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    Wimbledon, tutto quello che c’è da sapere sul Grande Slam

    Let’s go! Tutto pronto all’All England Club per il torneo più affascinante e atteso, Wimbledon, terzo Slam della stagione al via lunedì 30 giugno sui prati londinesi. Tutto in diretta esclusiva su Sky Sport e in streaming su NOW. Occhi puntati naturalmente sul duello tra i primi due giocatori del mondo, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Il primo è reduce da due finali perse, proprio contro il murciano, a Roma e Parigi e va a caccia del suo primo titolo a Londra. Il secondo ha una striscia aperta di 18 vittorie di fila, è campione in carica da due anni a Wimbledon e ha un impressionante record sull’erba di 28 successi e sole tre sconfitte. Folta la pattuglia italiana, che comprende anche Lorenzo Musetti, semifinalista nel 2024 e battuto da quel Novak Djokovic sette volte vincitore a Londra e a caccia dello Slam n°25 della carriera. Italia protagonista anche al femminile con Jasmine Paolini, finalista nel 2024 e nei tornei di doppio. 

    Montepremi da record: 53,5 milioni di sterline
    L’edizione 2025 dei Championships avrà un montepremi da record di 53,5 milioni di sterline, un incremento del +7% rispetto al 2024 con i vincitori dei singolari (maschile e femminile) che incasseranno a testa 3 milioni di sterline, l’equivalente di 3,5 milioni di euro. Chi uscirà al 1° turno guadagnerà 66mila sterline. LEGGI TUTTO

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    Sinner, il saluto del fisioterapista Badio: “Grazie per il tempo e le sfide condivise”

    “Grazie per il tempo e le sfide che abbiamo condiviso, ciao Jannik”. Ulises Badio si congeda così dopo la separazione con Jannik Sinner, arrivata alla vigilia di Wimbledon. L’azzurro ha scelto di allontanare dal team sia il fisioterapista argentino che il preparatore atletico Marco Panichi, entrambi entrati nello staff di Sinner a settembre 2024. Badio ha scelto di salutare Sinner con un post su Instagram, lì dove negli ultimi mesi ha raccontanto la sua esperienza al fianco del n. 1 al mondo. Il fisioterapista era presente ad Halle. Poi, dopo il torneo in Germania chiuso con il ko al 2° turno contro Bublik, la scelta di separarsi con Badio e Panichi. “Credo ci siano solo dei momenti in cui si debba fare qualcosa di diverso” ha spiegato Sinner durante il media day di Wimbledon.

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    Staff Sinner, scelta da non sovrastimare LEGGI TUTTO

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    Berrettini, il ritorno a Wimbledon: “Essere qui è già una vittoria, ma voglio ancora competere”

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – Foto Getty Images

    Matteo Berrettini è pronto a riabbracciare il campo che più di ogni altro rappresenta il cuore della sua carriera: Wimbledon. Per l’azzurro, il debutto contro il polacco Kamil Majchrzak segna non solo l’inizio di un nuovo torneo, ma soprattutto una nuova sfida personale, da affrontare con il mantra che ormai lo accompagna: una partita alla volta.
    In un’intervista a Repubblica dichiara l’azzurro: “Adesso sto molto meglio. Mi sono stancato di fermarmi e ripartire. Questa volta è stata davvero dura”, ha ammesso Berrettini, lasciando trasparire tutta la fatica di un fisico che, troppo spesso, gli ha imposto lunghi stop. Eppure, nonostante le tante battaglie contro gli infortuni, il romano si dice orgoglioso del suo percorso: “Sarei orgoglioso della mia carriera anche se finisse oggi”.
    Dopo il doloroso ritiro a Roma contro Ruud e la decisione di saltare Stoccarda e Queen’s, Matteo ha scelto di prendersi una pausa vera, ascoltando se stesso e lasciandosi sostenere dal team e dalla famiglia: “Mi hanno lasciato spazio quando serviva e hanno trovato le parole giuste nei momenti difficili”.
    Nel racconto della sua rinascita, Berrettini mostra una maturità rara, anche nel modo in cui vive le relazioni con lo staff. La separazione dal preparatore Umberto Ferrara, per esempio, è stata affrontata senza rancore: “Non c’è stato nulla di personale, ma semplicemente non ci siamo incastrati. È giusto separarsi quando non si cresce più insieme”.
    Wimbledon, per Berrettini, resta un luogo speciale, un punto fermo nella sua carriera fatta di ostacoli e di rinascite: “Questo posto mi fa sentire bene. Mi dispiace perché so quanto posso dare su questa superficie”, ha confessato con un sorriso carico di amarezza, ma anche di determinazione. La sua fame di competizione, infatti, è intatta: “Sono nato competitivo e morirò competitivo. Non mi accontenterò mai”.
    L’anno scorso, proprio dopo un periodo difficile, riuscì comunque a superare avversari di spessore come Sonego, De Minaur e Zverev, fermandosi agli ottavi contro Alcaraz. Anche allora rientrava da una situazione complicata, ma con coraggio e grinta aveva ritrovato il suo tennis migliore. Stavolta arriva a Wimbledon con più allenamento nelle gambe, consapevole che il vero traguardo non è solo un risultato, ma il piacere di tornare a vivere il campo: “Essere qui e stare bene è già una vittoria. Ma il ritmo partita mi manca e non vedo l’ora di viverlo”.
    Berrettini non ha mai nascosto le proprie fragilità, nemmeno davanti alle critiche più dure: “Leggere certe cose fa male, soprattutto se penso che le leggono mia madre o mia nonna”. Col tempo, però, ha imparato a filtrare, a riconoscere chi conta davvero e a fare pace con sé stesso. Il rapporto col proprio corpo, invece, resta una sfida continua: “Mi ha tradito tante volte, ma senza di lui non sarei quello che sono”, afferma con orgoglio. La paura del dolore e del non farcela è stata spesso più pesante degli infortuni stessi, ma ora Matteo sembra aver trovato la forza per reagire, con il sorriso e una nuova serenità.
    E proprio in questa intervista rilasciata a La Repubblica, Berrettini ha avuto una riflessione sincera sulla vita da tennista professionista e sui suoi limiti fisici: “Io a Wimbledon dopo tanta sofferenza. Il mio corpo dice che il calendario del tennis è insostenibile”. Un messaggio forte, condiviso ormai da molti colleghi che – come lui – vivono la fatica di un tour senza soste, in cui trovare equilibrio tra prestazione, recupero e vita privata è sempre più difficile.“Ho capito che se le cose sono ben oleate, posso rinascere dai momenti difficili”, conclude. Non è solo una dichiarazione, ma una filosofia che porterà con sé su ogni ciuffo d’erba di Wimbledon: vivere ogni partita come un’occasione, ogni ritorno come una vittoria, ogni passo sul prato inglese come un gesto d’amore verso il tennis e verso sé stesso.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Wimbledon, terra di sorprese: occhi puntati sui possibili outsider

    Photo credits belong to Dan Istitene/Getty Images

    Quando viene sorteggiato il tabellone di Wimbledon, la tentazione è sempre la stessa: tutti a controllare subito i nomi dei grandi favoriti. “Chi affronta Alcaraz al primo turno? Che percorso avrà Coco Gauff verso la finale? con chi giocherà Sinner? Siamo fatti così, semplici e prevedibili. Ma se il tennis seguisse sempre la logica delle teste di serie, non sarebbe lo sport che tanto amiamo: a rendere magica la prima settimana dello Slam londinese sono proprio i colpi di scena e le favole degli outsider che fanno tremare i big. E quest’anno le potenziali sorprese non mancano, sia tra gli uomini che tra le donne.
    Partiamo dalla storia di Alexander Bublik, che fino a pochi mesi fa era a un passo dal ritiro, deluso e quasi rassegnato dopo un periodo senza vittorie e soddisfazioni. Invece, il kazako ha resistito, ha ritrovato fiducia e si è rilanciato con una splendido quarto di finale al Roland Garros e soprattutto il titolo a Halle, battendo Sinner e poi Medvedev. Con il suo servizio potentissimo, il tocco sopraffino e la genialità che lo rende imprevedibile, Bublik è oggi più pericoloso che mai. All’esordio sfiderà Jaume Munar, ma potrebbe incrociare Jack Draper già al terzo turno, in una rivincita del match vinto da Bublik a Parigi: Draper ammise di non avere armi contro di lui, e ora l’erba potrebbe esaltare ancora di più l’estro del kazako.
    Capitolo a parte per Gael Monfils: a 38 anni e dopo mille battaglie in giro per il mondo, il francese continua a emozionare ogni volta che mette piede in campo. L’esordio contro il connazionale Humbert promette scintille e, con un po’ di fortuna, potrebbe arrivare a sfidare Ben Shelton. Monfils è più esperto, Shelton più giovane e potente: uno scontro generazionale in uno scenario che Gael adora.Chi cerca la favola da lucky loser può seguire Arthur Rinderknech. Ripescato dopo le qualificazioni al Queen’s, il francese ha sfruttato al massimo l’opportunità, raggiungendo i quarti di finale. Se riuscisse a sorprendere Zverev già all’esordio, potrebbe sognare in grande anche a Londra.
    Nel tabellone femminile, le potenziali sorprese sono forse ancora più intriganti, complice la presenza di grandi nomi come Naomi Osaka e Ons Jabeur senza testa di serie. Osaka, specialista del cemento e con tre Slam in bacheca, parte contro la qualificata australiana Talia Gibson, ma al secondo turno potrebbe incrociare subito la numero 5 del seeding, Qinwen Zheng, che a Wimbledon non vince un match dal 2022 e che affronterà Siniakova, sua bestia nera proprio su questi prati. Se quella parte di tabellone si dovesse aprire, potremmo assistere a diversi ribaltoni.
    Nello stesso quarto c’è Ons Jabeur, finalista due volte a Wimbledon e perfettamente a suo agio sull’erba. La tunisina debutta contro Tomova e potrebbe incontrare Diana Shnaider al terzo turno: la giovane russa, già protagonista lo scorso anno, arriva da una bella semifinale al Queen’s.E poi attenzione a Danielle Collins: grinta da vendere, gioco aggressivo, e una voglia matta di lasciare il segno anche sull’erba. Dopo il debutto con Osorio, la statunitense potrebbe affrontare Iga Swiatek al terzo turno. Swiatek, finora, a Wimbledon non ha mai brillato davvero: Collins potrebbe cogliere l’occasione, soprattutto in un’annata in cui la polacca sembra meno dominante del solito.
    Ma l’attenzione degli appassionati italiani è naturalmente rivolta ai nostri azzurri, che arrivano a Londra con grandi sogni ma anche qualche punto interrogativo. Jannik Sinner, n.1 del mondo, sarà il riferimento, ma ci sono due nomi pronti a diventare protagonisti se le condizioni fisiche lo permetteranno: Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini. Musetti ha dimostrato più volte di potersi esaltare sull’erba, ma resta da capire come abbia recuperato dai problemi fisici accusati a Parigi; se sarà al top, il suo talento può davvero portarlo lontano. Per Berrettini, finalista qui nel 2021, Wimbledon rappresenta quasi un appuntamento con il destino: l’erba è la sua superficie preferita, ma anche lui dovrà gestire la solita incognita legata agli infortuni che troppo spesso hanno condizionato la sua carriera nelle ultime stagioni. Se il fisico regge, nessuno vorrà trovarselo davanti nelle prime settimane del torneo.
    Wimbledon resta un torneo dove nulla è scontato. Che sia Bublik a tirare fuori il coniglio dal cilindro, Monfils a regalare l’ennesimo show, una Collins affamata o un’Osaka che si ritrova proprio sull’erba, senza dimenticare il possibile exploit degli italiani, c’è una sola certezza: ci aspetta una prima settimana da vivere con il fiato sospeso.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Jack Draper, da promessa a realtà: “Sono un giocatore completamente diverso, ora voglio scrivere la mia storia a Wimbledon”

    Jack Draper GBR, 2001.12.22 – Foto Getty Images

    Jack Draper vive il miglior momento della sua carriera. Fresco di ingresso nella top 4 del ranking mondiale, il giovane britannico si presenta a Wimbledon 2025 come principale testa di serie, un risultato impensabile fino a pochi mesi fa ma che testimonia la sua crescita esplosiva. Per Draper, Wimbledon ha sempre rappresentato il torneo più speciale, pur non essendo quello in cui ha ottenuto i risultati migliori fino ad oggi: quest’anno, però, arriva a Londra con una consapevolezza completamente diversa rispetto al passato e reduce dalla semifinale conquistata al Queen’s, ulteriore prova della sua solidità sull’erba.
    In conferenza stampa nel Media Day, Jack ha analizzato la sua rapida evoluzione, ammettendo di sentirsi un giocatore molto diverso rispetto a dodici mesi fa: “Sento di essere cresciuto tantissimo, è il frutto del lavoro svolto e del supporto delle persone che mi sono state vicine nei momenti belli e difficili della mia carriera. Ora ho molta più fiducia in me stesso, sia dal punto di vista fisico che mentale. Mi sento cambiato sotto tutti gli aspetti, ma so anche che posso ancora migliorare molto. Non sono nemmeno vicino al mio massimo: ogni giorno cerco di diventare un giocatore migliore”.
    La pressione, ovviamente, è cresciuta di pari passo con i risultati, ma Draper spiega di aver trovato i suoi equilibri: “Cerco sempre di staccare la spina, quando torno a casa guardo un po’ di Netflix, riposo e mi concentro sulla mia energia. Quando sono sul campo o in allenamento sono totalmente concentrato, ma fuori cerco di separare le cose per ricaricarmi e tornare ogni giorno al meglio. Nel tennis la capacità di recupero è fondamentale, bisogna essere pronti a dare il massimo ogni giorno”.
    Uno dei segreti del suo progresso? Il lavoro sulla respirazione, grazie alla collaborazione con una specialista: “Ho iniziato a lavorare con Ann Coxhead, che ha una lunga esperienza in diversi sport e progetti. Mi ha proposto di lavorare sulla respirazione e il percorso fatto insieme si è rivelato inestimabile per il mio tennis. Sto ancora lavorando su questi aspetti, ma sicuramente il mio fisico e il mio benessere generale in campo sono migliorati molto”.Draper, oggi, non è solo la grande speranza britannica, ma anche uno dei nomi più attesi del torneo. E a Wimbledon vuole continuare a scrivere la sua storia.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO