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    A Roseto del Abruzzi la HBS Group Final Eight Coppa Italia Serie A2

    È ufficiale il programma delle partite della HBS Group Final Eight Coppa Italia Serie A2 che si disputeranno presso il PalaMaggetti di Roseto degli Abruzzi nei giorni 8-9-10 marzo 2024.Venerdì 8 marzo 2024Quarti di FinaleQF 1 • W. APU Delser Crich Udine vs Logiman Broni – ore 14:30QF 2 • Autosped BCC Derthona Basket vs Ecodem Alpo – ore 16:30QF 3 • Polisportiva A. Galli San Giovanni Valdarno vs Halley Thunder Matelica – ore 18:30QF 4 • Aran Cucine Panthers Roseto vs Techfind San Salvatore Selargius – ore 20:30Sabato 9 Marzo 2024SemifinaliSF 1 • Vincente QF 3 vs Vincente QF 1 – ore 17:00SF 2 • Vincente QF 4 vs Vincente QF 2 – ore 19:15Domenica 10 Marzo 2024Finale • Vincente SF 2 vs vincente SF 1 – ore 17:00La manifestazione, che mette a confronto le migliori otto squadre del campionato di Serie A2 al termine del girone d’andata, è organizzata in collaborazione con l’A.S.D. Roseto Eventi, il Comune di Roseto degli Abruzzi e il Comitato Regionale FIP Abruzzo. LEGGI TUTTO

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    Morse, dagli Usa alla Hall of Fame italiana: “Io, americano italianofilo”

    Morse da Pennsylvania, riceverà il riconoscimento della Hall of Fame del basket italiano ottenuto nel 2023. Bob, 3 Coppa Campioni, 1 Intercontinentale, 1 Coppa Coppe, 4 scudetti, 1 Coppa Italia. Morse: 27,8 punti con 8,9 rimbalzi di media in Italia: 60,9% al tiro dal campo, 85,9% liberi e 54,5% da tre che ha potuto utilizzare solo a fine carriera. Lungo che ha anticipato i tempi con il suo tiro da fuori immarcabile, ma giocando con la squadra, difendeva. Morse, si fermerà un po’ in Italia: Reggio Emlia, Varese dove è cittadino onorario e poi Torino. «Ho organizzato un piccolo tour con 4 amici appassionati di basket. Sarà un’indigestione, andremo anche domenica a vedere Varese e poi Torino per una settimana. Ma una giornata la trascorreremo nelle Langhe» Che cosa significa per lei essere stato introdotto nella Hall of Fame italiana? «È il più grande onore della carriera, anche se arriva tanti anni dopo, è un’emozione bellissima. Ho chiesto a legabasket quanti siano stati gli americani in Italia, mi hanno detto circa 1.600. È un grandissimo onore essere il primo a ricevere il riconoscimento. Certo, ho avuto una carriera con tanti successi nella squadra più forte e visibile. Mi scuso se mi sente rifiatare ma sono sulla cyclette». A 73 anni ha ancora voglia di faticare. Ricorda il suo arrivo in Italia e la prima impressione? «Nel 1972, a maggio per una prova. Coach Aza Nikolic voleva valutare se cambiare Manuel Raga in campionato. Mi venne a prendere la famiglia Gualco e mi portò sul lago a Varese. Ne fui conquistato. Io sono della campagna in Pennsylvania. Ricordo anche la prima partita giocata, a Loano in un torneo, estivo, appena atterrato, contro una selezione del campionato, allenata da Sandro Gamba. All’aperto, mi sembrava di essere tornato al cortile, ai campetti da ragazzino. Poi il debutto in campionato ad Asti e soprattutto quello a Varese. C’era grande attesa, il pubblico amava Raga. E Morse cosa fa? Subito 0-6 al tiro, troppo nervoso. Il pubblico scandiva il nome di Raga. Ma mi ripresi, chiusi la partita con 45 punti e una serie di 10-10 da fuori. E il pubblico cominciò a pensare che l’americano non era male». Il basket di oggi le piace? «Si e no, mi piacciono le prodezze individuali, però il gioco di squadra Nba e forse in misura minore in Europa, soffre. Si avverte la mancanza di una squadra che rimane insieme per molto tempo. Cambiano i giocatori, troppo. Nei primi anni miei c’era uno straniero e non si poteva cambiare per nessun motivo. Si ruppe un lungo americano e una squadra retrocesse, poi le regole cambiarono». Tra i tanti scelga il ricordo più bello della sua carriera. «Cito sempre la finale di Coppa Campioni 1975 ad Anversa. Partimmo sfavoriti. Se ricordo bene un giornale scrisse che la speranza era non prenderne 25 dal Real Madrid, perché ci mancava Dino Meneghin, fuori con il braccio rotto. Invece ho tirato fuori una partita unica, 29 punti difendendo anche sul loro centro. E Sergio Rizzi entrò e ne mise 13 nel secondo tempo». Lei è così legato al nostro Paese che si è messo a insegnare la nostra lingua, prendendo la terza laurea, dopo Biologia al college e un master in business. Ma all’arrivo non parlava italiano. «Conoscevo una manciata di parole, non l’avevo studiata, ma mi aiutò la conoscenza del francese, studiato al liceo e all’università. La struttura grammaticale è simile. La decisione di insegnare l’ho maturata nel corso degli anni. Dopo il basket ho fatto altri lavori e poi mi sono ritrovato dirigente in una grande azienda di informatica. Ma presto ho capito che non mi appassionava. Avevo già cominciato a insegnare italiano in corsi serali. Tornai all’università 2 anni per un master in italiano. E ho trovato lavoro per nove anni al Saint Mary’s College. Sono in pensione da un po’, vivo a Portland, ma continuo a insegnare alle serali». Ha bisogno di passioni. «Ne ho avute alcune: il basket giocato, poi per l’Italia e gli italiani: sono un italianofilo. Però a differenza di molti americani, il mio amore, la simpatia per l’Italia è ricambiato dai tifosi di basket, dagli amici e conoscenti italiani. È bellissimo. Arrivo e sono a casa». Se avesse giocato in questi anni non avrebbe avuto bisogno di lavorare poi. Guadagni diversi «Però io sono molto contento della carriera fatta. Giocare a basket mi ha cambiato la vita. Il migliore amico che ho a Portland è un italiano ex giocatore di basket a Forlì: si chiama Vincenzo Nunzi ed è chef a Portland. Ci siamo visti per caso: sono entrato nel suo ristorante ho visto questo uomo alto 2 metri e 6. Ci avevo giocato contro anche una volta, in torneo nella splendida piazza medievale di Todi. Mi riconobbe e mi venne incontro». Con Dino Meneghin un legame forte, cementato in una squadra che era un corpo unico. «L’ho sentito l’altro giorno, ci vediamo a Reggio per la presentazione del documentario su di lui, che ho già visto ed è molto bello. Dino è un grande personaggio. Quella squadra era speciale, si viveva molto insieme anche fuori dal campo. Il mio primo anno vincemmo tutto, Coppa Campioni contro l’armata Rossa, Coppa Italia e Intercontinentale e questo ha facilitato il mio inserimento in un gruppo di amici: Meneghin, Bisson, Zanatta,Ossola, Rusconi. Siamo rimasti assieme sei anni e con Dino tutti gli anni a Varese. Quando passò a Milano decisi di andare ad Antibes. Tre anni e il ritorno a Reggio Emilia: volevo finire la carriera in Italia». Lei è stato un tiratore pazzesco. Ci fosse stato il tiro da tre dall’inizio chissà cosa avrebbe fatto. «Tiravo già da quella distanza, ma era da due. A Reggio ho poi fatto 2 anni col tiro da tre. Coach Dado Lombardi non voleva si usasse, era un conservatore. Gli dissi: “Dado se tiro con il 40 da tre e come facessi il 60 da due. E se dovesi segnare con il 50?”. Mi rispose: “Tira solo se libero”. Non so se ci siano ancora le statistiche, ma il primo anno chiusi con il 59% da 3». L’avversario più forte? «Renzo Bariviera: era alto quasi come me, molto mobile, mi marcava piuttosto bene, anche se io avevo un gran vantaggio: i blocchi di Dino Meneghin e passatori come Ossola». Chiudiamo con il ricordo dei suoi allenatori. Nikolic e Gamba. «Io ho avuto tre coach Hall of Famer: Chuck Daly un anno a Penn, Nikolic e Gamba. Nikolic era molto riservato, però aveva una conoscenza grandiosa del basket, dei punti deboli e forti degli avversari. Facevamo lunghe riunioni, analizzava ogni singolo avversario. E ci faceva allenare moltissimo per avere esecuzioni perfette. Era anche psicologo. Una delle prime volte mi chiese se fossi stanco, gli risposi di sì, “allora fai dieci giri del palasport di Masnago. Me lo richiese alla fine e gli dissi che non ero più stanco. Gamba invece è diventato un amico, lui guardava all’America, Nikolic a Est. È l’unico allenatore che mi è venuto a trovare negli States. Abbiamo scambiato spesso le nostre vedute, qualche allenatore puntava a mettere paura, Sandro no, ho apprezzato moltissimo il suo stile oltre alla sua conoscenza e non vedo l’ora di trovarlo». LEGGI TUTTO

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    Nba, ok Celtics e Heat. Clippers ko con New Orleans

    ROMA – I Cleveland Cavaliers non si fermano più. Vittoria in trasferta a Washington, la 15esima nelle ultime 16 partite. Evan Mobley in grande crescita fa 22 punti, 8 rimbalzi e 9/10 dal campo. Super anche Mitchell con 40 punti, di cui 14 segnati nell’ultimo, decisivo parziale, con 14/25 dal campo oltre a 8 rimbalzi e 5 assist. Questi tutti i risultati della notte delle gare della regular-season dell’Nba che si sono disputate nella notte italiana: Charlotte Hornets -Toronto Raptors 17-123 ,Washington Wizards – Cleveland Cavaliers 106-114, Philadelphia 76ers – Golden State Warriors  104-127, Atlanta Hawks – Boston Celtics  125-117, Miami Heat – San Antonio Spurs 116-104, Los Angeles Clippers – New Orleans Pelicans 106-117, Sacramento Kings – Detroit Pistons  120-133. LEGGI TUTTO

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    Nba, sconfitte per Minnesota e Oklahoma City

    NEW YORK (Stati Uniti) – Nella notte italiana si sono disputate sette partite della regular-season dell’Nba: passi falsi inaspettati per Minnesota che cade a Chicago al supplementare, e per Oklahoma City che compie un passo falso in casa degli Utah Jazz. La sconfitta lascia la strada aperta verso il primato per i Clippers che ora guidano la classifica nella Western Conference. I Dallas Mavericks passano a Brooklyn grazie ai 36 punti di Irving, Miami batte largamente gli Orlando Magic, i New York Knicks superano agevolmente i Memphis Grizzlies, Indiana vince contro Houston con uno scarto ridotto, successo dei Suns contro i Milwaukee Bucks.
    Nba, i risultati della notte italiana
    Questi i risultati delle sette partite andate in scena nella notte italiana: Indiana Pacers-Houston Rockets 132-129; Brooklyn Nets-Dallas Mavericks 107-119; Miami Heat-Orlando Magic 121-95; New York Knicks-Memphis Grizzlies 123-113; Chicago Bulls-Minnesota Timberwolves 129-123; Utah Jazz-Oklahoma City Thunder 124-117; Phoenix Suns-Milwaukee Bucks 114-106. LEGGI TUTTO

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    Nba, i risultati della notte: Lakers e Clipper vincono in trasferta

    ROMA – Vittoria in trasferta per le due franchigie di Los Angeles nella notte italiana della regular-season. I Lakers espugnano il parquet dei Charlotte Hornets per 124-118 nonostante i 41 punti di Bridges e i 33 di Miller; Russell è il più prolifico tra gli ospiti con 28. A segno anche i Clippers, che fanno festa sul campo di Atlanta Hawks oer 149-144 con la coppia Leonard-Harden, capace di contribuire alla causa con 66 punti complessivi. Successo esterno anche per i Golden State Warriors, che hanno la meglio sui Brooklyn Nets per 109-98 in virtù dei 29 punti siglati da Curry e dei 28 di Kuminga. Cleveland sale al secondo posto a Est grazie al successo per 136-110 sui Sacramento Kings: Mitchell esalta i Cavaliers con 29 punti all’attivo. Dallas Mavericks corsari nell’impianto dei Philadelphia 76ers per 118-102 con 23 punti di Irving e 20 di Green, New Orleans Pelicans a valaga sui Toronto Raptors per 138-100 con Ingram top-scorer a quota 41. LEGGI TUTTO

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    Nba, Banchero trascina Orlando contro Minnesota

    Grazie ai 23 punti di Banchero, Orlando sbanca Minnesota, che viene raggiunta in vetta da Oklahoma City. I Magic, sotto anche di 18 punti durante il match, sono protagonisti di un ultimo quarto sontuoso e portano a casa il successo 108-106. Golden State trova un altro successo vincendo a Memphis 121-101: ottava gara con almeno 20 punti per Jonathan Kuminga.

    I Thunder battono Charlotte

    Settima vittoria nelle ultime nove gare per i Thunder, che trascinati da un superlativo Gilgeous-Alexander (31 punti, 9 assist, cinque palle recuperate e 3 stoppate) battono 126-106 Charlotte. I Pistons vincono a Detroit, mentre Miami batte Washongton (110-102). Vittorie anche per Atlanta, Houston, New Orleans e Denver. LEGGI TUTTO