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    Kyrgios non commenterà Wimbledon per la BBC, paga la sua “condotta”

    Nick Kyrgios

    Nick Kyrgios salterà l’edizione 2025 dei Championships di Wimbledon per una ricaduta di uno dei suoi vari infortuni (presumibilmente al polso) ma anche come commentatore per la BBC. Secondo quanto riporta il ben informato quotidiano londinese The Telegraph, il discusso talento australiano non sarà riconfermato come opinionista e commentatore della prossima edizione di Wimbledon per colpa della sua condotta, in primis l’aggressione subita dalla sua ex compagna, ma anche le sue pesanti sparate sui social.
    Quando nel 2024 la BBC inserì Kyrgios nel team dei commentatori dei Championships la notizia scatenò un acceso dibattito in Gran Bretagna, poiché nel 2023 l’australiano aveva ammesso di aver aggredito la sua ex compagna. Il finalista di Wimbledon 2022 (battuto da Djokovic in quella che resta la sua unica finale Slam) confessò durante il processo, archiviato nel febbraio 2023, di aver spinto a terra con violenza la sua compagna dell’epoca, Chiara Passari, durante un’accesa lite. L’incidente risale al dicembre 2021. Il tribunale di Canberra stabilì che il fatto, seppur censurabile, era “di lieve entità” e non premeditato. Tuttavia la sua apparizione sulla BBC in uno di massimi eventi sportivi del paese fu pesantemente criticata da molti osservatori. “La BBC dovrebbe vergognarsi di questa nomina”, dichiarò la deputata conservatrice Caroline Nokes. “È una vergogna e dimostra il profondo disprezzo che la nostra emittente nazionale nutre per le donne”. A questa vicenda sono seguite le tante critiche rivolte all’australiano per le sue eruzioni verbali sui social.
    Secondo il Telegraph, Nick Kyrgios non dovrebbe apparire nemmeno su ESPN, network statunitense per il quale ha lavorato durante le ultime edizioni degli Australian Open. Le dichiarazioni pubbliche del tennista sono considerate troppo sopra le righe e assai discutibili. Per esempio lo scorso ottobre Kyrgios ha avanzato teorie cospirazioniste secondo cui sarebbe “impossibile” che le piramidi siano state costruite da esseri umani. A questo aggiungiamo anche le pesanti critiche a Jannik Sinner, reiterate per mesi e mesi per la nota vicenda Clostebol, e anche ad altri colleghi (Iga Swiatek, altri) che hanno creato intorno a Nick un clima poco sereno.
    Un’immagine compromessa e che ora Nick sta pagando a caro prezzo a livello di collaborazioni con i principali media internazionali.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    La stoccata di Holger Rune sui “presunti” benefici fiscali della residenza

    Carlos Alcaraz, campione a Roland Garros 2025 (foto Patrick Boren)

    Quanto si è parlato nel Belpaese della residenza fiscale di alcuni nostri grandi giocatori? Fin troppo e, purtroppo, a sproposito. Alcuni notissimi commentatori (perlopiù generalisti o politici) hanno sparato a zero sui nostri campioni per il fatto di avere la propria residenza non in Italia ma, tendenzialmente, a Monte Carlo. È noto che nel Principato il regime fiscale è assai agevolato rispetto a quello imposto dal fisco italiano o altri paesi, ancor più pressanti sui compensi dei professionisti, ma… c’è un lato della faccenda ben poco diffuso all’opinione pubblica generale che, indotta da questi editoriali decisamente populisti, hanno finito per “massacrare” sui social – e non solo – i tennisti bersagli di queste critiche.
    A chiarire la situazione dei tennisti ci ha pensato oggi sui social Holger Rune, ragazzo assai schietto e che non si tira mai indietro quando c’è da mettere i puntini sulle i. Il danese è intervenuto sul social X ad un commento diffuso da una giornalista statunitense, che ha fatto un po’ i conti in tasca a Carlos Alcaraz dopo il clamoroso – e per i supporter italiani dolorosissimo…- successo a Roland Garros, facendoli “male”. Il giovane murciano oltre alla bellissima Coppa dei Moschettieri (seppur in versione ridotta, quella vera resta lì dove è) si è portato a casa un sostanzioso assegno di 2,55 milioni di dollari. Tuttavia, secondo la giornalista, Carlos vedrà quel compenso decurtato dal fisco spagnolo per il 46%, quindi di 1 milione, 181 mila e spicci. A questo post ha risposto Rune, correggendo la giornalista e sottolineando che ogni tennista paga le tasse sugli assegni ricevuti secondo il regime fiscale del paese che ha emesso l’assegno stesso.
    “Si pagano le tasse sui prize money nel paese dove giochi” scrive Rune, “sono sicuro che in Francia è più del 46%, ma… si possono dedurre le spese”.
    “Pertanto vivere a Monte Carlo non è un benefit” commenta appena dopo un appassionato. Così Rune risponde: “Per il meteo, le strutture tennistiche e la privacy, lo è assolutamente 😉 ”

    Carlos Alcaraz got a check for €2.55 million alongside the trophy for winning the men’s singles trophy. But he will have to pay close to €1,181,936 , a 46% of the total amount as IRPF which is Spain’s Personal Income Tax. (El Economista)
    — TENNISMEDIA (@luciahoff) June 10, 2025

    Ovviamente su altri compensi che non derivano da un torneo giocato in un paese diverso da quello dove si risiede, l’imposizione fiscale è stabilita secondo altri criteri. Queste informazioni in realtà sono facilmente reperibili, ma è curiosa la risposta di Rune, segnale che su quest’argomento anche commentatori abituali del tennis non sono sempre ben informati. Uno scambio social che sarebbe utile girare a tutti coloro che tirando in ballo la residenza fiscale sono arrivati ad affermare che qualche nostro giocatore di fatto non è nemmeno più italiano.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Murray intrigato dal ruolo di coach: “Lo rifarò prima o poi, ma non subito. Sinner e Alcaraz favoriti contro il miglior Rafa a Parigi? Sarei più cauto”

    Andy Murray al Queen’s Club

    L’offerta di diventare coach è arrivata all’improvviso. Mai Andy Murray si sarebbe aspettato che dall’altro lato della “cornetta” del telefono vi fosse proprio “lui”, Djokovic, il suo più grande rivale in carriera. Un’offerta a sorpresa, repentina, alla quale non se l’è sentita di dire no, anche se è arrivata presto, senza un’esperienza nel ruolo di coach. Alla fine non è andata come sperato: Novak non ha vinto alcun titolo insieme a Murray e nemmeno il tennis del serbo ha tratto particolare giovamento, ma quest’esperienza di vita oltre che di lavoro ha intrigato Murray, tanto da fargli affermare oggi che tornare ad allenare “prima o poi” potrebbe essere più di una possibilità, ma che questo non avverrà a brevissimo anche perché sente di avere ancora molto da imparare su questo ruolo.
    “Lo rifarei prima o poi. Non credo che accadrà immediatamente”, ha dichiarato a Clare Balding di BBC Sport in occasione dell’inaugurazione dell’Andy Murray Arena al Queen’s Club nella giornata di apertura del torneo londinese, in versione femminile. “Non avevo intenzione di iniziare ad allenare subito dopo aver finito di giocare, ma è stata un’opportunità davvero unica. È stata l’occasione di imparare da uno dei migliori atleti di tutti i tempi” continua Andy. “Si impara molto su come lavorare in squadra. Come atleta individuale, hai una squadra di persone intorno a te, ma sei tu il punto focale, mentre quando alleni un singolo individuo lavori con un fisioterapista, preparatori atletici, agenti e devi sapere come far arrivare il tuo messaggio al giocatore e capire cosa lo spinge. Questa è la cosa che ho imparato e qualcosa su cui devo lavorare se voglio farlo di nuovo in futuro. È stata un’opportunità fantastica per me. Abbiamo trascorso momenti davvero piacevoli fuori dal campo. I risultati non sono stati quelli che volevamo, ma ci abbiamo provato. Vedremo se mi occuperò di allenare in futuro, ma non credo che accadrà per un po’.”
    Guardando al futuro, il tennis maschile sta completando un passaggio generazionale. Murray si dice entusiasta di quello che aspetta lo sport ma resta cauto rispetto a chi afferma che i due leader del tennis mondiale, Sinner e Alcaraz, sono già destinati a superare l’epoca dei “Big Three”. “Jack [Draper] sta andando benissimo. Si darà l’opportunità di vincere Major nei prossimi cinque, dieci anni” continua lo scozzese. “Lo sport è in un momento davvero positivo, ma è importante non dimenticare cosa hanno fatto quelli prima di loro, cosa hanno fatto Roger, Rafa e Novak. Vincere più di 20 Major è qualcosa di eccezionale ed è facile oggi dimenticarsene un po’. Ho sentito alcuni esperti dire che se Alcaraz e Sinner fossero scesi in campo contro Rafa al Roland Garros, sarebbero stati i favoriti in vista di quella partita, con Rafa nel pieno della sua forma. Sarei più cauto. Alcaraz e Sinner sono sulla buona strada per diventare due dei migliori, non c’è dubbio, ma ci vuole tempo per costruire quello che Roger, Rafa e Novak hanno fatto. Vedremo se ci riusciranno” conclude Murray.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    L’incredibile coincidenza che potrebbe affiancare Alcaraz a Nadal

    Carlos Alcaraz (foto Patrick Boren)

    La cabala è un’arte antica che si perde nella notte dei tempi. Affidarsi alla lettura dei numeri e coincidenze per prevedere il futuro è esercizio ardito, ma è indubbio che a volte la storia si ripete, lasciando gli osservatori stupefatti. Il commentatore francese Bastien Fachan in quel di Roland Garros ha scovato una possibile coincidenza numerica tra Alcaraz e Nadal che ha dell’incredibile e che riportiamo per curiosità.
    Rafael Nadal stupì il mondo del tennis quando dopo i primi quattro trionfi a Roland Garros (2005-2008) sconfisse l’eterno rivale Roger Federer sul Centrale di Wimbledon nel luglio del 2008, in una finale diventata leggendaria. Una grande sorpresa che lo portò poi in estate a detronizzare lo svizzero anche come n.1 del ranking, interrompendo il periodo più lungo della storia di dominio della classifica (237 settimana di fila dopo esserlo diventato il 2 febbraio del 2004). Quel mitico successo a Wimbledon fu il quinto Slam in carriera vinto da Nadal. In quel giorno Rafa aveva esattamente 22 anni, 1 mese e 3 giorni.
    La coincidenza che potrebbe collegare Alcaraz e Nadal è la seguente: domenica prossima, il giorno della finale di Roland Garros 2025, Carlos avrà esattamente 22 anni, 1 mese e 3 giorni e proverà a battere Jannik Sinner per alzare la sua seconda coppa dei Moschettieri. Se vincerà, sarà il suo quinto Slam in carriera, esattamente come Rafa alla stessa età!
    È un fatto davvero curioso e unico. Sapremo solo domenica se lo spagnolo preverrà sull’italiano e così alzerà il proprio quinto trofeo Major, uguagliando in tutto il campionissimo di Manacor. C’è una finale da giocare, la prima a livello Slam tra Jannik e Carlos. La partita tutto il mondo del tennis attende da un po’ di tempo e segna indubbiamente un punto fermo, visto che sarà anche la prima in assoluto tra due giocatori nati entrambi nel nuovo secolo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Musetti: “Carlos mi ha portato al limite. Non volevo ritirarmi, ma non ce la facevo più”

    Lorenzo Musetti nella foto – Foto Patrick Boren

    Un Lorenzo Musetti deluso ma lucido quello che si presenta in conferenza stampa dopo la semifinale persa contro Carlos Alcaraz. Una partita che, per due set, ha regalato spettacolo e intensità, prima che un problema fisico lo costringesse al ritiro sul 4-6 7-6 6-0 2-0 in favore dello spagnolo.
    “Carlos mi porta al limite, è quello che fanno i grandi campioni”, ha dichiarato Musetti. “Fisicamente è uno dei più forti in assoluto, costruisce molto del suo gioco sulla componente atletica. Sapevo che per reggere il suo ritmo dovevo stare bene fisicamente. Purtroppo non è andata così. Vedremo con il mio team cosa potremo fare meglio per farci trovare più pronti la prossima volta”.“Sono molto triste e deluso per come è finita, anche se fin lì è stata una grande partita,” ha ammesso Musetti in conferenza stampa. “Ho cominciato a sentire dolore dietro la gamba sinistra all’inizio del terzo set, durante un turno di servizio. La situazione peggiorava col passare dei game, e alla fine ho dovuto fermarmi. Non era quello che volevo, ma penso sia stata la decisione giusta.”Il toscano ha parlato con orgoglio della qualità espressa nei primi due set, entrambi estremamente intensi: “Oggi ho fatto un passo avanti, ho sentito di essere più vicino al suo livello. Per due ore abbiamo mantenuto un’intensità altissima. Avevo le mie chance per andare avanti di due set, ma Carlos è in grande forma e ha meritato la vittoria.”
    Dal punto di vista fisico, Musetti ha spiegato come sia difficile tenere il ritmo contro un giocatore così esplosivo: “Affrontare Alcaraz oggi è forse la sfida più dura nel circuito. È aggressivo, ti pressa sempre. Con il mio rovescio a una mano è complicato reggere certi scambi. Ho speso tanto fisicamente e alla lunga il corpo ha presentato il conto.”Anche dal punto di vista mentale, affrontare un campione come Alcaraz non è mai semplice: “Sapevo che avrei dovuto giocare il miglior match della mia carriera, e per una buona parte ci stavo riuscendo. Ero presente fisicamente, tecnicamente e mentalmente. Ho servito bene, lui a tratti era in difficoltà. Ma quando ho cominciato a sentire dolore, non c’erano più le condizioni per continuare.”L’infortunio è apparso serio già dal momento in cui è stato richiesto il medical time out. “L’ho sentito partire da un servizio, poi ho chiamato il fisioterapista. Inizialmente ho provato a continuare, ma la sensazione era sempre peggiore. All’inizio del quarto set non riuscivo più a muovermi come prima, c’era troppo rischio nel continuare.”
    Lorenzo ha poi commentato l’evoluzione del match-up con Alcaraz, affrontato per la terza volta nel giro di un mese sulla terra battuta: “Questa è stata la miglior partita tra le tre che abbiamo giocato, ho servito meglio e ho giocato in modo giusto. Lui voleva spingere molto e a volte sbagliava. Mi sentivo davvero vicino, ho avuto le mie occasioni anche nel secondo set.”Dopo un mese intenso, ricco di vittorie e fiducia, Musetti si è presentato a Parigi con un tennis brillante ma con le energie già consumate da una lunga rincorsa. “È stato un mese bellissimo ma logorante, sia fisicamente che mentalmente. Quando giochi tanto, a volte sei costretto ad attingere sempre più in profondità, e questo alla lunga si paga. Non ho dieci anni di Slam alle spalle, ne ho solo 23. So che ci sarà da lavorare sulla tenuta fisica, ma credo che anche da queste esperienze si possa imparare tanto”.A chi gli chiedeva se avesse sentito un consulto per la chiusura del tetto sul Court Philippe Chatrier, Musetti ha risposto senza polemiche: “Sapevamo già da stamattina che si sarebbe giocato indoor. Mi sono scaldato col tetto chiuso, poi ci hanno confermato la decisione un’ora prima. Viste le previsioni, credo sia stata la scelta giusta. Preferisco così, piuttosto che dover interrompere il match per pioggia”.
    Sul momento preciso in cui ha capito di dover alzare bandiera bianca, Musetti è stato schietto: “Il fastidio è iniziato nei primi game del terzo set, ma all’inizio pensavo di poterlo gestire. Poi ho cominciato a perdere forza e potenza, e non riuscivo più a rimanere negli scambi. Non aveva senso forzare, era rischioso e stavo compromettendo anche i prossimi tornei. È stata una scelta difficile, ma corretta. Se fossi stato bene, non mi sarei mai ritirato: non capita tutti i giorni di giocare una semifinale Slam”.Infine, sulle differenze rispetto all’infortunio accusato a Monte-Carlo: “Non sembra lo stesso problema, ma domani farò gli esami per avere certezze. Non credo che sia stato un fattore mentale, la decisione è stata puramente fisica. Non ce la facevo più”.Da Parigi il nostro inviato Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Boisson, un torneo che ti cambia la vita (anche economicamente)

    Lois Boisson

    Quando si dice “questo torneo ti ha cambiato la vita”, non sempre è una frase fatta. Basta pensare a quella di Lois Boisson, sorpresa assoluta a Roland Garros 2025. La tennista francese è stata protagonista della storia più bella e incredibile del torneo, passando da semi sconisciuta a protagonista in campo grazie alla straordinaria semifinale giocata (e persa) contro Coco Gauff. Boisson ha iniziato il torneo da n.361 WTA e ha sbaragliato la quotata concorrenza sino alla “semi”, inanellando una serie di record incredibili.
    Per esempio, era dal 1997 con una giovanissima Serena Williams che una tennista al di fuori delle prime 300 del ranking femminile non batteva almeno due top 10 nello stesso torneo, dato questo che sottolinea la portata della impresa di Lois. Inoltre è stata la prima semifinalista di Roland Garros nell’Era Open entrata in tabellone con una wild card, e anche la terza tennista (dal 1980) a sbarcare in semifinale in uno Slam al proprio debutto nel main draw di un Major. Pazzesco.
    Il risultato di Parigi vale a Boisson un’ascesa memorabile nel ranking: da 361 lunedì prossimo sarà n.65. E le vale anche una vera nuova vita a livello economico. Infatti Lois con la semifinale a Roland Garros si è garantita un assegno di 690mila euro. Finora nella sua breve e travagliata carriera aveva intascato solo 148.500 dollari. Se non è una nuova vita questa…
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Roland Garros: Errani e Vavassori campioni nel doppio misto

    Sara Errani e Andrea Vavassori – Foto Patrick Boren

    Secondo titolo Slam per Sara Errani ed Andrea Vavassori che vincono la finale del doppio misto superando 6-4 6-2 la coppia formata da Evan King e Taylor Towsend. Una partita divertente con tante situazioni, punti brevi e scambi rapidi. Un doppio misto, giocato sugli equilibri, scambi rapidissimi a rete e letture anticipate. Specialità che Si gioca praticamente solo negli Slam con le regole sono quelle dei doppi ATP. Killer point sul 40 pari e long tie-break al posto del terzo set.
    Gli azzurri si presentano con Errani a destra e Vavassori a sinistra. La coppia di amncini americani gioca con Evan King a destra e Taylor Towsend a destra. Prima giochi che rispettano la regola dei servizi 2-2. Sul 3 pari arriva il primo killer point che vuol dire anche palla break. la coppia azzurra sceglie la risposta, Sara gioca profondo, Towsend spara fuori il dritto. Break e 4-3 per Errani-Vavassori. Riesce a tenere il servizio Sara che espone Vavassori alle fucilate di King, che attacca la prima della romagnola che no supera mai i 130km/h. Andrea riesce comunque a coprire la rete 5-3 per la coppia italiana. Serve King, che annulla due set-point. Si gioca un altro killer point. King insiste su Errani, che sbaglia al volo, azzurri sempre avanti 5-4. Vavassori serve per il set. Due prime vincenti per Andrea 30-15. Stecca la risposta Taylor Towsend 40-15 ancora due set-point. Smash vincente di Vavassori. Primo set agli italiani 6-4.
    Primo gioco del secondo set e sul 40 pari si gioca il killer point. Vavassori gioca su Towsend che mette la volée in rete. Break. Vavassori al servizio. L’americana si rivela l’anello debole del doppio statunitense. Vavassori conferma il break 2-0. Servono bene gli americani che restano vicini 1-2. Senza sofferenza Errani tiene il servizio 3-1. Gli azzurri restano avanti 4-2. Vento fastidioso sul Centrale, Vavassori trova la risposta vincente 15-40 due palle per il doppio break. Risposta sui piedi della Towsend che arriva in ritardo 2-5. Errani al servizio per il match. Si gioca il killer point. Towsend mette in rete Errani Vavassori campio Slam di doppio misto.Vincere un titolo, quale che sia è sempre un traguardo importante. Non importa se i grandi nomi snobbano questa specialità, ma un titolo Slam è una cosa da tenere in bacheca, e che resterà per sempre, anche se di doppio misto. Complimenti Sara ed Andrea il tennis italiano è fiero di voi.
    I due campioniSara Errani è un nome che non ha bisogno di presentazioni: ex finalista del Roland Garros in singolare e campionessa Slam in doppio femminile, la romagnola ha da sempre un feeling particolare con la terra rossa parigina. Andrea Vavassori, specialista del doppio e già protagonista a livello ATP in coppia con Bolelli, è uno dei doppisti italiani più forti. Attuale 8 del ranking nella specialità vanta un best al n.6. Servizio incisivo, tocco delicato a rete, quest’anno ha conquistato insieme a Simone Bolelli tre titoli ad Adelaide, Rotterdam ed Amburgo. Insieme Sara ed Andrea hanno già conquistato un titolo Slam agli ultimi US Open battendo Taylor Townsend e Donald Young che ha giocato nell’occasione la sua ultima partita da professionista.
    Gli avversariEvan King, 32 anni, originario di Chicago, è un mancino specialista del doppio. Nel 2025 ha vissuto una stagione eccezionale: ha conquistato il suo primo titolo ATP al Dallas Open in coppia con Christian Harrison e ha replicato il successo all’Abierto Mexicano di Acapulco . Questi risultati gli hanno permesso di raggiungere il miglior ranking in carriera, salendo fino al 18° posto nella classifica mondiale di doppio. Taylor Townsend, già vincitrice di due titoli Slam in doppio femminile, gioca anche il doppio misto. Dopo aver raggiunto la finale agli US Open 2024 in coppia con Donald Young, ora punta al titolo a Parigi insieme a King.
    Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Djokovic a cuore aperto: “Il tennis non è più la massima priorità nella mia vita, ma non gioco tanto per fare. Se sento di non essere più competitivo per vincere uno Slam, smetterò”

    Djokovic insieme a Bilic

    Novak Djokovic ammette che il tennis non è più la massima priorità nella sua vita ma anche che la sua voglia di competere e vincere non è sopita affatto. Tuttavia, nel momento in cui si renderà conto di non essere più competitivo per vincere uno Slam, allora il ritiro sarà automatico. Il serbo è stato protagonista nel bel programma “Success of the Champion”, condotto dall’ex calciatore e allenatore Slaven Bilic. In una lunga intervista con il connazionale si è soffermato su molti temi, sociali e politici, ribadendo quelle che sono al momento le sue priorità e prospettive. Questi alcuni passaggi significativi del suo pensiero.
    “Il tennis è stato il fulcro della mia vita per trent’anni. È ciò che conosco meglio, ciò che so fare meglio” racconta Djokovic. “Ma quando sono diventato padre dieci anni fa, tutto è cambiato, in meglio. Ho ricevuto una nuova dose di motivazione. Sentivo di volere di più, di rendere mio figlio, mia moglie e, naturalmente, i miei genitori più felici. Diventare padre ha portato tutto a un nuovo livello e ho incanalato quell’energia nei miei risultati e nella mia carriera professionale. Mi ha dato le ali, e in seguito ho vissuto diversi anni fantastici. Poi mi sono infortunato e ho attraversato diverse fasi”.
    Dopo tanti anni al vertice, segnando record assoluti, ora il focus è trovare un equilibrio tra la sua carriera sportiva e la sua vita privata, con la seconda sempre più importante. “Il tennis non è più la priorità assoluta nella mia vita, almeno non nella stessa misura di prima. Voglio essere un padre, un marito, voglio semplicemente recuperare ciò che ho sacrificato, perché davvero, forse la parola è un po’ dura, ma ho sacrificato tutto per molti anni. Non sono il tipo di persona che può giocare a tennis a livello professionistico solo per il gusto di farlo. Questo non sono io. Devo sentire di essere ancora a un livello in cui posso potenzialmente vincere un torneo del Grande Slam ed essere uno dei migliori. Nel momento in cui non sarà più così, giuro a me stesso che sarà la fine.”
    Novak riavvolge il nastro dei ricordi, tornando ai difficili anni della sua giovinezza, quando nei Balcani c’era la guerra e tutto era molto difficile. “I miei genitori si sono conosciuti al Kapaonik e hanno avviato un’attività di ristorazione, ed è così che ci siamo guadagnati da vivere. Per caso, anche se non credo molto alle coincidenze, il destino ha fatto sì che tre campi da tennis venissero costruiti vicino al giardino del ristorante. Poi arrivò la guerra. Quando avevo dieci anni vivevamo a Belgrado. Passavamo da un appartamento a quel tempo, alla fine degli anni ’90, e a causa dei bombardamenti non avevamo un posto fisso dove stare. I miei hanno dovuto affrontare molte difficoltà e il tennis era uno sport incredibilmente costoso”. Il campione ricorda come suo padre una volta mise dieci marchi sul tavolo e disse che quello era tutto ciò che avevano: “In quel momento, qualcosa di simile a un istinto paterno si è risvegliato in me: sentivo che anche a 12 anni dovevo diventare adulto. Ho capito il suo messaggio. Troveremo i soldi, creeremo le condizioni, faremo in modo che accada, qualunque cosa accada. Se ora non c’è una strada chiara, la creeremo. Devi solo dirmi: sei pronto per questo?’”.
    Ultimo pensiero per le Olimpiadi, il suo ultimo grandissimo successo, inseguito da tutta la vita. “Quando penso alle Olimpiadi dell’anno scorso, le mie mani iniziano a sudare e tremare. Ho tremato anche dopo le sconfitte subite in altri Giochi, perché quelle sono state le più grandi sconfitte della mia carriera, le più dolorose, le più emozionanti”.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO