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    Djokovic si racconta: “Il tennis è stato una piattaforma per crescere come persona. Per anni ho cercato di non far trasparire nulla, ero arrivato al punto di non esprimere alcuna emozione. Piansi per giorni dopo l’operazione al gomito, avevo giurato che mai l’avrei fatto”

    Novak Djokovic nel corso dell’intervista

    La libertà di un podcast lungo e rilassato ha dato l’occasione a Novak Djokovic di aprirsi e raccontare molto della sua vita, mentalità, interessi, incluso fragilità e debolezze che ha tenuto nascoste per anni e anni. Il campione serbo ha parlato a ruota libera (per quasi due ore!) nell’interessante Jay Shetty Podcast, spaziando non tanto sul tennis giocato quanto sulla vita, su valori, crescita personale e mentalità. Da uomo ormai maturo e consapevole, “Nole” ha fornito il suo punto di vista su molti temi, è un podcast complesso e interessante che vale la pena di essere ascoltato per intero. Qua riportiamo alcuni passaggi significativi, alcuni del tutto inediti, come quando il 24 volte campione Slam ha confessato di aver pianto per giorni poiché deluso dall’essersi sottoposto a un intervento al gomito, visto che aveva giurato a se stesso che mai avrebbe accettato di finire sotto i ferri in carriera. O come abbia sentito la necessità di cambiare mentalità e atteggiamento per uscire da quello che la narrazione sportiva “impone” agli atleti.
    La lunga intervista inizia con una domanda non banale: quanto ti è costato diventare Novak Djokovic? Interessante la risposta di “Nole”: “Innanzitutto devo essere grato a tutti coloro che sono stati intorno a me fin dalle prime fasi della mia giovinezza, persone che mi hanno spinto verso un percorso di crescita interiore, di protezione di me stesso con un approccio olistico alla mia vita, alla prevenzione degli infortuni, al recupero fisico e mentale. Ero giovane, non lo capivo all’inizio. Mi sono fidato della mia prima maestra (Jelena Gencic, ndr), lei mi ha educato anche fuori dal campo. All’inizio era due volte a settimane, poi di più, questo mi ha forgiato. Sono una persona che ha una memoria visuale, ho sempre osservato molto, anche degli altri giocatori. Lei mi ha introdotto dalla musica classica, allo scrivere per tenere fermi dei concetti. All’inizio questo era molto facile: chiudi gli occhi e immagina di sentirti dove vorresti essere una volta da giocatore adulto. È stata una partenza importante per me. Ho capito che il tennis non è solo uno sport individuale e chi è con te è fondamentale. Ho capito che il tennis non è solo correre dietro a una palla sognando di vincere Wimbledon. Il tennis per me è stato una piattaforma per crescere come persona, per lavorare dentro di me, l’ho iniziato a capire già da piccolo con la prima maestra. Sono una persona curiosa, voglio conoscere per diventare una persona migliore e non mi accontento mai di quello che già conosco. Ora che sono adulto e padre, sto cercando di bilanciare la famiglia e gli altri impegni che ho fuori dal campo insieme alla carriera, sono e mi sento ancora un tennista professionista. Ho lavorato molto su me stesso, ma continuo a stupirmi su quanto ancora sia ignorante di tante cose e debba continuare ad investire per arrivare ad una migliore conoscenza. A volte è difficile per me accettarlo. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito imbattibile, come se potessi camminare sull’acqua, ma c’è anche l’altra faccia della medaglia quando le cose non vanno. Ci sono dei momenti meravigliosi in questo processo di conoscenza e scoperta ma anche altri difficili, duri da affrontare”.
    In una carriera lunga più di venti anni e avendo vinto tutto quello che c’era da vincere, è difficile trovare la motivazione ad andare avanti con la stessa spinta e intensità. “Penso di aver raggiunto in carriera tutto quello che potevo sognare, ma continuo a volerlo” continua Djokovic, “sono attivo sul tour proprio perché voglio ancora vincere e ispirare i giovani. Sento dentro questa esigenza di non essere mai abbastanza per me stesso, sento la forza dentro di testare i miei limiti fisici e mentali. Quando arrivi a 30 anni, inizi a pensare che i giorni del ritiro non sono più lontani… Le cose nel tempo sono cambiate, la cura del corpo è migliorata tantissimo e le carriere si sono allungate molto. Si guadagna bene vincendo e c’è la possibile di inserire nel proprio team persone che ti aiutano a restare sano e performare. La devozione alle ottimi abitudini per il proprio corpo e mente è qualcosa duro da mantenere. È importante avere intorno un ambiente che ti stimola e aiuta a questo sforzo, poi la cosa deve partire da dentro. Viviamo inoltre in una società che ci spinge a fare una vita con tantissime cose ed esperienze molto belle ma che non vanno nella giusta direzione, quindi è necessario una dedizione totale per uscire di questo circolo vizioso e restare focalizzati a quello che è importante per stare al meglio. Ho vinto Slam, medaglia d’oro per il mio paese… ora i miei obiettivi sono cambiati. Sono anche di avere una pace interiore”.
    Interessante anche un passaggio sulle emozioni, un conflitto interiore che l’ha accompagnato per anni, fino ad una svolta: “Nello sport, e ancor più nel tennis che è uno sport individuale, sembra quasi proibito mostrare emozioni, una vulnerabilità, perché così si pensa che tu si stia dando un vantaggio all’avversario. Questo fa parte anche della narrazione del gioco. Se piangi sei visto come un debole. Per anni ho cercato di essere duro, non far trasparire nulla per andare dritto visto gli obiettivi, e ho finito per chiudermi in me stesso. Ero arrivato ad un punto in cui non esprimevo alcuna emozione, addirittura anche con la mia ragazza, che poi è diventata mia moglie… ma in realtà sono una persona aperta, mi piace parlare ed esprimere i miei pensieri e sentimenti. Ho cambiato il mio approccio direi 10 anni fa, ma per tanto tempo mi sono uniformato alla narrazione prevalente”.
    Djokovic rivale un retroscena inedito relativamente agli infortuni: “Il mio peggior infortunio è stato al gomito, mi sono dovuto operare nel 2017. Non sono uno che prende antinfiammatori, ma nel tennis a volte giochiamo cinque giorni di fila e per sopravvivere ho dovuto farlo. Sono arrivato ad un punto nel quale avvertivo dolore anche prendendo la massima dose consentita di pillole antinfiammatorie, quindi anche se non volevo assolutamente ricorrere all’intervento, non ho avuto altra scelta. Avevo giurato a me stesso che non mi sarei mai operato in tutta la mia carriera, e per questo sono rimasto deluso da me stesso per averlo fatto, ho anche pianto per giorni per accettarlo. È successo, e ho fatto anche una artroscopia al ginocchio dopo il problema avvertito a Roland Garros. Il menisco era andato e non c’era alternativa. Ho giocato e finito quella partita in cui mi sono fatto male, anche se il medico mi disse subito in campo che la situazione non era affatto facile. Ho resistito e dopo una mezz’ora il dolore se n’è andato, ho vinto la partita. Ma all’indomani mi sono fatto una risonanza e la diagnosi è stata rottura del menisco. Mi sono dovuto ritirare dal torneo e operazione immediata, c’era Wimbledon dopo solo 3 settimane. Ricordo i discorsi col mio team… e col mio fisioterapista… Ci vogliono dalle 4 alle 6 settimane, ma alcuni atleti riescono ad aver recuperi miracolosi. Il fisio mi disse non pensare nemmeno per un secondo di poter giocare Wimbledon. Io non risposi niente, tutti i membri del team furono d’accordo. Poi dopo poco dissi a tutti di vedere come il mio corpo avrebbe risposto nelle due settimane successive, tanto posso cancellarmi dal torneo qualche giorno prima dell’inizio. Ero con le stampelle, ma mi sono messo con tutta la mia forza a cercare di recuperare, e ce l’ho fatta, sono arrivato in finale. Poi alle Olimpiadi ho vinto l’Oro. Dopo l’operazione, in un momento di grandissima difficoltà, qualcosa ha fatto click nella mia testa. Sentire il mio fisio dirmi quella cosa, di non pensarci nemmeno, è stata la molla di cui avevo bisogno. In quella situazione ho trovato un obiettivo, una sfida da vincere. È come nei nostri giorni, il bisogno di sentire una nuova sfida, un obiettivo da raggiungere”.
    Interessante poi il passaggio sulla motivazione prendendosi un nemico da sfidare e battere, anche tra il pubblico… “Gli atleti di massimo livello a un certo punto della loro carriera hanno bisogno di sfide, si nutrono di quello per andare avanti. Faccio mie le parole di Michael Jordan nella serie “Last Dance”, quando ha affermato che finiva per selezionare uno spettatore nel pubblico che gli stava dicendo di tutto per trasformarlo in un nemico, ma solo perché aveva bisogno nella sua testa di un nemico da battere. Mi riferisco a questo, anche se io non ho avuto per forza bisogno di fare lo stesso in ogni mia partita. Ho avuto molte esperienze non sempre semplici col pubblico nel corso della mia carriera… Soprattutto quando giocavo contro Federer o Nadal la grande maggioranza del pubblico era contro di me, è stata una sfida ma spiega anche da dove venga la mia forza mentale. Anche all’interno di contesti ostili, ho trovato una via per vincere la partita, trasformare quell’energia in benzina e non farmi abbattere”.
    Djokovic fornisce una visione di quello che potrebbe fare dopo il tennis: “Una delle mie grandi passioni e interessi attualmente è quello che potrei definire come salute, sentirsi bene, cura di se stessi. Mi immagino sempre più coinvolto in attività che possano portare le persone a prendersi cura del proprio benessere: come si mangia, si beve, si fa attività, si dorme, e via dicendo. Per esempio moltissima gente, incluso atleti di massimo livello, non capiscono l’importante di idratare adeguatamente le proprie cellule. È cruciale alla nostra salute e non solo nello sport. Non è facile assumere tutto dall’alimentazione per questo avere degli integratori può aiutare, come escludere dal proprio corpo moltissime sostanze che provocano dei processi infiammatori che causano molti problemi di salute. Nel mondo ci sono milioni di diete, ma sull’idratazione sono tutti d’accordo, è una parte decisiva della nostra salute”.
    Il suo migliore e peggiore giorno in campo: “Il migliore è stato vincere l’Oro olimpico per il mio paese nel 2024, ha sorpassato anche l’emozione del vincere Wimbledon per la prima volta. Il peggiore… direi ancora alle Olimpiadi, quando a Rio 2016 persi la possibilità di vincere l’oro. Ero con dei problemi al polso, non sapevo se giocare o meno, e persi da Del Potro. Ero al picco della mia carriera, avevo vinto tutti e quattro gli Slam, ero nel momento più dominante della mia vita, e arrivai a Rio sentendo problemi al polso. Il draw è stato pessimo, Del Potro all’esordio, e persi. In quel momento ho sentito che il mio mondo fosse crollato. Le Olimpiadi si giocano ogni quattro anni e arrivarci al massimo non è affatto scontato. Le ho vinte arrivando in un momento difficilissimo e per quello è così speciale, a 37 anni…”.
    “Il mio avversario più tosto mentalmente? Me stesso, di gran lunga…” afferma Novak, “mentre fisicamente il più duro è stato Nadal. Le battaglie con lui sono stato incredibili, come la finale degli Australian Open 2012 dopo quasi sei ore di partita. Dopo il match durante la premiazione ci siamo entrambi piegati con le gambe che tremavano, tanto che qualcuno è arrivato con due sedie. Avevo entrambi i calzini macchiati di sangue per quanto avevo speso, ma con l’adrenalina della partita ero riuscito a resistere a tutto. Quando i muscoli si sono rilassati non riuscivo nemmeno a camminare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Loeppky: “Sarò papà per la terza volta! La Lube è molto competitiva!”

    Assente illustre ai Campionati del Mondo nelle Filippine per aver rinunciato alla chiamata del suo Canada, lo schiacciatore cuciniero Eric Loeppky è il fuoriclasse in più della preparazione biancorossa. L’atleta americano tiene alto il livello degli allenamenti della Cucine Lube Civitanova, spiega ai tifosi le motivazioni speciali che lo hanno spinto a rimanere nelle Marche e, senza mezzi termini, mostra un mix di entusiasmo e ottimismo per la nuova annata in SuperLega Credem Banca con il suo Club, che ritiene altamente competitivo.
    Hai scelto di non andare al Mondiale per stare con la tua famiglia. Vuoi spiegare ai tifosi le tue ragioni?
    Eric Loeppky: “Certo! Questo è un momento davvero particolare della mia vita e voglio restare al fianco della mia famiglia perché in arrivo c’è la mia terza bambina. Siamo in fibrillazione molto entusiasti anche perché è questione di giorni per il parto. Tengo molto al Canada e al Mondiale, ma questo era il momento di prendermi una pausa e di vivere l’attesa con la mia dolce metà!”.
    Quest’estate sei rimasto in forma prendendo parte al campionato americano di beach volley. Giusto?
    “Sì, mi è servito per non scendere di tono e farmi trovare più che pronto per questa stagione. Mi sono dato da fare sulla sabbia e ora sento i benefici!”.
    In vista della nuova stagione, quali sono i tuoi obiettivi personali?
    “Siamo reduci da un’ottima stagione che ci ha portato a disputare tutte le finali vincendo la Coppa Italia. Dobbiamo ripartire come squadra dall’eredità dell’ultima annata. Personalmente non vedo l’ora di diventare papà per la terza volta. Intendo continuare a dare il massimo in biancorosso e vedere ciò che accadrà!”.
    Quali sono le tue impressioni su questo nuovo gruppo?
    “L’ossatura è inalterata e nel complesso il gruppo è simile al precedente, molto forte. Anche gli innesti sono tutti validi, da vicino ho già visto all’opera Noa. Penso che in estate sia stato fatto un grande lavoro. Sono entusiasta in vista della stagione!”. LEGGI TUTTO

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    La Lube lavora con un buon ritmo, il punto di Francesco Oleni

    La terza settima di preparazione atletica della Cucine Lube Civitanova procede spedita. Il gruppo dimezzato per il Mondiale alle porte non impedisce all’head coach Giampaolo Medei e al secondo allenatore Francesco Oleni di dettare ritmi sostenuti nelle sedute di tecnica sul campo dell’Eurosuole Forum. Grandi manovre con il supporto degli assistenti Enrico Massaccesi e Matteo Zamponi. Buone risposte sul fronte atletico grazie alle pianificazioni del preparatore Massimo Merazzi.
    New entry in biancorosso, Oleni si è ambientato in fretta nello staff e sta vivendo l’esperienza nelle Marche tutta d’un fiato, dimostrandosi già in preseason un tassello ideale per la crescita degli atleti, grazie alle sue analisi costanti e scrupolose dei progressi nei fondamentali con l’ausilio dello scoutman Alessandro Zarroli.
    Francesco Oleni (secondo allenatore Cucine Lube Civitanova): 
    “Seppur a ranghi ridotti, abbiamo svolto un discreto numero di sedute tecniche e il bilancio è positivo. Siamo ovviamente un cantiere aperto, una specie di laboratorio che riunisce ragazzi con storie e momenti diversi nel loro sviluppo tecnico della carriera. Li seguiamo anche individualmente; è encomiabile il loro impegno nel cercare di raggiungere gli obiettivi per soddisfare le proposte dello staff. Il gruppo è eterogeneo, mi stimola la composizione internazionale della squadra e mi appassiona cercare una coesione di fronte a un mix di culture tra elementi di diversi paesi. Anche il feeling tra i veterani e i giovanissimi è un aspetto fondamentale alla Lube, c’è un rapporto diretto e trasparente. Sul fronte dello staff mi sento a casa e parlo lo stesso linguaggio dello scoutman Alessandro Zarroli, appassionato di statistiche come me e con cui mi capisco al volo quando si parla di numeri e percentuali, senza bisogno di spiegare nulla. Spesso le domande e le richieste poste vicendevolmente in realtà sono delle conferme. Il lavoro è impostato a un certo livello e anni fa ho imparato molte cose da lui, quindi è inevitabile navigare sulla stessa lunghezza d’onda. Quando vedremo la vera Lube? Prima di quanto si possa immaginare, ne sono certo! A ottobre, dopo il Mondiale, i Nazionali ci raggiungeranno al picco della forma e si tratterà solo di trovare i sincronismi. Il tempo a disposizione non sarà molto, ma cercheremo di tirar fuori il meglio. Siamo fiduciosi sul modulo da usare, ma soprattutto sulla capacità del team di adattarsi a seconda delle esigenze. Lavoreremo per tirar fuori alcune soluzioni piuttosto che altre, preparandoci ai diversi scenari!”. LEGGI TUTTO

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    Tenorio: “Qui sto crescendo, voglio essere importante per il gruppo”

    Dopo una stagione agonistica segnata da prime volte e ricca di soddisfazioni, il centrale Davi Tenorio è rimasto alla Cucine Lube Civitanova per lasciare il segno, spinto da grandi motivazioni e dalla consapevolezza di aver migliorato tanto la struttura fisica quanto lo stile e l’accuratezza del gioco. Molto amato dai tifosi marchigiani e reduce da un’estate in cui si è allenato in autonomia, il talentuoso classe 2005 di 213 cm scalpita per avere spazio, proseguire la sua formazione e sentirsi sempre più importante all’interno del gruppo cuciniero.
    Davi Tenorio (centrale Cucine Lube Civitanova):
    “Sono qui con grande voglia di darmi da fare, intendo proseguire il percorso di crescita sul piano tecnico e umano. Mi aspetto di essere sempre più affidabile e importante per il gruppo guadagnandomi la chance di giocare con continuità!
    Il grande lavoro svolto nella passata stagione con lo staff biancorosso per strutturare il mio fisico può avere un impatto rilevante sul mio modo di stare in campo. Mi sento più preparato anche sul fronte della tattica e su quello tecnico.
    Come a ogni inizio di stagione, c’è entusiasmo da parte di tutti, ma la fatica si fa sentire. Ho la coscienza pulita perché d’estate ho rispettato il piano di carichi consegnato dal preparatore e mi sono tenuto in forma con il beach volley.
    Ci siamo ritrovati da poco, ma ho già una voglia matta di affrontare test e sfide contro altri Club e vedere quello che può fare questa Lube che al momento è senza nazionali. Anche i miei compagni già scalpitano, ce la caveremo!”. LEGGI TUTTO

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    Nikolov gasa i tifosi: “Sarà una Lube bellissima, vi divertirete!”

    Nel giorno di apertura della Campagna Abbonamenti biancorossa 2025/26 (venerdì ore 17 al botteghino e online), in casa Cucine Lube Civitanova arrivano le dichiarazioni cariche di entusiasmo di Alex Nikolov, nazionale bulgaro al centro del progetto cuciniero e in procinto di prendere parte con la Bulgaria alla terza tappa della Volleyball Nations League per rappresentare al meglio il proprio Paese.
    Con il via agli abbonamenti si respira già aria della nuova stagione all’Eurosuole Forum, che annata sarà?
    Nikolov: “Secondo me saremo una squadra bellissima da veder giocare, con tanti atleti interessanti, tra cui delle facce nuove, ma si tratta di elementi già noti nel panorama internazionale, che hanno già mostrato le proprie qualità. Sarà una stagione divertente per noi in campo e per i tifosi sugli spalti. Non vedo l’ora di allenarmi con la squadra, ognuno di noi arriverà più attrezzato ad affrontare le difficoltà!”.
    Pronto per il nuovo assetto a tre schiacciatori?
    “Sono sicuro che con le doti fisiche e tecniche che mi ha dato la mia famiglia e che cerco di sviluppare ogni giorno sarà una bella sfida. Sono convinto di poter dare molto e soddisfare le aspettative dello staff. I miei propositi andranno a buon fine con il tempo, dovrò essere paziente!”.
    Nella VNL hai messo a terra tantissimi palloni, come procede l’estate con la tua Bulgaria?
    “Stiamo bene e siamo fiduciosi. Ci ha dato tanta carica essere riusciti a centrare con Chicco Blengini un numero maggiore di vittorie rispetto agli ultimi anni. Attendiamo la terza settimana di VNL per giocarci le chance di risalire la classifica e magari centrare un traguardo storico, l’approdo alle Finali”.
    Come sta tuo fratello Simeon dopo l’infortunio contro la Turchia? Sembravi davvero scosso in quei frangenti.
    “Ho vissuto malissimo quei momenti! Non mi era mai capitata una cosa del genere. Vedere un compagno di squadra sofferente mi addolora, figuriamoci se il compagno è mio fratello. Spero di non trovarmi più in queste situazioni, conosco bene il disagio di stare lontano dal campo. All’inizio sembrava una problematica seria e seguivo gli sviluppi con apprensione. Poi, per fortuna, il verdetto degli accertamenti è stato più tenero, nulla di particolarmente grave per Simeon. Ora cammina meglio ed è pronto per un lavoro differenziato”.
    Vieni da una famiglia di pallavolisti, saresti un testimonial ideale per il World Volleyball Day targato FIVB. Ti è piaciuta l’iniziativa?
    “Aver dedicato una giornata mondiale alla pallavolo, ovvero lo scorso 7 luglio, è stato più che giusto, un atto dovuto e molto bello. Tutto ciò che favorisce la crescita del nostro sport, garantendogli una misura sempre più internazionale e coinvolgendo gli sportivi di tutto il mondo, serve anche, nell’immaginario collettivo, a ridurre le distanze di una disciplina magnifica come il volley nei confronti di calcio e basket”. LEGGI TUTTO

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    Il preparatore Massimo Merazzi affronterà il suo 15° anno nella Lube

    La Cucine Lube Civitanova che ha strappato applausi a non finire nella passata stagione è una ‘creatura’ di Beppe Cormio e Albino Massaccesi, è il gruppo di coach Giampaolo Medei e dei suoi collaboratori, la squadra dei giovani emergenti e dei veterani inossidabili, ma è anche la Lube del preparatore atletico Massimo Merazzi e dello staff sanitario. Protagonista di annate indimenticabili in biancorosso, “Max” si appresta a vivere la sua quindicesima stagione di fila come ‘custode dei muscoli’ dei giganti cucinieri. Si tratta di un professionista che non si limita a svolgere l’incarico con efficacia, ma gli stessi giocatori lo considerano tra gli ingredienti principali del processo che ha generato l’alchimia all’interno della squadra, curando i rapporti umani e infondendo consapevolezza e determinazione.
    Eri certo di poterti spingere oltre con il lavoro grazie a un gruppo giovane…siete arrivati fino in fondo in tutte le competizioni.
    Merazzi: “L’ultima stagione è stata diversa dalle altre, la squadra ha lavorato ancora più duramente e si è fatta trovare sempre pronta. Al di là dei risultati sportivi, come la vittoria della Coppa Italia, le sconfitte in Finale di Challenge Cup e dei Play Off Scudetto, fisicamente il team ha risposto alla grande, lo staff ha lavorato tanto su un gruppo giovane che necessitava di una crescita, ma che aveva ampi margini per migliorarsi. In linea di massima gli emergenti possono pagare un po’ di inesperienza, ma a differenza dei giocatori molto maturi hanno una facilità di lavoro maggiore e meno problematiche muscolari con cui convivere”.
    Qualcuno ti ha addirittura sorpreso in palestra?
    “Tutti si sono distinti, ma se devo parlare di un giocatore inesauribile devo fare il nome del capitano Fabio Balaso, che per la sua esperienza non può essere certo collocato tra i giovani. Solo la frattura alla mano e l’intervento chirurgico sono riusciti a limitarlo, ma non a fermarlo del tutto. ‘La macchina’ ha ripreso presto ad allenarsi bruciando le tappe, ovviamente sempre con la supervisione dallo staff sanitario. Come abbiamo fatto a realizzare il recupero lampo? In questi casi dipende dal coraggio e la determinazione dell’atleta. Fabio ha capito il momento cruciale per la squadra e ha espresso la volontà di tornare a disposizione il prima possibile”.
    Qual è stato un traguardo personale che ti ha fatto sentire realizzato?
    “Sono stato davvero felice e soddisfatto per il recupero di Alex Nikolov. L’estate scorsa ha affrontato un intervento delicato alla schiena e la ripresa si prospettava come una montagna da scalare. Ricordo quando lo facevo nuotare e aveva difficoltà oggettive, ma con dedizione e lavoro è tornato il grande talento che tutti conosciamo e che sa fare la differenza in campo!”.
    Il ritorno in Champions League è sinonimo di un’annata più dura a livello di intensità?
    “Non penso ci possano essere grandi differenze da quel punto di vista! Nella stagione 2024/25 abbiamo affrontato viaggi massacranti e trasferte scomode. Tra l’altro la Challenge Cup, considerata spesso una kermesse agevole, ha visto sfidarsi in Finale due squadre come il Lublin, poi campione di Polonia, e la Lube, finalista dei Play Off Scudetto in Italia. Insomma, veniamo da una Coppa Europea ostica per motivi logistici e tecnici. Il valore medio della prossima Champions League sarà più alto rispetto alla stessa Champions 2024/25. Per capire il livello basta elencare le italiane al via: Civitanova, Perugia e Trento. I giovani faranno più esperienza, ma il dispendio energetico sarà simile”.
    Veniamo al tuo cammino. Ecco il 15° anno alla Lube, agli albori lo avresti mai immaginato un percorso così?
    “Se mi avessero detto che sarei rimasto così a lungo mi avrebbero strappato un sorriso perché il mio è un lavoro a tempo determinato e non è facile trovare connubi così duraturi, soprattutto in un contesto di eccellenza come quello cuciniero. Le esperienze triennali sono già importanti. Il mio orizzonte non supera mai l’anno agonistico, ma qui ho trovato una seconda casa e una famiglia. Voglio guadagnarmi la chance di restare. Ora il principale obiettivo dello staff è mettere i ragazzi nelle condizioni di regalarci un’annata altrettanto positiva!”.
    Come collochi la stagione appena conclusa in una classifica virtuale della tua vita in biancorosso?
    “In alto, è stata una buona stagione. Non solo per la Coppa Italia vinta, arrivata grazie a bravura ed episodi favorevoli dopo tre tie break vinti. Sarebbe sbagliato definire il cammino solo per il titolo. Non abbiamo avuto tanti problemi fisici, siamo riusciti ad amalgamare un gruppo rinnovato e a crescere sotto tutti gli aspetti confezionando una rimonta che ha mandato in estasi i tifosi, quella nella serie di Semifinale Play Off contro la favorita Perugia. Una prova indimenticabile nelle fasi finale di un’annata tra le più emozionati di sempre”. LEGGI TUTTO

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    Bottolo: “La Lube dovrà cavalcare l’onda e sfruttare le sue chance!”

    Lo schiacciatore biancorosso Mattia Bottolo, che nelle prime due settimane di VNL ha confermato più volte di avere un piglio da leader, si appresta a prendere parte al collegiale di Cavalese con l’Italia di Ferdinando De Giorgi. L’atleta della Cucine Lube Civitanova raggiungerà il raduno azzurro sabato con altri due cucinieri, il libero Fabio Balaso e il centrale Giovanni Gargiulo. Non ci sarà, invece, Mattia Boninfante, che ha nel mirino le Universiadi con il gruppo di Vincenzo Fanizza.
    Qual è il tuo bilancio personale dopo le prime due tappe di VNL?
    Bottolo: “Parlerei di una crescita in riferimento alle mie prestazioni. Nelle prime gare non sentivo di avere la migliore condizione fisica e mentale per iniziare la ‘stagione azzurra’. Nella sfida con la Polonia, invece, sono sceso in campo rigenerato riuscendo a esprimermi ai livelli della SuperLega, o comunque come mi era riuscito per gran parte del campionato con la Lube. So che ci sono ancora molti margini di miglioramento e so di dover insistere per un ulteriore step. Cercherò di crescere già dal collegiale!”.
    Hai lavorato duramente diventando protagonista in biancorosso e in azzurro. Cosa diresti a un emergente?
    “In qualsiasi lavoro si incontrano difficoltà! Non ci sono sconti per gli sportivi, anzi è difficile emergere e rimanere sulla cresta dell’onda. Bisogna riuscire ad analizzare gli ostacoli, affrontarli e capire anche i propri momenti di forma. La pazienza e la lucidità sono importanti, la regola dev’essere la dedizione al lavoro perché se si dà tutto poi si traggono i frutti. Non bisogna mollare mai!”.
    Quest’anno ti sei dimostrato solido mentalmente, ma nel tuo percorso hai mai avuto dubbi o momenti no?
    “Ci sono state parentesi buie. Anche quando tutto va bene in campo e le prestazioni sono buone possono subentrare distrazioni e momenti negativi. Ho avuto alti e bassi da questo punto di vista, ciò che conta è essere resilienti e resistere. Quando si dice il “lavoro non è finito” è proprio vero. Bisogna dare sempre il massimo e tirare avanti. La vita corre veloce e le sfide si susseguono, è essenziale essere sempre pronti mentalmente ad affrontarle”.
    A darti forza in campo è anche il rapporto con i tifosi. Da cosa nascono le tue esultanze?
    “In realtà, anche se a volte sembro un po’ teatrale, le mie sono tutte esultanze spontanee. Non escludo che si possa anche programmare un festeggiamento, ma quando si gareggia ci sono talmente tanti fattori in gioco che viene tutto automatico. Il carattere e la personalità ti spingono a duettare con gli spettatori. Ci sono anche compagni più pacati o che addirittura si fermano a osservare lo spettacolo sugli spalti. A pensarci bene, anche a me è capitato di ammirare la gioia dei Predators. Anche l’adrenalina, il timore e la felicità condizionano il modo in cui un giocatore libera le proprie emozioni dopo aver siglato un punto”.
    Cosa ti aspetti dal nuovo modulo a tre schiacciatori?
    “Sarà interessante vedere l’organizzazione del modulo e saggiare la nostra capacità di esprimerci nelle varie rotazioni. In generale, sono curioso di vedere come sarà la prossima stagione perché è vero che abbiamo perso elementi importanti, ma sono arrivati innesti che secondo me si faranno valere cavalcando l’onda cresciuta nell’ultima stagione, ma nata nelle precedenti. Tutti noi abbiamo un percorso importante alle spalle che ci ha insegnato molto accrescendo l’esperienza. Un’eredità utile per il 2025/26”.
    Avrete una ricezione ancora più solida?
    “Penso di sì! Nei giri importanti, con il nuovo modulo, si potranno mettere più ricevitori migliorando le rotazioni problematiche. Tra i miei compagni c’è chi si è già espresso molto bene con questo assetto anche in attacco: Loeppky a Monza e Nikolov nei Play Off”.
    Conosci già gli ultimi innesti della Lube?
    “Avremo tempo di conoscerci bene durante l’anno. Per ora mi sono solo presentato nelle sfide di VNL. Sono convinto che i nuovi si inseriranno bene anche dal punto di vista caratteriale. Kukartsev ci aiuterà con la sua grande esperienza, Duflos-Rossi porterà freschezza atletica e una sana cattiveria agonistica con tanta voglia di farsi valere subito. Per D’heer va fatto un discorso diverso perché ci siamo affrontati tante volte e non ha bisogno di presentazioni dopo le sue ottime prove in SuperLega”.
    Quali sono gli obiettivi per la prossima annata?
    “A livello personale voglio proseguire la crescita affinando la tecnica e la continuità! Sugli obiettivi di squadra non mi sbilancio. Anche altre rivali si stanno rinforzando molto, ma il quadro non è completo. Di sicuro daremo tutto e giocheremo sempre per vincere, ma aspetterei a parlare dei traguardi. Semmai dovremo sfruttare le occasioni che sapremo crearci. Lo scorso anno lo abbiamo fatto nella Final Four di Coppa Italia e nei Play Off eliminando Perugia!”. LEGGI TUTTO

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    Gargiulo: “Tante soddisfazioni grazie alla Lube e al duro lavoro!”

    In attesa di prendere parte con l’Italia al collegiale di Cavalese, in programma a partire da sabato, Giovanni Gargiulo si gode i pochi giorni di relax. Il centrale della Cucine Lube Civitanova è una delle note più liete della Nazionale azzurra nella VNL, ma resta con i piedi per terra e non perde l’occasione per mostrarsi riconoscente nei confronti dello staff cuciniero sottolineando il valore della costanza e del lavoro sodo per raggiungere obiettivi importanti e acquisire la giusta mentalità.
    Com’è cambiata la tua vita dall’approdo alla Lube?
    Giovanni Gargiulo: “Sono arrivate tante belle soddisfazioni, devo sempre dire grazie alla Lube che mi ha dato un palcoscenico importante. Dietro c’è stato tanto lavoro da parte mia con il sostegno dello staff biancorosso e il supporto della dirigenza cuciniera. Ho avuto la possibilità di crescere fino a dimostrare in campo di poter arrivare alla Nazionale e meritarmi una chiamata. Ora che ho beneficiato di queste gratificazioni sarà fondamentale continuare a dare sempre tutto!”.
    In cosa pensi di essere migliorato dopo il primo anno alla Lube?
    “Francamente penso di essere migliorato sotto tutti i punti di vista! Credo che in generale gli atleti ogni anno mettano un tassello in più al loro percorso. Nel mio caso sono convinto di essere cresciuto sotto tutti gli aspetti!”.
    Qual è stata l’emozione più grande provata con la maglia dell’Italia?
    “L’esordio in Canada alla VNL contro la Bulgaria del mio amico e compagno in biancorosso Alex Nikolov, che ho ritrovato con piacere. D’altronde la prima partita in una competizione ufficiale con la maglia dell’Italia è speciale!”.
    Come cambierà il reparto centrali della Lube con l’innesto di Wout D’heer?
    “Lavoreremo per migliorare e farci trovare pronti perché vogliamo dimostrare sul campo che si può lasciare il segno anche con tre centrali meno maturi e un veterano. Potke ci darà una mano a innalzare il livello. Nonostante sia giovane, Wout ha già fatto vedere il suo talento sia a Trento sia Taranto, lo dicono le statistiche e si è percepito sul campo. La filosofia vincente della Lube e la fiducia nei giovani daranno una spinta a tutti noi e anche alle new entry!”.
    Quali sono i tuoi propositi in vista del futuro con la Lube e l’Italia?
    “Migliorare a prescindere da tutto! In Nazionale voglio continuare ad allenarmi con costanza insieme ad atleti di altissimo livello e fare esperienze, forse riservate a pochi, che auguro di vivere a chiunque abbia i miei stessi sogni. Con la Lube dobbiamo tenerci stretta la mentalità dell’ultima stagione, lavorando sodo, palla su palla, partita dopo partita, senza fasciarci troppo la testa”.
    Tra i nuovi compagni ci sarà una vecchia conoscenza per te!
    “Eh sì! Ho giocato per un mese e mezzo insieme a ‘Pablito’ Kukartsev a Tourcoing nel campionato transalpino. Si tratta di un ottimo opposto e di un bravissimo ragazzo. Invece, dopo la gara con la Francia in VNL, c’è scappato un saluto anche con Noa Duflos-Rossi. Sembra proprio un tipo a posto anche lui, tra pochi mesi lo conosceremo meglio!”. LEGGI TUTTO