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    Mouratoglou: “Finché c’è Alcaraz, non c’è modo annoiarsi”

    Patrick Mouratoglou

    Patrick Mouratoglou sottolinea la brillantezza e divertimento del tennis di Carlos Alcaraz, il giocatore attuale che più lo interessa e stimola. Secondo il noto coach francese, la forza dello spagnolo deriva da un talento tecnico importantissimo unito a forza fisica e qualità agonistiche, una sorta di mix quasi perfetto tra i talenti dei grandi del recente passato e presente come Federer, Nadal e Djokovic. Parlando a margine della presentazione di un evento del suo tour alternativo UTS, così Mouratoglou si è espresso sul giovane spagnolo, il tennista con quale non ci si annoia mai.
    “Alcaraz ha un tennis diverso rispetto a due giocatori incredibilmente costanti come Nadal e Djokovic, che costruivano il punto”, afferma Patrick. “Se si guarda a Carlos, è più un attaccante, ma penso che sia molto interessante anche perché può fare così tante cose diverse e le fa tutte così bene. Fa palle corte, arriva a rete con una potenza incredibile e lì ha un tocco eccellente; sa rispondere, fare volée, e fa tutto questo in una singola partita. È pazzesco. Quindi è molto interessante. Con lui non ci si annoia mai, succede sempre qualcosa e finché ci sarà, sarà così. Certo, non è costante come Rafa e Novak al loro apice, o come Sinner ora, che è incredibilmente costante, ma accende di più lo spettacolo“.
    Mouratoglou sottolinea anche come negli ultimi anni sia cambiato il fisico dei tennisti di vertice, sempre più alti e magri, con meno massa muscolare, con poche eccezioni. “Chiaramente c’è stato un cambiamento nella corporatura dei tennisti negli ultimi anni”, continua l’allenatore francese, da poco separatosi da Naomi Osaka. “Sono sempre più alti, sempre più magri. Guardate i migliori, c’è una sola eccezione: Carlos Alcaraz. Poi tutti gli altri, che si tratti di Djokovic, Sinner, Zverev, Tsitsipas, Medvedev, sono tutti i ragazzi molto magri, molto alti. E tutti sono dotati di un servizio importante, con tanta potenza! Perché quando riesci ad accelerare con braccia più lunghe, la palla va molto più veloce”.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Djokovic nella cordata di acquirenti del Le Mans (club francese di Ligue 2)

    Novak Djokovic a San Siro

    Dici Le Mans e subito pensi alla leggendaria corsa automobilistica che dal 1923 si svolge ogni anno sulla durata di 24 ore, con la Ferrari vincitrice nelle ultime tre edizioni. Tuttavia la località situata nel dipartimento della Sarthe è salita agli onori della cronaca per la vendita del club di calcio cittadino, attualmente collocato nella Ligue 2. La curiosità viene dal fatto che la nuova proprietà del Le Mans FC è una cordata alla quale appartiene anche Novak Djokovic. Il campionissimo serbo infatti ha acquisito la proprietà del club francese insieme agli ex piloti Felipe Massa e Kevin Magnussen, oltre ad altri soggetti.
    “Djokovic, il giocatore di maggior successo della storia del tennis, è un uomo la cui forza mentale e il cui approccio unico apporteranno un notevole valore aggiunto”, ha dichiarato il Le Mans FC in un comunicato. Il club ha inoltre sottolineato che “Massa (con ben 15 stagioni da pilota in Formula 1) e Magnussen (10 stagioni) contribuiranno a creare un ponte tra calcio e sport motoristici, un punto di forza distintivo del marchio Le Mans”. Thierry Gomez, presidente del club francese, ha sottolineato come “l’unicità di questo fondo di acquirenti risiede anche nel contributo di atleti di alto livello come Novak Djokovic, Felipe Massa e Kevin Magnussen, protagonisti di questa iniziativa”.
    Il passaggio di proprietà è avvenuto per il 40esimo anno di vita del club. Al momento non sono stati comunicati i dettagli finanziari complessivi dell’operazione, ma si parla di diversi milioni di euro. L’investimento è guidato dal gruppo brasiliano OutField e Georgios Frangulis, fondatore e CEO di Oakberry nonché partner attuale di Aryna Sabalenka.
    È nota da sempre la grande passione di Djokovic per il calcio. È supporter del Milan e in più occasioni si è recato a San Siro per assistere di persona a partite importanti del club del “Diavolo”. Adesso per lui una partnership imprenditoriale con il club francese, a caccia di un grande rilancio e lo sbarco nella massima serie nazionale.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Alcaraz: “Non mi faccio problemi a mangiare hamburger e dolci durante i tornei. La rivalità con Sinner? Alla gente piace l’idea che ci siano attriti tra noi, è questo che ‘vende’, ma abbiamo un bellissimo rapporto”

    Carlos Alcaraz, 5 Slam vinti in carriera

    “Mi piace molto giocare a tennis. È la mia passione, è ciò che ho scelto, è ciò che amo.” Così inizia una lunga e interessante intervista rilasciata da Carlos Alcaraz al Financial Times, nella quale il più giovane n.1 dell’era moderna della disciplina si racconta a 360°, spaziando tra il campo e la sua vita di tutti giorni. Interessante anche il passaggio dedicato al rapporto con Sinner, assai chiacchierato soprattutto dopo il rientro dell’italiano dai tre mesi di sospensione, con tre grandi finali disputate tra i due da Roma a Wimbledon passando per Roland Garros. La stagione in corso resterà segnata in modo indelebile dai loro cinque set di Parigi, a dir poco epici, e poi dalla rivincita di Jannik sui prati di Londra. Rivalità totale quando vuoi essere il migliore, ma anche stima e amicizia, con la giusta distanza necessaria in uno sport individuale così competitivo. Carlos parla del suo amore viscerale per il tennis, ma con un’importante nota: “Il tennis è la mia vita, ma alla fine, è come tutto il resto. Se giochi ogni giorno e non ti prendi mai una pausa per te stesso, per staccare la spina, quell’entusiasmo svanisce. Quindi cerco sempre di trovare momenti di divertimento, di voglia di vivere.”
    La chiacchierata vira sul più grande successo nel 2025, la vittoria a Roland Garros. Un titolo strappato salvando tre match point, pochi centimetri tra la gioia immensa e la delusione cocente, non facile riprendere in mano una partita che era, di fatto, persa: “Ho semplicemente pensato di recuperare un po’ alla volta: un punto, poi un altro punto, poi un altro punto, soprattutto quei tre punti”, racconta Alcaraz “Chiudere un Grande Slam è molto, molto difficile, quindi sapevo che avrei avuto delle occasioni. Ecco perché sono rimasto calmo. Sapevo che non sarebbe stato facile per lui.” Anche sull’orlo della sconfitta, non è mai sembrato arretrare o totalmente sfiduciato. La sua sicurezza interiore è davvero così incrollabile o è semplicemente un bravo attore? “Era un po’ l’immagine che volevo dare anch’io”, sorride Carlos. “Non ho mai dubitato di poter rimontare, ma ovviamente devi mostrare un’immagine di fiducia in te stesso in ogni momento. Non appena mostri debolezza all’altro, è finita: sei perso.” È esattamente quel che invece è accaduto a Wimbledon quando, sovrastato dalla potenza e aggressività di Sinner, ha esternato al suo team tutta la frustrazione del sentirsi inferiore nello scambio, affermando “lui sta giocando molto meglio di me”.
    Soprattutto sul web, ma anche da alcuni ex colleghi prestigiosi, Alcaraz è stato criticato per la sua voglia di vita extra tennistica e la necessità di staccare la spina, concedendosi serate e distrazioni che poco si addicono a una professione terribilmente intensa come quella del super campione con racchetta. Pure una dieta non così rigorosa come quelle di Djokovic o Sinner. Così Carlos: “Mangio un hamburger prima, durante o dopo un torneo. E mi concedo sempre un dessert, un po’ di cioccolato: non è un problema per me. Come festeggio? Magari quando torno a casa. Il cibo di mia madre è sempre il migliore. E bevo champagne e Coca-Cola, cosa questa che non faccio durante i tornei… Senza esagerare, ovviamente.” Resta sempre presente in lui la ricerca di un equilibrio tra l’iper professionismo del campione e la necessità di una valvola di sfogo, che sia una serata in un locale a tirar tardi o a tavola. Esplosivo come il suo gioco in campo.
    “Quei tre sono degli Alieni”, così Alcaraz apostrofa scherzando le imprese del trio Federer – Nadal – Djokovic, capaci di vincere 66 Slam in alcuni lustri, dominando il tennis in modo totale e portandolo a livelli assoluti. Come vive Carlos la responsabilità di essere il leader, insieme a Sinner, dell’epoca successiva a quella dei big-three? “Il tennis ha sempre avuto grandi rivalità e grandi giocatori. È un privilegio che la gente guardi ai nostri match in questo modo, con tanto entusiasmo, ma alla fine non abbiamo alcun obbligo di fare quello che hanno fatto loro (Roger, Nole e Rafa, ndr), tutt’altro. Se non rimani saldo nei tuoi ideali, in ciò che vuoi, quella pressione può divorarti. Devi sapere come distinguerti. Cerchiamo di non pensare a nessuna pressione e men che meno a fare quello che hanno fatto loro.”
    La rivalità con Sinner è intensa, già molte grandissime partite tra di loro e nel 2025 finalmente due finali Slam, con una vittoria a testa. Grande tensione agonistica tra i due, ma sempre in un clima di enorme rispetto, arrivando anche a sorridersi a vicenda per sottolineare alcuni punti splendidi. Davvero un abisso rispetto a quanto accadeva in rivalità del passato. Qua arriva anche l’interessante passaggio sul rapporto con Sinner: “Il trash-talking attira molta attenzione negli appassionati, è indubbio. Alla gente piace molto l’idea che ci siano attriti tra noi”, ammette Carlos. “Questo è ciò che vende. Ma anche se il tennis è uno sport individuale, anche se viviamo ogni settimana con gli stessi giocatori, in pratica giorno dopo giorno… Jannik e io abbiamo avuto grandi battaglie in campo, ma ci vediamo molto fuori. Parliamo, ci alleniamo insieme a volte. E alla fine si crea un buon rapporto, abbiamo un bellissimo rapporto. Vogliamo vincere e batterci a vicenda, ma poi fuori dal campo è un’altra cosa, e vogliamo essere brave persone e andare d’accordo. Per me questa è una delle virtù e dei valori dello sport. Questa rivalità sta diventando sempre più intensa, e ne sono davvero grato perché mi dà l’opportunità di dare il 100% in ogni allenamento, ogni giorno, solo per migliorare. Perché il livello che devo mantenere solo per battere Jannik è davvero alto.”
    Social Media, altro tema molto dibattuto, ancor più in tempi recenti segnati da moltissimi abusi perlopiù da parte di scommettitori frustrati. Questo il pensiero di Alcaraz: “Uso molto i social media e non è un ambiente molto positivo, per non dire orribile“, Carlos ha 7,4 milioni di follower su Instagram e 1,1 milioni su TikTok. “È diventato uno strumento molto importante per il lavoro, ma a livello personale è un mondo davvero orribile. Alla fine, niente lì è reale. Le persone mostrano una vita che non è veramente la loro, un volto che non è il loro. E poi, a parte questo, ci sono molte persone che possono raggiungerti con un semplice commento e possono ferirti. Credo che non ci sia arma peggiore delle parole.”
    Lo spagnolo rivela un suo punto debole: è fissato con le scarpe sportive, tanto da collezionarne un numero esagerato… “Sono un fanatico assoluto delle sneaker. Le adoro. E non c’è più spazio a casa! Mia madre mi rimprovera perché torno da ogni torneo con più sneaker e lei dice: ‘No, non portarne altre, non c’è posto dove metterle’”.
    Il golf sta diventato il suo passatempo favorito: “Adoro giocare a golf e ho giocato in alcuni campi qui nel Regno Unito nel periodo di Wimbledon. Con la quantità di pioggia che piove, ci sono campi fantastici! Rafa gioca davvero bene, anche Alex de Minaur è bravo. L’altro giorno ho giocato contro Andy Murray e mi ha battuto. Ha passato molto tempo sul campo ad allenarsi e si vede… Ho giocato anche contro Casper Ruud e anche lui mi ha battuto.”
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    La rivoluzione silenziosa: il VAR e il nuovo volto del calcio italiano

    Un viaggio tra emozioni, tensioni e dettagli tecnici: come la tecnologia VAR ha trasformato il calcio italiano, cambiando il modo di vivere ogni partita, ogni attesa, ogni decisione.

    Il fischio dell’arbitro si perde tra le urla, le mani che si alzano, gli sguardi che si incrociano. Un attimo sospeso, la folla trattiene il respiro. Da qualche parte, dietro uno schermo, occhi attenti scorrono le immagini, cercano la verità nascosta tra i fotogrammi. Il VAR non è solo una sigla, è una presenza che si insinua in ogni stadio, in ogni discussione, in ogni cuore che batte per il calcio.
    C’è un tempo nuovo, fatto di attese e di sguardi rivolti ai monitor. In quei momenti, la tensione si scioglie in mille gesti: qualcuno si copre il volto, altri fissano il campo, altri ancora cercano distrazione. Capita che, tra un replay e l’altro, lo sguardo cada sul telefono, dove scorrono immagini di giochi, demo, passatempi digitali. Così, quasi per caso, si apre la 8 tigers gold megaways demo, un modo per ingannare l’attesa mentre lo stadio trattiene il fiato. La tecnologia si intreccia con la passione, la partita si gioca anche fuori dal campo.
    L’arrivo del VAR: una nuova eraL’Italia, terra di tradizione calcistica, ha accolto il VAR con un misto di scetticismo e speranza. Le prime partite, i primi errori corretti, i primi gol annullati. Gli arbitri imparano a fidarsi di una voce che arriva dall’auricolare, i tifosi si abituano a quei secondi di silenzio irreale, quando tutto sembra fermarsi.Le telecamere scrutano ogni dettaglio: un piede oltre la linea, una mano sfiorata dal pallone, un fallo che sfugge all’occhio umano. Il VAR non perdona, non dimentica, ma non cancella il dubbio, lo sposta, lo trasforma.
    Le emozioni in bilico: attesa, rabbia, sollievoIl calcio italiano vive di emozioni forti, di gesti improvvisi, di urla liberatorie. Con il VAR, l’esultanza si spezza, si rimanda. Un gol non è più un’esplosione, ma una domanda.Gli allenatori si agitano davanti al monitor, i giocatori si guardano, cercano conferme. Il pubblico ondeggia tra la speranza e la paura. A volte, la decisione arriva come una doccia fredda. Altre, come una liberazione. Il tempo si dilata, la tensione cresce. Il VAR non toglie il pathos, lo reinventa.
    Tecnologia e tradizione: un equilibrio fragileIl calcio italiano è fatto di riti, di superstizioni, di storie tramandate. L’arrivo del VAR ha scosso queste certezze. Gli arbitri, una volta padroni assoluti del campo, ora condividono il potere con una cabina piena di schermi. Le polemiche non sono sparite, hanno solo cambiato forma. Si discute di linee tracciate, di frame, di interpretazioni.La moviola in campo è diventata realtà, ma la nostalgia per il calcio “di una volta” resiste.
    Cosa ha cambiato davvero il VAR nel calcio italiano:* Riduzione degli errori evidenti nelle decisioni cruciali.* Maggiore trasparenza nei processi arbitrali.* Nuove dinamiche di gioco, con i giocatori più attenti ai dettagli.* Tempi di attesa che spezzano il ritmo della partita.* Discussioni più tecniche tra tifosi e addetti ai lavori.* Pressione psicologica diversa su arbitri e calciatori.* Maggiore attenzione ai comportamenti in area di rigore.* Evoluzione del linguaggio televisivo e giornalistico.* Nuove strategie per allenatori e staff.* Cambiamento nel modo di vivere il gol e la sconfitta.
    L’impatto sugli arbitri: solitudine e responsabilitàGli arbitri italiani hanno dovuto reinventarsi. Non basta più la preparazione atletica, serve lucidità, freddezza, capacità di dialogo con la tecnologia. La solitudine del direttore di gara si popola di voci, di immagini, di dati. Ogni decisione pesa di più, ogni errore viene analizzato, scomposto, discusso per giorni. Il VAR non elimina la pressione, la moltiplica.
    I tifosi: tra nostalgia e curiositàLe curve italiane non sono più le stesse. C’è chi rimpiange il calcio istintivo, chi si affida alla giustizia della tecnologia. I cori si interrompono, le bandiere si abbassano, poi ripartono più forti. Il VAR ha cambiato anche il modo di tifare: si aspetta, si commenta, si discute.I social si riempiono di clip, di analisi, di meme. Il calcio si vive anche sullo schermo, tra una notifica e l’altra.
    VAR e comunicazione: il racconto che cambiaL’introduzione del VAR ha trasformato anche il modo in cui si racconta il calcio. Le trasmissioni televisive si sono adattate, inserendo nuove grafiche, replay dettagliati, analisi tecniche in tempo reale. I giornalisti si sono trovati a spiegare regolamenti, a interpretare immagini, a gestire la tensione dell’attesa insieme al pubblico.Le radio, un tempo rapide nel narrare l’azione, ora devono rallentare, aspettare il verdetto, trasmettere l’incertezza. Anche le piattaforme digitali si sono evolute: i social network sono diventati il luogo dove si raccolgono opinioni, proteste, ironie.Il racconto del calcio italiano si è fatto più complesso, più tecnico, ma anche più partecipato. Ogni spettatore diventa analista, ogni partita si trasforma in un dibattito collettivo che continua ben oltre il novantesimo minuto.
    Il futuro: verso un calcio sempre più digitaleLa tecnologia non si ferma. Il VAR è solo l’inizio. Si parla di intelligenza artificiale, di sensori nei palloni, di algoritmi per valutare i fuorigioco. Il calcio italiano si prepara a nuove trasformazioni, tra entusiasmo e timore. La passione resta, ma cambia forma.
    Conclusione: ciò che contaIl VAR ha riscritto le regole del calcio italiano. Non ha cancellato le emozioni, le ha solo spostate, trasformate, rese più complesse. La partita continua, tra campo e tecnologia, tra passato e futuro. Il calcio italiano, oggi, si gioca anche tra i pixel. LEGGI TUTTO

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    Casinò e Tennis: Psicologia e Strategia – Casinostrider

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    Cosa hanno in comune il tennis e i giochi da casinò? Ricerca CasinoStriderLa maggior parte della gente non vede un legame tra il tennis e i casinò. Ma sotto sotto, vanno avanti con la stessa benzina: pressione, istinto e decisioni al volo. Un tennista che piazza un dritto incrociato rischioso prova la stessa scarica di adrenalina di chi punta grosso al tavolo.I giocatori scelgono i migliori casino online stranieri per varietà e affidabilità. Trovi fatti verificati sui casinò stranieri su casinostrider.it, così puoi fare scelte informate e sicure.Il tennis è spietato quando cambia l’inerzia. Puoi essere avanti 40-0, sentirti in totale controllo, e in un secondo perdere tutto. Basta un attimo di distrazione, un attimo di esitazione, e la partita ti scivola via. Lo stesso succede coi casinò online: un momento sembra girare tutto bene, quello dopo no.
    I famosi tennisti e il loro legame con il mondo del gioco d’azzardoMolti tennisti professionisti si divertono con il gioco online come hobby. Il gambling li aiuta a staccare la testa, e nonostante gli impegni folli, le star trovano sempre un attimo per godersi i loro giochi da casinò preferiti. Questo succede sia mentre viaggiano per i tornei sia quando si riposano a casa. Ecco un paio di esempi:Rafael Nadal – fan del poker;Novak Djokovic – appassionato di giochi di carte;Serena Williams – regina del blackjack.Giocare nei casinò online stranieri per Italiani permette agli atleti di svagarsi un attimo, di non pensare alle gare o alle prestazioni deludenti. Però è sempre importante ricordarsi del rischio di dipendenza dal gioco e darsi dei limiti.
    L’impatto dei casinò online e dei bookmaker sugli eventi sportiviI siti di scommesse online hanno rivoluzionato il modo in cui la gente guarda lo sport. Non si tratta più solo della partita. Quando ci metti sopra dei soldi, ogni momento diventa più intenso, più personale – ti sembra di farne parte, non di stare lì a guardare e basta.Il boom delle scommesse sportive parla chiaro. Da quando si è passati all’online, è cambiato tutto. Ora milioni di persone seguono le partite con il telefono in mano, guardando le quote che si muovono a ogni azione. Quello che prima era un passatempo passivo è diventato qualcosa di attivo – veloce, pieno di emozioni e con tanta posta in gioco. Secondo Statista, nel mercato delle scommesse sportive, il numero di utenti dovrebbe arrivare a 3,3 milioni entro il 2029.Secondo la nostra esperienza diretta, l’industria sportiva si è adattata. Leghe e squadre ora collaborano direttamente con le piattaforme di scommesse, sapendo che chi punta resta collegato più a lungo, guarda con più attenzione e si appassiona di più.
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    Il ruolo delle scommesse nel tennis modernoScommesse tennis è diventata una presenza fissa nel mondo del sportive. Nei grandi tornei ormai vedi quote e pronostici affiancati alle partite stesse. Dai nostri test è emerso che questo cambiamento ha coinvolto ancora di più i fan, facendoli interessare a fondo a giocatori, statistiche e classifiche.Però ha portato anche nuove preoccupazioni. C’è chi teme che l’attenzione si stia spostando – dallo sport vero e proprio all’azione delle scommesse che ci gira intorno. Man mano che il confine tra competizione e intrattenimento si fa sempre più sfumato, le domande sull’integrità delle partite diventano sempre più difficili da ignorare.
    Slot a tema con atmosfera tennistica: una nuova tendenza nei casinò onlineLeggendo le recensioni di casinò da CasinoStrider, gli italiani possono scoprire una vasta selezione di siti dove divertirsi con slot a tema tennis. Ecco un paio di esempi di titoli molto popolari:Tennis Champion di Spinomenal;Centre Court di Microgaming;Golden Games di Playtech;Sports Challenge di Multislot;World Sports di iSoftBet.
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    Sinner dopo Wimbledon: “Il miglior consiglio che ho ricevuto? Sorridere e godermi il viaggio”

    Jannik Sinner a Wimbledon 2025 (foto Getty Images)

    Jannik Sinner si sta godendo alcuni giorni di meritata vacanza dopo la straordinaria cavalcata a Wimbledon dove ha trionfato nel singolare maschile, unico italiano capace di compiere quest’impresa, la più importante nella storia del tennis nazionale. Una vittoria da n.1, che rafforza la sua posizione anche nel ranking e “respinge” l’assalto di Carlos Alcaraz, protagonista di una primavera eccezionale e quasi impeccabile su terra battuta, seguita dal successo al Queen’s in preparazione ai Championships. Jannik prima di lasciare Londra ha rilasciato qualche battuta al media statunitense CNBC, sottolineando ancora una volta l’importanza del lavoro, del miglioramento continuo, ma anche del vivere con allegria e felicità la sua professione, altrimenti è impossibile affrontarla con lo spirito giusto a superare tensioni e difficoltà. Un concetto ripetuto più e più volte dal suo coach Darren Cahill e che sottolinea (se mai ce ne fosse bisogno) l’apporto straordinario che l’australiano sta fornendo negli anni all’altoatesino.
    “Ogni partita ha una sua storia”, dichiara Sinner a Tania Bryer di CNBC. “Ero molto vicino a vincere a Parigi… e lui [Alcaraz] è un giocatore che mi rende un tennista migliore. Quando perdi contro qualcuno, cerchi di continuare a lavorare e di fare del tuo meglio per cambiare il risultato la volta successiva. Sono molto contento di esserci riuscito”.
    “La nostra rivalità è bellissima. Ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che ci spinga al limite. Ogni volta che scendiamo in campo cerchiamo di vincere, ma allo stesso tempo nutriamo un grande rispetto”, afferma Jannik a proposito di Alcaraz, da cui aveva perso recentemente sia la finale di Roma che quella di Parigi.
    “Ora ho sensazioni incredibili. Subito dopo la partita hai bisogno di un po’ di tempo per capire davvero cosa stia succedendo, e questo rende tutto ancora più speciale. Ho vinto circondato dalla mia famiglia, e poi tutta la squadra. Avere questo trofeo qua con me nella “scatola”, vincere con loro, è davvero incredibile.”
    “Una delle peculiarità del tennis è che puoi vedere la parte mentale. Vedi quando qualcuno è in difficoltà, vedi quando qualcuno si diverte. Si affronta un avversario alla volta, e non devi sempre giocare al massimo per vincere quel giorno, ma devi riuscire a fare meglio dell’avversario di giornata”, racconta Sinner. “Quindi, ci sono molte cose che un tennista deve affrontare, ma è proprio questo che amo”.
    “Avere pressione è un privilegio. Mi piace molto la pressione, perché se non la senti significa che non ti importa quello che stai facendo, e mi sento privilegiato di essere nella posizione in cui sono… questa è esattamente la motivazione per cui continuo a lavorare sodo. Vado sempre in campo ad allenarmi con uno scopo, e credo che il lavoro duro supera il talento. La mentalità si costruisce esattamente durante le sessioni di allenamento, quando si fatica, quando si ha dolore, quando a volte non si ha voglia di allenarsi ma si va comunque in campo o in palestra e si fa tutto il possibile per rendere la giornata positiva” afferma Jannik. “Se non riesci a farlo durante le sessioni di allenamento, allora non puoi farlo nelle partite vere. Quindi, penso che questo sia uno degli aspetti più importanti”.
    “Non credo che nel nostro sport esistano fallimenti, a meno che tu non dia il 100%. Se hai provato tutto il possibile, allora sai che avrai giornate buone e giornate cattive”.
    “Il miglior consiglio che abbia mai ricevuto? I miei allenatori mi dicono sempre di continuare a sorridere. Partecipiamo a tanti tornei all’anno; fa parte del percorso e del processo, ma bisogna goderselo, altrimenti può diventare molto faticoso. È importante circondarsi delle persone giuste fuori dal campo e non pensare sempre al tennis”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Binaghi esalta Sinner: “Ha cambiato la storia del tennis in Italia”

    Angelo Binaghi, Presidente FITP

    C’era anche il Presidente della FITP Angelo Binaghi ad esultare sul Centre Court di Wimbledon domenica scorsa, quando Jannik Sinner ha scritto una delle pagine più belle del tennis italiano nel torneo più prestigioso al mondo. Parlando a SuperTennis, così Bianghi ha esaltato il successo e la carriera straordinaria del pusterese, alla quarta vittoria in uno Slam e prima in assoluto in singolare per un azzurro ai Championships.
    “È una delle più grandi vittorie del tennis italiano, anche per l’importanza del torneo e per il fatto che un italiano non l’avesse mai vinto in singolare” commenta Binaghi, come riportiamo dal sito ufficiale FITP. “Però è anche importante ricordare che non è un caso isolato. Abbiamo una corazzata, abbiamo la Paolini che ha vinto a Roma, abbiamo Musetti che è numero 7 e speriamo che riesca con Jannik a qualificarsi alle Nitto ATP Finals di Torino. Avere due italiani in campo in singolare sarebbe una cosa inimmaginabile. Inoltre abbiamo Cobolli che entra nei primi 20, abbiamo Matteo Berrettini che dobbiamo recuperare e abbiamo Sonego che continua a fare grandi risultati negli Slam. Abbiamo 8-10 giocatori che il mondo ci invidia, dobbiamo essere orgogliosi di loro”.
    “Sinner è un ragazzo straordinario, uno dei più intelligenti che io abbia mai conosciuto” continua il Presidente della federazione, “è un grande uomo. Se io, che ho attraversato qualche decennio del tennis italiano, avessi potuto disegnare il campione italiano del futuro, l’avrei disegnato come lui, sia in campo, per la solidità, la continuità, la fermezza, la concentrazione che ha nei punti importanti, sia fuori. Se le nuove generazioni italiane guardano a Jannik Sinner il futuro non può che essere roseo”.
    Binaghi vede un futuro roseo per il nostro campione: “Credo abbia tutto il tempo e la possibilità per provare a fare il Grande Slam nei prossimi anni. Avere il più forte giocatore al mondo ha cambiato la storia del nostro tennis, credo anche dello sport, nel nostro Paese. Quindi armatevi di racchetta e di biglietti aerei e continuate a girare il mondo perché le emozioni che avete visto oggi le vedrete nei prossimi dieci anni”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ljubicic confessa: “Ho un ottimo lavoro, ma se un giocatore come Sinner chiamasse…”

    Ivan Ljubicic

    Ivan Ljubicic non scarta l’ipotesi di tornare ad allenare un giocatore se ricevesse la chiamata da un top come… Sinner. Il croato, attualmente direttore dell’alto livello per la Federazione Francese e con alle spalle un lunghissimo e fruttuoso rapporto con Riccardo Piatti, il mentore di Jannik, è stato intervistato dal collega tedesco Simon Graf per il media svizzero Tages Anzeiger. Nell’intervista, Ljubicic spazia su molti temi di attualità, affermando anche che il giocatore che più gli ricorda Federer è Carlos Alcaraz. Respinge come mera provocazione l’affermazione di McEnroe secondo cui il miglior Nadal non avrebbe battuto Sinner e Alcaraz della finale di Roland Garros 2025. Questi alcuni passaggi del pensiero di Ivan, commentatore a Wimbledon (anche in finale) per Sky Sport.
    “Le due finali di Roger Federer a Wimbledon, 2017 e 2019, sono sicuramente memorabili” racconta Ljubicic. “La mia esperienza da giocatore a Wimbledon è stata disastrosa. Come allenatore, le cose sono andate meglio, un titolo e una finale con Roger, non è un brutto record. (sorride) Wimbledon è un luogo magico, è bellissimo, tutto ordinato e verde. La tradizione è viva ovunque. Ma non ridurrei il nostro sport solo a Wimbledon“.
    Chiedono al croato se sia rimasto sorpreso che poco dopo la fine dell’era Federer-Nadal-Djokovic, il mondo del tennis abbia già trovato in Sinner-Alcaraz una super rivalità di altissimo livello. “No, onestamente non lo pensavo. Ho sentito parlare di Alcaraz per la prima volta quando ha giocato contro Sinner in un torneo Challenger. Lui aveva 16 anni e Sinner 18. Riccardo Piatti è stato il mio allenatore, allenava Sinner, quindi sapevo tutto di lui. È così che ho sentito parlare di Alcaraz. Sapevo che sarebbe diventato uno bravo. Ma così bravo? Alcaraz e Sinner hanno una fame insaziabile di vincere titoli del Grande Slam. Sarà emozionante vedere fin dove arriveranno. La loro finale di Parigi una delle migliori nella storia del tennis? È stata una bella finale. Una finale molto, molto, molto bella. E la tensione è stata perfetta, con i match point salvati da Alcaraz. Ma la gente esagera sempre. John McEnroe ha detto che Nadal non avrebbe avuto alcuna possibilità contro Jannik e Carlos, è una sciocchezza. Non abbiamo ancora visto il meglio di Alcaraz e Sinner. Hanno ancora molto margine di miglioramento. La generazione successiva è sempre migliore della precedente perché il tennis va avanti, ma non credo che siano ancora più avanti. A volte guardo le partite del 2005, 2008, 2012 e 2015 tra Roger e Rafa. È stato un tennis incredibile”.
    “Ljubo” torna ai suoi anni giovanili, la fuga dalla guerra, l’approdo a Moncalieri dove grazie a Le Pleiadi della famiglia Bucciero ha trovato una seconda famiglia e il supporto necessario per diventare un tennista Pro. “Quel periodo della mia vita è stato estremamente complicato. Siamo fuggiti dalla guerra e siamo rimasti in un campo profughi senza mio padre. Poi l’esperienza in Italia: non parlare la lingua, non sapere nulla. È stata dura. Ma mi ha plasmato. Ho dovuto superare molte sfide. Avevo già un carattere forte, ma le circostanze mi hanno costretto a crescere molto in fretta. Non ho vissuto quel periodo come un trauma. È stato semplicemente molto impegnativo. Quando si attraversa un’esperienza del genere da bambini, la vita normale sembra facile in seguito. Il tennis è diventata la mia vita, ero in campo tutto il giorno. Vivevo al circolo, quando non ci allenavamo, giocavamo a carte o chiacchieravamo. All’epoca non c’era internet. Quella era la mia vita di tutti i giorni. Ecco perché sono diventato così bravo. Fino a 12 anni, non ero abbastanza bravo per giocare le qualificazioni per i campionati nazionali juniores in Croazia. A 17 anni, ero uno dei migliori juniores del mondo. È quello che succede quando sei in campo tutto il giorno, tutti i giorni. (…) In quegli anni sognavo di diventare un tennista professionista. Certo, ero sotto pressione: la mia famiglia stava attraversando un periodo difficile e volevo davvero restituire loro qualcosa. Sapevo che il tennis era la mia unica possibilità di aiutarli. Ho dato tutto me stesso per diventare il migliore possibile. Era l’unica cosa che avevo in mente. Come posso migliorare e diventare un professionista? E a un certo punto, tutto è successo molto velocemente. Improvvisamente, mi sono ritrovato a giocare qui a Wimbledon. È stato intenso”.
    “Il tennis è una parte fondamentale della mia vita” continua Ljubicic. “Ho imparato tantissimo, non solo su diritti e rovesci. Sono stato presidente del consiglio dei giocatori, allenatore, commentatore televisivo, ho avuto una società di gestione, ho gestito un’accademia: ho fatto quasi tutto. E ho imparato tantissimo. Eppure, mi sento come se fossi solo all’inizio, il che è positivo. Hai bisogno di quell’energia, di quell’entusiasmo, per svegliarti la mattina con vigore. Se parli solo del passato, sei vecchio. Devi sempre guardare avanti”.
    E proprio sul futuro verte la domanda più stuzzicante dell’intervista: Jannik Sinner potrebbe inserire un nuovo allenatore a fianco di Vagnozzi per la prossima stagione se Darren Cahill confermerà il ritiro alla fine del 2025. Ljubicic prenderebbe il suo posto? “Ho un lavoro per la Federazione Francese che mi tiene molto impegnato” commenta Ivan, “Ma se un giocatore come Sinner bussa alla porta, bisogna almeno pensarci… Come con Roger Federer. Sinner, Alcaraz: ci sono alcuni giocatori che mi entusiasmano. Prima o poi allenerò di nuovo un giocatore. Ma non so quando“.
    Dopo il successo a Wimbledon, Sinner ha scherzato con la stampa parlando della scommessa fatta con Cahill prima della finale: se vinco, decido io se continueremo insieme o no. La vittoria è arrivata… vedremo gli sviluppi all’interno del team Sinner, ma nel caso in cui Darren confermasse la sua volontà di ritirarsi, certamente Ivan Ljubicic potrebbe essere un candidato molto interessante, per la sua storia (anche con Piatti), la sua competenza, l’incredibile lavoro fatto con un Federer già “maturo”, con un rovescio tutto nuovo che portò lo svizzero a vincere due Slam e dominare persino Nadal nell’annata 2017 in vari scontri diretti… Intanto ricordiamo che il team Sinner è senza preparatore fisico e fisioterapista, dopo l’addio a sorpresa a Panichi e Badio appena prima di Wimbledon. È quasi sicuro che due professionisti saranno i prossimi ingressi, vista la necessità di lavorare bene sul fisico in vista dei tornei estivi negli USA, dove tantissimi saranno i punti da difendere. Certo che Jannik… vinse US Open 2024 senza Ferrara e Naldi, e ora ha trionfato a Wimbledon senza Panichi e Badio. Anche il team “ristretto”, Jan – Vagno – Darren, funziona…
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO