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    Petra Kvitova annuncia il ritiro: US Open 2025 sarà il suo ultimo torneo

    Kvitova con il piatto da campionessa di Wimbledon

    Con una toccante lettera pubblicata sui propri canali social, Petra Kvitova annuncia che il 2025 sarà il suo ultimo anno da Pro, e US Open dovrebbe essere il suo ultimo torneo in carriera. La ceca, due volte campionessa a Wimbledon, ha incantato gli appassionati per molti anni con un tennis potente ma allo stesso tempo ricco di grazia e manualità, un tocco di palla da manuale e soluzioni offensive di grandissima qualità, diventando una delle giocatrici più apprezzate anche per la sua umanità ed empatia. La sua carriera non è stata tutta rose e fiori: è stato un otto volante con momenti e risultati straordinari alternati a periodi non facili con più sconfitte che vittorie. Molto è dipeso anche dalle sue condizioni fisiche, non sempre perfette: ha sofferto per un’acuta forma di allergia in diversi periodi dell’anno e molti sono stati i suoi infortuni, alcuni assai severi (per colpa anche di un fisico imponente e non così resistente). A questo va aggiunta la terribile aggressione subita nel 2016 da un rapinatore penetrato nel suo appartamento spacciandosi per un tecnico riparatore, che le costò un serio infortunio alla mano sinistra, quella dominante per il suo gioco. Dopo la maternità (2024) Petra è tornata sul tour più per riprovare le emozioni e adrenalina della competizione che con importanti velleità competitive, ormai provata nel fisico e non abbastanza veloce in campo per reggere la potenza dei colpi delle migliori giocatrici. Lascia con 31 tornei vinti, la posizione n.2 nel ranking WTA e la finale agli Australian Open 2019 come miglior risultato al di fuori di Wimbledon. Forse il suo più grande rimpianto è stato non esser riuscita a diventare n.1, ma del resto la continuità non è mai stata il suo forte.
    Questo il messaggio pubblicato da Petra con l’annuncio del suo prossimo ritiro.
    Cresciuta nella mia città natale di Fulnek, colpendo le prime palline da tennis con mio padre sui campi locali, non avrei mai immaginato di diventare una giocatrice professionista, di poter viaggiare per il mondo e giocare negli stadi più belli del pianeta. Eppure… incredibilmente, tutto questo è diventato realtà, e molto di più.
    Ho avuto il privilegio di raggiungere vette straordinarie negli ultimi 19 anni da quando sono diventata una giocatrice professionista. Da due vittorie a Wimbledon, passando per sei trofei della Billie Jean King Cup per la Repubblica Ceca, fino al raggiungimento del numero 2 del mondo e molto altro ancora. Ho ottenuto più di quanto avessi mai osato sperare, e sono immensamente grata per tutto ciò che il tennis mi ha dato in questi anni. Mi ha insegnato innumerevoli lezioni, non solo sul campo o in palestra, ma anche nella vita. Non sarei quella che sono oggi senza questo sport meraviglioso e tutto ciò che mi ha donato, sia dentro che fuori dal campo.

    Come in tutte le fasi della vita, arriva un momento in cui è tempo di iniziare un nuovo capitolo, e quel momento per me è arrivato. Per questo volevo condividere con voi che il 2025 sarà la mia ultima stagione in tournée come professionista. Sono entusiasta e non vedo l’ora di godermi ancora una volta la bellezza di giocare a The Championships, Wimbledon, un luogo che contiene i ricordi più cari della mia carriera. E mentre non sono ancora del tutto sicura di come sarà il mio ultimo swing sul cemento negli Stati Uniti, l’intenzione è quella di concludere la mia carriera attiva all’US Open di New York quest’estate.
    Anche se prendere una decisione del genere non è mai facile, per me questo è un momento felice! Lascerò il tennis con il sorriso più grande, lo stesso sorriso che mi avete visto sfoggiare sia dentro che fuori dal campo per tutta la mia carriera. In tutti questi anni, sono incredibilmente grata per il supporto costante della mia famiglia, dei miei amici più cari, del mio team e di tutti i meravigliosi tifosi che mi hanno sempre sostenuto in ogni angolo del mondo. Non avrei potuto chiedere o desiderare nulla di più: il tennis mi ha dato tutto ciò che ho oggi, e continuerò a essere per sempre grata a questo bellissimo sport che amo.
    Con affetto, Petra

