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    Rublev: “Safin è sempre stato una ispirazione per me. Quanto durerà? Se non lo ascolto, non penso che lui voglia perdere tempo con me”

    Safin e Rublev in allenamento

    C’è curiosità a Monte Carlo per il debutto della nuovissima “strana” coppia Rublev – Safin. L’ex campione di Monte Carlo (2023) ha scelto di inserire nel suo team un personaggio di grandissimo carisma come Marat, tuttavia a corto di esperienza come coach e ai margini del tennis per moltissimi anni. I due hanno passato una settimana insieme a Nimes in occasione del tour di esibizioni UTS e sul rosso del Principato proveranno a testare come funziona la loro connessione con lo stress del tennis Pro. È una scelta curiosa poiché nessuno può mettere in discussione il talento di Safin, pochissimi tennisti della sua epoca riuscirono a dare del tu alla palla e giocare partite straordinarie come lui, ma quel che è sempre mancato al moscovita per restare agganciato al treno di Federer e compagnia è stato certamente l’applicazione in allenamento e la continuità nella concentrazione nel corso di un torneo, spesso anche nella stessa partita. Sulla voglia di spremersi in campo di Rublev nessuno ha dubbi, ma la sua tenuta mentale è davvero modesta e lo penalizza da sempre. Che l’ascendente e carisma di Marat possa farlo svoltare? Andrey ne ha parlato in una breve intervista rilasciata a Monte Carlo.
    “Innanzitutto, Marat è una persona che mi ha ispirato fin da quando ero bambino” dichiara Rublev. “Poi ovviamente lui mi conosce da quando ero bambino e io conosco lui da quando ero piccolo, e più avanti ho iniziato a conoscerlo meglio. È semplicemente una persona fantastica e poi ha attraversato molte cose difficili nella sua carriera”.
    “Ha dovuto lottare contro molte situazioni, ma in passato ho sempre avuto paura di chiedere su quelle cose. Tuttavia dentro di me ho sempre voluto farlo. E alla fine, quando ho scoperto che si sentiva pronto e che stava cercando di lavorare nel tennis, è stato tipo ‘Ok, devo almeno provarci’. Forse non sono io quello giusto per lui, ma almeno devo chiedere. Alla fine è andata e per lui è stato bello iniziare a lavorare con qualcuno che conosce molto bene, tutta la squadra. Penso che sia stato anche utile”.
    Per quanto tempo Safin darà una mano a Rublev? Non c’è un orizzonte definito, tutto dipenderà da come si svolgerà il lavoro e da come Andrey reagirà. “Spero per molto tempo, ma poi dipenderà se gli piacerà lavorare con me o se si stancherà”, confessa Rublev. “Perché penso che se sentisse che non sto facendo le cose che mi dice o che non sto ascoltando, non credo che sprecherebbe il suo tempo con me. Per il momento sto solo cercando di ascoltare e provare cose nuove. Vedremo come funzionerà, cosa porterà o cosa accadrà”.
    Rublev è indubbiamente tra i migliori colpitori del tour, può picchiare la palla con un ritmo e potenza pari a pochi, ma il suo tennis è sempre stato troppo uguale a se stesso, mono dimensionale, e soprattutto penalizzato gravemente dalla difficoltà di reggere la pressione dei momenti più difficili. Vedremo se Marat riuscirà a cambiare qualcosa nel suo modo di interpretare lo scambio, magari rafforzando i colpi di inizio gioco e con una propensione maggiore ad entrare nel campo per chiudere il punto di volo, e soprattutto se sarà in grado di rafforzare la tenuta mentale di Andrey. Questo è un torneo che conosce molto bene avendolo anche vinto. Un contesto ideale per inserire qualche novità.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Masters 1000 Monte Carlo: Musetti col brivido, ribalta una brutta partenza e rimonta Bu

    Lorenzo Musetti (foto Brigitte Grassotti)

    Il cielo grigio di Monte Carlo non prometteva niente di buono, tra freddo, vento, campo pesante… Così Lorenzo Musetti ha sofferto le condizioni non facili e soprattuto un suo pessimo avvio, con un tennis spuntato e monotono sotto il ritmo, precisione, ordine e intensità di un Yunchaokete Bu che al contrario volava sul campo e non sbagliava praticamente niente. Il cinese domina il primo set e scappa subito avanti di un break anche nel secondo, mentre la reazione del toscano non arriva, anche il suo sguardo è spento, nemmeno “impreca” esternando la propria delusione. Per fortuna da metà del secondo set Lorenzo cambia passo e lo fa affidandosi al back di rovescio e qualche variazione in più che gli consente di uscire dagli schemi razionali, quasi scolastici ma ben eseguiti dal rivale, assai solido ed efficace. La partita svolta in un attimo, quasi all’improvviso. Prima un turno di servizio con i primi veri errori gratuiti del cinese (e finalmente le prime palle break), quindi Bu perde ritmo e precisione sotto il lavoro di “fioretto” di Musetti, che in punta di racchetta è bravo ad aprisi il varco, rimontare il break e quindi scappare in vantaggio, finendo per ribaltare una partita che era iniziata davvero male e sembrava complicatissima, anche per il piglio tutt’altro che “pugnace” del nostro per tutta la prima ora e mezzo di gioco. Musetti alla fine supera Bu per 4-6 7-5 6-3 dopo due ore e quarta minuti di lotta, con diverse fiammate di qualità ma anche troppi errori e incertezze. Una vittoria importantissima perché arrivata soffrendo, in rimonta, quando le cose sembrano tanto, tanto complicate. Al secondo turno Musetti trova Jiri Lehecka, servirà una partenza assai meno lenta e più decisa contro il ceco, che ha altra consistenza al massimo livello rispetto al cinese.
    La partita è stata davvero a due volti. Fino al 6-4 3-2 Bu, Musetti sembrava un film sbiadito di (troppe) sue sconfitte del passato, quando non trovava feeling con le condizioni e l’avversario lo metteva sotto, incapace di trovare un appiglio, una soluzione di gioco per ribaltare l’inerzia a suo favore, o almeno mettere dubbi alle certezze dell’altro. Yunchaokete non ha inventato un bel niente, veniva da due match vinti nelle “quali” e quindi aveva già esplorato a dovere campi e condizioni. Veloce in campo, molte prime palle in gioco quasi sempre al corpo per non aprire l’angolo, il cinese giocava in spinta con maggior aggressività e ordine tattico; ha preso la partita di petto spingendo forte, con ritmo e continuità, conducendo gli scambi alla sua velocità dal centro del campo, bravo a tenere in mano il ritmo del palleggio e rischiare al momento giusto. Tutto bene dal suo lato, pure qualche palla corta ben eseguita vedendo l’azzurro ben dietro a remare… ma troppo, troppo poco dal lato di Musetti per scardinare questo forcing ordinato e continuo dell’avversario. Accettava la velocità del rivale senza la potenza per sfondarlo, ma andava sotto e i suoi tentativi di spezzare il ritmo erano inconcludenti perché non riusciva a lavorare la palla con la sua mano. Ha detto in due occasioni al suo angolo “la palla non gira”, come se non la sentisse, o comunque la sua classe e sensibilità non fossero in grado di entrare e farlo comandare. A metà del secondo set, e sotto anche un bruttissimo break patito in apertura, è arrivata finalmente la reazione, con una racchetta sbatacchiata a terra. Sì, a volte questo gesto non elegante può servire, eccome.
    Si stava giù un po scuotendo Lorenzo, sostenuto a gran voce anche dal suo angolo che gli intimava di non pensare al punteggio negativo ma di darsi forza cercando la variazione, stando nello scambio alle sue condizioni e non col ritmo meccanico e monocorde dell’avversario. Musetti è l’esatto contrario del metronomo, lui è il primo violino che cambia all’improvviso armonia e tensione della melodia. Finalmente Lorenzo ha intravisto qualche errore di Bu, c’ha provato scagliando qualche sbracciata a tutta e un brutto errore col diritto l’ha portato a sbattere la racchetta a terra. Non è bello farlo, ma è stata una reazione, una valvola di sfogo necessaria a scuotersi e riprendere lucidità. In qual game il contro break non è arrivato, ma il taglio di rovescio ha iniziato a funzionare perché con la palla lenta e profonda, spesso un po’ sorta e poi anche più corta, Bu ha perso la sua posizione ideale di comando dal centro del campo, ha perso sicurezza e ha iniziato a sbagliare. Era evidente che il cinese non potesse giocare meglio di così, e sono bastati pochi errori e la pressione del punteggio a portarlo a perdere sicurezza. Lì finalmente è stato bravo Musetti a salire. Ha guadagnato un metro di campo e soprattutto si è scosso. Il braccio è tornato più fluido, veloce, e gli impatti migliori. Contro break, quindi un bel parziale di 6 giochi a 1 con maggior controllo del tempo di gioco.
    Alla fine è andata bene, nel terzo set ha fatto valere sua la maggior classe ed esperienza, il livello è salito come la intensità. Non quel ritmo stantio, ma lento e poi veloce, alto e poi bassissimo, insomma è tornato quel Musetti che tanto piace e diverte. Con troppi errori, ma alla fine la vittoria è arrivata e questo conta più di tutto. Perderla così, senza una reazione, sarebbe stato mortale. Vincerla così, nonostante tanta difficoltà, è molto importante. C’è da migliorare assai l’approccio iniziale, la gestione della tensione e la visione, perché c’ha messo un’ora a mezza a trovare il bandolo della matassa e la sconfitta non era poi così lontana… Adesso, prendere forza da questa vittoria e guardare avanti.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Musetti inizia il match con un gran diritto vincente, poi ne spara uno fuori. Sembra deciso a fare lui il match, portando Bu a rincorrere. La contro mossa del cinese è attaccare, lo fa bene (inclusa una smorzata vincente) e si prende due punti, portandosi 15-40 con due palle break immediate. Comanda lo scambio Lorenzo ma in difesa Bu regge, e alla fine è un diritto del toscano a morire in corridoio. BREAK, Bu avanti 1-0. Alti e bassi col diritto “Muso”, dopo il primissimo punto sbaglia il quarto e poi trova un bel vincente. Ai vantaggi Bu consolida il vantaggio, qualche bel colpo ma troppi errori per Musetti. L’azzurro non incide con il servizio e nello scambio Yunchaokete è bravo trovare l’apertura di campo e incidere. Deve rischiare una smorzata perfetta Musetti per chiudere il terzo game e muovere lo score (2-1). Troppo blando nello scambio il ritmo di Musetti, Bu non fa fatica ad appoggiarsi alla palla dell’azzurro e verticalizzare con un tennis scarno ma efficace. 3-1. Musetti inizia il quinto game con un ritmo superiore e la differenza si vede immediatamente, Bu deve correre di più e non trova il tempo appoggiarsi. Insiste fin troppo Lorenzo nella smorzata e non funziona perché Yunchaokete intuisce ed è una scheggia nel correre avanti. Comunque vince il game, 3-2. In risposta però il carrarino non è incisivo a sufficienza, trascina il sesto gioco ai vantaggi ma sbaglia la misura avventandosi su di una palla corta giocabile. 4-2 Bu. Non bello lo sguardo di Lorenzo nel settimo game: non riesce a sfondare con lo pressione nello scambio la difesa del cinese, e alla fine sbaglia. Il turno di servizio va ai vantaggi e “Muso” lo porta a casa, ma resta molto grigio il cielo sopra di lui, e non solo metereologico, perché Yunchaokete resta solido, propositivo, pronto a verticalizzare e sfruttare il troppo spazio lasciato dall’azzurro. Un tennis schematico, quasi scolastico per Bu, ma talmente ben eseguito da risultare incisivo, e poi serve bene e si porta 5-3 con un altro turno di battuta convincente. Sul 30 pari Lorenzo è costretto a lavorare uno scambio durissimo per portarlo a casa, poi un diritto pesante gli vale il game, 5-4. Dopo aver sbagliato l’ennesimo diritto, Musetti si rivolge sconfortato al suo angolo dicendo che “la palla non gira”, come se facesse enorme fatica a caricare i colpi e troppi già errori (già 16). Bu sbaglia due colpi in scambio, rarità, sente probabilmente il momento, ma sul 30 pari tira un gran diritto d’attacco ed è un fulmine a correre avanti e toccare una volée stoppata corta di ottima qualità. Set Point Bu. Regala Lorenzo, un diritto da sinistra decolla e vola vita. SET Bu, ampiamente meritato. Molto deludente Musetti, mai davvero entrato con forza in partita nonostante l’81% di prime palle in gioco, segno che è proprio nello scambio a non fare la differenza.
    Secondo set, Musetti inizia al servizio. Prova a comandare ma non “sfonda” e sbaglia per primo. La sua palla oggi sembra non fare male, e sul 15-30 un rovescio banale in rete cercando il lungo linea lo condanna a doppia palla break. A testa bassa va a servire fin troppo velocemente e prova una smorzata mal giocata che non passa la rete. BREAK Bu, ma è Musetti ad essere uscito mentalmente dalla partita, non sembra trovare una reazione, né tecnica, né agonistica. Si lamenta con il suo angolo dopo l’ennesimo errore… gioca con frenesia ma nemmeno spingendo così tanto da voler spaccare la palla e questa è le peggior condizione possibile: sfiducia ed errori non forzati (già 21 in 12 game). Enorme la differenza di vivacità del cinese, che fa il pugno dopo un diritto colpito con forza che passa un Lorenzo chiamato a rete e incapace di rigiocare la palla con qualità. 2-0 Yunchaokete, incredibilmente in controllo della partita. L’orologio senza l’ora di gioco e finalmente Lorenzo trova un rovescio lungo linea vincete che lascia fermo l’avversario, miglior esecuzione dell’incontro per l’italiano in un oceano di errori. Un buon game per Lorenzo, spalle al muro, anche una smorzata stavolta corretta e ben eseguita, 2-1. Il problema è trovare il jolly in risposta per riaprire la partita. Ci prova finalmente nel quarto game: spinge con più intensità e si porta 15-30, poi ai vantaggi sbaglia un diritto in rete dopo essersi aperto il campo e la sua racchetta vola a terra per la frustrazione… almeno c’è una prima reazione emotiva. Bu vince un altro scambio riprendendo bene la palla corta, 3-1. La sfuriata forse ha almeno liberato un po’ il braccio di Lorenzo che trova un bel vincente e una chiusura con la volée alta dopo una smorzata ottima, 3-2. Dall’angolo cercano di tenere su Musetti, spingerlo a convogliare tutta la energia in spinta e determinazione. Bu sbaglia malamente uno smash all’inizio del sesto game e sul 30 pari cerca una smorzata che non esce bene, arriva e chiude Musetti. Palla break! La prima di tutta la partita, ma se la gioca bene: altra smorzata, stavolta perfetta. Ottima tenuta mentale nel primo momento di difficoltà. Il cinese perde posizione sotto i back di rovescio finalmente più incisivi dell’italiano, che con un attacco in contro tempo si prende il campo e chiude di volo. Purtroppo anche la seconda palla break non va, Bu spinge e sbaglia per primo il toscano. Sul ritmo il cinese oggi è superiore, spinge bene e sbaglia niente, vola via l’ennesimo diritto di Lorenzo e 4-2 Bu. Musetti porta a casa il settimo game con discreta qualità, incluso un S&V improvviso, forse da usare più spesso (me serve una prima palla molto incisiva), 4-3. Nell’ottavo game, dopo un’ora e mezza con rarissimi errori e zero incertezze, Bu concede qualcosa sotto i colpi più profondi dell’azzurro. Un diritto banale out sul 30-15 e quindi un doppio fallo! Altra palla break per Lorenzo, la terza dell’incontro. È quella buona! Bu regala ancora col diritto, BREAK Musetti, impatta lo score 4 pari e caccia un urlo liberatorio. Si è sciolto il braccio di “Muso”, il back di rovescio è una rasoiata che spezza il ritmo del rivale, che ha perso la pazienza ora sbaglia per primo. Sorpasso Musetti, 5-4. Ha perso sicurezza il cinese, il diritto prima perfetto ora cede alla terza o quarta palla di scambio. Parità. È anche calata la percentuale di servizio di Bu, ma regge e impatta lo score 5 pari. Si entra nel rush finale. Lorenzo sbaglia un tocco stretto non facile sotto rete, 30 pari, poi comanda col diritto e rovescio, palle lungo linea che governa ora con la corretta intensità. 6-5 con una splendida sbracciata di rovescio, che finora era terribilmente mancata. Bu sbaglia uno smash, gli costa il 15-30, poi Musetti è bravo a bloccare in riposta e cambiare passo col diritto, bella accelerazione e 15-40, due Set Point. È più vivo il suo sguardo. Yunchaokete annulla il primo pizzicando una riga di fondo in scambio, 30-40; SI!!! Con una magia in risposta, un rovescio bloccato che diventa un tracciante in lungo linea, imprendibile, Musetti vince il set 7-5. Fiammata di qualità e miglior risposta di tutto il match, necessaria per uscire dalle secche di una partita iniziata malissimo. Si va al terzo.
    Dopo un discretamente lungo toilette break, Musetti riparte al servizio e Bu non ne indovina una… solo errori e via, 1-0, l’azzurro può fare corsa di testa (e parziale di 6 game a 1 per Lorenzo dal 4-2 Yunchaokete). Musetti ha conquistato campo, il back di rovescio ora il colpo principe per muovere il ritmo e l’avversario tanto che Bu non ha più il ritmo precedente e alla fine sbaglia. Altra intensità e soprattutto piglio del toscano, ma Bu riesce a rimontare un pericoloso 15-30 spingendo bene, 1 pari. Lorenzo forza out due diritti, attenzione, 15-30, ma rimedia con un’ottima variazione col back di rovescio – il colpo che l’ha rimesso in partita – e poi attaccando la rete. 2-1. Diversi errori in questa fase, qualche tocco di classe di Musetti alternati a giocate non consone al momento. Bu è meno incisivo rispetto all’avvio dell’incontro ma regge. Si avverte stanchezza fisica e mentale in campo, la miglior qualità non c’è più. Lorenzo si aggrappa alla smorzata per avanzare, 3-2. Nel sesto game Musetti mette in campo forza fisica e qualità di tocco, con un bel pressing e poi smorzata vincente, 15-30, poi sul 30 pari trova un rovescio profondissimo e chiusura di volo sicura, 30-40, palla break! Bu comanda col diritto ma ne centra male uno che vale all’azzurro il BREAK! 4-2 avanti, è a due passi da una importantissima rimonta. Forte del vantaggio, il braccio di “Muso” è libero, e tornano quelle sbracciate di rovescio iconiche, tra le più belle del tour. Passo avanti e via, comanda Lorenzo forte di un parziale di 9 game a 3. Ora è lui che decide il tempo di gioco, sbatte il rivale nell’angolo e chiude di classe. 5-2 Musetti con un game a zero. Fa il dito verso il campo Lorenzo, “io resto qua” sembra dire. Serve per chiudere sul 5-3. Il diritto non tradisce, gran sbracciata vincente e 30-15, poi è il rovescio a fallire, errore strano, c’è tensione. Un bel servizio vale il Match Point. Serve and Volley! Chiude con stile una partita inizia malissimo, finalmente ribaltata trovando il bandolo della matassa, bravo ad approfittare del primo calo del rivale e usando meglio le sue armi migliori, i tagli e il cambio di ritmo. Un raggio di sole in una giornata tanto griglia… Ora Lehecka, servirà una partenza assai diversa.

    Yunchaokete Bu vs Lorenzo Musetti ATP Monte-Carlo Yunchaokete Bu653 Lorenzo Musetti [13]476 Vincitore: Musetti ServizioSvolgimentoSet 3L. Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-303-5 → 3-6Y. Bu 15-0 15-15 30-15 40-152-5 → 3-5L. Musetti 15-0 30-0 40-02-4 → 2-5Y. Bu 0-15 15-15 15-30 30-30 ace 30-402-3 → 2-4L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-152-2 → 2-3Y. Bu 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 df A-401-2 → 2-2L. Musetti 15-0 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-401-1 → 1-2Y. Bu 15-0 15-15 15-30 30-30 40-300-1 → 1-1L. Musetti 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 2Y. Bu 15-0 15-15 15-30 15-40 30-405-6 → 5-7L. Musetti 15-0 30-0 30-15 df 30-30 40-305-5 → 5-6Y. Bu 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-404-5 → 5-5L. Musetti 15-0 30-0 40-0 40-154-4 → 4-5Y. Bu 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 df4-3 → 4-4L. Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-304-2 → 4-3Y. Bu 0-15 15-15 30-15 ace 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 A-403-2 → 4-2L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-153-1 → 3-2Y. Bu 15-0 15-15 df 15-30 30-30 40-30 ace 40-40 A-402-1 → 3-1L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-152-0 → 2-1Y. Bu 15-0 30-0 30-15 40-15 ace1-0 → 2-0L. Musetti 15-0 15-15 15-30 15-400-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1Y. Bu 15-0 30-0 30-15 30-30 40-305-4 → 6-4L. Musetti 0-15 15-15 15-30 30-30 40-305-3 → 5-4Y. Bu 15-0 15-15 30-15 40-15 ace4-3 → 5-3L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 A-404-2 → 4-3Y. Bu 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-403-2 → 4-2L. Musetti 15-0 30-0 ace 30-15 30-30 40-303-1 → 3-2Y. Bu 15-0 15-15 30-15 30-30 40-302-1 → 3-1L. Musetti 15-0 30-0 40-0 40-15 40-302-0 → 2-1Y. Bu 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 A-401-0 → 2-0L. Musetti 15-0 15-15 15-30 15-400-0 → 1-0

    Statistica
    Bu 🇨🇳
    Musetti 🇮🇹

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    254
    288

    Ace
    4
    1

    Doppi falli
    3
    1

    Prima di servizio
    56/101 (55%)
    69/90 (77%)

    Punti vinti sulla prima
    39/56 (70%)
    49/69 (71%)

    Punti vinti sulla seconda
    22/45 (49%)
    11/21 (52%)

    Palle break salvate
    3/6 (50%)
    0/2 (0%)

    Giochi di servizio giocati
    15
    16

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    189
    151

    Punti vinti sulla prima di servizio
    20/69 (29%)
    17/56 (30%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    10/21 (48%)
    23/45 (51%)

    Palle break convertite
    2/2 (100%)
    3/6 (50%)

    Giochi di risposta giocati
    16
    15

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    14/17 (82%)
    14/20 (70%)

    Vincenti
    15
    35

    Errori non forzati
    35
    45

    Punti vinti al servizio
    61/101 (60%)
    60/90 (67%)

    Punti vinti in risposta
    30/90 (33%)
    40/101 (40%)

    Totale punti vinti
    91/191 (48%)
    100/191 (52%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    219 km/h (136 mph)
    215 km/h (133 mph)

    Velocità media prima
    194 km/h (120 mph)
    177 km/h (109 mph)

    Velocità media seconda
    152 km/h (94 mph)
    148 km/h (91 mph) LEGGI TUTTO

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    Sinner, la fragilità che crea il Campione

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Sentirsi fragile può essere tutt’altro che un difetto, può diventare un’opportunità. Rappresenta una condizione di instabilità che porta alla reazione e quindi la reazione costruisce nuove consapevolezze. La fragilità diventa punto di forza quando riesce a farti capire ancora di più chi sei e quanto sei forte. Di fragilità ha parlato Jannik Sinner nell’intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport a latere di un evento organizzato da uno dei suoi main sponsor, uno dei tanti che con fermezza fin dal giorno del “fattaccio” si è schierato senza se e senza ma con il nostro campione, credendo ciecamente alla sua correttezza.
    “Ero molto fragile dopo quello che è successo”, racconta Jannik nelle prime parole rilasciate alla stampa dopo aver accettato la sospensione con lo stesso entusiasmo di quando sei costretto a trangugiare un calice di fiele… “Ero molto fragile perché sono successe cose che non mi aspettavo, reazioni dentro di me inattese. Vi direi una bugia. Risulterei una persona senza sentimenti ed emozioni, senza niente. Però nella vita si impara. Anno dopo anno conosco sempre meglio me stesso, come sono come persona e anche sul mio valore”.
    Questo pensiero è clamorosamente prezioso, bello e importante. Da scolpire su pietra e tramandare ai posteri dello sport – e non solo – appeso in una lapide nell’area dedicata allo sport del Foro Italico, dove il nostro campione tra un mese finalmente tornerà a fare quello che ama e che riesce a fare nessuno: giocare a tennis, divertirsi e vincere. È un pensiero rivelatore che spiega in poche parole perché Sinner è lassù sul trono del tennis mentre tutti gli altri in questi due mesi di assenza non sono riusciti minimamente ad avvicinarlo. Jannik è concentrato unico di talento motorio, di rapidità di pensiero e reattività che, con un lavoro certosino, ha cesellato una tecnica di gioco eccezionale grazie alla quale colpisce la palla in modo fluido e preciso, a creare un tennis vincente in tutte le situazioni che si possono verificare durante il gioco. La sua forza sta nella decontrazione degli impatti, nella velocità generale, nella fluidità che lo porta a tirare fortissimo. Ma questa meravigliosa architettura tecnica cadrebbe miseramente se non fosse sostenuta da una forza mentale assoluta, granitica, quella che gli permette di reggere la pressione e fare la giocata e la scelta giusta, anzi cavalcare il momento e così andare sopra agli avversari.
    Per tutto questo la sua umanità, l’imperfezione che sempre sente dentro di sé e che lo stimola a migliorare, e anche la fragilità, quella di cui ha parlato ieri nell’intervista, sono gli ingredienti fondamentali che hanno creato l’uomo Sinner. Badate bene: in uno sport spietato come il tennis di vertice, più del tennista Jannik è l’uomo Jannik a vincere. In questo momento storico della nostra disciplina, il “rosso” da Sexten è nettamente avanti a tutta la concorrenza perché non c’è assolutamente nessun avversario nel pieno della sua carriera che sia così tanto uomo come Jannik, così stabile, maturo e consapevole. Uno che ha capito i propri difetti e fragilità e che con coraggio si è guardato in faccia allo specchio deciso ad affrontarli, perché non c’è altra via per superarli e così diventare una persona migliore, più forte e consapevole. Tutto questo lavoro su se stesso in campo ha un valore inestimabile, è come partire in ogni game da 15, …forse anche da 30. Nessun altro sport come il tennis vive di tensione, di stress, di paure e della necessità di applicare in un millisecondo un problem solving efficace a furia di colpi e scelte di gioco. Jannik è nato “destinato al lavoro”, come lui stesso ha più volte affermato, certo che tutto era da fare, costruire e migliorare con ore ed ore di dura applicazione, ripetizioni ed analisi, per arrivare il giorno dopo in campo con ancor più fame per cancellare ruvidità e problemi. A partire dalla sua testa, dalla conoscenza di se stesso perché in campo, nella partita, sei nudo di fronte ai problemi posti dall’avversario e dal gioco e solo se ti senti forte e consapevole puoi reagire e farcela. E Jannik ce la fa, meglio di chiunque altro.
    Perché Alcaraz, Zverev e tutti gli altri non sono riusciti ad approfittare di queste settimane con il “Re” sospeso in quel limbo immeritato ed avvicinarlo pericolosamente? Perché a livello di forza interiore sono ben più distanti dei 3000 e fischia punti certificati dal ranking ATP. Il più vincente dell’era moderna, Mr. Djokovic, è oggettivamente un po’ consumato per reggere sul lungo periodo, resta un avversario formidabile nel match secco o nel singolo torneo, dove ritengo che con la sua classe immensa e sterminata forza interiore possa ancora fare il colpaccio, chissà magari anche in uno Slam se tutto dovesse girare bene (magari sui prati londinesi…). Ma tutti gli altri hanno deluso su tutta linea perché non sono minimamente vicini a Sinner per maturità e consapevolezza.
    Tra un mese Sinner tornerà in campo, e tutti potremo finalmente metterci alle spalle questa vicenda tremenda, parlare solo e soltanto di tennis e speriamo anche tornare a sorridere con tante vittorie, come è successo sino alla finale di Melbourne. “Sono successe cose che non mi aspettavo, reazioni dentro di me inattese. (…) nella vita si impara. Anno dopo anno conosco sempre meglio me stesso, come sono come persona e anche sul mio valore”. Sinner ha scelto di non parlare fino a ieri, e l’ha fatto dicendo come sempre poche parole ma molto chiare. Queste che ho appena riportato nuovamente sono le migliori che tutti i suoi sostenitori e gli amanti del tennis potessero sperare. Reazioni dentro di me; nella vita si impara; conosco sempre meglio me stesso; anche sul mio valore. È la conferma dell’economica circolare che ho provato a descrivere in questo editoriale, quello che ha portato Jannik Sinner a diventare il tennista più forte del mondo e l’uomo più consapevole e stabile su piazza. Fragilità che fa riflettere, Reazione a difficoltà inattesa, Imparare e conoscere meglio se stesso, Consapevolezza del proprio Valore. Gli ingredienti che hanno formato il ragazzo e sostenuto la creazione del Campione. Jannik tornerà a Roma tirato a lucido fisicamente come mai, e pure agonisticamente incazzato per lo stop ingiusto subito. Ne vedremo delle belle…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Marrakech: Bellucci troppo falloso, Griekspoor vince in due set

    Mattia Bellucci in campo a Marrakech (foto IG Grand Prix Hassan II)

    Giocare un tennis complesso, difficile, con continue variazioni e “pennellate” come quello di Mattia Bellucci diventa impresa ardua in una giornata nella quale senti meno la palla, c’è tanto vento e il servizio non ti sostiene, anzi affossa le speranze con poche prime di servizio in campo e troppi doppi falli. A peggiorare il contesto tutt’altro che roseo per l’azzurro la consistenza e potenza in spinta di Tallon Griekspoor, che nei quarti di finale dell’ATP 250 di Marrakech batte il 23enne di Busto Arsizio per 6-3 6-4, accedendo alla semifinale del torneo marocchino. L’olandese viene dai quarti di finale a Indian Wells, torneo nel quale ha battuto il n.2 del mondo Zverev, quindi era lecito aspettarselo in buona condizione nonostante il salto di superficie col primo torneo sul “rosso” in stagione, ma a dire il vero il n.37 del mondo ha giocato una partita accorta e consistente, con poche di quelle fiammate a tutto braccio che, quando in giornata, lo rendono avversario assai scomodo per tutti. È stato chiaro fin dall’avvio che Bellucci fosse in difficoltà: tanti errori banali e un servizio letteralmente non pervenuto. Quando Mattia ha subito il break nel quarto game, in due turni di battuta ha commesso 4 doppi falli e mettendo in gioco solo 3 prime palle sue 13 punti. Impossibile fare partita pari contro un avversario tosto, pronto a spingere forte col diritto dopo una buona prima palla in gioco come l’olandese, tutt’altro che scintillante ma meno falloso (21 gli errori a fine match per Griekspoor, contro i 35 di Bellucci, tantissimi a fronte dei 15 vincenti, gli stessi dell’avversario).
    Tallon è uno che ha la dinamite nel braccio e può lasciarti letteralmente basito da pallate a tutta, imprendibili, ma spesso è vittima di alti e bassi e regala qualcosa, quando meno te lo aspetti o quando la pressione è massima; oggi è stato discretamente accorto e ha lasciato che fosse l’azzurro a sbagliare per primo, pensando soprattutto a servire con continuità e colpire con potenza col diritto per far valere il netto gap di forza nello scambio di ritmo, del resto l’olandese è di un’altra cilindrata. La tattica di Mattia, variare tanto, alzare la parabola e poi accelerare, con tagli improvvisi, era corretta ma servono esecuzioni migliori e meno errori per renderla fattiva. Per tutto il primo set di fatto non c’è quasi mai riuscito, solo la smorzata gli ha portato bei punti e ha spezzato il ritmo al rivale. Anche la risposta non ha sostenuto Mattia, i suoi colpi bloccati sono stati ben gestiti dall’avversario, che è andato in difficoltà solo nel game finale del primo set, quando ha concesso improvvisamente ben tre palle break all’azzurro per colpa di una serie di incertezze. Qua Griekspoor ha fatto valere la sua classe e maggior esperienza, tamponando i tentativi di Mattia con un paio di bordate a tutta, tra le migliori esecuzioni della sua partita. Il secondo set invece è girato su di un solo break, concesso da Bellucci nel quinto game per suoi errori, classico passaggio a vuoto, ma già nel turno di battuta precedente si era salvato da un game pessimo con ben 3 doppi falli.
    Non è stata una partita bella, oggettivamente gli errori sono stati molti più dei colpi vincenti e nemmeno tanti gli scambi spettacolari. Il gioco è stato fin tropo spezzettato da incertezze e condizioni non facili, tra il vento e quale rimbalzo non amico dei due in campo. Poche sono state le fasi di vera lotta agonistica, concentrata in pochi game. Lì tuttavia è venuta fuori la mentalità ottima di Bellucci: quando c’è stata bagarre e da soffrire, è stato bravo a tirare fuori la giocata, sente il momento e ci prova con un coefficiente di rischio alto ma non esagerato. Non sempre è andata bene, come dimostra lo zero a palle break sfruttate su quattro ottenute, ma alcuni frangenti della partita è andato a prendersi il punto o c’ha provato con un’attitudine corretta. E quando ha grandinato, non è crollato ma è rimasto aggrappato alla partita. È il segnale che il giocatore c’è. La sconfitta odierna di Mattia è venuta dalla maggior forza e regolarità del rivale nello scambio e soprattutto per la nettissima differenza di qualità al servizio tra i due. Griekspoor quando ne ha avuto bisogno si è cavato da situazioni scomode con le battuta, in particolare nei due game conclusivi dei due set: servendo per chiudere sul 5-4 un paio di castronerie l’hanno condannato a palla break, ma l’Ace è arrivato salvifico. Al contrario Bellucci ha servito davvero con poca qualità e a questo livello non te lo puoi assolutamente permettere. Mattia ha chiuso il match col 74% dei punti vinti con la prima palla in campo: indica che quando ha comandato lui ed è riuscito a gestire il punto, il suo braccio, le sue accelerazioni e improvvisi tagli funzionano anche contro un avversario tosto come l’olandese. È tutta esperienza per Bellucci, un passaggio necessario a diventare un tennista più forte.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Griekspoor alza la prima palla del match e vince un buon game, potente in spinta e sicuro alla battuta. Bellucci invece litiga col servizio, due doppi falli, e Tallon fa una corsa incredibile per rimette (vincente) una smorzata niente male di Mattia. Ci riprova il lombardo e stavolta l’olandese neanche ci prova, eccellente il tocco. Ace e 1 pari. Griekspoor spinge con potenza e precisione, Bellucci prova a variare per uscire dallo scambio ma in risposta regala 4 errori, e poi sul 2-1 ancora un doppio fallo che gli costa lo 0-30. Lo aiuta ancora la “smorza”, subito dopo il servizio, quasi un buffetto alla palla che muore appena al di là del nastro. Però con 3 prime palle su 12 non si va molto lontano… e infatti un altro erroraccio in scambio costa a Mattia 15-40. Niente, ancora seconda palla e doppio fallo, il quarto del match. BREAK Griekspoor, ma davvero ha fatto tutto l’azzurro, che si ritrova sotto 3-1 e per la frustrazione scaraventa a terra la racchetta. Il momento negativo di Mattia è sottolineato dall’ennesima stecca del nostro, mentre Tallon spara un Ace a 215 km/h e, nonostante una palla mal centrata, si porta 4-1 in controllo, forte di un servizio che funziona. La sensazione è che Bellucci cerchi in tutti i modi di non entrare nello scambio di potenza e ritmo, è una scelta corretta ma… le esecuzioni tra tagli ed accelerazioni a tutta non sono molto precise, e la battuta non ne vuol sapere di entrare. Tallon si lamenta del rimbalzo irregolare delle seconde dell’italiano e qualcosa concede, 4-2. Nemmeno il tennis dell’olandese è brillante, ma il servizio lo aiuta e col diritto controlla i suoi game. Nell’ottavo game finalmente la battuta di Bellucci prende ritmo e la differenza è enorme, game a zero per il 5-3. Servendo per il parziale Griekspoor combina un disastro sotto rete e Bellucci lo sorprende con un altra palla corta ottima. Tallon scaraventa un diritto banale lungo, errore che lo condanna al 15-40. Splendido il rovescio cross dell’olandese che annulla la prima palla break, miglior colpo del set, 30-40; segue un diritto eccellente, che colpitore Tallon… Con un altro tocco modesto sotto rete l’olandese spreca il primo set point, il vento è molto forte in questa fase del match. È teso Griekspoor, sbaglia male un diritto in spinta, terza PB per Bellucci. Ace, il modo migliore per cancellarla. Alla fine Tallon chiude il set per 6-3 al terzo Set Point, con una risposta in salto esagerata di Mattia. Non un bel set, complessivamente, per livello di gioco, solo qualche vincente in mezzo a tanti errori.
    Bellucci inizia il secondo set al servizio e nello scambio resta incerto, non trova sicurezza nell’impattare le palle consistenti del rivale. Sul 15-30 lo aiuta – finalmente – il servizio, ottimo Ace esterno di piazzamento, e poi un altro da destra. 1-0. Griekspoor continua a veleggiare sicuro nei suoi game, servizio e diritto funzionano a dovere (e spazzolano le righe!), 1 pari. Nel terzo game la battuta abbandona di nuovo l’azzurro, due doppi falli di fila… è chiaro che Mattia teme la risposta del rivale e rischia la seconda palla, ma così i punti donati sono troppi. Quando la prima palla è in gioco, allora comanda e riesce a chiudere bene il punto. Il terzo doppio fallo del game, ai vantaggi, costa la palla break a Bellucci. Ace, ancora una curva esterna non così rapida ma precisa. Scossa la testa l’olandese dopo aver subito un taglio di rovescio di Mattia che sfida le leggi della fisica e supera di un niente la rete… Che tocco. 2-1 Bellucci. Nel quinto game l’azzurro sbaglia due rovesci in scambio e sul 15-30 è sfortunato con un nastro che rallenta un sul drive, 15-40, due palle break delicatissime. Rischia un diritto lungo linea Bellucci, ma la palla gli esce di poco. BREAK Griekspoor, sfrutta gli errori dell’italiano e si ritrova avanti 3-2 e servizio. Purtroppo il 23enne di Busto Arsizio non è incisivo in risposta, mentre Tallon tocca una volée bassa per niente facile con mano stupenda. 4-2 Griekspoor. Il set scorre via rapido e senza sussulti fino al 5-4, Tallon serve per il match. Dopo due ottimi 15, commette il primo doppio fallo dell’incontro, quindi sparacchia un diritto con troppa foga, sulla risposta aggressiva del nostro. 30 pari. Piccolo momento di tensione per l’Orange, che sbaglia ancora col diritto, troppa fretta e bloccato coi piedi. Palla break per Bellucci! Griekspoor trova una gran prima palla ed è comoda la chiusura a due passi del net. Mattia sgomma da tutte le parti e si difende come meglio può, ma con uno smash tutt’altro che facile Griekspoor vola a Match Point. Ace, chiude in bellezza e vola in semifinale. Più forte Tallon, ma che bel torneo per Mattia, in continua crescita e con due partite vinte. Oggi non è andata bene, è un tassello di esperienza che lo aiuterà nelle prossime settimane.

    ATP Marrakech Tallon Griekspoor [1]66 Mattia Bellucci [8]34 Vincitore: Griekspoor ServizioSvolgimentoSet 2T. Griekspoor 15-0 30-0 30-15 df 30-30 30-40 40-40 A-405-4 → 6-4M. Bellucci 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 df A-405-3 → 5-4T. Griekspoor 15-0 30-0 40-04-3 → 5-3M. Bellucci 15-0 30-0 30-15 30-30 40-304-2 → 4-3T. Griekspoor 0-15 15-15 30-15 40-15 40-303-2 → 4-2M. Bellucci 15-0 15-15 15-30 15-402-2 → 3-2T. Griekspoor 15-0 15-15 30-15 40-151-2 → 2-2M. Bellucci 15-0 15-15 df 15-30 df 30-30 40-30 40-40 40-A df 40-40 ace A-401-1 → 1-2T. Griekspoor 15-0 ace 30-0 40-00-1 → 1-1M. Bellucci 15-0 15-15 15-30 30-30 ace 40-30 ace0-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1T. Griekspoor 15-0 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 ace A-40 ace 40-40 A-405-3 → 6-3M. Bellucci 15-0 30-0 40-0 ace5-2 → 5-3T. Griekspoor 15-0 30-0 30-15 40-15 40-304-2 → 5-2M. Bellucci 15-0 15-15 30-15 40-154-1 → 4-2T. Griekspoor 15-0 15-15 30-15 40-15 ace 40-303-1 → 4-1M. Bellucci 0-15 0-30 df 15-30 15-40 df2-1 → 3-1T. Griekspoor 15-0 30-0 40-01-1 → 2-1M. Bellucci 15-0 15-15 df 30-15 ace 30-30 df 40-30 40-40 A-40 ace1-0 → 1-1T. Griekspoor 0-15 15-15 30-15 40-150-0 → 1-0

    Statistica
    Griekspoor 🇳🇱
    Bellucci 🇮🇹

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    302
    247

    Ace
    5
    6

    Doppi falli
    1
    8

    Prima di servizio
    35/62 (56%)
    34/59 (58%)

    Punti vinti sulla prima
    27/35 (77%)
    26/34 (76%)

    Punti vinti sulla seconda
    18/27 (67%)
    9/25 (36%)

    Palle break salvate
    4/4 (100%)
    1/3 (33%)

    Giochi di servizio giocati
    10
    9

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    176
    56

    Punti vinti sulla prima di servizio
    8/34 (24%)
    8/35 (23%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    16/25 (64%)
    9/27 (33%)

    Palle break convertite
    2/3 (67%)
    0/4 (0%)

    Giochi di risposta giocati
    9
    10

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    9/13 (69%)
    3/5 (60%)

    Vincenti
    15
    15

    Errori non forzati
    21
    35

    Punti vinti al servizio
    45/62 (73%)
    35/59 (59%)

    Punti vinti in risposta
    24/59 (41%)
    17/62 (27%)

    Totale punti vinti
    69/121 (57%)
    52/121 (43%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    212 km/h (131 mph)
    217 km/h (134 mph)

    Velocità media prima
    194 km/h (120 mph)
    187 km/h (116 mph)

    Velocità media seconda
    159 km/h (98 mph)
    165 km/h (102 mph) LEGGI TUTTO

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    Houston da record, solo tennisti statunitensi ai quarti di finale

    Jenson Brooksby a Houston

    La terra battuta non è la “classica” superficie amata dai tennisti statunitensi, perlopiù relegata ad alcuni campi nelle gigantesche strutture o accademie della Florida, o sud est dello stato. Tuttavia all’ATP 250 di Houston si è verificato un fatto alquanto curioso e assai rilevante a livello statistico. Con la vittoria di ieri sera di Alex Michelsen su Adrian Mannarino in tre set, il tabellone del torneo texano si è allineato ai quarti di finale e gli otto giocatori ancora in corsa per il successo finale sono tutti… statunitensi! Questo non accadeva dal torneo di Orlando del 1991, quindi da ben 34 anni.
    In quell’occasione i “magnifici otto” furono Andrea Agassi, Chuck Adams, Pete Sampras, David Pete, Malivai Washington, Brad Gilbert, Derrick Rostagno e Jimmy Arias. Alla fine il titolo andò ad Agassi, che sconfisse Rostagno per 6-2 1-6 -6-3.
    Dopo 34 anni a Houston ecco che si ripete un All American sweep, con quattro quarti di finale tra connazionali, così composti: Tommy Paul affronta  Colton Smith, il ritrovato Jenson Brooksby se la vede con Aleksandar Kovacevic, Chris Eubanks vs. Brandon Nakashima e Alex Michelsen vs. Frances Tiafoe, che qua vinse nel 2023. Sembra un torneo molto aperto, senza un chiaro favorito.

    ALL-AMERICAN QF LINEUP IN HOUSTON 🇺🇸
    For the first time in the Open Era at this event and on the ATP Tour since 1991 (Orlando), Americans fill all 8 quarterfinal spots.#USClay pic.twitter.com/pCuTgEjiVa
    — Tennis TV (@TennisTV) April 4, 2025

    È una piccola curiosità statistica ma anche la conferma di come il tennis a stelle e strisce abbia ritrovato un ottimo numero di tennisti, con un livello medio piuttosto elevato rispetto a qualche anno fa quando il solo Isner era costantemente nella top20, con il resto dei connazionali relegati nelle seconde file eccetto qualche exploit di Sock. Attualmente gli Stati Uniti hanno 10 tennisti nella top 100 ATP, con Fritz come miglior giocatore (n.4), tre top 20 (Paul, Shelton, Tiafoe) e altri talenti come Korda e il giovanissimo Tien, esploso quest’anno ad alto livello, già n.69 ATP a soli 19 anni.
    Vedremo chi porterà a casa il titolo a Houston, succedendo a Ben Shelton. Il torneo del resto è quasi sempre una faccenda tra giocatori di casa: nel 2023 vinse Tiafoe, nel 2022 fu la volta di Opelka per restare agli anni recenti.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Marrakech: Bellucci “di fioretto”, batte un Herbert inconsistente

    Mattia Bellucci a Marrakech

    Con in campo Mattia Bellucci non ci si annoia mai, troppo affascinante il suo tennis vario e imprevedibile. E se al di là della rete c’è un avversario inconsistente, incapace di imporre tanta forza nello scambio e/o con i colpi d’inizio gioco, beh, le pennellate del nostro talento regalano non solo spettacolo ma anche vittorie. Con una buonissima partita, condotta con il piglio del giocatore vero, Bellucci supera Pierre-Hugues Herbert nel secondo turno dell’ATP 250 di Marrakech (6-2 7-5 lo score), successo che gli apre le porte ai primi quarti di finale in carriera di un torneo su terra battuta nel tour maggiore, dove attende Griekspoor o Carreno. La vittoria del lombardo è limpida: ha dominato il campo per tutta la durata del match con un tennis ricco di variazioni, tra palle cariche spin per aprirsi il campo ed allontanare il rivale – già di per se poco aggressivo nello scambio… – alternate ad improvvise accelerazioni e tocchi corti, “storti”, che hanno dato zero ritmo e punti di riferimento al francese.
    Dopo aver dominato il primo set contro un Herbert davvero povero di intensità e qualità, falloso anche sotto rete dove di solito esprime il proprio meglio, Bellucci è stato bravissimo a reagire immediatamente all’unico momento di difficoltà della partita, un pessimo turno di battuta sul 2-1 del secondo set dove ha letteralmente regalato il game all’avversario con una serie di errori di diritto banali, un mix di fretta e confusione su cosa fare. Lì la partita poteva complicarsi o addirittura girare perché Herbert aveva iniziato meglio il secondo set, palleggiando un po’ di più per trovare ritmo e non offrirsi, come nel primo parziale, all’azzurro con attacchi poco incisivi. Mattia è stato pronto a rispondere con aggressività e mettere pressione al rivale, che ha restituito il break, e quindi continuare a governare il gioco, strappando l’allungo decisivo con un parziale di 10 punti a 0 dal 15-30 del 5-4 Herbart, pure “arrabbiato” per un time violtion subito a suo dire ingiustamente. Se Mattia si accende, …son dolori!
    Bellucci in realtà è stato bello “acceso” e vivace per tutta la partita, sempre pronto a creare disagio negli schemi offensivi ma un po’ traballanti di Herbert, a sua volta troppo falloso per far gara pari di tocco contro il nostro giocatore, assolutamente più veloce a coprire il campo e assai più reattivo nel rispondere ad ogni mossa del rivale. Mattia è un tennista unico: ha precisi limiti di potenza vista la sua cilindrata non esattamente alta, ma è una scheggia nell’avventarsi sulla palla e pochi hanno la sua combinazione di tempo d’impatto e lettura delle posizioni sul campo, così che con la sua mano e soluzioni tecniche riesce a proporre traiettorie insidiose e mai uguali, rendendo ogni scambio un vero rebus da risolvere in un millisecondo, pena esser trafitti da un angolo aperto, una discesa a rete, una smorzata perfetta. Devi tenerlo fermo con potenza e vigore, altrimenti se si gioca di fioretto il nostro è da medaglia d’oro, non lo prendi più. Pierre-Hugues ha servito così così, non ha la potenza per sbaragliare Mattia ed è stato pure troppo falloso, cercando la via della rete con approcci non così profondi e insidiosi. In più occasioni l’azzurro ha lasciato correre il braccio con passanti al corpo consistenti provocando errori di volo del rivale, e pure con la risposta è stato bravo a mettere pressione, entrando in campo e comandando. Una partita iniziata bene e finita meglio, pure con quel piccolo screzio con l’arbitro sul 5-4 che per assurdo l’ha ancor più acceso. 10 punti di fila, break e turno di servizio sicuro. Sipario e quarti di finale, assolutamente meritati.
    Nei quarti, sia contro Griekspoor che Carreno, sarà una sfida completamente diversa poiché entrambi hanno un’altra potenza rispetto ad Herbert, ma allo stesso tempo sono tennisti poco duttili e le variazioni continue di Bellucci potrebbero essere l’arma adeguata ad aprire il fianco ai rivali. Dovrà anche rispondere bene per non crollare a rincorrere metri fuori dal campo. Nella vittoria odierna Mattia ha servito solo il 55% di prime palle in gioco, troppo poche contro avversari più potenti, qua deve assolutamente migliorare per continuare la sua corsa in Marocco.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Herbert alza la prima palla del match, ma il servizio – uno dei suoi colpi migliori – non lo aiuta, e pure l’attacco alla rete non è preciso. Solo seconde palle per il francese e sul 30 pari Bellucci è bravo a rispondere una palla consistente e poi correre avanti e tirare un comodo passante. Mattia strappa subito il BREAK grazie al doppio fallo di Pierre-Hugues, entrato malissimo nel match, incerto anche sotto rete dove, con la sua esperienza e classe in doppio, di solito eccelle. Eccelle invece Bellucci nel suo primo game, gioca benissimo il “gancio” stretto col diritto mancino ed è un fulmine a correre a rete e chiudere di volo. 2-0, addirittura con un servizio dal basso sul 30-0 con Herbert in risposta 3 metri dietro, tanto che non c’ha nemmeno provato. Il 34enne di Schiltigheim è in netta difficoltà anche nel secondo turno di battuta, è molto irregolare nello scambio sulle palle alte e nemmeno così veloci del nostro. Un volée pessima ai vantaggi costa un’altra palla break ad Herbert, ma stavolta spara un Ace e poi chiude il game, 2-1. Bellucci è sicuro nei suoi turni, controlla il tempo di gioco con le sue variazioni ed è bravo ad aprire l’angolo con un corretto mix di rotazione e anticipo. 3-1. Il duello servizio del francese – risposta dell’italiano è tutto a favore di Bellucci, che ne trova due ottime nel quinto game, 0-30. Pierre-Hugues continua a litigare con la prima palla, ne alterna alcune ottime ad altre troppo lente per venire a rete, tanto che sul 30 pari Mattia indovina un angolo imprendibile col rovescio cross e ottiene una chance del doppio allungo. Stavolta Herbert difende bene la rete, bravo in uno smash non comodo. Bellucci ha un’altra palla break grazie al doppio fallo del rivale, e il BREAK arriva grazie ad una riposta potente che manda in bambola la volée del rivale, davvero irriconoscibile sotto rete. 4-1 Bellucci, bravo a consolidare ulteriormente il vantaggio con un turno di servizio a zero. Il set non ha altre scosse, Herbert trova un briciolo di consistenza al servizio ma Mattia, con l’ottavo colpo vincente, chiude per 6-2 un parziale dominato con velocità e palle piuttosto lavorate che hanno messo in crisi il rivale. Mattia sicuro, ma oggettivamente un parziale giocato molto male dal francese. Solo 3 punti persi dall’azzurro nei suoi turni di battuta.
    Herbert inizia il secondo set al servizio. Un buon game, vinto a zero senza prendersi molti rischi e palleggiando di più invece che provare la via della rete con attacchi modesti. Bene anche Bellucci, il diritto inside out funziona e la sue palle liftate non sono facili da aggredire per l’avversario. 1 pari. Sul 2-1 Mattia inizia male il turno di battuta con due errori da fondo campo, un po’ di fretta forse nello spingere la palla cercando la riga dopo il servizio. 0-30. Spara un Ace, poi cerca la smorzata ma la palla sbatte sul nastro, 15-40, prime palle break concesse. Altro diritto out, indietreggiando, qua davvero il classico non forzato che gli costa il BREAK e manda avanti Herbert 3-1. Qua il francese dà un bell’aiuto all’azzurro tornando ad attaccare la rete con approcci pessimi e poi un diritto out gli costa il 30-40. Stavolta il serve and volley di PHH è buono, grazie ad un servizio con una curva esterna perfetta. Con una splendida risposta bloccata e via a rete chiudere Mattia si prende di forza un’altra chance del contro break. Doppio fallo Herbert, regalassimo e BREAK che riporta in carreggiata il nostro, 3-2 e poi 3 pari con un turno di battuta a zero (e un altro servizio da sotto). Il contro break ha rianimato Bellucci, tornato a spingere trovando rotazione e la corretta profondità, senza esagerare. 0-30, Herbert è di nuovo sotto pressione e si affida al gioco di volo, il pezzo forte del suo repertorio. Poi il francese tocca in modo terrificante una smorzata sul 30 pari con la palla che quasi non arriva alla rete… chance per scappare via per l’azzurro, ma Pierre-Hugues serve bene e si salva. 4-3. Il set entra nella fase calda ma scorre sui turni di servizio. Sul 5-4 Herbert si porta 15-30 con un buon attacco, e Bellucci si arrabbia con il giudice di sedia per un time violation provocato da un rumore dagli spalti. Mattia non si scompone, tira due diritti vincenti uno più bello dell’altro e impatta 5 pari, bravo a gestire un momento delicato con freddezza. La breve sfuriata ha accesso totalmente Bellucci, bravissimo a rispondere aggressivo, avanzare e chiudere, 0-30. Herbert sbaglia una volée alta scolastica e crolla sotto 0-40, con tre chance eccezionali per l’azzurro. Buona la prima: un nastro stoppa la risposta di Mattia, il francese corre avanti e la rimette, ma il seguente lob del lombardo è perfetto. BREAK Bellucci, serve per il match sul 6-5. Sicuro con la prima palla, pronto a spingere con giusta misura, Mattia vola 40-0, tre match point. Si assicura il successo col secondo, buon servizio. Applausi a Bellucci, bravo a comandare il gioco e riprendersi immediatamente dall’unico passaggio a vuoto di una partita ottima. Aspetta Griekspoor o Carreno, la sua a Marrakech continua.

    ATP Marrakech Pierre-Hugues Herbert25 Mattia Bellucci [8]67 Vincitore: Bellucci ServizioSvolgimentoSet 2M. Bellucci 15-0 30-0 40-0 40-155-6 → 5-7P. Herbert 0-15 0-30 0-405-5 → 5-6M. Bellucci 15-0 15-15 15-30 30-30 40-305-4 → 5-5P. Herbert 0-15 15-15 30-15 40-154-4 → 5-4M. Bellucci 0-15 15-15 30-15 40-15 ace 40-304-3 → 4-4P. Herbert 0-15 0-30 15-30 30-30 40-40 A-403-3 → 4-3M. Bellucci 15-0 30-0 40-03-2 → 3-3P. Herbert 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 40-A df3-1 → 3-2M. Bellucci 0-15 0-30 15-30 15-402-1 → 3-1P. Herbert 0-15 15-15 30-15 40-151-1 → 2-1M. Bellucci 15-0 ace 15-15 30-15 40-151-0 → 1-1P. Herbert 15-0 30-0 40-00-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1M. Bellucci 0-15 15-15 30-15 40-152-5 → 2-6P. Herbert 15-0 30-0 30-15 40-151-5 → 2-5M. Bellucci 15-0 30-0 40-0 ace1-4 → 1-5P. Herbert 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A df1-3 → 1-4M. Bellucci 15-0 15-15 15-30 30-30 40-301-2 → 1-3P. Herbert 15-0 15-15 15-30 30-30 ace 40-30 40-40 df 40-A 40-40 ace A-400-2 → 1-2M. Bellucci 15-0 30-0 40-0 ace0-1 → 0-2P. Herbert 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 df0-0 → 0-1

    Statistica
    Herbert 🇫🇷
    Bellucci 🇮🇹

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    225
    296

    Ace
    2
    4

    Doppi falli
    4
    0

    Prima di servizio
    39/63 (62%)
    28/50 (56%)

    Punti vinti sulla prima
    26/39 (67%)
    21/28 (75%)

    Punti vinti sulla seconda
    9/24 (38%)
    16/22 (73%)

    Palle break salvate
    4/8 (50%)
    0/1 (0%)

    Giochi di servizio giocati
    10
    10

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    162
    186

    Punti vinti sulla prima di servizio
    7/28 (25%)
    13/39 (33%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    6/22 (27%)
    15/24 (63%)

    Palle break convertite
    1/1 (100%)
    4/8 (50%)

    Giochi di risposta giocati
    10
    10

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    9/18 (50%)
    6/9 (67%)

    Vincenti
    13
    19

    Errori non forzati
    28
    15

    Punti vinti al servizio
    35/63 (56%)
    37/50 (74%)

    Punti vinti in risposta
    13/50 (26%)
    28/63 (44%)

    Totale punti vinti
    48/113 (42%)
    65/113 (58%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    215 km/h (133 mph)
    208 km/h (129 mph)

    Velocità media prima
    191 km/h (118 mph)
    180 km/h (111 mph)

    Velocità media seconda
    159 km/h (98 mph)
    156 km/h (96 mph) LEGGI TUTTO

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    Ferrara parla del caso Clostebol: “Non consegnai nulla al fisioterapista e lo avvisai dei rischi, per nessuna ragione doveva entrare in contatto con Jannik”

    Umberto Ferrara

    Umberto Ferrara, ex preparatore atletico di Jannik Sinner e direttamente coinvolto nel “Caso Clostebol” che ha portato alla positività del n.1 nei controlli anti doping e quindi ad accettare una sospensione di tre mesi proposta da WADA per responsabilità oggettiva del suo team, per la prima volta ha rilasciato un’intervista nella quale racconta nel dettaglio la sua versione dei fatti. È un contributo molto interessante che rivela particolari finora inediti della faccenda, visto che Sinner non è mai entrato nel dettaglio. Ferrara ha parlato alla Gazzetta dello Sport riportando la sua versione dei fatti. Questi i passaggi più significativi del suo pensiero sulla faccenda.
    “Era giusto attendere la pronuncia degli organi competenti, che non mette in dubbio il mio operato” racconta Ferrara, oggi nel team di Matteo Berrettini. “Ho subito un grave danno alla mia reputazione personale e professionale. Tutti hanno letto articoli o commenti che riportavano i fatti in maniera non conforme a quanto accertato dal Tribunale Indipendente con la sentenza del 19 agosto”.
    Ferrara conferma di essere pienamente consapevole dei rischi del Trofodermin a livello anti doping. Come mai ce l’aveva con se a Indian Wells? “Lo utilizzo da anni in quanto prescritto dal medico specialista quale farmaco di supporto per una patologia cronica. Ero perfettamente consapevole del divieto e l’ho sempre custodito con massima cautela, nel mio beauty personale. Lo avevo negli USA perché mi sarebbe potuto servire per la patologia e per averlo a disposizione, essendo all’estero”.
    Questo il passaggio più significativo, come il prodotto è entrato in possesso di Naldi, che a sua volta l’ha trasmesso in modo indiretto a Sinner. “Non ho consegnato nulla a Naldi, gliene ho suggerito l’utilizzo poiché aveva un taglio a un dito che non cicatrizzava e rendeva complicato il suo lavoro. Fui molto chiaro nel comunicare a Naldi la natura del prodotto e la necessità che per nessuna ragione dovesse entrare in contatto con Jannik. Infatti ne ho consentito l’uso solo all’interno del mio bagno personale. Naldi non ha negato di essere stato informato, ma ha detto di non ricordare“.
    Chiedono a Ferrara se avesse mai avuto il dubbio che Naldi poteva aver trattato Jannik senza guanti o senza essersi lavato le mani in modo accurato, visti i rischi: “Assolutamente no, proprio per gli avvertimenti che gli avevo fornito e per le sue competenze”.
    La sua reazione una volta arrivata la comunicazione della positività: “Incredulità e stupore. Sentendo parlare di clostebol, il collegamento con il Trofodermin è stato immediato. In poche ore abbiamo ricostruito i passaggi che hanno portato alla contaminazione di Jannik e ho fornito le prove dell’acquisto dello spray presso una farmacia di Bologna”.
    “Ho trovato molto equilibrate le dichiarazioni e ho apprezzato il fatto che ITIA abbia chiarito di aver fondato le valutazioni sulla base di una consulenza resa da un team legale. Con il senno di poi è facile dire che non rifarei le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui. Mi ha fatto soffrire la superficialità, a volte aggravata dalla malafede, con cui molte persone hanno trattato la mia posizione all’interno della vicenda”
    Ferrara così risponde a chi criticato la scelta di Berrettini di affidarsi a lui dopo la vicenda di Sinner: “Non sono sorpreso dalle critiche, dal momento che sono pervenute da quelle stesse persone (giornalisti e non solo) che hanno trattato con superficialità la vicenda. Matteo si è documentato e ha preso le decisioni che ha ritenuto migliori. Se mi sono sentito demonizzato? Sì, molto. Ho dovuto constatare che qualcuno ha scelto di attaccare la mia persona, riportando fatti e circostanze in modo superficiale, ignorando deliberatamente il contenuto della sentenza del Tribunale Indipendente, che ha ben determinato dinamiche e responsabilità individuali”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Piatti parla di Sinner: “La rottura con Jannik? Ero rigoroso, a volte rigido, e a un certo punto è stato troppo da reggere. Per il dopo Cahill vedo bene Moya”

    Riccardo Piatti con Jannik Sinner

    Il nome di Riccardo Piatti resterà per sempre legato a quello di Jannik Sinner. L’attuale n.1 del mondo nel febbraio del 2022 scelse – con una decisione allora sorprendente – di interrompere la collaborazione con il coach che l’aveva raccolto bambino a soli 13 anni e portato a diventare prima uomo e poi grande tennista, lavorando in modo eccezionale su fisico e tecnica di gioco. Il dibattito su quel che ne sarebbe stato del tennis e successi di Sinner restando a fianco del suo mentore non avrà mai fine, ma è indubbio che la mano, cultura del lavoro, tecnica di gioco e mentalità del nostro campione è stata forgiata in modo indelebile dagli insegnamenti e anni trascorsi insieme a Riccardo, cosa questa che lo stesso Jannik riconosce. Chi vi scrive restò sorpreso e dubbioso da quella scelta, affermai che si assumeva un enorme rischio; ma allo stesso tempo il volersi costruire un team su misura decidendo in prima persona il proprio futuro era un segnale clamorosamente importante. Il tennista è un atleta solo in campo: la forza di assumersi la totale responsabilità della direzione da prendere e l’impegno per risolvere problemi in campo e fuori, prendendo le redini dalla propria carriera, indicava una voglia totale di autodeterminazione, quella ti porta sicurezza nel gioco e forza mentale. Si chiama maturità, autostima, coscienza di se stessi. Oggi, dopo tre anni, possiamo dire che la scelta di Sinner è stata assolutamente vincente: sulla base solidissima costruita con Piatti, ha costruito un grattacielo ardito e bellissimo, arrivando a toccare il cielo con un dito. Piatti resterà un passaggio decisivo nella costruzione del nostro n.1, e per questo un parere di Riccardo è sempre importante e gradito. Il Corriere della Sera ha intervistato il coach lombardo nella sua Bordighera, dove sta continuando ad insegnare tennis a molti giovani promettenti. Riportiamo i passaggi più significativi dell’intervista, nella quale si ripercorre anche il momento della rottura nel 2022 e si guarda al prossimo futuro tra il rientro in campo a Roma e la scelta del dopo Cahill, per la quale Riccardo ha un nome ben preciso.

    “Ho smesso di vivere la vita degli altri” racconta Riccardo al Corriere. “52 settimane all’anno in trasferta, la famiglia che ruota intorno alle esigenze del giocatore: Gasquet, Ljubicic, Raonic, Djokovic, Sinner. Quando ho finito con Jannik ammetto di aver avuto qualche mese di stordimento, poi sono andato verso quello che piace a me: insegnare tennis. Il Piatti Center non è un supermarket: qui si fa un processo di crescita. L’ho fatto anch’io. È stato un clic mentale, sono cambiate le priorità ma il tennis rimane in cima ai miei pensieri. Ora inseguo i sogni dei ragazzini”.
    Le settimane di tennis senza Jannik hanno visto i suoi principali rivali deludere invece di approfittare della chance per avvicinarlo nel ranking, e nuovi talenti – molto giovani – hanno spiccato il volo, come Mensik e Draper. Così la vede Piatti: “Vedo un momento di passaggio. In vetta c’è un Sinner molto cresciuto. Alcaraz insegue, ma non crocifiggetelo: ha già quattro Slam, è solo del 2003, si sta costruendo vita e carriera. Arriverà anche la maturità. C’è un cambio generazionale in atto. Joao Fonseca, a 18 anni, ha giocato solo 33 match ATP. Io a Jannik dicevo che ne doveva fare 150 prima di poter aspirare al salto di qualità. Lui aveva fretta: al 139° è diventato n.9 del mondo. Diamo tempo a Fonseca, riparliamone quando arriva a quota 80 partite. Mensik ne ha giocate 69, e ha già vinto a Miami. Lo trovo interessante però anche nel suo caso risentiamoci tra 60/70 match. Non conosco la motivazione di questi talenti, conoscevo bene quella di Jannik: mi ricordava molto Novak Djokovic. Un’arroganza agonistica rasente alla cattiveria“.
    Non sono molti i contatti di Riccardo e Jannik: “Lo sento di rado. Però l’8 novembre mi ha mandato gli auguri di compleanno. Eravamo alla vigilia delle ATP Finals. Divertiti e facci divertire, gli ho scritto. Andrà bene, ha risposto. Sapeva già tutto. Sapeva che avrebbe vinto”.
    Ecco il passaggio forse più interessante dell’intervista. Piatti ripercorre quei giorni del gennaio 2022, quando si è consumata la rottura clamorosa con Jannik dopo il ritorno dall’Australia. “Tutti ricordano il match con Daniel, a Melbourne, nel gennaio 2022, quando ha detto: stai calmo, cazzo. Ce l’aveva con me per cose di campo, era già successo altre volte: è normale dinamica tra coach e giocatore. Non è quello il problema. Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato. Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Ljubicic mi rimprovera che gli dicevo: decidi pure tu, Ivan, ma poi fai come dico io. Per Jannik questo rigore, a un certo punto, è stato troppo da reggere. Se rifarei tutto? Sì. Era l’unico modo per arrivare in alto. Dovevo dire di no, dare regole. L’ho preso a 13 anni, se n’è andato a 20. In quel momento, sentivo di dover fare così. Come oggi con Dhamne: un giorno mi manderà anche lui a quel paese. Ci sta. Ivan invece era differente: all’inizio gli vietai di portare la moglie agli Slam, lui non batté ciglio. Ognuno è diverso. Certo il rigore può diventare un difetto, a volte esagero. So essere duro“.
    Se fosse rimasto a guidare Sinner, molto probabilmente Piatti avrebbe vinto quel titolo Slam che gli è sempre mancato… “È un’idea che avevo in testa, ma non credo di valere meno come coach perché non l’ho ancora vinto. E comunque in Jannik e nei suoi tre titoli Slam, senza nulla togliere al suo team, rivedo molto del lavoro che abbiamo fatto insieme a Dalibor Sirola, Andrea Volpini e Claudio Zimaglia. Fondamentale, per me, fu allenare Djokovic ma non ebbi il coraggio di abbandonare Ljubicic per andare a tempo pieno dietro a Novak”.
    Chiedono a Riccardo chi vedrebbe bene al posto di Cahill: “Carlos Moya, che avevo già preso in considerazione. È stato numero 1, conosce il circuito. Umanamente è un’ottima persona, come Darren. Renzo Furlan, ora che ha smesso con Paolini, è libero. Ljubicic è molto valido. Oppure Becker, che avevamo contattato; però lavorare con Boris è più complicato. I nomi sono questi”.
    Secondo Piatti lo stop di tre mesi non avrà un forte impatto sul gioco del n.1, che vede pronto a vincere appena rientrerà: “Sarà subito forte. Io credo davvero che quest’anno possa fare il Grande Slam. La sospensione gli ha allungato la vita: arriverà a fine stagione fresco. Si gioca troppo, mentalmente non ci si ferma mai. Lui tornerà carico e motivato. Lo è sempre stato. In pandemia molti ne approfittavano per non allenarsi, Gasquet nello stop per doping ha preso otto chili, Jannik non ha perso un giorno. Sa perfettamente dove vuole andare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO