Giacomo Naldi ha sempre schivato la stampa, tenendo un profilo basso e riservato durante e dopo la notissima vicenda del caso Clostebol che è costata all’ex n.1 del mondo una sospensione di tre mesi accettando una transazione proposta daWADA (e anche il primo posto in classifica per colpa della lunga assenza), mentre il fisioterapista bolognese ha pagato il tutto con la perdita della prestigiosa collaborazione con l’altoatesino. Naldi è da poco rientrato sul tour a fianco di Francesco Passaro, già a US Open. A differenza di Umberto Ferrara non è stato richiamato dall’entourage di Jannik, che ha appena iniziato una nuova collaborazione con il “fisio” argentino Resnicoff, un “veterano” del tour. Una faccenda amara, sfortunata e difficile, che è costata a Naldi “moltissimo sul piano umano e professionale”. Questo il bolognese ha affermato alla Gazzetta dello Sport, in un’intervista nella quale continua a non parlare dei dettagli di quel che accadde o del suo punto di vista personale (“C’è la sentenza che racconta come sono andate le cose”) ma almeno apre al suo presente e svela come è andato un recente incontro con Sinner. Riportiamo i passaggi salienti del pensiero di Naldi.
“Non ho mai voluto commentare quanto è successo col team Sinner e continuerò a non farlo. Anche se è una vicenda che mi ha fatto male, umanamente e professionalmente” afferma Naldi. “Anche durante il procedimento abbiamo sempre avuto rapporti buoni con Sinner. Io mi sono sempre comportato correttamente, non ho mai cercato visibilità. Queste sono le prime dichiarazioni ufficiali che faccio da quando tutto è accaduto, a volte mi sono state messe in bocca delle parole prese in altri contesti che hanno scatenato odio social e polemiche nei miei confronti. A differenza di altri, non ho mai detto nulla dell’accaduto, e penso che la mia correttezza sia stata evidente e apprezzata”.
“Con Jannik abbiamo parlato, è stato cordiale, ci siamo raccontati cose private. Al di là di tutto, resta il rapporto umano dopo un caso che ci ha coinvolto ed è stata solo una sfortunata serie di coincidenze, e ne siamo consapevoli. Ho visto Cahill, che è sempre stato molto amabile, ho incrociato Ferrara. Io vengo dal basket, ho sempre cercato di portare anche nel team Sinner lo spirito di gruppo ed è una delle cose che più è stata apprezzata. Anche se la collaborazione si è interrotta non c’è nessun rancore. Quello che è successo non si può cambiare, ma bisogna voltare pagina. La vita va avanti”.
Giacomo si è detto entusiasta di esser tornato sul tour professionistico, ed ha apprezzato un caloroso saluto ricevuto da Alcaraz. “Mi ha fatto molto piacere tornare sul circuito, vivere l’atmosfera di un Grande Slam. E l’accoglienza è stata ottima da parte di tutti. Giocatori, allenatori, preparatori. Alla fine il tempo passa, le persone vanno avanti ognuna secondo il proprio percorso. Come sono andate le cose ormai lo sanno tutti e chi non lo sa può andare a leggersi la sentenza. Non mi sono sentito osservato, è stato come riprendere il filo del discorso dove lo avevo lasciato. Alcaraz? Mi è venuto incontro, è stato come sempre gentilissimo, abbiamo fatto due chiacchiere ed è una cosa che mi ha fatto un piacere immenso”.
Marco Mazzoni