    Avremo modo di tornare sulla carriera di Petra la prossima estate, magari anche durante il torneo a Wimbledon, quello a lei più caro. Nei suoi due successi (2011 e 2014) ai Championships arrivò a toccare un livello di gioco straordinario, mettendo in mostra tutto il suo talento e i colpi meravigliosi imparati dalla splendida scuola tecnica del suo paese. Il ritiro di Kvitova era atteso, ma quando arriverà senza il suo talento e la sua bonomia chiunque ama il tennis proverà una certa malinconia, e non solo per il tempo che scorre via… 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Draper in corsa per essere n.4 nel seeding di Wimbledon, “Ma non sono ossessionato da questo”

    Jack Draper al Queen’s (foto Getty Images)

    I tornei ATP 500 su erba in corso ad Halle e Queen’s Club di Londra sono due classici in calendario, assegnano punti (e dollari…) importanti ma sono soprattutto tappe di avvicinamento fondamentali per affinare la condizione in vista di Wimbledon. Si gioca poco su erba, troppo poco visto che il pubblico apprezza sempre di più la diversità del tennis sui prati rispetto all’ormai omologato gioco sul duro che impera sul tour per tanti mesi. Si parla da tempo della possibilità di trasformare uno dei due eventi a Masters 1000, ma in realtà un vero cambio di passo sarebbe quello di trovare il modo di allungare, almeno di un paio di settimane, il periodo dei tornei sulla più antica superficie, faccenda tuttavia complicatissima a meno di non mettere mano in modo pesante sull’intero calendario stagionale. E il segnale dato dall’ATP eliminando il torneo di Newport post-Wimbledon non è granché.
    Tornando all’attualità, quest’anno il torneo del Queen’s ha anche un altra valenza in relazione ai prossimi Championships: ci dirà chi tra Fritz e Draper concluderà la settimana da n.4 del mondo e quindi sarà quarta testa di serie del terzo Slam annuale. Non è una differenza di poco conto: significa evitare prima della semifinale Sinner e Alcaraz, i due leader nel ranking e prime due teste di serie a Wimbledon. Fritz è già uscito all’esordio – a sorpresa – a Londra, battuto da Moutet, con la perdita dei 100 punti conquistati nel 2024. Con i suoi 4635 punti nel ranking Live, il destino di Taylor è “nelle mani” di Draper, ancora in corsa a Queen’s e attualmente con 4550 punti. Se il britannico batterà nei quarti Brandon Nakashima aggiungerà altri 100 punti al suo bottino e passerà il californiano.
    Sarebbe un risultato molto importante per Draper, ma lui dopo il successo assai faticoso contro Popyrin si è detto non ossessionato dal raggiungere ad ogni costo la quarta posizione nel ranking in vista di Wimbledon. “È qualcosa di importante, aiuterebbe molto senza dubbio, ma allo stesso tempo, la mia testa non è bloccata solo questo obiettivo. Tutto quello che sono riuscito a realizzare nel tennis è arrivato passo dopo passo, non mi sono mai posto un risultato da raggiungere ad ogni costo. Semplicemente sono andato avanti e cerco di fare il massimo delle mie possibilità sulle cose che posso controllare. Non posso decidere io contro chi giocherò, o come saranno le condizioni… Farò anche venerdì del mio meglio per arrivare a giocare nelle condizioni migliori possibili. Mi darò la migliore opportunità per ottenerlo. E ovviamente, se riuscissi ad arrivare a Wimbledon in quella posizione, sarebbe una bella spinta”.
    Curiosa poi la dichiarazione di Jack sul miglioramento del proprio fisico e resistenza, con un paragone automobilistico… “Ho sempre lavorato duramente fuori dal campo e credo che questo mi abbia aiutato a giocare con più costanza nel tour. Ritengo che quelle partite di inizio anno in Australia mi abbiano davvero aiutato a superare quell’ostacolo, la sensazione di non poter reggere sulla grande distanza che sempre ho avuto dentro di me e che mi bloccava. Mi sono sentito sempre meglio in ogni Slam che ho giocato. In passato sentivo che la mia energia non era così forte, mi sentivo come una Ferrari, ma in realtà ero una Toyota, che si rompeva facilmente”. Non resta che attendere la partita di venerdì per il responso. Intanto, la casa automobilistica nipponica non sarà forse felicissima di questo paragone…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Cahill racconta: “Dopo la finale di Roland Garros Sinner è rimasto seduto negli spogliatoi per venti minuti, abbiamo parlato pochissimo. Ho ancora più rispetto per lui”

    Darren Cahill (foto Getty Images)

    Darren Cahill nel corso dell’intervista rilasciata al seguitissimo (e molto interessante) podcast “Served with Andy Roddick” è tornato sui momenti successivi alla finale di Roland Garros, persa al foto finish da Jannik dopo non aver sfruttato tre match point contro Alcaraz. Il coach australiano afferma che la sua stima per l’italiano è ancora maggiore per quello che è riuscito a dare in campo e per come ha gestito l’amarezza di una sconfitta così cocente.
    “Sono state cinque ore e mezza di tennis eccezionale tra due grandi giocatori che si rispettano molto” racconta Cahill. “Io come coach non posso chiedere di più al mio giocatore. Dopo la partita abbiamo parlato pochissimo. c’era delusione ovviamente. Jannik è rimasto seduto nello spogliatoio per quindici, venti minuti. Ognuno del team si è avvicinato a lui e gli ha dato un grande abbraccio, dicendo quanto siamo orgogliosi di lui per l’impegno e prestazione, ma quello non era il momento giusto per tornare sulla partita e vedere che lezione prendere da quel che è accaduto. Per farlo il tempo ci sarà più avanti. In quel momento è necessario mostrare empatia per quello che sta vivendo C’era tristezza, qualche lacrima da parte di tutti, non è stata una partita qualunque. Qualche ora dopo non se n’era ancora fatto una ragione e non riuscirà mai a farlo. Credo che una partita come quella non ti abbandonerà mai, ma cercherai di sfruttare l’esperienza per diventare ancora migliore. Jannik ha una capacità eccezionale di mettere le cose in prospettiva. Dopo la finale del Roland Garros ho ancora più rispetto di lui di quanto ne avessi prima“.
    Il coach australiano è sicuro che la cocente sconfitta di Parigi aiuterà Sinner a crescere ulteriormente. “Jannik ha una grande consapevolezza di se stesso, in qualsiasi sport per arrivare ad essere un grande campione devi averla. È necessario sapere come comportarti, inclusa l’importanza di saper affrontare le delusioni, devi riuscire a non esaltarti in modo eccessivo dopo una bella vittoria e allo stesso tempo non abbatterti troppo quando perdi. Un campione sa affrontare il fallimento e il successo con le stessa consapevolezza cercando di imparare da quello che succede, andando sempre avanti per migliorare. Jannik fa bene tutte queste cose e ha un’etica del lavoro fuori dal comune. La sua resilienza è straordinaria e questa capacità sarà messa alla prova dopo quella partita a Parigi, nel vedere quanto in fretta riuscirà a voltare pagina. Non importa se vincerà o perderà le partite nelle prossime settimane, è più importante come saprà gestire quei momenti, continuando a spingere e lottare. Jannik è disposto a farlo”.
    Darren è tornato anche sui difficili tre mesi della sospensione, raccontando la gestione di quel periodo con nuovi dettagli. “In quel periodo trovare compagni di allenamento e organizzare delle sessioni di lavoro, in particolare nei primi due mesi, è stato piuttosto complicato. Tutto doveva essere approvato dall’ITIA e siamo riusciti ad allenarci su di un campo in terra battuta predisposto da uno degli sponsor di Jannik nei pressi di Monte Carlo, solo lì potevamo allenarci. Ma in quella fase devo dire che il tennis è passato in secondo piano, il focus era l’allenamento fisico. Terminati i primi due mesi e tornati agli allenamenti consueti, devo dire che dopo qualche set di allenamento non eravamo così fiduciosi in vista di Roma. Vincere qualche partita al Foro Italico è stato oro colato. Jannik ci sorprende un giorno dopo l’altro: non parlo del suo livello di gioco, mi riferisco alla sua maturità, il modo in cui affronta le cose. E proprio per il fatto che ci sorprende così spesso, tutto questo per noi è diventata la normalità”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Forfait dell’ultimo minuto per Matteo Arnaldi al Queen’s: al suo posto O’Connell

    Matteo Arnaldi – Foto Getty Images

    Matteo Arnaldi ha annunciato il proprio forfait dal torneo ATP 500 del Queen’s a pochi minuti dal suo debutto nel prestigioso ATP 500 sull’erba. L’azzurro avrebbe dovuto affrontare il danese Holger Rune in uno degli incontri più attesi della giornata, ma è stato costretto al ritiro e non scenderà in campo.
    Al suo posto entrerà in tabellone l’australiano Christopher O’Connell, che affronterà dunque Rune nel match di primo turno. Non sono ancora noti i motivi precisi che hanno portato Arnaldi a rinunciare all’esordio al Queen’s, ma si tratta sicuramente di una notizia che cambia il volto del tabellone per i colori italiani e che lascia l’amaro in bocca agli appassionati nostrani.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic: “Non sono un mago che può far funzionare tutto in una settimana, ma Tsitsipas è un grande giocatore e ritroverà il suo miglior livello”

    Stefanos Tsitsipas con Goran Ivanisevic (foto ATP.com)

    Oltre al ritorno in campo di Jannik Sinner dopo la dolorosa sconfitta a Roland Garros, uno dei temi più curiosi dell’ATP 500 di Halle pronto a scattare in Germania è l’esordio della nuova coppa Tsitsipas – Ivanisevic. Il greco ha deciso di affidarsi all’esperienza del coach croato dopo i discreti “disastri” combinati con un vorticoso tira e molla di allenatori che non ha portato a niente di buono, inclusa la fine del rapporto lavorativo con papà Apostolos, situazione che lo stesso Stefanos ha definito molto difficile tanto da aver aggravato anche il clima in famiglia. Ivanisevic nella sua carriera da allenatore ha raccolto risultati straordinari: ha portato Cilic a vincere US Open in un’edizione memorabile, nella quale Marin fu quasi ingiocabile al servizio e super offensivo; poi ha aiutato per molte stagioni Novak Djokovic, migliorandone il servizio e il gioco offensivo. Dopo la breve e quasi impalpabile parentesi con Rybakina, Goran torna in pista con una sfida affascinante ma difficile: rilanciare le ambizioni di Tsitsipas, provando a riportare il gioco del greco sui livelli che gli hanno consentito di disputare due finali Slam e diventare n.3 del mondo. Non sembra un compito facile: mentre nelle ultime due stagioni il gioco di Stefanos si è come depotenziato ed è diventato più caotico (da non sottovalutare l’impatto di una operazione al gomito), la concorrenza ha fatto passi di gigante e sopra di lui nel ranking ci sono molti tennisti giovani, di talento, potenti e aggressivi. Per Ivanisevic c’è una sola via per tornare a riveder le stelle: il lavoro, credendo in un processo di medio-lungo periodo. Goran ne ha parlato in un’intervista rilasciata ad ATP nel weekend precedente all’avvio del torneo di Halle, della quale riportiamo i passaggi più interessanti.
    “Per me Tsitsipas è ancora un giocatore da Top 10, in qualsiasi momento”, afferma Ivanisevic, alla prima settimana in torneo con l’ex numero 3 al mondo ora sceso al numero 25. “Al momento ha perso un po’ di quel livello, sono successe molte cose e ora deve ritrovarlo. Non sono un mago che riuscirà a far funzionare le cose dopo una sola settimana. È un processo lungo, ma è un grande giocatore. È arrivato due volte in finale nei tornei del Grande Slam e ha ottenuto così tante grandi vittorie, quindi non temo che non tornerà.”
    Nel tour si è vociferato per diverso tempo che Goran potesse essere una delle prime scelte per il dopo Cahill per Jannik Sinner, ma il nativo di Spalato ha ricevuto una proposta dal greco e ha accettato. Ecco cosa l’ha spinto ad unirsi a “Stef” in un momento non facile della sua carriera: “Il suo temperamento è entusiasmante. Greci e croati hanno temperamenti piuttosto simili. È un giocatore molto aggressivo, cosa che apprezzo. Mi è sempre piaciuto il suo modo di giocare e il suo stile. È bello vederlo, ed è bello dare un contributo al suo gioco, sia come battitore che come tennista serve and volley. Per me è davvero una grande sfida e spero che funzioni bene”.
    La parola sfida è quella che più si avvicina all’idea che molti si sono fatti sulle reali possibilità di Tsitsipas di ritrovare il suo miglior tennis. Ancor più nell’immediato su erba, superficie dove mai ha brillato in carriera. Una superficie che invece Ivanisevic conosce a menadito. “C’è molto su cui lavorare”, afferma Goran sul potenziale di Tsitsipas sui prati. “Finora non ha ottenuto buoni risultati sull’erba. Non so perché. È solo una questione mentale. Se ti metti in testa ‘Non posso giocare sull’erba’, allora non puoi giocare bene, perché l’erba non ti perdona nulla. L’erba ti restituisce quello che gli dai, in un certo senso devi essere gentile con lei. Quindi c’è molto margine di miglioramento. Non posso dire con certezza che accadrà questa settimana, ma in generale Tsitsipas può giocare bene sull’erba”.
    Una grande sfida, vista la relativa debolezza di Stefanos con la risposta di rovescio e con una tendenza perversa a giocare qualche colpo interlocutorio, cosa che sui prati non ti puoi permettere. Il miglior Tsitsipas brillava col servizio e pochi come lui sanno giocare sul net. Per questo in passato Mark Philippoussis aveva spinto il greco a spostare decisamente in avanti il baricentro del gioco e lavorare tanto con il rovescio slice, per difendere la sua debolezza in scambio sul lato sinistro e dotarlo di un colpo che lo può proiettare in avanti. Stefanos o forse papà Apostolos hanno avuto visioni diverse e quel progetto, sulla carta ottimo, è naufragato dopo pochi mesi. Ora Ivanisevic lo descrive come tennista con qualità per giocare in avanti, quindi una visione simile. Vedremo quale sarà ora l’impatto del croato sul tennis del suo nuovo assistito. Oggi ad Halle debutta contro il nostro Luciano Darderi, ma sarà soprattutto Wimbledon e il cemento USA in agosto a dirci se la mano di Goran sarà stata, di nuovo, magica.
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    Shelton in top 10, gli USA mai così bene nel ranking ATP dal 2006

    Ben Shelton (foto Getty Images)

    Uno dei movimenti più interessanti della nuova classifica ATP è l’ingresso di Ben Shelton nella top 10 del ranking ATP, esattamente alla decima posizione. È un punto di arrivo e allo stesso tempo di partenza verso nuovi e più ambiziosi obiettivi per il 22enne di Atlanta, che con 3170 punti ha guadagnato due posizioni sorpassando Medvedev (fermo alla 11esima piazza) e De Minaur, scivolato al n.12. Quest’anno Ben ha raggiunto la semifinale agli Australian Open con miglior risultato, senza alcun titolo vinto finora, solo sfiorato sulla terra di Monaco dove fu stoppato in finale da Zverev, come la scorsa settimana sull’erba di Stoccarda (stavolta in semifinale).
    È una grande soddisfazione per Shelton, ma anche per il tennis USA che ritrova tre giocatori tra i migliori 10 nel ranking mondiale: Fritz n.4, Paul n.8 e Shelton n.10. Non accadeva dal 17 aprile 2006, quando tra i primi dieci al mondo c’erano Andy Roddick al n.4, James Blake al n.7 e Andre Agassi al n.10. Quella settimana fu anche l’ultima per Agassi in top 10 nella sua carriera.
    Gli Stati Uniti non hanno un n.1 dal 2003 (Roddick) ma almeno a livello quantitativo il momento del tennis maschile è piuttosto positivo: questa settimana sono 13 i tennisti a stelle e strisce in top 100 e 5 in top 30, con Tiafoe al n.13 a soli 180 punti dalla decima piazza di Shelton.
    Shelton è il settimo tennista nato nel nuovo millennio ad entrare nella top 10. Ecco gli altri:
    Felix Auger-Aliassime – classe 2000, Top 10 nel 2021Jannik Sinner – classe 2001, Top 10 nel 2021Carlos Alcaraz – classe 2003, Top 10 nel 2022Holger Rune – classe 2003, Top 10 nel 2022Jack Draper – classe 2001, Top 10 nel 2025Lorenzo Musetti – classe 2002, Top 10 nel 2025Ben Shelton – classe 2002, Top 10 nel 2025
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    Wimbledon sempre più “ricco”: 3 milioni di sterline per i vincitori in singolare

    L’edizione 2025 di Wimbledon sarà la più ricca di sempre assegnando oltre 53 milioni di sterline come prize money complessivo ai giocatori nelle varie categorie, e premiando i campioni nel singolare con un assegno da ben 3 milioni (oltre 3,5 milioni di euro al cambio attuale). L’annuncio è venuto dai Championships, insieme ad altre novità per il pubblico ed informazioni generali. Una delle più significative (e storica) è la conferma dell’introduzione completa del sistema di controllo elettronico delle chiamate della palla. La tecnologia, sperimentata in parte lo scorso anno, porrà fine ai 147 anni di utilizzo dei giudici di linea a Wimbledon. Sono state installate più di 400 telecamere sui campi per la gestione elettronica del gioco. Altra novità assoluta l’orario di inizio delle finali di singolare: le ore 16 di Londra, quindi le 17 in Italia.
    Tornando al fattore economico, i campioni in singolare vedranno il proprio assegno aumentato dell’11% rispetto a quello ricevuto da Alcaraz e Krejcikova nel 2024, ma ogni risultato nel torneo londinese vedrà un premio maggiorato rispetto ai Championships 2024. Complessivamente per il singolare l’incremento sarà del 8,2% rispetto all’anno passato e del 3,7% per il tabellone di qualificazione.
    Questa la distribuzione dei Prize Money a Wimbledon 2025 in singolare (uomini e donne riceveranno la stessa ricompensa economica):
    Vincitore – 3 milioni di sterline (+11% rispetto al 2024)
    Finalista – 1.520.000 sterline (+8,6%)
    Semifinalisti – 775.000 (+8,4)
    Quarti di finale – 400.000 (+6,7%)
    Ottavi di finale – 240.000 (+6,2%)
    Terzo turno – 152.000 (6,3%)
    Secondo turno – 99.000 (+6,5 %)
    Primo turno – 66.000 (+10%)
    Significativo quindi l’aumento dell’assegno per gli sconfitti al primo turno, meno per coloro che salutano il torneo tra secondo e quarti. Questi invece i prize money per il tabellone di qualificazione di singolare:
    Terzo turno – 41.000 (+3,8%)
    Secondo turno – 26.000 (+4%)
    Primo turno – 15.500 (+3,3%)

    Ogni tabellone di singolare vedrà un Prize Money complessivo di 19.414.000 sterline, mentre per quello di “quali” 2.488.000 sterline. Includendo anche i doppi, l’incremento del Prize Money totale del torneo è del 7% rispetto all’edizione 2024. Wimbledon ha raddoppiato la distribuzione dei guadagni ai giocatori negli ultimi 10 anni: nel 2015 infatti il totale dei premi in denaro fu di circa 26,5 milioni di sterline.
    Rispetto ai recenti vincitori di Roland Garros, i campioni sull’erba londinese riceveranno un assegno di circa 1 milione di euro in più. Non poco…

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    Sinner, il problema della “quarta” ora

    Jannik Sinner (foto Patrick Boren)

    Endurance. Una parola inglese entrata con forza nel gergo dello sport, tennis incluso, per indicare la capacità dell’atleta di sostenere nel tempo un’attività fisica intensa, senza cali prestazionali di rilievo. Nel nostro sport in particolare, l’abilità del giocatore di mantenere un livello di tennis molto alto e vincere anche quando la partita diventa lunghissima. Tra le tante, straordinarie qualità del nostro n.1 Jannik Sinner, in merito all’endurance c’è ancora da fare. Lo dimostra la recentissima (e crudele) finale persa a Roland Garros contro Carlos Alcaraz, non sfruttando tre match point nel quarto set e varie occasioni nel corso della partita, finendo rimontato e sconfitto al super tiebreak del quinto set, ma non solo. Questa finale davvero epica è durata ben 5 ore e 29 minuti, diventando l’incontro più lungo mai giocato da Sinner in carriera; purtroppo il campione di Sesto Pusteria finora ha mostrato una fragilità nel vincere le partite che si trasformano in maratone.
    La conferma viene da una significativa statistica prodotta dal “matematico” parigino del tennis Jeu, Set et Maths: Jannik finora non ha mai vinto una partita che è arrivata alla quarta ora (o quasi). Ecco l’elenco degli otto match più lunghi disputati da Sinner, tutti persi:
    5 ore e 29 minuti: Roland Garros 2025 – sconfitto da Alcaraz5 ore e 26 minuti: Roland Garros 2023 – sconfitto da Altmaier5 ore e 15 minuti: US Open 2022 – sconfitto da Alcaraz4 ore e 41 minuti: US Open 2023 – sconfitto da Zverev4 ore e 9 minuti: Roland Garros 2024 – sconfitto da Alcaraz4 ore: Wimbledon 2024 – sconfitto da Medvedev4 ore: Australian Open 2023 – sconfitto da Tsitsipas3 ore e 55 minuti: Australian Open 2021 – sconfitto da Shapovalov
    Un dato interessante che certamente il team Sinner conoscerà e che sarà segnato in rosso sulla lavagna di lavoro per migliorare ulteriormente la prestazione e la tenuta (fisica e mentale) di Jannik sulla lunghissima distanza, in particolare negli Slam, dove gli incontri possono diventare battaglie infinite. La vittoria a Melbourne 2024 in finale vs. Medvedev durrò 3 ore e 44 minuti, una delle sue migliori partite in carriera e, stavolta, in rimonta dopo esser stato sotto di due set.
    Guardando questa lista di amare e sofferte sconfitte, è tuttavia necessario fare delle precisazioni. Nelle prime tre, le più lunghe in assoluto, Jannik ha perso non sfruttando match point, quindi è arrivato a un “maledetto” 15 dalla vittoria. In altre è stato comunque in partita sino all’ultimo o quasi. L’incontro di Wimbledon 2024 vedeva un Sinner non in perfette condizioni, come anche nella partita di RG24 con Jannik da poco rientrato dall’infortunio all’anca e quindi con poca preparazione rispetto al suo avversario. Le ultime due  sono partite più vecchie, Sinner non aveva ancora compiuto la svolta dell’autunno del 2023 che l’ha portato a diventare fortissimo e dominante.
    Precisazioni a parte, lo status quo porta a considerazioni importanti a livello di gioco e di gestione della prestazione. Sinner è un tennista straordinario ma il suo è un tennis discretamente fisico: spinge tanto, tiene ritmi altissimi, intensità, correndo molto e non risparmiandosi mai. Non è un gioco di puro muscolo, è accelerazione sul tempo d’impatto, ma resta un gioco che richiede energia. Non sono molti i punti vinti sull’uno – due, facendo poca fatica. Questo può e deve essere uno spunto per migliorare ancora a livello atletico, ma ancor più inserire nel gioco qualcosa che possa portarlo a vincere più punti rapidamente, pur senza snaturare la formidabile architettura che regge la sua prestazione. Oltre a scambi più brevi, c’è una via diretta e immediata: è il Servizio. Esattamente quello che purtroppo è mancato nella finale di Roland Garros 2025… E non si parla solo di Ace: nelle rare fasi in cui la prima di servizio ha davvero sostenuto l’azzurro, moltissimi sono stati i punti dominati, vinti con un colpo aggressivo dopo la battuta e un terzo di chiusura. È facile affermare che se Jannik nella finale di Parigi avesse servito anche solo poco meglio, diciamo un 60% di prime palle, quasi sicuramente avrebbe vinto in tre set quella partita, o massimo in quattro.
    Lavorare tanto e bene sulla gestione del servizio, non tanto il colpo il sé quanto sull’abilità mentale per farlo rendere anche in una finale così importante (o partite del genere) deve essere al primissimo posto nel suo percorso di miglioramento continuo. A US Open 2024 ha servito bene a tratti; alle Finals 2024 è stato quasi ingiocabile alla battuta in diversi incontri. La base è diventata ottima, il colpo c’è, il rendimento è più che buono. Per arrivare all’eccellenza e non avere brutte sorprese come è capitato domenica scorsa a Parigi, il servizio deve sostenere adeguatamente Jannik. La battuta deve diventare ancor più sciolta, se vogliamo libera. Gesto ma soprattutto testa, non c’è un colpo più cerebrale dalla battuta. Wimbledon è già alle porte e tutti sappiamo quanto la battuta conti sull’erba. Ci sarà subito modo di rifarsi, come quando cadi da cavallo e l’unica medicina è risalire subito in sella…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO