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Rune avverte: “Il mio infortunio è stato uno shock non solo per me, non è arrivato per sfortuna. Il problema è l’accumulo di stanchezza”

Holger Rune non le manda a dire: il mio infortunio non è arrivato per un caso sfortunato, ma per aver accumulato troppa stanchezza senza poter adeguatamente riposare. Così il talento danese, classe 2003, ha parlato nella prima intervista rilasciata dopo la gravissima rottura del tendine d’Achille subita a Stoccolma nel corso della semifinale contro Ugo Humbert (quando lo score era 2 pari nel secondo parziale). Quelle immagini sportivamente drammatiche hanno fatto il giro del mondo, e segnato non solo lui ma anche i colleghi. Parlando al magazine Hard Court, Holger ha espresso chiaramente i suoi sentimenti, insistendo sul fatto che il suo infortunio sia un campanello d’allarme per tutti i suoi colleghi e per chi governa lo sport.

“Credo che il mio infortunio sia stato un vero shock per molti tennisti e atleti”, afferma Rune. “Non avevo mai avuto problemi alla caviglia in precedenza, anzi, ero sempre stato in ottima salute. Non ho mai avuto problemi di infiammazioni, mi sono sempre sottoposto a molti esami del sangue, analisi cellulari, scansioni, risonanze magnetiche, ecc. Tutto andava bene per quanto riguarda le mie condizioni fisiche. I risultati hanno sempre mostrato che avevo un fisico molto forte. Quindi questo non doveva succedere, non dovrebbe essere possibile“.

La rottura del tendine d’Achille sofferta da Holger in effetti non è arrivata per un trauma di gioco, come una storta, un piede mal messo o comunque un movimento estremo che ha lacerato l’articolazione. È stato, per così dire, un cedimento strutturale. “Ho 22 anni, sono sano e forte, eppure è successo” continua il danese. “Ma non credo che nello sport si possa essere sfortunati o avere sfortuna. Tutto accade per una ragione, e c’è una spiegazione dietro ogni cosa. La causa principale di questo infortunio è la stanchezza, lo stress eccessivo, e questo è spaventoso per l’intero settore sportivo“.

“Lo sport è intrattenimento, e noi amiamo intrattenere, amiamo che la gente si diverta a guardarci giocare. Dobbiamo solo assicurarci di ascoltare anche il nostro corpo. Può essere molto difficile farlo quando ami giocare a tennis quanto lo amo io, quando si ha un amore totale per il gioco, i tornei e i tifosi.”

La convalescenza dall’infortunio sarà lunga, i tempi di recupero incerti, almeno sei mesi ma potrebbero anche diventare otto o nove. A questo periodo già importante sarà poi da aggiungere un necessario periodo di rodaggio per ritrovare fiducia negli spostamenti e nel proprio tennis, che sicuramente ne risentirà. Tuttavia Holger resta fiducioso e guarda avanti. “Non ho mai dubitato del mio amore per il tennis, ma ho dato per scontato il mio talento. A volte sono stato troppo indulgente con troppe cose, ho lasciato correre e ora sento di aver sbagliato. Mi guardo indietro e vedo tutte le cose che avrei potuto e probabilmente avrei dovuto fare diversamente. Non solo l’allenamento, perché è lì che risiede la mia passione, ma tutto ciò che lo circonda” conclude Rune.

Un commento duro e allo stesso tempo amaro da parte del giovane danese, che dalla metà dell’anno prossimo proverà a ripartire, con una prospettiva di carriera più incerta. Forse un po’ di casualità nel suo infortunio ha avuto un peso, ma è indubbio che sarebbe corretto riflettere seriamente sullo status quo, su quanto sia la dura competizione e come il gioco sia diventato estremo, sottoponendo i fisici degli atleti a sforzi enormi.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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