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    Djokovic si racconta: “Il tennis è stato una piattaforma per crescere come persona. Per anni ho cercato di non far trasparire nulla, ero arrivato al punto di non esprimere alcuna emozione. Piansi per giorni dopo l’operazione al gomito, avevo giurato che mai l’avrei fatto”

    Novak Djokovic nel corso dell’intervista

    La libertà di un podcast lungo e rilassato ha dato l’occasione a Novak Djokovic di aprirsi e raccontare molto della sua vita, mentalità, interessi, incluso fragilità e debolezze che ha tenuto nascoste per anni e anni. Il campione serbo ha parlato a ruota libera (per quasi due ore!) nell’interessante Jay Shetty Podcast, spaziando non tanto sul tennis giocato quanto sulla vita, su valori, crescita personale e mentalità. Da uomo ormai maturo e consapevole, “Nole” ha fornito il suo punto di vista su molti temi, è un podcast complesso e interessante che vale la pena di essere ascoltato per intero. Qua riportiamo alcuni passaggi significativi, alcuni del tutto inediti, come quando il 24 volte campione Slam ha confessato di aver pianto per giorni poiché deluso dall’essersi sottoposto a un intervento al gomito, visto che aveva giurato a se stesso che mai avrebbe accettato di finire sotto i ferri in carriera. O come abbia sentito la necessità di cambiare mentalità e atteggiamento per uscire da quello che la narrazione sportiva “impone” agli atleti.
    La lunga intervista inizia con una domanda non banale: quanto ti è costato diventare Novak Djokovic? Interessante la risposta di “Nole”: “Innanzitutto devo essere grato a tutti coloro che sono stati intorno a me fin dalle prime fasi della mia giovinezza, persone che mi hanno spinto verso un percorso di crescita interiore, di protezione di me stesso con un approccio olistico alla mia vita, alla prevenzione degli infortuni, al recupero fisico e mentale. Ero giovane, non lo capivo all’inizio. Mi sono fidato della mia prima maestra (Jelena Gencic, ndr), lei mi ha educato anche fuori dal campo. All’inizio era due volte a settimane, poi di più, questo mi ha forgiato. Sono una persona che ha una memoria visuale, ho sempre osservato molto, anche degli altri giocatori. Lei mi ha introdotto dalla musica classica, allo scrivere per tenere fermi dei concetti. All’inizio questo era molto facile: chiudi gli occhi e immagina di sentirti dove vorresti essere una volta da giocatore adulto. È stata una partenza importante per me. Ho capito che il tennis non è solo uno sport individuale e chi è con te è fondamentale. Ho capito che il tennis non è solo correre dietro a una palla sognando di vincere Wimbledon. Il tennis per me è stato una piattaforma per crescere come persona, per lavorare dentro di me, l’ho iniziato a capire già da piccolo con la prima maestra. Sono una persona curiosa, voglio conoscere per diventare una persona migliore e non mi accontento mai di quello che già conosco. Ora che sono adulto e padre, sto cercando di bilanciare la famiglia e gli altri impegni che ho fuori dal campo insieme alla carriera, sono e mi sento ancora un tennista professionista. Ho lavorato molto su me stesso, ma continuo a stupirmi su quanto ancora sia ignorante di tante cose e debba continuare ad investire per arrivare ad una migliore conoscenza. A volte è difficile per me accettarlo. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito imbattibile, come se potessi camminare sull’acqua, ma c’è anche l’altra faccia della medaglia quando le cose non vanno. Ci sono dei momenti meravigliosi in questo processo di conoscenza e scoperta ma anche altri difficili, duri da affrontare”.
    In una carriera lunga più di venti anni e avendo vinto tutto quello che c’era da vincere, è difficile trovare la motivazione ad andare avanti con la stessa spinta e intensità. “Penso di aver raggiunto in carriera tutto quello che potevo sognare, ma continuo a volerlo” continua Djokovic, “sono attivo sul tour proprio perché voglio ancora vincere e ispirare i giovani. Sento dentro questa esigenza di non essere mai abbastanza per me stesso, sento la forza dentro di testare i miei limiti fisici e mentali. Quando arrivi a 30 anni, inizi a pensare che i giorni del ritiro non sono più lontani… Le cose nel tempo sono cambiate, la cura del corpo è migliorata tantissimo e le carriere si sono allungate molto. Si guadagna bene vincendo e c’è la possibile di inserire nel proprio team persone che ti aiutano a restare sano e performare. La devozione alle ottimi abitudini per il proprio corpo e mente è qualcosa duro da mantenere. È importante avere intorno un ambiente che ti stimola e aiuta a questo sforzo, poi la cosa deve partire da dentro. Viviamo inoltre in una società che ci spinge a fare una vita con tantissime cose ed esperienze molto belle ma che non vanno nella giusta direzione, quindi è necessario una dedizione totale per uscire di questo circolo vizioso e restare focalizzati a quello che è importante per stare al meglio. Ho vinto Slam, medaglia d’oro per il mio paese… ora i miei obiettivi sono cambiati. Sono anche di avere una pace interiore”.
    Interessante anche un passaggio sulle emozioni, un conflitto interiore che l’ha accompagnato per anni, fino ad una svolta: “Nello sport, e ancor più nel tennis che è uno sport individuale, sembra quasi proibito mostrare emozioni, una vulnerabilità, perché così si pensa che tu si stia dando un vantaggio all’avversario. Questo fa parte anche della narrazione del gioco. Se piangi sei visto come un debole. Per anni ho cercato di essere duro, non far trasparire nulla per andare dritto visto gli obiettivi, e ho finito per chiudermi in me stesso. Ero arrivato ad un punto in cui non esprimevo alcuna emozione, addirittura anche con la mia ragazza, che poi è diventata mia moglie… ma in realtà sono una persona aperta, mi piace parlare ed esprimere i miei pensieri e sentimenti. Ho cambiato il mio approccio direi 10 anni fa, ma per tanto tempo mi sono uniformato alla narrazione prevalente”.
    Djokovic rivale un retroscena inedito relativamente agli infortuni: “Il mio peggior infortunio è stato al gomito, mi sono dovuto operare nel 2017. Non sono uno che prende antinfiammatori, ma nel tennis a volte giochiamo cinque giorni di fila e per sopravvivere ho dovuto farlo. Sono arrivato ad un punto nel quale avvertivo dolore anche prendendo la massima dose consentita di pillole antinfiammatorie, quindi anche se non volevo assolutamente ricorrere all’intervento, non ho avuto altra scelta. Avevo giurato a me stesso che non mi sarei mai operato in tutta la mia carriera, e per questo sono rimasto deluso da me stesso per averlo fatto, ho anche pianto per giorni per accettarlo. È successo, e ho fatto anche una artroscopia al ginocchio dopo il problema avvertito a Roland Garros. Il menisco era andato e non c’era alternativa. Ho giocato e finito quella partita in cui mi sono fatto male, anche se il medico mi disse subito in campo che la situazione non era affatto facile. Ho resistito e dopo una mezz’ora il dolore se n’è andato, ho vinto la partita. Ma all’indomani mi sono fatto una risonanza e la diagnosi è stata rottura del menisco. Mi sono dovuto ritirare dal torneo e operazione immediata, c’era Wimbledon dopo solo 3 settimane. Ricordo i discorsi col mio team… e col mio fisioterapista… Ci vogliono dalle 4 alle 6 settimane, ma alcuni atleti riescono ad aver recuperi miracolosi. Il fisio mi disse non pensare nemmeno per un secondo di poter giocare Wimbledon. Io non risposi niente, tutti i membri del team furono d’accordo. Poi dopo poco dissi a tutti di vedere come il mio corpo avrebbe risposto nelle due settimane successive, tanto posso cancellarmi dal torneo qualche giorno prima dell’inizio. Ero con le stampelle, ma mi sono messo con tutta la mia forza a cercare di recuperare, e ce l’ho fatta, sono arrivato in finale. Poi alle Olimpiadi ho vinto l’Oro. Dopo l’operazione, in un momento di grandissima difficoltà, qualcosa ha fatto click nella mia testa. Sentire il mio fisio dirmi quella cosa, di non pensarci nemmeno, è stata la molla di cui avevo bisogno. In quella situazione ho trovato un obiettivo, una sfida da vincere. È come nei nostri giorni, il bisogno di sentire una nuova sfida, un obiettivo da raggiungere”.
    Interessante poi il passaggio sulla motivazione prendendosi un nemico da sfidare e battere, anche tra il pubblico… “Gli atleti di massimo livello a un certo punto della loro carriera hanno bisogno di sfide, si nutrono di quello per andare avanti. Faccio mie le parole di Michael Jordan nella serie “Last Dance”, quando ha affermato che finiva per selezionare uno spettatore nel pubblico che gli stava dicendo di tutto per trasformarlo in un nemico, ma solo perché aveva bisogno nella sua testa di un nemico da battere. Mi riferisco a questo, anche se io non ho avuto per forza bisogno di fare lo stesso in ogni mia partita. Ho avuto molte esperienze non sempre semplici col pubblico nel corso della mia carriera… Soprattutto quando giocavo contro Federer o Nadal la grande maggioranza del pubblico era contro di me, è stata una sfida ma spiega anche da dove venga la mia forza mentale. Anche all’interno di contesti ostili, ho trovato una via per vincere la partita, trasformare quell’energia in benzina e non farmi abbattere”.
    Djokovic fornisce una visione di quello che potrebbe fare dopo il tennis: “Una delle mie grandi passioni e interessi attualmente è quello che potrei definire come salute, sentirsi bene, cura di se stessi. Mi immagino sempre più coinvolto in attività che possano portare le persone a prendersi cura del proprio benessere: come si mangia, si beve, si fa attività, si dorme, e via dicendo. Per esempio moltissima gente, incluso atleti di massimo livello, non capiscono l’importante di idratare adeguatamente le proprie cellule. È cruciale alla nostra salute e non solo nello sport. Non è facile assumere tutto dall’alimentazione per questo avere degli integratori può aiutare, come escludere dal proprio corpo moltissime sostanze che provocano dei processi infiammatori che causano molti problemi di salute. Nel mondo ci sono milioni di diete, ma sull’idratazione sono tutti d’accordo, è una parte decisiva della nostra salute”.
    Il suo migliore e peggiore giorno in campo: “Il migliore è stato vincere l’Oro olimpico per il mio paese nel 2024, ha sorpassato anche l’emozione del vincere Wimbledon per la prima volta. Il peggiore… direi ancora alle Olimpiadi, quando a Rio 2016 persi la possibilità di vincere l’oro. Ero con dei problemi al polso, non sapevo se giocare o meno, e persi da Del Potro. Ero al picco della mia carriera, avevo vinto tutti e quattro gli Slam, ero nel momento più dominante della mia vita, e arrivai a Rio sentendo problemi al polso. Il draw è stato pessimo, Del Potro all’esordio, e persi. In quel momento ho sentito che il mio mondo fosse crollato. Le Olimpiadi si giocano ogni quattro anni e arrivarci al massimo non è affatto scontato. Le ho vinte arrivando in un momento difficilissimo e per quello è così speciale, a 37 anni…”.
    “Il mio avversario più tosto mentalmente? Me stesso, di gran lunga…” afferma Novak, “mentre fisicamente il più duro è stato Nadal. Le battaglie con lui sono stato incredibili, come la finale degli Australian Open 2012 dopo quasi sei ore di partita. Dopo il match durante la premiazione ci siamo entrambi piegati con le gambe che tremavano, tanto che qualcuno è arrivato con due sedie. Avevo entrambi i calzini macchiati di sangue per quanto avevo speso, ma con l’adrenalina della partita ero riuscito a resistere a tutto. Quando i muscoli si sono rilassati non riuscivo nemmeno a camminare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sam Querrey: “Djokovic potrebbe superare Federer e Connors, ma non gli interessa”

    Novak Djokovic classe 1987, n.4 del mondo – Foto Getty Images

    Sam Querrey non ha dubbi: se Novak Djokovic lo volesse davvero, potrebbe diventare il tennista con più titoli nella storia del circuito ATP, superando sia i 103 trofei di Roger Federer sia i 109 di Jimmy Connors.
    L’ex giocatore statunitense lo ha dichiarato nel podcast Nothing Majors, dove ha analizzato l’attualità del campione serbo e le prospettive per il futuro: “Se Djokovic volesse, potrebbe superare Federer e Connors in numero di titoli. Quest’anno lo abbiamo visto arrivare in semifinale in tutti i tornei dello Slam, il che significa che in queste competizioni è, almeno, il terzo miglior giocatore del mondo. Potrebbe iscriversi a diversi ATP 250 e probabilmente vincerne dieci. Solo per questo, non credo che questi numeri, e il fatto di superare Federer e Connors, siano importanti per lui”.
    Attualmente Djokovic vanta 24 titoli del Grande Slam e 100 trofei complessivi, un bottino che lo mantiene in corsa per continuare a riscrivere la storia. Tuttavia, secondo Querrey, il serbo sembra ormai focalizzato soprattutto sui grandi palcoscenici, più interessato ad allungare la sua leggenda nei major che a collezionare tornei minori. LEGGI TUTTO

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    Tra politica e tennis: Djokovic sceglie Atene come nuova casa

    Novak Djokovic classe 1987, n.4 del mondo – Foto Getty Images

    Dopo l’eliminazione in semifinale allo US Open 2025, Novak Djokovic ha preso una decisione di grande impatto personale e familiare: trasferirsi in maniera permanente in Grecia, ad Atene. Il campione serbo, 38 anni e 24 titoli del Grand Slam in carriera, ha scelto come nuova casa il prestigioso quartiere costiero di Glyfada, situato a sud della capitale.
    Secondo quanto riportato dal quotidiano greco Proto Thema, i figli di Djokovic, di 11 e 8 anni, hanno già iniziato le lezioni in una scuola privata locale. Nei giorni scorsi, il fuoriclasse di Belgrado è stato avvistato più volte a passeggio o a fare acquisti nella zona, attirando immediatamente l’attenzione dei residenti, con i quali non ha esitato a scattare foto e firmare autografi. Non è escluso che nei prossimi mesi Djokovic richieda il cosiddetto “golden visa”, un permesso di residenza permanente concesso a chi investe somme significative nel Paese.
    Una scelta maturata anche per motivi politiciIl trasferimento non riguarda solo aspetti sportivi o logistici, ma arriva in un momento delicato della carriera e della vita di Djokovic. Negli ultimi mesi, infatti, il campione è stato oggetto di critiche da parte di media vicini al presidente serbo Aleksandar Vucic, che lo hanno accusato di essere un “traditore” per aver espresso simpatia nei confronti delle manifestazioni studentesche contro il Governo.La frattura con le autorità di Belgrado si è acuita dopo il crollo di una struttura ferroviaria a Novi Sad lo scorso novembre, che causò 16 vittime e diede vita a proteste di massa. Djokovic non rimase indifferente: a dicembre commentò pubblicamente la tragedia, a gennaio dedicò una vittoria a una studentessa ferita durante le manifestazioni e a marzo prese posizione, unendosi simbolicamente alle oltre 300.000 persone scese in piazza a Belgrado, definendo l’evento sui social come “storico, magnifico”.
    Con questa scelta di vita, Djokovic non solo apre un nuovo capitolo personale ad Atene, ma conferma anche il suo desiderio di mantenere una certa distanza dalla politica interna serba, cercando serenità e stabilità per sé e per la propria famiglia. LEGGI TUTTO

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    Becker ipotizza un ritiro non lontano per Djokovic: “Le Olimpiadi 2028? Irrealistico. Le sue parole dopo US Open già sanno di addio”

    Novak Djokovic a US Open 2025

    Con la sua grinta leonina, “Nole” non ne vuol sapere di mollare, ma… per quanto ancora? La sconfitta in semifinale a US Open patita da Novak Djokovic contro Carlos Alcaraz ha dato nuova linfa al dibattito su quando il serbo scriverà la parola fine alla sua leggendaria carriera. A rafforzare le ipotesi su di un ritiro non così lontano le sue stesse parole nella conferenza post partita: mai aveva affermato a chiare lettere che contro il vigore di potenza atletica di Sinner e Alcaraz le sue armi sono ormai spuntate. Così la pensa che Boris Becker, che conosce benissimo il campione di Belgrado per averlo accompagnato come coach in alcune delle migliori stagioni. Intervenuto al podcast di Andrea Petkovic, Boris ha commentato le parole di Novak Djokovic sul proseguimento della carriera nei tornei dello Slam nel 2026, vedendovi un chiaro indizio di un possibile addio al tennis al termine degli US Open del prossimo anno.
    “Parto dalla prima semifinale tra Alcaraz e Djokovic,” afferma Becker. “È straordinario come Djokovic sia riuscito a tenere botta per due set. Nel secondo, forse, avrebbe addirittura potuto vincere. Ma ancora una volta Alcaraz si è dimostrato più forte fisicamente e, nel terzo set, anche tennisticamente. Non possiamo sorprenderci: Novak ha 38 anni. Ma il fatto che oggi sia ancora il terzo giocatore più forte del circuito è incredibile per lui… e allo stesso tempo poco confortante per tutti gli altri. Dopo la partita, però, ha ammesso per la prima volta che non è più sostenibile affrontare giocatori come Sinner e Alcaraz tre set su cinque. E ha lasciato intendere di non sapere ancora quanto durerà la sua avventura negli Slam.”
    Becker ha sottolineato come, per la prima volta, Djokovic abbia parlato apertamente della possibilità che il 2026 rappresenti la sua ultima stagione da protagonista nei tornei major: “Ha detto che può ancora competere con questi due, ed è vero. Ma perché gioca a tennis? Per vincere Roma o Montecarlo per la diciassettesima volta… oppure per conquistare un altro Slam e arrivare a 25 titoli? Credo sia la seconda opzione. E oggi ha ammesso che, vista l’età e la forza della nuova generazione, non è più realistico. Questo cosa significa? Significa che prima o poi smetterà, ed è normale che sia così. La domanda è quando. Ci sarà ancora un’altra stagione di Slam? Dall’altra parte sogna le Olimpiadi del 2028 per difendere l’oro della Serbia. Ma personalmente trovo irrealistico pensare che possa arrivare fin lì. Già agli US Open le sue parole hanno avuto il sapore di un addio.”
    Becker ha concluso il suo intervento su Djokovic rimarcando l’eredità sportiva del campione serbo: “Novak è arrivato alla fine dei suoi sogni. Finalmente è rispettato e amato da tutti gli appassionati, a New York, Parigi e Londra. Credo che abbiano capito quale carriera straordinaria abbia avuto Djokovic, e quanto sia importante come simbolo per le nuove generazioni. Quando ho sentito che questa era la sua semifinale numero 53 in un torneo dello Slam, ho pensato a un errore di stampa. Cinquantatré volte! Nessuno raggiungerà mai un traguardo simile. Per me, il cerchio si è chiuso.”
    Parole nette quelle di Becker, che partono da constatazioni importanti. In Australia il serbo riuscì ad imporre la sua classe e forza mentale su Alcaraz, ma da allora è passato quasi un anno. Carlos è migliorato moltissimo, in tutto; Sinner continua a macinare un successo dopo l’altro e nel 2025 ha battuto Djokovic in semifinale sia a Parigi che Wimbledon, molto nettamente e senza mai dare la sensazione che la partita gli potesse sfuggire di mano. Djokovic a New York nel secondo set contro Carlos ha compiuto il suo massimo sforzo, atletico e mentale, ma non è bastato. Cose che un campione come Novak sente, e valuta. Avrà ragione Becker affermando che il 2026 sarà l’ultimo anno di Djokovic?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    McEnroe: “Non sarei sorpreso se Djokovic si ritirasse”

    John McEnroe

    Raggiungere quattro semifinali Slam in una singola stagione è un risultato eccezionale per qualsiasi tennista, ma… forse non sufficiente se ti chiami Novak Djokovic, hai 38 anni e la motivazione a continuare è cercare di vincere un altro Major per toccare quota 25, quello che sarebbe il record assoluto nel tennis in singolare. Il serbo è stato onesto dopo la sconfitta subita ieri da Alcaraz: questi due ragazzi sono più forti fisicamente di me e reggere contro di loro al loro livello di intensità è molto difficile. Dopo due set tiratissimi “non ne avevo più” ha affermato con onestà il serbo. Il futuro di “Nole” fa discutere il mondo del tennis: Djokovic afferma di voler insistere nel 2026, ma avrà ancora la motivazione per insistere e spingere al massimo il proprio fisico, a 39 anni, con due avversari così forti e al picco della propria carriera?
    John McEnroe è dubbioso sul futuro del 24 volte campione Slam di Belgrado, tanto da arrivare ad affermare che non sarebbe per niente sorpreso se Novak cambiasse idea e annunciasse la decisione di smettere. L’ha affermato in uno studio da New York del network ESPN, soffermandosi sul momento non facile di “Nole” dopo aver perso, ancora in tre set, contro uno dei due dominatori del tennis attuale dopo le sconfitte patite da Sinner sia Parigi che Wimbledon, lontanissimo dal mettere in seria in difficoltà l’italiano, come è accaduto ieri lo spagnolo a US Open.
    “In un certo senso non sarei sorpreso se si ritirasse”, afferma McEnroe, “ma quello che mi sorprenderebbe è che decidesse di giocare ancora un’altra annata. Quella sarebbe la mia scommessa. È stato il terzo miglior giocatore quest’anno, ed è quello che è effettivamente è stato”.
    Parole chiare, come è nello stile di McEnroe, anche condivisibili vista la situazione ed età di Djokovic, con due fortissimi e giovani avversari che nel 2025 per lui sono stati inarrivabili, eccetto la partita vinta contro Alcaraz a Melbourne. Un match disputato a gennaio, quindi nove mesi fa. Oggi la situazione sembra diversa, con Sinner e Alcaraz saldamente davanti a tutti. Djokovic incluso.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Sinner entra nel club dei miti: finale in tutti gli Slam 2025. Il dominio è totale: 16 titoli su 17 tornei per Sinner e Alcaraz. La prima volta senza Big 4: il tennis mondiale ha due nuovi padroni. Mai visto prima: numero 1 e numero 2 sempre protagonisti nei quattro Slam

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    Sinner raggiunge un traguardo leggendarioJannik Sinner continua a scolpire il proprio nome nella storia del tennis. L’azzurro, numero uno del mondo, è entrato in un club esclusivo formato solo da Rod Laver, Roger Federer e Novak Djokovic: gli unici giocatori capaci di centrare la finale di tutti e quattro gli Slam nella stessa stagione nell’Era Open. Con il successo in semifinale su Félix Auger-Aliassime, Sinner ha conquistato la sua quinta finale consecutiva in un major, un’impresa vista in passato solo con Federer (10 tra 2005 e 2007), Djokovic (6 tra 2015 e 2016) e Nadal (5 tra 2011 e 2012).
    Una rivalità che segna l’epocaLa finale di domenica a Flushing Meadows rappresenta un evento inedito nell’era Open: per la prima volta gli stessi due giocatori si affrontano in tre finali Slam nella stessa stagione. Carlos Alcaraz e Jannik Sinner stanno monopolizzando il circuito: da inizio 2024 hanno partecipato insieme a 17 tornei, spartendosi 16 titoli. L’unica eccezione è arrivata al Mutua Madrid Open 2024, quando nessuno dei due riuscì ad arrivare fino in fondo. Numeri che spiegano meglio di qualsiasi parola il loro dominio.
    La sfida per il numero uno del mondoIl duello in finale non avrà solo valore storico e sportivo, ma anche diretto impatto sul ranking mondiale. In caso di vittoria, Alcaraz tornerebbe numero uno con 11.540 punti, lasciando Sinner a 10.780. Se invece l’italiano dovesse confermarsi campione a New York, salirebbe a 11.480 punti, con lo spagnolo a ridosso a quota 10.840: una distanza minima che promette un continuo avvicendamento al vertice nei prossimi mesi.
    Il 2025 dei record: top-2 sempre in finale SlamL’annata tennistica che si chiuderà a Flushing Meadows resterà negli annali: per la prima volta da quando esiste il sistema di ranking, i due principali favoriti del tabellone maschile hanno raggiunto la finale di tutti e quattro gli Slam nello stesso anno. A Melbourne, la sfida fu tra Sinner (n.1) e Zverev (n.2), mentre a Parigi, Wimbledon e New York sono stati proprio Sinner e Alcaraz, i due giganti del presente, a prendersi la scena.
    Fine di un’era: il Big 4 non c’è piùLo US Open 2025 segna anche la chiusura di un ciclo epocale. Con la sconfitta di Novak Djokovic contro Carlos Alcaraz in semifinale, si è infatti interrotta una striscia lunga 23 anni: dal 2002, almeno un membro del Big 4 (Djokovic, Nadal, Federer, Murray) era sempre riuscito a raggiungere almeno una finale Slam durante la stagione. Per la prima volta, le quattro finali di un anno sono tutte senza di loro, consegnando definitivamente il testimone alla nuova generazione. LEGGI TUTTO

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    Che cuore (e classe) Djokovic, ma non basta. Alcaraz è troppo potente e veloce, vince in tre set e torna in finale a US Open

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    Mai sottovalutare il cuore di un campione. Una frase bella, toccante, racconta fiabe e imprese fantastiche di atleti straordinari che riescono ad andare oltre alla fatica, agli anni, alle difficoltà, realizzando l’impossibile. Leggende che danno tutto e di più, ma stavolta per il “vecchio” campione non c’è lieto fine. Un cuore immenso, abbinato ad una classe cristallina, non sono sufficienti a Novak Djokovic per arginare la prepotenza, classe e velocità brutali di Carlos Alcaraz nella prima semifinale di US Open. Regge con le unghie e determinazione leonina il serbo, ma il servizio lo tradisce in passaggi importanti (il tiebreak del secondo set in particolare) e lo spagnolo scappa via verso un meritato successo che lo riporta in finale a New York. Finisce 6-4 7-6(4) 6-2 per Alcaraz, che ora attende l’esito della seconda semifinale tra Jannik Sinner e Felix Auger-Aliassime. Qua Carlos vinse il suo primo Slam nel 2022, diventando il n.1 più giovane della storia da quando il ranking è calcolato al computer; potrebbe tornarlo scalzando Sinner se vincerà il torneo (o se Jannik perdesse stanotte la sua semifinale).
    È stata una partita notevole, con fiammate di qualità assoluta e un secondo parziale di grande equilibrio e spettacolo, con il pubblico tutto in piedi quando Djokovic è andato avanti di un break all’improvviso, e poi che reazione Alcaraz, di potenza e rabbia, con colpi eccellenti. A Djokovic è mancato l’aiuto del servizio, ma non solo: ha pagato con la risposta di diritto – e lì tanto e bene ha martellato Carlos – ma soprattutto è mancata la forza nelle gambe per reggere l’impatto di scambi mozzafiato e durissimi. Infatti i migliori punti il serbo se li è presi attaccando, prendendosi rischi, venendo a rete e tirando con precisione geometrica il rovescio lungo linea; ma quando si è andati allo scontro frontale, al braccio di ferro a massima velocità in scambi intensi, Alcaraz è stato nettamente più forte e costante. Un Alcaraz non brillantissimo e più pratico rispetto a tante sue partite dove ha abbagliato per colpi vincenti a mille all’ora e soluzioni da show-time. Contro Djokovic si è attenuto maggiormente a una tattica più semplice: concretezza. Nessuno oggi riesce ad accelerare quanto lui da ogni posizione, colpendo palle basse, “morte” o altissime generando una potenza inarrivabile; per questo ha condotto – giustamente – la partita senza cercare la riga o il vincente a tutti i costi ma giocando con potenza e profondità, in modo da forzare l’errore dell’avversario dopo tre o quattro pallate consistenti.
    A inizio partita Djokovic ha testato un po’ tutto il testabile, ma è stato respinto con perdite perché Carlos ha risposto molto bene, agevolato anche da una giornata grigia del serbo con la prima palla (60% di prime per “Nole”, ma in realtà nei momenti cruciali è stato ben sotto al 50% e l’ha pagato a caro prezzo). Ha capito ben presto Novak che provare a solleticare il diritto cross di Carlos per non lasciargli il centro del campo, un po’ come fa Sinner, non era assolutamente il caso perché Djokovic non ha più le gambe di Jannik e alla fine alzando troppo la velocità di scambio banalmente la palla ti torna così veloce che non fai in tempo a gestirla. Per questo Novak ha scelto, correttamente, di verticalizzare molto, andando più col lungo linea e attaccando spesso la rete (31 discese a rete, tante, vincendo solo 17 punti). Non c’è moltissimo che Djokovic potesse fare meglio: ha retto con la sua solita grinta e voglia, ha lottato, ha “sputato sangue” fino a morire dissanguato, ma non è bastato perché Alcaraz ha subito un solo piccolo passaggio a vuoto all’avvio del secondo set, prontamente tamponato, e poi ha servito bene (84% di punti con la prima palla). Questo è stato forse il vero handicap di “Nole”: visto che non poteva vincerla di corsa e di potenza contro uno troppo più rapido e potente, doveva assolutamente fare più differenza con i colpi d’inizio gioco. Non ha ricavato con la battuta quanto fatto per esempio contro Carlos in Australia; non ha nemmeno risposto così bene, in particolare col diritto sulle prime esterne da destra. Con un angolo esterno ben calibrato e gestito, Alcaraz non è quasi mai andato sotto nei suoi game, tanto da concedere una sola palla break, peraltro sfruttata da Djokovic nella prima fase del secondo set. Per battere Alcaraz devi rispondere di più e mettergli più pressione. In risposta troppo flebile Novak, e quando ha provato a restare nello scambio alla velocità dell’altro ha consumato tante di quelle energie che ha pagato da lì a breve.
    Che dire, è andata più o meno come ci si aspettava. Questo Alcaraz così ben preparato, in fiducia, forte con i colpi d’inizio gioco e continuo, è un avversario quasi imbattibile. Solo un Sinner al massimo può provare ad arrestarlo. Forse. C’ha provato a tutta Djokovic, e dobbiamo solo alzarci in piedi ad applaudire la sua voglia e coraggio a 38 anni. Ha chiuso il 2025 Slam con 4 semifinali, due perse da Sinner e una da Alcaraz, (la prima si è ritirato, infortunato). Chapeau “Nole”, ma che classe e potenza Carlitos… Un concentrato così supremo di anticipo, potenza, velocità in campo e destrezza è qualcosa di inarrivabile. È una benedizione per chi ama il tennis.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Djokovic alza la prima palla del match e va dritto sul diritto cross di Alcaraz, forzandone l’errore. Un solo punto, ma è già un tema del match: bloccare Carlos lì e non permettergli di comandare. Sul 15 pari prova il serve and volley, ma la volée non passa la rete, è un tentativo onesto, mischiare molto le carte in tavola. Il secondo errore di rovescio del game, sul 30 pari, costa al serbo una palla break. Si butta a rete Alcaraz, seguendo la sua spinta, ma la volée di rovescio è incerta e muore nel net. La palla di Carlos è velocissima, più di quella di Novak. Una risposta di diritto rapida gli vale la PB#2. Cerca profondità col diritto dal centro Djokovic, ma la palla gli esce di una spanna. BREAK Alcaraz, 1-0, 7 minuti e già lotta molto intensa e Alcaraz sembra aver una marcia in più e non soffrire così tanto gli schemi del rivale. A 30 Alcaraz vince il secondo game, Djokovic sembra non reggere la massima velocità imposta dal rivale col diritto, e rischia una spinta massima per non scambiare troppo. Sul 30-15 Carlos entra di puro timing nel servizio del serbo colpendo una risposta vincente da cineteca, da manuale. Quindi si prende il centro del campo e attacca. 30-40, palla del doppio break. Si salva con una prima palla al corpo. Con il servizio e poi un gran diritto lungo linea Djokovic muove lo score, 2-1. Dopo 23 minuti arriva il primo big-joint del match, un passante di rovescio in corsa lungo linea di “Nole” stellare. Soffia Carlos, sbalordito da cotanta esecuzione. 3-1 Alcaraz nonostante un doppio fallo e un paio di sbavature. La sensazione netta è che Carlos faccia tutto a velocità doppia di Novak, o forse pure un po’ rapidamente… Però il rovescio lungo linea del “Djoker” è ancora una bellezza e Carlito non lo legge. Il problema di Djokovic è proprio la velocità estrema di Alcaraz, entra nella palla con una combinazione di potenza, energia, profondità, che le gambe del serbo non ce la fanno. Lo dimostra il forcing sul 30-15 nel sesto game, quattro colpi uno più pesante e anticipato del precedente. 4-2 Alcaraz. Alla fine Djokovic riesce a fare buoni punti col servizio o entrando molto rapido nella palla, provare lo scambio non funziona perché l’altro va sopra e “spacca tutto”. È salito il rendimento della prima palla di “Nole”, resta aggrappato al rivale. Ma il problema, grosso problema… è che in risposta il serbo non riesce ad incidere. Sul 5-3 ha vinto solo 7 punti quando serve Carlos, con un game ai vantaggi… Alcaraz serve per il set sul 5-4, ma è Djokovic a prendersi la scena vincendo uno scambio spettacolare di tocco, tutti in piedi! Risponde di rovescio il serbo, 30 pari, primo picco di tensione per lo spagnolo che l’Ashe che urla “Nole Nole!”. Lo spagnolo tira forte sul diritto del rivale, la risposta non passa la rete. Set Point Alcaraz. Altro servizio sul diritto, stessa risposta. SET Alcaraz, 6-4 in 48 minuti. Encomiabile la resistenza di Novak, ma lo spagnolo è superiore. 57% di prime in gioco per Djokovic, non molte contro un rivale del genere.
    Djokovic riparte al servizio, ma perde i primi due punti, il secondo buttandosi (bene) a rete ma non chiudendo (male) lo smash. 0-30. Carlos arriva a un dito dallo 0-40, una bordata di diritto gli esce di poco e sarebbe stata winner. Poi è bravo Djokovic ad anticipare e attaccare con precisione. ECCEZIONALE il diritto di Novak, un lungo linea, alla velocità di Carlos che gli vale il game, 1-0. Ma che rischi deve prendersi… È il metro della forza del rivale. Attenzione: nel secondo game ecco due gratuiti di Alcaraz, primo calo di concentrazione. È un attimo, ma Djokovic è lì pronto e lo score è 30-40, palla break per il serbo. Che Scambio!!! Carlos attacca a tutta, ma Novak si difende, trova un bel taglio stretto e poi lob, alla fine è Alcaraz, ricacciato indietro, a sbagliare. 2-0 Djokovic, l’Ashe è tutto in piedi quando scatta l’ora di gioco. In un attimo il “Djoker” vola 3-0, parziale di sei punti a zero, con Carlos spettatore non pagante in risposta. Lo spagnolo ritrova un assetto ottimale nel quarto game, servizio e velocità col diritto, 3-1. Lo spettacolo ora è molto interessante: Alcaraz sale, sale, sale altissimo di livello, la risposta torna velocissima. Sul 30 pari Carlos trova un passante di tocco, senza aprire, con un controllo micidiale. Applaude anche Djokovic, c’è palla del contro break sul 30-40. Si scambia sul rovescio, a massima velocità, ed è Novak il primo a sbagliare. Contro BREAK, 3-2 e quindi 3 pari con un ottimo turno di servizio. La partita si è accesa, anche il pubblico partecipa molto, con un buonissimo livello di gioco. È notevole vedere la tattica e sapienza di Novak controbattere in questa fase ad armi pari con l’irruenza giovanile del rivale. Sul 4 pari il momento è topico. Djokovic non trova la prima palla, anzi inizia col doppio fallo. Poi propone una palla troppo centrale che il rovescio di Alcaraz aggredisce con perfetta geometria. 0-30, attenzione… Che scambio arriva! Pareva la Playstation, ritmo assurdo e palla che esplora tutto il campo, con Carlos che trova il nastro perdente. 27 colpi di bellezza. Sfortunato lo spagnolo sul 30 pari, con una smorzata tatticamente perfetta ma che sbatte sul nastro e non passa. Nerissimo Charly, era il momento, perché poi Djokovic serve bene e vola 5-4. Più lisci i turni di Carlos, è così in tutto il match eccetto quello dell’improvviso break concesso. 5 pari. La qualità di gioco è molto alta, anche il serbo vince un turno a zero, con un altro rovescio lungo linea perfetto, e Carlos lo segue a ruota. Tiebreak. Rischia il S&V Novak con buon angolo, ma che bella risposta bloccata di diritto, gli resta bassa e la volée è quasi impossibile. Scelta di Nole troppo ardita… Bellissimo punto di Novak!!!!! Che angolo stretto con la smorzata, e poi come tocca la palla in allungo. Tutti in piedi! 2-1. Sfonda con la sua potenza Alcaraz, 3-1, torna avanti, mentre Djokovic non mette una prima. Stavolta la smorzata è pessima per il serbo, la palla quasi non arriva alla rete. 4-1 con due mini break per Alcaraz. Regala col diritto Carlos, si gira sul 4-2. Assurdo come, di nuovo, Djokovic si prende il punto correndo avanti e rimettendo col polso una palla stretta, imprendibile. Che Campione! 4-3. Se la velocità di scambio sale, Carlos è più forte, e poi il serbo gioca senza prima palla, handicap impossibile. 5-3 e poi 5-4. Ora serve lo spagnolo. Con una prima palla potentissima arrivano due Set Point per Carlos, 6 a 4. Vola via la risposta di Djokovic, SET Alcaraz, 7 punti a 4. Grandissimo set, spettacolo, tensione agonistica, encomiabile il vecchio campione, che si fa massaggiare alla spalla destra al cambio di campo.
    Terzo set, Alcaraz riparte al servizio forte di due set di vantaggio. Gioca fluido e sereno, game rapido, può fare corsa di testa. Resiste Djokovic, ma risalire è più di un impresa (c’è riuscito 8 volte da due set sotto…). Nel quarto game Djokovic stecca un diritto per eccesso di rotazione del busto, gli costa un pericoloso 15-30. E la prima palla non lo aiuta di nuovo, pure doppio fallo. Il volto del serbo non cela la tensione, è 15-40, perdere un punto ora potrebbe significare Sipario per una prestazione importante, ma non sufficiente. Si butta a rete Novak, coraggio, e tocco esterno eccellente, con lo spagnolo che cerca addirittura il passante a una mano al di là del paletto, ma non va di poco. Niente sul 30-40 arriva il secondo doppio fallo per Djokovic, BREAK, un segnale di fatica, di resa, come puoi reggere il ritmo altissimo del rivale pure senza l’aiuto del servizio… Alcaraz è avanti 3-1, pronto a martellare sul diritto il rivale, prendendolo sistematicamente in contro piede. Quasi si piegano le ginocchia di “Nole” sul 30-15, all’ennesimo recupero. Con il sesto Ace lo score è 4-1 per Alcaraz. Vede già lo striscione del traguardo e la seconda finale in carriera a US Open. Djokovic ormai è sfinito, commette un altro doppio fallo sul 5-2, 15-30, ci sono due Match Point. Si butta avanti Novak, ma il tocco di volo è largo. Finisce così, un bel saluto tra i due, il giusto tributo del “vecchio” campione al giovane campione, tennista destinato a scrivere pagine di nuove leggenda. Due set di altissimo livello, era scontato che per Djokovic fosse fondamentale partire bene, non c’è riuscito. Applausi comunque alla sua tigna e classe, e altrettanti applausi ad Alcaraz per come è riuscito a giocare forte, fortissimo, intenso. È in finale senza aver preso un set, non gli è mai successo in uno Slam.

    N. Djokovic vs C. Alcaraz Slam Us Open N. Djokovic [7]462 C. Alcaraz [2]676 Vincitore: C. Alcaraz ServizioSvolgimentoSet 3N. Djokovic 0-15 15-15 15-30 15-402-5 → 2-6C. Alcaraz 15-0 30-0 40-02-4 → 2-5N. Djokovic 15-0 30-0 30-15 40-15 40-301-4 → 2-4C. Alcaraz 0-15 15-15 30-15 40-151-3 → 1-4N. Djokovic 15-0 15-15 15-30 15-40 30-401-2 → 1-3C. Alcaraz 15-0 30-0 30-15 30-30 40-301-1 → 1-2N. Djokovic 15-0 15-15 30-15 40-15 40-300-1 → 1-1C. Alcaraz 15-0 30-0 30-15 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 2Tiebreak0-1* 0-2* 1*-2 1*-3 1-4* 2-4* 3*-4 3*-5 4-5* 4-6*6-6 → 6-7C. Alcaraz 15-0 30-0 40-0 40-156-5 → 6-6N. Djokovic 15-0 30-0 40-05-5 → 6-5C. Alcaraz 15-0 30-0 40-0 40-155-4 → 5-5N. Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 40-304-4 → 5-4C. Alcaraz 15-0 30-0 40-0 40-15 40-304-3 → 4-4N. Djokovic 15-0 30-0 40-03-3 → 4-3C. Alcaraz 15-0 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3N. Djokovic 0-15 15-15 15-30 30-30 30-403-1 → 3-2C. Alcaraz 15-0 30-0 30-15 40-153-0 → 3-1N. Djokovic 15-0 30-0 40-02-0 → 3-0C. Alcaraz 0-15 15-15 15-30 30-30 30-401-0 → 2-0N. Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1C. Alcaraz 15-0 15-15 30-15 30-30 40-304-5 → 4-6N. Djokovic 0-15 15-15 30-15 40-153-5 → 4-5C. Alcaraz 15-0 30-0 40-03-4 → 3-5N. Djokovic 15-0 30-0 30-15 30-30 40-302-4 → 3-4C. Alcaraz 15-0 15-15 30-15 40-152-3 → 2-4N. Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 40-301-3 → 2-3C. Alcaraz 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-401-2 → 1-3N. Djokovic 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-400-2 → 1-2C. Alcaraz 15-0 30-0 30-15 40-15 40-300-1 → 0-2N. Djokovic 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A0-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Wilander analizza la semifinale Alcaraz – Djokovic a US Open: “L’arma in più di Novak è la sua totale comprensione del gioco. Deve dare a Carlos delle finte aperture e farlo sbagliare”

    Mats Wilander

    Il mondo della racchetta aspetta con grandissima curiosità la prima semifinale maschile di US Open che vede in campo Carlos Alcaraz e Novak Djokovic. Il giovane spagnolo cercherà la rivincita sul super campione serbo dopo la loro sfida di quarti di finale agli Australian Open dello scorso gennaio, dove un Djokovic superbo dal punto di vista mentale e tattico riuscì a sconfiggere la velocità e potenza di Alcaraz. Il murciano ha impressionato in quest’edizione di US Open per costanza di rendimento: mai gli era accaduto in carriera di arrivare in semifinale in un Major senza aver ceduto un set. Gli alti e bassi che sempre l’hanno caratterizzato sembrano un ricordo, tanto che lo stesso JC Ferrero, coach di Carlos, si è detto piacevolmente sorpreso da quanto bene sia giocando il suo pupillo. Dall’altra parte della rete ci sarà ancora Mr. Record, quello che di Slam ne ha vinti più di tutti e punta a portarsi a casa il 25esimo, che lo isserebbe un gradino sopra a Margaret Court e diventare il più titolato di sempre nei Major. Sbarcato a New York senza uno straccio di partita dall’11 luglio, quando Sinner lo sconfisse in “semi” a Wimbledon, Novak si è confermato l’araba fenice della disciplina, capace di risorgere e ritrovare cammin facendo un tennis molto consistente. Basterà a battere la forza e velocità estrema di un ragazzo di 16 anni più giovane e dotato di così tante frecce nella sua faretra?
    Impresa difficilissima, ma non impossibile. Sarà necessario un grande sforzo da parte di “Nole” ma ancor più il suo totale acume tattico e visione per il gioco. Così la pensa anche Mats Wilander, ex campione nel torneo nel 1988 e oggi stimato analista. In un articolo pubblicato su L’Equipe, lo svedese fa le carte alla partita, guadandola soprattutto dalla parte di Djokovic. Ecco per Mats quelle che saranno le chiavi della prima semifinale di US Open 2025, quello che Novak dovrà fare per cercare di destabilizzare il talento del giovane avversario e segnare l’ennesima impresa nella sua leggendaria carriera.
    “La grande differenza tra le sfide Djokovic-Sinner e Djokovic-Alcaraz è che Novak pensa di poter battere Alcaraz” afferma Wilander. “Con lo spagnolo c’è talvolta un varco, la speranza che non sia in una giornata di grazia, che attraversi alti e bassi. In quel caso, Novak ha una chance. Ma se Alcaraz gioca come ha fatto dall’inizio del torneo… Carlos sembra più rigoroso di prima, commette meno errori. Quello che mi colpisce è che non ha più quei passaggi a vuoto di dieci minuti, come gli accadeva ancora di recente. Senza quei black-out è quasi impossibile restare attaccato a lui. Sembra davvero fortissimo, ma non è ancora stato messo alla prova nel torneo. E Novak sa come spezzare il suo ritmo, cosa che comunque è più semplice da fare rispetto a quando affronti Sinner”.
    “Novak sa bene di non avere più lo stesso serbatoio di energia di un tempo e che dovrà partire fortissimo. Il primo set per lui è il più importante. Se lo perde, il cammino diventa lunghissimo. Alcaraz può permettersi di cedere il primo parziale e rimontare, Novak molto meno” continua lo svedese. “Per lui è un bene avere questo imperativo in testa: lo obbligherà a essere ultra-concentrato sin dal primo punto. E forse potrà creare anche un po’ di tensione ad Alcaraz”.
    “Novak ha un’arma che gli altri non possiedono: la comprensione totale del gioco. Con essa dovrà capire se Alcaraz è in una giornata no, se deve assolutamente tenere la palla in campo o se invece dovrà rischiare di più. Al suo posto, inizierei la partita con la massima disciplina: non cercare subito i colpi vincenti, ma rifiutare ad ogni costo di sbagliare, senza però essere passivo. In sostanza, Novak deve lasciare ad Alcaraz la possibilità di sbagliare. Se gioca troppo veloce, Alcaraz sarà in difesa e non sbaglierà. Deve dargli delle finte aperture, lasciarlo tirare molto forte e commettere un errore, poi due. È una partita a poker, ma è la sua unica chance. Novak è un giocatore troppo grande per sentirsi obbligato a essere ultra-aggressivo fin dall’inizio. Il piano A è dire: ‘Ho 38 anni, ma sono ancora Novak Djokovic e oggi non sbaglierò una palla. Sarai tu a dovermi battere’. Alcaraz deve stare attento: se dai un’unghia a Novak, lui ti prende tutto il braccio” conclude Wilander.
    Un’analisi interessante e assolutamente condivisibile. Alcaraz di sicuro prenderà l’incontro di petto, per mettere in campo tutta la sua velocità e far correre tanto Djokovic in modo da stancarlo fisicamente. Ma Novak, come affermato da Wilander, è un tattico straordinario e farà l’impossibile per portare il rivale a giocare nei territori a lui più scomodi. L’attesa per questa partita è enorme. Potrebbe essere forse l’ultima grande chance per il serbo per alzare un altro Slam. Non ci dimentichiamo cose fu capace di fare nella finale Olimpica di Parigi 2024, dove su terra battuta giocò una partita eroica contro Alcaraz, andando oltre ogni fatica e sofferenza pur di arrivare all’Oro. Se c’è un aspetto nel quale Djokovic è davvero insuperabile è la determinazione. Ma a 38 anni suonati, basterà?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO