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    Ivanov (campione a US Open junior) sulle orme di Dimitrov. Toni Nadal: “Il diritto di Ivan può diventare il più temibile del tour Pro”

    Ivan Ivanov, campione a US Open 2025 junior

    Corsi e ricorsi storici. È davvero curioso riavvolgere il nastro del tempo e tornare al 2008 quando un giovanissimo Grigor Dimitrov trionfò all’edizione junior di US Open dopo aver vinto Wimbledon. Fu una doppietta storica per la Bulgaria e tutti gli amanti del tennis “classico” già pregustavano le gesta di questo giovane, ben presto eletto a discepolo di King Roger per movenze ed eleganza. Sono passati 17 anni e la storia si ripete, almeno a livello giovanile: Ivan Ivanov ha sbaragliato la concorrenza a US Open junior, battendo in una finale tutta bulgara il connazionale Alexander Vasilev e portando a casa il secondo Slam giovanile dopo quello vinto a Wimbledon lo scorso luglio.
    In questi anni il gioco è cambiato assai, tanto che a legare Ivanov e Dimitrov c’è il passaporto e poco più. Ivan infatti è un “discepolo” del tennis di pressione e grande rotazione attuale, un gioco consistente e di grande potenza affinato presso la Academy di Rafa Nadal a Manacor, dove zio Toni stravede per Ivanov affermando che “il diritto di questo ragazzo può diventare il più temibile di tutto il tour Pro”. Un’affermazione importante, ma il mentore di Rafa spesso vede molto lontano… È presto per ipotizzare scenari clamorosamente vincenti per questo 16enne, tuttavia il suo gioco è molto interessante e i due Slam giovanili se li è portati a casa dominando, con un solo set ceduto nei due tabelloni.

    2008: Grigor Dimitrov goes back to back at Wimbledon and the US Open 🏆🏆
    2008: Ivan Ivanov is born 👶
    Seventeen years later Ivanov follows the same path to glory! 🇧🇬 pic.twitter.com/ywIHrKQEif
    — US Open Tennis (@usopen) September 6, 2025

    “Ho iniziato a giocare a tennis grazie a mio padre. Guardavamo molte partite insieme e ho voluto provarci. Mi piaceva, ed è lì che è iniziato tutto”, racconta il sedicenne Ivanov a ESPN dopo la vittoria a New York. “I Big 3, Rafa, Novak e Roger, sono stati i miei modelli. Sono grato di praticare lo stesso sport che praticavano loro e di competere negli stessi tornei in cui hanno trionfato”.
    Il suo talento l’ha portato ben presto all’attenzione nei circuiti giovanili, fino alla decisione di volare alle Baleari per continuare la sua formazione tecnica e fisica presso l’accademia di Rafael Nadal. Qua passa ore ed ore in campo con grande impegno (“È un bel lavoratore” afferma Toni) allenandosi con altri giovani di qualità e i tanti Pro spesso frequentano la struttura, ma concilia i suoi impegni con lo studio. “È importante continuare a studiare. Ho fiducia perché mi piace molto imparare. A volte è complicato, ma mi piace molto” afferma Ivan.
    Nella finale di Wimbledon Junior lo scoro luglio Ivanov sconfisse lo statunitense Ronit Karki per 6-2 6-3 in 57 minuti, bissando l’impresa del connazionale Dimitrov, primo e fino allora unico tennista bulgaro ad aver vinto un titolo del Grande Slam giovanile. L’appetito vien mangiando, e riecco Ivanov abbattere uno dopo l’altro tutti gli avversari a furia di tennis di pressione e un diritto così carico di spin e potenza da diventare irresistibile. La sua palla è potente, vigorosa, sul “duro” di Flushing Meadows salta altissima e diventa difficile da governare. C’è intensità e aggressività nel suo tennis, troppa anche per il connazionale Vasilev, domato per 7-5 6-3 nella finale di US Open.
    “Rafa è un grande esempio per me, soprattutto per la sua spinta, il suo top spin e il suo stile di gioco. Lo adoro!” racconta Ivanov. “Ho imparato tutto da lui. Avere un esempio come Rafa, la sua disciplina, la cultura del lavoro che metteva in campo ogni giorno, è la cosa migliore che si possa avere alla mia età. Sono un giocatore aggressivo da fondo campo, ho un buon servizio ma stiamo lavorando per renderlo sempre migliore. I miei idoli? Guardo a Sinner e Alcaraz, sono diversi ma in realtà hanno in modo di stare in campo simile perché sono sempre aggressivi e vogliono comandare il gioco”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    McEnroe: “Non sarei sorpreso se Djokovic si ritirasse”

    John McEnroe

    Raggiungere quattro semifinali Slam in una singola stagione è un risultato eccezionale per qualsiasi tennista, ma… forse non sufficiente se ti chiami Novak Djokovic, hai 38 anni e la motivazione a continuare è cercare di vincere un altro Major per toccare quota 25, quello che sarebbe il record assoluto nel tennis in singolare. Il serbo è stato onesto dopo la sconfitta subita ieri da Alcaraz: questi due ragazzi sono più forti fisicamente di me e reggere contro di loro al loro livello di intensità è molto difficile. Dopo due set tiratissimi “non ne avevo più” ha affermato con onestà il serbo. Il futuro di “Nole” fa discutere il mondo del tennis: Djokovic afferma di voler insistere nel 2026, ma avrà ancora la motivazione per insistere e spingere al massimo il proprio fisico, a 39 anni, con due avversari così forti e al picco della propria carriera?
    John McEnroe è dubbioso sul futuro del 24 volte campione Slam di Belgrado, tanto da arrivare ad affermare che non sarebbe per niente sorpreso se Novak cambiasse idea e annunciasse la decisione di smettere. L’ha affermato in uno studio da New York del network ESPN, soffermandosi sul momento non facile di “Nole” dopo aver perso, ancora in tre set, contro uno dei due dominatori del tennis attuale dopo le sconfitte patite da Sinner sia Parigi che Wimbledon, lontanissimo dal mettere in seria in difficoltà l’italiano, come è accaduto ieri lo spagnolo a US Open.
    “In un certo senso non sarei sorpreso se si ritirasse”, afferma McEnroe, “ma quello che mi sorprenderebbe è che decidesse di giocare ancora un’altra annata. Quella sarebbe la mia scommessa. È stato il terzo miglior giocatore quest’anno, ed è quello che è effettivamente è stato”.
    Parole chiare, come è nello stile di McEnroe, anche condivisibili vista la situazione ed età di Djokovic, con due fortissimi e giovani avversari che nel 2025 per lui sono stati inarrivabili, eccetto la partita vinta contro Alcaraz a Melbourne. Un match disputato a gennaio, quindi nove mesi fa. Oggi la situazione sembra diversa, con Sinner e Alcaraz saldamente davanti a tutti. Djokovic incluso.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Lendl: “Mi rivedo in Sinner. Ero magro come lui ma picchiavo più di tutti”

    Ivan Lendl

    Se chiedi ad appassionati e addetti ai lavori “A chi assomiglia Sinner tra i campi del passato”, molti affermano di rivedere in lui l’anticipo e colpi aggressivi di Agassi con le capacità difensive e motorie di Djokovic. Così anche Brad Gilbert che negli studi di ESPN ha scherzato affermando che “se metti in una lavatrice il meglio di Andre e Novak, uscirà dall’oblò Jannik Sinner”. Una evoluzione di colui che ha rivoluzionato il modo di giocare da fondo campo verso un tennis più completo a tutto campo. Tuttavia c’è un altro super campione che in molti aspetti si rivede in Jannik: è Ivan Lendl. Lo “Zar” ha parlato da New York, dove domenica sarà in campo a consegnare il trofeo al vincitore dell’edizione 2025 di US Open, un torneo che Lendl ha vinto tre volte con ben otto finali consecutive (1982-1989). Parlando a La Stampa, Ivan così si è soffermato su Sinner e quelle che a suo dire sono le similitudini con il suo fisico, tennis e attitudine.
    “Ho parlato con il suo coach Darren Cahill nei giorni scorsi, e gli ho detto che fra tutti i tennisti di oggi Jannik è quello in cui mi rivedo di più, specie per il fisico” racconta Lendl. “Ero magro come lui da adolescente, e picchiavo più di tutti, poi mi sono irrobustito e il mio tennis si è sviluppato. Jannik sta lavorando sulle volée, sul rovescio tagliato, sulla seconda di servizio, insomma le somiglianze sono tante”.
    Il discorso vira immancabilmente sulla rivalità con Alcaraz e su come lui e Jannik stiano dominando lo sport: “Ci sono tanti giocatori forti, e oggi tutti possono battere tutti. Ma è vero che Jannik e Carlos sono superiori e quando perdono è una sorpresa. Domineranno per anni? Sembra così, ma chi lo sa. Qualcuno con un grande servizio e grandi colpi da fondo può sempre saltare fuori. Lui e Carlos come me e McEnroe? Sono i due più forti al mondo, è un bene per il tennis, ma… quante volte si sono incontrati?”. 15 volte afferma Stefano Semeraro, l’autore dell’intervista. E quindi Ivan, sorridendo: “Allora hanno ancora molta strada da fare. Io e John ci siamo sfidati 37 volte, gliene mancano 22 prima che si possano fare paragoni!”.
    Bublik ha affermato che Sinner pare generato dall’Intelligenza Artificiale tanto è perfetto, quasi robotico. Anche Lendl ai suoi tempi veniva accostato ai robot per il essersi costruito pezzo dopo pezzo un tennis formidabile. Un paragone scomodo? Non per Ivan: “Non penso che possa dare fastidio. In un certo senso è un grande complimento: vuol dire che sei molto forte, che non sbagli una palla. In fondo conta quello. È tennis, non pattinaggio artistico“.
    Lendl ammira il modo in cui Sinner sta gestendo la sua carriera, in questo davvero simile alla sua: “Non lo conosco di persona. Ma sembra avere il desiderio di migliorarsi sempre, ed è una grande qualità. Se smetti di farlo, gli altri iniziano a batterti, e lui lo ha capito”.
    Per il nativo di Ostrava, l’impatto di Cahill nella crescita di Jannik è stato molto importante, ma il merito resta del tennis: “Cahill ha tanta esperienza e ha avuto grandi successi. Ma non conosco il team e non posso giudicare. La cosa importante è che Jannik gioca sempre meglio. E il merito è suo”. conclude Lendl.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Anche agli Australian Open il doppio misto delle stelle? Tiley: “A US Open è stato fantastico, ma abbiamo già altre iniziative nella settimana pre-torneo. I fan vogliono anche entertainment”

    Craig Tiley

    Il doppio misto delle star a US Open ha suscitato molte reazioni tra gli appassionati e addetti ai lavori, tra chi ha apprezzato la novità e lo spettacolo in campo offerto dai giocatori e chi invece ha considerato quest’evento pre torneo un’esibizione inutile che finito per togliere ulteriore spazio agli specialisti del doppio. È possibile che questo format venga replicato anche negli altri Major nelle giornate precedenti all’avvio dei tabelloni principali? Non accadrà al prossimo Australian Open: l’ha affermato il direttore del torneo Craig Tiley in alcune dichiarazioni rilasciate al collega Sebastian Varela. Intervistato a New York, Tiley ha confermato che il doppio misto di US Open “ha funzionato”, ma che in Australia il calendario della settimana che apre la kermesse è già molto fitto di appuntamenti assai apprezzati dagli appassionati locali.
    “Penso che il nuovo doppio misto a US Open sia stato fantastico” afferma Tiley. “Non lo replicheremo in Australia perché abbiamo altre priorità ed eventi già stabiliti in quel periodo, ma quello che hanno realizzato è stato eccezionale. È proprio ciò di cui il tennis ha bisogno: più iniziative diverse, nuove. Il fatto che uomini e donne giochino insieme è un’opportunità straordinaria per mettere in mostra lo sport. Noi abbiamo la United Cup, dieci giorni di tennis misto tra uomini e donne, ed è il nostro evento di punta quando si tratta di far competere uomini e donne insieme”.
    Ormai gli Slam sono diventati eventi da tre settimane. In Australia la settimana delle qualificazioni è arricchita da moltissime iniziative che vedono coinvolti i big: da match di allenamento tra alcune star aperti al pubblico, eventi di beneficenza, concerti, serate a tema dedicate ad un campione, tutto per coinvolgere i fan prima dell’inizio degli incontri di singolare del tabellone principale. “I fan vogliono questo, vogliono intrattenimento” continua Tiley, “Si vede che funziona: la posta in palio è altissima, la competizione è enorme, i montepremi sono ricchi. Noi rispondiamo a ciò che i fan chiedono, ed è qualcosa che dobbiamo fare sempre di più. Questa è la strada da perseguire“.
    Il CEO di Tennis Australia è stato il promotore di una serie di incontri tra i maggiori attori nel tennis Pro, i tornei dello Slam e ATP, per cercare unità di intenti e lo sviluppo della disciplina, con il grosso interesse dai sauditi che, con le loro risorse sterminate, ha messo in discussione lo status quo.“Una maggiore unità tra di noi sta già accadendo. Ci sono più conversazioni in corso e ne vedremo ancora di più nei prossimi mesi e anni. Penso che la voce dei giocatori debba avere un peso maggiore nel futuro del tennis” afferma Tiley. “Unendosi di più e parlando di più saremo sempre più forti. Per i giocatori è complicato perché sono in costante competizione, ma quando c’è l’opportunità… Io ho sempre sostenuto i giocatori e credo che sia necessario dialogare, perché il nostro sport ne trarrebbe beneficio. Sarebbe un vantaggio per tutti noi” .
    Nessun doppio misto, ma ci saranno novità ai prossimi Australian Open? “Assolutamente! Voglio annunciare che il 50% dell’esperienza per il pubblico sarà del tutto rinnovata rispetto all’edizione 2025 del torneo. Questo è il nostro obiettivo, chi torna deve sentire aria di novità. Ma ci saranno anche molte cose nuove per i giocatori” conclude Tiley.
    La visione di uno degli uomini più potenti e influenti nella stagione tennistica è chiara: grande tennis ma anche focus sull’intrattenimento per gli appassionati che arrivano ai tornei, con iniziative collaterali sempre più importanti nella settimana delle qualificazioni. Gli Slam si avviano ad essere sempre più eventi da tre settimane, sempre più centrali nella stagione, sempre più “forti”.
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    Dalla Svezia: Bjorn Borg ha un cancro alla prostata

    Bjorn Borg, oggi 69 anni

    Arriva una terribile indiscrezione dalla Svezia. Secondo quanto riporta il quotidiano svedese Expressen, il leggendario Bjorn Borg ha rivelato di avere un tumore alla prostata nella sua nuova autobiografia, in uscita il prossimo 18 settembre in Svezia e poi nel resto del mondo. L’undici volte campione Slam avrebbe voluto mantenere privati i contenuti del libro, intitolato “Hjartslag”, ossia “Battiti”, fino all’uscita del volume, ma alcune copie vendute in anticipo su Amazon hanno svelato il passaggio in cui il 69enne confermerebbe la diagnosi.
    Si apprende dal quotidiano svedese che il volume è “circondato dal massimo riserbo”: l’editore non ha inviato copie in anteprima ai recensori e lo stesso Borg concederà pochissime interviste per promuoverne l’uscita. Il libro, dedicato all’uomo che ha conquistato cinque Wimbledon consecutivi, è stato scritto a quattro mani con la moglie Patricia, ma né la coppia né l’editore hanno risposto alle richieste di Expressen per confermare la notizia della malattia.

    Vista la portata del personaggio, in patria l’attesa per l’uscita è altissima: la casa editrice Norstedts che pubblicherà il volume lo ha descritto come “una delle più grandi stelle sportive internazionali di sempre. (…) Bjorn Borg è una delle leggende sportive più iconiche della Svezia, con una storia di successo unica da raccontare” ha dichiarato Linda Altrov Berg, Rights Director di Norstedts Agency. “Non sono la sola ad attendere con curiosità tutto ciò che Borg non ha mai rivelato prima — sulla sua carriera, la sua vita, i suoi alti e bassi. Non vedo l’ora di portare la storia di Patricia e Bjorn Borg in giro per il mondo”.
    Nato a Stoccolma nel giugno 1956, Borg è diventato uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi e icona dello sport e del costume e cavallo degli anni ’70 e ’80. Passato professionista a 17 anni, ha conquistato sei titoli Roland Garros tra il 1974 e il 1981 e cinque consecutivi a Wimbledon. I suoi incredibili successi, il suo impatto a livello tecnico sul gioco con i suoi colpi innovativi e il suo carisma l’hanno reso uno dei tennisti più noti e indimenticabili nella storia della disciplina. Non resta che attendere l’uscita del volume o, speriamo, una smentita per quanto riguarda la malattia.
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    Six Kings Slam: la ricca esibizione saudita sarà trasmessa in esclusiva da Netflix

    La infografica dell’evento 2025

    Quando un evento mette in palio un montepremi faraonico e il campo dei protagonisti è eccellente, è chiaro che l’interesse non sia basso, anche se pur sempre si parla di un’esibizione. Dopo la tanto chiacchierata edizione 2024, il prossimo ottobre torna Six Kings Slam, tre giorni di tennis a Riyadh che vedrà in campo Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, Novak Djokovic, Alexander Zverev, Jack Draper e Taylor Fritz. Curioso che i sei campioni Slam siano in realtà solo tre: Jannik, Carlos e ovviamente Novak, quello che ne ha vinti più di tutti, ma l’appeal dell’evento c’è e rileviamo che sarà trasmesso in esclusiva attraverso la piattaforma di streaming Netflix. Lo comunica il network statunitense, che così continua a puntare anche su eventi sportivi oltre al suo core business basato su serie tv e film.

    Carlos Alcaraz, Jack Draper, Novak Djokovic, Taylor Fritz, Jannik Sinner and Alexander Zverev.
    Six Kings Slam, featuring six of men’s tennis’ best players in the world, will be live ONLY on Netflix next month, October 15-18. #SixKingsSlam pic.twitter.com/a18BZexYnP
    — Netflix (@netflix) September 4, 2025

    Gli incontri andranno in scena dal 15 al 18 ottobre, subito dopo la conclusione del Masters 1000 di Shanghai (finale il 12 ottobre). Lo scorso anno fu Sinner ad aggiudicarsi l’assegno più pesante nella storia del tennis (6 milioni di dollari!) vincendo la prima edizione dell’evento saudita, battendo uno dopo l’altro Medvedev (a cui lasciò tre game), Djokovic e in finale Alcaraz.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    US Open 2025: dieci hanno firmato la “prima volta”

    Alexandra Eala, formata all’Academy di Nadal

    Con le vittorie in notturna di Zverev e Paul i tabelloni di US Open, maschile e femminile, si sono allineati al secondo turno, dimezzando i partecipanti al quarto Slam stagionale. Molti gli incontri lottati, a conferma di quanto la competizione sia feroce, ancor più in un torneo così importante e ricco a livello di prize money; poche le sorprese importanti, come le eliminazioni di Medvedev e Michelsen nel maschile, Tauson e soprattutto Keys nel femminile. È curioso andare a scoprire quali siano stati i giocatori che passando il primo turno di US Open hanno registrato la propria prima vittoria a livello di torneo dello Slam. In quest’edizione del torneo della “Grande Mela” sono complessivamente 10, 7 nel maschile e 3 nel femminile. 
    Partiamo dalle ragazze: a compiere l’impresa del primo successo a livello Major sono state Alexandra Eala, Polina Kudermetova e Janice Tjen. Quest’ultima ha esaltato il pubblico nelle 2 ore e 12 di battaglia contro la quotata Veronika Kudermetova (n.25 WTA), sorpresa con un tennis fantastico e ricco di variazioni, tra parabole alte e basse, attacchi alla rete e cambi di ritmo, un gioco che a molti ha ricordato da vicino la manualità e attitudine dell’ex n.1 Ash Barty, rimpianta campionessa australiana che decise di ritirarsi giovanissima poco dopo aver vinto l’Australian Open 2022. Per Tjen è un successo doppiamente storico, visto che mai una indonesiana aveva segnato un risultato del genere. Al secondo turno Janice è attesa da una sfida difficile e affascinante contro Emma Raducanu, prima campionessa nella storia del torneo partendo dalle qualificazioni e in netta ripresa dopo stagioni difficili segnate da tanti infortuni.
    Di Alexandra Eala si è parlato tanto in primavera quando a Miami visse un torneo incredibile, battendo una dopo l’altra gente come Ostapenko, Keys (fresca campionessa Slam) e Swiatek, fermandosi in semifinale davanti a Pegula. Eala a New York ha compiuto una vera impresa battendo la Tauson, in grande forma, al termine di una battaglia durata oltre due ore e mezza, al tiebreak decisivo, diventando la prima tennista filippina a passare un turno in uno Slam. La 20enne formata all’Academy di Nadal è attesa da un secondo turno contro la spagnola Bucsa. Più fortunata Polina Kudermetova, in campo solo quattro game per il ritiro dell’avversaria, la spagnola Parrizas Dias; per la 22enne di Mosca ora un ostacolo forse insuperabile, Aryna Sabalenka.
    Sette invece i tennisti capaci di vincere il primo incontro a livello Slam in quest’edizione di US Open: Ugo Blanchet, Raphael Collignon, Martin Damm, Jerome Kym, Leandro Riedi, Eliot Spizzirri e Coleman Wong. Per Blanchet è il coronamento di una lunga rincorsa, visto che il 26enne francese è da tempo un discreto frequentatore di Challenger con sparuti risultati a livello di tour maggiore. Si è imposto in poco meno di tre ore sul magiaro Marozsan, uno di vero talento ma che non gioca bene tutti i giorni, bravo è stato Ugo ad approfittarne. Al secondo turno sarà dura contro la potenza di Mensik, discretamente impressionante per spinta nella prima partita del torneo. Bella soddisfazione anche per il 22enne belga Raphael Collignon, bravo a regolare con un periodico 6-4 il colombiano Galan. Forse i suoi colpi non saranno abbastanza continui per scardinare la regolarità di Casper Ruud al secondo turno, ma intanto ha infranto una barriera importante per ogni tennista. Prima volta anche per il figlio d’arte Martin Damm (il papà, ceco, ha vinto 40 titoli in doppio nella propria carriera). Per Damm un sorteggio discretamente fortunato, contro il giovanissimo e ancora acerbo Blanch. Vittoria in tre set e ora sfida tosta contro Tiafoe, uno che a NYC si esalta e può diventare pericoloso anche per i big.
    Prima vittoria Major anche per i due giovani svizzeri Kym e Riedi, discreti talenti con buone carriere giovanili ma ancora non esplosi a grande livello tra i Pro. Kym, 22enne di Rheinfelden, ha lottato quasi tre ore per aver la meglio sullo statunitense Quinn, tutto sommato un buon sorteggio e vittoria meritata. Sarà costretto a correre tantissimo nel secondo turno, contro lo specialista del “ritmo” e di questi campi come Brandon Nakashima. Per Riedi una bella soddisfazione, da poco rientrato dopo un lungo stop e crollo in classifica (è 435 al mondo, era stato 1117 l’anno scorso in agosto), battere un  avversario molto tosto nella lotta come Pedro Martinez, superato in tre set. Prima vittoria Slam e secondo turno con Cerundolo, autore della rimonta da due set sotto contro il nostro Arnaldi. Sarà partita difficilissima per lo svizzero, ma non ha niente da perdere.
    Primissima volta anche per lo statunitense Eliot Spizzirri, entrato nel tabellone con una wild card e piuttosto fortunato perché il sorteggio l’ha abbinato all’altra wild card locale Dostanic. Eliot ha vinto in tre set e stasera proverà a resistere alla potenza del nostro Luciano Darderi, apparso in grande spolvero all’esordio contro Hijikata, demolito a furia di bordate di diritto. Ultimo nuovo vincitore Slam è Coleman Wong, talento cresciuto all’Academy di Nadal come Eala e bravo a mettere la “bandierina” di Hong Kong nel tennis Pro. Aveva fatto parlare di se a Miami, quando sorprese Ben Shelton al secondo turno. Col suo tennis rapido ha battuto Kovacevic in tre set. Per lui un secondo turno giocabile contro l’australiano Walton, sognando un possibile terzo turno contro Rublev.
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    Chang (coach di Tien) mette in guardia Djokovic: “Learner può mettere in difficoltà Novak”

    Learner Tien a Winston Salem (foto ATP)

    Uno dei match più attesi della prima giornata di US Open è sicuramente quello che aprirà il programma serale sull’Ashe: Djokovic vs. Tien. Potrebbe sembrare sulla carta un incontro “scontato”, il 24 volte campione Slam (e quattro a New York) contro un teenager di ottimo potenziale ma ancora acerbo di esperienza a questo livello. Tuttavia lo scenario di questa partita potrebbe essere assai diverso: il serbo è fermo dallo scorso 11 luglio, quando s’inchinò alla maggior potenza e intensità di Sinner nella semifinale di Wimbledon, mentre il giovane Tien giocherà senza alcuna pressione e con qualità tecniche che possono infastidire non poco Djokovic. Quali? Il classe 2005 californiano è davvero bravo nell’anticipare i colpi e generare traiettorie molto angolate, che “spezzano” le gambe degli avversari, e cambiare continuamente ritmo e altezza della palla, con una fase difensiva di grandissima qualità forte una notevole velocità di copertura del campo. Ne è convinto anche Michael Chang, leggenda del tennis USA e da poco super-coach di Tien. In un’intervista rilasciata al sito ATP, Chang racconta il nuovo rapporto di collaborazione di Tien, affiancando il suo allenatore Erik Kortland, e anche sulla partita che sarà l’happening della prima giornata di US Open 2025.
    “Sto cercando di aiutare Tien al meglio delle mie possibilità”, racconta Chang. “Non è sempre un anno facile per i giocatori che esordiscono e giocano il tour per intero al primo anno, proprio quello che sta affrontato lui. L’anno scorso ha giocato molti Challenger e ha fatto davvero bene a fine anno. Ma quest’anno è stato tutto nuovo. Sta gestendo bene la situazione e ovviamente sta andando alla grande.” Attualmente Tien è n.50 nel ranking (con un best di 48), un bel progresso rispetto alla posizione 120 di inizio stagione. Una crescita figlia di buoni risultati e un tennis progressivamente sempre più incisivo e continuo, ricco di angoli mancini e cambi di ritmo.
    Djokovic non perde all’esordio in uno Slam dall’Australian Open 2006. Un’era fa… Tuttavia “Michelino” sorprende: “Mi piace il tabellone di Tien” afferma Chang. “Ovviamente Novak è uno dei più grandi giocatori di sempre, se non il più grande di tutti i tempi. Learner però non ha nulla da perdere. Ha tutto da guadagnare da questa opportunità. Per Learner avere l’opportunità di giocare contro uno dei più grandi è davvero speciale e non neghiamo il fatto che Novak stia ancora giocando un tennis incredibile. Se Sinner e Alcaraz non fossero d’intralcio, avrebbe potuto facilmente aggiungere altri Slam al suo curriculum. Ma allo stesso tempo, Learner non ha nulla da perdere e ha dimostrato in questa stagione di poter dare filo da torcere ai migliori giocatori. E sta battendo giocatori che avevano già battuto Novak nei precedenti Slam, e questo dovrebbe fargli guadagnare fiducia.”
    Prima di accettare l’offerta di collaborare con Tien, Chang ha studiato a fondo il tennis del giovane connazionale. Questo il punto di vista di Michael: “Penso che ora Learner stia servendo molto più forte. Ora sta iniziando a incorporare questo nel suo gioco. Non credo che sia stata una transizione difficile per lui. In realtà, penso che abbia la capacità di giocare in modo molto aggressivo da fondo campo, e di prendersi il punto a rete. Ha un buon gioco a rete, e non c’è motivo per cui, in un lasso di tempo molto breve, possa diventare davvero un giocatore più versatile sotto ogni aspetto”.
    Ovviamente servirà una prestazione super Tien per impensierire e provare a battere Djokovic, ma il grande punto di domanda è: che versione di Novak avremo?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO