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    F1, Marko: “Masi è l'arbitro e quello che decide è valido sempre”

    ROMA – Sembra quasi che la bandiera a scacchi non sia mai stata sventolata ad Abu Dhabi, ultima tappa della Formula 1 2021, che ha visto Max Verstappen strappare il titolo iridato a Lewis Hamilton. Red Bull e Mercedes continuano, infatti, a tornare sul finale di Yas Marina, influenzato dalla safety car e dalle decisioni del direttore di gara, Michael Masi. Con Helmut Marko, consigliere della Red Bull, che difende l’operato di Masi, parlando così a un’emittente austriaca: “Bisogna dare credito alla decisione di Masi di far finire la gara togliendo la safety car e i doppiati tra Max e Lewis. Lui è l’arbitro e ciò che dice è valido. Anche in Nascar ci sono regole affinché la corsa termini con le macchine che gareggiano”.
    2022: anno zero in F1
    Le polemiche, dunque, non si attenuano, neanche alla vigilia del nuovo anno, che sarà cruciale per il circus. Il 2022 segnerà infatti in Formula 1 una rivoluzione dal punto di vista regolamentare, che potrebbe cambiare gli attuali equilibri. Pneumatici, aerodinamica e budget vedranno un drastico cambiamento, ma Helmut Marko dà come favorito sempre Verstappen: “In occasione della ripartenza ad Abu Dhabi gli ho fatto il mio pronostico, che lo vedeva vincente. È stato emozionante vederlo sfruttare tutto il suo talento in quella circostanza così al limite. È un pilota in costante evoluzione e non vedo l’ora di vedere cosa può regalarci nel prossimo anno”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    F1, Marko su Masi: “Quello che decide l'arbitro è sempre valido”

    ROMA – Il Gran Premio di Abu Dhabi, che ha visto Max Verstappen prendersi il titolo mondiale sul rivale Lewis Hamilton, sembra non essersi mai concluso. Red Bull e Mercedes continuano, infatti, a tornare sull’ultima tappa della Formula 1 2021, influenzata dalla safety car e dalle decisioni del direttore di gara, Michael Masi. Con Helmut Marko, consigliere della Red Bull, che difende l’operato di Masi, parlando così a un’emittente austriaca: “Bisogna dare credito alla decisione di Masi di far finire la gara togliendo la safety car e i doppiati tra Max e Lewis. Lui è l’arbitro e ciò che dice è valido. Anche in Nascar ci sono regole affinché la corsa termini con le macchine che gareggiano”.
    Occhio al 2022
    Le polemiche, dunque, non si placano, neanche alla vigilia del nuovo anno, cruciale per il circus. Il 2022 segnerà infatti in Formula 1 una rivoluzione dal punto di vista regolamentare, che potrebbe mischiare le carte in tavola. Pneumatici, aerodinamica e budget vedranno un drastico cambiamento, ma Helmut Marko punta sempre su Verstappen: “In occasione della ripartenza ad Abu Dhabi gli ho fatto il mio pronostico, che lo vedeva vincente. È stato emozionante vederlo sfruttare tutto il suo talento in quella circostanza così al limite. È un pilota in costante evoluzione e non vedo l’ora di vedere cosa può regalarci nel prossimo anno”, ha detto. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Stoner su Marquez: “Impossibile immaginare cosa stia passando”

    ROMA – Casey Stoner è uno che di infortuni, purtroppo, ne ha avuti. L’ex pilota australiano ha parlato di Marc Marquez, che dopo il lungo stop per la caduta di Jerez nel 2020 si è dovuto fermare nuovamente, finendo poi per annunciare il ritorno della diplopia, un disturbo visivo che non gli ha permesso di tornare per il finale di stagione in MotoGp: “Gli infortuni fanno parte delle corse, ma penso che sia stato facile per me e Marc toglierci il pensiero. Tutti facciamo degli errori, tutti attacchiamo troppo e cadiamo. Questo fa parte delle corse – le parole di Stoner riportate da “Motorsport.com” -. Cerchi di ottenere il massimo da te stesso e dalla moto. Bisogna imparare da questo e non ripetere sempre questi errori. Questa è la cosa più importante. Quando ho fatto degli incidenti in prova, nulla mi ha impedito di tornare in pista sulla seconda moto. Se l’assetto era simile, di solito potevo essere più veloce, perché sapevo dove avevo commesso l’errore. Non mi sono mai preoccupato. Naturalmente, non volevo schiantarmi, ma i miei errori non mi preoccupavano”.
    Le parole di Stoner
    “La situazione di Marc è diversa – ha aggiunto Stoner -. Ha un lungo recupero alle spalle, con molte complicazioni. Ovviamente, questo ha un effetto. Gli ci vorrà del tempo per tornare in forma fisicamente e mentalmente. La gente sottovaluta sempre il tempo che ci vuole per tornare in forma. I muscoli si indeboliscono molto rapidamente se non li usi. Non c’è niente che emuli la guida di una MotoGP, non importa quanto ti alleni. Persino una Superbike non si avvicina a quello che si prova su una MotoGp. Se non si guida, i muscoli specifici non si sviluppano. Ci vuole tempo. Poi c’è la paura di farsi di nuovo male in quel modo. E’ impossibile immaginare cosa stia passando Marc” LEGGI TUTTO

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    MotoGp, niente Aramco e Tanal: Mooney nuovo title sponsor del team VR46

    ROMA – La scuderia di Valentino Rossi cambia nome. Il comunicato ufficiale diramato nelle scorse ore ha fatto chiarezza sulla questione del main sponsor, che non sarà Aramco, bensì Mooney. Il gigante degli idrocarburi aveva infatti un accordo con la VR46 per una partnership fino al 2026 in MotoGp e Moto2. Tuttavia l’inserimento della Tanal Entertainment aveva complicato l’affare, ora saltato definitivamente. Nella nota del team si specifica, inoltre, che “ulteriori informazioni saranno svelate il 3 gennaio prossimo”.
    La mano del principe
    Tutto infatti è nato dal proprietario della Tanal Entertainment, Sua Altezza Reale Principe Abdulaziz bin Abdullah bin Saud bin Abdulaziz Al Saud. Figura centrale di tutta l’operazione, il principe ha portato con sé un quadro di incertezza che ha portato il team di Valentino Rossi a trovare un altro main sponsor per le prossime stagioni, con il Dottore che lo ha trovato in Mooney, società italiana di proximity banking. Tutto risolto, dunque, con la stagione 2022 della MotoGp che vedrà la Mooney VR46 Racing Team schierare due piloti motorizzati Ducati, Luca Marini e Marco Bezzecchi. LEGGI TUTTO

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    Danilo Petrucci falso positivo: alla Dakar ci sarà

    ROMA – Allarme rientrato per Danilo Petrucci. Il pilota italiano, risultato positivo a un tampone prima di entrare nel bivacco del Rally Raid, potrà correre la Dakar 2022. Dopo aver effettuato un altro test, infatti, è stato accertato che si trattava di un falso positivo. Dopo l’ulteriore controllo, quindi, il pilota della KTM potrà partecipare alla corsa in programma in Arabia Saudita, che partirà il primo dell’anno. Petrucci ha lasciato la MotoGp al termine dell’ultima stagione.
    Il sistema di controllo in Arabia Saudita
    I livelli di attenzione per la Dakar riguardo alla pandemia e alla circolazione del virus sono altissimi. Oltre alla serie di tamponi necessari per accedere alla bolla della corsa. A tutti gli alberghi della zona viene inviata una lista dei positivi con tutti i loro dati, per evitare che questi escano dalle loro stanze e circolino liberamente. LEGGI TUTTO

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    Sollievo per Petrucci: falso positivo, correrà la Dakar

    ROMA – Danilo Petrucci correrà la Dakar 2022. Il pilota italiano, che ha lasciato la MotoGp al termine dell’ultima stagione, era risultato positivo al tampone effettuato prima di entrare nel bivacco del Rally Raid. Dopo aver effettuato un altro test, però, è stato accertato che si trattava di un falso positivo. Dopo l’ulteriore controllo, quindi, il pilota della KTM potrà partecipare alla corsa in programma in Arabia Saudita, che partirà il primo dell’anno.
    Il sistema di controllo in Arabia Saudita
    I livelli di attenzione per la Dakar riguardo alla pandemia e alla circolazione del virus sono altissimi. Oltre alla serie di tamponi necessari per accedere alla bolla della corsa. A tutti gli alberghi della zona viene inviata una lista dei positivi con tutti i loro dati, per evitare che questi escano dalle loro stanze e circolino liberamente. LEGGI TUTTO

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    Dakar 2022, quante sfide nel deserto

    Una bolla nel deserto, in attesa si scateni l’inferno. E non di sabbia. La carovana della Dakar, 3.500 persone, quelle che sono riuscite a superare le insidie del virus e i controlli resi ancora più ferrei dalla nuova ondata in atto, è tutta concentrata a Jeddah sulle sponde del Mar Rosso, qualche settimane fa già palcoscenico della Formula 1, pronta a mettersi in moto per l’avventura che da quarantaquattro anni affascina il mondo. “La Corsa nel deserto”, la sfida estrema tra l’essere umano, i suoi mezzi cittadini e la natura selvaggia che per il terzo anno di fila sarà quella delle dune dell’Arabia Saudita.

    Il programma della Dakar 2022

    Tutto quello che si muove su ruote, 2 o 4 che siano (moto, auto, quad e camion), è stato sottoposto alle verifiche di rito. Poi, all’alba del primo giorno del nuovo anno il prologo, più di 800 km fino ad Hail. A seguire, dal 2 fino al 14 gennaio sono in programma 12 tappe, 1 solo giorno di riposo: in tutto 8.375 km, di cui 4.258 km fatti di speciali e i restanti 4.117 di trasferimento. Ma non sarà una Dakar come le altre. Per tanti motivi. Il primo, il più importante, per quanto conti davvero da queste parti, è che l’edizione 2022 è già entrata nella storia grazie alla partecipazione di Mashael Al-Obaidan e Dania Akeel: le prime donne dell’Arabia Saudita a prendere parte al raid con i rispettivi buggy. Qualcosa di epocale in un Paese che fino al 2018 ammetteva alla guida per legge solamente gli uomini!

    Che poi generi degli altri effetti culturali è tutto da vedere, ma è sempre meglio di niente.

    Chi sono i favoriti nelle moto

    E tornando sul versante sportivo, anche qui si giocano partite che vanno al di là di quella che sarà la semplice vittoria. Perché se dal fronte moto il duello Honda-KTM è abbastanza, come dire, tradizionale, con gli austriaci che hanno puntato tutto sull’ex MotoGP Danilo Petrucci, animati come sono dalla voglia di riscatto dopo due stagioni di trionfi giapponesi e riprendersi quel dominio che durava da inizio anni 2000; su quello delle auto siamo di fronte a una sfida globale.

    Auto, Audi lancia la sfida elettrica

    Sfida industriale, tecnologica, meccanica, oltre che personale tra piloti di assoluto livello. Il debutto dell’AUDI alla Dakar con la sua astronave a tre motori elettrici e uno termico per ricaricare le batterie, apre infatti una nuova era nella corsa-avventura tra le dune. Dopo i trionfi nel rally, nell’endurance e in Formula E, la Casa di Ingolstadt si è tuffata nel deserto perchè ci ha visto – anche grazie alle modifiche del regolamento, ruote più grandi e sospensioni con maggiore escursione, per ridurre al minimo il rischio di forature – il nuovo laboratorio dove sperimentare le sue avanzatissime tecnologie d’avanguardia. E non a caso sulle sue tre RS Q e-tron saliranno il meglio della generazione attuale di piloti, dal re del deserto Stèphan Peterhansel – Sua Maestà 14 Dakar – e Carlos Sainz, oltre a Mattias Ekstrom. Ma il “Dream Team” AUDI non troverà tappeti rossi nel lungo viaggio che lo riporterà sul traguardo di Jeddah.

    Toyota punta sull’esperienza

    Perchè la concorrenza è tanta, di livello pari alla qualità degli sfidanti ma con più esperienza sulle spalle, almeno come mezzi. Al Attiyah, l’altro principe delle dune, infatti è pronto a riprendersi lo scettro lasciato lo scorso anno nelle mani dei buggy MINI. Convinto com’è che il suo Toyota Hilux T1+ del team Gazoo Racing abbia tutte le carte in regola per respingere la sfida del colosso tedesco rappresentante del Gruppo Volkswagen, rivale sui mercati di tutto il mondo. Il terzo incomodo, con tutto il rispetto per l’incomodo, è mr. Rally (9 titoli di fila) Sebastien Loeb che dal 2016 insegue la prima vittoria alla Dakar senza centrarla e quest’anno a bordo del protipo BRX Hunter troverà accanto a sè un nuovo navigatore al posto del fidato Daniel Elena, il belga Fabian Lurquin.

    MINI, gli outsider

    E la MINI? Ha affidato una delle ALL4 alla giovane pilota spagnola Laia Sanz coadiuvata dal navigatore italiano, Maurizio Gerini. Oltre la bolla, che l’avventura abbia inizio. LEGGI TUTTO

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    Auto elettriche e ibride, non ci sarà l'ecobonus per il 2022

    Un brutto colpo da incassare visto che le misure sono da sempre richieste a gara voce da tutto il comparto, da tutte le associazioni legate alla filiera automobilistica, e che sono serviti a svecchiare un po’ il parco circolante italiano, il più vecchio d’Europa. Una riconferma avrebbe incentivato l’acquisto di auto ibride plug-in ed elettriche, povere di emissioni di Co2, e avrebbe permesso agli automobilisti di rottamare, e quindi sostituire, le vetture ultradecennali con quelle di ultima generazione a basso impatto ambientale.
    Le polemiche dopo la notizoa
    L’unica certezza al momento è l’istituzione di un fondo di 150 milioni di euro per l’anno 2022: “da destinare al sostegno degli operatori economici del settore del turismo, dello spettacolo e dell’automobile, gravemente colpiti dall’emergenza epidemiologica Covid-19”. Così come resta invariato il bonus fiscale del 60% per il retrofit elettrico, con un limite di 3.500 euro: chi decide di installare un motore elettrico al posto di un propulsore endotermico. 
    Scelte, quelle prese dal Governo, che fanno molto discutere: senza il rinnovo degli incentivi, la strada verso la transizione ecologica si fa ancora più frastagliata. Toccherà quindi al ministro Cingolani l’arduo compito di vedersi approvare fuori dalla Legge di Bilancio delle nuove misure straordinarie a sostegno dell’automotive per l’anno che sta arrivando, prima che sia troppo tardi e prima che migliaia di posti di lavoro vengano messi a rischio.
    Italia, stop alla vendita di auto endotermiche entro il 2035 LEGGI TUTTO