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    Emma Raducanu: “Voglio essere testa di serie in Australia nel 2026”

    Emma Raducanu GBR, 13.11.2002 – Foto Getty Images

    Emma Raducanu continua a inseguire la sua rinascita e a consolidare la crescita degli ultimi mesi. Alla vigilia del WTA 1000 di Cincinnati 2025, la tennista britannica ha raccontato come la collaborazione con il nuovo coach, Francis Roig (ex storico collaboratore di Rafa Nadal), possa rappresentare un vero punto di svolta nella sua carriera.
    L’obiettivo dichiarato è ambizioso: “Voglio arrivare al primo Slam del 2026, l’Australian Open, come testa di serie. È questo il mio grande traguardo per la prossima stagione”, ha ammesso Emma, decisa a tornare stabilmente tra le migliori del circuito.
    Raducanu ha anche spiegato che Roig sta lavorando su diversi aspetti tecnici del suo tennis: “Stiamo facendo tanti piccoli aggiustamenti sui miei colpi per aumentare la qualità complessiva del mio gioco. Sappiamo entrambi che serve pazienza, ma sono convinta che con costanza e tanto lavoro i risultati arriveranno.”La 21enne britannica è apparsa serena e determinata: “Sono felice del percorso che sto facendo e mi sento ogni giorno più sicura. Cincinnati è un’altra tappa importante per misurare i miei progressi.”Emma Raducanu, dunque, guarda avanti con fiducia, pronta a inseguire nuovi traguardi e a tornare protagonista anche grazie alla guida di un coach esperto come Francis Roig.
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    Cincinnati chiama, Alcaraz risponde: “Rivalità con Sinner? Lasciamo parlare gli altri”

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    È tempo di tornare a indossare la tuta da lavoro e lottare per la gloria. Dopo una meritata pausa estiva, Carlos Alcaraz si presenta al Masters 1000 di Cincinnati con le idee chiare: ogni torneo è un’opportunità per avvicinarsi al grande obiettivo stagionale e continuare la sua rivalità con Jannik Sinner.Nel Media Day dell’evento americano, il murciano ha affrontato ogni tema con sincerità: dalla rincorsa al numero 1 del mondo, al rapporto speciale con Sinner, passando per la delusione di Wimbledon.
    Obiettivo chiaro: tornare in vetta al ranking“Sono molto soddisfatto di come sto facendo le cose e voglio continuare così”, ha dichiarato Alcaraz. “Ci sono diversi aspetti che vorrei migliorare nel mio tennis, ma adesso la cosa fondamentale è mantenere la gioia in campo ed essere felice anche fuori, godendomi i tornei più importanti del mondo. Il mio obiettivo da qui a fine stagione è riprendermi il numero 1 del mondo”.Il giovane spagnolo sa di avere margine per accumulare punti in questa parte di stagione e, di fatto, è già avanti su Sinner nella Race ATP che ricordiamo che è stato fermo tre mesi per la sospensione sul caso Clostebol.
    La rivalità con Sinner: rispetto e futuro“Abbiamo fatto entrambi cose molto importanti in poco tempo, sono felice di vedere la rivalità che si sta creando tra di noi. Credo che abbiamo davanti ancora tanti anni per continuare a costruirla. Lasciamo che la gente parli di noi, io non ci penso troppo. Vedremo fin dove arriveremo”, ha spiegato Alcaraz.
    La lezione di WimbledonA proposito della sconfitta nella finale di Wimbledon, Carlos ha mostrato grande maturità: “Perdere una finale Slam è stata una situazione nuova per me, ma bisogna essere pronti anche a questo. Ovviamente non avrei mai voluto che succedesse, però sono uscito dal campo comunque orgoglioso e felice, pensando che prima o poi capita a tutti i tennisti della storia. Mi è bastato qualche ora per superare la delusione, sapendo che ci sono tante cose su cui lavorare. Sono solo grato di aver vissuto una finale a Wimbledon, me ne sono andato fiero di quello che ho fatto”.
    La sfida di CincinnatiAdesso per Alcaraz inizia una nuova avventura a Cincinnati, un torneo dove vuole ritrovare la sua versione migliore e rilanciare la corsa verso la vetta. Obiettivo? Essere felice in campo, migliorarsi ogni giorno e, perché no, puntare di nuovo al trono del tennis mondiale.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Il grande flop dei Masters 1000 “premium”: quando la visione ATP diventa un boomerang

    Il torneo di Monte Carlo è rimasto uguale anche nel 2025 e sarà cosi anche nei prossimi anni

    Era partita come una rivoluzione necessaria, una modernizzazione strutturale con l’ambizione di rendere il tennis un prodotto ancora più globale, appetibile e, soprattutto, redditizio. Sotto lo slogan di “One Vision”, Andrea Gaudenzi e l’ATP avevano promesso una trasformazione radicale del circuito professionistico, puntando in particolare su una rivalutazione dei tornei Masters 1000 per contrastare lo strapotere dei Grand Slam. Più partite, più giorni, più show, più biglietti venduti. Più di tutto. Ma la realtà, ad agosto 2025, è ben diversa: il progetto si è rivelato un boomerang.L’obiettivo era chiaro: potenziare i tornei di punta, renderli il vero “prodotto premium” del tennis maschile. L’allungamento a due settimane, i tabelloni più ampi, più occasioni per i giocatori fuori dalla Top-100, più tempo per recuperare tra una partita e l’altra. Sembrava una soluzione win-win: migliori condizioni fisiche, più soldi in palio, maggiore visibilità per gli outsider e un’offerta commerciale più ricca per sponsor e organizzatori. Ma tutto ciò aveva (e ha) un prezzo pesantissimo: la salute fisica e mentale dei giocatori, la qualità del gioco e – soprattutto – l’interesse degli appassionati.
    Un tennis senza respiro (né anima)I Masters 1000 allungati si sono trasformati in maratone infinite. I migliori, già spremuti da un calendario infernale, si ritrovano costretti a giocare quattro settimane consecutive fra Washington, Canada e Cincinnati, arrivando stanchi e spesso infortunati allo US Open. Il risultato? Una raffica di forfait, livelli di gioco altalenanti nelle fasi finali, partite decisive che perdono intensità, finali piazzate in giorni e orari improbabili per “incastrare” il tetris delle dirette televisive.Chi ci guadagna? Forse solo qualche direttore di torneo, che può vantare un record di presenze (spalmate però su due settimane e non concentrate come un tempo). Di certo non i tifosi, disorientati da un format che ha perso gran parte del suo fascino: addio ai magici venerdì sera con quattro quarti di finale, addio a quell’energia contagiosa che si respirava nelle fasi calde del torneo. Oggi le emozioni si diluiscono, i momenti top rischiano di passare quasi inosservati.
    Promesse disattese e giocatori sempre più scontentiLa promessa di tabelloni più ampi, che avrebbe dovuto facilitare l’ingresso dei giocatori fuori dalla Top-100, è rimasta solo in parte: i nuovi ingressi sono pochi, i costi di trasferta e permanenza sono aumentati e molti outsider, costretti a girare il mondo per una sola chance, continuano a navigare in acque difficili. I big, dal canto loro, protestano: “Così non si regge, servono più pause”, ripetono a ogni microfono. Eppure nulla cambia.La strategia “più è meglio” ha prodotto l’effetto contrario: meno attenzione, meno pathos, meno storie da ricordare. E soprattutto un rischio concreto: che il “prodotto premium” venga percepito sempre più come “prodotto di massa”, allungato e annacquato, mentre i Grand Slam – con la loro unicità e la loro tradizione – continuano a dominare le attenzioni di tutti.
    Una visione da rivedereSiamo davanti a una delle più grandi incomprensioni strategiche dell’era ATP? Forse sì. La lunga durata dei Masters 1000, anziché elevare lo status del circuito, ha creato stanchezza, disaffezione, stress e – paradossalmente – una perdita di identità per eventi che, un tempo, erano sinonimo di adrenalina e spettacolo puro.Ritorno al passato? Difficile. I piani ATP sono a lungo termine e un passo indietro appare poco realistico, almeno nell’immediato. Quello che è certo è che il tennis maschile, oggi, rischia di perdere fascino e centralità proprio per colpa di un eccesso di “visione manageriale” che non ha tenuto conto di ciò che rende unico questo sport: emozione, imprevedibilità, passione. Serviva davvero tutto questo “più”? Forse il segreto era, semplicemente, ascoltare di più i giocatori… e i tifosi.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    De Minaur ancora “tabù” contro i top 10

    Alex De Minaur nella foto – Foto Getty Images

    Ben Shelton continua il suo straordinario percorso al Masters 1000 di Toronto 2025, conquistando un posto in semifinale grazie a una netta vittoria su Alex De Minaur con il punteggio di 6-3 6-4. L’americano, sempre più protagonista in questa stagione sul cemento nordamericano, ha concesso soltanto una volta il servizio, dimostrando ancora una volta solidità e personalità nei momenti chiave dell’incontro.Shelton ha impressionato soprattutto in risposta, riuscendo a strappare il servizio all’australiano nei momenti decisivi e controllando sempre l’inerzia del match. De Minaur, invece, continua a vivere un vero e proprio incubo quando si trova di fronte uno dei primi dieci della classifica mondiale.
    Una statistica che pesa:Con questa sconfitta, il bilancio di De Minaur contro i top 10 si fa ancora più pesante: sono dodici le ultime sconfitte consecutive contro giocatori tra i primi dieci del ranking. Il suo tabellino recita:❌ vs Zverev❌ vs Sinner❌ vs Medvedev❌ vs Fritz❌ vs Fritz❌ vs Sinner❌ vs Sinner❌ vs Alcaraz❌ vs Rublev❌ vs Alcaraz❌ vs Djokovic❌ vs Shelton
    Per Shelton, invece, si tratta di una vittoria che conferma il suo stato di forma e la crescita costante a questi livelli, alimentando i sogni americani di successo a Toronto e avvicinandolo sempre di più al grande appuntamento con la finale.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    «Non ho mai venduto una partita»: la confessione amara di Stefano Reitano dopo la squalifica

    Stefano Reitano nella foto

    Sette mesi di squalifica e una multa di 7.500 dollari. Stefano Reitano, 28 anni appena compiuti, ex numero 854 ATP in singolare e 484 in doppio, vive uno dei momenti più difficili della sua carriera e della sua vita. «Non ho mai venduto una partita, mai», ci tiene a ribadirlo nell’intervista concessa al Corriere della Sera. Eppure la sua fedina sportiva ora porta un marchio che pesa come un macigno: tra il maggio 2018 e l’aprile 2022 ha scommesso su 32 partite, tutte NON sue, per un guadagno totale di 886,92 euro. «Ho fatto una sciocchezza», ammette senza girarci intorno.
    Dal tennis alla battuta d’arrestoLa storia di Reitano è quella di tanti ragazzi che hanno provato a inseguire un sogno sul circuito: «Ho iniziato a sei anni, vedendo giocare papà – racconta – Prima al Monviso, poi allo Sporting. Finite le superiori, ho iniziato a girare per tornei, prima in Italia, poi negli ultimi anni anche in Europa e Africa». La passione era diventata un lavoro, ma non senza difficoltà economiche: «Fino a un certo livello, lo dovresti fare molto di più per il piacere di giocare che per i guadagni. Nei tornei ITF, se non arrivi almeno in semifinale, vai sotto».
    L’incubo comincia a PulaIl punto di svolta arriva ad aprile 2024, durante un torneo a Santa Margherita di Pula: «Avevo appena finito il turno di qualificazione, mi ferma uno dell’ITIA, l’agenzia che vigila sull’integrità del tennis. Mi chiede il telefono e mi fa firmare un foglio». Dopo tre ore di attesa, il cellulare viene restituito, ma non solo: «Il giorno dopo mi fanno un’intervista registrata, mi contestano flussi anomali di giocate su alcune partite. Avevano trovato le foto delle schedine».Non erano scommesse online, ma nella ricevitoria dietro casa, a Grugliasco. «Non furbissimo, da uno che si vende gli incontri», ammette Reitano, sottolineando però come non ci sia mai stata alcuna manipolazione: «Guardavo tante partite, era solo per dare un po’ di brio, 5 o 20 euro per volta. Una volta ho puntato 10 euro su Sonego che batteva Djokovic, se ci fosse stato qualcosa sotto avrei puntato solo 10 euro?».
    «Non sopporto che pensino che mi vendevo»Il peso della squalifica va oltre la sospensione: «Quello che non sopporto è che la gente pensi che mi vendevo le partite. E poi la sproporzione delle sanzioni: per dire, puoi squalificare Battaglino per quattro anni? Nel tennis, purtroppo, conta chi sei». Un’amarezza che Reitano non nasconde, così come il suo pentimento: «Col senno di poi, cancellerei le foto delle schedine».
    Ora cerca di ricostruire la sua vita, sperando di tornare in campo e, soprattutto, di ricostruire la fiducia, dentro e fuori dal mondo del tennis.
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    La filosofia di Tsitsipas: “La vera grazia del tennis è nella sua durezza”

    Stefanos Tsitsipas GRE, 12-08-199 – Foto Getty Images

    Stefanos Tsitsipas è uno degli sportivi più riflessivi (fuori dal campo) del circuito ATP. Non sono nuovi i suoi messaggi social che vanno oltre il risultato in campo, parole che trasudano filosofia e passione, pronte a far riflettere chiunque le legga. Questa volta il greco si è spinto ancora più in là, dichiarando in modo spiazzante il suo amore per il tennis.
    “Questo sport è bello non per la sua grazia, ma per la sua brutalità. Ti espone nel tuo punto più debole: sudi, sbagli, ansimi, ti fai domande senza risposta. E in mezzo a tutto questo, trovi qualcosa a cui aggrapparti, qualcosa che ti mantiene in piedi sulla linea di fondo”, ha scritto Stefanos, affidando ancora una volta ai social un frammento della sua visione del tennis.

    Tennis is beautiful not because it’s graceful, but because it’s brutal. It shows you at your weakest, sweating, failing, breathing hard, asking questions you don’t have answers to. And in all that, you find something worth holding onto. Something that keeps you stepping back to…
    — Stefanos Tsitsipas (@steftsitsipas) August 5, 2025

    Un messaggio sincero e autentico, che mostra quanto il tennis sia molto più di uno sport fatto di colpi vincenti e gesti eleganti. È una sfida continua con se stessi, una ricerca di risposte tra fatica, errori e momenti di crisi, dove la bellezza vera si nasconde proprio nella capacità di resistere, di rimettersi in gioco ogni volta, di “continuare a restare sulla linea di fondo”.Un pensiero che racconta la solitudine e la forza necessaria per vivere davvero il tennis, dentro e fuori dal campo.
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    Zverev, maturità ritrovata: “Non rompo una racchetta da tre anni e mezzo. Voglio lasciare un esempio”

    Alexander Zverev nella foto – Foto Getty Images

    Alexander Zverev sembra finalmente aver ritrovato la serenità e il tennis dei giorni migliori, e lo sta dimostrando al Masters 1000 di Toronto 2025. Dopo la vittoria sofferta su Alexei Popyrin che gli è valsa l’accesso alle semifinali, il tedesco ha affrontato temi profondi in conferenza stampa, tra crescita personale, gestione della frustrazione e il desiderio di lasciare un’eredità positiva fuori e dentro il campo.
    La chiave contro Popyrin:“Gioire per la vittoria contro un avversario così è un gran segnale. Ho avuto un po’ di sfortuna nel primo set, ma sono stato bravo a cambiare posizione in risposta e giocare in modo più aggressivo. Lui è molto pericoloso quando è in fiducia, se continuerà così potrà entrare stabilmente tra i migliori”, ha dichiarato Zverev, che si prepara ora alla semifinale contro Khachanov.
    Toronto, condizione ideale per Sascha:“La superficie veloce e le palline rapide si adattano bene al mio tennis, ma ho dovuto lavorare tanto per sentirmi a mio agio. Il mese di pausa dopo Wimbledon è stato fondamentale: una settimana di vero riposo, poi tanto allenamento. Adesso finalmente raccolgo i frutti di questo lavoro”.
    Gestione della rabbia e il modello Federer:Ma più ancora del risultato, Zverev ha colpito per la sua maturità: “Fino a qualche anno fa, dopo aver perso il primo set, probabilmente avrei distrutto una racchetta. Ora sono tre anni e mezzo che non lo faccio e continuerà così. Sentire su di me la responsabilità di essere un esempio, anche da padre, mi ha cambiato. Voglio che si ricordi il mio tennis e l’impegno sociale con la mia Fondazione, non gli scatti d’ira. Federer mi ha ispirato: vedere come ha trasformato il suo carattere da giovane ribelle a esempio di perfezione mi ha fatto capire che anch’io dovevo cambiare”.
    Così, mentre il campo attende il verdetto delle semifinali, Zverev guarda avanti, determinato a lasciare un segno non solo per i suoi risultati, ma per i valori che porta dentro e fuori dal campo.
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    Nicolás Jarry racconta il suo incubo: “È stato il peggior semestre della mia vita”

    Nicolas Jarry nella foto – Foto Getty Images

    Momenti bui, sofferenza e il coraggio di chiedere aiuto. Nicolás Jarry ha voluto raccontare senza filtri il periodo più difficile della sua carriera e della sua vita, segnato dalla diagnosi di neurite vestibolare che lo ha colpito nel corso dello scorso anno. Il tennista cileno, in un’intervista a El Mercurio, ha spiegato quanto sia stato complicato affrontare mesi interi lontano dal suo miglior livello, tanto da precipitare in uno stato di profonda depressione.
    “È stato il peggior semestre di tutta la mia vita”, ha ammesso Jarry, che ha confessato di essersi sentito senza forze, senza nemmeno la voglia di alzarsi dal letto. Solo l’intervento di uno specialista, uno psichiatra, gli ha permesso di trovare la strada per risalire e tornare, passo dopo passo, a vivere il tennis con un nuovo spirito.“Ho imparato ad apprezzare di più il tennis, ad essere più grato per quello che posso fare ogni giorno in campo. La malattia mi ha costretto a rallentare, a guardarmi dentro e a capire che la salute viene prima di tutto”.
    Un messaggio di grande onestà e umanità quello di Nicolás Jarry, che oltre i risultati sportivi ha scelto di mostrare la sua fragilità, nella speranza che la sua storia possa aiutare altri atleti a non avere paura di chiedere aiuto quando la pressione diventa insostenibile.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO