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    I 10 vincitori più giovani agli US Open

    Pete Sampras a US Open 1990

    Con le qualificazioni già in corso, il count down per gli US Open, quarto Slam stagionale, è già scattato. Cresce l’attesa per l’edizione di quest’anno, sia per i tennisti azzurri che per i grandi del panorama internazionale. Jannik Sinner nel 2022 si è fermato nei quarti di finale, al termine di una partita clamorosa (la più bella della stagione) nella quale non è riuscito a trasformare un match point contro il futuro campione Carlos Alcaraz. Se avesse trovato un vincente in quel momento, chissà… Oltre alla curiosità di ritrovare Matteo Berrettini nel torneo dove segnò il suo primo exploit Slam, e osservare le prestazioni degli altri italiani, c’è grandissima attesa per i due tennisti più caldi dell’anno, recenti finalisti a Cincinnati: Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. Dopo quella bellissima di Wimbledon, molti si aspettano (o sperano) di poter assistere ad un nuovo capitolo di questa rivalità. Alcaraz sarà chiamato a difendere il titolo conquistato a Flushing Meadows lo scorso anno, suo primo Major in carriera, grazie al quale ha stabilito anche il record assoluto di n.1 ATP più giovane. Tuttavia per pochi giorni non è stato il campione di US Open più precoce. Approfittiamo dell’avvicinamento al torneo della “Grande Mela” per andare a scoprire i 10 vincitori più giovani a New York.

    1. Pete Sampras – 1990 – 19 anni e 15 giorni
    Pete Sampras vinse a New York il primo dei suoi 14 Slam, appena dopo aver compiuto 19 anni, sconfiggendo in finale Andre Agassi (6-4 6-3 6-2). Il successo del campione californiano arrivò a sorpresa, perché nella super covata di talenti a stelle e strisce di quell’epoca era più atteso un successo di Agassi, che invece arriverà solo a Wimbledon 1992, e anche dopo il primo Slam di Jim Courier. Sampras ha tenuto il record di più Slam vinti nell’era Open fino al 2009, quando Roger Federer toccò quota 15 a Wimbledon. Fu una cavalcata impressionante quella di Sampras a US Open 1990: della dodicesima testa di serie, Pete sconfisse Ivan Lendl nei quarti di finale, John McEnroe in semifinale e Agassi in finale, con un servizio mai così efficacia. Il marchio di fabbrica di una carriera straordinaria.

    2. Carlos Alcaraz – 2022 – 19 anni, tre mesi e 24 giorni
    Che Alcaraz fosse un predestinato era chiaro già da tempo, ma in pochi pensavano che il suo primo Slam sarebbe arrivato sul cemento. Sensazione questa fin troppo figlia di quella assonanza con Nadal che, in realtà, non ci azzecca più di tanto. Proprio a New York “Carlito” si rivelò al mondo con una bella cavalcata nell’edizione precedente (2021). Il fantastico 2022 di Alcaraz è culminato con il suo primo Slam a US Open, grazie alla soffertissima vittoria su Sinner nei quarti e quindi con la finale vinta su Casper Ruud (6-4 2-6 7-6(1) 6-3 lo score). Un titolo che gli regalò anche la prima posizione del ranking mondiale e il record di tennista più giovane a sedersi sul trono del tennis maschile. Netta la sensazione che quello 2022 sia solo il suo primo titolo a New York.

    3. Lleyton Hewitt – 2001 – 20 anni, sei mesi e tre giorni
    Questi “maledetti giovani…” Forse questo avrà pensato Pete Sampras dopo esser stato di nuovo nettamente sconfitto nella finale di US Open, dopo la batosta rimediata nel 2000 dall’altrettanto giovane Marat Safin. Lleyton Hewitt nel 2001 rimandò il quinto titolo nel torneo di casa per Pete Sampras, successo che arrivò nell’anno successivo. Hewitt sconfisse Sampras per 7-6(4) 6-1 6-1 in quello che fu il suo primo titolo Slam. “Rusty” è l’ultimo australiano ad aver vinto uno Slam (Wimbledon 2002).

    4. John McEnroe – 1979 – 20 anni, sei mesi e 12 giorni
    Un giovane e riccioluto John McEnroe alzò nella sua amatissima città il primo Slam in carriera, lanciandosi nell’Olimpo della disciplina. Con questo successo sorpassò il connazionale (e mai amico) Jimmy Connors in cima alla lista come il più giovane vincitore agli US Open, battendo in finale Vitas Gerulaitis (7-5 6-3 6-3 lo score). L’americano duellerà contro Borg in iconiche partite e vincerà altri sei tornei del Grande Slam in carriera, dominando la stagione 1984. Poi, la luce si spense.

    5. Marat Safin – 2000 – 20 anni, sette mesi e un giorno
    Nuovo secolo, nuovi campioni. Marat Safin impressionò il mondo della racchetta disputando un grande torneo e soprattutto brutalizzando in finale il super campione a stelle strisce Pete Sampras, battuto per 6-4 6-3 6-3. Il punteggio non rende l’idea di quanto il servizio di Sampras – forse il singolo colpo più forte della storia del gioco – sia stato disinnescato dalla risposta del russo. Marat alzò il suo primo Slam in carriera, diventato il secondo russo a vincere un Major dopo Yevgeny Kafelnikov. Peccato che il moscovita non riuscì esattamente a sfruttare a pieno il suo grande talento negli anni seguenti.

    6. Juan Martin Del Potro – 2009 – 20 anni, 11 mesi e otto giorni
    Quella 2009 fu un’edizione passata davvero alla storia, per molti motivi. Roger Federer puntava al record del sesto titolo consecutivo agli US Open, ma in finale si è imbattuto nell’argentino Juan Martin del Potro, che aveva estromesso Nadal in semifinale. Federer scese in campo mostrando la sua enorme classe, stava letteralmente volando, annichilendo un giovane argentino alla sua prima finale Slam. Avanti di un set e di un break, forse Roger per la prima volta in carriera peccò di superbia, o almeno, cercò una serie di colpi fin troppo spettacolari e difficili, provocando una reazione mentale di DelPo. L’argentino si scrollò di dosso ogni pressione, forse perché pensava di non poter rimontare, e iniziò a colpire diritti di una violenza inaudita. Le sue palle non uscivano più, rimontò Roger e vinse una finale ancora ben impressa nella memoria degli appassionati. JMDP trionfò per 3-6 7-6 (5) 4-6 7-6 (4) 6-2, in quello che purtroppo resterà il suo unico Major in carriera. Infortuni e peripezie continue l’hanno bloccato all’infinito. È stato l’unico Grande Slam che i Big Four (Federer, Nadal, Djokovic e Murray) non sono riusciti a vincere tra gli Australian Open del 2005 e gli Australian Open del 2014. Quando si dice “compiere un’impresa”….

    7. Andy Roddick – 2003 – 20 anni, 11 mesi e 26 giorni
    Quell’anno il tennis stava svoltando, Andy Roddick fu scaltro e rapido a vincere il suo primo e unico titolo del Grande Slam, battendo Juan Carlos Ferrero 6-3 7-6 (2) 6-3, appena prima della definitiva esplosione di Roger Federer, che da gennaio 2004 dominò il tennis per alcune stagioni. Andy rimane l’ultimo americano ad aver alzato la coppa di uno Slam. Se nessun connazionale farà il miracolo al prossimo US Open, saranno passati 20 anni senza vincitori Slam a stelle e strisce. Impossibile a quell’epoca immaginare una situazione del genere.

    8. Boris Becker – 1989 – 21 anni, nove mesi e 6 giorni
    Il nome di Boris Becker resterà per sempre legato a Wimbledon, dove nel 1985 il tedesco alzò il suo primo Slam a soli 17 anni, sette mesi e due giorni, restando tutt’ora il più giovane campione major di sempre. Tuttavia il tedesco è stato anche un giovane vincitore a New York nell”89, quando sconfisse in finale Ivan Lendl per  7-6(2) 1-6 6-3 7-6 (4). Becker resta l’ultimo tedesco ad aver vinto il titolo degli US Open (Stich si arrese ad Agassi in finale nel ’94, Zverev a Thiem nel 2020).

    9. Jimmy Connors – 1974 – 21 anni, 11 mesi e 26 giorni
    Quando quasi 50 anni fa Jimmy Connors sconfisse l’australiano Ken Rosewall nella finale degli US Open del 1974, divenne il giocatore più giovane a vincere il titolo a New York. Connors impiegò poco più di un’ora per battere l’ormai anziano Rosewall con il punteggio più severo mai visto nella finale del torneo: 6-1 6-0 6-1. Fu un’annata straordinaria per “Jimbo”, con i successi anche a Wimbledon e Australian Open.

    10. Roger Federer – 2004 – 23 anni e 22 giorni
    Grandissimo campione, ma non così precoce rispetto a diversi suoi colleghi. Nel 2004 Roger Federer due mesi dopo aver vinto il secondo titolo a Wimbledon, alzò il suo primo trofeo agli US Open, dominando Lleyton Hewitt in finale (6-0 7-6(3) 6-0 il netto score). È stato il primo di cinque titoli consecutivi per Federer a New York, imbattuto nel quarto Major stagionale fino al 14 settembre 2009, quando fu sorpreso dalla potenza di Juan Martin del Potro.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    La storia della Cucine Lube nelle Finali Scudetto

    Approdati alla sesta Finale Scudetto consecutiva della propria storia, la nona complessiva, grazie a due rimonte, culminate in grandi confronti all’Eurosuole Forum in Gara 5, contro Verona nei Quarti e Milano in Semifinale, la Cucine Lube Civitanova ritrova l’Itas Trentino per la terza volta in una resa dei conti tricolore. Nel V-Day del torneo 2011/12 e nella serie al meglio delle cinque partite del campionato 2016/17 sono stati i biancorossi a trionfare.
    Mentre la biglietteria è presa d’assalto dai tifosi a caccia dei biglietti per Gara 2 di Finale in programma giovedì 4 maggio (ore 20.30), capitan Luciano De Cecco e compagni sudano in campo per preparare la serie decisiva con primo appuntamento in calendario a Trento lunedì 1 maggio (ore 18.15). I cucinieri proveranno a vincere almeno una volta alla BLM Group Arena e far valere il fattore campo a Civitanova.
    La Lube ha vinto gli ultimi tre Scudetti assegnati e ha conquistato quattro degli ultimi cinque tricolori in SuperLega Credem Banca.
    La formazione biancorossa è alla partecipazione numero 26 ai Play Off Scudetto (su 28 stagioni nel massimo campionato). Per sette volte è arrivato il titolo di Campione d’Italia (2006, 2012, 2014, 2017, 2019, 2021, 2022). Solo nella stagione 2006/07 i biancorossi hanno mancato l’appuntamento con gli scontri diretti, mentre nel 2019/20 il torneo è stato sospeso e annullato, con Civitanova in testa alla classifica, per l’emergenza Covid. Dopo l’argento alla Del Monte® Supercoppa e le eliminazioni nei Quarti di Del Monte® Coppa Italia e CEV Champions League, il team campione d’Italia, approdato alla seconda fase come quarta testa di serie e vittorioso alla bella nei Quarti e nelle Semifinali, continua la difesa del titolo nella serie decisiva.
    Finale numero 9 per i biancorossi
    La Lube affronta quindi la Finale Scudetto numero 9 nella sua storia. Nelle prime 8 solo in un caso non è arrivato il tricolore, nella stagione 2017/18, l’anno dello Scudetto vinto da Perugia in Gara 5 sul proprio campo. Nelle altre occasioni ha sempre prevalso la fame di vittoria dei cucinieri. A partire dal primo storico vessillo conquistato a Pesaro nel 2005/06 in Gara 5 contro Treviso. Per il bis i biancorossi hanno dovuto attendere la stagione 2011/12, quella della gara unica nel V-Day vinta a Milano proprio contro Trento al tie break. Il terzo Scudetto, quello datato 2013/14, è arrivato a Perugia in Gara 4 con 18 punti finali di uno scatenato Ivan Zaytsev. Il quarto tricolore, il primo conquistato sul campo a Civitanova, risale al 2016/17 grazie a una prova di forza in tre soli match contro Trento. Dopo il già citato passo falso in Umbria nella resa dei conti 2017/18, la Lube è tornata campione d’Italia nel 2018/19 con la rimonta pazzesca in Gara 5 a Perugia da 0-2 a 3-2 ed escludendo la stagione 2019/20 fermata per l’emergenza sanitaria con i biancorossi in testa alla classifica, la Lube è rimasta sul trono grazie ad altri due successi sugli umbri nel 2020/21 e 2021/22, entrambi a Civitanova in Gara 4 con grandi prove di superiorità.
    Così la Cucine Lube nei Play Off Scudetto
    1995/96: eliminata negli Ottavi da Cuneo
    1996/97: eliminata in Semifinale da Modena
    1997/98: eliminata in Semifinale da Cuneo
    1998/99: eliminata nei Quarti da Modena
    1999/00: eliminata nei Quarti da Cuneo
    2000/01: eliminata nei Quarti da Milano
    2001/02: eliminata nei Quarti da Ferrara
    2002/03: eliminata in Semifinale da Modena
    2003/04: eliminata in Semifinale da Treviso
    2004/05: eliminata in Semifinale da Treviso
    2005/06: supera Cuneo in Semifinale e vince la Finale con Treviso
    2006/07: non si qualifica ai Play Off Scudetto
    2007/08: eliminata nei Quarti da Roma
    2008/09: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2009/10: eliminata in Semifinale da Trento
    2010/11: eliminata in Semifinale da Cuneo
    2011/12: supera Cuneo in Semifinale e vince la Finale con Trento
    2012/13: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2013/14: supera Modena in Semifinale e vince la Finale con Perugia
    2014/15: eliminata nei Quarti da Latina
    2015/16: eliminata in Semifinale da Perugia
    2016/17: supera Modena in Semifinale e vince la Finale con Trento
    2017/18: sconfitta in Finale da Perugia
    2018/19: supera Trento in Semifinale e vince la Finale con Perugia
    2019/20: torneo interrotto, titolo non assegnato
    2020/21: supera Trento in Semifinale e vince la Finale con Perugia
    2021/22: supera Trento in Semifinale e vince la Finale con Perugia LEGGI TUTTO

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    La storia della Cucine Lube nei Play Off Scudetto!

    Fibrillazione alle stelle in casa Cucine Lube Civitanova per il via ufficiale ai Play Off Scudetto: nel fine settimana gli uomini di Chicco Blengini affronteranno la seconda fase della SuperLega Credem Banca verso l’adrenalinica volata a caccia del tricolore, la parte della stagione più intensa e appassionante. Domenica all’Eurosuole Forum (ore 18) spareggi al via con Gara 1 dei Quarti di Finale contro la Vero Volley Monza (sono validi gli abbonamenti, prevendita biglietti attiva sia sul circuito Vivaticket che al botteghino). La presenza dei supporter biancorossi potrebbe essere l’ago della bilancia contro i freschi campioni della CEV Cup.
    Scattano i Play Off Scudetto numero 25 per il Club cuciniero
    Venticinquesima avventura ai Play Off Scudetto nella storia della Cucine Lube Civitanova (su 27 stagioni nel massimo campionato), già sei volte Campione d’Italia (2006, 2012, 2014, 2017, 2019, 2021). Solo nella stagione 2006/07 i biancorossi mancarono l’appuntamento con gli scontri diretti, mentre nel 2019/20 il torneo fu sospeso e annullato, con Civitanova in testa alla classifica, per l’emergenza Covid. Dopo l’argento iridato al Mondiale per Club e le eliminazioni ai Quarti di Coppa Italia e Champions League, il team campione d’Italia uscente approda alla corsa tricolore come seconda testa di serie con 57 punti, frutto di 19 vittorie e 5 sconfitte.
    La storia nei Play Off Scudetto 
    Una storia intensa quella della Società cuciniera nei Play Off. La prima partecipazione risale alla stagione 1995/96, quando negli Ottavi di Finale a gara unica viene eliminata da Cuneo. Nella stagione 2005/06 conquista il suo primo storico Scudetto vincendo in Finale contro Treviso (3-2 nella Serie). Poi tre uscite nelle Semifinali: nel 2008/09 in gara 5 per mano della Copra Nordmeccanica Piacenza, nel 2009/10 viene superata dall’Itas Diatec Trentino in quattro match, mentre l’anno successivo i panni di giustiziere vanno al team della Bre Banca Lannutti Cuneo. Il riscatto arriva nell’edizione 2011/12: dopo il successo sui piemontesi in Semifinale, la Cucine Lube Banca Marche arriva al V-Day di Assago dove conquista il secondo Scudetto. Nel 2012/13, invece, viene fermata in Semifinale dalla Copra Elior Piacenza. Nei Play Off 2013/14 arriva il terzo Scudetto della Società marchigiana, con una grande cornice di pubblico, grazie alla vittoria in Finale contro una combattiva Perugia. Archiviate due dolorose eliminazioni, nei Quarti di Finale 2014/15 per mano di Latina, e nella Semifinale 2015/16 contro Perugia, la Lube si rifà nel 2016/17 con una cavalcata trionfale verso il quarto Scudetto, conquistato in Finale contro Trento. I cucinieri provano a ripetersi l’anno dopo, ma sfiorano solo l’impresa cedendo a Perugia in Gara 5 di Finale Scudetto. La Lube si rimbocca le maniche e vince i successivi due Scudetti (2018/19 e 2020/21), intervallati dalla stagione più buia per la pallavolo italiana, quella della Regular Season interrotta per la pandemia con titolo non assegnato.
    Così la Cucine Lube nei Play Off Scudetto
    1995/96: eliminata negli Ottavi da Cuneo
    1996/97: eliminata in Semifinale da Modena
    1997/98: eliminata in Semifinale da Cuneo
    1998/99: eliminata nei Quarti da Modena
    1999/00: eliminata nei Quarti da Cuneo
    2000/01: eliminata nei Quarti da Milano
    2001/02: eliminata nei Quarti da Ferrara
    2002/03: eliminata in Semifinale da Modena
    2003/04: eliminata in Semifinale da Treviso
    2004/05: eliminata in Semifinale da Treviso
    2005/06: vince la Finale con Treviso
    2006/07: non si qualifica ai Play Off Scudetto
    2007/08: eliminata nei Quarti da Roma
    2008/09: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2009/10: eliminata in Semifinale da Trento
    2010/11: eliminata in Semifinale da Cuneo
    2011/12: vince la Finale con Trento
    2012/13: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2013/14: vince la Finale con Perugia
    2014/15: eliminata nei Quarti da Latina
    2015/16: eliminata in Semifinale da Perugia
    2016/17: vince la Finale con Trento
    2017/18: sconfitta in Finale da Perugia
    2018/19: vince la Finale con Perugia
    2019/20: torneo interrotto, titolo non assegnato
    2020/21: vince la Finale con Perugia LEGGI TUTTO

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    Cucine Lube a caccia della quinta Del Monte® Supercoppa

    Messe in archivio le prime due giornate della SuperLega Credem Banca, tutti i riflettori sono puntati sulla 26a edizione della Del Monte® Supercoppa, che quest’anno ripropone la formula della Final Four e che nel weekend del 23 e 24 ottobre all’Eurosuole Forum vedrà la Cucine Lube Civitanova, padrona di casa e finalista dell’ultima edizione, opposta in Semifinale alla Vero Volley Monza, squadra esordiente nella kermesse, ma decisa a lasciare il subito il segno. Spettacolare anche lo scontro della seconda Semifinale: in lizza la Sir Safety Conad Perugia, detentrice del trofeo, e l’Itas Trentino, eliminata lo scorso anno dalla Lube al Golden Set dopo due match mozzafiato. A differenza del passato, quindi, la Del Monte® Supercoppa non aprirà la stagione. Come nelle ultime cinque edizioni, dal 2016 in poi, sono coinvolte quattro squadre.
    La storia della Cucine Lube Civitanova nella Supercoppa italiana
    La Semifinale con Monza sarà la quattordicesima volta dei cucinieri in Supercoppa Italiana, trofeo che il Club biancorosso ha conquistato in 4 occasioni (2006, 2008, 2012 e 2014). La prima apparizione della Cucine Lube nella resa dei conti per il trofeo risale al 2001, quando ad Agrigento la squadra allora allenata da Roberto Masciarelli venne però sconfitta per 3-0 dalla Sisley Treviso. Cucinieri battuti dai veneti anche alla seconda occasione, datata 2003 (la gara si giocò a Ravenna), mentre nel 2006 i biancorossi, allenati da Ferdinando De Giorgi, da neo campioni d’Italia conquistarono il trofeo battendo a Pesaro la Bre Banca Cuneo, per 3-1. La seconda Supercoppa finita nella bacheca è quella del 2008: a Firenze, i cucinieri sconfissero gli allora tricolori di Trento per 3-0. Nel 2009, invece, a Frosinone, la Cucine Lube si arrese al tie break al cospetto dei campioni d’Italia di Piacenza. Pronto ritorno al successo nel 2012 a Modena, quando i biancorossi si imposero su Trento (vincitori della Coppa Italia 2012) al tie break. Nel 2013, di nuovo contro Trento, arrivò invece un netto stop per 3-0 in Trentino. A distanza di un anno, nel 2014, la Cucine Lube campione d’Italia alzò al cielo la Supercoppa per la quarta volta e, per il momento, ultima.
    Dal 2016 si inaugura la nuova formula della Supercoppa a 4 squadre partecipanti in base ai risultati della precedente stagione agonistica. Un trofeo che, però, i biancorossi non sono più riusciti a conquistare finora nelle 5 partecipazioni. Nel 2016 battuta di arresto in Semifinale contro Perugia (1-3) nella Final Four di Modena, nel 2017 all’Eurosuole Forum di Civitanova sconfitta in Finale ancora con Perugia (1-3) dopo il successo in Semifinale su Modena. Nel 2018 l’edizione si gioca a Perugia ma i biancorossi vengono fermati in Semifinale da Modena (2-3), nel 2019 (ancora in campo a Civitanova Marche) altro stop in Semifinale e sempre per mano dei gialloblù emiliani (1-3). Nel 2020 si gioca con semifinali di andata e ritorno: la Cucine Lube manca di un soffio la vittoria del trofeo. Vincitori con Trento al Golden Set, nella Finale dell’AGSM Forum con Perugia i biancorossi vedono sfuggire la presa sulla coppa al tie break . LEGGI TUTTO

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    La Sistemia Saturnia alza il ritmo Kantor: “Che emozione tornare nell’impianto di piazza Spedini”

    La Sistemia Saturnia Aci Castello si dedica ad affinare intesa e schemi in vista dei prossimi impegni in amichevole. Il prossimo 25 settembre la formazione di Waldo Kantor affronterà l’Avimecc Volley Modica, formazione siciliana che milita in Serie A3.
    L’occasione per valutare con una pari-grado il grado di condizione raggiunta dalla squadra. Stamani allenamento speciale al Pala Abramo (ex Pala Spedini). Per il tecnico Waldo Kantor si è trattato di un ritorno al passato quando scriveva la storia da giocatore. “In quest’impianto – spiega – abbiamo costruito la storia, che emozione. Se chiudo gli occhi ripenso alla promozione in A1 e alle mitiche sfide con Treviso. E chi se li scorda. Ho avuto straordinari compagni di avventura, li ricordo con grande affetto”. L’emozione di Kantor è evidente. Gli occhi sono lucidi. Va nel suo vecchio spogliatoio, si avvicina alla rete, quasi a simulare vecchie azioni in cabina di regia. “Ricordo il gioco in combinazione, le pipe… “
    In allenamento il clima è certamente positivo. Kantor ha contribuito a creare le condizioni sinora per fare rendere al massimo la squadra. La dirigenza, con in testa il presidente Luigi Pulvirenti, segue le sedute tecniche alla palestra Falcone di Ficarazzi (Aci Castello), apprezzando la crescita della squadra. I ritmi in allenamento sono molto alti. In questa fase del resto è fondamentale lavorare bene in palestra e costruire un gruppo compatto per preparare al meglio l’esordio del 10 ottobre.
    Come evidenzia il diesse Piero D’Angelo. “I ragazzi – confessa – dal primo giorno non si sono risparmiati, lavorando sodo e contribuendo soprattutto a far crescere il gruppo. Nonostante ci ritroviamo nel sestetto titolare ad avere giocatori che tra di loro non hanno mai giocato, devo evidenziare invece che stanno affinando l’intesa allenamento dopo allenamento con grande applicazione”.
    È stata lanciata la campagna abbonamenti che posso essere acquistati in questa fase sul circuito live ticket: Standard (80 euro), Premium (100, con posto auto). LEGGI TUTTO

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    Lancia: tra loghi e nomi ripercorsi 115 anni di storia

    Dopo un primo episodio uscito lo scorso giugno e incentrato sul design, ecco in uscita il secondo docufilm incentrato sulla storia Lancia. Si tratta di un nuovo appuntamento che ripercorrerà la storia del Marchio attraverso le voci del direttore esecutivo Lancia, Luca Napolitano, e dal responsabile della divisione Heritage dei Marchi italiani Stellantis, Roberto Giolito
    Numerosi restyling per il logo
    Il percorso parte nel 1907, data di presentazione del primo logo ufficiale della Casa: semplice e minimale, composto dalla scritta lancia con la caratteristica “L” maiuscola. Un emblema che si è andato ad arricchire pochi anni dopo, nel 1911, grazie all’impegno di un caro amico di Vincenzo Lancia: il Conte Carlo Biscaretti di Ruffia, che disegnò quello che sarebbe diventato per decenni il nuovo logo della Casa. Oltre alla scritta lancia vennero introdotti elementi come il volante a quattro razze, l’acceleratore a mano, la bandiera e l’asta. Nel 1929 questo emblema venne inscritto in uno scudo triangolare, forma mantenuta fino ai giorni nostri. 
    Nel corso degli anni il simbolo della Casa torinese è stato oggetto di numerosi aggiornamenti e restyling, che lo hanno mantenuto al passo con i tempi. Una delle modifiche più corpose è datata 1957, in cui tutti gli elementi sono stati resi più stilizzati ed essenziali. Nel 1981, pochi anni dopo l’acquisizione di Lancia da parte del Gruppo Fiat, un nuovo restyling. Stavolta a dare nuova linfa all’emblema del brand è il designer Massimo Vignelli, che riparte dal logo del ’29 attualizzandola. Infine, nel 2007, l’ultimo aggiornamento che ha reso il simbolo di Lancia estremamente essenziale ed elegante, con la scomparsa di alcuni elementi fino ad allora caratteristici come la bandiera e le razze del volante in cui è inscritto il nome Lancia.
    Fiat e Lancia a prezzi vantaggiosi: ecco le auto acquistabili con meno di 9mila euro
    I nomi dei modelli degli ultimi 115 anni
    Intensa e ricca di spunti anche la storia relativa ai nomi dei modelli Lancia degli ultimi 115 anni. Inizialmente la denominazione dei modelli si limitava a indicare i cavalli fiscali delle vetture, dando così vita ad auto come 12 HP, 18/24 HP, 20/30 HP e 25/35 HP. Si tratta tuttavia di una linea seguita per poco tempo, dato che già nel 1909 venne introdotto un nuovo criterio: le lettere dell’alfabeto greco. Ed ecco così che nacquero Kappa, Beta, Lambda e altre ancora (nomi che sono poi stati in gran parte ripresi in epoche recenti). Per distinguere le versioni evolute, inoltre, vennero aggiunti i prefissi “bi” e “tri”, dando vita a vetture come la Dilambda e la Trikappa.
    Negli anni ’30 il criterio cambia di nuovo, e stavolta a ispirare i nomi dei modelli Lancia sono le località della Roma antica. Qualche esempio? Artena, Astura, Aprilia e Ardea, tutti nomi scelti per omaggiare l’Italia. Anche se, per cercare di conquistare la clientela d’oltralpe, la Casa lanciò in Francia alcuni modelli opportunamente ribattezzati con nomi come Belna e Ardennes. Negli anni ’50, con il passaggio di consegne da Vincenzo Lancia al figlio Gianni, le località romane lasciano spazio alle vie consolari, facendo nascere vetture come Aurelia, Appia, Flaminia e Flavia. Con il passaggio nel Gruppo Fiat nel ’69 la nuova dirigenza decide di tornare sulle lettere greche (con le nuove generazioni di Beta e Delta). Continuando, anche in tempi recenti, a prendere ispirazione dal mondo classico, con nomi come Thema, Musa e Ypsilon. 
    In attesa di scoprire come si chiameranno le Lancia di domani nate sotto la gestione Stellantis.
    Lancia, i 5 (+1) modelli che hanno fatto la Storia del Marchio LEGGI TUTTO

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    Lamborghini e il suo V12, 60 anni di storia dell'auto

    Il desiderio di Ferruccio Lamborghini
    Tutto è iniziato, come detto, con la 350 GT del 1963, la prima vettura costruita dalla Casa di Sant’Agata. La presenza del V12 fu una pretesa del fondatore Ferruccio Lamborghini, determinato ad avere tale propulsore nonostante le difficoltà costruttive insite nel realizzare un’unità così plurifrazionata. La prima auto del Marchio emiliano nacque così con il suo V12 da 3,5 litri sviluppato da Giotto Bizzarrini, capace di 320 cavalli e posizionato anteriormente secondo la filosofia dell’epoca secondo cui “i buoi tirano il carro”.
    Negli anni successivi, Lamborghini sfornò una serie di modelli in cui il V12 si presentava in veste costantemente aggiornata, con sempre maggiore potenza. La 400 GT, uscita nel 1966, vedeva salire la cilindrata a 4 litri, cubatura mantenuta anche sulle successive Espada del ’68 (capace di 350 cavalli), Islero sempre del ’68 (con 330 cavalli) e Jarama del ’70 (proposta inizialmente con 350 cavalli, diventati 365 sulla versione S).
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    Miura, parte la rivoluzione V12
    In questo scenario di continua evoluzione, la Lamborghini Miura giocò invece il ruolo di rivoluzionaria: su questo modello, rimasto nella storia del Marchio, il V12 trovava infatti spazio per la prima volta al centro della vettura, dietro l’abitacolo, e non più nel cofano anteriore. Una scelta determinata da ragioni tecniche, e che garantiva una migliore distribuzione dei pesi con un conseguente upgrade delle prestazioni. Basti dire che, forte del suo 4 litri da 370 cavalli, la Miura conquistò il record di auto stradale più veloce al mondo con 285 km/h di velocità massima.
    La disposizione del motore dietro l’abitacolo divenne una costante nei modelli al top della gamma Lamborghini, riproposta nel 1974 sulla Countach. Primo modello a sfoggiare la sigla LP (che indicava la posizione “longitudinale posteriore” del propulsore), aveva 375 cavalli e portava la top speed a quota 300 km/h. E, dettaglio non trascurabile, migliorava ulteriormente la percezione del sound del motore da parte degli occupanti.
    La storia del V12 Lamborghini non è tuttavia fatta solo di coupé sportive ad altissime prestazioni. Un’eccezione è costituita infatti da un’auto decisamente distante dalle classiche GT di Sant’Agata, la LM002 del 1986. Si trattava infatti di un fuoristrada di grandi dimensioni, realizzato sul modello della Hummer e pensato per gli usi più duri. Sotto al suo cofano squadrato, nientemeno che il 12 cilindri della Countach, in una versione da 5,2 litri e 450 cavalli. Per fare off road senza rinunciare al sound del più tradizionale dei motori Lambo.
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    I bolidi di oggi
    Chiusa la parentesi LM002, il 12 cilindri emiliano è tornato a tempo pieno nei modelli sportivi, come la Diablo del 1990, nuovo modello di punta della Casa. Le prestazioni subirono un deciso salto in avanti, grazie alla cilindrata incrementata a 5,7 litri e la potenza che raggiungeva quota 485 cavalli, La Diablo diventava così capace di raggiungere i 320 km/h e di passare da 0 a 100 in soli 4,5 secondi.
    Il nuovo millennio ha visto due modelli Lamborghini di serie dotati del V12: la Murcièlago del 2001 e la Aventador, lanciata nel 2011 e tuttora in produzione, in attesa di un’erede, tutte rigorosamente dotate di motore in posizione longitudinale posteriore. Sulla Murcièlago il 12 cilindri era inizialmente proposto in versione da 6,2 litri e 580 cavalli, passando a quota 6,5 litri e 640 cavalli sulla versione restyling, la LP640, e a 670 cavalli sulla Super Veloce. Infine, sulla Aventador, il V12 ha mantenuta la cubatura di sei litri e mezzo, portando la potenza dai 700 cavalli della versione di lancio ai ben 770 dell’estrema SVJ, attuale versione al top della gamma Lamborghini. In attesa che la Casa di Sant’Agata sveli un nuovo capitolo di questa emozionante saga.
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    L'8 marzo di Alfa Romeo: l'omaggio alle donne che hanno fatto la sua storia

    BARONESSA, AVIATRICE E GIORNALISTA
    Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la Baronessa Maria Antonietta d’Avanzo – aviatrice e giornalista -, debuttò sull’Alfa Romeo G1 a Brescia nel 1921, piazzandosi terza. La d’Avanzo gareggiò fino agli anni ’40 in tutto il mondo, sfidando i colleghi uomini su varie monoposto e competizioni.  
    ANNA MARIA PEDUZZI
    Gli anni della Scuderia Ferrari scrissero un capitolo fondamentale nella storia di Alfa Romeo. Tra i piloti del Cavallino Rampante c’era la comasca Anna Maria Peduzzi. Dopo il debutto a bordo della sua Alfa Romeo 6C 1500 Super Sport, acquistata da Ferrari, Peduzzi vinse nel 1934 la Classe 1500 alla Mille Miglia e, nel dopoguerra, gareggiò con l’Alfa Romeo 1900 Sprint e l’Alfa Romeo Giulietta.
    LE FRANCESI ODETTE SIKO E HELLè NICE
    Negli anni ’30 Alfa Romeo si affermò tra le principali protagoniste dell’automobilismo, grazie a vetture straordinarie e a piloti che entrarono nella leggenda: Nuvolari, Varzi, Caracciola e Sommer, che vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1932 al volante di un’Alfa Romeo 8C 2300. In quella gara si piazzava quarta assoluta l’Alfa Romeo 6C 1750 SS dell’affascinante Odette Siko, aggiudicandosi la categoria 2.0 litri. La giovane parigina Siko divenne presto una delle star del circuito, distinguendosi con la sua eleganza sia nel paddock che nelle prestazioni, spesso in compagnia di un’altra pilota francese Hellè Nice. All’anagrafe Mariette Hèlène Delangle, era una modella, acrobata e ballerina. Nota per la sua personalità estroversa, Nice gareggiò in Europa e in America e fu tra i primi piloti a esporre i marchi dei suoi sponsor sulla carrozzeria di una monoposto. Nel 1933 partecipò al Gran Premio d’Italia a Monza al volante della 8C 2300 Monza di sua proprietà. Nel 1936 vinse la Ladies Cup a Montecarlo e partecipò al Gran Premio di San Paolo in Brasile, dove fu vittima di un terribile incidente, da cui uscì miracolosamente viva dopo tre giorni di coma.
    ADA PACE, SAYONARA
    Negli anni ’50 la torinese Ada Pace fece parlare di sé. Nei suoi dieci anni di carriera, Pace si aggiudicò ben undici gare nazionali di velocità, sei nella categoria Turismo e cinque nella categoria Sport. Iscritta quasi sempre alle gare con lo pseudonimo di “Sayonara”, dovuto alla beffarda scritta che solitamente apponeva al posto della targa posteriore, raccolse i suoi successi più prestigiosi con l’Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce e l’Alfa Romeo Giulietta SZ, con cui nel 1958 riuscì ad aggiudicarsi la Trieste-Opicina.
    RAGANELLI, PRIMA IN EDIZIONE LIMITATA
    Forse l’unica donna a conquistare un campionato mondiale su quattro ruote fu la romana Susanna “Susy” Raganelli, che nel 1966 si aggiudicò il Campionato del Mondo di karting classe 100 cm3 sconfiggendo Leif Engstrom e il grande Ronnie Peterson. Raganelli legò per sempre il suo nome ad Alfa Romeo concludendo la sua carriera al volante di una GTA, ma fu anche la prima in Italia ad acquistare una leggendaria Alfa Romeo 33 Stradale del 1967, prodotta in appena 12 esemplari.
    CHRISTINE BECKERS E LIANE ENGEMAN
    Gli anni ’60 furono l’epoca dell’Alfa Romeo Giulia Sprint GTA, vettura memorabile per i risultati, le vittorie e l’importanza che ebbe nella storia di Alfa Romeo. Meno note sono invece le vicende dell’Alfa Romeo GTA-SA (sovralimentata). Preparata in dieci esemplari per il Gruppo 5, era dotata di due compressori centrifughi ad azionamento idraulico che aumentavano la sua potenza a 220 Cv consentendole di toccare i 240 km/h. Pur raggiungendo prestazioni di punta, la GTA-SA presentava “un imprevedibile picco di potenza che interveniva all’improvviso e in modo inaspettato, rendendola difficile da governare in curva o in manovra” spiegava Teodoro Zeccoli, storico collaudatore di Autodelta. Proprio a bordo dell’indomabile GTA, si fece notare la giovane pilota belga Christine Beckers, che conquistò la vittoria a Houyet nel 1968 e ottenne ottimi risultati anche l’anno successivo a Condroz, ai “Tre Ponti”, a Herbeumont e a Zandvoort. Beckers non fu l’unica, tuttavia, a distinguersi con la GTA. L’Alfa Romeo 1300 Junior del team di Toine Hezemans fu portata agli onori dalla velocissima pilota olandese Liane Engeman, successivamente scelta dall’Alfa Romeo come modella.
    LELLA LOMBARDI E ANNA CAMBIAGHI
    Dopo Maria Teresa de Filippis negli anni ’50, la seconda donna italiana a scendere in pista in una gara di Formula 1 – in ben 13 GP – fu Maria Grazia “Lella” Lombardi. Tra il 1982 e il 1984 partecipò al Campionato Europeo Turismo con l’Alfa Romeo GTV6 2.5 insieme ad Anna Cambiaghi, Giancarlo Naddeo, Giorgio Francia e Rinaldo Drovandi, contribuendo alla conquista di molteplici titoli. Resta l’unica donna pilota italiana a essere andata a punti durante una gara di Formula 1.
    TAMARA VIDALI IN GIALLO
    Tamara Vidali ha portato l’Alfa Romeo 33 1.7 Quadrifoglio Verde di Reparto Corse al successo nel Campionato Italiano Turismo nel 1992. Gli appassionati non possono dimenticare la livrea tutta gialla dell’Alfa Romeo 155 guidata sempre dalla Vidali nel Campionato Italiano Superturismo del 1994.
    TATIANA CALDERON
    La colombiana Tatiana Calderon, classe ‘93, ha esordito nei campionati giovanili nel 2005, vincendo la serie Easy Kart Pre-Junior; nel 2008 è la prima donna a vincere la classe JICA del campionato Stars of Karting Divisione Est negli Stati Uniti. Nel 2017 è nominata pilota di sviluppo per il team di Formula Uno Sauber; nel 2018 viene promossa a collaudatrice F1 per Alfa Romeo Racing. LEGGI TUTTO