDA: Uno dei punti chiave è stato sul 6-5 per lui, 15-30 nel quinto, quando hai tirato un dritto incrociato incredibile. E poi ci sono i tre match point salvati. Cosa ricordi meglio?
ALCARAZ: È difficile sceglierne uno. Quei tre match point sono stati qualcosa di incredibile. Ma se parliamo di qualità, forse i punti sul 6-5, 15-30 o 30 pari, vantaggi, 40 pari… quelli li ricordo molto bene.
Ancora oggi non so come ho fatto. Lui dominava quel game, tirava sulle righe. Ma sono riuscito a salvarlo. Forse sceglierei proprio quel game.
DOMANDA: Hai appena vinto il tuo quinto Slam a 22 anni e un mese, esattamente come Nadal. Che effetto ti fa?
ALCARAZ: Devo ancora rendermene conto. È il primo passo, credo.
Vincere il quinto Slam alla stessa età di Rafa… lo prendo come un segno del destino.
È una statistica che porterò sempre con me. Rafa è il mio idolo, la mia ispirazione.
È un enorme onore. E spero che non finisca qui.
DOMANDA: È stata la tua dodicesima sfida contro Jannik. La prima in una finale Slam. Quanto sarà importante per la vostra rivalità?
ALCARAZ: Ogni match contro di lui è importante. Questa è stata la prima finale Slam tra noi, e spero non l’ultima.
Ogni volta che giochiamo, alziamo entrambi il livello. E credo che per i tifosi sia altrettanto speciale.
Se vuoi vincere gli Slam, devi battere i migliori. E farlo in finale è ancora più bello.
Non credo sia un punto di svolta definitivo. So che Jannik imparerà da questo match e tornerà più forte. E anch’io cercherò di migliorare, capire come fargli più male tatticamente.
Non lo batterò per sempre, questo è sicuro. Ma continuerò a imparare e spero di giocare ancora tante finali Slam contro di lui.
DOMANDA: Hai vinto tre finali Slam in rimonta. Ti piace la pressione di dover rincorrere?
ALCARAZ: Preferisco vincere in tre set, sinceramente! (ride)
Ma quando la situazione è difficile, bisogna lottare. È una finale Slam. Non è il momento di essere stanchi o di mollare. È il momento di resistere, di trovare il proprio momento e andare avanti.
Credo che i veri campioni si formino proprio in queste situazioni. È ciò che i grandi hanno fatto per tutta la carriera.
Cerco di sentirmi a mio agio nella pressione. E non ne ho paura.
DOMANDA: Hai detto che non hai mai dubitato di te stesso. Ma quando eri sotto di tre match point, ci credevi davvero?
ALCARAZ: Assolutamente sì. Una partita non è finita finché l’altro non vince l’ultimo punto.
È vero, ero a un punto dalla sconfitta. Ma tanti giocatori sono tornati da match point sotto, anche in finali Slam.
Volevo essere uno di loro.
Ci ho creduto sempre, anche sotto di tre match point. Ho pensato: “Un punto alla volta”. Uno, poi un altro. Provi a salvare quel game e continui a crederci. Questo è ciò che ho fatto.
Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani