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    Aisam-ul-Haq Qureshi: “Il Challenger di Islamabad è un sogno realizzato. È solo l’inizio per il tennis pakistano”

    Aisam-ul-Haq Qureshi nella foto – Foto getty images

    Islamabad si prepara a vivere un momento storico: dal 23 al 30 novembre 2025, la capitale ospiterà il primo ATP Challenger della storia del Pakistan, un traguardo che Aisam-ul-Haq Qureshi — leggenda vivente del tennis nazionale — definisce senza esitazione «un sogno realizzato». Con un montepremi da 50.000 dollari, il torneo rappresenta un salto di qualità senza precedenti per l’intero movimento tennistico del Paese.In un’intervista esclusiva a Pakistan Today, Aisam ha raccontato tutto l’entusiasmo e il lavoro dietro questo debutto, spiegando perché questo evento potrebbe segnare una svolta duratura.
    “Un traguardo storico, come un ICC per il cricket”Per Aisam, che per anni ha portato il nome del Pakistan nei tornei ATP di tutto il mondo, ospitare un Challenger nel proprio Paese ha un valore enorme:«Mi sento incredibilmente orgoglioso. Per il tennis pakistano, questo evento è importante quanto un torneo ICC lo sarebbe per il cricket. L’ATP è il massimo organismo del nostro sport e non avevamo mai ospitato un loro evento. Ci sono voluti anni di lavoro e negoziazioni, ma finalmente ci siamo riusciti.»Per lui, questo torneo può cambiare la mentalità dei giovani: veder competere professionisti stranieri, e magari affrontarli, può aprire orizzonti che finora sembravano irraggiungibili.
    Un’occasione unica per i giovani: “Impareranno cosa significa essere professionisti”Aisam sottolinea che il maggiore beneficio sarà per i giocatori locali:«Vedranno da vicino giocatori veri del circuito, potranno allenarsi con loro, osservare come si preparano, come gestiscono il lavoro quotidiano. È una lezione di professionalità.»Secondo lui, la presenza di tanti atleti internazionali sarà un catalizzatore per un cambio di mentalità: non solo tecnica, ma anche disciplina, ritmo di lavoro e ambizioni. «Qualcuno di loro potrà anche conquistare punti ATP, e questo potrà aprire loro porte importanti.»
    Mostrare al mondo un Pakistan accoglientePer molti professionisti sarà la prima volta in Pakistan, e Aisam vuole che l’esperienza sia indimenticabile:«Sarà l’ultimo torneo dell’anno. Voglio che portino a casa ricordi positivi: ospitalità, calore umano, atmosfera pacifica. Ho sempre cercato di mostrare al mondo un’immagine vera del Pakistan: un Paese amichevole e ospitale.»È convinto che i giocatori lasceranno Islamabad con un’impressione meravigliosa, contribuendo a migliorare la reputazione internazionale del Paese.PTF al lavoro giorno e notte: “Organizzazione impeccabile, nonostante i tempi stretti”
    La Federazione Tennis del Pakistan ha saputo muoversi rapidamente:«Abbiamo saputo solo un mese fa che l’ATP ci avrebbe assegnato il torneo. Da allora lavoriamo giorno e notte: media team, marketing, staff tecnici… Siamo in contatto quotidiano con l’ATP per assicurarci che tutto sia perfetto.»Nonostante il poco tempo a disposizione, Aisam è fiducioso: «Faremo tutto al meglio, Inshallah. E questo sarà solo l’inizio: vogliamo portare in Pakistan anche altri Challenger.»Il futuro: un calendario internazionale stabile per far crescere il tennis
    Il Challenger di Islamabad non sarà un episodio isolato. Aisam rivela una visione chiara e ambiziosa:«Questo torneo aprirà molte porte. Nel 2026 vogliamo organizzare altri eventi Challenger e diversi ITF Futures. Abbiamo già sette tornei ITF Junior approvati. L’obiettivo è avere un calendario completo, con eventi nazionali e internazionali.»Lo scopo è offrire ai giocatori pakistani opportunità reali di guadagnare punti, premi in denaro e continuità professionistica:«Voglio che i nostri tennisti possano vivere di tennis, proprio come i giocatori di cricket.»A lungo termine, Aisam punta a consolidare il Pakistan sulla mappa del tennis mondiale: «Spero che un giorno potremo avere non uno, ma due o tre Challenger ogni anno, insieme a tanti eventi giovanili. Voglio che i nostri ragazzi sognino in grande.»
    Un ringraziamento ai partner che hanno creduto nel progettoAisam conclude l’intervista ringraziando gli sponsor che hanno reso possibile l’evento, tra cui Pakistan Sports Board, Bard Foundation, Askari Bank, PSO, Asia Insurance, Asia Green Energy, McDonald’s, Hum TV, Ten Sports e molti altri: un sostegno fondamentale per dare al Pakistan un evento di livello internazionale.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Simone Vagnozzi: “L’epilogo migliore di una stagione incredibile. Questo team è speciale”

    Simone Vagnozzi nella foto con Cahill e Sinner – Foto Brigitte Grassotti

    Le parole pubblicate ieri da Simone Vagnozzi sui social raccontano molto più di un semplice resoconto di fine stagione: sono una dichiarazione d’amore verso il lavoro, la squadra e soprattutto verso Jannik Sinner, protagonista di un’annata straordinaria, intensa e tutt’altro che lineare.Il coach marchigiano ha voluto riavvolgere il nastro di un 2025 vissuto sempre al massimo, tra trionfi pesanti, partite iconiche, adrenalina e inevitabili momenti complessi.Un percorso che, come spesso accade ai campioni, è stato scandito dai dettagli, da quelle sfumature invisibili agli occhi del grande pubblico ma decisive per chi lavora ogni giorno per restare ai vertici.
    “Un’annata piena di successi ma anche complicata”Vagnozzi non nasconde che, dietro i successi, ci siano stati momenti di difficoltà.Momenti in cui la forza del gruppo ha fatto la differenza:“Un’annata piena di successi, ma anche complicata, con momenti difficili… dove la differenza la fanno quei piccoli dettagli a volte impercettibili.”È proprio lì, nelle fasi più dure, che il team Sinner ha dimostrato la propria natura.Un gruppo solido, coeso, capace di compattarsi quando la pressione aumenta: “La verità è che questo team nei momenti più difficili si compatta ancora di più. Ognuno prova a mettere una parte di sé per uscirne ancora più forti.”
    L’ossessione della perfezione impossibileIl cuore del messaggio è tutto in questa frase: “Spinto da quell’ossessione nella ricerca di una perfezione IMPOSSIBILE.”Un manifesto. Una filosofia che racconta perché Jannik, nonostante sia già nel gotha del tennis mondiale, continui a migliorarsi, a cercare nuovi stimoli, a pretendere di più da se stesso.
    “Grande atleta e grande uomo”Vagnozzi dedica a Sinner parole di grande stima, che vanno oltre il campo: “Bravo Jannik, che è il primo a non volersi mai accontentare. Grande atleta e grande uomo.”Parole che confermano un rapporto professionale profondo, basato sulla fiducia, sull’umiltà e sulla consapevolezza del valore reciproco.Sinner è il leader tecnico, Vagnozzi la guida silenziosa, Cahill il mentore strategico.Un ingranaggio perfetto, costruito nel tempo.
    “Grazie Jannik e grazie a tutto il team”Il messaggio si chiude con un ringraziamento collettivo:Un team che ha portato l’Italia e il tennis italiano a livelli mai raggiunti, che ha fatto innamorare milioni di tifosi, che ha trasformato una stagione intensa nel capitolo più importante della carriera di Sinner.
    Un 2025 che resterà negli annaliLe parole di Vagnozzi confermano ciò che tutti hanno percepito durante l’anno:questa stagione è stata un viaggio emotivo e professionale senza precedenti, impreziosito dai successi e cementato dalle difficoltà.E se il 2025 è stato così… il futuro promette ancora di più.

    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Sinner, il modello di Nishikori: “È il mio tennis ideale”

    Kei Nishikori nella foto – Foto Getty Images

    Il ritorno di Kei Nishikori nel Challenger di Yokohama si è fermato bruscamente agli ottavi, dove il giapponese è stato superato nettamente da Uchida con un doppio 6-2 6-2. Una sconfitta che fotografa perfettamente la distanza attuale tra l’ex numero 4 del mondo e il livello che lo aveva reso uno dei giocatori più amati del circuito. Eppure, nonostante il risultato, Nishikori ha scelto di guardare avanti con sorprendente fiducia.
    In conferenza stampa, il giapponese ha infatti offerto una lettura molto positiva di questa settimana:«La cosa buona di oggi è che mi sono sentito motivato. È la prima volta dopo tanto tempo che provo di nuovo questa sensazione, e ne sono felice. Volevo giocare bene fin dall’inizio. Sapevo che sarebbe potuta essere la mia ultima partita, in ogni caso… ma è stato un buon match.»
    Un messaggio che lascia intendere come, al di là del punteggio pesante, Nishikori abbia ritrovato una scintilla che negli ultimi mesi sembrava essersi spenta. La motivazione, per un campione fragile dal punto di vista fisico come lui, è spesso il primo mattone per ricostruire prestazioni e ambizioni.Durante l’incontro con i giornalisti, Nishikori ha anche parlato del tennis attuale e dei giocatori che più lo ispirano. Le sue parole su Jannik Sinner sono state a dir poco eloquenti:«Seguo praticamente tutte le partite di Sinner e Alcaraz. In particolare, lo stile di gioco di Sinner è il mio tennis ideale, quello che sogno. Lo guardo come fosse un esercizio di visualizzazione. Per me, Jannik gioca un tennis perfetto.»
    Un elogio enorme da parte di un giocatore che ha costruito la propria carriera su colpi puliti, ritmo altissimo e capacità di anticipare la palla: qualità che ritrova oggi proprio nel numero uno azzurro.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Carlos Alcaraz fissa l’obiettivo: “Voglio vincere l’Australian Open 2026 e completare il Grande Slam”

    Carlos Alcaraz (foto Brigitte Grassotti)

    Il conto alla rovescia per l’Australian Open 2026 è ufficialmente iniziato e Carlos Alcaraz non nasconde le proprie ambizioni. Il campione spagnolo, che a soli 23 anni può già vantare tre titoli dello Slam, è consapevole di avere davanti una occasione storica: diventare il più giovane tennista di sempre a conquistare i quattro Major in carriera in anni differenti.
    In una conversazione telematica concessa questa settimana, il murciano ha ribadito senza esitazioni il suo grande obiettivo per la nuova stagione.«È un obiettivo davvero importante per me vincere a Melbourne, perché voglio completare anche il Calendar Grand Slam», ha dichiarato. Una frase che non lascia spazio a dubbi: Alcaraz poi punta a fare ciò che solo Rod Laver è riuscito a realizzare nell’era Open. E non è un caso che tutto parta proprio dall’Australian Open e da li che tutto puà già finire.
    Il primo Slam dell’anno, però, rappresenta allo stesso tempo la sfida più difficile:«Non è facile perché si gioca a inizio stagione e ci arrivi senza ritmo di competizione», ha ammesso lo spagnolo. Il periodo di pausa invernale, la necessità di costruire la forma fisica e il rapido adattamento al ritmo delle partite ufficiali rendono Melbourne un banco di prova particolarmente complesso.Nonostante ciò, Alcaraz si presenta ai blocchi di partenza con la determinazione dei grandi fuoriclasse. Dopo un 2025 ricco di successi, vuole continuare a scrivere la storia del tennis moderno, entrando in una dimensione riservata a pochissimi.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Natale anticipato a Islamabad: il Challenger senza giocatori che regala punti ATP

    Elias Ymer nella foto

    Situazione surreale a Islamabad, dove il torneo Challenger della settimana è finito al centro delle polemiche ancor prima di iniziare. Le qualificazioni sono state cancellate per mancanza di iscritti e il tabellone principale conta appena 18 giocatori su 32, lasciando vuoti quasi la metà dei posti disponibili. Un’anomalia clamorosa per un torneo di questa categoria, che solleva più di un interrogativo sulla gestione e la credibilità del circuito.
    Con così pochi partecipanti, il torneo dovrà inserire almeno 7 alternates e altrettante wild card, un dato quasi mai visto nemmeno negli eventi minori del circuito Challenger. Una situazione che sa più di emergenza che di competizione, e che svilisce l’obiettivo originario del circuito: offrire un percorso meritocratico di crescita ai giovani e garantire un livello tecnico serio.
    In questo scenario, i punti ATP diventano regali natalizi anticipati: accedere al tabellone senza qualificazioni e con pochi ostacoli lungo il cammino rischia di alterare il ranking, premiando giocatori che in condizioni normali non avrebbero chances così agevoli. Un sistema che, in casi estremi come questo, finisce per essere ingiusto nei confronti di chi ha lottato settimana dopo settimana in tornei ben più competitivi.
    A complicare ulteriormente la situazione c’è il contesto del calendario. Islamabad è uno degli ultimi tornei dell’anno, organizzato in un periodo particolarmente scomodo: altri sei eventi si stanno svolgendo in contemporanea nel resto del mondo, aumentando la dispersione dei giocatori e riducendo drasticamente il bacino di partecipanti disponibili. La maggior parte dei tennisti, soprattutto quelli che hanno giocato a ritmi intensi fino a novembre, ha già scelto di chiudere la stagione e iniziare l’offseason, tra vacanze, recupero fisico e programmazione del 2026.
    Il risultato è un torneo svuotato, che somiglia più a un evento improvvisato che a un Challenger, con il rischio reale di trasformarsi in un passaggio a punti facili per chiunque decida di presentarsi. Una fotografia preoccupante per il movimento, che mostra come la saturazione del calendario e la cattiva distribuzione geografica dei tornei possano generare distorsioni dannose per l’intero sistema.
    Islamabad 2025 sarà ricordato come un caso emblematico: un torneo nato per offrire opportunità, ma che rischia di diventare una caricatura della competizione. In attesa che l’ATP intervenga per evitare che questi episodi si ripetano, resta la sensazione che qui i punti non si suderanno… ma si incarteranno come regali sotto l’albero.
    (Clicca per vedere l’entry list) Challenger Islamabad (MD) Inizio torneo: 24/11/2025 | Ultimo agg.: 21/11/2025 11:55Main Draw (cut off: 1095 – Data entry list: 04/11/25 – Special Exempts: 2/4)

    Alternates

    1. P. Brown (1171)2. A. Horoz (1304)3. Z. Stephens (1776) LEGGI TUTTO

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    Lorenzo Musetti paragona Carlos Alcaraz a Zidane: “Un artista del centrocampo”

    Lorenzo Musetti (foto Brigitte Grassotti)

    Può sembrare una domanda curiosa, quasi aneddotica, ma il contesto la rende perfettamente sensata. Lorenzo Musetti è stato ospite di un podcast dedicato alla Juventus, e inevitabilmente sono arrivate anche domande sul calcio. Tra queste, una in particolare ha attirato l’attenzione: “Se Carlos Alcaraz fosse un calciatore, chi sarebbe?”
    Il numero due d’Italia non ha avuto dubbi nella sua risposta.“Direi che è un artista del centrocampo, come Zinedine Zidane. Inventa molto, crea, disegna le giocate. Il centrocampo è una posizione che distribuisce il pallone, quindi vedo molte similitudini anche nella personalità: un giocatore che ha sempre giocato a testa alta.”

    Lorenzo Musetti disse, no podcast da Juventus, que se Carlos Alcaraz fosse um jogador de futebol seria como Zinedine Zidane “Quando ele decide fazer algo, faz com autoridade, não fica com dúvidas”
    “Eu diria um artista, um artista do meio-campo como um Zinedine Zidane. Ele… pic.twitter.com/FcI9o1BBbK
    — Carlos Alcaraz Brasil (@carlosalcarazbr) November 20, 2025

    Musetti ha poi approfondito il paragone, lodando la mentalità del murciano:“Carlos è molto forte anche sotto questo aspetto: quando decide di fare qualcosa lo fa con autorità, non ha dubbi.”Un paragone importante, quasi pesante, ma che riflette quanto lo stile creativo e l’autorità in campo di Carlos Alcaraz abbiano già lasciato un segno profondo anche tra i suoi colleghi.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Feliciano López promuove Bologna: “La Davis qui funziona. Il formato attuale è ideale, ma restiamo aperti al futuro. Alcaraz e Sinner sono troppo forti sul piano tecnico, fisico e mentale”

    Feliciano Lopez nella foto – Foto Getty Images

    Le Finali della Copa Davis 2025 hanno fatto tappa a Bologna, e il primo bilancio è estremamente positivo. Atmosfera vibrante, impianto impeccabile al BolognaFiere e una città che ha abbracciato l’evento con entusiasmo: gli ingredienti perfetti per quello che, fin da ora, si prospetta come un successo organizzativo. Non sorprende quindi vedere un Feliciano López sereno e soddisfatto, mentre analizza il presente e il futuro della competizione della quale è direttore.Il toledano, seduto davanti ai media spagnoli, affronta temi di ogni tipo: dal forfait di Carlos Alcaraz al dibattito eterno sul formato della Davis, fino alla rivalità tra il murciano e Jannik Sinner. Un lungo scambio che conferma una convinzione: la Davis, così com’è ora, è secondo lui vicina alla versione ideale — ma l’apertura al dialogo e al cambiamento rimane totale.
    López loda l’organizzazione ospitata in Italia: «Le sensazioni sono molto buone. A Bologna hanno fatto un lavoro enorme, soprattutto perché la settimana prima ospitavano le Finals di Torino. Le squadre sono felici, l’area giocatori è enorme, I campi di allenamento e il Centrale sono eccellenti. Sapevamo che avrebbero fatto bene, e così è stato».
    Il grande assente delle Finals è Carlos Alcaraz, e il direttore della Davis non nasconde il dispiacere: «È una pena, perché Carlos aveva davvero voglia di essere qui. Era una bellissima occasione per provare a conquistare la Davis con lui in squadra. Ma nel tennis ci sono cose che non si possono controllare. La Spagna affronterà una squadra fortissima, la miglior dotata in termini di singolaristi, tre giocatori di livello molto simile. Sappiamo tutti che sarà un match durissimo, ma in Davis è sempre possibile competere come hanno fatto a Marbella.»
    Sul tema caldo del formato, Feliciano ribadisce fiducia nella struttura attuale — ma senza escludere strade nuove: «Si è parlato tantissimo della Davis negli ultimi vent’anni, da quando giocavo. ITF ha ascoltato tutti: capitani, federazioni, giocatori. Ora abbiamo due turni in casa/trasferta a settembre, mantenendo l’essenza storica della competizione, e un Final 8 che è stato un successo straordinario a Málaga. Siamo aperti ad ascoltare nuove proposte, ma il modello attuale funziona. Non significa che si debba giocare ogni due anni: significa che, se qualcosa può migliorare il prodotto, saremo pronti a valutarlo.»
    La scelta dell’Italia come sede delle Finali è, per López, un passaggio naturale: «Il tennis italiano vive il miglior momento della sua storia. Non è solo Sinner — che è qualcosa di unico — ma un movimento intero che sta esplodendo. Bologna è una città ideale: offre tanto anche oltre allo sport, e questo aiuta il pubblico. Restare in Europa per le Finals è logico, considerando i calendari e gli spostamenti dei giocatori.»
    Inevitabile parlare della rivalità del momento, quella tra Sinner e Alcaraz. López non ha dubbi: «A oggi non vedo nessuno in grado di togliergli i grandi titoli o il numero uno. La differenza tra loro e gli altri è enorme, perché sono troppo forti sul piano tecnico, fisico e mentale. E continuano a migliorare. Magari tra tre anni arriverà un nuovo fenomeno da un altro Paese, nessuno può saperlo… ma oggi sono irraggiungibili.»
    Confrontati con la velocità del tennis moderno, i due ventenni reggono anche il paragone con Federer, Nadal o Djokovic: «Giocano molto veloce, sì, ma lo facevano anche Roger e Nole. Forse la media è un po’ aumentata, perché la preparazione fisica si evolve. Sinner impone un ritmo che nessuno regge tranne Alcaraz; Carlos invece può cambiare stile, variare, inventare. È una rivalità fantastica per il tennis.»
    Secondo López, questa Davis è una delle più aperte degli ultimi anni: «L’Italia ha dominato il tennis mondiale, sia maschile che femminile, ma quest’anno è tutto più imprevedibile. Senza Sinner e Musetti, i favoriti cambiano. Non c’è gli Stati Uniti, che avrebbero una squadra enorme. La Germania con Zverev è pericolosissima. E poi ci sono nazioni che non erano mai arrivate qui, come Austria o Belgio. È bellissimo.»
    Sul possibile impegno dei giocatori se la Davis diventasse biennale, López resta prudente: «Il tennis cambia in continuazione. Le preferenze dei giocatori cambiano. Non possiamo basarci su ipotesi. Abbiamo trovato un buon equilibrio, soprattutto con il ritorno delle serie in casa. Per i prossimi tre anni il progetto è chiaro. Poi, come sempre, si ascolterà tutti.»
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner nella storia: finale in tutti i “Big Five” del 2025. Alcaraz elogia Fonseca, Babos pensa alla maternità, Jabeur annuncia il suo ritorno… da mamma, mentre Joe Salisbury si ferma per salute mentale

    Jannik Sinner nella foto (foto Brigitte Grassotti)

    Jannik Sinner ha scritto un’altra pagina indelebile della storia del tennis. Nel 2025, l’azzurro è diventato il terzo giocatore di sempre capace di raggiungere la finale di tutti e cinque i tornei più importanti del calendario: i quattro Slam e le ATP Finals. Prima di lui erano riusciti nell’impresa solo due giganti come Roger Federer (nel 2006 e 2007) e Novak Djokovic (nel 2015 e nel 2023). In entrambi i casi, lo svizzero e il serbo avevano conquistato quattro titoli su cinque; Sinner, dal canto suo, ha chiuso la stagione con tre trofei e due sconfitte solo contro Carlos Alcaraz, a Parigi e a New York.
    Proprio Alcaraz, rientrato in Spagna dopo la finale delle Finals di Torino, è tornato a parlare del suo imminente impegno esibizione con Joao Fonseca, in programma l’8 dicembre a Miami. Il murciano ha garantito che sarà pronto per quel match e non ha esitato a lodare il talento brasiliano. “È un giocatore speciale. Ha una potenza incredibile nei colpi e un ottimo servizio, che è ciò che più mi costò quando arrivai nel circuito. Anche il suo dritto è impressionante. Credo che il punto su cui potrà crescere di più sia la mobilità, ma con il tempo lo migliorerà”, ha dichiarato Alcaraz, spendendo parole importanti anche sulla stagione del giovane sudamericano. “Entrare nei top-25 è un risultato enorme e penso che nei prossimi due anni progredirà tantissimo. Vedremo come gestirà la pressione, ma credo che possa arrivare in top-3: sarebbe fondamentale per lui entrare tra i migliori e restarci”.
    Intanto, nel mondo del tennis femminile, un’altra notizia significativa arriva da Timea Babos. Una delle migliori doppiste del circuito e fresca finalista delle WTA Finals 2025, la 32enne ungherese ha annunciato sui social la possibilità che l’Australian Open 2026 sia il suo ultimo torneo prima di fermarsi per un anno e mezzo o due, con l’obiettivo di diventare madre. Babos ha chiarito che non si tratta di un ritiro, ma di una pausa programmata.
    Sempre in ambito WTA, l’attenzione è stata catturata da Ons Jabeur, al centro di molte speculazioni negli ultimi mesi a causa della sua assenza dai tornei dopo Wimbledon e di alcuni problemi fisici. Mentre molti temevano un ritiro imminente, la tunisina ha stupito tutti annunciando la gravidanza e confermando invece la volontà di tornare in campo dopo la maternità. “Abbiamo scoperto che un bambino si unirà al nostro “team” in aprile. Ci ha sorpresi, ma siamo felicissimi”, ha raccontato Ons, che ha lodato il nuovo programma maternità della WTA e del PIF, considerandolo un supporto fondamentale per le atlete. La tunisina ha ammesso che il suo sogno di diventare madre era stato rimandato per l’ossessione di vincere Wimbledon, soprattutto dopo la finale persa del 2023. Ora guarda al futuro con un nuovo equilibrio, lavorando alla sua accademia in Tunisia. “Non mi ritiro, tornerò. Forse riscoprirò la gioia del tennis proprio grazie ai bambini”, ha concluso.
    Non tutte le notizie, però, sono serene. Joe Salisbury, ex numero uno del mondo in doppio, ha annunciato uno stop di almeno tre mesi per affrontare problemi di salute mentale, che negli ultimi tempi lo hanno messo a dura prova. Il britannico non tornerà in campo prima dell’inizio della stagione su terra battuta, nella primavera del 2026. Il suo gesto, sebbene doloroso, rappresenta un ulteriore segnale di come il tennis stia finalmente dando spazio e dignità a scelte coraggiose legate al benessere personale.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO