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    Alcaraz sbarca ad Alcatraz: il n.1 del mondo visita l’isola prima della Laver Cup

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    Tutto pronto a San Francisco, dove dal 19 al 21 settembre andrà in scena la nuova edizione della Laver Cup, la sfida a squadre che mette di fronte Team Europe e Team World in un format unico e spettacolare.Mentre l’azione vera e propria prenderà il via venerdì, giocatori e capitani hanno già cominciato a scaldare i motori… e a esplorare la città! Prima del debutto sul campo, le stelle del tennis stanno infatti approfittando dei giorni di vigilia per conoscersi meglio e vivere alcuni dei luoghi simbolo della Bay Area.
    Il numero uno del mondo Carlos Alcaraz, leader del Team Europe, ha visitato l’Isola di Alcatraz, uno dei luoghi turistici più iconici della città californiana. Un’esperienza affascinante per il giovane spagnolo, pronto a guidare la sua squadra in questa sfida a stelle e strisce.
    Nel frattempo, Andre Agassi, capitano del Team World, si è dedicato alla preparazione del giovane talento brasiliano Joao Fonseca, tra i nomi più interessanti della generazione NextGenATP. L’ex numero uno del mondo è apparso motivato e coinvolto, pronto a trasmettere tutta la sua esperienza alla squadra. LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas al posto di Draper: completato il campo del King Slams 2025

    Stefanos Tsitsipas GRE, 12-08-199 – Foto Getty Images

    Stefanos Tsitsipas prenderà parte al King Slams 2025, torneo di esibizione di alto profilo che riunisce sei tra i migliori giocatori del circuito. Il greco, attualmente numero 27 del ranking ATP, è stato chiamato a sostituire Jack Draper, costretto a rinunciare all’evento dopo aver annunciato una pausa dall’attività agonistica a causa di un infortunio.
    Con l’ingresso di Tsitsipas, il campo partecipanti del King Slams è ora al completo: Carlos Alcaraz, Jannik Sinner, Novak Djokovic, Alexander Zverev, Taylor Fritz e, appunto, Stefanos Tsitsipas.
    Nonostante il nome della manifestazione – King Slams – faccia riferimento ai trionfi nei tornei del Grande Slam, solo tre dei sei giocatori convocati hanno effettivamente alzato almeno un Major in carriera: Alcaraz, Djokovic e Sinner. Gli altri tre, pur essendo protagonisti affermati del circuito ATP, sono ancora a caccia del loro primo titolo Slam. LEGGI TUTTO

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    Naomi Osaka e la sfida delle madri nel tennis: “La WTA forse si pubblicizza in un certo modo, ma le sue azioni concrete non sempre coincidono con quello che racconta”

    Naomi Osaka nella foto – Foto Getty Images

    Il ritorno alle competizioni di una tennista dopo la maternità è sempre stato un tema delicato, ma negli ultimi anni la presenza crescente di madri nel circuito femminile dimostra come la società stia cambiando, fortunatamente, in meglio. Nonostante ciò, secondo Naomi Osaka, la realtà non è ancora all’altezza della narrazione ufficiale che la WTA propone all’esterno.
    In un’intervista al Financial Times, l’ex numero uno del mondo ha espresso con chiarezza le difficoltà che lei stessa ha vissuto dopo la nascita della figlia Shai, nel luglio 2023. «Ho avuto un paio di esperienze in cui non credo che il circuito WTA abbia concesso alle madri quel beneficio del dubbio necessario per dare priorità al loro benessere. Forse in molti momenti è mancata la reale comprensione delle sfide legate al ritorno dopo una gravidanza», ha spiegato la giapponese.
    Per Osaka, che oggi occupa la posizione n.49 del ranking, non basta la promozione pubblica di un circuito inclusivo: «La WTA forse si pubblicizza in un certo modo, ma le sue azioni concrete non sempre coincidono con quello che racconta. Ho provato a giocare alcuni tornei minori per ritrovare ritmo prima dei grandi eventi, ma non mi sono state concesse agevolazioni per accedervi. Solo recentemente ho capito quanto possa essere difficile il ritorno in campo dopo una gravidanza».
    Da queste esperienze è nata anche l’idea di un documentario personale, una sorta di testimonianza della sua doppia sfida da madre e atleta: «L’ho fatto soprattutto come una lettera per mia figlia. Tornare a giocare dopo aver avuto un bambino non è qualcosa che tutte le madri possono o vogliono fare, e io volevo spiegare a Shai come è successo. Non è tanto una storia di sport, ma una dichiarazione d’amore. Allo stesso tempo, spero possa servire da ispirazione per qualsiasi madre».
    Osaka ha poi lanciato un messaggio anche sul ruolo dei padri, spesso sottovalutato quando si parla di genitorialità nel mondo dello sport: «Mi piace celebrare le madri e celebrare mia figlia. Ma sembra che alle atlete donne venga subito appiccicata l’etichetta di ‘mamma’, mentre ai padri non succede mai, che si tratti di LeBron James, Federer, Nadal o Murray. Penso che a volte l’attenzione dovrebbe spostarsi anche da un’altra parte». LEGGI TUTTO

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    Fognini si racconta: “Sinner è più quadrato, Alcaraz gioca divertendosi”

    Fabio Fognini nella foto – Foto Getty Images

    Fabio Fognini è stato per oltre un decennio il leader indiscusso del tennis italiano. Vittorie prestigiose contro le leggende del circuito, momenti di tennis indimenticabili e un carisma unico lo hanno reso il punto di riferimento di un movimento che oggi vive la sua età dell’oro grazie a Jannik Sinner e agli altri azzurri della nuova generazione. Dopo il ritiro ufficializzato a Wimbledon 2025, proprio al termine di una sfida emozionante contro Carlos Alcaraz, il ligure si guarda indietro con serenità e, allo stesso tempo, analizza il presente del tennis mondiale.
    L’analisi su Sinner e AlcarazIn un’intervista al podcast Supernova, Fognini ha raccontato il suo punto di vista sulla rivalità tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, due protagonisti che stanno riscrivendo la storia recente del tennis:“Per essere uno di 24 anni, Jannik vede le cose con molta chiarezza. Sa che è stato colpito e che ora deve uscire dalla sua zona di comfort, provare qualcosa di diverso la prossima volta per battere Carlos. Sono due giocatori differenti. In Italia conosciamo meglio Jannik: se vinci sei un fenomeno, se perdi – come è successo in finale – si comincia a dubitare di te”.
    Poi la curiosa comparazione:“I due mi ricordano Federer e Nadal. Jannik è più ‘quadrato’. Ho giocato tanti anni con Andreas Seppi, lo chiamavo kraut perché veniva dalle montagne ed era metà tedesco e metà italiano. Ecco, Jannik mi ricorda un po’ quella mentalità, più rigida, più metodica. Carlos invece sembra divertirsi giocando a tennis. Ho visto il suo documentario: dopo le partite va a Ibiza a divertirsi, ed è quello che trasmette anche in campo. Io ero più simile a lui: avevo bisogno di quella leggerezza e di quel divertimento anche fuori dal campo”.
    Il ritiro a Wimbledon: “Perdente ma vincitore”L’ultimo match della carriera, contro Alcaraz a Wimbledon, è stato per Fognini un momento speciale:“Ora che tutto è finito, credo di aver preso la decisione migliore. Se avessi battuto Carlos mi sarei trovato a giocare al secondo turno contro il numero 700 del mondo, dopo aver iniziato Wimbledon con una vittoria sul numero 2 in Centrale. Sarebbe stato un paradosso e un problema mentale enorme. Sono uscito da sconfitto, ma mi sono sentito un vincitore. Non ho ancora rivisto quella partita, neanche gli highlights, ma so che ha colpito molto i tifosi e un giorno mi piacerà rivederla”.Il 2025 era cominciato nel peggiore dei modi, con una lesione alla caviglia che avrebbe richiesto una lunga riabilitazione e tanti tornei minori per poter rientrare nei primi 100 del mondo. Una prospettiva che ha spinto Fognini a prendere la decisione di chiudere la carriera:“Non c’era un momento migliore per smettere che una partita contro un amico come Carlos, sul Campo Centrale di Wimbledon. È stato il modo più onesto e bello per salutare il tennis”.
    Un’eredità specialeOggi Fognini osserva da spettatore privilegiato la nuova era del tennis italiano. La sua carriera, fatta di alti e bassi ma anche di picchi straordinari, ha aperto la strada ai successi attuali. Non è escluso che il ligure possa presto diventare una presenza fissa nei media, raccontando il tennis con la stessa verve e leggerezza che lo hanno reso unico in campo. LEGGI TUTTO

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    Il 2025 di Alcaraz può entrare nella storia: obiettivo poker di Masters 1000

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    Van cadendo record, si accumulano statistiche sorprendenti e si arricchisce un palmarès che sembra non avere limiti. Carlos Alcaraz sta vivendo il miglior momento della sua carriera e ha di fronte a sé l’occasione di chiudere la stagione con un traguardo storico: diventare il quarto giocatore capace di conquistare quattro o più titoli Masters 1000 nello stesso anno, un club esclusivo finora riservato solo al Big 3.
    Dopo aver trionfato a Montecarlo, Roma e Cincinnati, il murciano ha firmato il suo primo triplete stagionale di Masters 1000, un risultato che in passato solo pochi campioni avevano centrato da quando, nel 1990, il calendario ha uniformato questa categoria di tornei. Ma il vero obiettivo ora è un altro: con ancora Shanghái e Parigi-Bercy in programma, Alcaraz può centrare un poker storico.
    Il paragone con i Big 3Novak Djokovic detiene il record assoluto con i sei Masters 1000 vinti nel 2015, stagione in cui dominò il tennis mondiale come mai nessuno. Più indietro troviamo Rafael Nadal nel 2013 e lo stesso Djokovic nel 2011, entrambi capaci di chiudere con cinque trofei. A quota quattro, invece, compaiono Roger Federer nel 2006 e ancora Djokovic nel 2011. Sono cifre da fuoriclasse assoluti, ed è proprio in questo gruppo ristretto che Alcaraz potrebbe presto inserirsi.
    Un futuro già scritto?Per il ventiduenne spagnolo si tratta già di una stagione memorabile, ma la possibilità di vincere a Shanghái o Parigi, tornei che ancora non ha conquistato, renderebbe il 2025 semplicemente leggendario. Oltre ai titoli, c’è in ballo anche la corsa al numero 1 del mondo, che potrebbe aggiungere ulteriore prestigio a un’annata già straordinaria. LEGGI TUTTO

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    Vasek Pospisil chiude con il tennis giocato: “Ora la priorità sono i giocatori. Il tennis è rimasto indietro rispetto ad altri sport”

    Vasek Pospisil nella foto – Foto getty images

    Dopo quasi vent’anni di carriera, Vasek Pospisil ha chiuso ufficialmente il suo percorso da giocatore nel luglio scorso, con la sconfitta al primo turno del Masters 1000 di Canada contro Facundo Bagnis. Una parabola lunga e intensa che lo ha visto conquistare la Copa Davis con il Canada, spingersi fino alle semifinali del Masters di Montréal, entrare nella top 40 del ranking ATP e vivere più di una seconda settimana nei tornei dello Slam. Ora, però, il canadese di origini ceche apre un nuovo capitolo, rimanendo legato al tennis ma da un’altra prospettiva: quella di leader della PTPA, l’associazione che difende i diritti dei giocatori professionisti e mira a colmare le lacune lasciate dall’ATP.
    Nato a Vernon, in Columbia Britannica, Pospisil ha raccontato la sua storia nel blog Behind the Racquet, sottolineando i sacrifici che hanno segnato i suoi primi passi: “I miei genitori fuggirono dal regime comunista dell’allora Cecoslovacchia. Mio padre lasciò il lavoro e investì ogni risparmio nella mia carriera. Da ragazzo non capivo fino in fondo la portata di quei sacrifici, ma crescendo sentii sempre più la responsabilità di ripagarli”.
    Il momento che segnò la sua consacrazione fu proprio in patria: “Le semifinali del Masters di Montréal mi diedero la fiducia per capire che potevo competere davvero con i migliori”, ha ricordato.
    Parallelamente al percorso da giocatore, Pospisil maturò la convinzione che il tennis necessitasse di un cambiamento strutturale: “La prima volta che me ne resi conto fu durante una riunione ATP nel 2016: emerse chiaramente quanto fosse necessario dare ai giocatori una voce reale. Non so perché, ma sentii che dovevo essere io a fare il primo passo”.
    Oggi, da protagonista della PTPA, ribadisce la sua missione: “Il tennis è rimasto indietro rispetto ad altri sport. L’obiettivo è creare una voce indipendente per i giocatori, che permetta di incidere su aspetti fondamentali come i montepremi, i viaggi, le condizioni di gioco e la distribuzione dei ricavi. Siamo vicini a un cambiamento importante, e continueremo a lottare perché i tennisti abbiano il peso che meritano nel sistema”. LEGGI TUTTO

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    Swiatek a Seoul: “Non penso già alla finale, vado passo dopo passo”

    Iga Swiatek POL, 31.05.2001 – Foto Getty Images

    Settimana particolare per il tennis femminile, con i riflettori puntati sulle Finals di Billie Jean King Cup a Shenzhen e, in parallelo, sul WTA 500 di Seul. Nella capitale sudcoreana l’attenzione sarà tutta per Iga Swiatek, unica top 10 presente in tabellone e quindi naturale favorita per il titolo. Ma la polacca, attuale numero 2 del mondo, non vuole sentir parlare di percorsi facili.
    “Onestamente non ha senso pensare già alla finale – ha dichiarato la polacca nel Media Day –. In questo torneo chiunque, tra le giocatrici presenti nel tabellone, può vincere. Ci sono avversarie molto forti, quindi preferisco concentrarmi un passo alla volta. Al momento penso solo al mio primo incontro”.
    Reduce dall’eliminazione ai quarti di finale dello US Open per mano di Amanda Anisimova, Swiatek ha spiegato di essere appena arrivata a Seul e di volersi concentrare sul lavoro quotidiano. “Sono atterrata ieri, quindi mi serve ancora un po’ di tempo per entrare mentalmente nel torneo. Sto focalizzando le mie energie sugli allenamenti e sulla preparazione del debutto. Solo quando entrerò in campo vedremo come mi sentirò, ma ripeto: ci sono tante giocatrici in grado di arrivare fino in fondo, bisogna aspettare”, ha aggiunto. La polacca esordirà al secondo turno contro la vincente del match tra Zakharova e Cirstea.Tra le rivali più accreditate per un ipotetico incrocio nelle fasi finali ci sono Ekaterina Alexandrova, Clara Tauson e Daria Kasatkina, senza dimenticare Amanda Anisimova, che però ha scelto di rinunciare al torneo dopo l’ottimo percorso a New York. Proprio su di lei Swiatek ha speso parole di grande rispetto.
    “È chiaro che nella finale di Wimbledon non aveva giocato bene, ma questo non significava che sarebbe stato sempre così – ha sottolineato la polacca, ricordando il loro scontro diretto a Londra vinto 6-0 6-0 –. Tutti sanno che è una grandissima giocatrice e che può esprimere un livello di tennis altissimo. Questa volta ha dimostrato di essere pronta per una finale importante: a New York ha giocato in modo diverso, si è mossa meglio, ha combattuto di più. Non è stata una sorpresa per me, la conosco bene e so quanto può valere”. LEGGI TUTTO

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    Thanasi Kokkinakis, operazione senza precedenti: punta al ritorno nel 2026

    Thanasi Kokkinakis nella foto

    Che fine ha fatto Thanasi Kokkinakis? È una domanda che molti appassionati di tennis si sono posti negli ultimi mesi. L’australiano non disputa un match ufficiale dall’Australian Open 2025, quando perse al secondo turno contro Jack Draper al termine di una battaglia di cinque set. Da allora, silenzio. Solo adesso, grazie a un’intervista, emergono i dettagli del lungo calvario che ha segnato la carriera del 29enne di Adelaide.
    Kokkinakis ha rivelato di aver convissuto per anni con una rottura al pettorale, una condizione che lo costringeva a giocare tra dolori insopportabili e a fermarsi nei tornei più impegnativi. “Ho giocato con una rottura al petto per gran parte degli ultimi quattro o cinque anni. Nei match lunghi o nelle partite ravvicinate il braccio si gonfiava e non riuscivo più a competere. Continuare significava solo ritirarmi alla fine”, ha spiegato.
    Per mettere fine a questo incubo, il tennista si è sottoposto a un’operazione mai tentata prima da un giocatore professionista: “Mi hanno rimosso molto tessuto cicatriziale e tagliato metà del pettorale destro. Poi mi hanno innestato parte del tendine d’Achille di un donatore per collegare il muscolo al braccio. Era un rischio enorme, ma non potevo più andare avanti così”.
    Nonostante i tanti infortuni e le operazioni, Kokkinakis non vuole arrendersi. L’obiettivo è chiaro: tornare in campo a gennaio 2026, durante la tournée australiana. “Ora sto meglio, ho ripreso ad allenarmi seriamente da qualche settimana. I colpi da fondo sono quasi al 100%, ma il servizio è la parte più complicata da recuperare. Voglio rientrare all’inizio del 2026 e questa volta giocare senza dolore, cosa che non mi era quasi mai capitata in carriera”, ha dichiarato con determinazione.
    Kokkinakis, che due anni fa era riuscito a entrare in Top 70, continua quindi a inseguire il sogno di una carriera mai del tutto sbocciata a causa di un fisico fragile. E la sua prossima sfida sarà, ancora una volta, con il tempo e con il suo corpo. LEGGI TUTTO