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    Paolini e le azzurre, la forza interiore che porta al successo

    Jasmine Paolini, leader azzurra

    Una delle qualità dei grandi è trasformare la difficoltà in opportunità, resistere nei momenti più duri e trovare la reazione per ripartire. E vincere. Jasmine Paolini è stata straordinaria, per l’ennesima volta, in Billie Jean King Cup, trascinando il team italiano alla bellissima vittoria a Shenzhen, che consegna ancor di più questo gruppo e queste splendide ragazze alla storia del nostro tennis. Eppure, se torniamo indietro di un paio di giorni, nel primo pomeriggio italiano, siamo stati a un passo dalla sconfitta e dall’ammainare il tricolore che sbandierava da campioni in carica della “Davis Rosa”. Paolini soffre contro Svitolina, la ucraina gioca forte. Gioca bene. Con pressione e intensità ha messo sotto la nostra “Jas”, che si ritrova sotto di un set e di break, con Elina al servizio e a soli due game dal vincere il secondo singolare. Marta Kostyuk ha fatto un partitone, vincendo il primo singolare, la situazione è a dir poco critica in questo momento. Siamo a due game dal tornare a casa. Ma nell’impianto cinese non c’è aria di sconfitta, tutt’altro. Paolini è lì, non è felice della sua prestazione, ma è presente. Il suo sguardo non è affatto vuoto, segna una delusione che sta per esplodere in furia agonistica. Serve solo una crepa, un piccolo spiraglio, una miccia per accendere la rimonta perché Paolini è lì con testa e gambe, non ha nessuna voglia di perdere.
    Il campione lo si vede esattamente in quel momento, quando la situazione è a dir poco critica ma non si perde d’animo e si fa trovare pronto. Il segnale arriva con un turno di servizio nervoso di Svitolina, che in vantaggio si fa prendere dalla fretta e sbaglia due palle di numero. Due palle nel tennis possono significare un universo, temporale e di emozioni. Elina mostra nervosismo e Jasmine vede in quel preciso istante il momento per entrare a gamba tesa nella partita. Quella risposta che finora aveva funzionato si e no, diventa profonda e insidiosa. È un attimo, ma in quel preciso momento abbiamo vinto la Billie Jean King Cup 2025, sotto di un singolare e a due game dall’eliminazione. Lì abbiamo vinto perché Paolini si è accesa, è andata a rimontare, a battere Svitolina e quindi col nostro doppio monumentale abbiamo completato l’opera. Da lì in avanti siamo stati inarrestabili.
    Gli USA sono team forte, sulla carta e per classifica anche superiore, ma noi abbiamo dalla nostra qualcosa di diverso. Uno spirito di squadra superiore, un istinto per le grandi occasioni che ci porta trovare la magia e la partita super proprio quando conta. L’esempio, la rimonta, la forza fisica e morale di Paolini, e della nostra super coppia Jas-Sara in doppio, hanno acceso anche Cocciaretto e tutto è andato alla grande. Siamo di nuovo campioni in BJK Cup, abbiamo superato grandi difficoltà grazie a tenniste forti e ragazze fortissime. Quando vinci hai qualcosa dentro che ti resta e ti stimola nella difficoltà. Paolini è la nostra leader, e l’ha dimostrato una volta di più a Shenzhen.
    Nel 2025 ha subito molte critiche, anche ingiuste. Ingiusto sarebbe stato chiederle di ripetere o migliorare un 2024 dove ha fatto due finali Slam (la prima in assoluto per una donna in singolare a Wimbledon nella nostra storia), ha vinto alle Olimpiadi, è stata n.4 al mondo, ci ha trascinato a Malaga vincendo la BJK Cup. Ha avuto alti e bassi, ha avuto dubbi. Ha interrotto la vincente collaborazione con Furlan e si è presa rischi. Ma ha vinto a Roma agli Internazionali, non accadeva da 40 anni grazie a Raffaella Reggi. E molto altro. Nella difficoltà, Jasmine non scappa mai, regge e rilancia perché lei è forte non solo nel braccio, è fortissima dentro. Ha raggiunto una consapevolezza dei propri mezzi che nelle occasioni importanti la portano a trovare grande qualità di gioco e reazioni insperate. E trascina le altre, è esempio per le altre, è energia che si diffonde nell’aria e diventa contagiosa. Basta vedere che razza di partita ha fatto Cocciaretto, distruggendo Navarro in finale. Il gruppo poi aiuta, un gruppo sano, guidato da una persona meravigliosa come Tathiana Garbin, una signora in tutti i sensi tra trasmette intensità con calma dei forti. Siamo di nuovo la nazionale più forte del mondo. È bellissimo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Chengdu: Musetti solido, supera Basilashvili e va in semifinale

    Lorenzo Musetti (foto ATPsite)

    “La potenza è niente senza controllo…”. La massima di un notissimo spot promozionale calza a pennello per descrivere una situazione che nel tennis accade spesso: un “picchiatore” senza compromessi affronta un match spingendo come un forsennato, ma sbaglia troppo e la vittoria va al “difensore”, più lucido nella gestione, attento nel giocare con più ordine e sostanza concedendo poco e provocando gli unforced del rivale con sapienti tagli e cambi di ritmo. Nei quarti di finale dell’ATP 250 di Chengdu il “picchiatore” è Nikoloz Basilashvili, incappato in troppi errori contro un Lorenzo Musetti solido, bravo a giocare un match relativamente banale per il suo bagaglio tecnico – per una volta tenuto a riposare nell’armadio – e affidarsi alla sapiente difesa di qualità, per una vittoria (6-3 6-3 lo score) che gli apre le porte della semifinale dove aspetta il vincente di Taro – Shevchenko, ultimo match di giornata in Cina.
    Ha servito bene Lorenzo, si è affidato più alla pazienza e contenimento rispetto alla fantasia, proponendo palle intelligenti all’avversario invece di cercare soluzioni più creative ma rischiose. Il suo schema di gioco per affrontare l’esuberanza del georgiano è stato impeccabile: non devo invitare “il matto alle sassate”, parafrasando un detto toscano quanto lui. Quindi non sfidare mai Nikoloz sulla potenza e ritmo, ma togliere invece di mettere, partendo da una risposta profonda e carica, mai così veloce, e tanti tagli col back, alternati a improvvise accelerazioni lungo linea col diritto, ma con discreto margine. E nei suoi turni prima palla in gioco esterna e verticalizzazione dall’altro lato. Un gioco razionale e preciso, poi c’ha pensato Nikoloz a portare punti importanti, con troppi errori e poca flessibilità nel gestire le variazioni dell’italiano. Infatti il giocatore di Tbilisi è un fenomeno quando può colpire da fermo e scatenare tutta la sua prepotenza, ma se lo porti a correre e rigiocare palle con varia altezza e poco peso, tende ad esagerare e perdere la misura. Qualche vincente top se lo prende sempre, ma visto che viene da un difficile recupero dopo ben tre operazioni al gomito – aveva quasi smesso di giocare – è chiaro che la sua fiducia non sia altissima e ancor meno la costanza di rendimento, che poco aveva anche quando era a ridosso dei primi venti nel ranking.
    Musetti ha mostrato un’ottima condizione atletica: velocissimo nel rincorrere da dietro e andare con sprint rapidi sulle bordate del rivale. Ha stazionato fin troppo dietro Lorenzo, ma oggi non l’ha pagato granché perché tanti sono stati gli errori dell’avversario, spesso anche col campo relativamente aperto. Difendersi con qualità affrontando Basilashvili è stata scelta corretta, ma un potenziale pericolo poteva arrivare se Nikoloz si fosse centrato e avesse iniziato ad inanellare un vincente dietro l’altro, prendendo fiducia e allo stesso tempo innervosendo l’italiano. Per fortuna non è accaduto. Dove più è piaciuto Musetti è stato nella gestione, come abbia selezionato in modo assai corretto i colpi, in particolare alternando rovesci carichi e alti con back ficcanti e “morti”, che hanno mandato in crisi la spinta dell’avversario. Ancor più sapiente l’aver scelto di giocare tanti back con pochissimo peso al centro, in modo da non offrire angolo al rivale che, prontamente, c’è cascato rischiando pallate con pochissimo margine e sbagliando tanto. Inoltre Lorenzo si è appoggiato abbastanza bene ai servizi i Nikoloz e la sua risposta ha funzionato piuttosto bene.
    Oggi c’era un ampio margine tra i due, il campo ha confermato quanto il Musetti attuale sia superiore a Basiliashvili. Una buona vittoria, importante anche perché non ha speso moltissimo nonostante diverse rincorse intense, che porta in semifinale nel torneo dove l’anno scorso si arrese solo in finale ad uno Shang imprendibile. Lorenzo andrà a caccia della seconda finale di fila nel torneo e sarà ampiamente favorito. Vincere un torneo non è mai facile, ma in quel di Chengdu c’è una bella chance per farcela.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Basilashvili scatta al servizio e fin dalle prime palla martella con grandissima potenza, niente di più del suo tennis. Due errori in spinta, quindi sul 30 pari sbaglia malamente una volée a campo aperto, regalo che porta una palla break immediata a Musetti. Ottimo punto per Lorenzo: lavora alla grande la palla col rovescio tra back e top spin, quindi si sposta sul diritto e infila il georgiano con un vincente lungo lungo perfetto. BREAK, può fare corsa di testa. Un po’ troppo arretrata la posizione in campo di Musetti, c’è spazio per Basilashvili per l’affondo e non si fa pregare. C’è anche un doppio fallo per “Muso”, 15-30, ma rimedia con l’Ace, botta al T, quindi aggressivo dopo una prima palla in gioco. 2-0 Musetti, ottimo avvio, deciso e con misura. Evidente quanto Nikoloz soffre quando il back di Lorenzo è profondo e senza peso, non c’è inerzia da sfruttare in positivo con la sua spinta, per lui è necessario picchiare forte la palla e comandare, per tenere in mano l’iniziativa. (2-1). Come ben realizza il georgiano all’avvio del quarto game, piedi in campo e via a spingere forte. Musetti si ritrova 0-30 con un diritto out sulla pressione del rivale, poi 0-40 per un diritto lungo linea fulminante di Basiliashvili, ecco 3 PB. Il Contro BREAK arriva sul 15-40, vola via un diritto molto carico di spin di Musetti. 2 pari. Si avanza a sprazzi, tanti errori. Ora è Nikoloz ad esagerare col diritto e concede una chance, 30-40. Esagera ancora col rovescio lungo linea Basilashvili, BREAK, Musetti torna avanti 3-2, senza aver fatto niente di notevole. Vista la tendenza, Lorenzo gioca solido e non cerca la riga, propone palle discretamente profonde e taglia col rovescio, tutto per mandare fuori giri la spinta di Nikoloz, fuori controllo in questa fase (4-2). Sul 4-3 Lorenzo concede una palla break sul 30-40, con un errore di rovescio in contenimento. Meno prime palle nel game e subito ne risente. La gioca anche con un pizzico di fortuna, un diritto centrato con poche corde, difficile da rigiocare perché improvvisamente corto, e quindi un bel cross vincente. Basilashvili non retrocede, impatto fantastico in risposta e seconda palla break. Fantastico scambio! Angoli strettissimi, eccellente uno slice di Lorenzo e quindi uno stretto di diritto ottimo. Con fatica, ma assalto respinto e 5-3, con tante gambe e difesa. Continua a correre e rimettere “Muso”, la tattica paga, come il lob altissimo che provoca l’errore in smash di Basalishvili, era 30 pari quindi ecco il Set Point per Musetti. Serve bene il gergoiano, lo annulla, ma poi è corto l’attacco nel punto successivo, comodo il passante di diritto per Lorenzo. Secondo Set Point. Ottima la risposta di rovescio profonda, Basilashvili di nuovo esagera cercando un lungo linea difficilissimo che non passa la rete. SET Musetti, 6-3. Meritato, conquistato con solidità e difesa, sfruttando i troppi errori di Basilashvili.
    Il secondo set riparte con Musetti alla battuta e il parziale all’avvio scorre senza scossoni, spinta ordinatissima dell’azzurro, fiammate a tutto braccio e qualche errore di meno del georgiano. Arriva un rarissimo monologo ad alta voce di Basilashvili (generalmente del tutto inespressivo in partita) dopo un doppio fallo nel quarto game che gli costa il 15-30. Musetti è furbo nel rispondere una “pallaccia” velenosissima, lenta carica e profonda, che Nikoloz affronta male, fermo coi piedi e scaraventandola in rete. 15-40, due importantissime palle break per l’azzurro. Non va: Basilashvili spinge bene sulla prima, controllando, e poi trova un servizio al centro precisissimo, Lorenzo ci arriva appena. La terza PB arriva con un doppio fallo, forza troppo la seconda palla. Annulla pure questa, prima di battuta esterna e bordata di diritto quasi sulla riga, del resto il rischio è il suo pane quotidiano, come sul vantaggio con un rovescio cross in grande anticipo per una volta meno potente ma sempre nei pressi delle righe. 2 pari. Serve benissimo Lorenzo, lo chiude a zero con due Ace imprendibili (3-2). Dopo un game lottato, si torna a scorrere sui turni di servizio, Musetti concede il secondo punto nel set nei suoi turni con un diritto out di una spanna che sarebbe stato vincente, poi un doppio fallo (40-30), ma rimedia con un ottimo Ace, per il 4-3. La tensione sale, e Basilashvili sbaglia tutto. Risponde solo profondo e carico Lorenzo, ci pensa il buon georgiano a sbagliare, tre non forzati di fila per il 15-40. Si difende benissimo Musetti sulla prima ma stavolta Basilashvili è più accorto, spinge con un minimo di raziocinio e si prende il punto (un po’ troppo pessimo Musetti), 30-40. Il BREAK arriva ora, con due tagli che mandano fuori ritmo Basilashvili col diritto. 5-3, serve per il match Musetti. All’improvviso Lorenzo avverte il momento, troppo passivo nel primo punto e poi affretta l’affondo col diritto, per un errore che gli costa lo 0-30. Lo aiuta il servizio, ottima prima palla esterna, 15-30. Ancora un ottimo taglio al centro col back, palla bassa e lenta, provoca l’errore di rovescio in spinta di Nikoloz, 30 pari. FANTASTICA la sbracciata col rovescio cross, Musetti fulmina il rivale e c’è Match Point. Servizio e via, finisce in bellezza. Ottima prestazione, solida e lucida. È semifinale.

    Lorenzo Musetti vs Nikoloz Basilashvili ATP Chengdu Lorenzo Musetti [1]66 Nikoloz Basilashvili33 Vincitore: Musetti ServizioSvolgimentoSet 2L. Musetti 0-15 0-30 15-30 30-30 40-305-3 → 6-3N. Basilashvili 15-0 15-15 15-30 df 15-40 30-404-3 → 5-3L. Musetti 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 df ace3-3 → 4-3N. Basilashvili 15-0 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3L. Musetti 15-0 30-0 ace 40-0 ace2-2 → 3-2N. Basilashvili 0-15 15-15 15-30 df 15-40 30-40 40-40 40-A df 40-40 A-40 ace2-1 → 2-2L. Musetti 15-0 30-0 ace 40-01-1 → 2-1N. Basilashvili1-0 → 1-1L. Musetti 15-0 ace 30-0 40-0 40-150-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1N. Basilashvili 15-0 ace 30-0 30-15 40-15 40-30 df 40-40 40-A 40-40 40-A5-3 → 6-3L. Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 ace4-3 → 5-3N. Basilashvili 15-0 ace 30-04-2 → 4-3L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-153-2 → 4-2N. Basilashvili 15-0 15-15 15-30 30-30 30-402-2 → 3-2L. Musetti 0-15 0-30 0-40 15-402-1 → 2-2N. Basilashvili 15-0 15-15 30-15 40-15 40-302-0 → 2-1L. Musetti 0-15 15-15 15-30 df 30-30 ace 40-301-0 → 2-0N. Basilashvili 0-15 15-15 30-15 30-30 30-400-0 → 1-0
    !DOCTYPE html >Statistiche Tennis: Musetti vs Basilashvili

    Statistica
    Musetti 🇮🇹
    Basilashvili 🇬🇪

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Rating del servizio
    285
    216

    Ace
    7
    3

    Doppi falli
    2
    4

    Prima di servizio
    35/53 (66%)
    27/57 (47%)

    Punti vinti sulla prima
    27/35 (77%)
    18/27 (67%)

    Punti vinti sulla seconda
    9/18 (50%)
    14/30 (47%)

    Palle break salvate
    3/4 (75%)
    5/9 (56%)

    Giochi di servizio giocati
    9
    9

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    218km/h (135 mph)
    217km/h (134 mph)

    Velocità media prima
    202km/h (125 mph)
    195km/h (121 mph)

    Velocità media seconda
    153km/h (95 mph)
    162km/h (100 mph)

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Rating della risposta
    176
    109

    Punti vinti su prima di servizio
    9/27 (33%)
    8/35 (23%)

    Punti vinti su seconda di servizio
    16/30 (53%)
    9/18 (50%)

    Palle break convertite
    4/9 (44%)
    1/4 (25%)

    Giochi di risposta giocati
    9
    9

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    0/0 (0%)
    0/0 (0%)

    Vincenti
    0
    0

    Errori non forzati
    0
    0

    Punti vinti al servizio
    36/53 (68%)
    32/57 (56%)

    Punti vinti in risposta
    25/57 (44%)
    17/53 (32%)

    Totale punti vinti
    61/110 (55%)
    49/110 (45%) LEGGI TUTTO

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    Martinez esalta il tennis di Sinner: “È il massimo esempio di come il gioco si è evoluto, più diretto e veloce”

    Jannik Sinner, n.2 ATP

    Il confronto tra diverse generazioni di tennisti resta uno degli argomenti più affascinanti, come quello di come il gioco si è evoluto nel tempo. Tecnici, giocatori in attività o del passato e anche semplici appassionati su forum (e social) spendono fiumi di parole per descrivere chi sia il tennista più “moderno”, colui che incarna meglio degli altri la direzione presa dal gioco attuale. Secondo Pedro Martinez il massimo esempio del tennis dei nostri giorni, quello che gioca il tennis più moderno, è Jannik Sinner, il miglior esempio di come lo sport della racchetta sia cambiato rispetto all’era di Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic. La nuova generazione di campioni è guidata da Sinner e dal suo rivale Carlos Alcaraz, ma secondo Martinez l’intero sport ha cambiato fisionomia, con un tennis molto più “piatto” e “diretto”, proprio quello che Jannik esalta in campo nelle sue prestazioni eccezionali.
    “Penso che ormai tutto vada più veloce” afferma Martinez al media di Londra Tennis365. “La maggior parte dei giocatori colpisce bene sia di diritto che di rovescio, giocando colpi piuttosto piatti, un tennis diretto, aggressivo. Non si vedono più tanti scambi lunghi e tattici né molte variazioni di ritmo. Lo slice è meno utilizzato, e i giocatori cercano più spesso la rete perché il gioco è più rapido e lineare. In quattro o cinque colpi, il punto è già finito”.
    Un punto di vista interessante che rimanda direttamente a Sinner come il rappresentante più evidente di questo nuovo stile, in cui l’obiettivo è chiudere lo scambio il prima possibile con potenza e velocità. Andando dritto per dritto a massima velocità, con poca tattica e ancor meno compromessi…
    “Sinner è il caso più emblematico del tennis moderno” continua Martinez, “contro di lui bisogna essere pronti a reagire sin dai primi colpi, ed essere veloci, reattivi, non ti lascia respirare. Questa oggi è la chiave, in particolare la risposta. Prima si vedeva molta più tattica: si costruivano i punti, si apriva il campo, si insisteva alto sul rovescio e poi si entrava per chiudere o andando verso la debolezza dell’avversario. Ora tutto è molto più rapido, si cerca di imporre la massima velocità. Questa è la differenza più grande. Io personalmente preferisco giocare come si faceva una volta”.
    Lo spagnolo, attualmente n.67 ATP, risponde con personalità anche all’annosa questione del calendario, dei troppi impegni che gravano sui giocatori, sempre più spesso pronti a lamentarsi della stagione – ultimo Zverev nelle dichiarazioni rilasciate a San Francisco prima dell’avvio della Laver Cup. Martinez sottolinea come la chiave sia la bravura a gestirsi con intelligenza. “Ho giocato tanti tornei, ma non tante partite. Alla fine dipende dalle scelte che fai e dai risultati che ottieni. Se in un torneo giochi bene e fai cinque match uno dopo l’altro, in una settimana giochi più che in cinque tornei dove magari perdi subito e in cinque settimane metti insieme solo sei partite… Non è poi così tanto. Ora con i Masters 1000 spalmati su due settimane, il calendario si allunga, questo è una novità recente. Ci sono più giorni nel torneo, ma si può scegliere: decidere di giocare o meno, prepararsi per alcuni eventi, non competere e pensare ad allenarsi. È sempre una questione di scelte” conclude Pedro.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner ha presentato la sua fondazione: “Lavoreremo su sport e istruzione, voglio ricambiare quello che il tennis mi ha dato. Parto per Pechino, mi sento bene fisicamente”

    Jannik Sinner

    Tanti vip e atmosfera rilassata nella presentazione della Fondazione di Jannik Sinner, lanciata alcuni mesi fa via web e raccontata nel dettaglio in un evento andato in scena ieri sera a Milano presso l’Hotel Palazzo Parigi. A fare da presentatore David Coulthard, ex vice campione del mondo nel 2001 e altri attori importanti del Motor sport, la grande passione dell’ex n.1, come Flavio Briatore e Stefano Domenicali, amministratore delegato della Formula 1 e membro del board della fondazione di Sinner insieme a Luca Maestri, ex CFO di Apple. Presenti tra gli altri anche Andrea Bocelli e Brunello Cucinelli, oltre alla famiglia di Jannik al completo e il suo manager Alex Vittur (presidente della fondazione) insieme alla moglie Cristina Tauber (direttrice). All in the family, per dirlo in modo birtish, uno dei fondamenti della vita del campione azzurro che si fida di una cerchia ristretta di persone e con loro porta avanti la sua carriera e progetti.
    Lo scopo della fondazione è chiaro: lavorare con i giovani su istruzione e sport per restituire un po’ di tutto quello che il tennis sta dando a Sinner, fama e guadagni. “Il tennis mi ha insegnato tante cose, la persona che sono diventato e ovviamente il giocatore” racconta Jannik a Federico Ferri di Sky Sport in un’intervista a latere dell’evento. “Il tennis mi ha cambiato la vita con tante altre cose esterne. La Fondazione è sempre stata una parte molto importante, volevo aprirla molto, molto prima ma abbiamo detto: ‘facciamo le cose per bene, prendiamo un poco più di tempo’. Ora con tutto il team, con Alex, Cristina, Luca, Stefano ed io, siamo delle persone molto competenti e speriamo di fare qualcosa di molto bello e, soprattutto, che resti lì per un bel po’. Non deve essere qualcosa che duri un anno e poi nulla più, vogliamo provare a fare tante cose positive nel tempo. Ovviamente senza la mia carriera tutto questo non sarebbe stato possibile”.
    Pensando alla missione della Fondazione, Sinner si è messo nei panni di un ragazzo con talento ma senza mezzi per farcela. Questo è esattamente il target a cui si rivolge: “Anch’io, quando ero giovane facevo parte di una famiglia normale che mi ha sempre permesso di fare tutto quello che volevo, avevamo i soldi ma non più di tanto” racconta Jannik. “Mi reputo fortunato anche considerando che sono nato in un luogo dove ci sono tante opportunità: c’è il campo da calcio, il campo da tennis, puoi andare in bici, puoi correre. Tutto è già costruito, magari un altro ragazzo non ha tutte queste possibilità anche dal punto di vista dell’educazione. Spero che soprattutto i ragazzi si sentano fortunati ad avere me o altri sportivi che cercano di aiutarli. La formazione è molto più importante di tantissime altre cose”.
    “L’espressione giusta secondo me non è ricambiare, è dare qualcosa indietro. Ovviamente la parte di responsabilità è un po’ diversa perché siamo in cinque e quindi si riesce a gestire tutto in modo migliore, parliamo di cosa possiamo fare e tantissime altre cose. Il nostro progetto è molto semplice, voglio dare indietro qualcosa ai ragazzi. Io ho iniziato a sciare 15 anni fa e costava una cifra, ora ancor di più e ci sono tantissime famiglie che ormai non possono permettersi neanche di comprare un paio di sci. Tempo fa tante cose costavano la metà. Noi dobbiamo essere realisti: non andremo subito dall’altra parte del mondo. Ho scelto di iniziare da dove sono nato perché sono dell’Alto Adige, so come sono le cose, per questo iniziamo da lì. Poi cercheremo di allargarci il più possibile“.
    Alex Vittur, suo manager da sempre, lo accompagnerà anche in questa nuova avventura: “Io e Alex ci conosciamo ormai da undici anni, è una persona fondamentale perché mi fido, è la persona che più sento vicina perché ha più o meno le mie stesse caratteristiche personali” afferma Sinner. “Lavoriamo insieme, ma è anche il mio migliore amico, c’è un legame che non ho con nessun’altra persona e che probabilmente non avrò più nella mia vita. Quando ti conosci da giovane con una persona che ti parla in modo diverso, perché l’ha sempre fatto in modo molto onesto e che, anche quando ho vinto tornei grandissimi mi ha detto ‘devi fare altre cose per tenere i piedi per terra’, è diverso. Ho iniziato a guadagnare quando avevo vent’anni e, magari, non sarei la persona che sono ora perché comunque è un po’ diverso. Ovviamente anche c’è la mia famiglia che è molto simile ad Alex, però ormai parlo più con lui che con loro. Abbiamo condiviso dei valori e sono molto contento che lui resti la persona che è e che non è mai cambiata. Il nostro rapporto ora è più maturo perché non ho più 15 anni ma 24, ho anch’io la mia vita. Fuori dal tennis ho tante altre cose, ma speriamo che il nostro legame resti così per sempre”.

    Jannik & Alex Vittur, Presidente della Fondazione, Manager e migliore amico.
    Via @FedericoFerri & @SkySport pic.twitter.com/eOIMiS76Mt
    — Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) September 19, 2025

    Ultima considerazione sull’attualità, a breve si torna in campo in Cina dopo la delusione della sconfitta in finale a US Open. Jannik si sente pronto: “Ora parto per Pechino, ci sono ancora tanti tornei importanti e mi sento pronto fisicamente. Mi sento bene, dopo US Open ho staccato un po’ la testa e quindi ora mi sento pronto per ripartire, pronto per fare qualche cambiamento e diventare un giocatore ancora migliore. Ovviamente sento il supporto dall’Italia e, visto che i gli Slam sono finiti, l’obiettivo saranno le Finals di Torino. Voglio giocare bene in quel torneo e poi vediamo come vanno le cose. Sono super contento di tornare di nuovo in campo perché è lì che mi sento vivo. Mi sento al sicuro, quindi non vedo l’ora”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Borg nella nuova autobiografia rivela il suo passato con la droga: “Sono stato vicino alla morte due volte”

    Bjorn Borg, 11 volte campione Slam

    “Non lo faccio per soldi. Era come portare un enorme peso sulle spalle. Dovevo liberarmene. La gente mi conosce attraverso il tennis, ma non sa davvero cosa mi è successo come persona. Pubblicare questo libro mi ha dato sollievo. Negli anni novanta non ero pronto, ho avuto delle ricadute, anche se non gravi come negli anni ottanta”. Con queste accorate parole Bjorn Borg racconta in anteprima al quotidiano di Londra Times la sua decisione di scrivere una autobiografia, intitolata “Battiti” (uscirà tra qualche giorno anche in italiano) nella quale svela con dovizia di particolari i momenti più cupi della sua vita, inclusa la lotta contro il cancro di questi giorni e il passato tossico per l’uso di droghe poco dopo il ritiro dal tennis professionistico.
    L’ex tennista svedese, vincitore di 11 titoli del Grande Slam, ha deciso di raccontarsi senza filtri in un libro scritto insieme alla moglie Patricia, appena uscito in Svezia. “Non volevo un estraneo per raccontare la mia vita, le più cose intime. Patricia è la mia migliore amica”. Se nelle ultime pagine rivela la diagnosi di un tumore alla prostata “estremamente aggressivo”, nel libro svela come la sua dipendenza dalla droga l’abbia portato per due volte a un passo dalla morte. Il primo di questi drammatici episodi risale al febbraio 1989, a Milano, quando la sua moglie dell’epoca Loredana Bertè lo trovò privo di sensi e lo portò di corsa in ospedale. Ufficialmente la crisi fu attribuita a una reazione avversa a dei sonniferi presi per alleviare un dolore allo stomaco dopo una cena al ristorante, ma in realtà si trattava di ben altro. A salvarlo la tempestività dell’intervento della moglie e le cure dei medici, che praticarono tutte le operazioni necessarie a farlo riprendere, tra cui una lavanda gastrica. “Il fatto che sia ancora vivo è merito di Loredana” racconta Borg. La seconda volta in cui vide la morte in faccia fu qualche anno più tardi, in Olanda, dove fu colpito da un infarto mentre si trovava su un ponte. “Battiti” si apre proprio da quel momento: il cuore che si ferma, la caduta a terra e la fortuna di avere vicino persone pronte a soccorrerlo e salvargli la vita.
    È un’autobiografia onesta, a tratti cruda, nella quale Bjorn si prende la colpa per i tanti sbagli che l’hanno portato in difficoltà economica con scelte di investimenti sbagliati, e ancor più ammette di aver perso il controllo della propria vita dopo il ritiro dal tennis a soli 25 anni. “Non avevo alcun piano quando ho smesso” afferma lo svedese. “Oggi i giocatori hanno una guida, io ero perso nel mondo. C’erano droghe, pillole, alcol: servivano a fuggire dalla realtà”.
    Il sei volte vincitore del Roland Garros e cinque volte campione a Wimbledon racconta la prima volta in cui provò la cocaina: nell’estate del 1982, a New York, in un notissimo locale della “movida” newyorkese, frequentato da star di ogni tipo. “A Manhattan c’erano sempre feste. Un giorno ci sono andato: non giocavo più a tennis e pensai di poter provare la cocaina. La sensazione di euforia era simile a quella che provavo in campo”. Borg afferma non fare uso di droghe da oltre 25 anni. Nel libro ripercorre anche la dura scoperta della malattia e la battaglia contro il cancro alla prostata, ora in remissione: “Il medico dice che ci sono ancora cellule tumorali nel mio corpo, ma al momento sono inattive. Potrebbero rimanere così per anni”.
    Interessante la risposta di Borg alla domanda su quale posto pensa di meritare nella storia del tennis: “Tra i primi cinque ci posso stare. Ma più dei numeri, credo che io, Federer e Nadal abbiamo portato il tennis in un’altra dimensione”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Berdych critica la scelta di Mensik e Machac di giocare la Laver Cup: “Quella settimana poteva essere sfruttata meglio”

    Tomas Berdych, oggi capitano in Davis per la Rep. Ceca

    C’è un gran battage mediatico per scaldare l’atmosfera in vista dell’edizione 2025 della Laver Cup, da domani al via a San Francisco, tra la presenza del suo ideatore Federer a stimolare il talento ancora acerbo di Fonseca a gite turistiche dei protagonisti alla scoperta delle bellezze della Bay Area, come il leggendario penitenziario di Alcatraz. Ma c’è anche chi critica la scelta di giocare questa esibizione, sostenendo che si poteva usare meglio lo spazio della settimana. È Tomas Berdych a criticare la scelta dei suoi connazionali Jakub Mensik e Tomas Machac, in squadra per il team Europe rispettivamente come giocatore effettivo e prima riserva agli ordini del nuovo capitano Yannick Noah. Il capitano in Davis della Repubblica Ceca, reduce dalla favolosa affermazione negli USA nei qualifiers di Davis che ha aperto le porte alla sua nazionale alla Final 8 di Bologna, ha parlato in modo schietto, affermando di non condividere la scelta dei suoi due giocatori di disputare la ricca esibizione a squadre.
    “È la mia opinione personale, ma se fossero i ragazzi a chiedermelo, risponderei allo stesso modo” ha dichiarato l’ex n.4 al mondo alla stampa nazionale, dopo aver guidato la sua squadra al trionfo in Coppa Davis in Florida. “Per me, al momento, quella di giocare adesso la Laver Cup non sarebbe affatto un’opzione. Hanno già tanto alle spalle e molto altro ancora da affrontare nel corso della stagione”.
    “La Laver Cup a mio avviso è più adatta a giocatori già consolidati in posizioni di vertice. Capisco perché vogliano partecipare, ma quella settimana potrebbe essere sfruttata in maniera più efficace. È così che la vedo. Non che mi dia particolarmente fastidio, ma questo è il mio punto di vista” conclude Berdych, che ha giocato una volta l’esibizione, proprio l’edizione inaugurale nella “sua” Praga nel 2017.
    Parole che certamente non lasceranno indifferenti quelle di Berdych, ma con un fondamento molto solido. Mensik in particolare è attualmente al diciannovesimo posto nella Race to Turin; staccare il pass per le Finals è forse un obiettivo remoto, ma negli ultimi due mesi di tour ci sono tanti punti da assegnare, in tornei che si addicono assai alle sue caratteristiche, come gli indoor europei dove il suo servizio “bomba” e potenza nei colpi può essere quasi inarrestabile. Ma oltre a questa speranza di entrare nel lotto delle Finals, effettivamente il dopo US Open è un momento importante per riposo e preparazione: basta vedere la scelta di Jannik Sinner, bravissimo a sfruttare al meglio nelle scorse annate questo spazio per presentarsi preparato al massimo per il rush finale dell’annata. È curioso che un personaggio pacato come Berdych abbia punzecchiato due dei suoi migliori tennisti proprio durante il lancio di uno degli eventi meglio promossi nell’intera stagione, mostrando un lato che forse non conoscevamo.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Hangzhou: rientro amaro per Berrettini, cede nettamente Svrcina

    Matteo Berrettini

    Troppa “ruggine”, poca fiducia e ancor meno ritmo, con una certa difficoltà nel trovare la giusta distanza dalla palla negli impatti e un rendimento della risposta assai modesto, come quello con la seconda di servizio. Impossibile con questi problemi performare al meglio, far frullare il braccio a mille con il servizio e colpire quelle accelerazioni micidiali di diritto che “spaccano” la palla e flirtano con le righe. Stavolta il rientro a tutto gas non riesce a Matteo Berrettini, sconfitto all’esordio dell’ATP 250 di Hangzhou dalla velocità e costanza di Dalibor Svrcina, vittorioso sull’italiano per 6-3 6-3 al termine di una partita condotta dal ceco con ordine, eccellente copertura del campo e schemi di gioco tanto semplici quanto efficaci per mettere a nudo le difficoltà dell’italiano, rientrato sul tour in Cina dopo la sconfitta al primo turno a Wimbledon i primi di luglio. Troppi gli errori di Berrettini in spinta (sono ben 35 a fine match, con 23 vincenti), ma niente ha funzionato al meglio nel suo tennis, in difficoltà nel reggere il ritmo e angoli imposti dal rivale nello scambio, bravo a rimettere sempre una palla in più, profonda e precisa, quasi sempre angolata in modo da non far colpire l’italiano da fermo.
    Quasi tre mesi stop non sono uno scherzo, ma si sperava che Berrettini si trasformasse per l’ennesima volta in meravigliosa “Araba Fenice” e riuscisse a rientrare sul tour con la sua grande forza, come più volte gli è capitato in carriera, addirittura vincendo un titolo al primissimo torneo. Stavolta non è andata così: è mancata la fluidità generale, di spostamento e negli impatti; poca la fiducia nell’aggredire la palla e imporre sul rivale la sua maggior potenza; scarso il rendimento in risposta, dove non ha mai trovato la misura finendo troppo corto quando bloccava e sbagliando – anche di molto – quando ha provato a spingere liberando il braccio. Ancor più grave come sia finito sotto sulle proprie seconde di servizio, con Svrcina lucidissimo nell’entrare con energia e misura, intuendo che non fosse necessario pizzicare la riga per fare il punto, bastava mettere pressione e spostare molto Berrettini per portarlo all’errore. Così purtroppo è andata, con Dalibor bravissimo nel mettere a suo favore l’aver già giocato match nel torneo, conoscere le condizioni e soprattutto imporre una condizione fisica (e generale) assai superiore a quella dell’azzurro.
    Svrcina non ha fatto niente di clamoroso ma forse proprio questa è stata la chiave del suo successo. Provare a fare “lo splendido” sfidando Berrettini sui vincenti sarebbe stato un rischio eccessivo, per questo ha scelto saggiamente di giocare un match aggressivo ma solido, colpendo con buona intensità ma anche discreto margine, per sbagliare il meno possibile e portare l’italiano a giocare sempre una palla in più in scambio e mai potendola colpire da fermo. Un tennis ridotto all’osso, schematico ma positivo, forte di piedi rapidi nel coprire il campo e scelte di gioco corrette. Quando Matteo ha provato a tirare più forte, Dalibor si è appoggiato bene e ha rimesso palle piuttosto profonde; quando si è scambiato alla velocità del ceco, quasi mai Berrettini è riuscito ad andare sopra, finendo per forzare col diritto oppure rallentare fin troppo col back di rovescio, dando così comodi assist al rivale, prontissimo ad avanzare un metro in campo e prendersi un netto vantaggio.
    È evidente che contro un “motorino” come Svrcina, Berrettini non possa far gara di corsa, doveva sovrastarlo con la sua spinta superiore, a partire dal servizio. Purtroppo la partita si è messa subito male con il break subito in apertura, e questo ha avuto un duplice effetto negativo: ha dato spinta al ceco e allo stesso tempo ha irrigidito l’italiano ancor più. Non ci voleva una partenza ad handicap, Matteo non è mai riuscito a prendere ritmo col servizio, in particolare la seconda palla non è stata all’altezza del suo valore, e ancor più è stato in difficoltà in risposta. Ma niente ha davvero funzionato nel suo gioco. All’inizio del 2025 era piaciuto moltissimo il rendimento del rovescio coperto, colpito con le braccia meno distese e più sciolto, con una sicurezza in scambio molto interessante; oggi non ha mai convinto, anche per colpa della difficoltà nell’arrivare bene all’impatto, col timing migliore. La reattività viene dall’allenamento e dalla fiducia, dal trovare il momento per scattare e coordinarsi al meglio; in questo la mancanza di match competitivi si è fatta sentire moltissimo, troppo. È mancata una reazione emotiva, di forza, di rabbia incanalata in energia positiva, cosa che ha sostenuto tante volte in carriera Matteo, mentre oggi è sfociata nella frustrazione per non ritrovarsi in campo come voleva e sperava.
    Non c’è niente da fare, è andata così, è andata male. I rischi di un rientro dopo un lungo stop sono tanti. Purtroppo non c’è altra medicina del riprovarci appena possibile, continuando a lavorare bene. A volte bastano due – tre game giocati “bene” per sbloccarti, farti riassaporare sensazioni positive e ripartire. Oggi non è accaduto. Prossima fermata il 500 di Tokyo, dove Berrettini è entrato in tabellone. Forza Matteo!
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Berrettini fin dai primi scambi mostra una discreta reattività e buona velocità nella copertura del campo, mentre è meno fluido nella spinta, sente sicuramente la “ruggine” delle tante settimane fuori dal tour e forse è trattenuto nel liberare tutta la sua potenza. Svrcina è tennista con poca potenza, ma copre benissimo il campo ed è preciso, lo si vede nel secondo game quando punisce un paio di attacchi non così incisivi dell’italiano. Matteo si ritrova sotto 15-40, e concede il break sul 30-40, molto bravo Svrcina nel correre avanti e abbassarsi quasi fino al terreno per rimettere con la punta della racchetta un passante stretto che sorprendi Berrettini. 2-0 Svrcina. Matteo cerca con insistenza il back di rovescio, non vuole dare “punch” a un avversario che già di suo ne ha poco. Non funziona il diritto del romano, qualche errore di troppo in scambio e anche con la risposta non è preciso. Una risposta bloccata in rete gli costa il 3-0, Svrcina è in controllo in quest’avvio, ai ritmi e velocità del ceco Matteo non può fare gara di corsa, deve liberare il braccio e tirare più forte. Prova lo schema servizio e diritto Berrettini nel primo punto del quarto game, ma come ci arriva bene Svrcina e trova un bel passante di rovescio. Finalmente arriva l’Ace di Matteo, primo del match, l’aiuto del servizio è fondamentale. Due di fila, poi un terzo sul 30 pari e un quarto, che gli vale un game con 4 “assi”. 3-1. Sul 30-15 l’azzurro vince lo scambio più bello del match, bravo a correre avanti e toccare uno strettino col diritto imprendibile. Con una progressione finalmente da Berrettini, con una serie di diritti potenti in progressione, forza il game ai vantaggi. La chance di break però non arriva, resta solido e al comando Svrcina (4-1). Il set scorre sui game di battuta, più tonico Matteo con la prima palla, ma non riesce a trovare il varco in risposta, mentre Svrcina è bravo a comandare, spostare l’azzurro e prendersi il punto con la sua ordinata costruzione. Dalibor si appoggia bene alla palla di Berrettini e trova angoli mettono in difficoltà l’italiano, che a sua volta non è continuo e preciso in risposta, non trova la misura andando o troppo corto o lungo. Il set si chiude 6-3 per Svrcina con un turno a zero, butta un po’ via la risposta Matteo sul 40-0. Un solo break per il ceco, ma anche la netta sensazione che Berrettini sia cercando ancora ritmo, sensazioni e fiducia.
    Berrettini riprende al servizio nel secondo set, un buon game vinto a 30, sostenuto dal servizio, ma ancora non incide in risposta. Svrcina varia molto angolo e rotazione del servizio, non dà mai all’italiano una palla comoda da poter spingere col diritto. La difficoltà di Matteo nel giocare sciolto la si vede tutta dal brutto rovescio lungo linea sul 40-30, braccia bloccate e palla che non passa la rete (1-1). Almeno il diritto inside out dal centro dopo una buona prima palla ora funziona e Dalibor su queste bordate non ci prova nemmeno, fermo a metri dalla palla. Forse per la frustrazione, vola via un diritto del romano, è il suo errore n.20 e gli costa uno scomodo 15-30. Tirato il suo sguardo, ma si affida ancora al diritto per l’affondo e poi uno smash potente. Esterna la sua frustrazione Matteo parlando con se stesso, insoddisfatto per come non riesca a trovare sicurezza e ritmo. Vince il game, 2-1, poi in risposta cerca di essere più aggressivo ed è pure piuttosto sfortunato sullo 0-15, quando una volée dorsale molto difficile gli esce di un niente. Svrcina regala col diritto, raro errore in una prestazione finora impeccabile, 15-30, e poi un altro errore col diritto – tirato con un po’ di fretta – gli costa il 30-40, prima palla break del match per Berrettini. Male Matteo, si scambia sulla diagonale di rovescio ed è totalmente fermo sul secondo colpo, con la palla che vola via lunga un metro. Chance sprecata e 2 pari. Qualcosa di negativo frulla nella testa di Berrettini, è evidente per come non si prepara dopo una risposta profonda del ceco, e poi butta via un diritto inside out colpito su palla troppo alta… 15-40, due palle break a dir poco delicate. Attacca il romano col diritto ma sotto rete tocca male col diritto e la palla muore in rete. BREAK Svrcina, passaggio molto negativo per Berrettini, ora sotto 3-2. Dalibor veleggia sicuro, copre bene il campo e si prende un altro solidissimo game al servizio, 4-2, mentre Matteo è entrato in “fase monologo”, le cose non vanno e non trova una reazione emotiva per sbloccarsi e tentare un ultimo assalto. Tira forte col diritto, ma sono giocate estemporanee, perché quando c’è da costruire si vede la mancanza di fiducia e ritmo, come sull’attacco sul 40-30, troppo lento e prevedibile… diventa un assist per il passante di Svrcina. E pure, ai vantaggi, su come pretenda di uscire da uno scambio lento con tanti back con una sbracciata di diritto tirata in corsa e con zero equilibrio, con la palla che può terminare la sua corsa solo nella rete. Enormi difficoltà, ma Berrettini non crolla, resta aggrappato alla partita vincendo un game di ben 14 punti (senza concedere palle break). Matteo serve sotto 5-3, e non serve bene, non trova punti facili, mentre la risposta di Dalibor è ficcante, in fiducia. Fermo il romano sul 15 pari, affossa malamente col diritto, quindi tira un diritto a mezza rete, del tutto scarico con le gambe. 15-40, due Match Point per Svrcina. Annulla il primo Berrettini con un solido attacco col diritto e chiusura di tocco sotto rete; sul 30-40 si gioca sulla seconda di servizio ed è pure sfortunatissimo per una deviazione del nastro che rende impossibile la volée dell’azzurro. Finisce mestamente una partita non gioca bene, poco continuo, poca energia e anche la mancanza di una reazione emotiva per invertire l’inerzia di una partita in cui è stato quasi sempre sotto il ritmo del rivale. Rientrare è difficile, la strada per Matteo è in salita.

    Matteo Berrettini vs Dalibor Svrcina ATP Hangzhou Matteo Berrettini [8]33 Dalibor Svrcina66 Vincitore: Svrcina ServizioSvolgimentoSet 2M. Berrettini 15-0 15-15 15-30 15-40 30-403-5 → 3-6D. Svrcina 0-15 15-15 30-15 40-153-4 → 3-5M. Berrettini 0-15 15-15 30-15 ace 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-402-4 → 3-4D. Svrcina 15-0 30-0 40-02-3 → 2-4M. Berrettini 0-15 15-15 15-30 15-402-2 → 2-3D. Svrcina 0-15 df 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-402-1 → 2-2M. Berrettini 15-0 15-15 15-30 30-30 40-301-1 → 2-1D. Svrcina 15-0 30-0 40-0 40-151-0 → 1-1M. Berrettini 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 ace0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1D. Svrcina3-5 → 3-6M. Berrettini 0-15 15-15 ace 30-15 30-30 40-30 40-40 A-402-5 → 3-5D. Svrcina 15-0 30-0 30-15 40-15 40-302-4 → 2-5M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 ace1-4 → 2-4D. Svrcina 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 A-401-3 → 1-4M. Berrettini 0-15 15-15 ace 30-15 ace 30-30 40-30 ace0-3 → 1-3D. Svrcina 0-15 df 15-15 ace 15-30 30-30 40-300-2 → 0-3M. Berrettini 15-0 15-15 15-30 15-40 30-400-1 → 0-2D. Svrcina 15-0 15-15 30-15 40-150-0 → 0-1
    !DOCTYPE html >Statistiche Tennis: Berrettini vs Svrcina

    Statistica
    Berrettini 🇮🇹
    Svrcina 🇨🇿

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Rating del servizio
    232
    315

    Ace
    7
    1

    Doppi falli
    1
    2

    Prima di servizio
    37/63 (59%)
    37/51 (73%)

    Punti vinti sulla prima
    27/37 (73%)
    29/37 (78%)

    Punti vinti sulla seconda
    8/26 (31%)
    9/14 (64%)

    Palle break salvate
    3/6 (50%)
    1/1 (100%)

    Giochi di servizio giocati
    9
    9

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    222km/h (137 mph)
    196km/h (121 mph)

    Velocità media prima
    207km/h (128 mph)
    169km/h (105 mph)

    Velocità media seconda
    176km/h (109 mph)
    137km/h (85 mph)

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Rating della risposta
    57
    180

    Punti vinti su prima di servizio
    8/37 (22%)
    10/37 (27%)

    Punti vinti su seconda di servizio
    5/14 (36%)
    18/26 (69%)

    Palle break convertite
    0/1 (0%)
    3/6 (50%)

    Giochi di risposta giocati
    9
    9

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    0/0 (0%)
    0/0 (0%)

    Vincenti
    0
    0

    Errori non forzati
    0
    0

    Punti vinti al servizio
    35/63 (56%)
    38/51 (75%)

    Punti vinti in risposta
    13/51 (25%)
    28/63 (44%)

    Totale punti vinti
    48/114 (42%)
    66/114 (58%) LEGGI TUTTO

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    Volandri commenta il sorteggio della Final 8 di Davis Cup: “Abbiamo evitato la Spagna, sarebbe stato stimolante ma impegnativo. Facciamo passo alla volta. Sinner a Bologna? Vedremo…”

    Filippo Volandri

    Piedi per terra con la voglia di far bene ma con l’umiltà di avanzare un passo alla volta, anche se giochiamo in casa e siamo campioni in carica nelle ultime due edizioni della Davis Cup. Così il capitano Filippo Volandri ha commentato il sorteggio della Final 8 di Bologna che ci ha assegnato l’Austria come primo avversario, e ha collocato “l’incognita” Spagna dall’altra parte del tabellone, con un incrocio possibile solo in finale. Non si sbottona Volandri sulla presenza di Jannik Sinner, trascinatore del team azzurro nelle due edizioni vinte a Malaga.
    “È bellissimo essere a Bologna, in Italia” esordisce Volandri a Sky Sport, “La Final 8 in Italia è qualcosa di speciale e a Bologna ancora di più perché qui ne abbiamo viste tante… Siamo caduti, ci siamo rialzati, Bologna ci ha insegnato tantissimo e proprio per questo, guardando a come è andato il sorteggio, dobbiamo pensare un passo alla volta. L’Austria magari può non far paura come la Spagna o come la Repubblica Ceca che io reputo come una delle squadre più forti al mondo, però il recente weekend ci ha insegnato che in Davis di scontato non c’è niente, così come in Billie Jean King Cup. Approfitto per fare i complimenti alle ragazze e… ieri ho chiesto a Tati (Garbin, il capitano, ndr) avesse anche il cardiologo proprio perché è la BJK Cup e la Davis”.
    “L’Austria è una squadra tosta, si merita di essere qui tra le prime otto squadre al mondo. Oggettivamente c’era l’incognita Spagna, che non era testa di serie, e qua si potrebbe aprire un capitolo sulla cosa… Incontrarla ai quarti sarebbe stato molto emozionante e stimolate, ma dall’altro lato decisamente impegnativo. Quindi prediamo quello che c’è e guardiamo avanti. Mancano due mesi, sono ancora tanti” commenta il capitano che poi si sofferma sui giocatori italiani, mai così tanti e di qualità nei piani alti di ranking.
    “Ho 8 o 9 giocatori che meriterebbero di essere convocati ma ne posso scegliere soltanto 5. Matteo è in Asia, è un’ottima notizia, ci siamo sentiti in questi mesi con lui. Ha anche anticipato il suo rientro agli allenamenti ed è un’altra ottima notizia perché sappiamo quanto Matteo sia importante per l’Italia del tennis sia in campo che fuori, l’ha dimostrato in entrambi i contesti”.
    Scontata la domanda che tutti avrebbero chiesto a Filippo: Sinner? Ci sarà a Bologna? E Alcaraz? Così Volandri: “Abbiamo appena iniziato a parlare di quello che potrebbe succedere nei prossimi due mesi, che nel tennis sono veramente tanti. Io addirittura faccio delle convocazioni un mese prima, ma già questo è tantissimo, tanto che lo faccio per classifica proprio perché le indicazioni più probanti arrivano nelle settimane più vicine all’evento. Questo vale per tutti, hanno un programma molto intenso, giocheranno quasi tutte le settimane da qua alla fine dell’anno, quindi è necessario fare un passo alla volta e vediamo”.
    Questo invece il commento – in un ottimo italiano – rilasciato al sorteggio da Feliciano Lopez, direttore della Final 8 di Bologna: “La Spagna ha preso la Repubblica Ceca, la nazione che non voleva nessuno! Se vuoi essere il campione in Davis devi battere tutte le nazioni in gara. L’Italia è la favorita, sono campioni in carica da due anni e hanno due top 10 come Sinner e Musetti. L’Austria sembra un avversario facile per l’Italia, ma non si può mai sapere”.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO