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    Sinner parla a Sky: “Non ero molto d’accordo nell’accettare la sospensione. Si doveva scegliere il male minore e credo che sia stato fatto questo. È un po’ ingiusto quello che sto passando”

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Jannik Sinner ha rilasciato a Sky Sport un’intervista esclusiva, la prima dopo la sospensione accettata con un accordo con WADA per chiudere il caso Clostebol. Questo il testo integrale dell’intervista, realizzata da Eleonora Cottarelli.

    Jannik, bentornato su Sky Sport. Prima di tutto, come stai?Sto molto bene. Sono riposato, quindi sono contento.
    Sei riposato, però ti sei anche allenato. Su cosa ti sei concentrato in particolare?Onestamente ho fatto tante cose diverse, ho speso molto tempo con la mia famiglia, soprattutto con mio papà. Abbiamo fatto cose diverse con i miei migliori amici a Montecarlo. Sono andato sui go-kart, abbiamo fatto un’uscita in bicicletta, insomma tante cose nuove. Alla fine, proprio le persone che ho intorno tutti i giorni, sono proprio le cose che mi portano avanti e sono molto felice.Ovviamente stiamo lavorando davvero molto in palestra per essere ancora più pronti fisicamente al rientro, ma per questo manca ancora un po’ di tempo. Sono tutte domande che avranno risposta a Roma, però diciamo che sta andando tutto bene.
    Cosa ti ha reso particolarmente felice di tutte le attività che hai fatto, visto che da un po’ non avevi così tanto tempo libero?Sicuramente la parte di cui ho goduto di più è quella di non vivere sempre con la tensione della prestazione. Anche l’allenamento comunque è stato un po’ diverso perché non hai in mente che tra una settimana devi giocare, quindi sei molto più tranquillo. Le giornate comunque sono lunghe… E poi, ripeto, gli amici magari li vedi la sera, stai bene, vai a cena o magari giochi un po’ alla playstation, si fanno altre cose insieme. Onestamente sto bene. Se potessi, sceglierei di giocare a tennis, però allo stesso tempo sto molto bene e non sto neanche pensando tanto al tennis, in questo momento.
    Un po’ più di leggerezza, se vogliamo, che si abbina però anche ad un’altra cosa: il tuo essere perfezionista. Nello spot di Lavazza c’era il tuo “la rifacciamo, ne rifacciamo un’altra!”. Ecco, sempre con il sorriso che, anche adesso, ti rappresenta. Cosa c’è di te in quella volontà di raggiungere la perfezione?Questo in parte sicuramente c’è, perché altrimenti non sarei nella posizione in cui mi trovo. Si può sempre migliorare. Sicuramente quello spot di Lavazza era verso quella direzione: devi provare sempre a far meglio. Era uno spot ma un po’ mi rappresenta: se faccio un bel colpo c’è sempre qualcosina che posso far meglio. È quello che stiamo provando a fare in questi mesi di allenamento per il rientro a Roma.
    Torniamo a un paio di mesi fa, quando ti veniva proposto dalla Wada l’accordo che portava alla tua sospensione. Voglio capire come ti sei sentito tu in quei giorni: come li hai vissuti umanamente?In tutta onestà, mi sono sentito molto tranquillo. La decisione di andare verso la direzione di prendere la sospensione di tre mesi era molto rapida da prendere. Abbiamo accettato in poco tempo, anche se io non ero tanto d’accordo. Andavamo un po’ avanti e indietro con il mio avvocato e le persone che avevo intorno. Si doveva scegliere il male minore e credo che sia stato fatto questo. È un po’ ingiusto quello che sto passando ma, se guardiamo le cose, poteva andare anche molto peggio, poteva essere ancora più ingiusto. Dopo, quando abbiamo preso questa decisione, ci ho messo un po’ a ritrovarmi. Sono successe anche altre cose, al di là di questo, che non sono state semplici per me, ma sono qua e servirà ancora un po’ di tempo per digerire tutto questo. Non vedo l’ora di rientrare a Roma. È un torneo speciale per me anche se, allo stesso tempo, sarà molto difficile perché rientrare in un momento con così tanta attenzione non sarà facile.
    In un’intervista a Sky di qualche mese fa avevi detto che per te, nella fase calda della vicenda, era un pensiero immaginare a come ti avrebbero guardato alcuni tuoi colleghi a Flushing Meadows. Questo pensiero come cambia immaginando a come, invece, guarderai tu alcuni colleghi che hanno avanzato dei dubbi su di te.Non so rispondere perché non so cosa potrà accadere. Io sono certo di come sono andate le cose, sono consapevole di essere innocente. Le persone che ho intorno a me, non solo il mio team ma anche quelle esterne come la famiglia, i miei amici, sono le persone a cui mi attacco moltissimo e che non hanno il minimo dubbio sulla verità. Quello che voglio fare è giocare a tennis e stare molto sereno, finisce lì la storia. Per questo sono sicuro che andrà tutto bene, anche se magari all’inizio ci metterò un po’ a ripartire.
    Hai guardato un po’ di tennis in questo periodo, tra le tue tante attività?Ho guardato veramente poco. Non sto controllando praticamente niente, tranne qualche partita che mi interessa, ma il resto proprio zero, anche perché i risultati sono una cosa che non posso controllare. Quindi è anche inutile guardare in questo momento, la competizione è talmente lontana che è un momento un po’ diverso per la mia carriera.
    Ti aspettavi che il vantaggio in classifica, visto il tuo stop, rimanesse praticamente lo stesso?Non posso controllare come giocano gli altri. Alla fine, sono solo punti, la classifica è importante, ma è un momento diverso. È un momento in cui c’è la nuova generazione e la “nuova, nuova” generazione che sta arrivando, con altri giocatori ancora più giovani, con Nole che continua a fare finali o vincere dei tornei. Ci sono tanti movimenti, ma io non posso controllare niente.
    Pensavi che Zverev e Alcaraz facessero così fatica? Avevano una grande opportunità con te fermo. Eppure, sembra quasi che sentissero la tua pressione da fuori.Nessuna partita è scontata, anche se giochi contro il 100 al mondo, il 150 al mondo, sono tutte partite tirate. Quando non sei al 100% magari stai passando dei momenti non facili fuori dal campo. Ci sono tante cose che possono dar fastidio quando vai in campo, magari la pressione o magari il pensiero del numero 1, magari un problema familiare o di persone che ti stanno intorno. Quindi non lo so. Sicuramente le cose possono cambiare molto velocemente. Adesso c’è il cambio di superficie. Si riparte da Montecarlo, sulla terra battuta. Carlos (Alcaraz n.d.r.) è il favorito, stessa cosa per Sasha (Zverev n.d.r.) perché poteva diventare numero uno giocando benissimo un po’ di tempo fa al Roland Garros. Sono tante cose, quindi vediamo.
    Immaginati tra un mese esatto, tu sei lì a Roma, pensi al bagno di folla che ci sarà, alle persone che vorranno supportarti e applaudirti, alla voglia che hanno di rivederti in campo. Come te lo immagini?Sarà molto importante bilanciare l’attenzione che riceverò e soprattutto il modo in cui reagirò alle cose esterne. Mi piace giocare in Italia, l’ho fatto vedere a Torino che è un posto dove mi sento al sicuro. Il pubblico è un’arma in più perché il tifo italiano è molto importante, si sente in campo soprattutto quando giochi contro un altro italiano è una carta sicuramente da usare. Se sarà un problema o un privilegio lo scopriremo tra un mesetto. C’è ancora un po’ di tempo e in questo tempo cercherò di prepararmi al meglio.
    Hai attivato un countdown dentro la tua testa?Dal primo giorno, onestamente. Perché ho smesso di fare quello che ho sempre sognato e sono nella posizione migliore per fare questo sport. Ogni giorno che passa il mio rientro si sta avvicinando sempre di più e ogni giorno mi sento meglio fisicamente e mentalmente, nonostante manchi ancora un bel po’. È una bella opportunità per migliorare nelle aree dove faticavo, per rientrare in una superficie dove faccio molta fatica. Proviamo, quindi, a fare una cosa diversa, se ci riusciamo subito molto bene, altrimenti abbiamo altri anni per riprovarci.
    La voglia che tu hai di tornare in campo a cosa la paragoneresti? A quello che aspettavi da bambino?Io da piccolo volevo diventare un pilota, ma non avevo i soldi per farlo quindi non ho neanche iniziato. Però qualche settimana fa siamo andati sui go-kart e la sera prima avevo tanta voglia di andare, è stato bellissimo. Poi siamo usciti in bici qualche giorno dopo e anche lì avevo voglia di provare. La sensazione probabilmente sarà un po’ simile a quella cosa lì, sapendo però che sono un buon tennista! Sui go-kart magari non sono bravissimo e nella bici sono proprio scarso, però comunque ritornare e ritrovare la voglia è una cosa molto importante perché nel momento in cui ho preso la sospensione non ho neanche pensato al tennis ma solo a come passare questi mesi, con quali persone e basta.
    Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questi mesi che magari ti può servire anche in altre esperienze?Ho imparato tante cose, che forse sapevo già prima. Ad esempio, che il tennis non è la cosa più importante. L’ho capito anche in questi mesi perché fuori ci sono delle persone che tengono tanto a me. La famiglia sarà sempre al primo posto. Gli amici sono fondamentali: avere un bellissimo legame, stare insieme soprattutto nei momenti difficili e soprattutto trovarsi delle persone intorno a te di cui ti puoi fidare, con cui puoi scambiare idee. Ho imparato questo negli ultimi mesi, tanto dal lato umano.
    C’è stato un momento in cui ti sei sentito molto fragile, in cui magari anche da solo ti è venuto un po’ da piangere, in cui hai provato delle sensazioni che non avevi mai provato prima?Ero molto fragile dopo quello che è successo. Ero molto fragile perché sono successe cose che non mi aspettavo, reazioni dentro di me inattese. Vi direi una bugia. Risulterei una persona senza sentimenti ed emozioni, senza niente. Però nella vita si impara. Anno dopo anno conosco sempre meglio me stesso, come sono come persona e anche sul mio valore. Non è stato facile, però le persone che mi stanno attorno sono riuscite a sollevarmi, mi hanno dato la forza di capire meglio quello che è successo.
    E ora appuntamento a Roma…Ragazzi non manca così tanto, quindi piano piano, giorno dopo giorno speriamo di prepararci bene e… ci vediamo a Roma!

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner, intervista esclusiva domani su Sky Sport

    Jannik Sinner a Malaga (foto Brigitte Grassotti)

    Save the date. Sabato 5 aprile, alle 12.45 su Sky Sport, sarà trasmessa una intervista esclusiva a Jannik Sinner. Il n.1 del mondo tornerà a parlare sulla Pay tv per la prima volta dalla sospensione di tre mesi, conseguente all’accettazione della proposta di WADA per chiudere il “caso Clostebol”.

    ‘ . #SkySport #SkyTennis #Sinner pic.twitter.com/C7oXnDrT2R
    — skysport (@SkySport) April 4, 2025

    Sarà un’occasione molto interessante per ascoltare il punto di vista di Sinner su molte questioni: la sua sospensione, accettata malgrado sia stato ritenuto non colpevole di doping o dolo ma responsabile per la norma che vincola un atleta professionista alle azioni dei membri del suo staff (responsabilità oggettiva), le ultime settimane di tour con i suoi maggiori avversari incapaci di produrre ottime prestazione ed avvicinarlo nel ranking, e magari anche le parole di Umberto Ferrara sulla propria versione dei fatti (ma è possibile che la intervista sia stata registrata prima, questo ancora non è dato a sapersi).
    Mancano pochi giorni alla fine del divieto per Jannik di allenarsi liberamente, dove vuole e con chi vuole, mentre il rientro in competizione è fissato per gli Internazionali d’Italia ad inizio maggio. Sarà molto interessante conoscere sia il pensiero di Sinner, come ha trascorso queste settimane “out”. Un appuntamento da non perdere e che seguiremo con pronti aggiornamenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Rivelati i firmatari della lettera ai quattro Slam per richiedere una “fetta” maggiore di guadagni (c’è anche Sinner)

    Alcuni dei top player attuali (foto Sportico)

    Tutti i top 10 maschili e femminili, escluso Elena Rybakina, rimpiazzata dalla n.11 WTA Emma Navarro: questi sarebbero i firmatari della lettera inviata ai quattro Slam lo scorso 21 marzo con una serie di richieste (economiche e non solo) da parte dei migliori tennisti al mondo ai tornei più importanti. Lo rivela l’agenzia di stampa AP, con la missiva inviata a Craig Tiley, direttore degli Australian Open, Stephane Morel di Roland Garros, Sally Bolton di Wimbledon e Lew Sherr per gli US Open. Questa la lista dei giocatori che avrebbero firmato la missiva: Aryna Sabalenka, Coco Gauff, Iga Swiatek, Jessica Pegula, Madison Keys, Jasmine Paolini, Emma Navarro, Zheng Qinwen, Paula Badosa e Mirra Andreeva; il n.1 Jannik Sinner insieme a Novak Djokovic, Alexander Zverev, Carlos Alcaraz, Taylor Fritz, Casper Ruud, Daniil Medvedev, Andrey Rublev, Stefanos Tsitsipas and Alex de Minaur. Una posizione quindi “compatta” dei migliori tennisti al mondo, unita nel richiedere ai capisaldi della stagione tennistica una “fetta” maggiore degli enormi introiti dei 4 Major, ma non solo.
    Infatti nella lettera inviata ai direttori dei quattro Slam, tre sarebbero le richieste dei giocatori:
    – I tornei del Grande Slam dovrebbero apportare contributi finanziari ai programmi di Welfare per i giocatori finanziati dai due tour professionistici
    – Il montepremi di ogni Slam dovrebbe aumentare “a una percentuale più appropriata delle entrate del torneo, che rifletta il contributo dei giocatori al valore dell’evento”
    – Gli atleti dovrebbero avere più voce in capitolo nelle decisioni “che hanno un impatto diretto sulla competizione, nonché sulla salute e il benessere dei giocatori”

    Questo dato in effetti fa quantomeno riflettere: la dichiarazione dell’antitrust di US Open del mese scorso includeva un riferimento a un rapporto “secondo cui l’US Open ha generato più entrate dalla vendita di un cocktail speciale (12,8 milioni di dollari) rispetto a quanto abbia pagato ai campioni maschili e femminili messi insieme”, un metro di quanto uno Slam riesca ad incassare tra biglietti, sponsor e attività commerciali rispetto a quanto invece venga restituito ai giocatori, coloro che rendono l’evento affascinante e seguito in tutto il mondo.
    I tennisti avrebbero richiesto un incontro urgente con i quattro direttori degli Slam, indicando Madrid come sede nel corso del Masters 1000 che scatterà questo mese. Al momento non c’è conferma che il meeting venga effettivamente organizzato.
    La prima a rispondere pubblicamente ai giocatori è la Federtennis statunitense, attraverso il suo portavoce Brendan McIntyre. “USTA è sempre disponibile e accoglie con favore conversazioni aperte e dirette con i giocatori, sia in loco allo US Open che in qualsiasi altro momento dell’anno, poiché siamo costantemente alla ricerca di modi per migliorare il nostro evento a beneficio di giocatori e fan”, si legge in una nota. “USTA è incredibilmente orgogliosa della leadership dello US Open nella retribuzione dei giocatori nel corso della sua storia e del nostro supporto per far crescere il tennis professionistico non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Questo include prize money uguali a uomini e donne da oltre 50 anni e l’assegnazione del montepremi più grande nella storia del tennis allo US Open del 2024”.
    Questa iniziativa dei giocatori si aggiunge alla tanto chiacchierata azione legale inoltrata dalla PTPA di Djokovic a tutti gli organi che governano la stagione tennistica, ma le due faccende sono tra loro separate e anzi, quest’ultima azione sembra essere assai più fondata. Infatti qua si sono mossi all’unisono tutti i migliori, i tennisti più influenti, e le richieste sono indirizzate agli Slam, ossia i tornei più importanti, ricchi e potenti della stagione, mentre nell’azione di PTPA nessuno o quasi dei migliori ci ha “messo la faccia” (nemmeno Djokovic, il leader del sindacato…) e gli Slam non sono stati inclusi nell’azione legale. C’è quindi una differenza sostanziale tra le due iniziative: mentre le cause della PTPA sembrano la ricerca di uno scontro totale, quasi a voler provocare una rottura anche di trattative, in quest’iniziativa i migliori tennisti del mondo chiedono di parlare per trovare un tavolo di confronto e ottenere più guadagni e condizioni migliori, andando a battere cassa ai tornei più ricchi e potenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ferrara parla del caso Clostebol: “Non consegnai nulla al fisioterapista e lo avvisai dei rischi, per nessuna ragione doveva entrare in contatto con Jannik”

    Umberto Ferrara

    Umberto Ferrara, ex preparatore atletico di Jannik Sinner e direttamente coinvolto nel “Caso Clostebol” che ha portato alla positività del n.1 nei controlli anti doping e quindi ad accettare una sospensione di tre mesi proposta da WADA per responsabilità oggettiva del suo team, per la prima volta ha rilasciato un’intervista nella quale racconta nel dettaglio la sua versione dei fatti. È un contributo molto interessante che rivela particolari finora inediti della faccenda, visto che Sinner non è mai entrato nel dettaglio. Ferrara ha parlato alla Gazzetta dello Sport riportando la sua versione dei fatti. Questi i passaggi più significativi del suo pensiero sulla faccenda.
    “Era giusto attendere la pronuncia degli organi competenti, che non mette in dubbio il mio operato” racconta Ferrara, oggi nel team di Matteo Berrettini. “Ho subito un grave danno alla mia reputazione personale e professionale. Tutti hanno letto articoli o commenti che riportavano i fatti in maniera non conforme a quanto accertato dal Tribunale Indipendente con la sentenza del 19 agosto”.
    Ferrara conferma di essere pienamente consapevole dei rischi del Trofodermin a livello anti doping. Come mai ce l’aveva con se a Indian Wells? “Lo utilizzo da anni in quanto prescritto dal medico specialista quale farmaco di supporto per una patologia cronica. Ero perfettamente consapevole del divieto e l’ho sempre custodito con massima cautela, nel mio beauty personale. Lo avevo negli USA perché mi sarebbe potuto servire per la patologia e per averlo a disposizione, essendo all’estero”.
    Questo il passaggio più significativo, come il prodotto è entrato in possesso di Naldi, che a sua volta l’ha trasmesso in modo indiretto a Sinner. “Non ho consegnato nulla a Naldi, gliene ho suggerito l’utilizzo poiché aveva un taglio a un dito che non cicatrizzava e rendeva complicato il suo lavoro. Fui molto chiaro nel comunicare a Naldi la natura del prodotto e la necessità che per nessuna ragione dovesse entrare in contatto con Jannik. Infatti ne ho consentito l’uso solo all’interno del mio bagno personale. Naldi non ha negato di essere stato informato, ma ha detto di non ricordare“.
    Chiedono a Ferrara se avesse mai avuto il dubbio che Naldi poteva aver trattato Jannik senza guanti o senza essersi lavato le mani in modo accurato, visti i rischi: “Assolutamente no, proprio per gli avvertimenti che gli avevo fornito e per le sue competenze”.
    La sua reazione una volta arrivata la comunicazione della positività: “Incredulità e stupore. Sentendo parlare di clostebol, il collegamento con il Trofodermin è stato immediato. In poche ore abbiamo ricostruito i passaggi che hanno portato alla contaminazione di Jannik e ho fornito le prove dell’acquisto dello spray presso una farmacia di Bologna”.
    “Ho trovato molto equilibrate le dichiarazioni e ho apprezzato il fatto che ITIA abbia chiarito di aver fondato le valutazioni sulla base di una consulenza resa da un team legale. Con il senno di poi è facile dire che non rifarei le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui. Mi ha fatto soffrire la superficialità, a volte aggravata dalla malafede, con cui molte persone hanno trattato la mia posizione all’interno della vicenda”
    Ferrara così risponde a chi criticato la scelta di Berrettini di affidarsi a lui dopo la vicenda di Sinner: “Non sono sorpreso dalle critiche, dal momento che sono pervenute da quelle stesse persone (giornalisti e non solo) che hanno trattato con superficialità la vicenda. Matteo si è documentato e ha preso le decisioni che ha ritenuto migliori. Se mi sono sentito demonizzato? Sì, molto. Ho dovuto constatare che qualcuno ha scelto di attaccare la mia persona, riportando fatti e circostanze in modo superficiale, ignorando deliberatamente il contenuto della sentenza del Tribunale Indipendente, che ha ben determinato dinamiche e responsabilità individuali”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Piatti parla di Sinner: “La rottura con Jannik? Ero rigoroso, a volte rigido, e a un certo punto è stato troppo da reggere. Per il dopo Cahill vedo bene Moya”

    Riccardo Piatti con Jannik Sinner

    Il nome di Riccardo Piatti resterà per sempre legato a quello di Jannik Sinner. L’attuale n.1 del mondo nel febbraio del 2022 scelse – con una decisione allora sorprendente – di interrompere la collaborazione con il coach che l’aveva raccolto bambino a soli 13 anni e portato a diventare prima uomo e poi grande tennista, lavorando in modo eccezionale su fisico e tecnica di gioco. Il dibattito su quel che ne sarebbe stato del tennis e successi di Sinner restando a fianco del suo mentore non avrà mai fine, ma è indubbio che la mano, cultura del lavoro, tecnica di gioco e mentalità del nostro campione è stata forgiata in modo indelebile dagli insegnamenti e anni trascorsi insieme a Riccardo, cosa questa che lo stesso Jannik riconosce. Chi vi scrive restò sorpreso e dubbioso da quella scelta, affermai che si assumeva un enorme rischio; ma allo stesso tempo il volersi costruire un team su misura decidendo in prima persona il proprio futuro era un segnale clamorosamente importante. Il tennista è un atleta solo in campo: la forza di assumersi la totale responsabilità della direzione da prendere e l’impegno per risolvere problemi in campo e fuori, prendendo le redini dalla propria carriera, indicava una voglia totale di autodeterminazione, quella ti porta sicurezza nel gioco e forza mentale. Si chiama maturità, autostima, coscienza di se stessi. Oggi, dopo tre anni, possiamo dire che la scelta di Sinner è stata assolutamente vincente: sulla base solidissima costruita con Piatti, ha costruito un grattacielo ardito e bellissimo, arrivando a toccare il cielo con un dito. Piatti resterà un passaggio decisivo nella costruzione del nostro n.1, e per questo un parere di Riccardo è sempre importante e gradito. Il Corriere della Sera ha intervistato il coach lombardo nella sua Bordighera, dove sta continuando ad insegnare tennis a molti giovani promettenti. Riportiamo i passaggi più significativi dell’intervista, nella quale si ripercorre anche il momento della rottura nel 2022 e si guarda al prossimo futuro tra il rientro in campo a Roma e la scelta del dopo Cahill, per la quale Riccardo ha un nome ben preciso.

    “Ho smesso di vivere la vita degli altri” racconta Riccardo al Corriere. “52 settimane all’anno in trasferta, la famiglia che ruota intorno alle esigenze del giocatore: Gasquet, Ljubicic, Raonic, Djokovic, Sinner. Quando ho finito con Jannik ammetto di aver avuto qualche mese di stordimento, poi sono andato verso quello che piace a me: insegnare tennis. Il Piatti Center non è un supermarket: qui si fa un processo di crescita. L’ho fatto anch’io. È stato un clic mentale, sono cambiate le priorità ma il tennis rimane in cima ai miei pensieri. Ora inseguo i sogni dei ragazzini”.
    Le settimane di tennis senza Jannik hanno visto i suoi principali rivali deludere invece di approfittare della chance per avvicinarlo nel ranking, e nuovi talenti – molto giovani – hanno spiccato il volo, come Mensik e Draper. Così la vede Piatti: “Vedo un momento di passaggio. In vetta c’è un Sinner molto cresciuto. Alcaraz insegue, ma non crocifiggetelo: ha già quattro Slam, è solo del 2003, si sta costruendo vita e carriera. Arriverà anche la maturità. C’è un cambio generazionale in atto. Joao Fonseca, a 18 anni, ha giocato solo 33 match ATP. Io a Jannik dicevo che ne doveva fare 150 prima di poter aspirare al salto di qualità. Lui aveva fretta: al 139° è diventato n.9 del mondo. Diamo tempo a Fonseca, riparliamone quando arriva a quota 80 partite. Mensik ne ha giocate 69, e ha già vinto a Miami. Lo trovo interessante però anche nel suo caso risentiamoci tra 60/70 match. Non conosco la motivazione di questi talenti, conoscevo bene quella di Jannik: mi ricordava molto Novak Djokovic. Un’arroganza agonistica rasente alla cattiveria“.
    Non sono molti i contatti di Riccardo e Jannik: “Lo sento di rado. Però l’8 novembre mi ha mandato gli auguri di compleanno. Eravamo alla vigilia delle ATP Finals. Divertiti e facci divertire, gli ho scritto. Andrà bene, ha risposto. Sapeva già tutto. Sapeva che avrebbe vinto”.
    Ecco il passaggio forse più interessante dell’intervista. Piatti ripercorre quei giorni del gennaio 2022, quando si è consumata la rottura clamorosa con Jannik dopo il ritorno dall’Australia. “Tutti ricordano il match con Daniel, a Melbourne, nel gennaio 2022, quando ha detto: stai calmo, cazzo. Ce l’aveva con me per cose di campo, era già successo altre volte: è normale dinamica tra coach e giocatore. Non è quello il problema. Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato. Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Ljubicic mi rimprovera che gli dicevo: decidi pure tu, Ivan, ma poi fai come dico io. Per Jannik questo rigore, a un certo punto, è stato troppo da reggere. Se rifarei tutto? Sì. Era l’unico modo per arrivare in alto. Dovevo dire di no, dare regole. L’ho preso a 13 anni, se n’è andato a 20. In quel momento, sentivo di dover fare così. Come oggi con Dhamne: un giorno mi manderà anche lui a quel paese. Ci sta. Ivan invece era differente: all’inizio gli vietai di portare la moglie agli Slam, lui non batté ciglio. Ognuno è diverso. Certo il rigore può diventare un difetto, a volte esagero. So essere duro“.
    Se fosse rimasto a guidare Sinner, molto probabilmente Piatti avrebbe vinto quel titolo Slam che gli è sempre mancato… “È un’idea che avevo in testa, ma non credo di valere meno come coach perché non l’ho ancora vinto. E comunque in Jannik e nei suoi tre titoli Slam, senza nulla togliere al suo team, rivedo molto del lavoro che abbiamo fatto insieme a Dalibor Sirola, Andrea Volpini e Claudio Zimaglia. Fondamentale, per me, fu allenare Djokovic ma non ebbi il coraggio di abbandonare Ljubicic per andare a tempo pieno dietro a Novak”.
    Chiedono a Riccardo chi vedrebbe bene al posto di Cahill: “Carlos Moya, che avevo già preso in considerazione. È stato numero 1, conosce il circuito. Umanamente è un’ottima persona, come Darren. Renzo Furlan, ora che ha smesso con Paolini, è libero. Ljubicic è molto valido. Oppure Becker, che avevamo contattato; però lavorare con Boris è più complicato. I nomi sono questi”.
    Secondo Piatti lo stop di tre mesi non avrà un forte impatto sul gioco del n.1, che vede pronto a vincere appena rientrerà: “Sarà subito forte. Io credo davvero che quest’anno possa fare il Grande Slam. La sospensione gli ha allungato la vita: arriverà a fine stagione fresco. Si gioca troppo, mentalmente non ci si ferma mai. Lui tornerà carico e motivato. Lo è sempre stato. In pandemia molti ne approfittavano per non allenarsi, Gasquet nello stop per doping ha preso otto chili, Jannik non ha perso un giorno. Sa perfettamente dove vuole andare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Panatta e un curioso elogio a Sinner: “Forse è troppo perfetto”

    Adriano Panatta ultimo italiano vincitore a Parigi (1976)

    La leggenda del tennis italiano Adriano Panatta ha analizzato la situazione attuale di Jannik Sinner, che si appresta a tornare in campo dopo tre mesi di pausa forzata. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Panatta non ha risparmiato elogi per il giovane talento di San Candido, sottolineando come questo periodo di stop, dovuto alla sanzione della WADA per un controverso caso di doping, potrebbe essere stato un’opportunità preziosa per migliorare ulteriormente il suo gioco, specialmente sulla terra rossa.
    “Jannik è pronto per Roma, un po’ di riposo fa sempre bene. Sono convinto che abbia sfruttato questi mesi per lavorare moltissimo, migliorando soprattutto il suo gioco sulla terra battuta. Mi riferiscono che non abbia mai perso la condizione fisica, anzi, la sua preparazione atletica è migliore di prima”, ha dichiarato Panatta, dimostrando grande fiducia nelle possibilità di Sinner di brillare già al Masters 1000 di Roma 2025.
    L’ex campione italiano ha voluto sottolineare quanto sia ottimista riguardo al futuro del suo connazionale, definendolo maturo e pronto a conquistare i grandi tornei del circuito: “Prima o poi vincerà anche questi tornei importanti su terra come Roma o Roland Garros. Se non dovesse accadere quest’anno, succederà sicuramente il prossimo. Ha tutte le qualità e la maturità necessarie per farlo”.
    Panatta si è inoltre soffermato sul controverso accordo di Sinner con la WADA, definendolo “molto intelligente e maturo”: “Jannik non ha niente a che vedere con la sanzione, ha fatto bene a firmare quel tipo di accordo. Non ci si può mai fidare completamente della WADA, meglio proteggersi. È un esempio per tutti gli sportivi per il suo comportamento esemplare. Anzi, forse è addirittura troppo perfetto”.
    Un commento ironico e pungente, che conferma la grande stima della leggenda del tennis azzurro verso Jannik Sinner. Il ritorno in campo del giovane altoatesino, previsto per l’ATP di Roma tra un mese, è atteso con grande entusiasmo dai tifosi italiani, desiderosi di rivedere il loro numero uno in azione e, chissà, di festeggiare insieme a lui nuovi prestigiosi traguardi.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner si dedica al ciclismo durante la sua pausa dal tennis

    Jannik Sinner nella foto

    Durante la sua assenza di tre mesi dal circuito tennistico, Jannik Sinner sta alternando gli allenamenti su terra battuta con attività di svago per ricaricare le energie fisiche e mentali.
    Il campione italiano e mondiale, dopo aver trascorso alcuni giorni sugli sci – una delle sue passioni di sempre – ha deciso di provare un nuovo sport: il ciclismo. Sinner si è unito a un gruppo di amici per alcune uscite in bicicletta e, secondo quanto riportato, sembra essere entusiasta di questa nuova attività.Questa combinazione di allenamenti specifici su terra battuta e momenti di svago rappresenta la strategia scelta dal team di Sinner per ottimizzare il suo recupero durante questo periodo lontano dalle competizioni ufficiali.Nonostante l’assenza dai tornei, il tennista altoatesino non sta certamente rimanendo con le mani in mano. Gli allenamenti su terra battuta continuano a ritmo serrato, in vista del suo ritorno in campo previsto tra 40 giorni.La scelta di alternare la preparazione tennistica con attività diverse come lo sci e ora il ciclismo sembra essere parte di un piano ben preciso per mantenere la forma fisica generale senza sovraccaricare le articolazioni con il solo tennis.

    New activity unlocked ‍♂️✅️
    Forza
    Via Giulio Ciccione IG https://t.co/z1znyeDBaH pic.twitter.com/BEsnvZd9lX
    — Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) March 29, 2025

    Queste attività alternative non solo contribuiscono al benessere fisico di Sinner, ma rappresentano anche un’importante valvola di sfogo mentale, permettendogli di staccare la mente dalla pressione del tennis professionistico e tornare in campo con rinnovata energia e motivazione.Il ciclismo, in particolare, è uno sport che molti tennisti scelgono come complementare, grazie ai benefici che offre in termini di resistenza cardiovascolare senza l’impatto traumatico tipico della corsa.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    L’anomalia chiamata Jannik Sinner: primo nella Race ATP 2025 con un solo torneo giocato dopo tre mesi di stagione

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    Chi avrebbe mai detto a Jannik Sinner, quando ha accettato la sospensione di tre mesi dall’Agenzia Mondiale Antidoping, che a poco più di un mese dal suo ritorno, non solo avrebbe ceduto pochissimi punti ai suoi rivali, ma sarebbe rimasto anche in testa alla Race (la classifica che conta i punti per anno solare e valida per le ATP Finals di fine anno).
    In altre parole, l’italiano è il giocatore che ha ottenuto più punti in questa stagione (2000) avendo partecipato solamente agli Australian Open. Nessun altro tennista è riuscito ad accumulare un bottino maggiore, nonostante abbiano giocato il tour del Medio Oriente o quello sudamericano, oltre ai due Masters 1000 di Indian Wells e Miami.Un dato interessante che evidenzia due aspetti chiari: l’instabilità del circuito maschile e la straordinaria costanza che mostra l’attuale numero uno del mondo quando è in campo.
    Questa situazione paradossale dimostra quanto sia stato dominante Sinner nella prima parte dell’anno, riuscendo a conquistare il suo terzo titolo del Grande Slam a Melbourne. L’assenza forzata dai campi non ha permesso ai suoi avversari di colmare il divario, evidenziando una mancanza di continuità da parte degli altri top player.
    Sinner si prepara al rientro mantenendo una posizione di forza che pochi avrebbero potuto prevedere al momento della sospensione. Quando tornerà in campo, avrà la possibilità di consolidare ulteriormente il suo vantaggio, partendo da una base già impressionante considerando il limitato numero di tornei disputati.
    Race ATP 2025 LIVE1. Jannik Sinner 🇮🇹 23 (2000) 2. Alexander Zverev 🇩🇪 27 (1665)3. Jack Draper 🇬🇧 23 (1540)4. Carlos Alcaraz 🇪🇸 21 (1410)5. Félix Auger-Aliassime 🇨🇦 24 (1195)6. Ben Shelton 🇺🇸 22 (1110)7. Alex de Minaur 🇦🇺 26 (1085)8. Novak Djoković 🇷🇸 37 (1060)9. Holger Rune 🇩🇰 21 (960)10. Tommy Paul 🇺🇸 27 (900)11. Tomáš Macháč 🇨🇿 24 (895)12. Denis Shapovalov 🇨🇦 25 (875)13. Francisco Cerúndolo 🇦🇷 26 (865)14. Daniil Medvedev 🇷🇺 29 (810)15. Alejandro Davidovich Fokina 🇪🇸 25 (810)16. Stefanos Tsitsipas 🇬🇷 26 (805)17. Taylor Fritz 🇺🇸 27 (795)18. Sebastián Báez 🇦🇷 24 (755)19. Joao Fonseca 🇧🇷 18 (732)20. Andrey Rublev 🇷🇺 27 (730)21. Jiří Lehečka 🇨🇿 23 (720)22. Alexandre Müller 🇫🇷 28 (680)23. Gaël Monfils 🇫🇷 38 (625)24. Casper Ruud 🇳🇴 26 (625)25. Grigor Dimitrov 🇧🇬 33 (610)26. Arthur Fils 🇫🇷 20 (600)27. Camilo Ugo Carabelli 🇦🇷 25 (597)28. Ugo Humbert 🇫🇷 26 (585)29. Tallon Griekspoor 🇳🇱 28 (560)30. Lorenzo Sonego 🇮🇹 29 (540) 31. Miomir Kecmanović 🇷🇸 25 (540)32. Jakub Menšík 🇨🇿 19 (530)33. Aleksandar Kovačević 🇺🇸 26 (515)34. Matteo Berrettini 🇮🇹 28 (500) 35. Zizou Bergs 🇧🇪 25 (493)36. Alex Michelsen 🇺🇸 20 (485)37. Brandon Nakashima 🇺🇸 23 (485)38. Nuno Borges 🇵🇹 28 (440)39. Sebastian Korda 🇺🇸 24 (425)40. Jaume Munar 🇪🇸 27 (420)41. Marcos Giron 🇺🇸 31 (410)42. Reilly Opelka 🇺🇸 27 (403)43. Learner Tien 🇺🇸 19 (400)44. Luca Nardi 🇮🇹 21 (400) 45. Damir Džumhur 🇧🇦 32 (394)46. Laslo Djere 🇷🇸 29 (387)47. Hubert Hurkacz 🇵🇱 28 (365)48. Francisco Comesaña 🇦🇷 24 (363)49. Brandon Holt 🇺🇸 26 (363)50. Quentin Halys 🇫🇷 28 (360)51. Lorenzo Musetti 🇮🇹 23 (350)
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO