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    F1, Zhou: “Bottas compagno ideale per un rookie”

    ROMA – Arrivato in Formula 1 dopo il terzo posto nel campionato cadetto alle spalle di Oscar Piastri e Robert Shwartzman, Guanyu Zhou è pronto per il salto di qualità. Il pilota cinese, chiamato dall’Alfa Romeo per sostituire Antonio Giovinazzi, avrà come compagno di scuderia Valtteri Bottas, un veterano del Circus con 179 Gran Premi disputati e 10 vittorie. Nelle sue parole, riportate da “Motorsport.com”, emerge tutta l’ammirazione di Zhou per il finlandese: “Per un rookie non c’è compagno ideale se non Valtteri Bottas. Per stargli davanti dovrò mettermi al lavoro intensamente e adattarmi subito non solo alla monoposto, ma anche alla Formula 1 in generale”.
    Le parole di Zhou
    L’ingresso nel box Alfa Romeo di Zhou rientra nel cambio di mentalità tanto auspicato per il 2022 da Frederic Vasseur, team principal della scuderia con sede a Hinwil. Il nuovo pilota però si concentra sul lavoro da svolgere in pista: “Voglio andare a punti, ma ancora non so quanto possa essere competitiva la nuova macchina. Non voglio però mettermi troppa pressione se non raggiungero questo obiettivo nelle prime gare”. Tanto però delle sue prestazioni passerà per Bottas: “Credo che possa svolgere un ruolo fondamentale nel mio percorso di formazione – ha concluso il 22enne – e credo che insieme potremmo far migliorare tutto il team”. Nel frattempo, però, Zhou ha già fatto sengnare un primato. Sarà infatti il primo pilota cinese a correre in Formula 1, con ampie prospettive di mercato per il Circus in Estremo Oriente. LEGGI TUTTO

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    F1, Brown: “Steward fissi necessari, aiuteranno a prendere decisioni migliori”

    ROMA – È stata una Formula 1 tanto ammirata in pista, quanto discussa per quanto riguarda invece le decisioni della direzione di gara. Zak Brown, amministratore delegato della McLaren, è tornato su questo aspetto e, dai microfoni di “The-Race.com”, ha suggerito alla Federazione un cambiamento: “Non ci potrà mai essere infallibilità di giudizio, ma avere steward a tempo pieno potrebbe aiutare a prendere decisioni migliori”. Il Circus, infatti, non ha istituito ancora una squadra di marshal professionisti da schierare in pista a ogni Gran Premio. Nel 2021 sono state impiegate 41 persone diverse per le 22 tappe del mondiale, tutte sotto la supervisione di Michael Masi e del comitato arbitrale, composto da quattro membri.
    Verstappen a rischio
    Una revisione ambiziosa, questa auspicata da Zak Brown, che spera di poter intavolare un discorso con la FIA anche per quanto riguarda i penalty points. Introdotti nel 2014 per contrastare gli incidenti e le condotte antisportive in pista, i punti di penalità si accumulano sulle superlicenze dei piloti. “Questo per noi rappresenta un problema – ha commentato Brown – perché si dovrebbe punire la guida pericolosa e non i contatti in pista. Ad esempio, Lando Norris ha saltato una gara perché è stato penalizzato dopo un eccesso di velocità in bandiera gialla. C’è tanto che non funziona da dover ripulire”, ha concluso il CEO della McLaren. Questa situazione non riguarda però solo Norris. Anche Max Verstappen ha accumulato, lungo tutto il 2021, punti sulla sua superlicenza, che potrebbero, alla prossima infrazione, tramutarsi in una squalifica per una gara. LEGGI TUTTO

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    F1, Brown: “Steward a tempo pieno la strada giusta da prendere”

    ROMA – La Formula 1 2021 è stato un campionato che ha entusiasmato dal punto di vista agonistico, ma che ha anche suscitato polemiche feroci per alcune decisioni della direzione di gara. Zak Brown, amministratore delegato della McLaren, ha per cui suggerito alla Federazione un cambiamento, parlando ai microfoni di “The-Race.com”: “Non ci potrà mai essere infallibilità di giudizio, ma avere steward a tempo pieno potrebbe aiutare a prendere decisioni migliori”. Il Circus, infatti, non ha istituito ancora una squadra di marshal professionisti da schierare in pista a ogni Gran Premio. Nel 2021 sono state impiegate 41 persone diverse per le 22 tappe del mondiale, tutte sotto la supervisione di Michael Masi e del comitato arbitrale, composto da quattro membri.
    Il caso Norris
    Una revisione ambiziosa, questa auspicata da Zak Brown, che spera di poter intavolare un discorso con la FIA anche per quanto riguarda i penalty points. Introdotti nel 2014 per contrastare gli incidenti e le condotte antisportive in pista, i punti di penalità si accumulano sulle superlicenze dei piloti. “Questo per noi rappresenta un problema – ha commentato Brown – perché si dovrebbe punire la guida pericolosa e non i contatti in pista. Ad esempio, Lando Norris ha saltato una gara perché è stato penalizzato dopo un eccesso di velocità in bandiera gialla. C’è tanto che non funziona da dover ripulire”, ha concluso il CEO della McLaren. Tra i piloti a rischio nel 2022 c’è anche il campione del mondo, Max Verstappen. L’olandese rischia infatti una squalifica di una gara proprio a causa dei punti di penalità accumulati lungo la scorsa stagione. LEGGI TUTTO

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    F1, Russell fa sul serio: “Voglio essere campione del mondo”

    ROMA – “Quando festeggi perché sei entrato nel secondo turno delle qualifiche, poi tutto svanisce. Vuoi il terzo turno, poi vuoi essere al vertice sempre, finché solo con la vittoria del mondiale puoi dirti soddisfatto appieno”. George Russell vuole mettere la sua firma sulla Formula 1 2022. Il neopilota della Mercedes, dopo tre anni in Williams, si è conquistato un sedile a fianco di Lewis Hamilton e ora punta al titolo mondiale. “Non sono contento del 2020 e del 2021, non è stato abbastanza e ora voglio essere un campione del mondo”, ha detto infatti il britannico in un’intervista a “Crash.net”. Il grigio triennio nella scuderia satellite lo ha forgiato nei momenti bui, come quando nel Gran Premio del Sakhir Russell ha sfiorato una clamorosa vittoria, sfumata poi per un errore del box Mercedes.
    Il racconto di Russell
    Sul circuito di Manama, infatti, George Russell ha sostituito proprio Hamilton nel 2020. Con pluriiridato positivo al Covid, il 23enne di King’s Lynn si è scatenato in pista, arrivando a un soffio dalla vittoria. Poi il pasticcio in Mercedes con un doppio pit-stop per il britannico. Anche queste esperienze sono servite a Russell, che ha detto: “Le delusioni hanno parte della carriera sportiva. Se non si superano, allora non solo si compromette la propria performance, ma si mette in difficoltà tutto il team. Avrei voluto vincere quella gara, ma sono anche queste situazioni a farti crescere”. Queste dichiarazioni di Russell sembrano però tagliate apposta per Hamilton. Sul futuro del sette volte campione del mondo è sceso infatti il silenzio dopo la delusione di Abu Dhabi e si aspetta ancora che cada il riserbo che lo circonda ormai da un mese e mezzo. LEGGI TUTTO

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    F1, Russell: “Solo la vittoria del titolo può appagarmi appieno”

    ROMA – “Quando accedi al secondo turno delle qualifiche, vuoi il terzo turno. Poi vuoi essere sempre al top, finché solo il titolo mondiale può soddisfarti appieno”. George Russell ha le idee chiare per il prossimo campionato di Formula 1. Il neopilota della Mercedes, dopo tre anni in Williams, si è conquistato un sedile a fianco di Lewis Hamilton e ora punta alla vittoria finale. “Non sono contento del 2020 e del 2021, non è stato abbastanza e ora voglio essere un campione del mondo”, ha detto il britannico in un’intervista a Crash.net. Il grigio triennio nella scuderia satellite lo ha forgiato nei momenti bui, come quando nel Gran Premio del Sakhir Russell ha sfiorato una clamorosa vittoria, sfumata poi per un errore del box Mercedes.
    Le parole di Russell
    Sul circuito di Manama, infatti, George Russell ha sostituito proprio Hamilton nel 2020. Con pluriiridato positivo al Covid, il 23enne di King’s Lynn si è scatenato in pista, arrivando a un soffio dalla vittoria. Poi il pasticcio in Mercedes con un doppio pit-stop per il britannico. Anche queste esperienze sono servite a Russell, che ha detto: “Le delusioni hanno parte della carriera sportiva. Se non si superano, allora non solo si compromette la propria performance, ma si mette in difficoltà tutto il team. Avrei voluto vincere quella gara, ma sono anche queste situazioni a farti crescere”. Parole, queste, che suonano come un messaggio a Lewis Hamilton, ancora in silenzio sui social dopo la delusione mondiale dello scorso anno, che ha dato il via alle voci su un suo possibile addio. LEGGI TUTTO

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    Petrucci sulla Dakar: “Un mese lì vale dieci anni in MotoGp”

    ROMA – C’era curiosità per la prima Dakar di Danilo Petrucci e le emozioni non sono di certo mancate al ternano. I problemi fisici ne hanno certamente influenzato la performance, ma la vittoria in quinta tappa è stata una gioia incontenibile per l’ex Ducati e KTM. Ora che il rally più famoso del mondo è terminato con la vittoria finale di Sam Sunderland, al suo secondo trionfo, Petrucci può raccontare a “SoloMoto” quella che è stata la sua esperienza fa la sabbia imprevedibile dell’Arabia Saudita: “In un mese è davvero successo di tutto. Neanche in 10 anni di MotoGp e in 31 anni della mia vita mai erano mai accadute tante cose. La mia avventura era già iniziata male con la frattura dell’astragalo in allenamento, poi è stata una corsa contro il tempo”.
    Le parole di Petrucci
    Ci ha provato anche il Covid ad ostacolare Petrucci, mettendo a rischio la presenza alla Dakar: “Il 28 dicembre sono risultato positivo al coronavirus, poi il tampone è diventato negativo due giorni dopo”. Con la competizione al via, subito il pilota italiano si è trovato in difficoltà: “Ho anche pensato di non disputare la gara iniziale. Ho avuto un problema con la moto e poi è successo di tutto”. La vittoria nella quinta tappa ha però risollevato le quotazioni di Petrucci, che si prepara all’esordio in MotoAmerica: “Sono partito malissimo, cadendo dopo 60 chilometri. Poi ho riacciuffato Benavides, ma mi faceva male dappertutto. Sono andato a cercare Sanders e abbiamo perso 8 piloti. Ho scoperto di aver vinto solo dopo, perché ero in ambasciata a non potevo portare con me il cellulare”. Gare da mettere in cascina e da cui imparare per l’italiano: “È stata solo la mia prima Dakar, mi è servita per fare esperienza”, ha detto concludendo. LEGGI TUTTO

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    Petrucci: “Dakar ricca di emozioni, in un mese è successo di tutto”

    ROMA – La prima Dakar di Danilo Petrucci ha riservato all’italiano emozioni forti. I problemi fisici del ternano ne hanno certamente influenzato la performance, ma la vittoria in quinta tappa è stata una gioia incontenibile per l’ex Ducati e KTM. Ora che il rally più famoso del mondo è terminato con la vittoria finale di Sam Sunderland, al suo secondo trionfo, Petrucci può raccontare a “SoloMoto” quella che è stata la sua esperienza fa la sabbia imprevedibile dell’Arabia Saudita: “In un mese è davvero successo di tutto. Neanche in 10 anni di MotoGp e in 31 anni della mia vita mai erano mai accadute tante cose. La mia avventura era già iniziata male con la frattura dell’astragalo in allenamento, poi è stata una corsa contro il tempo”.
    Esperienza preziosa
    Ci ha provato anche il Covid ad ostacolare Petrucci, mettendo a rischio la presenza alla Dakar: “Il 28 dicembre sono risultato positivo al coronavirus, poi il tampone è diventato negativo due giorni dopo”. Con la competizione al via, subito il pilota italiano si è trovato in difficoltà: “Ho anche pensato di non disputare la gara iniziale. Ho avuto un problema con la moto e poi è successo di tutto”. La vittoria nella quinta tappa ha però risollevato le quotazioni di Petrucci: “Sono partito malissimo, cadendo dopo 60 chilometri. Poi ho riacciuffato Benavides, ma mi faceva male dappertutto. Sono andato a cercare Sanders e abbiamo perso 8 piloti. Ho scoperto di aver vinto solo dopo, perché ero in ambasciata a non potevo portare con me il cellulare”. Tutto da guadagnare però per “Petrux”: “È stata solo la mia prima Dakar, mi è servita per fare esperienza”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    F1, Horner sul rinnovo di Verstappen: “È solo un pezzo carta”

    ROMA – La Formula 1 targata 2022 è pronta a riaccogliere il campione del mondo in carica Max Verstappen. L’olandese, capace di interrompere un digiuno che durava dal trionfo di Sebastian Vettel nel 2013, ha fatto esultare i tecnici e i dirigenti della Red Bull. A Milton Keynes ora le aspettative sono alte, non solo per la prossima annata, ma anche per gli anni a venire, sperando che Verstappen rinnovi con la scuderia. Aspetto che non preoccupa però il team principal Christian Horner, che a Speedcafe ha detto: “I rapporti professionali non si regolano con i contratti, ma si basano sulle relazioni. Il nostro legame e la fiducia reciproca instaurata in questi anni vanno al di là di qualsiasi pezzo di carta”.
    Un occhio al 2023
    Un rapporto dunque più forte degli accordi economici, che, pur necessari, non sembrano impensierire Horner, il quale aggiunge: “Quando Verstappen è arrivato era un ragazzo ed è cresciuto in squadra fino a diventare un giovane uomo. Non vedo l’ora di continuare a correre con lui per molti anni a venire e penso che le stagioni migliori debbano ancora arrivare”. Ora, il titolo conquistato ad Abu Dhabi e le parole di Horner vanno di fatto ad estinguere la clausola inserita a inizio 2021 nel contratto di Verstappen. Il 24enne avrebbe infatti potuto lasciare la Red Bull non fosse stato competitivo per il titolo. Così, però attualmente, l’olandese e Lewis Hamilton hanno ora sui loro rispettivi contratti la stessa data di scadenza, ossia il 2023, sempre che l’inglese non opti per un suo ritiro dal Circus. LEGGI TUTTO