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    Jack Draper cambia rotta: Jamie Delgado sarà il nuovo allenatore principale nel 2026

    Jack Draper GBR, 2001.12.22 – Foto Getty Images

    La stagione 2025 si chiude con un sapore amaro per Jack Draper, che ha dovuto fare i conti con diversi problemi fisici e con la sensazione di non aver espresso tutto il suo potenziale. Le settimane di stop gli hanno però permesso di riflettere e pianificare al meglio il futuro, portandolo a prendere una decisione importante in vista del 2026.Il giovane britannico ha infatti scelto di affidarsi a Jamie Delgado come nuovo allenatore principale. L’ex tennista ed ex coach di Andy Murray e Grigor Dimitrov prenderà il posto di James Trotman, che resterà comunque nel team, ma con un ruolo secondario.
    L’obiettivo è chiaro: dare una nuova direzione alla carriera di Draper e aiutarlo a compiere quel salto di qualità necessario per imporsi stabilmente nei piani alti del circuito ATP. Dopo una stagione segnata da infortuni e interruzioni, il talento britannico punta a ripartire con una guida esperta e una struttura tecnica più solida.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Moez Echargui, più forte di burocrazia e infortuni: da Milano la rivincita (targata MXP) del numero uno africano

    Moez Echargui, classe 1993 da La Marsa (Tunisia), nel 2025 ha già vinto nove titoli internazionali

    Numero 504 della classifica mondiale Atp a inizio anno, numero 145 oggi, come eredità di una stagione da urlo che l’ha già visto vincere tre titoli a livello Challenger e altri sei nel circuito Itf, fino a renderlo il miglior giocatore di tennis dell’intero continente africano. Ma nel percorso con la racchetta di Moez Echargui, il tunisino classe ’93 che dal 2022 si allena con l’MXP Tennis Team (prima nel Varesotto e oggi al Quanta Club di Milano), c’è molto più del presente, fin da quando appena maggiorenne si trovò sostanzialmente costretto – come altri connazionali – a lasciare il suo paese a favore del college negli Stati Uniti. Per via della carenza di risorse economiche, ma anche di strutture e tecnici all’altezza, era la soluzione migliore (o la sola) per continuare a inseguire il mondo dei “pro”. Per lui, il sogno di fare del tennis giocato il proprio lavoro è diventato realtà non prima dei 22 anni, con in tasca una laurea in ingegneria e scienze informatiche, ma la svolta sarebbe arrivata parecchie stagioni più tardi, dopo l’approdo in Lombardia e dopo aver fatto i conti con una serie di infortuni che avrebbero messo al tappeto chiunque. Prima il crac a un ginocchio, poi problemi a un polso, a una caviglia e per ultimo – nel settembre del 2024 – uno strappo al bicipite femorale che l’ha obbligato a fermarsi di nuovo e ricominciare, alla soglia dei 32 anni.
    “Ricordo quando lo scorso gennaio – dice Marco Brigo, direttore sportivo di MXP – io e Fabio Chiappini ci siamo seduti a un tavolo con Moez e l’abbiamo invitato a riflettere su cosa volesse fare del suo futuro, data l’età e la classifica di nuovo crollata. Lui ci ha guardato negli occhi e ci ha detto ‘sto bene, credo nelle mie possibilità e penso di poter ancora raggiungere i primi 100 del mondo, quindi vado avanti’. Non aveva alcun dubbio e ha avuto ragione lui”. Da quella chiacchierata è partita una super stagione, diventata da favola fra agosto e settembre: Echargui ha vinto a Porto il primo titolo Challenger in carriera, poi si è preso il sesto Itf stagionale e quindi altri due Challenger, a Hersonissos (Grecia) e a Saint-Tropez (Francia). In tre mesi ha scalato circa 300 posizioni nel ranking e si trova oggi nei primi 150, con la certezza di debuttare nelle qualificazioni dei tornei del Grande Slam. Lo farà a gennaio all’Australian Open, a 33 anni: non è un record ma poco ci manca, e lo ripaga di una carriera fatta di enormi sacrifici, impossibilità nel raggiungere le destinazioni di molti tornei a causa del visto negato, lotta per la sopravvivenza col portafoglio spesso vuoto.
    “Quando nel 2022 ha iniziato il percorso con MXP – dice ancora Brigo – era senza denaro e senza permesso di soggiorno. Abbiamo trovato insieme una soluzione che gli permettesse di allenarsi con noi malgrado la carenza di risorse, ma poteva stare in Italia con un visto sportivo per un numero di settimane ben preciso. È stato molto complesso far conciliare questo obbligo con la sua attività. Fortunatamente, nel 2024 è riuscito a ottenere il permesso di soggiorno grazie al tesseramento per una squadra di Serie A1, così si è potuto stabilizzare in Italia e abbiamo iniziato a concentrarci solo sul tennis”. Come è andata lo dice la classifica Atp e non è finita qua, visto che per parecchi mesi Echargui avrà pochi punti da difendere, dunque può salire ancora verso l’obiettivo top-100. “Il livello che ha raggiunto – spiega ancora Brigo – lo rende un traguardo alla portata. Sarebbe l’ennesima rivincita di un ragazzo d’oro, la cui storia può essere d’ispirazione per tanti, visto ciò che ha dovuto superare. Oggi nei primi 200 giocatori della classifica mondiale c’è un solo africano, lui. Per arrivare fino a lì, partendo da un paese che non gli offriva grandi opportunità, ha dovuto lottare molto più di tanti altri, combattendo con la burocrazia, gli infortuni e anche le difficoltà finanziarie. Siamo orgogliosi di aver creduto in Moez fin dall’inizio: è stata la scelta giusta e gli auguriamo di togliersi ancora tante altre soddisfazioni. Se le merita tutte”. LEGGI TUTTO

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    Nasce il “Million Dollar 1 Point Slam”: un solo punto per vincere un milione di euro

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    Una nuova e originale iniziativa animerà la settimana che precede l’Australian Open 2026. Si chiama Million Dollar 1 Point Slam, un torneo-esibizione che promette spettacolo e tensione in formato ultracompatto: ogni partita si deciderà giocando un solo punto.L’evento riunirà 22 tennisti professionisti, guidati dal numero uno del mondo Carlos Alcaraz, insieme a 10 giocatori amatoriali che avranno la possibilità di sfidare i campioni del circuito. Prima di ogni match verrà sorteggiato se il punto decisivo si giocherà al servizio o alla risposta, in modo da rendere l’incontro il più equo possibile.Il premio in palio è da capogiro: un milione di euro per chi riuscirà a vincere la finale. In pratica, per conquistare il titolo e la cifra record, basterà vincere cinque punti in totale.
    L’evento, definito dagli organizzatori come “una nuova e avvincente iniziativa in cui un solo punto può cambiarti la vita”, aprirà ufficialmente la “Opening Week” dell’Australian Open 2026, coinvolgendo anche i circoli locali, dove presto saranno aperte le iscrizioni per gli appassionati che vorranno tentare l’impresa.Mai così tanto denaro è stato messo in palio per così poco tennis: cinque punti per un milione di euro.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Camilla Rosatello best ranking dopo il successo a Bucharest: “La prima dedica? “A mio padre che ha sempre creduto in me e tutti i giorni mi sprona. E’ stato il primo a cui ho telefonato dopo la vittoria”

    Camilla Rosatello nella foto con il trofeo del torneo di Bucharest

    Non è mai troppo tardi per centrare la vittoria più importante in carriera. Lo ha dimostrato ieri a Bucarest, nel 75.000 $ WTA, Camilla Rosatello, classe 1995 di Lagnasco, un paesino di circa mille anime vicino a Saluzzo (Cn) nel quale il tennis è molto più di un gioco. E’ entrato nel tessuto sociale grazie alla VTT e al Tennistadium, la società sportiva e il centro nel quale Camilla si allena e perfeziona. Nel torneo della capitale rumena la tennista piemontese ha colto il titolo, battendo in finale e in rimonta (5-7 6-3 6-4 lo score) la wild card di casa Elena Ruxandra Bertea: “Una grande soddisfazione – ha detto Camilla appena rientrata in Italia – perché venivo da un periodo difficile caratterizzato da due infortuni, con il primo che mi ha costretta a stare ferma per quasi due mesi. Non mi aspettavo di vincere ma ho saputo gestire bene i momenti importanti dei match e ho avuto molto supporto dal servizio. Ora un po’ di riposo poi ripartirò tra una decina di giorni per il 125.000 $ WTA di Rovereto o un 100.000 $ in Inghilterra. L’obiettivo è centrare le qualificazioni Slam agli Australian Open”.
    La prima dedica? “A mio padre che ha sempre creduto in me e tutti i giorni mi sprona. E’ stato il primo a cui ho telefonato dopo la vittoria”. Intanto per lei è arrivato il best ranking di n° 201 WTA. Ma le dediche non sono finite: “Ovviamente per l’intero staff che mi segue, quindi a Duccio Castellano, che è tornato in campo al mio fianco e mi ha dato consigli molto preziosi in questa settimana speciale, al mio ragazzo e allenatore Francesco Bessire, al preparatore atletico Zacco. Ora siamo un vero team integrato e la VTT è sempre più il mio punto di riferimento”. 
Il percorso in tabellone a Bucarest della tennista di Lagnasco è iniziato con la vittoria per 7-6 6-3 contro la rumena Elena Teodora Cadar, proveniente dalle qualificazioni. Negli ottavi è poi arrivata l’affermazione per 6-4 6-4 contro la svizzera Tsygourova, altra qualificata. Sempre più in fiducia e tatticamente perfetta, la Rosatello ha fermato 6-2 6-4 nei quarti la testa di serie n° 4, Blanca Bulgaru, altra racchetta di casa. In semifinale ha stoppato la corsa della russa Ibragimova per 6-4 7-5. 
Una sorta di “vendetta” sportiva per Camilla che aveva iniziato molto bene l’anno e poi aveva dovuto fermarsi a causa dei già ricordati infortuni: “Non meritavo di farmi male nel momento migliore di stagione, quando stavo puntando all’ingresso nelle qualificazioni degli US Open. Però succede, sono ripartita e dopo alcune settimane non facili nel circuito sono arrivati i quarti a Lisbona e la vittoria ieri”. 
Anche Duccio Castellano, direttore tecnico della VTT e supervisor dello staff tecnico che la sta seguendo, ha vissuto una giornata speciale: “Il potenziale di Camilla è indubbio e ora lo deve capitalizzare. Questa settimana riprenderà gli allenamenti alla VTT in vista dei prossimi impegni. Abbiamo già individuato i punti sui quali lavorare ulteriormente. Il nuovo best ranking è un punto dal quale partire e non certo di arrivo, rispettando gli obiettivi che ci siamo prefissati di qui a fine anno. Il suo deve sempre più diventare l’esempio per i nostri allievi, i ragazzi della Scuola Tennis e rappresentare un punto di riferimento tecnico del modo di operare dell’intero nostro staff”. Camilla Rosatello può definirsi alla sua terza carriera, la prima l’aveva condotta alla miglior classifica in singolare di n° 225 nel 2017, la seconda al best ranking di doppio di doppio, n° 76 nel maggio del 2024: “Ora il focus è sul singolare – conclude – per non disperdere energie. Il doppio è solo un piacere occasionale, anche se può essere propedeutico anche per il singolo”. LEGGI TUTTO

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    Il cuore oltre la rete: Mager si racconta tra sacrifici, sogni e rinascita “Mi ricordo tornei in Israele in cui dormivamo in una casa con la cucina sopra il letto, solo per risparmiare. Dovevi vincere per pagarti l’hotel. Non è il tennis che la gente immagina: è una vita di sacrifici.”

    Gianluca Mager nella foto

    Come già anticipato alcune settimane fa, Gianluca Mager ha deciso di ritirarsi dal tennis professionistico a soli 30 anni. Una scelta ponderata, maturata nel tempo, che segna la fine di una carriera intensa, fatta di sacrifici, battaglie, momenti di gloria e anche di difficoltà. Il tennista ligure, originario di Sanremo, lascia il circuito dopo aver raggiunto il suo best ranking di numero 62 al mondo e aver avuto l’onore di indossare la maglia azzurra in Coppa Davis.Una carriera costruita passo dopo passo, tra gavetta nei Futures, anni difficili nei Challenger, e un 2020 da incorniciare, culminato con la finale ATP di Rio de Janeiro contro Cristian Garin. Un traguardo che lo aveva consacrato tra i migliori, ma che, col passare del tempo, ha lasciato spazio a un’altra consapevolezza: quella di un uomo che ha dato tutto, e ora vuole semplicemente ritrovare la serenità.
    “Ho detto basta: non avevo più il fuoco dentro”Intervistato da Fanpage.it, Mager ha raccontato con sincerità il percorso che lo ha portato alla decisione di smettere:“Quel fuoco che mi ha sempre spinto a lottare ogni giorno si è affievolito. Quando è nata mia figlia, ho capito che era finita. Partire per un torneo era diventato pesante, un disastro. Già nel 2023 mi ero fermato per sei mesi, poi ho provato a riprendere, ho vinto un Challenger in Uruguay, ma non era più lo stesso. Ho scelto la serenità, la famiglia, la salute mentale.”Oggi, lontano dai riflettori del circuito ATP, Gianluca si divide tra la famiglia e il suo nuovo ruolo di maestro e coach nel circolo dove è cresciuto, accanto al suo storico allenatore Matteo Civarolo.“Lavoro in campo ogni giorno, mattina e pomeriggio. Mi piace tantissimo trasmettere ai ragazzi quello che ho imparato, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto umano. Ora sto bene, mi sento felice. Non mi manca nulla.”
    Dalla ribellione giovanile alla maturitàMager non nasconde di aver attraversato un’adolescenza difficile, in cui rischiò di perdersi:“Ero ribelle, non mi piacevano le regole. Ma quella fase mi ha formato. Senza di essa non sarei la persona che sono oggi. Mi ha limitato sotto certi aspetti, ma mi ha insegnato molto. Oggi direi a un ragazzo giovane di guardare alla crescita personale, non solo al risultato. Troppi ragazzi pensano solo a vincere, ma la cosa più importante è imparare, costruirsi come persona.”Fondamentale, in quel percorso, il ruolo della famiglia:“I miei genitori mi sono sempre stati accanto, ma senza pressioni. Mio padre è appassionato, mia madre non sa neanche cosa voglia dire 15-0. Eppure mi hanno sostenuto nel modo giusto, lasciandomi libero di sbagliare e crescere. Oggi è raro. Non è un caso che i primi due giocatori del mondo vengano da famiglie così: presenti ma non invadenti.”
    “Il tennis è uno sport durissimo, non è tutto glamour”Il sanremese racconta senza filtri la durezza del tennis, specialmente per chi non naviga ai vertici della classifica:“Quando non sei tra i primi cento, è una lotta continua. Viaggi infiniti, spese enormi, nessuna sicurezza economica. Mi ricordo tornei in Israele in cui dormivamo in una casa con la cucina sopra il letto, solo per risparmiare. Dovevi vincere per pagarti l’hotel. Non è il tennis che la gente immagina: è una vita di sacrifici.”
    Negli ultimi anni, ammette, qualcosa è cambiato in meglio:“Ora l’ATP garantisce un minimo ai primi 250, offre ospitalità anche nelle qualificazioni. Quando ho iniziato io, nulla di tutto questo esisteva. Dovevi arrangiarti. Ma resta uno sport spietato, dove chi non ce la fa rischia di bruciarsi.”E anche il tema economico rimane cruciale:“Una volta le qualificazioni di uno Slam pagavano 7-8 mila euro, ora sono 15-16. È un passo avanti, ma se non hai classifica e devi viaggiare lontano, le spese sono altissime. Un coach, un preparatore, un fisioterapista: sono costi che tanti non possono sostenere. Io spesso andavo da solo ai tornei, perché portare un allenatore significava andare in perdita.”
    “Oggi i giovani sono più professionali”Secondo Mager, il tennis moderno è cambiato radicalmente rispetto a quando lui muoveva i primi passi:“Oggi i giovani sono molto più professionali. Curano tutto: preparazione, alimentazione, attivazione. Quando avevo vent’anni, era diverso, si lavorava meno su certi dettagli. È una generazione diversa, e per fortuna. Ma è anche una generazione sotto molta più pressione, spesso spinta troppo presto da famiglie e sponsor.”
    Il rapporto con Sinner e MusettiNel corso degli anni, Mager ha avuto modo di condividere il campo e momenti di vita con i protagonisti del tennis italiano di oggi.“Conosco bene Lorenzo Musetti: mia moglie è sorella della sua compagna, lo seguo da quando era ragazzino. È un ragazzo con una famiglia che lo lascia lavorare, si fida del maestro, e questo è fondamentale.”E su Jannik Sinner, le parole sono di profonda stima:“Ci siamo allenati diverse volte insieme, e ogni volta mi ha colpito la sua umiltà. È un ragazzo con veri valori, lo si percepisce subito. Che sia numero uno o numero cento, resta sempre se stesso. È la dimostrazione che si può arrivare in alto restando persone perbene. E questo, nel tennis e nella vita, conta più di tutto.”
    Ricordi e bilanci di una carrieraDue momenti restano indelebili nel cuore di Mager:“Il mio debutto in Coppa Davis a Cagliari è stata l’emozione più grande, anche se il Covid costrinse a giocare senza pubblico. Conservo ancora quella maglia, sporca, dentro un quadro. L’altro ricordo è la finale di Rio de Janeiro: lì ho sentito di aver preso il mio posto nel tennis, di aver raccolto i frutti di anni di sacrifici.”Oggi, però, è tempo di guardare avanti, con una nuova prospettiva e una rinnovata pace interiore:“Mi piace la mia vita così. Mi sveglio la mattina, lavoro con i ragazzi, torno a casa e sto con la mia famiglia. Dopo tanti anni di corse, aerei, hotel e solitudine, sto riscoprendo la quotidianità. È una sensazione meravigliosa.” LEGGI TUTTO

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    Sinner, solo crampi a Shanghai: rientro a Montecarlo e qualche giorno di riposo prima della King Slam Cup

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    Nessun campanello d’allarme per Jannik Sinner dopo il ritiro nel terzo set contro Tallon Griekspoor al Masters 1000 di Shanghai. L’azzurro, costretto ad abbandonare il match per i crampi, ha lasciato la Cina in mattinata per tornare a Montecarlo, dove osserverà qualche giorno di riposo prima di riprendere la preparazione.Le condizioni climatiche estreme hanno reso l’esperienza di Shanghai particolarmente complicata per molti giocatori. Il caldo soffocante, l’elevata umidità e lo smog hanno messo a dura prova la tenuta fisica di diversi protagonisti del torneo. Lo stesso Novak Djokovic, nel match disputato contro Yannick Hanfmann e programmato prima di Sinner-Griekspoor nella sessione serale dedicata al ventennale dello stadio, è stato colto da un malore e ha vomitato in campo, pur riuscendo poi a vincere l’incontro.
    Sinner potrebbe sottoporsi a qualche controllo per valutare come prevenire episodi simili in futuro, ma il suo stato generale non desta preoccupazione. Il prossimo impegno per il numero uno italiano sarà la Six Kings Slam, prestigiosa esibizione in Arabia Saudita in programma dal 15 ottobre, con un montepremi di 6 milioni di dollari. Proprio in questo evento, lo scorso anno, l’altoatesino si era imposto in finale su Carlos Alcaraz.
    Successivamente, Sinner tornerà in campo nel circuito ATP per disputare l’ATP 500 di Vienna e il Masters 1000 di Parigi, che da quest’anno si terrà nella nuova sede della Defense Arena, dove potrebbe incrociare nuovamente lo spagnolo. LEGGI TUTTO

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    Ferrero smentisce un falso rumor, Andreescu si confessa, Tauson sogna la top 10 e Alcaraz raggiunge Murray

    Juan Carlos Ferrero con Carlos Alcaraz – Foto getty images

    Negli ultimi giorni i social sono tornati a essere terreno fertile per la disinformazione. Una delle vittime è stata Juan Carlos Ferrero, ex numero 1 del mondo e attuale allenatore di Carlos Alcaraz, al centro di un falso rumor che sosteneva stesse lottando contro un cancro.Di fronte al clamore generato, Ferrero ha deciso di smentire pubblicamente la notizia attraverso un comunicato diffuso sui propri profili social, ribadendo di essere in perfetta salute e condannando la leggerezza con cui certe voci vengono diffuse. Un episodio che dimostra ancora una volta quanto i social possano diventare pericolosi strumenti di disinformazione.
    Sul fronte sportivo, Bianca Andreescu continua a cercare la strada per tornare ai vertici. L’ex campionessa dello US Open è stata eliminata nelle qualificazioni del WTA 1000 di Wuhan 2025 e ha parlato a Tennis365 del proprio momento, paragonando la sua esperienza a quella di Emma Raducanu:“Avrei fatto le cose in modo diverso dopo aver vinto lo US Open. Avrei avuto bisogno di più guida su come gestire tutto. Ma per Emma deve essere stato ancora più difficile: la pressione, la fama improvvisa, gli sponsor… Sono felice che stia tornando a giocare bene, e spero di riuscirci anch’io presto.”
    Anche Clara Tauson sta vivendo una fase importante della sua carriera. La danese ha firmato una stagione di alto livello e vuole chiuderla al meglio proprio a Wuhan. In conferenza stampa ha espresso tutta la sua ambizione:“Vincere contro Iga e Aryna quest’anno mi dà fiducia, perché dimostra che ho il tennis per competere con le migliori. Ma devo migliorare nella consistenza, essere capace di battere anche giocatrici con ranking inferiore durante tutto l’anno. Dopo questi mesi, il mio grande obiettivo immediato deve essere entrare nella top 10.”
    Infine, un nuovo traguardo per Carlos Alcaraz, che inizia la sua 41ª settimana da numero 1 del ranking ATP, eguagliando il totale raggiunto in carriera da Andy Murray. Un risultato che consolida ulteriormente la posizione dello spagnolo tra i grandi protagonisti del tennis mondiale. LEGGI TUTTO

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    Daria Kasatkina si ferma: “Il 2025 è stato il mio anno del ‘sto bene’, ma non lo ero”

    Daria Kasatkina nella foto – Foto Getty Images

    Il 2025 si chiude in anticipo per Daria Kasatkina, che ha annunciato tramite un lungo e sentito comunicato sui propri canali social la decisione di interrompere la stagione e tornare in campo soltanto nel 2026. Un gesto che, come lei stessa ha spiegato, nasce dall’esigenza di fermarsi per affrontare un periodo di forte stress mentale ed emotivo, accumulato negli ultimi mesi.
    Kasatkina ha parlato apertamente di “colasso mentale” e del peso crescente della routine del circuito professionistico. “‘Sto bene’ è una frase che tutti abbiamo sentito, ma che spesso nasconde ben altro. Questo è stato il mio 2025: ho detto di stare bene quando non lo ero” – scrive l’australiana d’adozione, spiegando come i risultati e le prestazioni dell’anno riflettano questo stato di difficoltà.
    Tra i motivi citati ci sono la monotonia del tour, la pressione costante e anche questioni personali, come il mancato ricongiungimento con la famiglia (“sono quattro anni che non vedo mio padre”) e le battaglie burocratiche per ottenere la piena eleggibilità a rappresentare l’Australia dopo il cambio di nazionalità. “Il calendario è troppo, mentalmente ed emotivamente mi sento al limite del collasso. Non posso più andare avanti così”, ha confessato.
    Kasatkina ha precisato che questo stop non è una resa definitiva ma un atto di cura verso sé stessa. “Se questo mi rende debole, che sia. Ma so di essere forte e di potermi rialzare prendendomi una pausa, ricaricando energie e tornando più pronta di prima. È ora di ascoltarmi e cambiare la mia mente, il mio cuore e il mio corpo”, ha scritto la 26enne, annunciando che tornerà nel 2026 “con energia e pronta a ripartire”.
    Con questo messaggio, Daria Kasatkina ha voluto offrire uno spaccato realistico di cosa significhi vivere il tour tennistico al più alto livello, ribadendo che dietro i riflettori e i successi si nascondono anche difficoltà emotive spesso invisibili. Il 2025 per lei è finito, ma l’appuntamento con i fan è solo rimandato al prossimo anno.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO