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    Djokovic, leggenda senza fine: “Ho ancora fame di tennis, il mio obiettivo sono le Olimpiadi di Los Angeles 2028”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    Novak Djokovic è già nella storia. A 38 anni, il fuoriclasse serbo vanta un palmarès da capogiro: 24 titoli del Grande Slam, 100 trofei ATP, un oro e un bronzo olimpico, oltre a una Coppa Davis con la sua Serbia. Eppure, nonostante abbia riscritto ogni record possibile, Djokovic sorprende ancora per la sua voglia di lottare e per l’ambizione che lo spinge a guardare sempre avanti.Negli ultimi mesi, però, Novak ha confessato come la scomparsa dai riflettori dei suoi grandi rivali, Roger Federer e Rafael Nadal, abbia rappresentato uno spartiacque emotivo nella sua carriera. “Una parte di me se n’è andata con Federer e Nadal”, aveva ammesso qualche settimana fa. Un’affermazione forte, che riflette il vuoto lasciato da chi ha condiviso con lui una delle epoche più leggendarie del tennis mondiale. “Senza di loro, mi manca un po’ di motivazione. È difficile trovare nuovi stimoli quando hai già raggiunto tutto ciò che si poteva raggiungere,” ha spiegato in una recente intervista su YouTube a Slaven Bilic.
    Un sogno olimpico che non vuole tramontareNonostante tutto, Djokovic ha ben chiaro il suo nuovo, grande obiettivo: i Giochi Olimpici di Los Angeles 2028. “In questo momento, la mia unica motivazione sono le Olimpiadi di Los Angeles. Voglio esserci, è l’unica cosa che ho in mente. Avrò 41 anni, ma sia il fisico che la mente sono ancora forti. Credo di potercela fare.” Un traguardo che sembra quasi impossibile nel tennis moderno, ma che con Djokovic non può mai essere escluso.
    Passione e fuoco interioreMa cosa lo spinge ancora ad allenarsi, a competere, a superare i limiti dell’età? “È l’amore per il tennis, la passione per questo sport. Il bambino che si è innamorato di una racchetta è ancora dentro di me. Se non avessi più questo fuoco, smetterei subito. Ma amo ancora l’adrenalina di andare in campo, la voglia di vincere non mi ha mai abbandonato.”
    La crisi del 2016: “Ho provato il vuoto dopo aver vinto tutto”Djokovic non ha nascosto i momenti difficili. Il 2016, quando finalmente vinse il Roland Garros e completò il Career Grand Slam, segnò una svolta interiore. “Avevo vinto tutto e ho sentito un vuoto. Dopo Parigi, mi sentivo obbligato ad andare a Wimbledon, ma non ne avevo davvero voglia. Persi con Querrey dopo tre interruzioni per pioggia. Durante la pausa, ho provato una sensazione di ‘nulla’ totale, come se per la prima volta tutto fosse fermo. Quella crisi è durata fino al 2018: ho dovuto ritrovare la fame.”
    Un’infanzia tra sacrifici e pericoliLa sua è una storia di sacrifici e coraggio, come ha ricordato lui stesso. “Quando ero giovane, viaggiare per giocare negli Stati Uniti era impossibile per la mia famiglia. Mio padre dovette rivolgersi agli usurai, alla mafia, con tassi del 30%. Abbiamo rischiato molto, persino un incidente d’auto provocato dai creditori. Ma ce l’abbiamo fatta.”
    Verso Wimbledon 2025, senza tornei di preparazioneDjokovic ha già annunciato che non disputerà nessun torneo prima di Wimbledon 2025, lo Slam che ha vinto sette volte. Tutto è possibile per chi ha saputo riscrivere la storia: il serbo va ancora a caccia di un venticinquesimo Major, ma la sua leggenda, comunque vada, è già assicurata.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Alejandro Tabilo out per infortunio: lesione di terzo grado al retto addominale

    Alejandro Tabilo CHI, 02.06.1997 – Foto getty images

    Brutte notizie per Alejandro Tabilo, protagonista di un’ottima stagione ma costretto a fermarsi a causa di un serio infortunio. Dopo la sconfitta in semifinale al Challenger di Prostejov, il tennista cileno ha confermato tramite i suoi profili social la diagnosi che temeva: una rottura di terzo grado del muscolo retto addominale destro.
    “Volevo comunicarvi che oggi, dopo aver fatto diversi esami, abbiamo confermato la lesione che sospettavamo. Ho una rottura di terzo grado del retto addominale destro. È una notizia che mi rende molto triste per le settimane di stop che mi aspettano, senza poter competere,” ha scritto Tabilo in un messaggio rivolto ai suoi tifosi. “Non sappiamo ancora con certezza quando potrò tornare in campo, ma lavoreremo duro e faremo il possibile per accorciare i tempi di recupero. Spero che possiate capire la situazione e continuare a sostenermi. Ci vediamo al ritorno!”.
    Per i tennisti professionisti, il rientro dipende anche dalla risposta individuale al trattamento, dal dolore e dalla funzionalità nella torsione del tronco (molto sollecitata nel tennis).Per una lesione di terzo grado del retto addominale, il recupero può andare da 2 a 4 mesi prima di poter tornare a competere a pieno regimeUna tegola pesante per il cileno, che si vede costretto a interrompere il suo ottimo momento sul circuito, proprio mentre stava trovando continuità e risultati importanti.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Città di Crema numero 19, festa per Cattaneo e Iwasa

    La premiazione dei vincitori. Da sinistra, il presidente del Tc Crema Stefano Agostino, Cesare Cattaneo, Giorgio Ghia, Ayaka Iwasa, Shina Okuyama e il sindaco di Crema Fabio Bergamaschi

    Il piemontese Cesare Cattaneo (classe 2010) e la giapponese Ayaka Iwasa (2012) sono i vincitori dell’edizione numero 19 del Trofeo Città di Crema, torneo internazionale Under 16 che è terminato con due finali spettacolari ma diametralmente opposte per durata ed emozioni. L’ultimo atto maschile, il derby tutto azzurro tra Cattaneo e il milanese Giorgio Ghia, era una ripetizione della finale degli Italiani Under 14 dello scorso anno (vinti da Ghia) e ha lasciato il pubblico incollato alle tribune per oltre due ore e trenta minuti, con una serie di capovolgimenti di fronte che hanno reso il confronto incerto fino agli ultimi secondi. Dopo aver dominato il parziale di apertura, Cattaneo (scattato come testa di serie numero 3) si è visto di fronte un’altra partita quando il rivale ha cominciato a prendere il ritmo e a lottare, entrando nel match con un po’ di ritardo come peraltro gli era accaduto altre volte durante la settimana. Stavolta, però, la rimonta del ‘diesel’ Ghia non si è potuta completare, perché lo scatto decisivo è stato di Cattaneo, tesserato alla Canottieri Casale e già in evidenza a livello Under 14 negli anni scorsi, con tre titoli di Tennis Europe in bacheca. Cesare – seguito da Giulia Gabba e Matteo Sacchi – si è preso una rivincita sul connazionale (6-1 5-7 7-5 il risultato) ma soprattutto si è preso il primo trofeo Under 16 a livello internazionale, dopo la finale persa a Budapest in aprile.
    Tra le ragazze, che avevano aperto la giornata decisiva del torneo, il derby giapponese fra due giocatrici classe 2012 è finito nelle mani di Ayaka Iwasa, partita addirittura dalle qualificazioni e capace di fare filotto. Contro la connazionale Shina Okuyama, testa di serie numero 3 e vincitrice pochi giorni fa nella finale dell’Under 14 di Pescara, Ayaka si è presa una gustosa rivincita, dominando l’incontro con un perentorio 6-3 6-2. In sei partite disputate sulla terra battuta di Crema, una nelle qualificazioni e cinque nel main draw, la Iwasa non ha ceduto un solo set: 6-0 6-0 alla Grossi, 6-0 6-4 alla Brescini, 6-1 7-5 alla numero 2 Johri, 6-3 6-0 alla Montorsi e 6-1 6-1 alla Baroglio, prima dell’ultimo atto. In totale, appena venti game concessi in una settimana che ha consacrato la nipponica come una speranza importante del tennis asiatico.
    Grande soddisfazione a Crema, per un evento che si conferma tra i momenti clou della stagione del tennis lombardo: “Il livello della finale maschile – spiega la direttrice Jessica Festari – è stato davvero alto e in generale in entrambi i tabelloni abbiamo ammirato tanti potenziali campioni di domani. Per quanto riguarda gli azzurri, la sensazione è quella che tutti vogliano diventare professionisti e che siano già proiettati verso quel mondo. Nel torneo femminile, le due ragazzine giapponesi sono state una conferma, alzando il ritmo ogni volta che ne hanno avuto la necessità. La nostra soddisfazione è strettamente legata a quella dei ragazzi che hanno preso parte al Città di Crema: abbiamo confermato le aspettative e tutti si sono detti contenti dell’organizzazione, che ha fornito loro ogni tipo di servizio necessario”.
    I risultati delle finaliTabellone singolare maschile, finale: C. Cattaneo (Ita, 3) b. G. Ghia (Ita, 2) 6-1 5-7 7-5.Tabellone singolare femminile, finale: A. Iwasa (Jpn) b. S. Okuyama (Jpn, 3) 6-3 6-2.Tabellone doppio maschile, finale (giocata venerdì): G. Ghia / G. Samarelli (Ita, 2) b. D. Longo / R. Pretolani (Ita, 3) 6-2 7-6.Tabellone doppio femminile, finale (giocata venerdì): C. Castracani / F. Fuzio (Ita, 1) b. M. Lampiano Garbarini / E. Tranchero (Ita, 4) 7-5 6-2. LEGGI TUTTO

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    Jenson Brooksby: “Essere autistico mi ha insegnato a credere nei miei sogni”

    Jenson Brooksby USA, 26.10.2000 – Foto getty images

    La storia di Jenson Brooksby è un racconto di sfide e rinascite che va ben oltre il campo da tennis. L’americano, oggi n.148 del ranking ATP dopo essere stato al massimo al n.33, non ha mai nascosto il punto di svolta che ha segnato la sua vita: la diagnosi di autismo ricevuta in giovane età. Un percorso complicato, in cui ogni traguardo raggiunto ha avuto un sapore particolare, fatto di fatica, determinazione e una continua ricerca di equilibrio.
    Il recente successo al torneo ATP di Houston 2025, il suo primo titolo nel circuito maggiore, rappresenta molto più che un trofeo: è la ricompensa per un atleta che non ha mai smesso di lottare per esprimere il proprio talento, nonostante ostacoli che la maggior parte dei colleghi non conosce. Brooksby, infatti, ha voluto condividere la sua esperienza personale per ispirare chi, come lui, sente di non avere modelli di riferimento nel tennis professionistico.
    “A volte, le nostre più grandi difficoltà possono trasformarsi nei nostri punti di forza,” ha spiegato ai microfoni di Tennis Channel. “Mi sarebbe piaciuto avere un esempio, un tennista professionista autistico che ce l’aveva fatta: mi avrebbe dato più fiducia, mi avrebbe fatto sentire che anch’io potevo riuscirci.”
    Uno degli aspetti centrali nella vita di Brooksby è la routine. “Sia nello sport che nella vita, credo che le persone autistiche siano molto portate a costruire e seguire una routine. Quando tutto trova il suo posto, quando le cose fanno ‘clic’, quella è la sensazione migliore. Lavoro molto per obiettivi e questo, unito alla routine, crea una combinazione fortissima per me.”
    Ma il vero segreto, secondo Jenson, è trasformare le proprie caratteristiche in un vantaggio: “La mia forza più grande è la capacità di concentrarmi sui dettagli a un livello molto alto, ed è una dote che mi aiuta soprattutto nei momenti di pressione. Anche se c’è molto in gioco, se mi focalizzo su poche cose essenziali e riesco a mantenere la costanza, posso differenziarmi dagli altri. A volte l’autismo mi fa fissare su certi aspetti più di quanto vorrei, ma lo considero una risorsa, non un limite.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Umberto Ferrara riparte da Federico Cina: nuova sfida dopo Sinner e Berrettini

    Umberto Ferrara nella foto

    Dopo essere stato coinvolto tra i nomi più discussi nell’ambito della sospensione che aveva toccato Jannik Sinner e dopo una collaborazione durata appena sei mesi con Matteo Berrettini, Umberto Ferrara è pronto a rimettersi in gioco al fianco di una delle grandi promesse del tennis italiano: Federico Cina. A riportarlo è il giornalista Lorenzo Ercoli del Corriere dello Sport, secondo cui il preparatore atletico starebbe per iniziare una nuova avventura con il giovane azzurro, tra le maggiori speranze della Next Gen tricolore.
    Per Ferrara, si tratta senza dubbio di una nuova occasione importante dopo un periodo decisamente turbolento. Da una parte, l’addio a Sinner aveva fatto scalpore, con diverse polemiche alimentate dalle voci circolate attorno al suo nome. Dall’altra, il rapporto con Berrettini si è interrotto molto presto, senza mai decollare veramente né portare a risultati significativi.
    Ora l’attesa è tutta per capire se questa nuova collaborazione con Federico Cina possa essere l’opportunità giusta per rilanciare la sua carriera e lasciarsi alle spalle le vicende del recente passato. Il giovane Cina, considerato tra i talenti più interessanti del panorama italiano, potrebbe beneficiare dell’esperienza di Ferrara per proseguire la sua crescita nel circuito maggiore.Non resta che vedere se la scelta si rivelerà vincente sia per il preparatore atletico, desideroso di tornare protagonista, sia per il giovane atleta, alla ricerca del definitivo salto di qualità.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic si confessa: “Non sono mai stato amato come Federer e Nadal, ma li ho sempre rispettati. Ora il tennis è pronto per una nuova era”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Patrick Boren

    Con l’addio di Roger Federer e Rafael Nadal dalle scene, dei leggendari “Big Three” resta solo Novak Djokovic, che con i suoi 38 anni vede ormai avvicinarsi il momento del ritiro. Dopo la recente eliminazione in semifinale al Roland Garros, lo stesso campione serbo ha lasciato intendere che potrebbe essere stata la sua ultima apparizione sulla terra rossa di Parigi.
    Djokovic, Federer e Nadal hanno dominato il tennis per due decenni, spartendosi un totale impressionante di 66 titoli del Grande Slam (24 per Djokovic, 22 per Nadal, 20 per Federer) e segnando in modo indelebile la storia di questo sport. Ma mentre Federer e Nadal hanno conquistato il cuore della maggior parte dei tifosi, Djokovic ha spesso faticato a ottenere lo stesso affetto, complici anche alcune vicende fuori dal campo, come la famosa squalifica agli US Open 2020 o l’intervista concessa quando era positivo al Covid nel 2021.
    In una lunga intervista concessa al podcast “Failures of Champions”, Djokovic ha riflettuto con onestà sul suo ruolo e sulla sua percezione pubblica: “Sono un uomo con molti difetti, questo è certo. Ma ho sempre cercato di vivere con il cuore e buone intenzioni, rimanendo fedele a me stesso. All’inizio della mia carriera, però, non ero davvero me stesso: ero il terzo incomodo tra i Big Three e volevo piacere ai tifosi. Cercavo di comportarmi diversamente, ma non bastava mai. Mi sentivo come un bambino indesiderato, mi faceva soffrire.”
    Djokovic ha ammesso che non è mai stato amato come Federer e Nadal: “Non dovevo essere lì, ero il piccolo che si è inserito tra loro e ha detto: ‘Voglio essere il numero uno’. Questo a molti non è piaciuto. Ma il fatto che fossero miei rivali non significa che gli volessi male o li odiassi: semplicemente, ci siamo sempre battuti per gli stessi obiettivi, e alla fine vinceva il migliore.”
    Sul rapporto personale con i suoi grandi rivali, il 24 volte campione Slam ha spiegato: “Ho sempre rispettato Federer e Nadal, non ho mai detto una parola negativa su di loro e non lo farò mai. Li ho sempre ammirati, e continuo a farlo. Negli anni mi sono trovato meglio con Nadal rispetto a Federer, e oggi c’è un rapporto di amicizia soprattutto con Rafa.”
    Il 24 volte vincitore Slam si sofferma anche sul passaggio generazionale e sul nuovo scenario che si sta delineando: “Il tennis non finirà con noi. Alcaraz, Sinner e altri giovani stanno scrivendo pagine importanti. Vedo in loro la stessa fame e determinazione che ci ha spinti avanti per anni.”
    Djokovic, quindi, si mostra maturo e riflessivo mentre la sua carriera volge al tramonto e una nuova era si apre per il tennis. Ma nessuno dimenticherà mai il ruolo fondamentale che ha avuto, non solo per i suoi record, ma anche per la profondità e l’intensità delle sue rivalità con Federer e Nadal, che hanno segnato un’epoca irripetibile.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Rafa Nadal: “Il tennis è più grande di qualsiasi giocatore. Alcaraz e Sinner stanno scrivendo il futuro”

    Rafael Nadal nella foto – Foto Getty Images

    Rafa Nadal, protagonista a Pula Golf Resort per il torneo benefico “The Battle of Stars”, ha voluto dire la sua sulla straordinaria finale del Roland Garros 2025 che ha visto protagonisti Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, proiettando lo sguardo verso il futuro del tennis mondiale.
    Con la sua solita lucidità, il campione maiorchino ha ricordato come il tennis sia sempre andato oltre i singoli interpreti: “Il tennis è più importante di qualsiasi giocatore, ci sono sempre stati e ci saranno sempre campioni di Slam. Ognuno fa la sua strada, ma arrivano nuove stelle e ora le stiamo vedendo. Ci sono due giocatori molto sopra gli altri, stanno dimostrando di essere grandi campioni e continueranno il loro percorso. Questa è la realtà, il tennis è in buone mani.”
    Nadal ha voluto anche commentare le dichiarazioni di Carlos Alcaraz, che dopo la vittoria a Parigi ha confessato di aver pensato proprio a Rafa nei momenti più difficili della finale. Un segnale forte dell’influenza e dell’ispirazione che il 22 volte campione Slam continua ad avere sulle nuove generazioni: “Se in quei momenti pensa già a me, vuol dire che è davvero speciale. Sono molto felice per lui,” ha ammesso Nadal, sorridendo.Parole che certificano il passaggio di testimone tra le leggende del passato e i nuovi fuoriclasse che stanno scrivendo il futuro del tennis.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Toshihide Matsui, leggenda di longevità: a 47 anni insegue ancora punti ATP e sogni sul cemento di Guam

    Toshihide Matsui nella foto – Foto getty images

    La passione per il tennis continua a guidare la vita di Toshihide Matsui, autentica leggenda della longevità del circuito mondiale. Il giapponese, ormai conosciuto in tutto il mondo per la sua incredibile carriera senza età, detiene da anni il record di tennista più anziano con un ranking ufficiale. Oggi, a 47 anni compiuti, Matsui occupa ancora la posizione numero 297 del ranking ATP in doppio, ma ha perso tutti i punti in singolare, e proprio questa settimana ha tentato ancora una volta di scrivere il suo nome nella storia.
    Per ottenere almeno un punto in classifica e mantenere vivo il suo record, Matsui si è iscritto al torneo ITF M15 sull’isola di Guam, nel Pacifico. Sfortunatamente, la sua avventura in singolare si è fermata già al primo turno, rimandando così il sogno di superare un altro simbolo della longevità, l’americano Ryan Haviland, che a 44 anni è attualmente il giocatore più anziano con almeno 1 punto ATP.
    Nonostante l’eliminazione precoce in singolare, Matsui ha ancora motivo di sorridere: in doppio, infatti, sta vivendo una settimana da protagonista in coppia con il connazionale Masakatsu Noguchi, con cui ha raggiunto le semifinali.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO